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i rapporti tra gli imputati - Misteri d'Italia

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Esaminato come teste (cfr. udienza 29 gennaio 2001, pp.35 ss.), l'interessato ammette di avere in<strong>tra</strong>ttenuto,<br />

in quel periodo, un rapporto, per così dire "particolare" con l'avvocato Pacifico, pur dicendosi disposto "in<br />

amicizia" a comportarsi in modo analogo con altri avvocati che ne facessero richiesta; ha ammesso che tale<br />

rapporto consisteva in informazioni sull'andamento della causa IMI- Rovelli, pur precisando che si <strong>tra</strong>ttava<br />

di informazioni non riservate ed accessibili a chiunque.<br />

Su precise domande, ha spiegato che le esigenze di informazione del proprio interlocutore erano relative alla<br />

data d'udienza, all'ordine di <strong>tra</strong>ttazione delle cause ed ad eventuali mutamenti nella composizione del<br />

collegio giudicante, giustificando quest'ultima informazione con la possibilità ("... come accade di solito"!)<br />

che un giudice si ammalasse e venisse sostituito.<br />

Ancora, su specifiche domande relative alla sua conoscenza con i legali che ufficialmente seguivano la causa<br />

(Are, Giorgianni, Irti, Punzi, lannone) rispondeva negativamente, in sostanza dichiarando che il solo legale<br />

ad avere chiesto informazioni su quel processo era Attilio Pacifico, che, come è noto, non era mai stato<br />

nominato né dalla SIR, né tantomeno dall'IMI.<br />

A dispetto della propria dichiarata disponibilità a fornire informazioni (anche al di fuori de<strong>gli</strong> orari d'ufficio<br />

ed utilizzando la propria utenza telefonica privata) a chiunque ne facesse richiesta, Meccariello, richiesto dal<br />

Tribunale, non sapeva tuttavia indicare altri avvocati con i quali avesse in<strong>tra</strong>ttenuto simili <strong>rapporti</strong> di<br />

"cortesia", né, d'altro canto, ha saputo ricordare altre cause - oltre a quella in questione - per la quale<br />

Pacifico fosse tanto interessato ad avere informazioni quasi quotidiane. Infine - ed il dato induce a qualche<br />

amara riflessione sui tempi in cui viviamo - il teste ha ammesso di avere ricevuto in omaggio, at<strong>tra</strong>verso<br />

l'interessamento di Attilio Pacifico, quattro inviti ad assistere in studio alle regis<strong>tra</strong>zioni del programma<br />

televisivo "La corrida", <strong>tra</strong>smesso dalle reti Mediaset; <strong>gli</strong> inviti erano poi stati utilizzati dai suoi due fi<strong>gli</strong>,<br />

appena ventenni, e da due loro amici.<br />

Come si evince dalle annotazioni sull'agenda di Pacifico in data 10 febbraio 1993 e 17 marzo 1993, de<strong>gli</strong><br />

inviti si era occupato lo studio dell'avvocato Cesare Previti, nella persona del collaboratore "tuttofare" Marco<br />

lannilli, che lo ha confermato in dibattimento.<br />

All'imputato Pacifico, nel corso dell'esame dibattimentale, sono state chieste spiegazioni sui motivi per i<br />

quali si mos<strong>tra</strong>va tanto interessato a conoscere - praticamente "in diretta" - l'iter della causa avanti la Corte<br />

di cassazione. E<strong>gli</strong> (cfr. ud.20 settembre 2002,p.33 ss.) così rispondeva:"Felice Rovelli dopo che aveva<br />

accertato che il padre aveva in me una fiducia così grande da rilasciare addirittura l'impegno per il fi<strong>gli</strong>o e<br />

la mo<strong>gli</strong>e di pagarmi questa cifra... e ha saputo che c'era questo contatto e questo rapporto così stretto,<br />

essendo un ansioso e avendo trovato una persona che aveva un tipo di espressioni, di carattere molto<br />

cordiale, come credo di essere stato almeno nel passato io, si rivolgeva a me per questi tipi di<br />

informazioni... qui il Collegio probabilmente poteva essere composto da un Presidente e da alcuni<br />

magis<strong>tra</strong>ti che potevano, che ne so, interpretare certe cose di quella causa, di quel giudizio, e per cui<br />

voleva sapere queste cose".<br />

Al Pubblico Ministero, che <strong>gli</strong> faceva presente come la fami<strong>gli</strong>a Rovelli fosse assistita da legali di<br />

primissimo piano ed autorevolissimi cattedratici ai quali Felice avrebbe a buon diritto potuto rivolgersi,<br />

l'imputato obiettava: "... io ho un rapporto umano, di cordialità, con Felice Rovelli, che non aveva né il<br />

professor Are, né Giorgianni, che era sempre s<strong>tra</strong>impegnato e che lui non può chiamare... ecco il motivo, io<br />

credo".<br />

In parole più semplici: siccome i due citati professori (... non se n'abbiano a male <strong>gli</strong> interessati...) erano sì<br />

giuristi di chiara fama, ma non molto simpatici e assai impegnati, Felice aveva necessità di seguire<br />

l'evoluzione della causa at<strong>tra</strong>verso Attilio Pacifico, il quale, oltre ad essere "persona di fiducia" del defunto<br />

padre, era anche simpatico e cordiale: il che, come è noto, non guasta, soprattutto quando si <strong>tra</strong>tta di gestire<br />

cause di risarcimento plurimiliardarie.<br />

La pochezza di questa spiegazione si commenta da sé e rende quasi superfluo argomentare oltre, se non per<br />

ricordare quanto Felice Rovelli e Pacifico siano stati attivi (insieme a Renato Squillante) quando si <strong>tra</strong>ttava<br />

di avvicinare un componente del primo collegio giudicante che si occupò in Corte di cassazione, della causa<br />

IMI- SIR: a tal punto erano interessati all'iter del processo, da avere promesso ben cinquecento milioni di<br />

lire ad un amico ed ex compagno di liceo di uno dei giudici.<br />

Ed allora, vi era l'assoluta necessità - dopo che la Corte costituzionale aveva rimesso la "patata bollente"<br />

nelle mani della Cassazione - di conoscere con congruo anticipo la composizione del nuovo collegio, e non<br />

solo per i motivi che lo stesso Pacifico si è lasciato sfuggire, ossia per conoscerne <strong>gli</strong> orientamenti.<br />

Fin qui, si potrebbe obiettare, nulla di male: è frequente che <strong>gli</strong> avvocati si informino sulla composizione del<br />

collegio, per poterne apprezzare in anticipo il maggior rigore su alcune questioni in diritto ovvero,

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