i rapporti tra gli imputati - Misteri d'Italia
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Esisteva dunque <strong>tra</strong> i due un legame di amicizia, fiducia, come pure <strong>rapporti</strong> finanziari su conti esteri:<br />
eppure, non avevano mai parlato fra loro della causa Rovelli: "Ex professo assolutamente no, siccome però<br />
della causa Rovelli, soprattutto da un certo momento in poi, ha parlato tutta Italia, hanno parlato tutti i<br />
giornali..."; comunque, nessuno dei due aveva rivelato all'altro i propri <strong>rapporti</strong>, anzi, le proprie aspettative<br />
economiche nei confronti della fami<strong>gli</strong>a del petroliere.<br />
E con il coimputato Acampora: "... era diciamo anni fa, un professionista molto considerato e stimato nel<br />
campo tributario, lui era un ex ufficiale della Guardia di finanza, aveva lasciato la Guardia di finanza ed<br />
aveva iniziato questa attività che subito <strong>gli</strong> aveva dato un grande prestigio, tanto che io ho mandato da lui<br />
mio fi<strong>gli</strong>o a fare un periodo di pratica...è stato tanto tempo da Acampora... naturalmente io avevo<br />
conosciuto prima Acampora, però i <strong>rapporti</strong> sono stati questa presenza di mio fi<strong>gli</strong>o in studio; però non<br />
abbiamo avuto, credo, professionalmente niente di particolare insieme, se non, essendo l’Acampora uno<br />
specialista di queste situazioni estere e avendo, diciamo, una particolare versatilità nei fatti tributari io <strong>gli</strong><br />
ho affidato qualche pratica personale da curare, tipo per esempio l'acquisto della società proprietaria della<br />
mia casa al mare".<br />
In particolare, sulle risultanze dei tabulati telefonici quanto ai contatti con Acampora: "...chiacchierando con<br />
mio fi<strong>gli</strong>o, mi diceva che una ragazza con la quale lui si è accompagnato per un lungo periodo, stava nello<br />
studio Acampora, quindi ci possono essere magari decine di telefonate fatte dal mio studio verso Acampora<br />
ed io non ho mai parlato con Acampora.. .in studio ho più di venti persone".<br />
Sui contatti telefonici con Felice Rovelli ed in particolare quello documentato il 22 marzo 1993: (data non<br />
indifferente nella controversia Imi-Sir) "...è possibile che Rovelli mi abbia chiamato, questo credo sia<br />
avvenuto in più d'una circostanza, quando veniva a Roma...mi faceva un saluto o mi aggiornava sullo stato<br />
delle cose di questa causa, in fondo lui riteneva che io fossi in aspettativa di queste somme, quindi magari<br />
mi dava delle notizie.. .molto generiche però, molto vaghe.. .io non ci stavo con la testa su questa cosa<br />
perché non mi interessava .. .questo è un dato assolutamente.. .se mi è consentito, pacifico...con la "p"<br />
minuscola".<br />
Dunque, per fare il punto su questa prima versione difensiva, l'ingente somma ricevuta da Previti riguardava,<br />
per la quasi totalità, un mandato che e<strong>gli</strong> aveva ricevuto da Rovelli senior, per provvedere al pagamento,<br />
all'estero, di altre persone ("professionisti", "avvocati") dei quali non aveva inteso fare i nomi; una volta<br />
incon<strong>tra</strong>to Felice, aveva quantificato la somma da <strong>tra</strong>smettere, comprensiva anche della propria "parcella"<br />
(pari a circa due miliardi di lire), senza però fare rendiconto a<strong>gli</strong> eredi; non sapeva dire chi avesse informato<br />
Felice del "debito" di Nino - nei termini sopra specificati - nei suoi confronti, ma certamente e<strong>gli</strong> non ne<br />
aveva parlato con l'avvocato Pacifico, suo ottimo amico da lungo tempo. Aveva accettato senza problemi la<br />
proposta di Felice di procrastinare il pagamento all'esito della controversia giudiziaria dei Rovelli con l'IMI<br />
(pur dubitando di un esito favorevole alla SIR, in quanto il sistema bancario non avrebbe accettato<br />
facilmente che la causa "finisse come poi è finita") perché, in fondo, la gran parte della somma non era<br />
destinata a lui (<strong>tra</strong>nne due miliardi di lire) e, dunque "non è che non ci dormissi la notte".<br />
Non aveva mai saputo - prima dello svolgimento dell'indagine - che un altro legale romano, Giovanni<br />
Acampora, che e<strong>gli</strong> ben conosceva (a suo dire principalmente in quanto titolare di un rinomato studio<br />
specializzato in materia di imposte e tributi, presso il quale il proprio fi<strong>gli</strong>o Stefano aveva svolto un periodo<br />
di pratica) era stato anch'e<strong>gli</strong> grandemente munificato, estero su estero, dai Rovelli madre e fi<strong>gli</strong>o, pressoché<br />
in contemporanea con i bonifici in favore suo e di Pacifico. Come già si accennava, descritti i propri<br />
personali <strong>rapporti</strong> con l'avvocato Pacifico con la menzione anche di "servizi", da parte di quest'ultimo, di<br />
natura riservata, concernenti cospicui fondi gestiti da Previti presso banche della Confederazione Elvetica,<br />
l'imputato minimizzava i propri contatti personali con l'altro avvocato in <strong>rapporti</strong> occulti con la fami<strong>gli</strong>a<br />
Rovelli, affermando di non avere avuto con lui legami professionali di rilievo e facendo notare come i<br />
numerosi contatti telefonici risultanti fra apparecchi in uso al coimputato e l'utenza del proprio studio fossero<br />
più che altro riconducibili al fi<strong>gli</strong>o Stefano, che aveva fatto pratica legale presso Acampora ed ivi aveva<br />
conosciuto una ragazza, con la quale si era per un certo periodo "accompagnato".<br />
In sostanza, nella primitiva versione difensiva di Previti emerge una generale ed accurata presa di distanze<br />
rispetto all'intero contesto: rispetto ai denari di Rovelli, che erano quasi tutti destinati ad altri<br />
"professionisti", senza che il mandante <strong>gli</strong> avesse mai rivelato la causa di quei <strong>tra</strong>sferimenti patrimoniali;<br />
rispetto all'esito della controversia civile contro l'IMI, da un lato, poiché e<strong>gli</strong> non aveva proprie personali