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i rapporti tra gli imputati - Misteri d'Italia

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improvvisamente ripianatasi (ma chi le avrebbe dato il denaro? forse i magis<strong>tra</strong>ti milanesi cedendole il<br />

"quinto" dello stipendio?); infine, vi sono state allusioni alle rivalità interne al partito di Forza Italia, quasi<br />

che dietro le scelte della donna vi fosse lo "zampino" del suo compagno Dotti, che intendeva avvantaggiarsi<br />

dello scandalo che avrebbe colpito i destinatari delle sue accuse (e s'è già detto come, da un lato, fin dal<br />

primo momento, Dotti si sia ben guardato dal sostenere entusiasticamente la testimonianza della fidanzata e,<br />

dall'altro, come e<strong>gli</strong> sia stato solo e pesantemente danneggiato dalla vicenda in questione).<br />

Reputa il Tribunale che non si debba essere tanto ingenui o sprovveduti da pensare che Stefania Ariosto<br />

abbia preso quella decisione solo ed unicamente per un desiderio di giustizia, quella con la "G" maiuscola;<br />

anche se, per converso, non va dimenticato che, in que<strong>gli</strong> anni, non era poi così infrequente che persone -<br />

coinvolte a vario titolo in episodi di rilievo penale, soprattutto di corruzione politico amminis<strong>tra</strong>tiva - si<br />

presentassero spontaneamente per rivelarli a<strong>gli</strong> inquirenti.<br />

Intanto, non può tacersi come ella abbia a lungo cercato e goduto i favori del jet-set imprenditoriale e<br />

politico, di un ambiente di potere, economico e non, che la esaltava (basti vedere con quale maniacale cura<br />

scattava le fotografìe ne<strong>gli</strong> avvenimenti mondani e come le custodiva, con didascalie scritte in caratteri<br />

ricercati), e dal quale cercava di <strong>tra</strong>rre occasioni di lavoro e di guadagno a dir poco avventurose; del quale,<br />

sia pur maldes<strong>tra</strong>mente, aveva cercato di riprodurre <strong>gli</strong> schemi che in seguito avrebbe denunciato alla<br />

magis<strong>tra</strong>tura (si pensi alla vicenda Ricotti, al passaggio del bi<strong>gli</strong>etto con proposta di corruzione: "Come<br />

avvocato Previti"). Del resto, neppure la diretta interessata intende accreditare di sé un'immagine tanto<br />

"pura", quando più volte afferma (come <strong>gli</strong> stessi Ufficiali di P.G. hanno ricordato) che la "molla" che fece<br />

scattare la sua determinazione a presentare denuncia fu la pubblicazione del menzionato articolo di stampa,<br />

che ella ritenne "ispirato" da qualcuno che intendeva colpirla.<br />

Si <strong>tra</strong>tta, in effetti di un pezzo abbastanza pungente, nel quale si racconta (dipingendo un salace quadretto) la<br />

sua controversia con la società assicuratrice per la sot<strong>tra</strong>zione di un oggetto di valore dal negozio d'arte e<br />

d'antiquariato di via Montenapoleone, da lei gestito insieme al fratello. In sostanza si dice che, dapprima<br />

denunciato un fatto qualificabile come furto, l'Ariosto aveva appreso che, in mancanza di atti di violenza o<br />

minaccia, non sarebbe scattata la copertura assicurativa, prevista solamente per fatti di rapina; ed ecco che la<br />

commessa presente al momento del fatto aveva modificato la propria versione in un "seguito" di denuncia,<br />

inserendovi una condotta violenta dapprima non menzionata.<br />

La stessa teste, in dibattimento, ha senza riserve affermato che, secondo il suo modo di vedere, facendole<br />

rilievi che sostanzialmente mettevano in dubbio la veridicità della denuncia - e conscguentemente negandole<br />

il risarcimento - l'assicuratore (e dunque, sempre secondo il suo modo di vedere, il gruppo Fininvest) le<br />

aveva fatto un'ingiustizia; forse anche perché non era stato tenuto in adeguato conto il suo rapporto<br />

sentimentale con Vittorio Dotti, con il quale - come e<strong>gli</strong> stesso ricorda - si era ripetutamente lamentata.<br />

Insomma, è la stessa protagonista a rievocare come, in quel periodo, ella provasse un certo astio nei<br />

confronti di un certo gruppo di persone e di un certo ambiente, dai quali non si era sentita - sia pure per una<br />

banale, anche se non irrisoria, questione assicurativa - sufficientemente considerata e protetta, ed ai quali<br />

aveva (a torto o a ragione) attribuito la sostanziale paternità di un articolo di stampa che aveva (a torto o a<br />

ragione) ritenuto diffamatorio.<br />

Un fatto che ben può averla spinta a rendere pubbliche confidenze delle quali era stata destinataria e che,<br />

diversamente, sarebbero per sempre rimaste tali.

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