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i rapporti tra gli imputati - Misteri d'Italia

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inquirenti ciò che sapeva. E si <strong>tra</strong>tta di una verità - il teste la definisce in un primo momento "la sua verità",<br />

come a prenderne le distanze, e poi, senza aggettivi possessivi, semplicemente "la verità"- che pesa come un<br />

macigno sulla linea difensiva de<strong>gli</strong> <strong>imputati</strong>, perché fornisce la prova che in anni lontanissimi dal sorgere<br />

de<strong>gli</strong> innumerevoli moventi attribuiti alla pretesa calunnia dell'Ariosto (la lotta politica contro il partito di<br />

Forza Italia, o contro quella parte di esso invisa a Vittorio Dotti, la vendetta personale contro il gruppo<br />

Fininvest per il mancato risarcimento da parte di una società assicuratrice facente capo al medesimo, la<br />

ricerca di vie <strong>tra</strong>verse per la soluzione dei suoi problemi finanziari e giudiziari) la teste aveva confidato<br />

anche a Giorgio Casoli (oltre che, forse in modo più sommario, a Vittorio Dotti) di essere a conoscenza di<br />

<strong>rapporti</strong> illeciti fra Cesare Previti ed alcuni magis<strong>tra</strong>ti e di avere personalmente assistito a consegne di<br />

denaro da questi al giudice Renato Squillante.<br />

Altro argomento sul quale i difensori hanno insistito nel sostenere che l'Ariosto sia stata completamente<br />

sbugiardata è quello che ruota intorno alle vicende Efibanca: si è detto che le dichiarazioni di Guido Passone<br />

(funzionario dell'Ufficio Legale dell'ente) aveva sin dalle indagini preliminari clamorosamente smentito la<br />

teste, spiegando che l'istituto è banca a medio termine e che, pertanto - perlomeno all'epoca dei fatti - non<br />

in<strong>tra</strong>tteneva <strong>rapporti</strong> di conto corrente. Il dato riferito al tipo di attività svolta dall'ente è vero, ma irrilevante,<br />

stante il tenore, assolutamente generico, delle dichiarazioni, rese sul punto dalla teste, che non si è certo<br />

dilungata su detta<strong>gli</strong> tecnici. Piuttosto, mette conto sottolineare alcuni dati significativi emersi in<br />

dibattimento:<br />

- un rilevantissimo rapporto <strong>tra</strong> Previti e l'Istituto, per conto del quale aveva svolto, ne<strong>gli</strong> anni, attività<br />

professionale abbastanza intensa;<br />

- parecchi ed importanti <strong>rapporti</strong> di finanziamento da parte della banca al gruppo Fininvest, come<br />

confermano i testi Lai e Carosone;<br />

- un altrettanto rilevante rapporto personale <strong>tra</strong> l'imputato ed i vertici dell'Istituto: Lai era frequentatore<br />

abbastanza assiduo sia del Circolo Canottieri Lazio, sia dell'abitazione di Cesare Previti;<br />

- <strong>rapporti</strong> personali di natura riservata concernenti la gestione, da parte di Previti, di conti esteri<br />

riconducibili ad alti funzionari dell'Istituto, quali Bertini, Ma<strong>gli</strong>o, Ciancimino, Nardi e lo stesso Lai,<br />

durati dalla fine de<strong>gli</strong> anni'70 sino al 1994, allorquando l'imputato aveva assunto cariche istituzionali e<br />

<strong>gli</strong> interessati non avevano più ritenuto opportuno lasciar<strong>gli</strong> la gestione dei loro patrimoni (cfr. dich.<br />

Lai);<br />

- collegamento della gestione di questi conti esteri con la figura dell'avvocato Pacifico ed il conto, a lui<br />

riconducibile, denominato "Pavoncella": sempre Lai ha dichiarato che, con i nominati colleghi, aveva<br />

deciso di chiudere i conti allorquando (si era nel 1996) aveva letto sui giornali i resoconti della indagine<br />

giudiziaria, rinvenendovi i nomi del banchiere Resinelli e del conto “Pavoncella”, che comparivano<br />

anche sulla documentazione relativa alle loro relazioni bancarie estere, nelle occasioni in cui Previti<br />

aveva fatto per loro rien<strong>tra</strong>re somme da quei conti;<br />

- un rapporto diretto fra Pacifico ed Efibanca, decisamente negato dall'interessato (che nel suo esame così<br />

si è espresso: "... non ho mai avuto deleghe o procure ad operare a Efibanca, perché <strong>tra</strong> l'altro Efibanca<br />

non ha una cassa... è un istituto a medio credito e <strong>tra</strong> l'altro io a Efibanca non sono mai andato nella<br />

mia vita... non so manco dove stava <strong>tra</strong> l'altro a Roma"): e se è vero che Aurelio Lai, pur ammettendo di<br />

conoscere l'imputato, ha negato di avere avuto con lui <strong>rapporti</strong> in Efibanca, non è sfuggito al Tribunale<br />

che, sull'agenda di Pacifico, in data 6 maggio 1993, si rinviene la seguente annotazione: "10,55 Guido<br />

Passone 8599232 (urgente da richiamare)".<br />

Dunque Pacifico conosceva personalmente due alti dirigenti di Efibanca.<br />

A fronte di questi dati, che rappresentano - non lo si neghi - un assetto di <strong>rapporti</strong> assai peculiare fra i<br />

protagonisti, il pensiero va, ancora una volta, alle non comuni doti della teste Ariosto che, non essendo mai<br />

stata amica di Previti, non avendone mai ricevuto le confidenze, insomma, essendosi inventata tutto di sana<br />

pianta, è andata proprio ad indicare (pur con genericità ed approssimazione della quale il Tribunale non può<br />

non dare atto) una banca i cui più alti dirigenti avevano conti bancari all'estero, gestiti da Cesare Prevm e,<br />

guarda il caso, con il passaggio per i conti di Pacifico e del suo banchiere di fiducia Dionigi Resinelli. C'è<br />

veramente di che rimanere stupefatti.<br />

E lo stupore è destinato ad aumentare quando si vadano a considerare, nel loro complesso, <strong>gli</strong> esiti delle<br />

indagini bancarie svolte at<strong>tra</strong>verso commissioni rogatorie attive dalla Procura della Repubblica di Milano,<br />

all'indomani delle dichiarazioni di Stefania Ariosto, e proprio da queste rese necessarie, aprendo scenari che

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