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i rapporti tra gli imputati - Misteri d'Italia

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movimentazioni bancarie) l'esistenza di <strong>rapporti</strong> finanziari fra Cesare Previti ed Attilio Pacifico, da una<br />

parte, ed imprenditori usciti vittoriosi da grandi contenziosi giudiziari svoltisi presso la sede romana,<br />

dall'al<strong>tra</strong>; che hanno dimos<strong>tra</strong>to, ancora, come Attilio Pacifico fosse l'occulto gestore di segreti patrimoni<br />

esteri facenti capo a magis<strong>tra</strong>ti in servizio presso la medesima sede giudiziaria; che hanno effettivamente<br />

fatto emergere (anche at<strong>tra</strong>verso la comparazione con i tabulati telefonici) l'esistenza di una rete di <strong>rapporti</strong><br />

riservati non spiegabili (ed infatti sostanzialmente non spiegati da<strong>gli</strong> <strong>imputati</strong>) se non in chiave illecita, fra i<br />

giudici che hanno svolto le loro funzioni in cause di eccezionale rilevanza (non solo dal punto di vista<br />

patrimoniale) ed alcuni avvocati che delle medesime si sono occultamente occupati.<br />

In tal senso "calibrate" l'efficacia probatoria e la rilevanza delle dichiarazioni di Stefania Ariosto, il<br />

Tribunale non intende comunque sot<strong>tra</strong>rsi al compito di sottoporle ad analisi critica, anche nel solco delle<br />

innumerevoli accuse, ipotesi, illazioni, congetture, gettate sul tappeto - per la verità un po'disordinatamente<br />

ed a volte con<strong>tra</strong>ddittonamente - dalla difesa di Cesare Previti.<br />

- Stefania Ariosto sarebbe stata smentita "su tutta la linea": quando rende dichiarazioni suscettibili di<br />

verifica, tale operazione è sempre di segno negativo per la testimone.<br />

L'affermazione della difesa non corrisponde al vero, eccezion fatta per due circostanze specifiche raccontate<br />

dalla Ariosto e, fin dall'epoca delle indagini preliminari, risultate errate. Ci si riferisce, innanzitutto, alla<br />

vicenda relativa al dott. Mele ed ad un quadro appeso nel suo ufficio, quello del Procuratore della<br />

Repubblica di Roma: al Pubblico Ministero la teste aveva raccontato di averlo visto alle spalle del<br />

magis<strong>tra</strong>to nel corso di un'intervista televisiva, e le sembrava - ma aveva fin dal primo momento<br />

manifestato di non esseme certa - di avere riconosciuto un dipinto da lei stessa in precedenza regalato a<br />

Marcelle Dell'Utri. Successive verifiche avevano dimos<strong>tra</strong>to l'infondatezza della dichiarazione, <strong>tra</strong>ttandosi di<br />

un quadro di proprietà dell'Amminis<strong>tra</strong>zione, da tempo in dotazione all'Ufficio del Procuratore Capo (cfr.<br />

verbale di dichiarazioni di Vittorio Mele, acquisite con il consenso delle parti all'udienza del 6 maggio<br />

2002).<br />

Il teste aggiungeva che, comunque, l'Ariosto non l'aveva mai incluso fra <strong>gli</strong> abituali frequentatori del salotto<br />

di Cesare Previti.<br />

Il magis<strong>tra</strong>to Rosario Priore (esaminato in qualità di testimone all'udienza del 17 maggio 2002) ha riferito di<br />

avere promosso in sede civile azione di risarcimento dei danni nei confronti della teste, che aveva dichiarato<br />

di averlo incon<strong>tra</strong>to al Casinò di Montecarlo; svolti in tale sede accertamenti per via rogatoriale,<br />

l'affermazione aveva ricevuto smentita, posto che le autorità del Principato avevano fornito risposta<br />

negativa.<br />

Secondo la difesa, la teste ha mentito radicalmente anche quando ha parlato dei suoi <strong>rapporti</strong> di amicizia e<br />

di confidenza con Cesare Previti, e sulla sua frequentazione di ricevimenti tenutisi fino al 1988 presso<br />

l'abitazione di via Cicerone: dunque, una negazione totale ed assoluta, da parte dell'imputato, non solo<br />

limitata all'accusa di corruzione giudiziaria, ma spinta al punto di negare che con l'Ariosto vi fosse quel<br />

rapporto privilegiato di cui la teste parla, e che la donna abbia mai messo piede in casa Previti o al Circolo<br />

Canottieri Lazio.<br />

Orbene, sembra al Tribunale che una simile linea difensiva, sproporzionata per eccesso, finisca con<br />

l'indebolirsi da sé, in quanto si pone in insanabile con<strong>tra</strong>sto non tanto con le dichiarazioni dell'interessata,<br />

quanto su dati documentali certi e precisi, uno dei quali proveniente dallo stesso imputato.<br />

In un bi<strong>gli</strong>etto acquisito a<strong>gli</strong> atti, e datato 3 aprile 1987, Previti così si esprime: "Carissima Stefania, ti<br />

ringrazio del dono che è veramente molto, molto bello. Hai veramente esagerato, tenuto conto che il poco o<br />

molto che io posso fare per tè deriva da vincoli di affetto che prescindono da ogni e qualsiasi fatto<br />

materiale. Ancora grazie, un caloroso abbraccio. Cesare".<br />

Nel corso del suo esame dibattimentale l'imputato ha ribadito la propria linea, definendo tutte le<br />

dichiarazioni dell’Ariosto - comprese quelle sul rapporto di amicizia e frequentazione che li legava in quel<br />

periodo - come "menzogne", "balle" "baggianate": contestate<strong>gli</strong> il tenore del bi<strong>gli</strong>etto, l'imputato rispondeva<br />

di avere ricevuto in dono dalla teste - che intendeva ringraziarlo per quanto fatto presso i funzionari Efìbanca<br />

in relazione ad una sua richiesta di finanziamento - un orologio di scarso valore, ma che, lì per lì, <strong>gli</strong> era<br />

parso simpatico. L'aveva mos<strong>tra</strong>to alla mo<strong>gli</strong>e ed alla fi<strong>gli</strong>a, che invece <strong>gli</strong> avevano fatto notare la qualità<br />

scadente; aveva poi incon<strong>tra</strong>to Casoli, che aveva fatto riferimento al regalo di Stefania, pregandolo (anche se<br />

l'oggetto non era stato di suo gradimento) di mandarle un gentile bi<strong>gli</strong>etto di ringraziamento. Non si <strong>tra</strong>ttava,<br />

dunque, di un moto spontaneo, bensì di un gesto "indotto" dal Casoli; di conseguenza, le parole scritte non

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