MAR/APR - Marina di Salivoli

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ibattezza l'isola col nome di Montecristo e vi resta come eremita. Da allora tutti i marinai che incrociano in quelle acque lo venerano, e anche dopo morto salgono alla grotta del Santo per depositarvi un ex voto. Soprattutto i Gigliesi lo considerano il loro protettore e Lui, il Santo, dichiara loro di voler essere sepolto al Giglio. Li avvertirà accendendo un fuoco sulla vetta dell'isola quando sentirà prossima la morte. Così fu, ed i gigliesi si precipitarono a prelevare il cadavere quando videro le fiamme levarsi verso il cielo dall'isola di Montecristo. Al ritorno, sbarcati al Campese, furono raggiunti da Elbani e Genovesi; iniziò così una violenta contesa del corpo che finì con lo smembramento dello stesso, ai gignesi resto solo il braccio. San Mamiliano è il patrono dell'isola ed è ancora conservata, in un braccio d'argento, l'ulna del Santo. Il mare diventa sempre più insidioso, le incursioni piratesche si susseguono, i “mori” erano spinti da una duplice motivazione, convertire ad ogni costo gli infedeli e saziare, un misto di sacro e profano. L'attacco più terribile fu perpetrato ad opera del famigerato pirata algerino Khair adDin, detto il Barbarossa, nel 1544. La conquista e la deportazione della popolazione come schiavi a Costantinopoli, governata da Solimano il magnifico, resero Veduta del Porto Lungo la calata l'isola disabitata. Una quarantina di famiglie senesi furono quindi mandate a ripopolarla. I Medici cominciarono a fortificarla, soprattutto il Castello fu fornito di mura e bastioni, in oltre sulla costa nacquero le torri di avvistamento. I Saraceni sbarcarono ancora una volta a Campese con sette velieri tunisini e duemila pirati. Era il 18 novembre 1799. Cannoneggiarono ed occuparono la spiaggia. Questa volta la reazione degli abitanti fu repentina ed adeguata, risposero con colpi di cannone dal Castello ed indussero i pirati a riprendere il mare sconfitti. Al Giglio il 18 novembre è giorno di festa ed una targa sul muro del Municipio ricorda l'evento. La prima vittoria sui pirati ebbe un effetto benefico incutendo ottimismo, riprese così, l'economia e la vita civile. Cala Saracena con il murenario della villa romana Oggi l'isola del Giglio vive di turismo, ma non ha perso né l'identità contadina della montagna, né quella peschereccia del mare. Sopravvivono entrambe, nei terrazzamenti che accolgono le vigne preziose e nelle reti che stazionano sui moli accanto ai pescherecci. Certo l'ambiente non sempre è stato rispettato ed alcuni interventi di edificazione appaiono fortemente discutibili, questo però non toglie il fascino ad un'isola tutta da godere. Vale la pena di visitare la torre del Campese del 1670-1700, la torre del Porto del 1596 e la torre del Lazzaretto del 1622, distrutta e riedificata è oggi residenza estiva privata. Vicino al porto c'è la cala del Saraceno dove ci sono i resti di una villa romana ormai inglobati nelle costruzioni attuali, restano in vista, attraverso le acque limpide, le strutture del “murenarium” della villa del I-II sec. d. C.. Della villa deve essere anche il capitello corinzio che in chiesa, a Giglio Castello, sostiene l'acquasantiera. Una visita vale il borgo di Castello con le fortificazioni integre nella loro austera bellezza, con i vicoli stretti e la cisterna regalata dai Medici ai gigliesi come premio per la loro vittoria sui saraceni.
Dal punto di vista naturalistico il Giglio, come tutte le isole dell'arcipelago, è ricco di flora e fauna. Consigliamo la guida completa ed economica di Marco Lambertini, “Terra Mare” isola del Giglio, edito da Pacini editore, che tratta anche degli itinerari interni da fare a piedi, della cucina e degli appuntamenti importanti. Tra questi menzioniamo: il palio degli Asini nei vicoli di Castello,il 15 Il borgo del Castello sett., sempre a Castello San Mamiliano, il 18 nov., il palio marinaro il 10 ago., la processione in mare a Campese per San Rocco, il 16 ago.. Un vicolo del Castello Trombe marine al Porto Lo splendido faraglione del Campese
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