Novembre 2003 n. 49 - Comunità Chersina
Novembre 2003 n. 49 - Comunità Chersina Novembre 2003 n. 49 - Comunità Chersina
Spediz. in abb. post. art. 20/c, L. 662/96, Fil. di Trieste - Quadrimestr. n. 49 - Iscritto al n. 718 del Reg. giornali e periodici del Trib. di Trieste - 26.1.1988 Fotografia di ˘eljko Car, spedita al concorso “La più bella fotografia di Cherso e dei suoi villaggi” NOVEMBRE 2003 Auguri di Buone Feste e di un Sereno 2004
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Spediz. in abb. post. art. 20/c, L. 662/96, Fil. di Trieste - Quadrimestr. n. <strong>49</strong> - Iscritto al n. 718 del Reg. giornali e periodici del Trib. di Trieste - 26.1.1988<br />
Fotografia di ˘eljko Car, spedita al concorso “La più bella fotografia di Cherso e dei suoi villaggi”<br />
NOVEMBRE <strong>2003</strong><br />
Auguri di Buone Feste e di un Sereno 2004
Sommario <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
Chersinità p. 1<br />
DRIO LA BARCA VA ‘L CAICIO<br />
Sede e segreteria:<br />
Come una goccia che scava la roccia p. 2 34126 Trieste - Via Giulia, 70<br />
LA STORIA<br />
Conto corrente postale:<br />
Il 1943 è ancora attuale!<br />
Storia di Cherso: Il periodo ungherese<br />
p.<br />
p.<br />
3<br />
6<br />
11338340 - Intestato all’Associazione<br />
“F. Patrizio” della <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
NOTIZIE DA CHERSO E LUSSINO<br />
Redazione:<br />
A Caisole dopo dieci anni<br />
Da Cherso: Un racconto... una vita (fine)<br />
Da Neresine: Memorie di vita della famiglia Castellani<br />
p.<br />
p.<br />
p.<br />
8<br />
9<br />
12<br />
Direttore Responsabile:<br />
Bommarco Antonio Vitale<br />
NOI E LE ALTRE COMUNITÀ<br />
Direttore: Palazzolo Debianchi Carmen<br />
Benvenuto del Presidente dell’Associazione delle <strong>Comunità</strong> Istriane<br />
Dalla <strong>Comunità</strong> di Lussinpiccolo: Rapporti con Rimasti e Nuovi Venuti<br />
NOTIZIE DAI CHERSINI NEL MONDO<br />
p.<br />
p.<br />
15<br />
15<br />
Redattori: Bon Domenico<br />
Moise Lucchi Meyra<br />
Dagli Stati Uniti: Un compleanno in Long Island<br />
Cronache varie<br />
p.<br />
p.<br />
17<br />
18<br />
Recapiti:<br />
Dall’Australia: Mamma Lena se n’è andata p. 19 Bommarco Antonio Vitale<br />
CRONACHE DI IERI E DI OGGI<br />
Sito Internet: www.bommarco.ikon.it<br />
Gita a Cherso<br />
Cronaca del Concorso fotografico<br />
p.<br />
p.<br />
20<br />
21<br />
E-mail: bommarco@libero.it<br />
S. Martino patrono di Lussinpiccolo<br />
Causa di canonizzazione di Padre Placido Cortese<br />
p.<br />
p.<br />
23<br />
23 Palazzolo Debianchi Carmen<br />
Sintesi del verbale del Consiglio Direttivo del 25.10.03<br />
Preghiera per le vittime delle foibe<br />
p.<br />
p.<br />
24<br />
24<br />
040 395942 - 339 6483874<br />
E-mail: aownpa@tin.it<br />
Recensioni<br />
Poesie di Aldo Policek<br />
Pagina dei lettori<br />
Chi ci ha lasciato<br />
p.<br />
p.<br />
p.<br />
p.<br />
25<br />
26<br />
27<br />
29<br />
Fotocomposizione e stampa:<br />
Tipo/Lito Astra Srl<br />
34147 Trieste - Via Cosulich 9-11<br />
Ricordo di Maria Bommarco p. 30 Tel. e Fax 040 830180<br />
Contributi p. 31<br />
COMUNICAZIONI<br />
La Festa del Patrono: S. Isidoro sarà onorato a Trieste, nella parrocchia di S. Andrea e S. Rita di via Locchi n.<br />
22, venerdì 3 gennaio 2004, alle ore 16:00, con la S. Messa celebrata da S. E. Mons. A. Vitale Bommarco,<br />
Arcivescovo Emerito di Gorizia. Seguirà, nella sede dell’Associazione delle <strong>Comunità</strong> Istriane di via Belpoggio<br />
n. 29/1, la proiezione di alcune diapositive su Cherso di C. Ballarin, uno spuntino e… tante ciacule.<br />
Sono invitati a partecipare all’incontro tutti i chersini e i loro amici ed in particolare gli osserini e i lussignani.<br />
Fotografie della gita a Cherso: Si può richiederne copia per telefono alla Presidente.<br />
La <strong>Comunità</strong> ha bisogno di collaboratori con competenza linguistica e nell’uso del computer, residenti a<br />
Trieste e disponibili a prestar opera gratuitamente e saltuariamente per svolgere mansioni di segreteria e redazione<br />
del giornale.<br />
Articoli e fotografie speditici, e per i quali vi ringraziamo, non possono essere pubblicati sempre immediatamente;<br />
essi vengono conservati nell’archivio della <strong>Comunità</strong> per essere eventualmente utilizzati in seguito.<br />
Adesioni alla “Società F. Patrizio della <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong>”: Si prega di compilare e spedire alla sede della<br />
<strong>Comunità</strong> la scheda di adesione inclusa in questo numero del giornale e stampata in calce allo Statuto del<br />
numero precedente. L’iscrizione non comporta alcun onere economico e si fa una sola volta nella vita. Si ricorda<br />
inoltre che possono diventare soci anche i coniugi ed i figli dei chersini e che chi non è socio non potrà<br />
d’ora in poi votare né essere eletto in Consiglio Direttivo. Finora sono pervenute soltanto 78 adesioni. Sono<br />
così pochi i chersini sparsi per il mondo?<br />
Entro il 15 marzo devono pervenire in redazione i testi per il prossimo numero del giornale
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
Chersinità<br />
Nell’ultimo numero<br />
di <strong>Comunità</strong><br />
<strong>Chersina</strong><br />
ho accennato<br />
al discorso del<br />
Sindaco di<br />
Cherso, prof.<br />
Gaetano Negovetic’,<br />
ai<br />
chersini d’America<br />
nella<br />
visita di fine<br />
anno 2002. Credo di aver apprezzato la<br />
sua apertura al dialogo con l’accenno<br />
alle “nostre radici in comune” ed ai<br />
“nostri avi”, ma mi sono riservato di<br />
“continuare il discorso sulla salvaguardia<br />
delle nostre radici chersine e sulla<br />
necessaria collaborazione perché il<br />
nostro grande patrimonio storico, culturale,<br />
linguistico ed artistico non si disperda<br />
ma venga sempre meglio valorizzato”.<br />
Potremmo chiamare questo impegno<br />
e compito come “difesa della chersinità”.<br />
Ho avuto occasione di abbordare il<br />
tema nel breve discorso all’inaugurazione<br />
della mostra ed al conferimento del<br />
“premio fofografico” a Cherso il 5 agosto<br />
scorso (vedi pag. 21), ma credo sia<br />
utile aprire una discussione più ampia<br />
che spero solleciti riscontri, osservazioni<br />
e proposte.<br />
Cosa è la chersinità?<br />
Il prof. Sisinio Zuech, nostro illustre<br />
concittadino, ha tentato di dare una sua<br />
risposta nella bella lezione tenuta a<br />
Padova il 25 settembre 1978, nel II<br />
Raduno dei Chersini.<br />
“La chersinità non è facile da spiegare.<br />
Ci furono molti elementi che confluirono<br />
nell’anima e nella mente isolana<br />
nel lungo corso dei secoli. Tra questi,<br />
il prof. Zuech segnala: “L’insularità” –<br />
“La storia antica” – “La religiosità” – “La<br />
venezianità”.<br />
Un rapido cenno a questi quattro<br />
elementi principali, ai quali è doveroso<br />
aggiungere un quinto: “L’elemento<br />
slavo”, dovrebbe far arrivare ad accettare<br />
un denominatore comune: “La<br />
Chersinità” a tutti coloro che sono nati<br />
in quella nostra meravigliosa isola.<br />
- Per insularità s’intende quel “fattore<br />
geografico che ha permesso il fondersi<br />
in un solo ceppo di tanti elementi<br />
diversi, che schiuse ai chersini l’intelligenza<br />
a tante aperture; è quel costante<br />
e immanente senso d’immensità che si<br />
ha contemplando le enormi latitudini<br />
celesti, le paurose profondità degli abis-<br />
si marini, le enormi distese di solitudine<br />
dei pascoli e delle pietraie” (Zuech).<br />
In sintesi il saper ammirare, gustare<br />
e godere delle bellezze che il Creatore<br />
ha profuso su quest’isola.<br />
- La storia antica ci racconta i vari<br />
passaggi di popoli: gli Illiri (3000 a.C.)<br />
che provenivano probabilmente dall’Asia<br />
Minore, i Protoveneti, gli Istri, i<br />
Liburni, i Romani (58 a.C.) che elevarono<br />
l’Istria a “Decima Regio Italica”.<br />
Tutti questi diversi passaggi di popoli<br />
da Oriente: Illiri e Liburni, e da Occidente:<br />
Protoveneti, Istri e Romani, lasciarono<br />
profondi segni in quella insularità<br />
che ha una tendenza occidentale<br />
ed una orientale, che sono convissute,<br />
ma non sono (quod est in votis) riuscite<br />
ad amalgamarsi nel rispetto e nella<br />
valorizzazione reciproca.<br />
Certamente, di tutta la storia antica,<br />
quella che più incise nello sviluppo della<br />
civiltà dell’isola è stata quella meravigliosa<br />
fusione che gli isolani indigeni<br />
sono riusciti a compiere con l’elemento<br />
romano. Una prova ancora più illuminante<br />
di questo amalgamarsi precoce,<br />
senza scosse e senza lotte intestine, ci<br />
viene offerta dallo sviluppo rapido del<br />
vernacolo dialettale italiano, dal volgare<br />
latino (Zuech).<br />
- La religiosità: sembra che le nostre<br />
isole siano passate al Cristianesimo già<br />
in epoca apostolica e che abbiano ricevuto<br />
la buona novella dai discepoli degli<br />
Apostoli.<br />
Ossero è Vescovado già dal VI secolo<br />
ed i “Vescovi osserini per il loro zelo<br />
religioso, per la loro grande cultura e<br />
bontà si resero amati e rispettati per tutti<br />
i lunghi secoli (dal VI al XIX) in cui operò<br />
l’Episcopio. Divennero ben presto ai<br />
nostri isolani modelli da imitare e così,<br />
con il loro esempio e con la predicazione<br />
raddolcivano gli animi rudi dei chersini,<br />
dei caisolani, dei lubenizzani e degli<br />
osserini” (Zuech). Grande contributo alla<br />
religiosità chersina venne dato dallo spi-<br />
CHERSINITÀ<br />
Un fassin solo? A cos ti vol che sia,<br />
questo te se pol romper cu le man,<br />
basta far carga-leva cu ‘l zenocio<br />
e ti lo buti in tochi, indrioman.<br />
Ma si ti ghe ne meti insieme diese<br />
alora i sarà duri come ‘l fero<br />
e nisun podarà spacarli. Dunque<br />
che l’union fa la forza sarà vero.<br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
1<br />
rito benedettino e francescano che si è<br />
irradiato lungo i secoli dal Monastero di<br />
S. Pietro e dal Convento di S. Francesco.<br />
- Venezianità: Così magistralmente<br />
la definisce il nostro Zuech: “Si tratta<br />
d’uno sviluppo storico spirituale nel senso<br />
più stretto e più alto della parola e<br />
non di un fatto essenzialmente nazionale<br />
e politico. La dedizione di Cherso a<br />
Venezia, quando già prima poteva dedicarsi<br />
ai Re Croati o venir a far parte comodamente<br />
dell’Arciduca o magari del<br />
Regno d’Ungheria, è stata una scelta<br />
spirituale e religiosa”. I segni della venezianità<br />
sviluppatasi lungo cinque secoli<br />
(1300-1800), sono molto visibili ancora<br />
oggi, per cui possiamo dire che l’arte e<br />
specialmente l’architettura della nostra<br />
isola, portano il timbro veneziano.<br />
- L’elemento slavo: è da saggi riconoscere<br />
che la nostra isola da secoli è<br />
popolata anche da persone che affondano<br />
le loro radici nel mondo slavo.<br />
Delle propaggini possono essere<br />
legate agli Illiri e Liburni, ma certamente<br />
dall’VIII secolo ci sono segni di questa<br />
presenza che venne poi incrementata<br />
all’inizio del periodo veneziano per<br />
lo sviluppo dato alla pastorizia.<br />
L’apporto della cultura, tradizioni e<br />
folklore croato, ha arricchito la “chersinità”<br />
che oggi non si può pensare disgiunta<br />
da questo elemento sviluppatosi<br />
molto negli ultimi secoli. Pensiamo<br />
solo alle tante espressioni e parole della<br />
lingua croata inserite pacificamente<br />
nel nostro dialetto chersino.<br />
Ho tratteggiato alcuni elementi fondanti<br />
della “chersinità” e sarà utile parlare<br />
di come difenderla e svilupparla.<br />
Sarei molto lieto di ricevere osservazioni<br />
e proposte, specialmente dalla<br />
parte croata, per ampliare questo utile<br />
e necessario dialogo, che ci può portare<br />
ad una maggiore conoscenza e collaborazione<br />
reciproca.<br />
+ P. Antonio Vitale Bommarco<br />
Alora nu chersini trapiantadi<br />
in tuto el mondo, demose una vose<br />
ogni qual tanto e stemo sempre unidi,<br />
soporteremo meo la nostra crose.<br />
Lassemoghe dai fioi nostri, preziosa<br />
sta bela e sacrosanta eredità<br />
che fa tuti nu tanti fradei:<br />
la bandiera de la chersinità.<br />
Aldo Policek
2 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
DRIO LA BARCA VA ‘L CAICIO<br />
Come una goccia che scava la roccia<br />
No se parla a voce alta!… No se<br />
ziga!… Domanda “Per piacer”…<br />
Disi “Grazie”… Sta’ sentada!…<br />
Alzite!… No risponder!… Saluda la<br />
signora!… Da’ la manina!… Va’ a<br />
trovar nona!…Fa’ la lezion!… Va’ in<br />
ciesa!… Lavite!… Pettinite!…<br />
Mettite in ordine!…<br />
Vien veder come se fa ’l strudel,<br />
cussì te impari! Cussì se fa i gnocchi.<br />
Cussì se fa i crostoli. Ciol el<br />
canotto de la pena, jutime a rodolar<br />
la pasta!<br />
Impara a stirar! Cussì se stira.<br />
Cussì se taca un boton…<br />
Cossa dirà la gente?<br />
No sta ridar par gnente!<br />
Come una goccia che scava la<br />
roccia, anno dopo anno: bambina,<br />
adolescente, poi ragazza. Ragazza<br />
ribelle, stufa di ordini e di consigli,<br />
ormai formata ma che porta ancora<br />
nel cuore quelle ruvide, semplici,<br />
care parole della mamma, sposa di<br />
paese e mamma di paese, ma<br />
mamma nel cuore, con dentro una<br />
grande ricchezza da dare a me, la<br />
sua bambina.<br />
Oggi mi rendo conto di quanto<br />
lei e il papà mi hanno dato perché<br />
ai fatti davano giudizi, ed esprimendo<br />
il giudizio mi insegnavano la vita<br />
e le sue leggi, la sua morale e la<br />
sua purità, ciò che è bene e ciò che<br />
è male, l’onestà e l’onore, il rispetto<br />
e il dovere, e cosa sono serietà e<br />
leggerezza così capivo cosa a una<br />
donna è lecito o negato, cosa si<br />
deve e cosa non si deve fare, cosa<br />
dire e cosa non dire, come comportarsi<br />
negli infiniti approcci e intrecci<br />
esistenziali.<br />
Ordini, esortazioni continue, ma<br />
mitigate e compensate da scene<br />
come quella del papà che mi cantilenava<br />
“Ti, ti, ti… ti ti me ga roto il<br />
ni’ ” spiegando poi: “Ti vedi, no bisogna<br />
‘ndar a tormentar i pici zioni nel<br />
nido, se no i zioni veci se rabia.<br />
Così il caicio veniva indotto, volente o nolente, a seguire la barca<br />
Senti come ch’el canta: ti, ti, ti ti me<br />
ga roto el ni’ ”. Dopo mi sbaciucchiava,<br />
tenerissimo, mi faceva fare<br />
il giro della corte in bicicletta e poi<br />
via, in sella, a lavorare tutto il giorno<br />
sulle linee elettriche (era elettricista!).<br />
A me il proseguire della giornata<br />
di sole, nella felicità di una infanzia<br />
di privilegio.<br />
Tuttora, qualche volta, mi ritrovo<br />
dentro questa felicità nativa, come<br />
un dolce retaggio che - mio Dio! -<br />
da chi mi è venuto in dono? Me lo<br />
chiedo quando la vena ritorna ad<br />
aprirsi, e ancora riesco a scrivere,<br />
riesco a “sentire”, a ricordare…<br />
Tutto mi passa come d’incanto<br />
per la mente: così rivivo l’odore del<br />
fieno; l’aria calda profumata da<br />
mille altri sentori; il frinire ininterrotto<br />
delle cicale… e non riesco a trovarla<br />
mai, brutta bestia affascinante<br />
di cui voglio scoprire il segreto.<br />
Come fai a stridere così, voglio<br />
averti in mano e toccarti, vedere<br />
come sei fatta. Sono grigie come la<br />
corteccia degli alberi su cui si<br />
aggrappano e non le trovi che a<br />
fatica, e stridono e stridono, insistenti,<br />
ritmate, gracchianti ma non<br />
sgradevoli, anzi fanno compagnia e<br />
sono la tiritera dell’estate, non sembrerebbe<br />
estate senza cicale.<br />
Quanto c’è da fare in estate nei<br />
campi!<br />
I miei ricordi sono di gente felice,<br />
di braccia che faticano con sudore,<br />
di forche levate a infilzare mucchi di<br />
fieno, di un canto corale di donne<br />
che si rincorre, di una bottiglia di<br />
vino all’ombra degli alberi. Ora il<br />
carro è colmo “Picia, salta su che<br />
tornemo a casa. Dai bela che dopo<br />
bisogna smolzer le vache, e beverarle,<br />
e cusinar el disnà… “<br />
Intanto papà è tornato, mamma<br />
è venuta con me sulle terre del<br />
nonno ad aiutare, adesso prepara<br />
la cena, frugale, semplice, “Picia,<br />
va’a cior un pochi de pomidoro!” Mi<br />
piace mangiarli crudi come frutti,<br />
colti tra le vigne. “Eco mama” Un<br />
po’ de salada, ovi duri,… “Taja el<br />
pan… Va a giogar ’ncora un poco<br />
fin che preparo…”<br />
Bobolo bobolo mostra i corni…<br />
El campanon… Salto alla corda…<br />
Un giro in bicicletta.<br />
“Mima, vien casa, xe papà…<br />
Lavite le man!”<br />
E l’uscio si chiude sulla sera tiepida<br />
e serena: umile casa istriana<br />
con un uomo, una donna, i loro<br />
bambini, il riposo dopo la fatica, il<br />
pane (“struza”) in comune, le semplici<br />
cose sudate, prodotte da mani<br />
callose, terra e fatica in unione<br />
sponsale a sudore d’uomo e amore<br />
di donna, a sfociare in tenerezza<br />
soave per i figli piccini.<br />
Una vita così: eterna, di grandi<br />
valori, che oggi pare sospesa tra<br />
sogno e realtà. Invece non fu un<br />
sogno. E’ stata la nostra vita. Una<br />
vita poi spezzata, distrutta, che portammo<br />
con noi nel ricordo assieme<br />
alle pietre, le graie, el faral, la fiocina,<br />
le campagne, le bestie, il<br />
mestiere, gli amici, la comare, il<br />
cugino, la cala, la marina, le lisse, il<br />
malvasia, l’andar in Siana, le nozze<br />
e i battesimi, il ballo in piazza, gli<br />
intrighi e i dispetti dei paesani, i pettegolezzi,<br />
le vendette, gli amori e i<br />
tradimenti, i bambini nati prima e le<br />
nozze riparatorie,…<br />
Mai più niente tornò come<br />
prima, così questo spezzone di vita<br />
avuta in dono dovette bastare per<br />
gli anni futuri, in cui ciò che avvenne<br />
ebbe solamente un nome: lotta,<br />
calvario.<br />
Irma Sandri Ubizzo<br />
Ho trovato questo delizioso brano<br />
nel nostro piccolo archivio. Non ne conosco<br />
l’autrice e non sono riuscita a mettermi<br />
in contatto con lei; spero mi scusi,<br />
se legge il testo pubblicato, per la rielaborazione<br />
che mi sono permessa di<br />
farne. (n.d.r.)
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
1943 – <strong>2003</strong>: sessant’anni.<br />
Nessun chersino - come nessun<br />
istriano, fiumano e dalmata - ha<br />
potuto maturare veli sulla memoria<br />
di quel caldo settembre di sessant’anni<br />
fa. Tante cose, anche<br />
importanti, della vita di prima e di<br />
dopo possono essere state dimenticate<br />
o sbiadite in dissolvenza, ma i<br />
fatti del settembre 1943 sono limpidi,<br />
in chi li ha vissuti, come fossero<br />
accaduti oggi stesso. I nonni e i<br />
genitori di allora sono passati nel<br />
frattempo quasi tutti a miglior vita,<br />
col cuore gonfio di nostalgia della<br />
terra avita perduta per sempre e<br />
incupito dall’ingiustizia subita allora<br />
e sofferta fino all’ultimo. Ingiustizia di<br />
un esilio imposto dalla dignità personale<br />
prima che dalla violenza degli<br />
occupatori liberticidi nel nome della<br />
Libertà.<br />
Oggi abbiamo il dovere di elevare<br />
il pensiero commosso a tutti i chersini<br />
trucidati e caduti, ma anche ai<br />
morti in esilio, per i quali il nostro bel<br />
cimitero di Cherso, costruito a misura<br />
della piccola città considerata una<br />
grande famiglia, ha dovuto idealmente<br />
allargarsi al mondo intero. Io<br />
che scrivo ho una buona ventina di<br />
familiari stretti sepolti a Chioggia,<br />
Treviso, Padova, Trieste, Gorizia,<br />
Bergamo, Livorno, Brescia, Varese,<br />
Grado, Bologna, Roma, New York.<br />
Per tutti loro, e per i mille e mille disseminati<br />
altrove, il dramma iniziato<br />
nel ’43 si è concluso soltanto con le<br />
esequie in città ospitali, perché il<br />
paese natio s’era fatto a loro straniero<br />
e tale ha continuato ad essere<br />
vieppiù che i regimi si sono avvicendati<br />
perpetuando l’ingiustizia.<br />
Noi che possiamo ricordare ancora<br />
oggidì – e, grazie a Dio, siamo<br />
ancor tanti – lo facciamo con gli<br />
stessi occhi spalancati da allora perché<br />
ciò che abbiamo visto abbiamo<br />
continuato a rivederlo ogni giorno e<br />
a risognarlo ogni notte.<br />
Sulla nostra Storia sono state<br />
scritte falsità ed infamie che è giunta<br />
l’ora di confutare ad una ad una<br />
lasciando testimonianze scritte e<br />
LA STORIA<br />
Il 1943 è ancora attuale!<br />
documentate che la Provvidenza<br />
conserverà per lettori spassionati ed<br />
onesti.<br />
Da sessant’anni si scrive di una<br />
Liberazione della nostra isola che<br />
nella realtà non è mai avvenuta perché<br />
non richiesta, non avvertita<br />
come tale, bensì da tutti considerata<br />
per ciò che è stata: la negazione<br />
radicale di ogni diritto civile. Ne è<br />
prova massima che la quasi totalità<br />
dei “liberati” è scappata appena ha<br />
potuto lasciando case, affetti, averi e<br />
professioni. Tutto si può dire, anche<br />
barare impudentemente sul conto di<br />
quanti sono esulati, ma non si può<br />
dire però che noi esuli non siamo<br />
tanti e dappertutto e che dopo sessant’anni<br />
facciamo parlare ancora<br />
pagine intere di giornali e libri che<br />
vanno a ruba, di autori quali Pitacco,<br />
Oliva e perfino Fassino, segretario<br />
nazionale della D. S. che ci dà ragione!<br />
Il primo Sindaco di Lussino della<br />
Croazia post-titina ha dichiarato ufficialmente<br />
che, dopo la “liberazione”<br />
del 1945, sono scappati dalle isole<br />
di Cherso e dei Lussini tanti abitanti<br />
quanti le stesse due isole ne hanno<br />
oggi, dopo la calata massiccia di<br />
“liberatori” da ogni angolo della<br />
Balcania.<br />
Se tutti gli esuli chersini conoscono<br />
e ricordano i fatti vissuti, non<br />
tutti però conoscono con chiarezza il<br />
quadro politico generale della storia<br />
di quell’estate e di quell’autunno nei<br />
quali i fatti si sono svolti.<br />
Oggi, gli ex Iugoslavi eredi di Tito<br />
e beneficiati dal Trattato del ’47 hanno<br />
fatto di quel trattato una cartastraccia,<br />
dichiarandolo ingiusto e iniquo.<br />
E’ questa una delle considerazioni<br />
necessarie per capire la pretestuosità<br />
della nostra “liberazione” del<br />
1943 – 45 – 47.<br />
Ma torniamo al 1943.<br />
L’anno era iniziato – per chi non<br />
lo sa – con l’Italia in guerra assieme<br />
alla Germania nazista, alla Croazia<br />
ustascia, alla Francia del maresciallo<br />
Petain e al Giappone contro l’In-<br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
3<br />
ghilterra, gli Stati Uniti d’America e<br />
l’Unione Sovietica.<br />
Il 25 luglio, a Roma, il Gran Consiglio<br />
del Fascismo mise in minoranza<br />
il Duce Benito Mussolini,<br />
sciolse il Partito e decise la riconsegna<br />
di tutti i poteri al Re Vittorio<br />
Emanuele III. Il Re consegnò Mussolini<br />
ai Carabinieri che lo deportarono<br />
in cima al Gran Sasso d’Italia. Il<br />
Re incaricò il maresciallo Badoglio<br />
di formare un governo senza fascisti<br />
del quale farà parte addirittura<br />
Palmiro Togliatti. I partiti democratici<br />
uscirono dalla clandestinità e si ricostituirono<br />
come prima della Marcia<br />
su Roma che aveva portato al potere<br />
il Duce e il Fascismo.<br />
Tutto rimase tranquillo fino all’8<br />
settembre. A Cherso dei partigiani<br />
nessuno sentì parlare e infatti essi<br />
uscirono allo scoperto soltanto dopo<br />
l’8 settembre 1943.<br />
L’Armistizio<br />
Nel tardo pomeriggio dell’8 settembre<br />
la radio annunciò l’Armistizio:<br />
l’Italia aveva concordato la cessazione<br />
delle ostilità reciproche tra il<br />
suo esercito e quelli dei suoi nemici<br />
dei quali era divenuta amica.<br />
L’esercito italiano si ritirò dalle<br />
zone occupate e una massa di soldati<br />
cominciò ad arrivare sull’isola<br />
nostra dalla ex Iugoslavia con mezzi<br />
di fortuna, credendo facile proseguire<br />
verso i paesi di residenza. I trasporti<br />
pubblici però si erano fermati<br />
e l’enorme afflusso di sbandati costituì<br />
un grande problema soprattutto<br />
alimentare.<br />
I cittadini più responsabili ritennero<br />
necessario formare un Comitato<br />
di Salute Pubblica composto da<br />
rappresentanti spontanei di ogni tendenza<br />
politica, compresa quella comunista.<br />
Quale fiduciario del Partito<br />
Comunista si presentò l’agricoltore<br />
Gasparo P. vantando l’anzianità d’incarico<br />
risalente al 1918.<br />
Il Comitato rimase insediato in<br />
Municipio quasi in permanenza, presieduto<br />
dal venerando prof. Saverio<br />
Mitis, e riuscì ad organizzare il tra-
4 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
sporto in Istria di tutti i militari. La<br />
nave chersina Asteria ne traghettò<br />
in un sol viaggio ben 700. Fu anche<br />
costituita una Guardia Civica di giovani<br />
locali, aggiunti in buon numero<br />
ai Carabinieri e ai Finanzieri rimasti<br />
perché Cherso era territorio nazionale<br />
garantito dall’Armistizio, non<br />
zona di occupazione. Il comando fu<br />
affidato al signor Francesco Moise,<br />
che era stato ufficiale di carriera nell’esercito<br />
absburgico, e poi al giovane<br />
tenente di Artiglieria Marino Colombis,<br />
appena rientrato col suo<br />
reparto da Segna.<br />
Il dottor Marino Colombis ha<br />
scritto un breve diario sui fatti suoi e<br />
di Cherso nei mesi di settembreottobre,<br />
che è una fonte molto<br />
importante, se considerata assieme<br />
alle altre che pure esistono anche<br />
se non ancora pubblicate. L’attendibilità<br />
delle dure parole del dottor<br />
Colombis sul comportamento dei titini<br />
e dei filo-titini, che tutti noi confermiamo,<br />
è garantita dal fatto che, pur<br />
essendo stato cacciato da loro, appena<br />
arrivato a Trieste entrò nelle<br />
formazioni dei partigiani italiani e,<br />
senza tradire la sua schietta italianità,<br />
combatté i nazi-fascisti, tanto<br />
che nel dopoguerra fu eletto Presidente<br />
dell’Associazione Partigiani di<br />
Trieste.<br />
Nessun problema nazionalistico<br />
A Cherso, nei dieci giorni di democrazia<br />
civica seguiti all’8 settembre,<br />
non sono affiorati problemi nazionalistici.<br />
La popolazione non si agitò per<br />
cambiar bandiera, come molto dopo<br />
è stato scritto, ma l’unico motivo di<br />
perturbamento fu la preoccupazione<br />
degli agricoltori più ricchi di perdere<br />
l’olio conferito all’Ammasso.<br />
Il governo italiano aveva razionato<br />
i viveri garantendo l’alimentazione<br />
a tutti gli Italiani malgrado l’interruzione<br />
dei traffici internazionali tra i<br />
belligeranti. Nelle zone di produzione<br />
di generi alimentari erano stati<br />
organizzati gli Ammassi statali.<br />
A Cherso, ovviamente, oltre all’Ammasso<br />
del pesce c’era quello<br />
dell’olio di oliva, prodotto in quantità<br />
e comperato dal Governo a un prezzo<br />
soddisfacente.<br />
Dopo l’8 settembre l’Ammasso<br />
rimase apparentemente incustodito<br />
e i conferenti pensarono di ottenere<br />
la restituzione o la liquidazione totale<br />
del loro prodotto. Si sparse la voce<br />
di ammanchi e ruberie, furono<br />
indicati i presunti colpevoli e si temette<br />
il linciaggio di qualche sospetto,<br />
che si salvò facendosi arrestare<br />
dai Carabinieri d’accordo con la<br />
Guardia Civica. Una verifica effettuata<br />
dal Comitato di Salute Pubblica<br />
riportò presto la calma. Né bandiere<br />
né ideologie dunque, ma solo i “bori<br />
de l’oio”!<br />
E’ stato scritto da giornalisti-storici<br />
forestieri e indottrinati che il popolo<br />
di Cherso manifestò per chiedere<br />
l’arrivo liberatore dell’armata partigiana<br />
comunista iugoslava e che dei<br />
prodi chersini prepararono l’eroico<br />
sbarco liberatore dell’isola dalla dittatura<br />
fascista. Un grosso dirigente<br />
nazionale del Partito Comunista<br />
Italiano ha anche esaltato come sorprendente<br />
e unico lo sbarco partigiano<br />
nell’isola nostra. C’è cascato<br />
anche lui nella trappola della propaganda.<br />
In verità, dopo l’8 settembre,<br />
a Cherso chiunque poteva sbarcare<br />
tranquillo anche arrivando in sandolino,<br />
dato il clima ancora balneare e<br />
dato che l’isola era incustodita e<br />
fidente nell’Armistizio. Si temeva soltanto<br />
l’eventuale arrivo dei Germanici.<br />
Ai partigiani non si pensava<br />
nemmeno se non da parte di un<br />
paio di loro emissari segreti.<br />
I Cetnici serbi primi arrivati<br />
Prima dei comunisti croati comunque<br />
arrivarono i Cetnici serbi,<br />
partigiani monarchici. Arrivarono in<br />
400 a Lussino, senza sparare un<br />
solo colpo e senza bisogno che<br />
qualcuno preparasse lo sbarco. Il 13<br />
settembre, con alcuni camions, una<br />
Compagnia si presentò a Cherso<br />
alle 11 di sera. Solo allora i filo-iugoslavi<br />
si fecero conoscere: tre-quattro<br />
persone del Comitato, credendoli<br />
comunisti, si misero a gridare in Pra’:<br />
“Viva i partigiani di Tito!” e frasi del<br />
genere. Il maggiore che comandava i<br />
Cetnici rispose: “Non siamo comunisti,<br />
siamo i rappresentanti della<br />
Iugoslavia del Re Pietro, esule a<br />
Londra”. Salito su una sedia davanti<br />
all’Albergo Fontego in Riva, fece poi<br />
un discorso ad un gruppetto di curiosi,<br />
che fu ascoltato da tutti gli abitanti<br />
della contrada, tappati in casa dietro<br />
le “griglie” socchiuse delle finestre.<br />
Pare che i poveri cetnici fossero<br />
semplicemente in fuga, ma la tentazione<br />
patriottica fece ricordare al<br />
maggiore il mito del regno slavo di<br />
mille anni prima e declamò il verso<br />
“sul nostro azzurro Mare Adriatico”.<br />
Lo declamò ovviamente in serbocroato<br />
e nessuno capì cosa disse al<br />
di fuori di chi possedeva una cultura<br />
adeguata. La storia deve registrare<br />
che, se fosse stato ancora possibile<br />
liberare Cherso dal Fascismo, sarebbe<br />
stata liberata dall’esercito partigiano<br />
del Re di Iugoslavia e non da<br />
quello comunista di Tito. Ma nel settembre<br />
1943 tutta l’Italia, Cherso<br />
compresa, era stata già liberata dal<br />
Fascismo da quasi due mesi e la<br />
Repubblica Sociale Italiana non era<br />
stata ancora inventata, lo sarà appena<br />
alla fine del mese ed entrerà in<br />
funzione in novembre.<br />
I Cetnici si ritirarono al di là della<br />
Cavanella di Ossero e poi a Lussino,<br />
dove furono tutti sterminati dai partigiani<br />
comunisti arrivati – si disse –<br />
più per farli fuori e liberarsi di 400<br />
serbi monarchici che per liberare il<br />
popolo di Cherso.<br />
I timori di Tito<br />
Tito allora temeva che Cetnici e<br />
Inglesi potessero incontrarsi e metter<br />
su basi militari per contrastargli il<br />
disegno della dittatura comunista in<br />
Adriatico.<br />
Gli esegeti della Croazia han<br />
scritto che il popolo di Cherso “spasimava”<br />
per la Croazia. Ma a quale<br />
Croazia poteva pensare un chersino<br />
nel 1943 se non alla sola esistente,<br />
la “Grande Croazia” ustascia, cioè<br />
nazi-fascista di Ante Paveliæ? L’Italia<br />
era allo sfascio l’8 settembre ’43 ma<br />
la Croazia era intatta e combatteva<br />
assieme alla Germania, ancora apparentemente<br />
potentissima. Il primate<br />
cattolico Stepinac aveva ordinato<br />
il Te Deum in tutte le chiese quando,<br />
nell’aprile ’41, la Croazia di Paveliæ<br />
era stata proclamata.<br />
I partigiani di Tito si fanno vedere<br />
appena il 18 settembre<br />
Gli Iugoslavi di Tito arrivarono<br />
nella baia presso Smergo nella notte<br />
del 17/18 settembre e si fecero vedere<br />
in piazza dopo aver occupato il<br />
Municipio.<br />
Il loro comandante, Jeronµiµ,<br />
maestro di Ponte nell’isola di Veglia<br />
e già tenente di complemento dell’e-
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
sercito del Re, convocò alle 18:30 il<br />
Comitato cittadino per esonerare la<br />
maggioranza dei membri e tenere in<br />
carica pochi comunisti e un paio di<br />
opportunisti ma utili perché più spregiudicati,<br />
tanto spregiudicati che poi<br />
moriranno esuli in Italia.<br />
Qualche giorno dopo arrivò un<br />
grosso commissario politico dall’Istria<br />
in parte occupata e si meravigliò<br />
che nessuno era stato carcerato,<br />
processato ed espulso. Ordinò al<br />
Comitato dei fedelissimo di elencare<br />
i chersini più pericolosi per intelligenza<br />
e intraprendenza e istruì gli<br />
inesperti compagni locali su come<br />
agire contro di loro “per dare una<br />
lezione alla gente e metter paura a<br />
chi volesse collaborare con i «reazionari»<br />
dopo l’eventuale ritirata partigiana”<br />
all’arrivo dei tedeschi, ritenuto<br />
– lo ha scritto nel diario pubblicato<br />
molto più tardi – molto probabile.<br />
La notte del 25 settembre<br />
La notte del 25 settembre l’attacco<br />
contro la “reazione” fu sferrato.<br />
Furono prelevati dalle loro abitazioni<br />
14 chersini: Emilio Antonini, Baici<br />
cap. Antonio, Ottone Zadro, Giuseppe<br />
Bravuzzo, Mario Albano, Nicolò<br />
Lemessi, Nicolò Fatutta, Antonio Valentin,<br />
Giuseppe Carvin, Antonio<br />
Carvin, Giuseppe Baici, Miro Doncovio,<br />
Nicolò Tomaz, Antonio Gropuzzo.<br />
Furono legati e imbarcati su un<br />
motopeschereccio, chiusi nella stiva<br />
per sette ore e fatti sbarcare a Cirquenizze,<br />
sulla costa croata.<br />
La stessa notte, con altra barca,<br />
furono portati a Porto Albona i giovani<br />
ufficiali chersini reduci in seguito<br />
all’Armistizio, tra essi lo stesso<br />
Marino Colombis. Inseguiti da una<br />
telefonata giunta ad Albona da<br />
Cherso perché fossero fucilati, i giovani<br />
riuscirono a raggiungere Trieste<br />
con una marcia avventurosa. Dei 14<br />
deportati, 4: Emilio Antonini, Ottone<br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
5<br />
Zadro, Antonio cap. Baici, Giuseppe<br />
Bravuzzo furono condannati a morte<br />
e subito fucilati a Dresnice, dopo<br />
una parodia di processo senza né<br />
accusa né difesa.<br />
Tutti i giovani di età militare furono<br />
costretti, con i mitra puntati, ad<br />
“arruolarsi volontari” nell’armata partigiana.<br />
La loro è stata una vera<br />
deportazione per alcuni tragica.<br />
Mai nella lunga storia di Cherso<br />
erano accaduti fatti del genere. Mai<br />
nessuno era stato giustiziato per<br />
movente politico.<br />
Con la triste notte del 25 settembre<br />
1943 alcuni irresponsabili succubi<br />
di un commissario politico foresto<br />
si sono assunti la responsabilità degli<br />
anni di terrore che sono seguiti<br />
per logica conseguenza e dei quali<br />
tutti noi portiamo il peso.<br />
I dettagli e il seguito nei prossimi<br />
numeri.<br />
Luigi Tomaz<br />
Coloro che desiderano aderire alla “Società Francesco Patrizio della <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong>”,<br />
preso atto dello Statuto allegato, sono pregati di compilare e spedire alla sede della<br />
<strong>Comunità</strong> la scheda che segue<br />
Scheda di adesione<br />
All’Associazione “Francesco Patrizio della <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong>”<br />
Il sottoscritto, ................................................... nato a ......................................................<br />
il ........................................ e residente a ...............................................................................<br />
in via ................................................... tel n.: ................................. cell. n.: ............................<br />
essendo nella condizione prevista dall’art. 6, comma a, b, c (sbarrare la lettera interessata)<br />
dichiara di condividere le finalità dell’Associazione “Francesco Patrizio della <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong>”<br />
e pertanto<br />
chiede<br />
di essere ammesso nella stessa in quantità di socio ordinario.<br />
Luogo e data: ...................................<br />
Firma: ......................................
6 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
STORIA DI CHERSO<br />
Parte XII<br />
Il periodo ungherese<br />
(1358 – 1409)<br />
Dopo la pace di Zara<br />
Nel 1358, dopo la pace di Zara,<br />
comincia il secondo periodo di dominazione<br />
ungherese della Dalmazia e<br />
delle isole del Quarnero. Il primo<br />
periodo era avvenuto all’inizio del XII<br />
secolo, sotto il re Colomanno. Questi<br />
due brevi spazi di tempo sono i soli<br />
ad interrompere il periodo veneziano<br />
che va dal viaggio del duca Pietro<br />
Orseolo II dell’anno 1000 alla caduta<br />
della Repubblica di Venezia (1797).<br />
Dopo la pace di Zara la situazione,<br />
in Dalmazia, è paradossale: Venezia,<br />
potenza marinara, non ha più<br />
alcun potere sul territorio lambito dal<br />
mare percorso dalle sue navi per<br />
commerciare; l’Ungheria ha ottenuto<br />
l’ambito sbocco sul mare ma non ha<br />
una flotta per navigarlo e quindi avvantaggiarsi<br />
di questo sbocco.<br />
I comuni dalmati, specialmente<br />
Zara che ha sempre lottato contro<br />
Venezia per la conservazione della<br />
sua autonomia, non accettano passivamente<br />
il passaggio dal dominio<br />
veneziano a quello ungherese ma lo<br />
negoziano e ottengono da Lodovico,<br />
sovrano di un paese ancora a regime<br />
feudale, notevoli privilegi quali<br />
un governo comunale composto da<br />
persone del posto, podestà compreso,<br />
che a presiedere i tribunali di<br />
prima istanza siano giudici scelti dal<br />
popolo, che i bani ungheresi non interferiscano<br />
nel governo della città.<br />
All’inizio Lodovico concede e tollera<br />
codeste “libertà” ma in seguito,<br />
poiché gli sembra che esse minaccino<br />
il suo potere e sono in contrasto<br />
con la sua politica accentratrice ed<br />
imperialista, impone delle restrizioni,<br />
come l’instaurazione di un controllo<br />
diretto sul governo comunale, e<br />
dimostra di non gradire podestà e<br />
magistrati italiani. Ciò provoca nella<br />
popolazione il rimpianto per Venezia.<br />
La cosa è enfatizzata dagli autori italiani<br />
e meno rilevata da quelli slavi.<br />
Secondo il Ganzetti erano favorevoli<br />
all’Ungheria i nobili e l’alto clero perché<br />
Venezia aveva soppresso molti<br />
loro privilegi, mentre era favorevole a<br />
Venezia il popolo perché essa, oligarchica<br />
ed aristocratica in patria, in<br />
Dalmazia si era presentata come<br />
una paladina della democrazia e<br />
perciò avversa ai nobili.<br />
L’economia, finite le lotte contro<br />
Venezia, rifiorisce ma la ripresa economica<br />
viene subito bloccata dall’Ungheria<br />
che impone onerosi dazi<br />
su tutte le attività produttive, si appropria<br />
di beni pubblici e confisca i<br />
patrimoni di cittadini privati. L’esosità<br />
dei dazi mette in difficoltà il commercio,<br />
specie quello del sale. Tutto<br />
ciò provoca una grave crisi economica<br />
che apre le porte agli operatori<br />
finanziari ed ai commercianti fioren-<br />
P. Novelli, Dedizione delle città dalmate a Venezia (BCT, 824-No. 20) - da T. Pizzetti, Con la bandiera del protettor S. Marco, Campanotto 1999, pag. 114
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
tini e, col passare del tempo, fa rimpiangere<br />
sempre più Venezia.<br />
Questa, estromessa dalla costa<br />
orientale del Mar Adriatico, è però<br />
padrona di quella occidentale e della<br />
navigazione sui fiumi Po e Brenta e<br />
impedisce ai mercanti dalmati l’accesso<br />
ai porti in suo possesso.<br />
E’ una situazione economica che<br />
non conviene a nessuno. Lodovico<br />
se ne rende conto e cerca di crearsi<br />
una flotta con l’aiuto dei dalmati, che<br />
però nulla possono fare senza<br />
Venezia che possiede il monopolio<br />
dell’armamento delle navi sia mercantili<br />
sia da guerra.<br />
Il fatto di non essere riuscito ad<br />
avere una flotta viene vissuto dal re<br />
di Ungheria come una sconfitta in<br />
quanto significa anche la fine del<br />
suo sogno di diventare il sovrano di<br />
un grande impero che andasse dalle<br />
regioni danubiane all’Italia meridionale<br />
attraverso le coste adriatiche.<br />
I dalmati si rendono conto di aver<br />
bisogno della flotta veneziana per la<br />
difesa delle loro coste ma Venezia<br />
non può aiutarli perché quei territori<br />
non le appartengono più e perché è<br />
impegnata a difendersi da tutti coloro<br />
che ostacolano i suoi commerci, e<br />
in particolare dai pirati di Almissa.<br />
Per rendere più sicura possibile<br />
la navigazione, Venezia istituisce<br />
agli inizi del XIV secolo la “Squadra<br />
del Golfo” che durante la primavera<br />
e l’estate pattuglia il Mar Adriatico e<br />
in seguito anche tutto il Levante<br />
veneziano.<br />
Fallito il progetto di costruire una<br />
flotta con l’aiuto dei dalmati, nella<br />
consapevolezza che Venezia non è<br />
domata e che si può batterla solo sul<br />
mare, Lodovico si avvicina a Genova,<br />
l’unica in grado di contrastarla, affida<br />
a un genovese la carica di ammiraglio<br />
generale del regno, sollecita i comuni<br />
dalmati a chiamare al governo delle<br />
loro città dei genovesi e… aspetta<br />
l’occasione propizia per attaccare.<br />
Lodovico condivide questo atteggiamento<br />
con i suoi antichi alleati - l’imperatore<br />
di Germania, il duca d’Austria,<br />
il conte di Gorizia, il Patriarca di<br />
Aquileia – anch’essi desiderosi di<br />
sconfiggere la Repubblica di Venezia<br />
per poter commerciare liberamente<br />
nel Mar Adriatico. Questa volta però<br />
l’armata veneziana, capeggiata da<br />
Vittor Pisani, precede l’azione degli<br />
alleati affrontandoli nel Mar Tirreno, a<br />
Capo d’Anzio, e distruggendo la flotta<br />
genovese. Rientrata in Adriatico,<br />
espugna Cattaro e Sebenico, riceve<br />
in dedizione Arbe ma non riesce a<br />
conquistare Traù e Zara, basi principali<br />
della flotta genovese e dalmata.<br />
Nella successiva primavera la flotta<br />
veneziana viene però sconfitta fuori<br />
Pola dall’armata dalmato-genovese<br />
guidata dal generale genovese Luciano<br />
Doria. Poi il Doria prosegue verso<br />
Venezia ma, avvertito il pericolo, la<br />
città tutta si mobilita, ogni imbarcazione<br />
scende in mare e il nemico viene<br />
bloccato e costretto alla resa.<br />
La pace di Torino (1381)<br />
Nel 1381 le potenze interessate si<br />
riuniscono a Torino per trattare le<br />
condizioni della pace, in seguito alle<br />
quali la situazione risulta la seguente:<br />
Venezia perde Cattaro a favore di<br />
Zara e le viene proibito l’ingresso<br />
nei porti dalmati; per navigare nell’Adriatico<br />
deve pagare all’Ungheria un<br />
pedaggio di 7.000 ducati; deve consentire<br />
l’ingresso e l’uscita di merci<br />
dalmate dai suoi porti per un valore<br />
di 3.500 ducati ma conserva il monopolio<br />
del commercio del sale che i<br />
dalmati non possono vendere alle<br />
città della costa occidentale controllate<br />
da Venezia; mantiene i suoi<br />
possessi in Levante e libertà di navigazione<br />
in tutto l’impero d’Oriente.<br />
L’Ungheria ottiene il possesso del<br />
litorale Adriatico e 7.000 ducati da<br />
Venezia per la navigazione in Adriatico.<br />
Nel 1382 muore il re d’Ungheria<br />
Lodovico il Grande ed inizia una<br />
grave crisi per la successione al suo<br />
trono. Era infatti sua erede la figlia<br />
Maria che però, alla morte del padre,<br />
ha appena undici anni; diventa<br />
pertanto sua tutrice e reggente del<br />
trono la madre, la regina Elisabetta.<br />
Le lotte per la successione al trono<br />
vedono implicati gli Angioini di Napoli<br />
con Ladislao e la potente famiglia<br />
bosniaca degli Horvati. Infine<br />
Maria riesce a salire sul trono d’Ungheria<br />
sposando Sigismondo di Lussemburgo.<br />
L’isola di Cherso è governata in<br />
questo periodo dalla famiglia Saraceno,<br />
alla quale era stata ceduta<br />
da Lodovico con tutti i diritti e le rendite<br />
da essa derivanti. Dalla scarsa<br />
documentazione riguardante quest’epoca<br />
si ricava che i Saraceno<br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
7<br />
governarono con pugno di ferro, pretesero<br />
onerosi tributi e gli isolani mal<br />
sopportavano questo stato di cose e<br />
protestavano. A rendere ancora più<br />
difficile la situazione c’erano le continue<br />
incursioni dei pirati. Quando Sigismondo<br />
divenne re conferì l’isola ai<br />
fratelli Nicolò e Giovanni Di Gara, in<br />
cambio dei favori da essi ricevuti. Assieme<br />
al possesso dell’isola essi ricevettero<br />
il diritto di trattenere i proventi<br />
ricavati dalla vendita del sale<br />
ed il trentesimo dei redditi dell’isola<br />
che fin dai tempi di Lodovico era<br />
riservato alla corona ungherese. A<br />
tutto ciò Sigismondo aggiunse anche<br />
il patronato in perpetuo sulla chiesa<br />
della Beata Vergine di Ossero.<br />
A un certo punto nella lotta per la<br />
successione entra anche il re di Napoli<br />
Ladislao, che a Zara viene proclamato<br />
anche re di Dalmazia ma<br />
che, dopo un soggiorno di qualche<br />
mese in questa città ritorna nella sua<br />
Napoli lasciando nel zaratino Giovanni<br />
di Lusignano, duca di Bari, con<br />
poche truppe e mal in arnese. La<br />
situazione favorisce le mire di possesso<br />
dei Frangipane di Veglia su<br />
Arbe e Cherso e del duca bosniaco<br />
di Spalato Hervoje su Nona e la zona<br />
spalatina. Sigismondo e Ladislao, i<br />
due sovrani al centro di questo movimento<br />
politico ed espansionistico, in<br />
perpetua crisi economica, cercano di<br />
ricavarne tutto l’utile possibile.<br />
Venezia che in tutto questo tempo,<br />
mentre andava rinforzando la<br />
sua potenza terrestre, non perdeva<br />
di vista le coste del Mar Adriatico al<br />
cui dominio non aveva mai effettivamente<br />
rinunciato, ne approfitta e,<br />
colto il fatto che Ladislao è pronto a<br />
cedere la Dalmazia per denaro, non<br />
si lascia sfuggire l’occasione.<br />
Si avviano le trattative. Venezia,<br />
sicura che l’ “affare” si sarebbe fatto,<br />
non ha fretta. L’accordo si conclude<br />
infatti dopo circa un anno di trattative<br />
in seguito alle quali Venezia acquista<br />
dal re Ladislao Zara, Pago,<br />
Aurana, Cittanova e tutti i diritti sulla<br />
Dalmazia per 100.000 ducati, somma<br />
equivalente all’1 % del valore<br />
degli immobili della città di Venezia e<br />
al 7,5 % del suo reddito annuo.<br />
La trattativa era partita con la<br />
richiesta, da parte di Ladislao, di<br />
300.000 ducati.<br />
Carmen Palazzolo Debianchi
8 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
NOTIZIE DA CHERSO E LUSSINO<br />
Da Caisole<br />
Ritorno nella natia Caisole dopo dieci anni di assenza<br />
A due lustri dall’ultima, imprevista<br />
visita al paese natale, alla mia<br />
Caisole, per dare l’estremo saluto<br />
alla salma della cara sorella Anna, ho<br />
sentito l’insopprimibile desiderio di<br />
rivedere ancora una volta quei luoghi<br />
indimenticabili. Ho voluto imprimermeli<br />
bene nella mente e nel cuore<br />
per trasfonderne il ricordo e l’attaccamento<br />
ai compaesani in diaspora.<br />
Ma, per conoscere bene quel<br />
meraviglioso mondo antico e raffrontarlo<br />
con l’attuale, dobbiamo risalire<br />
agli anni 1930/45 quando Caisole,<br />
con le sottofrazioni, contava il migliaio<br />
di abitanti ed era fornita dei<br />
seguenti servizi: Parrocchia con parroco<br />
stanziale, scuola materna ed<br />
elementare, caserme: di Carabinieri,<br />
Guardie di Finanza e Marina Militare,<br />
delegazione comunale e di<br />
spiaggia, Ufficio Postale con i procaccia<br />
per distribuire la corrispondenza<br />
nei villaggi e a Dragosetti,<br />
Filosici e Varesina, dopolavoro con<br />
sale per la lettura e le riunioni popolari,<br />
quattro negozi di generi alimentari,<br />
il bar-locanda “Al Castello” con<br />
rivendita di tabacchi e generi vari,<br />
altre tre osterie, due panifici con<br />
pasticceria e due macellerie con<br />
salumeria. L’agricoltura, soprattutto,<br />
era molto curata e tecnicamente<br />
progredita e gli allevamenti di ovini e<br />
bovini molto diffusi. Un sufficiente<br />
parco di mezzi di trasporto marittimo<br />
garantiva un regolare servizio per i<br />
passeggeri ed ogni altro materiale.<br />
Così il porto dava un valido contributo<br />
alla piena occupazione della<br />
mano d’opera adibita al carico, su<br />
navi alla fonda, della bauxite e della<br />
legna da ardere, destinata ai mercati<br />
di Venezia e di Chioggia. Per la<br />
pesca vi stazionava una flottiglia di<br />
pescherecci che ogni mattina portavano<br />
a riva grosse quantità di pesce<br />
azzurro, che in buona parte veniva<br />
smistato al mercato ittico di Fiume.<br />
Fra tutto questo ben di Dio, nei<br />
punti più frequentati dalla gente,<br />
spiccavano in bella mostra due storici<br />
gioielli: nella piazza della chiesa il<br />
monumento al Leone di San Marco<br />
eretto, a simbolo delle radici della<br />
nostra civiltà, su iniziativa dell’allora<br />
Capovilla, mio padre, e solennemente<br />
inaugurato il 3 giugno 1935<br />
dall’Accademico d’Italia Alfredo<br />
Panzini, alla presenza delle Autorità<br />
comunali, provinciali e di tutto il<br />
popolo in festa; e nella stazione di<br />
Poiana, il secolare olmo, della specie<br />
Ulmus campestris, dall’ampia e<br />
Estate 1981. Sotto il gigantesco olmo che non esiste più è riunito un gruppo di caisolani per salutare<br />
don Federico Penso, in partenza dopo la celebrazione della S. Messa per il 50° anniversario<br />
del suo sacerdozio.<br />
folta chioma, alla cui ombra era<br />
d’obbligo una breve sosta.<br />
Qui mi pare più che opportuno<br />
saltare gli anni dell’immediato dopoguerra<br />
che, sotto ogni aspetto, si<br />
sono distinti per il totale degrado<br />
ambientale e i molti disagi arrecati<br />
alla gente, a cominciare dalla rimozione<br />
di simboli storici come il Leone<br />
di San Marco dal suo naturale sito,<br />
imponendone la sostituzione con<br />
altri nuovi, a noi estranei, che però<br />
hanno avuto la brutale forza di<br />
costringere alla fuga, in esilio, il 95%<br />
della popolazione. Alla minoranza<br />
del 5% (solo anziani e di malferma<br />
salute), che non ha potuto seguire<br />
gli altri, non è rimasto che tenere<br />
duro e pensare ad organizzarsi per<br />
preparare a sé e ai propri figli un<br />
domani migliore che non poteva non<br />
venire. Infatti, dopo decenni di sofferta<br />
miseria e il tonfo del crollo del<br />
muro di Berlino, tutti hanno ripreso<br />
fiato e fiducia per cambiare rotta,<br />
com’era nell’ordine delle cose. Ci è<br />
voluto, sì, un po’ di tempo, ma la<br />
buona volontà di tutti assieme, con<br />
l’abile regia del parroco Mons. Giuseppe<br />
Bandera, il Buon Pastore, ha<br />
portato al riinserimento del paese<br />
nei circuiti di una normale vita civile<br />
atta ad assicurare a tutti un avvenire<br />
certo e dignitoso.<br />
Vista l’inerzia ed il disinteresse<br />
delle costituite autorità comunali dell’epoca,<br />
ecco ancora il Buon Pastore<br />
indicare una soluzione fondando<br />
l’Eko-Centro Caput Insulae, cui ha<br />
aderito tutta la popolazione residente<br />
e non, mettendosi al lavoro con<br />
lena ed entusiasmo. Ben presto si<br />
sono visti i primi risultati positivi con<br />
l’arrivo di frotte di turisti stranieri a<br />
godersi le ferie in santa pace in<br />
quell’ambiente, a dir poco, idilliaco.<br />
Ora, nelle case vuote rimesse a<br />
nuovo, nelle pensioni “Beli” e<br />
“Tramontana”, nel camping internazionale<br />
alle spalle della spiaggia, è<br />
facile trovare un alloggio confortevole.<br />
E così, grazie anche all’aiuto dei<br />
parenti che ritornano ogni anno più<br />
numerosi per un breve soggiorno<br />
vacanziero, si è risolto il serio problema<br />
economico del dopoguerra.
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
Il mio impatto con la realtà attuale,<br />
alla stazione di Poiana, è stato<br />
una sorpresa. Non ho più trovato il<br />
secolare olmo. Al suo posto un parcheggio<br />
pieno di auto in sosta e un<br />
ininterrotto via vai di gente dentro e<br />
fuori dall’affollato bar “Beli”. Subito,<br />
tutti fuori intorno a me per darmi il<br />
benvenuto col rituale brindisi alla<br />
comune salute. A pochi passi su per<br />
l’erto selciato, riservato ai pedoni,<br />
ho avuto la fortuna di imbattermi<br />
nella persona del Buon Pastore e<br />
non vi dico le feste che ci siamo<br />
scambiati! Per tutta la settimana del<br />
mio soggiorno mi ha tenuto compagnia<br />
guidandomi, da cicerone competente,<br />
nella minuziosa visita ad<br />
ogni angolo del paese. Abbiamo iniziato<br />
dall’ufficio parrocchiale, inaugurato<br />
nel 1500 e oggi rimesso tutto<br />
a nuovo. Ho potuto così consultare<br />
vecchi registri anagrafici e un voluminoso<br />
pacco di “Acta Parochialia<br />
Capisuli”. Siamo quindi saliti su, alla<br />
chiesa del XII secolo in stile romanico.<br />
Nella sagrestia, da un buco segreto<br />
è saltato fuori un capello di<br />
Santa Bernardetta Soubirous, autenticato<br />
da firma e sigillo dell’alta<br />
personalità ecclesiastica di “Patritius<br />
Flynn, Dei Gratia et Apostolicae<br />
sedis Episcopus Nivernensis, A.<br />
D. 1955”. Nell’abside dell’altare maggiore<br />
ho rimirato la pala della Presentazione<br />
del Bambino Gesù al<br />
Tempio, del dignanese Venier Trevisan<br />
ed, al centro del presbiterio, il<br />
candeliere d’argento con l’inciso “Nicolaus<br />
Stepich plebanus 1673”. Nella<br />
cappella della Madonna del Rosario,<br />
ai piedi del marmoreo altare, è<br />
ben chiara la scritta “R. Dominicus<br />
Banich et Q. Iaba Zuzul fecerunt ex<br />
caritate propria ad honorem B. V. M.<br />
– A. D. 1728 – MDCCXXVIII”.<br />
Nell’altra cappella, della Madonna<br />
del Carmelo, su uno dei lastroni<br />
che coprono le tombe di alcune<br />
benemerite alte personalità si legge<br />
“Hic iacet ilus. Dominus Antonius<br />
Nicolaus De Petris qui obiit III septembri<br />
A. D. 1763 – MDCCLXIII”.<br />
Su un altro lì vicino “A. D. Gasparo<br />
Arnichievich f(ece) f(are) per<br />
sé e i suoi eredi – 1701” In una nicchia<br />
della parete di sinistra una statua<br />
del Bambino Gesù porta impressi<br />
luogo, data e prezzo d’acquisto<br />
“Graz 1893 – Fiorini 15”. Idem per la<br />
Via Crucis “Vienna – 125 fiorini”.<br />
Infine, nel vicino museo dove, a<br />
testimonianza storica, accanto allo<br />
scheggiato Leone di San Marco è<br />
collocata significativamente la Stella<br />
Rossa, a perpetuare senza alcun<br />
complesso il confronto di due diverse<br />
e contrastanti stagioni: “da una<br />
parte, la pace e la prosperità; dall’altra<br />
l’orrore e il terrore”.<br />
E, dulcis in fundo, non so come né<br />
da dove, sono saltate fuori tre luccicanti<br />
medaglie d’oro che sono state<br />
conferite nel corso degli anni alla<br />
Parrocchia. La prima, del 1890, è arrivata<br />
dalla famiglia de Petris, proprietaria<br />
del Castello e di una fiorente<br />
“stanza” con la motivazione: “Per il<br />
pregiato vino bianco ricavato dalle<br />
uve della stanza di Velo Polje”; la<br />
seconda, del 1980, dalla parrocchia di<br />
Zovon di Vo (PD) con la motivazione:<br />
“All’ultimo maestro signor Giovanni<br />
Bandera, d’impareggiabile insegnamento<br />
(dal 1950 al 1980) ai suoi figli,<br />
riconoscente conferisce”; la terza, è<br />
allegata al diploma della “partecipa-<br />
Da Cherso<br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
9<br />
zione della Parrocchia Beli con 25<br />
statue in legno dipinto alla XXVI edizione<br />
della Mostra 100 Presepi a<br />
Roma nel 2002, sotto l’alto patrocinio<br />
del Presidente della Repubblica”.<br />
Infine, arricchito dal prezioso<br />
bagaglio di ricordi vecchi e nuovi<br />
che il nostro paese gelosamente in<br />
sen conserva, ad onore della sua<br />
millenaria storia, dopo aver goduto<br />
quei pochi giorni in piena serenità di<br />
spirito, con l’affettuoso arrivederci di<br />
tutto il paese raccolto in piazza della<br />
chiesa dopo il Rosario e un breve<br />
caloroso saluto di commiato del<br />
Buon Pastore, ho preso la via del<br />
ritorno al paese di adozione, S. Donà<br />
di Piave meditando, durante tutto<br />
il viaggio, sul crudele destino riservatoci<br />
dalla mala sorte. Ma io coltivo<br />
sempre la speranza di un domani<br />
migliore che possa riunirci in uno<br />
stesso grembo della Civiltà Occidentale.<br />
UN RACCONT<br />
RACCONTO…<br />
… UNA VITA VIT<br />
Le feste<br />
Ci sono tante feste a Cherso, in<br />
tutte le stagioni. Noi bambini amiamo<br />
quelle di San Nicolò e di Santa Lucia<br />
perché ci portano i regali ma, come<br />
scolari, partecipiamo sempre al gran<br />
completo a tutte le processioni. Le<br />
femmine si dispongono su due file<br />
accompagnate dalle loro insegnanti<br />
Domenico Bon<br />
e dalla Direttrice, che sta al centro.<br />
Anche i maschi che non sono impegnati<br />
nel servizio liturgico seguono la<br />
processione con i loro maestri. C’è<br />
sempre la banda e molta gente<br />
devota… si prega… si canta…<br />
Le ricorrenze sono numerose: le<br />
rogazioni, le varie feste della Madonna,<br />
quella di Sant’Antonio, la<br />
La compagna filodrammatica del dopolavoro di Cherso intorno al 1930. Ci sono i fratelli Grisan,<br />
le sorelle Aurelia e Iginia Stefani, una Chiole, Sandra Chersi, un Bertotto e, al centro, il regista<br />
che era polesano.
10 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
Nina Chersi, le terza da sinistra in piedi, con le sartine del suo laboratorio (forse dopo la fine della guerra o poco prima dell’esodo).<br />
domenica delle Palme… ma le più<br />
suggestive sono sicuramente la processione<br />
del Venerdì Santo e quella<br />
del Corpus Domini.<br />
Per la sera del Venerdì Santo gli<br />
uomini preparano delle palle impastando<br />
cenere e petrolio, poi le mettono<br />
lungo le rive e sulle barche e le<br />
accendono per illuminare il passaggio<br />
della reliquia della “Spina di<br />
Gesù”. Le campane non suonano<br />
ma noi ragazzi facciamo gracidare<br />
le nostre “raganelle”.<br />
Per la festa del Corpus Domini,<br />
già qualche giorno prima, gli uomini<br />
preparano quattro altari nei quattro<br />
punti cardinali del paese per appoggiarvi<br />
Gesù nell’ostensorio. Sono<br />
delle vere e proprie cappelle ed è<br />
quasi una gara per vedere quale<br />
risulterà più bella. Il giorno di Corpus<br />
Domini poi, di buon mattino, si addobbano<br />
tutte le strade dove passerà<br />
la processione. Si tirano fuori le stoffe<br />
più belle, i pizzi più fini, i ricami più<br />
ricchi e i fiori, tanti fiori… Anche le<br />
barche sono vestite a festa e la processione<br />
fa il giro delle mura. Il sacerdote<br />
sta sotto il baldacchino, portato<br />
dagli uomini della Compagnia del<br />
Santissimo, intorno ci sono altri uomi-<br />
ni con le candele accese dentro alle<br />
apposite lanterne… Ci sono i chierichetti<br />
con i turiboli dell’incenso e tanti<br />
preti… e tanta gente… una fila lunga<br />
lunga… Invece succede spesso che,<br />
senza rispettare date e ore particolari,<br />
si incontri una piccolissima processione<br />
composta da tre o quattro persone:<br />
c’è il “nonzolo” che sorregge<br />
una specie di ombrello bianco sopra<br />
la testa del sacerdote al cui fianco<br />
cammina il chierico con il secchiello<br />
dell’acqua santa e, a volte, un uomo<br />
o una donna li seguono… E’ la mesta<br />
processione che si reca al capezzale<br />
di un moribondo per l’Estrema<br />
Unzione. Quando la vedono passare<br />
tutti si fermano e si fanno il segno di<br />
Croce (un po’ per devozione e un po’<br />
per scongiuro!) e poi cominciano a<br />
farsi domande e a darsi spiegazioni<br />
sul poveretto o la poveretta a cui<br />
tocca…<br />
Dopo la scuola elementare…<br />
Dopo la scuola elementare, chi<br />
vuole continuare gli studi deve andare<br />
a Zara, a Pola o a Trieste; gli altri<br />
possono andare a scuola ancora un<br />
po’ dai frati, se maschi, dalle monache,<br />
se femmine.<br />
Anch’io frequento la scuola delle<br />
monache. Non ci sono solo le materie<br />
di studio, ma si imparano anche i<br />
lavori femminili. Le monache sono<br />
bravissime a dipingere, ricamare,<br />
suonare e cantare, ti insegnano a<br />
inamidare e stirare i pizzi e i ricami,<br />
apparecchiare la tavola e rispettare<br />
il galateo. Da loro imparo tantissimo,<br />
riescono anche a farmi salire sul<br />
palco per una recita, ma sarà la<br />
prima e l’ultima volta…<br />
Non vado solo a scuola dalle<br />
monache, ci vado anche per la Messa<br />
e altre funzioni, soprattutto d’estate,<br />
quando torna a casa il cugino di<br />
mamma, don Guido Soldati, anche lui<br />
monaco benedettino. Vive a Padova,<br />
nel monastero di Santa Giustina, ma<br />
almeno una volta all’anno trascorre<br />
qualche giornata a Cherso.<br />
Mi piace l’atmosfera ovattata del<br />
convento: i canti salmodiati e le preghiere<br />
corali che provengono da dietro<br />
le grate quasi fossero davvero<br />
voci dal Paradiso…<br />
Dopo la Messa, che è sempre di<br />
buon mattino, le monache ci servono<br />
la colazione nel parlatorio: dalla<br />
ruota compare un vassoio coperto<br />
da un’elegante tovaglietta e ricolmo
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
di varie prelibatezze quali caffè e<br />
cioccolata fumanti e pasticcini come<br />
li sanno fare solo loro…<br />
Poiché sono brava a disegnare,<br />
don Guido vorrebbe portarmi a<br />
Padova per farmi studiare arte, ma<br />
la mamma dice di no, così vado ad<br />
imparare il mestiere di sarta e nel<br />
giro di pochi anni sono pronta per<br />
cominciare a lavorare da sola.<br />
Mia sorella, invece, dopo la scuola<br />
dalle monache, trova lavoro come<br />
impiegata all’Ufficio del Catasto. Il<br />
suo Capoufficio è lo zio Antonio il<br />
quale, se esige da tutti puntualità,<br />
diligenza, serietà, da lei pretende<br />
ancora di più affinché nessuno possa<br />
dire che fa preferenze per la nipote.<br />
La mia sartoria<br />
Il ’29 non è solo l’anno della crisi<br />
economica e del crollo della borsa…<br />
Nel ’29 acquisto la mia prima<br />
macchina da cucire: è una Singer, la<br />
migliore in circolazione a quell’epoca!<br />
Quando me la consegnano<br />
Cherso sta cominciando a “emergere”<br />
dalla coltre di neve che per qualche<br />
giorno l’ha completamente e letteralmente<br />
sommersa. Non c’era<br />
mai stata, a memoria d’uomo, un’altra<br />
nevicata del genere. In certi punti<br />
la bora aveva accumulato così tanta<br />
neve che, per uscire dalle case, era<br />
stato necessario scavare dei veri e<br />
propri cunicoli…<br />
Partecipo con tante altre donne, di<br />
varie età, al corso di perfezionamento<br />
che la stessa Singer, in collaborazione<br />
con la provincia di Pola, organizza<br />
proprio in quell’anno. Ho ventun anni,<br />
il lavoro mi piace e il numero delle<br />
clienti aumenta velocemente…<br />
Disegno i modelli, taglio le stoffe,<br />
cucio… nel giro di poco tempo gran<br />
parte delle signore nobili e della ricca<br />
borghesia di Cherso diventano mie<br />
affezionate e fedeli clienti. Per loro<br />
cucio di tutto, non solo vestiti, anche<br />
biancheria da giorno e da notte, abiti<br />
da sposa, da ballo e da cerimonia.<br />
D’estate si lavora per l’autunno e per<br />
l’inverno; d’inverno si preparano gli<br />
abiti estivi. Da sola non riesco a far<br />
fronte a tutte le richieste perciò assumo<br />
delle lavoranti, in certi periodi arrivo<br />
ad averne anche otto. In più, ogni<br />
tanto, ci sono le figlie delle mie clienti,<br />
quelle che, come dice il proverbio<br />
“imparano l’arte per metterla da<br />
parte” perché, non si sa mai…<br />
Nel laboratorio c’è sempre un allegro<br />
cicaleccio; le ragazze spesso si<br />
fanno piccoli scherzi, si prendono<br />
bonariamente in giro, si raccontano le<br />
loro avventure e, a volte, ci prendiamo<br />
mezza giornata di pausa per andare<br />
a raccogliere i fichi o le ciliegie o per<br />
fare un bagno o una gita in barca…<br />
Quanti punti… se potessimo<br />
mettere in fila tutte le cuciture realizzate<br />
con la mia gloriosa Singer chissà<br />
quante volte ci faremmo il giro del<br />
mondo!<br />
La seconda guerra mondiale e le<br />
sue conseguenze<br />
La vita scorre tranquilla, nonostante<br />
gli inevitabili alti e bassi…<br />
ma, un anno dopo l’altro, arriva la<br />
seconda guerra mondiale…<br />
Ora non siamo più bambini e non<br />
abbiamo più voglia di giocare…<br />
comprendiamo molto bene quello<br />
che sta succedendo… non ci sono<br />
più vestiti da ballo da confezionare,<br />
invece mi portano spesso abiti da<br />
adattare e cappotti da rivoltare…<br />
Quando le fortezze volanti ci sorvolano,<br />
tutta l’isola trema… e anche<br />
il sole si oscura… ma più spesso<br />
passano i “picchiatelli” che vanno a<br />
bombardare Fiume. Anche a Cherso<br />
buttano qualche bomba. Una mattina,<br />
mentre sto andando a Messa,<br />
sento arrivare un aereo in picchiata,<br />
faccio appena in tempo a ripararmi<br />
nella porta del Duomo che sento<br />
alcuni scoppi: bombardano lo “squero”<br />
di Craglietto, crolla una casa vicina<br />
e ci sono due morti, marito e<br />
moglie appena tornati dall’America.<br />
Restano anche delle bombe inesplose…<br />
e poi i tedeschi metteranno<br />
mine dappertutto… scorrerà molto<br />
sangue… tanto sangue per le strade…<br />
e morti… e “scomparsi”…<br />
In Pis’cio si rifugiano le navi da<br />
guerra, ci sono anche alcuni idrovolanti<br />
d’appoggio.<br />
Nell’estate del ’43, una domenica<br />
pomeriggio, dopo il vespro, esco in<br />
barca per un giretto con un paio di<br />
amiche. C’è anche mio nipote, che ha<br />
dieci anni. Siamo circa a metà della<br />
baia, tra la lanterna e “Drasiza” quando,<br />
dalla parte di Albona, arriva un<br />
idrovolante e inizia la manovra di<br />
ammaraggio. Cerco di remare più in<br />
fretta possibile per toglierci dalla<br />
traiettoria dell’aereo ma il velivolo è<br />
più veloce così, d’istinto, cerchiamo<br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
11<br />
d’appiattirci sul fondo della barca. Il<br />
pilota ci vede ma non riesce ad evitarci<br />
ed i pattini dell’idrovolante ci agganciano<br />
e ci trascinano pericolosamente<br />
fin davanti alla chiesa delle monache.<br />
Quando l’apparecchio finalmente si<br />
ferma possiamo rialzarci e, uno alla<br />
volta, aiutati dal pilota, riguadagnare<br />
un po’ tremanti la terraferma.<br />
Tornata a casa, mia madre e mia<br />
sorella non mi risparmiano una<br />
solenne lavata di capo… non sanno<br />
che quest’avventura è ben poca<br />
cosa rispetto a tutto quello che ci<br />
aspetta…<br />
La guerra è finita e questi sassi e<br />
questo mare non sono più italiani…<br />
e noi saliremo su di una barca che<br />
non tornerà più indietro, neppure<br />
trascinata da un idrovolante…<br />
L’Italia ci accoglie con diffidenza…<br />
e quello che mi fa più rabbia è<br />
che la gente si meraviglia perché<br />
parlo bene l’italiano…<br />
Il mare di Livorno è diverso da<br />
quello di Cherso! Non è neppure salato…<br />
ma molto salato e amaro è il pane<br />
che ci danno nel campo profughi…<br />
A Tortona scopro per la prima<br />
volta il vero significato della parola<br />
“nebbia”… e quando arrivo qui, a<br />
ridosso del Monte Rosa, le nevicate<br />
come quella del ’29 a Cherso diventano<br />
ordinarie…<br />
Anche a me, come a mia madre<br />
quando era in America, mancano il<br />
sole, il mare e il profumo della salvia…<br />
ma, a differenza di lei, non<br />
posso sperare di tornare…<br />
Ora ho un marito e una figlia, la<br />
macchina da cucire e tanta voglia di<br />
vivere e di lavorare…<br />
Mi hanno insegnato ad avere fede<br />
nella Provvidenza e ad accettare con<br />
serenità la volontà di Dio… Questo<br />
faccio… Questo ho fatto tutti i giorni,<br />
un anno dopo l’altro… e sono 94…<br />
Di tutto rendo grazie a Dio<br />
(Fine)<br />
Un abbraccio a tutti i chersini<br />
sparsi per il mondo<br />
Giovanna Chersi<br />
Anche Giovanna Chersi ci ha lasciato.<br />
Siamo felici di averle dato la soddisfazione<br />
di leggere almeno le prime due<br />
puntate delle sue memorie. Alla famiglia,<br />
ed in particolare alla figlia che<br />
l’ha curata con tanto amore, giungano<br />
le condoglianze della Redazione.
12 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
Da Neresine<br />
MEMORIE DI VITA DELLA FAMIGLIA CASTELLANI<br />
Panorama di Neresine<br />
Il racconto che segue fa parte della prima stesura della “Storia di Neresine” di Nini Bracco; l’Autore l’ha tolto dalla seconda stesura,<br />
più ampia e completa della precedente. Dal momento che, a partire da questo numero e col consenso del sig. Bracco, vorremmo pubblicare<br />
qualche stralcio della sua interessantissima Storia, abbiamo voluto cominciare proprio da questa parte perché, come scrive il<br />
Bracco: “Queste poche righe sono bellissime perché rappresentano uno spaccato autentico della inimmaginabile vita che facevano i<br />
nostri antenati; non solo, fra le righe si può leggere anche della mentalità, usi e costumi e spirito che ispiravano la loro esistenza”.<br />
Questa breve storia è stata<br />
scritta dalla zia Dora, dietro insistenti<br />
sollecitazioni da parte della<br />
mamma; io la trascrivo tal quale.<br />
“Miei cari, bisognerebbe avere<br />
una testa nuova per ricordare tutto.<br />
C’è tanto da ricordare!<br />
La famiglia era composta da:<br />
nonno Giovanni e nonna Maria, zia<br />
Maria, papà Romano e mamma<br />
Maria con i figli: Giovanni, Roberto,<br />
Dolores, Maria (Lia), Romana,<br />
Giorgina, Faustina, Lea e Letizia.<br />
Della famiglia facevano parte<br />
anche zio Carlo e zia Michelina<br />
con i figli: Toni, Attilio e Giovanna<br />
(Nina).<br />
Nell’anno 1919 eravamo in 19<br />
in famiglia, fino all’agosto del 1918<br />
siamo vissuti tutti assieme nella<br />
casa grande. Fino all’anno 1914<br />
avevamo come servitù due uomini<br />
e tre donne, erano di Veglia.<br />
Ricordo zio Carlo da ragazzo,<br />
ha fatto cinque anni il militare,<br />
prima quattro anni di servizio regolare<br />
di leva nella marina austriaca,<br />
il quinto trattenuto perché minacciava<br />
la prima guerra mondiale; poi<br />
quando è ritornato a casa, si è<br />
sposato alla mattina presto, per poi<br />
partire col piroscafo per Fiume in<br />
viaggio di nozze.<br />
Zio Rodolfo era impiegato alle<br />
poste a Lussino; durante la guerra<br />
’14 – ’18 è stato trasferito al Municipio<br />
di Neresine (come italiano<br />
non si fidavano lasciarlo alle poste<br />
per pericolo di spionaggio).<br />
Zia Gisella, sposata con zio<br />
Franco Cattarinich di Veglia (maestro<br />
della scuola elementare croata<br />
di Neresine), e zia Faustina, sposata<br />
con zio Piero Zuclich, avevano<br />
casa propria, ma eravamo tutti<br />
molto uniti e zia Maria, vedova<br />
Stanich, abitava con noi; anche zio<br />
Rodolfo un tempo abitava con noi<br />
perché la sua famiglia era a<br />
Trieste. Lo ricordo da ragazzo: era<br />
fidanzato con una di Lussino, dopo<br />
tre anni l’ha abbandonata e tutti
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
eravamo dispiaciuti perché era<br />
brava; dopo ha sposato la zia<br />
Stefania di Trieste.<br />
In quel tempo avevamo circa<br />
mille pecore, tre cavalli, uno in<br />
Gracisc’e vicino a Struasa, uno si<br />
era incastrato gli zoccoli in una grotta<br />
poi era caduto ed era morto, si<br />
chiamava Mulcina, l’altro si chiamava<br />
Mulcich ed il terzo si chiamava<br />
Moro; avevamo anche due buoi da<br />
lavoro, zio Carlo lavorava con loro<br />
dopo sposato, uno si chiamava<br />
Bachine e l’altro si chiamava Rumen.<br />
Poi avevamo due maiali e<br />
anche porcellini da vendere; a casa,<br />
a Neresine, avevamo due vacche,<br />
la Mora e la Bianca. Poi abbiamo<br />
allevato due nostri vitelli; mi ricordo<br />
che un giorno il nonno gli insegnava<br />
ad arare in Tridolzi Grimni (a Bora)<br />
e poi ha dovuto andare a Neresine,<br />
così ha lasciato me a continuare il<br />
lavoro, ma io avevo paura di loro e<br />
così li ho lasciati liberi.<br />
In Castello avevamo 36 pecore<br />
da mungere; alla mattina la mamma<br />
doveva macellare così lei mungeva<br />
alla sera e la mattina mungeva<br />
la Tomasina, in un primo tempo;<br />
poi la mattina andava la Jacova<br />
Ferdinandova, fino a che noi non<br />
siamo cresciute; ma poi noi dovevamo<br />
andare a Bora, in Garmosai,<br />
e così la mamma povera restava<br />
sola con tanto lavoro e coi piccoli<br />
da tendere.<br />
Nell’altra casa, dove abitava la<br />
Guardia di Finanza, a piano terra<br />
avevamo la macelleria e negozio di<br />
commestibili (botega) e manifatture<br />
e articoli casalinghi; la nonna nei<br />
giorni feriali lavorava in macelleria e<br />
nei giorni festivi ci lavorava papà;<br />
zio Carlo aiutava a macellare. Nei<br />
giorni festivi (weekend) si vendeva<br />
fino a 30 agnelli, poi avevamo<br />
molte galline; a Bora avevamo<br />
anche oche e tacchini (dindi); avevamo<br />
anche tre cani: il Fido era del<br />
nonno, il Tigher di zio Carlo e papà<br />
Romano aveva lo York, (veramente<br />
era più per zio Rodolfo); in casa<br />
erano sempre appesi tre fucili. In<br />
macelleria si vendeva anche lepri,<br />
tacchini, beccacce, ecc.; in casa si<br />
mangiava spesso gnocchi con la<br />
lepre. Poi avevamo circa trenta gorghi<br />
arativi di cui si vendeva in bottega<br />
il prodotto: grano, granoturco<br />
(formenton), fagioli, fave, lenticchie<br />
e zizzeriza.<br />
A Bora si mungevano circa 200<br />
pecore, si facevano fino a 17 formaggi<br />
al giorno, di 1,5 kg l’uno; al<br />
sabato mattina si preparavano sei<br />
sacchi pieni di formaggio e con tre<br />
cavalli si portavano a marina, (in<br />
Stenizze), e con la gaeta Bellona si<br />
portavano a Neresine. C’erano anche<br />
25 kg di burro che portava<br />
quella povera Antonia Caturicheva,<br />
in testa, fino a marina. Tutto il prodotto<br />
della settimana partiva al<br />
lunedì mattina col vapore, che si<br />
chiamava Francopan, per Basca<br />
(Veglia), per alberghi dove c’erano<br />
a quel tempo i turisti.<br />
In quel tempo zia Gisella e zio<br />
Franco stavano a Basca, dove lui<br />
era dirigente della scuola e prima,<br />
sotto l’Austria vecchia, spedivamo<br />
il formaggio in cassoni per Zara e<br />
la lana in sacchiere grandi, da una<br />
certa Anna vedova, non ricordo il<br />
cognome.<br />
Mi ricordo quando la mamma<br />
dava l’olio al formaggio, così faceva<br />
una grassa scorza, e quando si<br />
doveva spedire un cassone di formaggio,<br />
noi si doveva raschiare<br />
via col coltello, mi ricordo che si<br />
doveva lasciare un po’ di leggera<br />
scorza, in modo che non si asciugasse<br />
troppo; la mamma ci svuotava<br />
la tigna in terra in cantina e<br />
noi coi coltelli dovevamo raschiare<br />
le forme di formaggio.<br />
Al tempo della mietitura, venivano<br />
le donne di Neresine per falciare<br />
il grano e poi papà o zio Carlo<br />
con i buoi in Jara sgranavano, e<br />
noi dovevamo separare la paglia e<br />
insaccare; poi si portava a Neresine,<br />
dove la nonna, in terrazza col<br />
mastello di acqua, che noi dovevamo<br />
riempire, col tamiso lo lavava;<br />
poi in piazza, vicino al Sule (Zorovich)<br />
la mamma portava le ceste<br />
piene di grano, distendeva lenzuola<br />
di sacco per terra e lì si metteva ad<br />
asciugare. Quando la nonna lavava<br />
il grano, noi piccoli avevamo gusto<br />
a raccogliere con le mani le pule<br />
che galleggiavano, che poi davamo<br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
13<br />
alle galline, con qualche granello<br />
misto alle pule.<br />
In quel tempo per macinare il<br />
frumento (grano) da pane si caricavano<br />
due cavalli con due sacchi<br />
ciascuno, e si andava a macinare a<br />
Lussino; in seguito andavamo con<br />
le barche a S. Martino di Cherso, e<br />
la mamma ci portava una struzza a<br />
treccia di dolce pan de Milan, festa<br />
per noi!<br />
Quando ci bisticciavamo adoperavamo<br />
i soprannomi, Dora scora,<br />
Joche pagnoche, Lia spia, Roma<br />
poma le campane sona, di altri non<br />
ricordo.<br />
D’inverno, dopocena al sabato<br />
sera, chiudevamo le porte della<br />
cucina grande e noi via in corridoio<br />
a ballare; Giovanni suonava l’organetto<br />
(e più tardi l’armonica). Nonostante<br />
il tanto lavoro, alla sera si<br />
era contenti.<br />
Ogni anno si tagliavano i boschi<br />
a migliaia di quintali e si vendeva la<br />
legna al vecchio Costante Camalich,<br />
e alla domenica, dopo il pranzo,<br />
veniva il vecchio Costantin a<br />
saldare i conti col nonno; la mamma<br />
gli preparava il caffè, il denaro<br />
stava nella camera della nonna in<br />
un baule, qualcosa andava al<br />
papà, ma tutti ugualmente erano<br />
padroni, perché papà era sempre a<br />
capo di tutto.<br />
Per tagliare la legna venivano<br />
uomini di Castua (Castuavzi) e di<br />
Gorizia (Gorinzi), poi di Belei e<br />
Plat, ecc.; dormivano in quella<br />
baracca vicino alla casa, non mi<br />
ricordo i loro nomi. Anche le serve<br />
erano di Belei e di Veglia. Quando<br />
si mungeva tante pecore rimaneva<br />
tanto siero (usamniza) e grandiose<br />
ricotte (puine); venivano le donne<br />
del circondario a sbattere le ricotte<br />
(tappat) per poter prendere l’acqua<br />
del burro per alimentare i loro<br />
maiali. In tempo di guerra venivano<br />
per lavorare anche delle donne di<br />
Lussino perché erano bisognose.<br />
Quando c’era la zia Michelina, io<br />
e la Caturicheva, ognuna di noi faceva<br />
due formaggi, (due la zia e due a<br />
testa io e la Caturicheva) ed un settimo<br />
aspettava per essere spremuto,<br />
ci duolevano le mani ai polsi e alla<br />
sera cascavamo dal sonno, che vita!
14 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
Siamo stati tutti assieme fino<br />
alla morte del nonno, nell’agosto<br />
1918, poi zio Carlo è andato nell’altra<br />
casa, siamo rimaste sole,<br />
per fortuna che per un po’ di tempo<br />
è rimasta con noi la Caturicheva,<br />
ma poi la zia Michelina ce l’ha portata<br />
via, e noi tutti sotto i venti anni,<br />
era troppo duro; zia Michelina ci<br />
lasciava riposare mezz’ora dopo<br />
pranzo, nemmeno il tempo per<br />
svestirsi, altro che riposare!<br />
D’inverno si tagliava la legna<br />
anche se c’era quella piovisina<br />
fina, si castruzzava e segava alberi<br />
grossi e piano piano si bagnavano<br />
tutti i vestiti; quando ci alzavamo la<br />
mattina i vestiti erano tutti ghiacciati,<br />
mi vestivo pian piano perché mi<br />
si gelava la pelle, guarda che teste!<br />
Non so come siamo rimaste vive!<br />
La nonna Mica dell’Ernesto Bracco<br />
è stata con noi venti anni, lei era<br />
sempre la capa, ricordo quando da<br />
piccoli andavamo a Bora per brevi<br />
periodi, prima di andare a mungere<br />
le pecore, per jusina (merenda) ci<br />
faceva la frittata di uova, che bontà!<br />
Perché a casa noi non si mangiava<br />
le uova, qualche volta la nonna faceva<br />
la frittata con cipolle per cena, ce<br />
ne dava un pochino, per il resto mai<br />
un uovo! La zia Maria si faceva ogni<br />
giorno per merenda un uovo all’occhio<br />
di bue, il resto si doveva vendere;<br />
anche il formaggio si mangiava<br />
poco. Quando tornavamo da scuola,<br />
se in cucina grande non c’era nessuno,<br />
andavamo in vetrina a tagliare<br />
una fettina e la zia Maria, se ci trappava,<br />
chiamava la nonna, “Vite vite<br />
sir van landaiu (guardate guardate vi<br />
sperperano il formaggio)”. Tutto era<br />
ristretto per poter accumulare soldi<br />
per comperare nuove campagne.<br />
D’estate, quando era molto secco<br />
e non pioveva, i laghi rimanevano<br />
senza acqua, così si andava a pulire<br />
i laghi dai fanghi; ricordo che un<br />
anno si era portata l’acqua del<br />
pozzo in piazza di Neresine con la<br />
gaeta, fino al lago di Stuaristuan, si<br />
apriva il rastello (la lesa) di Struasa<br />
e Sredi in modo che tutte le pecore<br />
potessero bere; portavamo con i<br />
cavalli l’acqua fino a Visochi, Slatuia<br />
e Selo. Avevamo sempre acqua, da<br />
Slatuia si portava in Pregrai e Lose;<br />
si portava anche da Ossero, con il<br />
carro dei manzi. Non aveva piovuto<br />
per sette mesi, in quell’anno ci fu<br />
poco grano e la mamma era andata<br />
a Castelmuschio (Omisaj - Veglia) a<br />
comperare il grano; le donne lo portavano<br />
giù dalla montagna fino al<br />
mare, poi con barca privata si portava<br />
fino a Cherso; io e Giovanni, con<br />
noi c’era anche la Ima Cavedoni,<br />
siamo andati, col carro trascinato<br />
dai manzi, a prendere la merce a<br />
Cherso; mi ricordo che era tanto<br />
caldo che non si poteva quasi respirare<br />
in quella città così zeppa di<br />
case, ammucchiate l’una sull’altra, e<br />
con quelle calli strette.<br />
Dimenticavo di dire che il cane<br />
Tigher era alto, rosso, col pelo<br />
corto, il York era grigio con macchie<br />
marrone, più grosso, cane da<br />
ferma, e Fido era nero a macchie<br />
crema, basso e lungo.<br />
Avevamo anche tante olive, in<br />
Castello, Cluarich, Oresina, Peschine<br />
e altri luoghi più piccoli, si<br />
faceva tanto olio, sufficiente per<br />
tutti noi, casa e Bora, due pile piene<br />
e altri contenitori.<br />
Avevamo tanti colombi in soffitta<br />
della baracca, Giovanni da ragazzetto<br />
aveva sempre gabbie con<br />
uccelli, canarini, merlo, tortorelle e<br />
conigli in Ogradina.<br />
Poi avevamo vigna a Bora e a<br />
casa, facevamo vino sufficiente per<br />
il consumo di tutti noi; mi ricordo si<br />
portava a Bora una botticella (botusin)<br />
di cinque litri per il nonno, (al<br />
lunedì quando si andava a Bora, il<br />
pacco del nonno era una borsa di<br />
paglia con una struzza di pane<br />
bianco, che si comperava dai Menesini<br />
(Zorovich)), e così a cena il<br />
nonno consumava il suo quarto di<br />
litro di vino.<br />
Durante la guerra eravamo sole<br />
a Bora col nonno, quando andavamo<br />
a visitare le pecore in posti più<br />
lontani, il nonno camminava piano,<br />
e noi con lui ci stancavamo meno,<br />
poi andava a cavallo a passo d’uomo;<br />
invece con papà era più duro<br />
perché lui filava, e la Caturicheva<br />
diceva: “Ja ga ne moren tiendit,<br />
moran svako malo se satech (non<br />
riesco a starci dietro, devo ogni<br />
tanto fare una corsetta per rag-<br />
giungerlo)”. Avevamo tante mandorle<br />
a Bora e in Castello, si raccoglievano<br />
a sacchi; a Bora avevamo<br />
mele, noci e tanti fichi; avevamo un<br />
grande baraz a Bora e a casa, si<br />
vendeva fichi secchi a Lussino.<br />
Le pinze si mangiavano per<br />
Pasqua, per carnevale si mangiavano<br />
le calbassizze e a Natale le<br />
frittole, tutto molto buono, ben<br />
fatto; la nonna teneva una pinza<br />
sopra l’armadio, si seccava, ma<br />
fino all’altra Pasqua era lì. Per<br />
quanto riguarda le frittole, dopo averci<br />
dato ad ognuno la sua parte,<br />
il resto lo nascondeva sopra la<br />
vetrina in tinello; un giorno Giovanni<br />
dice: ti sa go arivà le frittole,<br />
son andà sulla finestra, e così andavamo<br />
ogni tanto a prenderne<br />
due. A Giovanni tutti volevano molto<br />
bene perché era il solo maschio,<br />
finché è venuto Roberto.<br />
Ci sarebbero tante altre cose da<br />
raccontare, ma ci vuole forza e<br />
tempo ed io così sola non posso<br />
ricordarmi tutto.<br />
Alla domenica per pranzo avevamo<br />
sempre brodo e lasagne<br />
bianche fine, io non potevo mangiarle<br />
perché non mi piacevano, mi<br />
veniva la nausea, allora quando<br />
finiva la S. Messa, aspettavo le zie<br />
Rocchi, mi attaccavo a loro per<br />
andar a mangiare lasagne grosse<br />
e nere di grano, con brodo di carne<br />
salata, che mi piaceva tanto; mi<br />
mettevano a mangiare seduta sulle<br />
scale, perché al tavolo non c’era<br />
posto, c’erano i bisnonni, poi i<br />
nonni, tre zii e tre zie; d’inverno al<br />
sabato sera, dopo cena, io e Giovanni<br />
andavamo a braccetto dai<br />
nonni e zii per ascoltare le storie in<br />
cucina, seduti sulle panche (buancich),<br />
attorno al focolare che era in<br />
mezzo; lungo la strada la bora<br />
fischiava e quando imboccavamo il<br />
bivio per Halmaz (vicino alla casa<br />
del Bortolo) io avevo un po’ di fifa,<br />
perché giù c’era il cimitero.<br />
Domenica pomeriggio andavo<br />
con la nonna a Rosario dai Frati,<br />
mi piaceva perché cantavo budi<br />
pohvajeno po sve vrieme Jsusa,<br />
Maria, Osipa slavno ime.”<br />
a cura di<br />
Nini Bracco
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
NOI E LE ALTRE COMUNITÀ<br />
Dall’Associazione delle <strong>Comunità</strong> Istriane<br />
Il benvenuto del Presidente Lorenzo Rovis<br />
E’ con vivo piacere che, a nome<br />
dell’Associazione delle <strong>Comunità</strong><br />
Istriane, do il benvenuto alla Società<br />
“Francesco Patrizio della <strong>Comunità</strong><br />
<strong>Chersina</strong>” che entra a far<br />
parte della nostra Associazione.<br />
Ritengo estremamente positivo<br />
che questa qualificata ed attiva<br />
<strong>Comunità</strong> abbia espresso il desiderio<br />
e formulato richiesta di affiliazione<br />
e di operare congiuntamente<br />
ad altre comunità di esuli per i<br />
comuni ideali che sono finalizzati a<br />
conservare, vivificare e difendere i<br />
valori della storia, della cultura e<br />
delle tradizioni della nostra gente.<br />
La <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> si congiunge<br />
così alle <strong>Comunità</strong> di Lussingrande<br />
e Lussinpiccolo che già<br />
Dalla <strong>Comunità</strong> di Lussinpiccolo<br />
Il Segretario responsabile, Giuseppe Favrini, ci scrive:<br />
I Rapporti con i Rimasti e con i Nuovi Venuti<br />
La targa apposta sulla chiesetta di S. Giuseppe dopo il restauro.<br />
Da parte dei Rimasti ho notato<br />
un certo rancore di fondo nei confronti<br />
di noi Esuli. Da un’analisi a<br />
freddo mi sembra che non potrebbe<br />
essere diversamente. Infatti se<br />
i Rimasti dessero all’Esodo l’importanza<br />
storica che effettivamente<br />
ha, se riconoscessero che si è<br />
trattato del fatto più importante di<br />
tutta la bimillenaria storia delle<br />
fanno parte dell’Associazione delle<br />
<strong>Comunità</strong> Istriane: ne deriva che<br />
tutte due le isole quarnerine si uniscono<br />
idealmente, nella nostra<br />
realtà associativa, all’Istria continentale.<br />
L’unità degli Esuli va ricercata<br />
sempre ed a ogni livello perché<br />
l’apporto di nuove forze, di idee e<br />
contributi non può che essere positivo<br />
per tutti coloro che sono animati<br />
da sinceri e positivi sentimenti<br />
di vero amore per la nostra terra.<br />
Purtroppo l’associazionismo<br />
degli Esuli è stato spesso caratterizzato<br />
da deleterie divisioni e contrapposizioni.<br />
Tali divisioni e contrapposizioni<br />
hanno generato una cronica debo-<br />
nostre terre e che per trovarne<br />
uno simile, nelle vicissitudini<br />
umane, è necessario risalire alle<br />
migrazioni bibliche, si dovrebbero,<br />
essi Rimasti, porre la domanda<br />
“ma noi perché siamo rimasti?”<br />
Non potrebbero rispondersi “Ci<br />
sentivamo slavi” perché oggi sono<br />
quasi tutti raccolti nelle <strong>Comunità</strong><br />
degli Italiani. Dovrebbero ricono-<br />
15<br />
lezza contrattuale e sono state il<br />
comodo alibi di molti governi e<br />
uomini politici che hanno ignorato<br />
o rimandato “sine die” la soluzione<br />
equa e definitiva di molte e giuste<br />
aspettative del popolo dell’Esodo.<br />
Animati dal convinto e forte desiderio<br />
di unità, abbiamo sostenuto<br />
con entusiasmo l’accoglimento<br />
della <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> nell’Associazione<br />
delle <strong>Comunità</strong> Istriane<br />
ed abbiamo ricercato con ferma<br />
convinzione il ritorno organico dell’Associazione<br />
medesima in seno<br />
alla Federazione delle Associazioni<br />
degli Esuli Istriani, Fiumani e<br />
Dalmati.<br />
Il Presidente<br />
Lorenzo Rovis<br />
scere che il Loro attaccamento<br />
alla scelta veneta e italiana dei<br />
Loro Avi era così flebile da non<br />
indurli ad affrontare i rischi di una<br />
fuga spericolata, per quelli che si<br />
sono visti rifiutare l’opzione, e i<br />
disagi, spesso inevitabili, del<br />
primo accoglimento in Italia.<br />
Anche “l’attaccamento alla terra<br />
natia” è stato spesso una “scusa”.<br />
Come si può identificare con la<br />
terra natia una terra lasciata da<br />
quasi tutti i suoi abitanti autoctoni<br />
e che, quindi, abbia perso la lingua<br />
e la cultura che la caratterizzavano,<br />
cioè la sua impronta originale?<br />
Sono più terre natie<br />
Trieste e, anche se ci hanno<br />
accolto male, le altre città e cittadine<br />
italiane che vivono tutte nella
16 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
La chiesetta di San Giuseppe, a Lussinpiccolo,<br />
in via di restauro.<br />
nostra cultura e parlano la nostra<br />
lingua. Non so fino a che punto<br />
sia accettabile che senza i<br />
Rimasti nelle nostre terre non ci<br />
sarebbero più lingua e cultura italiane.<br />
In effetti la loro conservazione<br />
ha potuto avere una certa efficacia<br />
solo dopo che sono giunti<br />
dall’Italia a questo scopo massicci<br />
finanziamenti. Efficacia però limitata<br />
dal timore di turbare gli “amichevoli”<br />
rapporti con le autorità<br />
slave; per questo timore la storia<br />
viene sottaciuta. Ma è una cultura<br />
monca quella che non può o non<br />
vuole estendersi alla storia che,<br />
sola, delinea l’identità di un popolo.<br />
Limitandosi alla lingua, alla letteratura<br />
e alle arti non si ha consapevolezza<br />
che si tratti della propria<br />
cultura. Nelle nostre terre,<br />
infatti, si studia l’italiano con la<br />
stessa o, meglio, con minor convinzione<br />
di quella posta per lo<br />
studio dell’inglese o del tedesco.<br />
Si dice poi che i giovani non<br />
possono subire le conseguenze<br />
derivanti dalle negligenze dei<br />
padri. Ma che cosa ci si può attendere<br />
da questi giovani che in<br />
Famiglia e a Scuola hanno appreso<br />
che le nostre terre istriane e<br />
dalmate erano sempre popolate<br />
da slavi, che romani, veneziani e<br />
italiani erano “dominatori che<br />
opprimevano gli autoctoni slavi”,<br />
che gli Esuli erano “fascisti delinquenti<br />
che sono fuggiti al giusto<br />
castigo che voleva infliggere loro<br />
la giustizia slava”. Alcuni di questi<br />
giovani, oggi adulti, sono a Trieste.<br />
A Loro sono state affidate anche<br />
posizioni delicate nei mass media<br />
e in associazioni culturali fondate<br />
dagli Esuli. Dal Loro modo di<br />
gestire queste posizioni risulta alla<br />
fine la matrice culturale da cui provengono.<br />
Essi dicono, ad esempio,<br />
che non è vero che gli Slavi<br />
hanno osteggiato l’uso della lingua<br />
italiana e che i Lussignani<br />
dopo essere stati romani, veneti,<br />
austriaci e italiani sono stati croati,<br />
come se l’Esodo non fosse esistito<br />
e i Lussignani, tutti italiani per<br />
origine o per scelta, fossero divenuti<br />
tranquillamente croati.<br />
Solo tenendo presente che<br />
oggi nelle nostre terre non si vuole<br />
ricordare la storia è comprensibile<br />
il livore con il quale è stata<br />
accolta la targa nella quale la<br />
<strong>Comunità</strong> di Lussinpiccolo desidera<br />
sia ricordato il suo contributo<br />
al restauro <strong>2003</strong> della Chiesetta<br />
di San Giuseppe a Lussinpiccolo.<br />
Nella targa infatti è scritto<br />
”L’Associazione Italiana dei Lussignani<br />
non più residenti a Lussino<br />
ha contribuito al restauro<br />
<strong>2003</strong> di questa Chiesetta di San<br />
Giuseppe, edificata alla metà del<br />
‘700, ultimo degli otto secoli nei<br />
quali Lussino appartenne alla<br />
Repubblica di Venezia”.<br />
Il nostro contributo ha coperto<br />
grosso modo metà della spesa<br />
(Euro 26.000), l’altra metà essendo<br />
stata sostenuta dal Comune di<br />
Lussinpiccolo. Il Comune però<br />
era tenuto a contribuire mentre<br />
noi Esuli potevamo facilmente<br />
dire: abbiamo lasciato tutto, comprese<br />
le nostre Chiese, per cui<br />
abbiamo già contribuito; anzi il<br />
nostro contributo è stato talmente<br />
grande da risultare incommensurabile<br />
con il restauro di tutti<br />
questi edifici di culto che i nostri<br />
Avi avevano costruito e ai quali<br />
erano attaccati forse più che alle<br />
Loro stesse case, Chiese che<br />
noi, con straziante dolore, abbiamo<br />
lasciato e che oggi sono fre-<br />
quentate soltanto dai Rimasti e<br />
dai Nuovi Venuti.<br />
Gli Esuli lussignani invece<br />
hanno voluto dimenticare tutto<br />
ciò e contribuire con denaro fresco<br />
anche per coprire il solco che<br />
li divideva dai Rimasti. Esattamente<br />
il contrario di quanto in<br />
proposito scriveva “La Voce del<br />
Popolo” di Fiume il 29 agosto<br />
<strong>2003</strong> “....Gli abitanti di Lussinpiccolo<br />
hanno espresso ancora<br />
una volta vivo rincrescimento per<br />
il fatto che si continua a voler<br />
scindere sempre, seminando<br />
astio, quelli che sono rimasti da<br />
quelli che se ne sono andati...”<br />
La posizione dei Rimasti tuttavia<br />
è forse comprensibile e in una<br />
certa misura giustificabile tenendo<br />
presente la posizione dei<br />
Nuovi Venuti, che sono in grande<br />
maggioranza e detengono il potere.<br />
Per i pochi Rimasti non sarebbe<br />
facile opporsi a Loro. Il sottacere<br />
la storia, il non considerare<br />
l’Esodo è ovviamente una prerogativa<br />
dei Nuovi Venuti. Altrimenti<br />
dovrebbero ammettere che Loro<br />
sono degli occupatori, che hanno<br />
talmente oppresso le identità e<br />
cultura degli autoctoni, hanno falsificato<br />
la Loro storia da costringerli<br />
all’Esodo. Non sarà facile<br />
che si ricredano, neanche con<br />
l’annessione all’Europa.<br />
Mi sembra ovvio però che per<br />
rispetto dei nostri Avi, delle Loro<br />
storia e cultura, dei nostri Caduti<br />
per la Patria Italiana, del nostro<br />
immane Sacrificio dell’Esodo, Noi<br />
non dobbiamo retrocedere di un<br />
passo dalle nostre posizioni.<br />
Sarebbe un tradimento. Ciò non<br />
vuol dire non insistere per buoni<br />
e amichevoli rapporti. Il rispetto<br />
delle Loro e Nostre identità, cultura<br />
e storia deve alla fine essere<br />
raggiunto per una proficua collaborazione<br />
se non proprio amicizia.<br />
Dobbiamo insistere con i più<br />
giovani di Noi perché perseguano<br />
questa meta quando Noi non lo<br />
potremo più fare.<br />
Giuseppe Favrini
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
NOTIZIE DAI CHERSINI NEL MONDO<br />
Dagli Stati Uniti<br />
Un orto chersino in Long Island (New York):<br />
si tratta della casa del nostro webmaster, cioè della persona che ha<br />
“messo su” e cura il nostro sito internet<br />
21 Agosto! Un giorno comune,<br />
un giorno come tanti altri per molta<br />
gente ma per John Bunicci era il<br />
giorno del suo compleanno, che<br />
ha desiderato festeggiare in com-<br />
pagnia di un gruppetto di amici<br />
nella sua casa di Long Island. Una<br />
casa come tante altre anche questa,<br />
ma diversa da tutte le altre<br />
perché nella sua villa sembra di<br />
Nelle due fotografie qui riprodotte il gruppo di amici radunati in casa Bunicci a Long Island.<br />
17<br />
respirare un’aria diversa, un’aria<br />
familiare a noi chersini perché<br />
Nino de Baldigara, così chiamato<br />
amichevolmente dai chersini e<br />
dagli amici, ha importato in essa<br />
tutto quanto ha potuto dalla sua<br />
lontana natia Cherso.<br />
Nel suo giardino crescono le<br />
ginestre, il magris, gli alberi da fico,<br />
il rosmarino, la salvia e tante altre<br />
piante originarie della nostra isola.<br />
Non manca neanche l’odore di salmastro,<br />
essendo la sua casa vicinissima<br />
al mare, che sparisce dallo<br />
sguardo solamente perché nascosto<br />
da arbusti, cespugli ed alti pini<br />
ed abeti.<br />
Lui dice: “Il mare c’è, sì, ma non<br />
è uguale a quello nostro”.<br />
Coltiva, con passione, un bel<br />
orto ricco di ogni ben di Dio, che<br />
non ha nulla da invidiare ai nostri<br />
orti chersini.<br />
Ho avuto il piacere di far parte<br />
anch’io del gruppetto invitato ed<br />
assieme a mio marito ho passato<br />
un pomeriggio molto piacevole, in<br />
compagnia della mia gente. La<br />
signora Bunicci, gentilissima, aiutata<br />
dalla cognata signora Mery, e<br />
naturalmente dal marito, ha preparato<br />
un pic-nic delizioso a base dei<br />
prodotti del loro orto e di tante<br />
altre golosità sia americane che<br />
nostrane. Ci accompagnava in sordina<br />
una musichetta appropriata e,<br />
tra ciacole, commenti, informazioni<br />
che riguadavano la nostra gente,<br />
abbiamo passato parte del pomeriggio.<br />
Per gli uomini non è mancata<br />
una partita a bocce, nel campo<br />
preparato con gran cura dal padrone<br />
di casa, mentre noi donnette,
18 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
da brave chersine, chiacchieravamo<br />
di gran lena. L’imbrunire è arrivato<br />
molto rapidamente e, sia pure<br />
con un leggero rimpianto, è arrivato<br />
il tempo dei saluti.<br />
Un grazie sentito ai Sigg. Bunicci<br />
per l’invito ed un saluto cordiale<br />
alla loro cognata sig.ra Mery<br />
ed agli amici Matteo e Vittoria<br />
Una chersina centenaria<br />
La signora Giovanna (Nina)<br />
Fornarich è nata a Cherso, provincia<br />
di Pola, il 18 Settembre 1903,<br />
da Nicolò e Antonia Fornarich,<br />
quinta di sei figli.<br />
Nel 1934 da Genova partiva per<br />
l’America per unirsi in matrimonio<br />
Giovanni Ceglian, conosciuto a Cherso come Suva<br />
Ceglian, che il 29 agosto <strong>2003</strong> ha compiuto 95 anni.<br />
Questa fotografia lo ritrae con i figli Concetta, Rita e<br />
Nicolò e con la pronipote Janet. Da notare che Rita,<br />
con la maglietta bianca, è la segretaria della<br />
Society <strong>Chersina</strong>. Il sig. Suva è stato appena operato<br />
di cateratta ad un occhio; speriamo che all’arrivo<br />
del giornale abbia recurato la vista per ammirare<br />
questa fotografia che lo ritrae con la famiglia.<br />
Sabini, Nicolò Chersi e la moglie<br />
Rina Duda, Francesco Sablich e la<br />
moglie Marina Bunicci col nipotino,<br />
Nicolo Sussich col figlio Michael,<br />
Giusto e Maria Miss, Mery Sablich<br />
ved. Rigovich ed Elvina Fatutta<br />
(moglie di Nino).<br />
Laura Cellani<br />
con il marittimo americano<br />
Giovanni Fatutta.<br />
Esattamente nel 1935<br />
raggiungeva il marito in<br />
America. L’anno seguente<br />
nasceva il figlio<br />
Rudy Fatutta.<br />
Nel 1939 rimase vedova.<br />
Nel 1945 si risposò<br />
con Giuseppe Negovettich<br />
per rimanere<br />
nuovamente vedova.<br />
Sostenuta dalla fede, continuava<br />
la sua vita di lavoro e sacrificio<br />
per allevare il figlio Rudy.<br />
Nel 1956 Rudy si sposò con Edith<br />
regalandole quattro nipotini.<br />
Negli ultimi anni risiedeva in casa<br />
del figlio.<br />
A Cherso<br />
O bel paese dove sono nato!<br />
Ovunque sono andato,<br />
mai ti ho dimenticato.<br />
Fra tutte le cose che ho visitato,<br />
le tue caniselie e i tuoi clanzici<br />
non ho mai dimenticato.<br />
Antonio Coglievina<br />
Nel 2002 fu ammessa nella<br />
casa di riposo cattolica OZANAM<br />
HALL, ove trovasi tuttora.<br />
Oggi, giovedì 18 Settembre<br />
<strong>2003</strong>, ricorre il suo centesimo<br />
compleanno.<br />
Nella cappella dell’Istituzione è<br />
stata celebrate una S.Messa in<br />
suo onore poi, attorniata dal figlio,<br />
dalla nuora, dai nipoti e da altri<br />
familiari (vedi fotografia a sinistra),<br />
Nina si è ritrovata in una sala della<br />
casa di riposo che la ospita per<br />
celebrare il lieto evento.<br />
Dopo aver letto il messaggio di<br />
auguri inviatile dal Presidente degli<br />
Stati Uniti e da sua moglie, abbiamo<br />
brindato assieme augurando<br />
alla novella centenaria, Giovanna<br />
(Nina) Fornarich Fatutta Negovettich,<br />
ancora molti anni in letizia.<br />
VITA DELLA SOCIETY<br />
Domenica, 19 ottobre <strong>2003</strong>, la Society <strong>Chersina</strong> di<br />
Astoria ha organizzato una gita al “The Mohegan Sun<br />
Casino” nel Connecticut. La giornata è trascorsa piacevolmente<br />
visitando il grandioso complesso e, naturalmente,<br />
con qualche sosta alle macchine da gioco<br />
(magna palanche) per fare qualche puntatina sperando<br />
di vincere qualcosa. Purtroppo, non tutti hanno<br />
avuto la fortuna dalla loro parte ma, in compenso, se<br />
non ci sono state grosse vincite non ci sono state neppure<br />
grosse perdite.<br />
Grande è stata invece l’allegria sia durante il viaggio<br />
di andata che durante quello di ritorno, anche per<br />
le storielle raccontate dalle due brave ed instancabili<br />
organizzatrici: Gianna Negovetti e Rita Sopar.<br />
E poi sono stati festeggiati i compleanni di due<br />
chersini anziani e quello di uno meno anziano, come<br />
risulta dalle fotografie e dagli scritti di questa rubrica.
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
Dall’Australia<br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
Mamma Lena se n’è andata<br />
La sua testimonianza ha arricchito il mondo e reso onore all’Italia<br />
Associazione S. Maria di Cherso - Sydney (Australia). Mamma Lena dona la medaglia “Il cuore di<br />
Mamma Lena” alle signore Anna Perovich e Vittoria Velcich in riconoscimento del loro servizio<br />
alla comunità giuliano-dalmata.<br />
Mamma Lena era un importante<br />
punto di riferimento per gli italiani residenti<br />
in Australia.<br />
Lena Morelli era nata ad Azzone,<br />
in provincia di Bergamo, nel 1914. Nel<br />
1956 era emigrata in Australia col<br />
marito Dino Gustin e i figli Rosalba e<br />
Roberto.<br />
“E’ stata la situazione in cui molti<br />
connazionali vivevano in questo paese<br />
– si legge nella cronaca di Sidney del<br />
quotidiano italiano “La Fiamma” – a far<br />
spalancare le porte del suo gran<br />
cuore, che ha iniziato a farsi carico<br />
delle difficoltà e delle sofferenze<br />
altrui”. Lena ha così iniziato un’attività<br />
sociale che l’ha portata a tendere la<br />
mano con semplicità e determinazione<br />
a tutti i bisognosi: connazionali soli<br />
che soffrivano per la lontananza dai<br />
loro cari rimasti in Italia, genitori in<br />
Italia che non avevano da tempo notizie<br />
dei loro figli, familiari incompresi,<br />
sposi in cerca di libertà, figli che fuggivano<br />
da casa, famiglie ingannate da<br />
agenti immobiliari disonesti, disoccupati<br />
in cerca di un posto di lavoro,<br />
degenti in ospedale in cerca di un<br />
interprete, persone bisognose di aiuto<br />
economico, ma soprattutto connazionali<br />
a cui serviva un cuore che sapesse<br />
comprendere e consigliare ed una<br />
mano amica che scrivesse le loro lettere<br />
per i parenti rimasti in Italia o li<br />
aiutasse a compilare i molti documenti<br />
richiesti nei vari settori della vita.<br />
Le maggiori attenzioni Lena le ha<br />
però sempre riservate agli ammalati,<br />
che visitava regolarmente, intervenendo<br />
se necessario presso i medici, procurando<br />
loro quello di cui avevano bisogno,<br />
organizzando raccolte per l’acquisto<br />
di apparecchi costosi, spedendo<br />
medicinali a coloro che risiedevano<br />
nei paesi dell’interno ed anche organizzando<br />
festicciole di compleanno<br />
per i più soli.<br />
A poco a poco le persone accontentate<br />
e i casi felicemente risolti aumentarono<br />
ma la fila di quanti continuavano<br />
a rivolgersi a lei rimase e, di fronte<br />
alla sua bontà e disponibilità, tutti<br />
cominciarono a rivolgersi a lei con l’affettuoso<br />
appellativo di “Mamma Lena”.<br />
Mamma Lena cominciò a far sentire<br />
la sua voce nel 1956 dalle colonne<br />
del quotidiano in lingua italiana di<br />
Sydney “La Fiamma”, in cui tenne fino<br />
VITA DELLA SOCIETY<br />
19<br />
al 1964 tre rubriche settimanali:<br />
“Salotto di Lena”, “Lena risponde” e<br />
“Di tutto un po’ ” Ma sono stati soprattutto<br />
i programmi radiofonici a permettere<br />
a Mamma Lena di raggiungere gli<br />
italiani nelle loro case per offrire, la<br />
sera, al loro ritorno dal lavoro, le notizie<br />
e le canzoni dall’Italia, fare compagnia<br />
agli anziani e alle persone sole e<br />
mettere a loro disposizione tante informazioni<br />
utili. Dal 1957 al 1959 c’è<br />
stata infatti l’«Ora Italiana» sulla 2SM<br />
e poi, per 13 anni, sulla 2CH si sono<br />
avvicendati “Il Notiziario Italiano”, “Arrivederci<br />
Roma”, “Festival in Casa”,<br />
“Musichiere” e “Sorella Radio”. Ci sono<br />
poi state, per 9 anni, le trasmissioni di<br />
Mamma Lena dalla 2KY e, per 4 anni,<br />
dalla 2SER-FM dell’University of<br />
Tecnology di Sydney, attraverso le<br />
quali sono stati lanciati parecchi cantanti<br />
e cantautori italiani e sono state<br />
realizzate diverse iniziative benefiche<br />
come l’asilo-nido “Mamma Lena Child<br />
Care Center” di Fairfield.<br />
L’attività che ha generosamente<br />
profuso a favore degli altri è stata premiata<br />
con diverse, ben meritate onorificenze<br />
come quella di cavaliere e<br />
commendatore della Repubblica<br />
Italiana. Ella è stata poi chiamata a far<br />
parte del “National Women’s Advisory<br />
Council” e del “World Who’s Who of<br />
Women; le è stato concesso il titolo di<br />
Member of British Empire e la<br />
Medaglia del centenario del governo<br />
australiano. Da parte sua Mamma<br />
Lena istituì la medaglia “Cuore di<br />
Mamma Lena”, che assegnò ai suoi<br />
collaboratori più meritevoli e che porta<br />
la scritta: “La vita passa, ma il bene<br />
fatto rimane”.<br />
Uno degli avvenimenti più importanti di quest’ ultimo periodo per i chersini australiani è<br />
stata la Festa del papà, celebrata domenica 14 settembre. Gli ospiti sono stati accolti<br />
nell’area di Marsden Park dell’Associazione Santa Maria di Cherso dal suo Presidente,<br />
Daniele Velcich. Assieme ai chersini erano presenti, come di consueto, i membri delle<br />
Associazioni dei Giuliani di Sydney e di Wollongong, dei Fiumani, dei Dalmati e dei<br />
Bellunesi. In tutto 300 persone. Nel corso dell’incontro sono stati premiati: il papà più<br />
anziano, Efrem Bonacina; il papà più giovane, Shaun Clayton; il nonno più giovane,<br />
Eddy Kalbavac. Sono stati inoltre festeggiati i compleanni di Elide Villartora, Mladen<br />
Federo e della signora Tina. L’incontro è stato coronato dalla consumazione di un ottimo<br />
pranzo e rallegrato da Albino e dalla sua orchestra col suono di canzoni vecchie e<br />
nuove, che hanno indotto parecchi partecipanti alle danze.
20 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
CRONACHE DI IERI E DI OGGI<br />
Gita di settembre a Cherso<br />
Nella fotografia di Corrado Ballarin, una parte dei gitanti sui gradini dell’altare maggiore del Duomo di Cherso dopo la Santa Messa.<br />
Anche quest’anno i chersini e i<br />
loro amici sono andati a Cherso per<br />
rivedere luoghi e persone per la gita<br />
di settembre che sta ormai diventando<br />
una consuetudine gradita ed<br />
attesa, in particolare da chi non può<br />
recarvisi autonomamente ed in altri<br />
momenti dell’anno. Si tratta in alcuni<br />
casi di signore sole o che abitano<br />
lontano.<br />
L’ottantesimo compleanno dell’arcivescovo<br />
Bommarco, nato a Cherso<br />
il 21 settembre 1923, ha fornito quest’anno<br />
ai chersini un motivo in più<br />
per ritonare “a casa”. L‘idea di festeggiare<br />
l’ottantesimo genetliaco di<br />
Padre Bommarco assieme a lui proprio<br />
a Cherso è stata dei suoi giovani<br />
e vecchi collaboratori, alcuni dei<br />
quali non erano mai stati sul posto<br />
ma desideravano tanto andarci perché<br />
ne avevano sempre e tanto sentito<br />
parlare dal loro superiore ed<br />
amico. E, in un baleno, si sono riunite<br />
cinquanta persone!<br />
Così, i gruppi in partenza per<br />
Cherso sono stati due: uno di trenta<br />
persone, guidato dal chersino Francesco<br />
Moise e dal nostro beneamato<br />
fotografo di Lussingrande,<br />
Corrado Ballarin, che ha effettuato<br />
un soggiorno di cinque giorni con la<br />
visita, oltre che di Cherso, di Vallon<br />
e Caisole. Qui sono stati accolti da<br />
un emozionato e festoso Mons.<br />
Giuseppe Bandera.<br />
L’altro gruppo ha visitato in due<br />
giorni Cherso e si è affacciato su<br />
Ossero. Sua guida d’eccezione, in<br />
autocorriera e per le strade di Ossero<br />
e di Cherso, è stato l’arcivescovo<br />
Bommarco che, senza dimostrare<br />
alcuna stanchezza, con entusiasmo<br />
e competenza, ha presentato ai suoi<br />
amici le bellezze naturali e storiche<br />
dei luoghi attraversati inframmezzandole<br />
coi suoi ricordi personali e il racconto<br />
degli antichi usi locali. A Cherso,<br />
una visita insolita è stata quella al<br />
convento delle Suore Benedettine di<br />
clausura, che hanno accolto i visitatori<br />
col suono dell’organo. Poi, in presenza<br />
degli ospiti esse hanno recitato<br />
l’Ora Terza e, dopo alcune brevi<br />
parole di saluto dell’arcivescovo<br />
Bommarco, hanno salutato gli intervenuti<br />
ancora col suono dell’organo.<br />
Momento culminante e unificante<br />
per i due gruppi dei gitanti, per i paesani<br />
e i loro ospiti è stata la S. Messa<br />
di domenica, 21 settembre, concelebrata<br />
in lingua italiana e croata nel<br />
duomo di Cherso da sacerdoti locali<br />
e ospiti e presieduta dal presule festeggiato.<br />
Alla Messa sono seguiti,<br />
nel ristorante Al Fontego, i festeggiamenti<br />
per gli ottantenni, che hanno<br />
visto l’arcivescovo riunito ad alcune<br />
sue vecchie compagne di scuola<br />
delle elementari. Fra i regali ricevuti<br />
dal presule il più significativo, e certamente<br />
fra i più graditi, è stato quello<br />
di un amico goriziano, che gli ha<br />
donato un bassorilievo in pietra,<br />
veneziano, autentico, raffigurante un<br />
leone. Gli amici avrebbero voluto<br />
offrire a Padre Bommarco la visione<br />
della torre civica col suo leone, che è<br />
finalmente a Cherso ma, benché non<br />
gli manchino le ali, non è riuscito<br />
ancora a volare fino alla sua sede.
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
Il 5 agosto <strong>2003</strong>, alle ore 21:00, nella sede della <strong>Comunità</strong> degli Italiani di Cherso si è svolta la premiazione del<br />
concorso fotografico “La più bella fotografia dell’isola di Cherso”, indetto dalla società Francesco Patrizio della<br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> con sede a Trieste insieme alla <strong>Comunità</strong> degli Italiani di Cherso. Ma, prima di trattare il tema del<br />
concorso, parliamo un po’ della “bellezza”, cercando di scoprire il suo linguaggio.<br />
Preghiera<br />
Sotto il segno della “bellezza”<br />
un concorso fotografico<br />
di † P. Antonio Vitale Bommarco<br />
Il linguaggio della bellezza<br />
O Signore,<br />
vado a scoprire le meraviglie<br />
della natura, dell’arte, dell’uomo.<br />
Nella vastità degli orizzonti<br />
nella varietà delle creature<br />
nella grandezza delle opere dell’uomo<br />
io possa trovare il segno della tua presenza.<br />
Fa’ che io ritorni<br />
alle piccole e grandi cose di ogni giorno<br />
con lo sguardo pulito e la volontà decisa<br />
a far la mia parte perché il mondo<br />
sia sempre più abitabile nella fraternità,<br />
nella giustizia e nella pace. Fra’ Marco Tasca<br />
Delle creature visibili serviti in<br />
modo conveniente, come ti servi<br />
della terra, del mare, del cielo, dell’aria,<br />
delle sorgenti, dei fiumi.<br />
Quanto di bello e di meraviglioso<br />
trovi in essi, indirizzalo a lode e gloria<br />
del Creatore. Con il senso corporeo<br />
della vista accogli pure la<br />
luce materiale, ma insieme abbraccia,<br />
con tutto l’ardore del tuo cuore,<br />
quella vera luce che illumina ogni<br />
uomo che viene in questo mondo<br />
(cfr.Gv.1,9). Vogliamo esortarvi perché<br />
sappiate servirvi di ogni creatura<br />
e di tutte le bellezze di questo<br />
mondo in modo saggio ed equilibrato”.<br />
La bella citazione di San Leone<br />
Magno introduce all’augurio, a chi si<br />
trova nei luoghi di villeggiatura, di un<br />
sereno e proficuo ristoro per il fisico<br />
e per lo spirito.<br />
Bellezza creata da Dio<br />
Le meraviglie della natura<br />
“Ecco l’isole di sasso<br />
che l’ulivo fa d’argento.<br />
Ecco l’irte groppe, gli ossi<br />
delle schiere, sottovento!<br />
Dolce è ogni albero stento,<br />
ogni sasso arido è caro<br />
(da “La Canzone del Quarnaro” di Gabriele d’Annunzio)<br />
La bellezza<br />
Dopo un richiamo spirituale, andiamo<br />
a scoprire la bellezza in questa<br />
nostra isola.<br />
Bellezza creata dagli uomini, e<br />
tanti sono gli uomini, le stirpi, i popoli<br />
che nell’arco della storia sono passati,<br />
rimasti o cacciati, da questo suolo<br />
che, per la sua ubicazione geografica,<br />
è posto come confine o meglio come<br />
fronte tra il mondo latino e slavo: Istri -<br />
Greci - Romani - Illirici - Ungheresi -<br />
Veneziani - Francesi - Italiani - Iugoslavi<br />
- Croati. Tutti hanno lasciato<br />
qualche segno, ma ciò che oggi resta<br />
del cammino dei secoli, dopo i dolorosi<br />
contrasti delle nazionalità, e che<br />
crea quello che possiamo chiamare la<br />
“Chersinità”, è quanto è stato costruito<br />
nella nostra città durante i cinque<br />
secoli della presenza di Venezia.<br />
Ammiriamo il meraviglioso Portale<br />
del Duomo, il Campanile, la Torre<br />
dell’Orologio con il Leone, il Tor-<br />
Quando contemplo i tuoi cieli,<br />
opera delle tue mani, il sole,<br />
la luna, le stelle che tu fissasti:<br />
che è l’uomo perché te ne ricordi,<br />
perché ne abbia cura?<br />
Sal. 8,4 – 5<br />
21<br />
rione, le Porte Bragadina e Marcella<br />
con i loro Leoni, i resti delle Mura, il<br />
Palazzo Petris e tante, tante Chiese<br />
grandi e piccole.<br />
Di tutte queste bellezze della natura<br />
e degli uomini, permettete, cari<br />
turisti, che siamo orgogliosi prima di<br />
tutto noi, nati in quest’isola e tutti<br />
quelli che sono vissuti o oggi vivono<br />
qui, siano essi croati o italiani. A tutti<br />
questi vorrei suggerire di sentirsi<br />
prima di tutto “Chersini”; poi chersini<br />
croati o chersini italiani.<br />
Forse, innamorandoci sempre<br />
più delle nostre comuni radici, difendendo<br />
le nostre bellezze naturali e<br />
umane e, aggiungerei, non lasciando<br />
morire il nostro caro dialetto<br />
chersino, che è un miscuglio di parole<br />
veneziane e slave, forse, camminando<br />
insieme su questa strada,<br />
potremo superare il ristretto e nocivo<br />
nazionalismo italiano e croato.
22 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
Cronaca della premiazione del concorso fotografico<br />
Il vincitore del concorso fotografico, dott. Carlo Rovida - con la camicia bianca - che stringe la<br />
mano del Sindaco di Cherso; alla sua sinistra l’Arcivescovo Bommarco mentre alla sua destra si<br />
intravede il Presidente della <strong>Comunità</strong> degli Italiani.<br />
Dopo questo veloce sguardo<br />
d’insieme sulle nostre bellezze, veniamo<br />
al concorso fotografico ringraziando<br />
prima di tutto i concorrenti, il<br />
Sindaco, il Presidente del Consiglio<br />
Comunale, il Presidente della Co-<br />
munità degli Italiani e il numeroso<br />
pubblico presente.<br />
18 sono stati i concorrenti, 13 dei<br />
quali hanno spedito le fotografie nella<br />
sede della Società Francesco Patrizio<br />
della <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> di Trieste e 5<br />
nella sede della <strong>Comunità</strong> degli<br />
Italiani, a Cherso. La più bella di tutte<br />
le fotografie è risultata, a giudizio unanime<br />
della commissione, la fotografia<br />
della Porta Romana Settentrionale di<br />
Lubenizze, scattata e spedita dal<br />
signor Carlo Rovida di Ilci, in provincia<br />
di Perugia. Tutte le 50 fotografie<br />
pervenute possono essere ammirate,<br />
in un ottimo allestimento, in questa<br />
sede e ognuno può valutare l’entità<br />
del risultato. A me sembra buono,<br />
anche se non superlativo, e lo giudico<br />
un buon inizio per continuare a scavare,<br />
con l’obiettivo, tante nascoste bellezze<br />
dell’isola e della città di Cherso.<br />
Siamo lieti che il primo premio sia<br />
andato ad un turista, che da quanto<br />
so non era solo di passaggio, ma è<br />
un fedele e costante ammiratore delle<br />
nostre bellezze. A lui ora consegniamo<br />
il premio di 250,00 euro.<br />
Termino recitando la più bella<br />
poesia su Cherso che io conosca,<br />
composta dal mio amico e compagno<br />
di banco alle elementari e che<br />
quest’anno celebrerebbe con me gli<br />
80 anni, se il Signore non l’avesse<br />
chiamato al premio, 5 anni fa.<br />
Isola mia di Aldo Policek<br />
Isola mia de sol incoronada Dolze tera de miel<br />
e de silenzi che la balnestra<br />
che la bora ronpe spande par aria<br />
bianchisando de spiuma co se sgrava el majo<br />
la marina, e del più garbo asedo<br />
svola i grifoni che fa santa<br />
sovra la rovina dei castelieri del zapador la sede e la fadiga.<br />
messi far la guardia Isola mia<br />
de Ustrina latina ti sta come una diga<br />
e de Hibernicia par fermar le ventere del levante<br />
fin Caisole fiera, in tramuntana. e dele sgrinfie barbare le ofese,<br />
povara tera mia, senza pretese,<br />
Isola un fia salvadiga e un fia strana siben che le stajoni passi<br />
Fra ’l cuntrastar de onbre e de ciarori e tante<br />
grote a strapionbo senpre de più de ti mi se inamoro<br />
e umide calanche carne de Absirto<br />
indove i mus’ci tera de San Marco<br />
come i primi amori e de sto amor proibito<br />
vargognosi i se sconde soto i gus’ci a pian mi moro.<br />
In finale il Presidente Toich manda un saluto in lingua croata. Segue l’offerta di bibite e biscotti per tutti.
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
S. Martino, patrono di Lussinpiccolo<br />
I lussignani residenti a Trieste<br />
ed i loro amici hanno festeggiato la<br />
ricorrenza del loro Santo Patrono,<br />
che cade l’11 novembre, il venerdì<br />
precedente per consentire, come<br />
al solito, la partecipazione del suo<br />
Presidente don Martinoli e del<br />
maggior numero possibile di fedeli.<br />
Erano presenti, come è ormai<br />
diventata una consuetudine, anche<br />
alcuni chersini e la Presidente dell’associazione.<br />
La S. Messa è stata<br />
concelebrata dai sacerdoti lussignani<br />
nella chiesa di S. Andrea e<br />
S. Rita di via Locchi.<br />
Dopo la Messa i partecipanti si<br />
sono recati nella sede dell’Associazione<br />
delle <strong>Comunità</strong> Istriane di<br />
via Belpoggio dove il Presidente<br />
dell’Associazione, Lorenzo Rovis,<br />
ha rivolto ai presenti alcune parole<br />
di saluto. Interessante è stato l’in-<br />
Sabato 15 novembre <strong>2003</strong>,<br />
presso l’ex Risiera di S. Sabba di<br />
Trieste, che fu impiegata dai nazisti<br />
come forno crematorio ed ora è<br />
monumento nazionale, si è conclusa<br />
la causa diocesana per la<br />
canonizzazione del chersino<br />
Padre Placido Cortese sacerdote<br />
dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali,<br />
vittima del nazismo e<br />
tervento di Pietro Parentin che ha<br />
visto per la prima volta le isole di<br />
Cherso, Lussino e Veglia durante il<br />
viaggio organizzato dall’Associazione,<br />
ritrovando e riconoscendo<br />
nella realtà i luoghi ripetutamente<br />
“visitati” attraverso le immagini di<br />
Corrado Ballarin. Parte centrale<br />
dei “discorsi” è stata la relazione<br />
del Segretario Responsabile della<br />
<strong>Comunità</strong>, Giuseppe Favrini, che<br />
ha fatto un resoconto sulle attività<br />
2002 soffermandosi in particolare<br />
sul restauro della chiesa di S. Nicolò<br />
di Lussinpiccolo, al quale la<br />
<strong>Comunità</strong> ha dato un contributo<br />
del 50%, pari a quello del Comune,<br />
come lo stesso dott. Favrini ha<br />
esposto dettagliatamente nell’articolo<br />
pubblicato nella rubrica “Noi e<br />
le altre <strong>Comunità</strong>” di questo numero<br />
di “<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong>”.<br />
martire di carità. Il luogo è stato<br />
prescelto perché si suppone che il<br />
corpo di P. Placido vi sia stato cremato<br />
dopo aver subito la tortura<br />
nel bunker del Palazzo delle S. S.<br />
di piazza Oberdan senza rivelare il<br />
nome di quanti l’aiutarono nella<br />
sua azione di aiuto a tutti i perseguitati.<br />
L’ex Risiera è stata scelta<br />
anche, come ha detto nel suo<br />
intervento l’Arcivescovo Emerito di<br />
Gorizia P. Bommarco, “per rendere<br />
omaggio non solo al P. Cortese<br />
ma a tutti gli uomini e donne<br />
immolati in olocausto in questo<br />
forno crematorio… P. Placido –<br />
dice ancora l’Arcivescovo Bommarco<br />
– entra nel meraviglioso<br />
martirologio del ventesimo secolo<br />
che il Papa Giovanni Paolo II ha<br />
ripresentato recentemente al<br />
mondo; questi martiri costituiscono<br />
un legame fra la testimonianza<br />
evangelica offerta nei primi secoli<br />
dell’era cristiana e quella che tantissimi<br />
uomini e donne continuano<br />
ad offrire al mondo anche ai nostri<br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
23<br />
Un’altra importante attività di<br />
quest’ultimo anno è stata la pubblicazione<br />
del volume “La beffa di<br />
Lussino”, che è stata illustrata dalla<br />
dott.ssa Licia Giadrossi Gloria.<br />
Sono seguite le diapositive di<br />
Corrado Ballarin, che quest’anno ci<br />
ha fatto “visitare” Zara, a partire<br />
dalla Piazza delle Erbe, dove fervono<br />
gli scavi archeologici i cui reperti<br />
sono poi conservati nell’antica<br />
chiesa di S. Donato, ora museo. Il<br />
giro è proseguito con la chiesa di<br />
S. Grisogono e quella della Madonna<br />
della Salute, ricostruita dopo<br />
i bombardamenti del ’44 che avevano<br />
lasciato intatta solamente<br />
l’abside. Abbiamo poi visto il Seminario,<br />
i cinque pozzi che fornivano<br />
l’acqua a tutta la città e la Porta<br />
di Terraferma col leone marciano,<br />
opera del Sanmicheli.<br />
L’incontro si è concluso con un<br />
ottimo buffet condito da tante amichevoli<br />
chiacchiere<br />
Conclusione della causa diocesana per la canonizzazione di<br />
Padre Placido Cortese<br />
giorni per riaffermare il primato del<br />
Vangelo di Cristo e della Carità…”<br />
La causa era stata avviata il 29<br />
gennaio 2002 nella Curia vescovile<br />
di Trieste con una cerimonia già<br />
da noi descritta. Il rito odierno è<br />
stato presieduto dal Vescovo di<br />
Trieste Mons Eugenio Ravegnani<br />
alla presenza dell’Arcivescovo<br />
Emerito di Gorizia P. Antonio Vitale<br />
Bommarco, del Vescovo di Veglia<br />
Mons. Walter Zupan, del Padre<br />
Provinciale dell’Ordine dei Frati<br />
Minori Conventuali Padre Luciano<br />
Fanin, una rappresentanza dell’Associazione<br />
Nazionale ex Deportati<br />
Politici, di altre Autorità civili<br />
e religiose e di numeroso pubblico.<br />
La cerimonia - splendidamente<br />
organizzata - ha compreso alcuni<br />
momenti in lingua slovena e croata<br />
ed ha visto la partecipazione del<br />
coro ecumenico sloveno di Trieste<br />
diretto dal prof. Bogdan Kralj. La<br />
figura del martire è stata rievocata,<br />
oltre che dal P. Bommarco, dai lettori<br />
Elsa Fonda e Livio Valenµiµ.
24 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
Sintesi del Verbale del 7° Consiglio Direttivo<br />
tenuto a Mestre, in via delle Messi n. 31, sabato 25 ottobre <strong>2003</strong><br />
Il Consiglio Direttivo della Società Francesco Patrizio della <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> si è riunito sabato 25.10.<strong>2003</strong> a<br />
Mestre, in via delle Messi n. 31, nell’abitazione del consigliere Marino Bellemo, gentilmente messa a disposizione<br />
dei convenuti, per trattare i punti all’ordine del giorno sottoelencati:<br />
1. Lettura ed approvazione del verbale della seduta precedente<br />
2. Messa a punto definitiva dello Statuto della Società<br />
3. Esame della bozza di regolamento proposta dalla commissione nominata allo scopo<br />
4. Adesioni alla “Società Francesco Patrizio della <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong>”<br />
5. Nomina di un Segretario della Società<br />
6. Individuazione dei rappresentanti della Società in seno all’Associazione delle <strong>Comunità</strong> Istriane (massimo 7, non<br />
necessariamente membri del C. D.)<br />
7. Sito INTERNET della Società<br />
8. Programma attività <strong>2003</strong>/2004: festa del Patrono, Raduno annuale, pubblicazioni, eventuali concorsi,…)<br />
9. Varie ed eventuali<br />
Erano presenti 8 su 15 consiglieri: Bellemo Marino, Bon Domenico, Moise Francesco, Moise Lucchi Meyra,<br />
Palazzolo Debianchi Carmen, Sussich Bonavita Paola, Tomaz Anna Maria, Tomaz Luigi.<br />
La seduta ha inizio intorno alle ore 10:00. Presiede la presidente Carmen Palazzolo Debianchi che, in assenza di un<br />
segretario, verbalizza anche la seduta.<br />
Approvato il verbale della riunione precedente, si passa alla trattazione del 2° punto all’o.d.g.. Sono pervenute soltanto<br />
2 proposte di modifica, quella di Marino Bellemo e quella del sig. Arrigo Bonato, marito della chersina Giannina<br />
Orlini, entrambe più formali che sostanziali. Esse vengono lette, discusse ed accolte. Il Consiglio, nel rivedere ancora<br />
una volta il documento, tenuto anche conto dell’andamento delle presenze, decide di ridurre il numero dei Consiglieri<br />
da 15 a 9; perché una seduta sia valida basterà quindi la presenza di 5 membri. La maggioranza dei Consiglieri ritiene<br />
che con un numero così ridotto di persone sarà più facile incontrarsi. Non è d’accordo la Presidente che ritiene<br />
che un numero così esiguo di individui non sia sufficientemente rappresentativo e manchi la possibilità di un confronto<br />
di idee pluralista.<br />
La discussione del 3° punto all’o. d. g. viene rinviata a tempo indeterminato.<br />
Per quanto riguarda il punto 4, la Presidente comunica che le adesioni alla Società sono state finora 78, (75 consegnate<br />
il giorno del raduno annuale e 3 giunte per posta); informa di aver sollecitato le adesioni dei chersini americani<br />
ed australiani tramite i referenti della <strong>Comunità</strong> negli U.S.A. ed in Australia; chiede pareri e proposte per l’eventuale<br />
sollecito di ulteriori consensi. Si conviene di cercare di raccogliere altre adesioni rispedendo tramite il giornale la<br />
scheda di adesione.<br />
In merito al punto 5, si rimane nella situazione attuale perché nessuno accetta l’incarico di Segretario, nemmeno<br />
quello della verbalizzazione, a turno, delle sedute di Consiglio.<br />
Per quanto riguarda il punto 8, la Presidente comunica che la S. Messa per la festa del Patrono sarà celebrata, come<br />
di consueto, dall’arcivesco Bommarco a Trieste, il 3 gennaio 2004, alle ore 16:00, nella chiesa di Santa Rita e<br />
Sant’Andrea di via Locchi. Dopo la cerimonia, su proposta di Gigi Tomaz, si discuterà il programma delle attività dell’anno.<br />
In merito al punto 6, danno la propria disponibilità a rappresentare, per il momento, la nostra <strong>Comunità</strong> nell’Assemblea<br />
generale delle <strong>Comunità</strong> Istriane, Bellemo M. e Moise F.<br />
Infine si va al computer per fare una carrellata sul sito INTERNET, 7° punto all’o.d.g. Dopo averlo velocemente “visionato”,<br />
tutti i presenti si riservano di esprimere una consapevole opinione dopo averlo esaminarlo con cura ed attenzione<br />
a casa con l’aiuto di figli, nipoti o amici esperti. Unanime è però la richiesta di riprodurre anche nella prima<br />
pagina del sito lo stemma di Cherso nella versione stampata sulla testata del nostro.<br />
In varie il C.D. decide che i contributi volontari siano distinti e separati dal rimborso-stampa stabilito per i libri e che è<br />
lecito un arrotondamento minimo (ai 5 euro) delle quote, per spese di gestione, in caso di attività associative varie.<br />
Il Presidente<br />
Carmen Palazzolo Debianchi<br />
La versione integrale del verbale è a disposizione dei soci interessati nella sede della Società – a Trieste in<br />
via Giulia n. 70 – ed è consultabile previo appuntamento telefonico con la Presidente (040 395942)
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
CRONACHE LAURANESI<br />
di Tonin Zmarich<br />
Ed. Rigoni, pag.150, € 16,00<br />
Si tratta di un’ulteriore opera narrativa<br />
della Cultura dell’esodo, che rievoca<br />
ricordi. Sono ricordi di un tempo vissuto<br />
nel piccolo mondo scomparso<br />
della cittadina di Laurana, raccolti ed<br />
esposti in maniera del tutto originale:<br />
cogliendo tutti gli aspetti ambientali<br />
che sono stati catalogati per argomento.<br />
Vengono menzionate vecchie usanze,<br />
personaggi di paese, macchiette,<br />
attività produttive e professionali, osterie<br />
e botteghe, ritratti di persone che<br />
caratterizzavano l’ambiente. Quel mondo<br />
ha cessato di esistere quando l’autore<br />
nel settembre del 1944 lascia per<br />
sempre Laurana in un’atmosfera di<br />
odio che si era sostituita a secoli di felice<br />
e operosa convivenza multietnica.<br />
I ricordi della propria vita iniziano<br />
con la balia Francesca nella prima<br />
infanzia. Riappare nei lettori anziani<br />
questa figura che sostituiva la<br />
mamma nell’allattamento prima che<br />
venisse prodotto il latte artificiale.<br />
Dell’epoca dell’asilo ricorda i giochi<br />
con i coetanei che formavano i<br />
“gruppi di quartiere!” Anche i giochi<br />
che descrive appartengono ad un<br />
tempo del tutto scomparso dai ricordi<br />
come le zucche vuote allacciate sotto<br />
le ascelle per imparare a nuotare.<br />
Ricompare il “gioco dei quattro canto-<br />
RECENSIONI<br />
ni”. Nelle scuole elementari le amicizie<br />
si erano ampliate con i ragazzi di<br />
altri quartieri e giocavano a darsi battaglia<br />
con fionde e cerbottane. Si rivive<br />
l’atmosfera del racconto “I ragazzi<br />
di via Pal”. Sono giochi scomparsi<br />
come i vecchi maestri che insegnavano<br />
principi morali.<br />
Zmarich si sente profondamente<br />
un liburno, perciò indugia a descrivere<br />
con amore i pergolati d’uva fragola e<br />
malvasia, le terrazze e i balconi ricoperti<br />
di vasi di garofani e gerani, la gita<br />
a Cherso, isola dove è nata sua<br />
madre, la costiera liburnica pregnante<br />
di leggende e di storia. Descrive il<br />
paesaggio di Laurana all’imbrunire<br />
con la chiesetta di San Salvador che<br />
preannunciava il faro e l’ampio porto.<br />
Durante la guerra venne mobilitato<br />
ma prima di venire avviato al fronte fu<br />
firmato l’armistizio. Tornato a casa, nel<br />
settembre del 1944 ha dato l’addio<br />
per sempre a Laurana mentre tede-<br />
History in exile<br />
Memorie e identità<br />
ai confini con i Balcani<br />
di Pamela Ballinger, pag. 286.<br />
Segnaliamo questo volume per i<br />
nostri lettori di lingua inglese, perché<br />
non ne esiste una traduzione in lingua<br />
italiana. L’autrice è una giovane<br />
docente di antropologia culturale che<br />
riporta nel libro i risultati della ricerca<br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
25<br />
schi e X Mas combattevano contro i<br />
partigiani sempre più aggressivi. Con<br />
quella partenza finisce anche il tempo<br />
della giovinezza spensierata e felice.<br />
L’opera è dedicata al fratello Manfredi<br />
e agli altri che come lui furono<br />
barbaramente infoibati nell’atmosfera<br />
di odio che si era scatenata. Forse a<br />
stroncare le loro vite in quella maniera<br />
orrenda furono compaesani, forse<br />
compagni di scuola.<br />
L’autore auspica che il ricordo<br />
delle radici del patrimonio culturale<br />
della sua terra non venga dimenticato<br />
e serva di esempio alle generazioni<br />
future. Noi lettori auspichiamo che la<br />
sua opera raggiunga lo scopo. Dai tragici<br />
eventi del settembre 1943 è trascorso<br />
un lungo periodo di pace e per<br />
gli uomini di buona volontà si presenta<br />
la prospettiva di un comune cammino<br />
nella comunità europea.<br />
Pino Vuxani<br />
da lei condotta per alcuni anni nella<br />
Regione Giulia, per la sua tesi di dottorato.<br />
Si tratta pertanto di un lavoro<br />
scientifico, che affronta le diverse<br />
questioni con rigore e dopo aver effettuato<br />
per ciascuna di esse delle<br />
accurate e profonde indagini. Obiettivo<br />
della ricerca era indagare sulle<br />
vicende che hanno avuto come conseguenza<br />
l’esodo della popolazione<br />
italiana autoctona, la sua divisione in<br />
esuli e rimasti ma, soprattutto, la divisione<br />
della memoria per cui degli<br />
stessi tragici avvenimenti vengono<br />
date versioni diverse ed a volte opposte.<br />
Per quanto riguarda i contenuti,<br />
ne daranno un’idea i titoli dei capitoli<br />
e dell’introduzione. Titolo di quest’ultima<br />
è “L’ombra dei Balcani, cui seguono<br />
“Mappa della Marca Giulia”, “La<br />
seconda Guerra Mondiale”, “La Questione<br />
di Trieste”, “L’esodo sommerso”,<br />
“La politica della sommersione: le<br />
foibe”. Negli ultimi due capitoli c’è la<br />
descrizione di avvenimenti da parte di<br />
esuli e di rimasti e una ricostruzione<br />
della storia dell’epoca attraverso le<br />
testimonianze dei protagonisti.<br />
Il volume è in vendita nella Libreria<br />
Internazionale Italo Svevo di Trieste,<br />
ovviamente, nell’unica versione<br />
disponibile, e cioè in quella inglese.
26 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
<strong>Novembre</strong><br />
<strong>Novembre</strong>: i nostri morti parla ancora<br />
in italian nel vecio cimitero<br />
sovra quel scoio mio, fato straniero,<br />
indove bate sirocal e bora.<br />
I parla sì, ma proprio sotovose<br />
senza el conforto più de un fior amico,<br />
ultimi testimoni de un antico<br />
amor sepolto sto quele crose.<br />
<strong>Novembre</strong>: San Martin se mete in strada<br />
come ogni ano, el va verso l’inverno<br />
e resta solitaria la contrada<br />
indormenzada nel suo sono eterno:<br />
le piaghe de ogni casa abandonada<br />
brusa come le pampe de l’inferno.<br />
Dicembre<br />
Dicembre: l’ano vecio, sconsumado,<br />
cu ‘l saco svodo el se strascina via,<br />
passa San Nicolò, Santa Lucia,<br />
senza rimedio xe quel che xe stado;<br />
indrio più no se torna e alora andemo<br />
a fronte alta verso el novo ano<br />
butando drio le spale ogni altro afano<br />
e incontro a la speranza camineremo.<br />
L’albaro de Nadal pien de lustrini<br />
xe simbolo de luce e redenzion,<br />
sui rami le paranze e i mandarini<br />
profuma l’aria gelida de bon.<br />
Un augurio de cor: Forza chersini,<br />
cantero “Sempre alegri e mai passion!”<br />
Genaio<br />
Genaio de bordure ricamade<br />
sui rami del figher, abasso in orto,<br />
de barche sotovento cuzze in porto<br />
e de buganze su le man jazade.<br />
Canta la bora par le canisele<br />
sbisigando fin drento dei camini,<br />
trema de fredo el ciaro dei lumini<br />
e, nel ciel de la note, anche le stele.<br />
Bianchi fantasmi sta sconti nel scuro,<br />
pensieri che l’inverno in mente ciama,<br />
le ombre se rintana raso el muro<br />
co in meso el fuguler arde la fiama<br />
del grande zoco. El picolo al sicuro,<br />
ride nel sono in brazo de la mama.<br />
POESIE<br />
Febraio<br />
Febraio de violete<br />
e bore s’cete.<br />
Sconte fra i zochi de uliver,<br />
le prime se anunziava<br />
cu’l profumo<br />
quando ancora el jazo<br />
bianchisava<br />
atorno de le loquize<br />
in campagna,<br />
e la carnacia<br />
bordisando in zercio,<br />
la se lassava spetenar dal vento.<br />
Febraio. Ancora un refulo de inverno<br />
sul mar, carta de zucaro, ingrugnado.<br />
E quel profumo,<br />
anche imaginado,<br />
el mantien calda in cor<br />
ogni speranza.<br />
di Aldo Poceck de Pitor<br />
San Nicolò<br />
Per la vigilia de San Nicolò<br />
- tempo de fighi suti e de naranze,<br />
de lanzarde salade e de buganze –<br />
metevimo el stival su la finestra<br />
e, boni, in leto andavimo bonora.<br />
Fis’ciava zo par Varosina la bora.<br />
Un vecio alto, cu la barba bianca<br />
vestido in rosso e cu ‘l baston de argento,<br />
caminava curvado contro vento,<br />
stavimo cuzzi soto le coverte.<br />
El vecio, par a pian, drento i stivai<br />
ne lassava, passando, i sui regai.<br />
Che festa de matina! Apena ciaro<br />
saltavamo de leto e in do e do quatro,<br />
naranze, gianduioti, mandulato,<br />
bomboni e ancora ogni ben di Dio,<br />
pupe lenci, cavai de cartapesta;<br />
alora sì che iera propio festa!<br />
Ma soto un volto, in una casa scura,<br />
la matina arivava un fià più tardi:<br />
- Picolo mio, ti gnanche che ti guardi,<br />
el tuo stival ga un buso su la siola;<br />
piansi, ti ga raion. La cativeria<br />
più grande al mondo, xe la tua miseria.<br />
San Nicolò, si adesso ti va a torno,<br />
come una volta cu la zesta in spala,<br />
te prego, no scordar gnanche una scala<br />
Marzo<br />
o una finestra o una baladora:<br />
Marzo de vento,<br />
fa che ogni fio de dona sia cuntento!<br />
mato de cadena xe,<br />
Camina un vecio, cu ‘l baston de argento…<br />
come ti,<br />
chi che camina scalzo!<br />
Girlande de cocai<br />
picade in cielo<br />
su do ragi de un sol<br />
fresco de lissia<br />
te incorona la testa.<br />
Se dismissia<br />
ogni corpo da l’sono<br />
e ne le vene<br />
buliga frizantin sangue novelo.<br />
Marzo maturlo<br />
scarso de zervelo,<br />
pien de promesse mantegnude mai,<br />
el sol che ti ne mostri<br />
el passa via<br />
insieme cun quel svolo de cocai.
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
LA PAGINA DEI LETTORI<br />
Maria ˘iæ in Rogiæ così ci<br />
scrive da Cherso<br />
Egregi!<br />
Sono una chersina, nata, cresciuta,<br />
pensionata, sempre residente<br />
a Cherso.<br />
Sono membro della <strong>Comunità</strong><br />
degli Italiani; ricevo il giornalino.<br />
Trovo tante cose interessanti e<br />
che mi piace leggere come la rubrica<br />
“Chi ci ha lasciato”. A proposito<br />
di quest’ultima desidero<br />
scrivervi due righe e farvi una<br />
proposta. Non so se viene data<br />
informazione soltanto di quelli<br />
che ci hanno lasciato - ma membri<br />
della <strong>Comunità</strong> - oppure no. Si<br />
potrebbe far sapere anche chi dei<br />
chersini è morto a Cherso: in<br />
questo modo anche i tanti chersini<br />
sparsi per il mondo che ricevono<br />
la vostra stampa verrebbero<br />
a sapere la notizia. Quest’anno ci<br />
hanno lasciato proprio tanti veri<br />
chersini (perciò siamo sempre di<br />
meno). Parlando di questo argomento<br />
con un mio coetaneo residente<br />
in Italia e con altri chersini,<br />
tutti mi hanno detto: “Bisogna che<br />
qualcun fa saver, se no non se<br />
sa” Allora io vi faccio sapere i nomi<br />
dei chersini deceduti a Cherso<br />
nel <strong>2003</strong> e voi pensateci e decidete.<br />
Carissima signora, è proprio<br />
come le hanno detto i suoi amici:<br />
“Bisogna che qualcun fa saver…”<br />
perciò pubblichiamo nella rubrica<br />
apposita l’elenco degli estinti a<br />
Cherso nel <strong>2003</strong> che ci ha inviato<br />
e le saremmo grati se ci facesse<br />
pervenire, di volta in volta, prima<br />
dell’uscita del periodico, le informazioni<br />
in merito.<br />
Cherso<br />
Anche canora… musicale…<br />
classica<br />
Musica lirica, presenza costante<br />
nella nostra tradizione,<br />
insita nella nostra cultura, nella<br />
nostra naturale predisposizione<br />
al canto ordinato e armonioso.<br />
Fin da piccoli, in famiglia, la si<br />
cantava, la si respirava, ci si<br />
nutriva.<br />
In quell’epoca, forse, sarà stato<br />
così dappertutto, comunque,<br />
per essere un piccolo centro,<br />
Cherso era speciale. Cherso, allora,<br />
aveva un Signor Maestro, aveva<br />
un “GRANDE”, aveva Smareglia.<br />
E si godeva dell’attenzione,<br />
dell’impegno, del contributo<br />
personale di tutti i cittadini, dal<br />
più semplice all’insigne.<br />
Ricordo con struggente e romantica<br />
malinconia i primi anni<br />
’30, anni della mia infanzia. Anni<br />
in cui il maestro Antonio Smareglia<br />
– severo, rigoroso, esigente<br />
e… splendido – impegnava adulti,<br />
ragazzi e bambini, tutti insieme,<br />
nel difficile canto lirico, ottenendo<br />
risultati più che lodevoli.<br />
Una delle tante serate memorabili<br />
in quel nostro Patrizio: trovatore,<br />
la scena degli zingari: un<br />
coro (sempre misto) ben affiatato,<br />
compatto, armonico. Fuoco,<br />
incudine, martelli, ecc.<br />
Manrique, un diciottenne (el<br />
lavorava de barbier), io, (ben mascarada)<br />
Azucena, Mary Carvin<br />
ricorderà, l’acuto finale dovette<br />
farlo lei, quel salire sussultorio<br />
non mi riuscì mai, neanche alle<br />
prove (ogni volta me ciapava la<br />
“ridariola”).<br />
Poi, pezzi vari come “m’appari”<br />
e ancora: Ballo in Maschera,<br />
Forza del Destino ma anche Tosti,<br />
Leoncavallo, Schubert. Meyra<br />
ricorderà le prove della “Serenata”<br />
a casa sua con Smareglia.<br />
Con mia cugina Miranda duetti:<br />
Mefistofele, Faust, Flauto Magico<br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
27<br />
e ancora Schubert, Mendelsshon,<br />
Pergolesi, ecc.<br />
D’estate concerti in Pra’.<br />
Ragazzi: Francesco Solis,<br />
Gasparetto, Giacometto, Aldo,<br />
… vorrei tanto poter ricordare<br />
tutti.<br />
Adulti: Bertotto, zio Vittore e<br />
zio Romano de Manzolini, Solis<br />
padre … e se qualcuno, in questo,<br />
mi può aiutare … felicissima.<br />
Anche al Fontego trovammo<br />
pronta ospitalità e perfino le monache,<br />
talvolta, svestivano la loro<br />
autorità confessionale (madre<br />
“Defonsa” ne faceva cantar: Non<br />
basta il pianto? Svenami, ti bevi il<br />
sangue mio, ecc.)<br />
E la Messa di Pasqua in Duomo?<br />
Musica straordinaria e mai<br />
più sentita. Voci mature belle corpose<br />
con qualche assolo di adolescente.<br />
Maria e Luisella Baici, ricordate?<br />
Per l’occasione vestivate due<br />
abiti in maglia di lana, fatti da<br />
vostra madre: uno azzurro pervinca<br />
e l’altro rosa pesco.<br />
Lasciai Cherso per l’Istria nel<br />
’37 in seguito a nostro dissesto<br />
economico e morale ma ci tornavo<br />
spesso dai nonni “Pitor” e da<br />
zia Mirta. Tornavo nel mio alveo<br />
originario dal quale traevo linfa<br />
integrativa di sostanziale efficacia<br />
in ambito spirituale.<br />
Cherso e l’Istria (entrambe da<br />
me amate) sono, pur nell’odierno<br />
benessere, il mio costante tormento<br />
e le loro “Sante Piere”, col<br />
passare del tempo, sono diventate<br />
macigni di amara nostalgia ma<br />
anche tenace e viva memoria<br />
dell’offesa atroce e dell’iniquo<br />
male.<br />
Bellussi Arianna<br />
(fia de Bepi e de Olj Policek)
28 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
Gentilissima Presidente della<br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong>,<br />
In un recente mio viaggio a<br />
Cherso ho assistito alla totale<br />
demolizione della scalinata di<br />
Rialto, eseguita per poter completare<br />
gli allacciamenti alla rete<br />
fognaria. Sul posto non ho notato<br />
nessun tecnico del Comune, solamente<br />
alcuni operai e manovali<br />
(vedi foto). Data l’importanza dell’opera<br />
che si va a demolire, trattandosi<br />
di opera secolare e storica,<br />
a mio avviso dovrebbe intervenire<br />
il Sovrintendente ai Beni Ambientali.<br />
E in riferimento al rifacimento<br />
totale del manto della Piazzetta,<br />
un lavoro eseguito a regola d’arte<br />
in tutti i particolari, ma non funzio-<br />
Carissimi,<br />
Il giornalino, nel nuovo formato,<br />
è maneggevole e sempre così gradevole<br />
da vedere… sorprendenti<br />
gli articoli sulla nostra Cherso e<br />
dei nostri grandi personaggi del<br />
passato ma…<br />
da che parte si è nascosta Delia,<br />
di cui ci manca quel “guizzo<br />
provocatorio”?<br />
Mi piacerebbe leggere di tanto<br />
in tanto qualche poesia di Aldo<br />
Policek perché le sue poesie racchiudono,<br />
come poche, tante realtà.<br />
Andando al cimitero con mio<br />
figlio, davanti al monumento di uno<br />
nale in caso di una pioggia un po’<br />
più abbondante. Una sera venen-<br />
zio di mio marito, che era caduto al<br />
seguito di F. Baracca, c’era per<br />
terra un vecchio vaso di zinco. Era<br />
bucato questo vaso e, nel minuscolo<br />
buchino, un piccolo fiore<br />
rosso aveva trovato il suo spazio.<br />
Prendendo in mano il vaso, mio<br />
figlio ha cominciato a declamare:<br />
Sul muro<br />
de una vecia casa dirocada<br />
xe nato un fior…<br />
Non potete immaginare la mia<br />
emozione! L’ho abbracciato commossa<br />
e felice. Mio figlio aveva<br />
do dal prato mi è stato infatti impossibile<br />
attraversare la piazza,<br />
coperta per oltre 30 centimetri di<br />
acqua piovana confluente da tutte<br />
le grondaie delle case circostanti.<br />
In questo caso sarebbe bastato<br />
mettere in opera due pozzetti collegandoli<br />
attraverso la via Fortis al<br />
mare, non molto distante.<br />
Suggerirei all’Amministraziuone<br />
Comunale di istituire una Commissione<br />
Tecnica in seno alla<br />
<strong>Comunità</strong> – e perché non coinvolgere<br />
anche la <strong>Comunità</strong> Italiana?<br />
– per le valutazioni del caso, dato<br />
che ora si vanno a intaccare moltissimi<br />
siti che dovrebbero avere<br />
una tutela di riguardo conservativo<br />
nell’ottica del “Come era e dove<br />
era”.<br />
P. A.<br />
letto a mia insaputa qualcosa che<br />
ci appartiene. Capite?<br />
Meri Costerni Vescovi<br />
Cara Meri,<br />
come vedi, ho trovato infine lo<br />
spazio per inserire sul nostro foglio<br />
la tua simpatica lettera e soddisfare<br />
il tuo desiderio di leggere qualche<br />
poesia di A. Policek. In questo<br />
numero ce ne sono tante.<br />
Troverò senz’altro il modo di<br />
pubblicare, prima possibile, anche<br />
i tuoi versi.
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
La nostra <strong>Comunità</strong> ricorda chi ci ha lasciato<br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
Doncovio Antonio a New York (Astoria) il 10.02.03 a 86 anni<br />
Spadoni Renato a Geelong (Australia) il 09.05.03 a 74 anni<br />
Juriaco Antonio a New York (USA) il 07.07.03 a 73 anni<br />
Wollner Ottavio a Verona il 10.07.03 a 76 anni<br />
Sablich Francesco a Trieste il 07.08.03 a 91 anni<br />
Colombis Froglia Fides a Lugano (Svizzera) il 10.08.03 a 91 anni<br />
Bommarco Maria a Trieste il 14.08.03 a 83 anni<br />
Stefani Biagini Iginia a Reggio Calabria il 16.08.03 a 86 anni<br />
La signora Maria ˘iæ in Rogiæ ci comunica (vedi “Pagina dei Lettori”) i nomi delle persone decedu-<br />
te a Cherso, nell’anno <strong>2003</strong><br />
Bacchia in Pugiotto Antonia il 19.01.03 a 91 anni<br />
Prendivoj in Sepµiæ Rina (de Francesco Perz) il 26.01.03 a 69 anni<br />
Sabliæ Vera (de Balde) il 02.02.03 a 53 anni<br />
Sigoviæ Stefano (Ziskiæ) il 16.02.03 a 80 anni<br />
Dezeliæ Ivan, nato a Loznati il 21.02.03 a 78 anni<br />
Toich in Ziz Nina il 28.02.03 a 91 anni<br />
Dujmovich Francesca in Marinkoviæ (Kekina Setepanca) il 09.03.03 a 66 anni<br />
Bravdica in Marinkoviæ Franica (Kekica Kokica) il 15.03.03 a 80 anni<br />
Filipas Ivan (Zuva Lesta) il 10.04.03 a 90 anni<br />
Ferlora in Salvagno Anita il 12.04.03 a 83 anni<br />
Surdich Antonio (Tone Gurla) il 12.05.03 a 90 anni<br />
Chiole Giovanni il 16.05.03 a 79 anni<br />
Toiæ Mario, nato a Smergo il 22.05.03 a 53 anni<br />
Sintiæ Antonia, nata a Smergo il 29.05.03 a 89 anni<br />
Dorcich in Fucich Ana (Kokica) il 02.06.03 a 92 anni<br />
Balon Guido, nato a Vallon il 15.06.03 a 80 anni<br />
Jurjako in Damijanjeviæ Ana, nata a Podol il 26.06.03 a 61 anni<br />
Toiæ Josip, nato a Smergo l’01.07.03 a 72 anni<br />
Soldatiæ in Toiæ Silvana il 04.07.03 a 41 anni<br />
Bravdica in Fornarich Rina (de Santacasa) il 14.07.03 a 80 anni<br />
Fatuta in Negovetich Franica (de Monsich) il 30.07.03 a 91 anni<br />
Fatuta in Purich Antonia (Tonina Zubanka de Pesich) il 10.08.03 a 84 anni<br />
Puriæ Giuseppe il 02.09.03 a 79 anni<br />
Fatuta in Filiniæ Maria (Maria Zubanka) l’11.09.03 a 91 anni<br />
Sussich Surdich Anna il 09.10.03 a 78 anni<br />
29
30 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
Maria Bommarco, la maggiore<br />
dei fratelli Bommarco, ci ha lasciato<br />
Così la ricorda l’amica<br />
Nives Sepcich Muzzonigro<br />
Cara Maria,<br />
dopo averti rivolto l’estremo saluto<br />
al Cimitero di Gorizia, desidero<br />
ora, dalle pagine di “<strong>Comunità</strong><br />
<strong>Chersina</strong>”, giornale che tu amavi<br />
leggere con vivo interesse, rivolgere<br />
a te ancora un pensiero affettuoso,<br />
in forma di messaggio epi-<br />
stolare, per rievocare i momenti<br />
salienti della nostra lunga amicizia.<br />
Ti ho conosciuta a Cherso, quando<br />
io ero una ragazzina e tu una bella<br />
signorina alta e slanciata, con<br />
degli occhi chiari, grandi, espressivi,<br />
specchio del tuo animo schietto,<br />
generoso, altruista.<br />
Quando ti rividi eravamo nel<br />
’58, a casa dei tuoi zii, Matteo e<br />
Nella Bommarco, dove incontrai<br />
anche tua sorella Gianna. Io ero<br />
stata appena nominata al Liceo<br />
Scientifico di Gorizia e così venivo<br />
spesso a casa della vostra zia<br />
Nella, dove, grazie anche alla tua<br />
presenza, trovavo un ambiente<br />
familiare.<br />
Poi per lunghi anni ci siamo<br />
perse di vista; ti ritrovai a Gorizia<br />
nel 1983 in occasione dell’ingresso<br />
nella nostra Diocesi dell’Arcivescovo<br />
Padre Antonio Vitale Bommarco<br />
tuo fratello. Era il 6 febbraio,<br />
una fredda giornata d’inverno<br />
spruzzata dalla neve. Come fui<br />
contenta di rivederti! Da allora rial-<br />
lacciammo il nostro rapporto che<br />
continuò ininterrotto sino al tuo<br />
ritorno a Trieste.<br />
Venni spesso a trovarti in Arcivescovado<br />
e qualche volta incontrai<br />
anche Gianna; nel tiepido tepore<br />
del caminetto acceso trascorremmo<br />
insieme tante ore liete, ricordando<br />
Cherso, gli amici e le<br />
persone care. Tu eri per me un<br />
punto di riferimento, mi sembrava<br />
di non essere più lontana da<br />
Cherso di cui tu avevi sempre le<br />
notizie più recenti. Voglio ricordare<br />
la tua grande disponibilità, la tua<br />
instancabile operosità, la tua vita<br />
ben spesa, non solo a favore dei<br />
tuoi familiari ma di tutti coloro che<br />
a te si rivolgevano.<br />
Sotto un’apparente “scorza rude”,<br />
in te si celava un animo gentile,<br />
generoso, sensibile.<br />
Ti ho voluto bene cara Maria,<br />
ed ho sempre avuto la sensazione<br />
di essere da te ricambiata; per<br />
questo ti dico grazie e per tutto<br />
quello che in questi anni da te ho<br />
appreso.<br />
Addio Maria, questa volta per<br />
sempre. Con affetto e con stima,<br />
Nives.<br />
Ricette nostrane per i Chersini sparsi per il mondo<br />
tradizionali, semplici, salutari, da non dimenticare!<br />
Sardele na savor<br />
Il “savor” è un antico metodo di conservazione del pesce che, così preparato e conservato<br />
in un luogo fresco, può durare anche una settimana<br />
Ingredienti:<br />
sarde, gr. 700 - olio per friggere quanto basta - un po’ di farina per infarinare il pesce - 2 spicchi d’aglio tritati - olio d’oliva,<br />
1 dl - aceto di vino, 1 dl - un po’ di rosmarino - sale e pepe quanto basta.<br />
Esecuzione:<br />
Squamare e togliere le interiora alle sarde poi lasciarle scolare su di un tagliere o asciugarle con una salvietta di<br />
carta. Mettere su fuoco moderato abbondante olio per friggere e, quando comincia a fumare, mettervi le sarde infarinate.<br />
Per infarinarle correttamente passare nella farina solo la quantità di pesce da mettere immediatamente nella<br />
padella (un’infarinatura troppo precoce diventa infatti molliccia e pregiudica il risultato) poi metterlo in un setaccio e<br />
scuoterlo per eliminare la farina in eccesso e distribuirla uniformemente sulla superficie delle sarde. Quando l’olio<br />
comincia a fumare immergervi le sarde infarinate e farle dorare da una parte e dall’altra. Appena cotte, toglierle dal<br />
fuoco con un mestolo forato ed appoggiarle su di un largo vassoio ricoperto di carta assorbente e lasciarle raffreddare.<br />
Mentre il pesce si raffredda, mettere sul fuoco una padella con l’olio d’oliva e farvi rosolare leggermente l’aglio<br />
tritato. Infine disporre le sarde fritte e fredde, a strati, in un recipiente adeguato - oggi si può usare il pyrex - Condire<br />
ogni strato con l’aglio tritato, sale, pepe e rametti di rosmarino e versare sul tutto l’olio in cui è stato rosolato l’aglio e<br />
l’aceto in modo da ricoprire completamente il pesce. Coprire il recipiente e metterlo da parte per almeno 24 ore prima<br />
di consumarlo, freddo, come antipasto o come pietanza. Questa preparazione è adatta anche ad altri tipi di pesce di<br />
piccolo taglio o a filetti di pesce più grande.
<strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong><br />
GRAZIE PER I VOSTRI CONTRIBUTI<br />
Conto Corrente Postale: 11338340 - Intestato a: Associazione Francesco Patrizio<br />
della <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> - Via Giulia, 70 - 34126 Trieste<br />
Agostini Claudio ..........................................per amicizia....................................................................e 25,00<br />
Bacchia Giuseppina ....................................pro stampa ....................................................................e 20,00<br />
Bacchia Maria ..............................................in memoria di Domenico Pugiotto..................................e 20,00<br />
Badano Viviana............................................in memoria dei propri defunti ........................................e 30,00<br />
Baldas Gianni ..............................................in memoria di Bon Andriza ............................................e 20,00<br />
Bellussi Adriana ..........................................pro stampa ....................................................................e 30,00<br />
Bertotto Vincenzo ........................................pro stampa ....................................................................e 30,00<br />
Bonich Bracco Fides....................................pro stampa ....................................................................e 10,00<br />
Borri Baici Graziella ....................................in memoria di Nino Baici dalle famiglie Baici<br />
di Genova e Monfalcone ................................................e 200,00<br />
Brunetti Tino ................................................pro stampa ....................................................................e 10,00<br />
Bunicci Domenico ........................................pro stampa ....................................................................e 50,00<br />
Bunicelli Perisa Letizia ................................pro stampa ....................................................................e 20,00<br />
Castellan Meri e Piero ................................pro stampa ....................................................................e 30,00<br />
Chersi Adriana ............................................pro stampa ....................................................................e 20,00<br />
Chersi Giovanna ........................................in memoria dei propri defunti ........................................e 50,00<br />
Chersi Giovanna ..........................................in ricordo dei genitori da Giannina, Mariuccia e Bice ....e 30,00<br />
Coglievina Marino ........................................pro stampa ....................................................................e 20,00<br />
Coglievina Nino ..........................................pro stampa ....................................................................e 25,00<br />
Colombis Giulia ..........................................in memoria di Fides Colombis Froglia............................e 25,00<br />
Colombis Giulia............................................in memoria di Valerio Savoj Colombis e<br />
Suor Giacoma Giorgia Colombis ..................................e 25,00<br />
Conte Ester..................................................pro stampa ....................................................................e 20,00<br />
Costerni Vescovi Mery ................................pro stampa ....................................................................e 25,00<br />
Cremini Silvio ..............................................pro stampa ....................................................................e 20,00<br />
Cremonesi Nelly ..........................................pro stampa ....................................................................e 10,00<br />
Crivellari Nives ............................................in memoria del fratello Matteo Crivellari ........................e 100,00<br />
Crivici Pasquale ..........................................pro stampa ....................................................................e 50,00<br />
Desco Suor Gaudenzia................................pro stampa ....................................................................e 30,00<br />
Diacci Giovanni ..........................................in memoria di Diacci Giovanni ......................................e 10,00<br />
Donaggio Antonio ........................................in memoria dei propri defunti ........................................e 50,00<br />
Federico Nevio ............................................pro stampa ....................................................................e 15,00<br />
Filippas Pugiotto Maria ................................pro stampa ....................................................................e 10,00<br />
Fillini Don Antonio........................................pro stampa ....................................................................e 50,00<br />
Fratelli Bommarco........................................per ricordare la sorella Maria ........................................e 200,00<br />
Fucci Miriam ................................................in memoria delle sorelle Gina,<br />
Valentina e marito Antonio ............................................e 50,00<br />
Fucci Miriam ................................................in memoria di Nives Borri e Maria Bommarco ..............e 30,00<br />
Fucich Elena ................................................pro stampa ....................................................................e 15,00<br />
Gatti Renato ................................................pro stampa ....................................................................e 50,00<br />
Grisan Anita ................................................in memoria di Etta Smundin Stella ................................e 20,00<br />
Grisan Cretella Annamaria ..........................per i propri cari ..............................................................e 50,00<br />
Ivassich Giovanni ........................................pro stampa ....................................................................e 20,00<br />
Juresich Marina............................................pro stampa ....................................................................e 25,00<br />
Kamalich Ferlora Giannina ..........................pro stampa ....................................................................e 20,00<br />
Lodi Giovanni ..............................................in ricordo di Nicoletta Candelari ....................................e 25,00<br />
Lovrich Ivan di Puntacroce ..........................pro stampa ....................................................................e 20,00<br />
Maver Antonio..............................................pro stampa ....................................................................e 20,00<br />
Medarich Giuseppe......................................in memoria della moglie Maria Jacuzzi..........................e 50,00<br />
Muscardin Antonio e Rina............................pro stampa ....................................................................e 20,00<br />
Nardelli Fulvio ..............................................pro stampa ....................................................................e 20,00<br />
Pellegrini Paolo e Anna ..............................in memoria della mamma chersina................................e 20,00<br />
31
32 <strong>Comunità</strong> <strong>Chersina</strong> <strong>Novembre</strong> <strong>2003</strong> n. <strong>49</strong><br />
Russo Quaglia Mariella................................pro stampa ....................................................................e 25,00<br />
Sepcich Nena e Giorgio ..............................pro stampa ....................................................................e 100,00<br />
Sintich Maver Giovanna ..............................in memoria del marito Antonio ......................................e 20,00<br />
Sorelle Mitis ................................................in memoria dei loro defunti ............................................e 10,00<br />
Sorelle Sussich ............................................in memoria di Anna Surdich ..........................................e 50,00<br />
Stagni Mons, Giuseppe................................pro stampa ....................................................................e 20,00<br />
Stefani Antonio ............................................in memoria della moglie Rita ........................................e 60,00<br />
Stefani Giorgio ............................................in memoria della zia Iginia ............................................e 100,00<br />
Stefani Nives ..............................................in memoria della cognata Iginia ....................................e 100,00<br />
Sucich Liliana ..............................................pro stampa ....................................................................e 20,00<br />
Surdich Francesco ......................................pro stampa ....................................................................e 25,00<br />
Sussich Tiziani Loredana ............................in memoria di Maria Bommarco ....................................e 25,00<br />
Sussich Tiziani Loredana ............................in memoria di Antonio Sussich ......................................e 25,00<br />
Cacchioli Giuseppe e Antonia (Fornarich) ..........................................................................................$ Usa 20,00<br />
Ceglian Giovanni ................................................................................................................................$ Usa 100,00<br />
Coglievina Antonio & Emilia ................................................................................................................$ Usa 30,00<br />
Fatutta Elvina ..............................................in memoria di Nino e della mamma Ofelia Bacci ..........$ Usa 40,00<br />
Fermeglia Gildo e Laura......................................................................................................................$ Usa 30,00<br />
Filipas Antonio (Canada) ....................................................................................................................$ Usa 40,00<br />
Fornarich Negovettich Nina ........................per i miei 100 anni di esistenza ....................................$ Usa 100,00<br />
Galosich Vitich Laura ..........................................................................................................................$ Usa 30,00<br />
Juriano Maria,Tina e Rina, ..........................in memoria del fratello Antonio ......................................$ Usa 50,00<br />
Legaz John..........................................................................................................................................$ Usa 10,00<br />
Michicich Anton ..................................................................................................................................$ Usa 20,00<br />
Mocolo Carmela ..................................................................................................................................$ Usa 10,00<br />
Morin Maria ........................................................................................................................................$ Usa 20,00<br />
Muscardin Piero e Fernanda ..............................................................................................................$ Usa 20,00<br />
Negovetti Antonio ........................................in memoria di Rina Bradizza Fornarich..........................$ Usa 20,00<br />
Petrani Guido e Terry ..........................................................................................................................$ Usa 42,00<br />
Radoslovich Andrea ............................................................................................................................$ Usa 10,00<br />
Sabini Matteo e Vittoria ......................................................................................................................$ Usa 20,00<br />
Sablich Giorgio Sr. ..............................................................................................................................$ Usa 10,00<br />
Sablich George e Lina ........................................................................................................................$ Usa 10,00<br />
Sepcich Nick & Mary (Florida) ............................................................................................................$ Usa 20,00<br />
Suriani Valcich Etty..............................................................................................................................$ Usa 10,00<br />
Tentor Antony & Inge ..........................................................................................................................$ Usa 10,00<br />
Vala Rosario........................................................................................................................................$ Usa 30,00<br />
Verbora Giuseppe ..............................................................................................................................$ Usa 10,00<br />
Zorovich Nory & Jack ..........................................................................................................................$ Usa 20,00<br />
Missinich Anna ............................................pro stampa ....................................................................$ Usa 30,00<br />
Splendore Wanda ........................................pro stampa ....................................................................$ Usa 20,00<br />
Viti Nello ......................................................pro stampa ....................................................................$ Usa 500,00<br />
Sharp Elaine ................................................per ricordare Maria Bommarco ......................................$ Usa 50,00<br />
Apap Maria..........................................................................................................................................$ Aus. 20,00<br />
Battaia Giacomo ................................................................................................................................$ Aus. 30,00<br />
Bradizza Nello ....................................................................................................................................$ Aus. 20,00<br />
Carvin Giorgio ....................................................................................................................................$ Aus. 50,00<br />
Carvin Luigi ........................................................................................................................................$ Aus. 50,00<br />
Carvin Mary ........................................................................................................................................$ Aus. 50,00<br />
Marussi Antonio ..........................................pro stampa ....................................................................$ Aus. 50,00<br />
Marussich Nino e Serafina ..........................in memoria dei propri defunti ........................................$ Aus. 50,00<br />
Perovich Anna e Piero ........................................................................................................................$ Aus. 40,00<br />
Perovich Gino......................................................................................................................................$ Aus. 20,00<br />
Scarpin Pina........................................................................................................................................$ Aus. 30,00<br />
Spadoni Anna ............................................in memoria di Renato Spadoni ......................................$ Aus. 20,00<br />
Velcich Daniele....................................................................................................................................$ Aus. 20,00<br />
Velcich Daniele....................................................................................................................................$ Aus. 30,00
Fotografia di C. Ballarin. I celebranti con un gruppo di bambini di Cherso dopo la Santa Messa domenicale del 21 settembre.