RIVISTA 2/01 - Mare Nostrum

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20.05.2013 Views

di Gaetano Mura Come ogni vecchia barca “ Dovesesto” ha la sua storia da raccontare. Lo scafo del “ DOVESESTO” venne impostato sugli scali dei cantieri “BAGLIETTO” di Varazze tra il 1942 e il 1943. Durante e subito dopo la guerra, la nautica da diporto di lussino, attraversava una gravissima crisi ed i cantieri Baglietto, per non licenziare le loro specializzatissime maestranze in attesa di tempi migliori, decisero di impostare sui loro scali alcuni pescherecci e tre scafi militari, quasi gemelli, destinati quasi certamente a dragamine. Subito dopo, per ragioni a noi sconosciute di politica internazionale, la Marina Militare aveva improvvisamente deciso di far costruire, con la massima urgenza, proprio dai cantieri italiani Baglietto, quattro proprie navi da guerra della lunghezza di mt 50 ciascuna, allora modernissime di cui non si sa con esattezza, per ragione di segretezza militare, quale sarebbe stato il loro impiego, ma sicuramente destinate all’intercettazione rapida nel Mediterraneo d’ogni possibile naviglio nemico. Fu per l’urgenza di liberare gli scali costruttivi che i cantieri decisero di mettere in vendita le barche. Il Dottor Fassio ( allora armatore di oltre trenta navi mercantili) fu pressantemente interessato all’acquisto in proprio di uno degli scafi che lo aveva affascinato, essendo il più suscettibile d’essere allestito per un’adeguata trasformazione, sotto la cura di un appassionato competente dotato di mezzi idonei, in un prestigioso veliero per uso privato. Si rivolse ad uno dei migliori architetti navali d’allora a livello mondiale, cioè l’inglese J. Laurent Giles che ne seguì personalmente la progettazione e la direzione dei lavori che si conclusero, per quanto riguardava l’armatura velica, nei cantieri di Sturla a Genova. Fu varata qualche anno dopo col nome di “CHRYSOR” (nome di un marinaio conosciuto come colui il quale, secondo la tradizione mitologica 30 dell’antica Grecia, ha per primo posto 31

32 in mare dei tronchi d’albero legati tra loro così da formare un rudimentale “ scafo” con cui lo stesso Chrysor avrebbe navigato per la prima volta al mondo. Dopo circa vent’anni i Fassio vendettero la barca in Inghilterra e non se ne seppe più nulla per molto tempo. Quando la vedemmo la prima volta stava all’ancora nel vecchio porto di La Maddalena. Era li, in un angolo dove tutto sembra di color ruggine, come una vecchia signora, rassegnata all’oblio e con l’aria di chi troppo a lungo ha atteso le amorevoli cure di chi l’avrebbe riportata a navigare. Poppa imponente e prua testarda non ne appesantivano le linee eleganti. I legni segnati dal tempo e le vernici scrostate lasciavano intravedere un passato avventuroso. Fu amore a prima vista: io e mio cugino Giampaolo appena ventenni decidemmo di mettere insieme quei pochi spiccioli racimolati con la paga di marinai sui pescherecci e successivamente come comandanti sui piccoli traghetti da trasporto passeggeri che solcano il mare di casa nostra. Nonostante il costo iniziale non fosse una cifra esorbitante, avremmo potuto confezionare un colorato spinnaker incollando tra loro tutte le cambiali che fummo costretti a firmare. Sembrava in ogni modo una scommessa sia per lo stato disastroso in cui si trovava la barca, ridotta quasi ad un relitto, sia per il genere di barca totalmente diverso dallo stereotipo cui eravamo abituati a vedere a Calagonone dove si trasportavano turisti da oltre 50 anni. Dopo una prima rattoppata col famoso sistema “ stucco e pittura fare bella figura” la barca raggiunse il limite accettabile che ci consentì di fare dei Charter. Così navigammo in lungo e in largo il mare delle nostre meravigliose isole di Sardegna. “Gironzolando”, in questi anni, per porti e cantieri abbiamo scovato qua e la i documenti e le foto antiche di Dovesesto. Abbiamo sentito personalmente le testimonianze di personaggi che abbiamo avuto la fortuna di conoscere e che tuttora continuiamo a 33

di Gaetano Mura<br />

Come ogni vecchia barca “ Dovesesto”<br />

ha la sua storia da raccontare.<br />

Lo scafo del “ DOVESESTO” venne<br />

impostato sugli scali dei cantieri<br />

“BAGLIETTO” di Varazze tra il 1942<br />

e il 1943. Durante e subito dopo la<br />

guerra, la nautica da diporto di lussino,<br />

attraversava una gravissima crisi ed i<br />

cantieri Baglietto, per non licenziare<br />

le loro specializzatissime maestranze in<br />

attesa di tempi migliori, decisero di<br />

impostare sui loro scali alcuni pescherecci<br />

e tre scafi militari, quasi<br />

gemelli, destinati quasi certamente a<br />

dragamine. Subito dopo, per ragioni a<br />

noi sconosciute di politica internazionale,<br />

la Marina Militare aveva improvvisamente<br />

deciso di far costruire, con<br />

la massima urgenza, proprio dai cantieri<br />

italiani Baglietto, quattro proprie<br />

navi da guerra della lunghezza di mt<br />

50 ciascuna, allora modernissime di cui<br />

non si sa con esattezza, per ragione<br />

di segretezza militare, quale sarebbe<br />

stato il loro impiego, ma sicuramente<br />

destinate all’intercettazione rapida nel<br />

Mediterraneo d’ogni possibile naviglio<br />

nemico. Fu per l’urgenza di liberare<br />

gli scali costruttivi che i cantieri decisero<br />

di mettere in vendita le barche.<br />

Il Dottor Fassio ( allora armatore di<br />

oltre trenta navi mercantili) fu pressantemente<br />

interessato all’acquisto in proprio<br />

di uno degli scafi che lo aveva<br />

affascinato, essendo il più suscettibile<br />

d’essere allestito per un’adeguata trasformazione,<br />

sotto la cura di un appassionato<br />

competente dotato di mezzi<br />

idonei, in un prestigioso veliero per uso<br />

privato. Si rivolse ad uno dei migliori<br />

architetti navali d’allora a livello mondiale,<br />

cioè l’inglese J. Laurent Giles<br />

che ne seguì personalmente la progettazione<br />

e la direzione dei lavori che si<br />

conclusero, per quanto riguardava l’armatura<br />

velica, nei cantieri di Sturla a<br />

Genova. Fu varata qualche anno dopo<br />

col nome di “CHRYSOR” (nome di<br />

un marinaio conosciuto come colui il<br />

quale, secondo la tradizione mitologica<br />

30 dell’antica Grecia, ha per primo posto 31

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