i rapporti tra gli imputati - Misteri d'Italia

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20.05.2013 Views

possibile transazione. Sapendo dunque che Squillante era in buoni rapporti con Felice Rovelli, gli aveva chiesto di suggerire il nome di Francesco in veste di consulente legale. Il suo unico "intervento" - prosegue Squillante - fu quindi quello di chiedere a Francesco Berlinguer di mettersi in contatto con Felice, il quale, quando veniva a Roma per seguire la causa, alloggiava in un Hotel nei pressi di Piazza di Spagna. Dopodiché non li vide più, se non separatamente; i numerosi contatti telefonici che risultano, proprio in quel periodo, con Berlinguer avevano però un diverso oggetto, ed erano relativi alla ricerca, da parte di quest'ultimo, di contatti di tipo imprenditoriale e politico per gli affari in Russia e nell'est europeo, nonché alla organizzazione di un viaggio in Russia al seguito del Presidente Cossiga. Questo tema dell'ipotesi di transazione tramite l'intervento del Quirinale - tanto caro alla difesa Rovelli, anche in sede di arringa finale - è stato oggetto di alcuni esami testimoniali, le cui risultanze, complessivamente considerate, decisamente non consentono di riconnettere a questa vicenda la grande rilevanza postulata dai difensori. Intanto, il teste Sergio Berlinguer (cfr. udienza 17 maggio 2001) smentisce totalmente il racconto di Squillante nella parte relativa ad un tentativo di inserimento di Francesco Berlinguer nel collegio di difesa della famiglia Rovelli. Esclude di avere parlato con il fratello di questa ipotesi di transazione, se non più tardi, ossia dopo il pronunciamento definitivo della Corte di cassazione, così come esclude che Francesco gli abbia mai detto di essersi "interessato" ad una transazione tra la famiglia Rovelli e l'IMI. Sulla vicenda in generale, ha riferito di essersi incontrato con Arcuti - presidente dell'Imi - che gli aveva chiesto - nella veste di Segretario Generale della Presidenza della Repubblica - se il Quirinale potesse intervenire per una soluzione stragiudiziale della vicenda giudiziaria; ne aveva parlato con il Presidente Cossiga, il quale aveva incaricato Alfredo Masala; questi aveva forse preso contatti con esponenti della famiglia Rovelli, ma la prospettiva non ebbe mai alcuna concretezza, visto che le posizioni delle parti erano troppo distanti. Ancora - e su un altro versante - il teste era stato chiamato in causa dal proprio fratello quale possibile autore di due chiamate allo studio dell'avvocato Previti nel febbraio e nel maggio 1992: anche questa ipotesi ha trovato smentita nelle dichiarazioni di Sergio Berlinguer, che lo ha negato categoricamente, spiegando di avere conosciuto Previti solo nel 1994, allorquando si erano trovati Ministri nella stessa compagine governativa. Alfredo Masala (esaminato ex art.195 c.p.p. per iniziativa della difesa Rovelli all'udienza del 14 giugno 2002) conferma le richieste di Arcuti al Capo dello Stato e conferma che lo stesso Presidente Cossiga autorizzò una iniziativa in tal senso, incaricando lo stesso Masala di convocare tale ragionier Bianchi, conosciuto quale strettissimo collaboratore di Nino Rovelli.Questi venne a Roma e fu personalmente ricevuto da Cossiga, ma la cosa non ebbe seguito alcuno. Su specifica domanda, esclude d'aver mai saputo che Francesco Berlinguer (che egli ben conosceva) fosse interessato al tentativo di transazione fra IMI e la famiglia Rovelli. Luigi Arcuti, all'epoca dei fatti Presidente dell'IMI, conferma (cfr. udienza 3 giugno 2002) di avere chiesto un incontro al Quirinale; non venne ricevuto dal Presidente bensì da Sergio Berlinguer, al quale espose, in un colloquio durato pochi minuti, i motivi per i quali aveva chiesto di essere ricevuto dal Presidente Cossiga; si trattava di esporre la grave situazione di difficoltà dell'IMI nei confronti delle banche estere in dipendenza dall'andamento della causa, che vedeva allo stato l'Istituto soccombente per una cifra superiore ai mille miliardi di lire; dopo quel colloquio non seppe più nulla e non venne mai ricevuto dal capo dello Stato. A domanda specifica, il teste si diceva sicuro nel collocare l'incontro con Sergio Berlinguer prima della morte di Nino Rovelli, e dunque negli anni 1989-1990. Tirando le somme sul punto specificamente riferito alla "ipotesi transazione" in sé, reputa il Tribunale che ne sia emersa con chiarezza la assoluta marginalità concreta, posto che i contatti con un collaboratore della famiglia Rovelli non ebbero alcun seguito, né lo stesso Arcuti (che aveva inteso richiamare l'attenzione del Quirinale sui problemi di immagine e di credibilità, anche all'estero, dipendenti dall'andamento della causa) venne mai ricevuto da Francesco Cossiga. Insomma, questi contatti - che forse è persino eccessivo in tal modo denominare - durarono lo spazio di un mattino, anche perché risulta evidente come nessuna delle parti in causa vi fosse effettivamente interessata; e peraltro, su un piano più specifico, non risultano neppure accertati con sufficiente chiarezza i tempi di tali abboccamenti, posto che Arcuti li colloca prima della morte di Nino Rovelli, mentre Sergio Berlinguer li riferisce, senza essere più preciso, all'anno 1991. Ma - ed è quel che qui maggiormente interessa - dalle fonti di prova acquisite risulta sconfessata la prospettazione di Renato Squillante circa un interessamento di Francesco Berlinguer alla subito abortita vicenda transattiva:

nessuno dei testimoni sentiti lo conferma, e Sergio Berlinguer (ossia colui che avrebbe chiesto a Squillante di indicare a Rovelli il nome del fratello) ha negato la circostanza. Inoltre, tornando al piano dei tempi, si è visto come i contatti telefonici in esame si debbano collocare a partire dal mese di gennaio 1992, ossia in un periodo assolutamente incompatibile con il racconto di Arcuti, ma, a ben vedere, anche con quello di Berlinguer, che colloca gli avvenimenti nel 1991. Concludendo sul punto, il Tribunale evidenzia il silenzio di Felice Rovelli, che pesa in suo danno (ed in danno del coimputato) ancor più delle testimonianze ora esaminate: se, come vuole far credere Squillante, Berlinguer telefonava in modo quasi ossessivo a Rovelli al solo scopo di convincerlo a conferirgli mandato professionale per gestire le trattative per una composizione bonaria della lite, ci si deve chiedere perché mai Felice, al Pubblico Ministero che lo è andato ad interrogare in carcere al fine di specificamente contestargli le dichiarazioni accusatorie di Berlinguer, non abbia subito spiegato la finalità - assolutamente lecita - dei suoi contatti con Francesco Berlinguer. In poche, parole, non si comprende perché - se fosse vera l'ipotesi difensiva- per tutti questi anni egli non abbia reso alcuna dichiarazione sul punto, lasciando che le "calunnie" del Berlinguer lo travolgessero insieme a Renato Squillante. La risposta è, per il Tribunale assai semplice: i contatti tra i personaggi, come sopra de-scritti, non avevano nulla a che vedere con soluzioni stragiudiziali della causa, a meno che in questa espressione non si vogliano includere anche i tentativi occulti di interferenza, del tipo di quelli descritti dal Berlinguer. La versione esposta da Squillante nel suo esa-me dibattimentale non è nulla più un mero espediente difensivo, una tesi costruita a tavolino, partendo da qualche dato concreto (la visita di Arcuti al Quirinale, il rapporto di parentela stretta tra Francesco Berlinguer ed uno dei funzionari più vicini al Presidente Cossiga) che si è tentato - del tutto legittimamente, s'intende - di adattare, senza successo, alle risultanze processuali, e di ingigantire per fornire una alternativa al racconto del teste d'accusa. Un teste con il quale bisogna pur fare i conti, anche nell'ottica propugnata dalla difesa: ed allora il Tribunale si chiede perché mai Berlinguer avrebbe dovuto tacere un suo tentativo (forse non troppo elegante, ma certamente non costituente reato) di "inserirsi" in un grande contenzioso - forse il più grande in assoluto - che gli avrebbe potuto portare prestigio, notorietà e lauti guadagni, per lanciarsi nella esposizione di fatti che lo avvicinavano pericolosamente a condotte di sicura rilevanza penale, calunniando in modo del tutto gratuito Rovelli e Renato Squillante, e comunque dando di sé una immagine non proprio cristallina, per avere mantenuto stretti contatti con persone che gli avevano rivolto richieste di tal fatta. Insomma, la tesi difensiva non è credibile in sé ed in quanto smentita dalle risultanze processuali; al contrario, il racconto del teste Berlinguer appare oggettivamente riscontrato proprio dall'esame dei tabulati telefonici, come già si anticipava, eloquenti nell'indicare quella successione di contatti fra persone, guarda caso, tutte a vario titolo collegate (per lo più in modo occulto) alla causa IMI-SIR. Ma c'è di più: è lo stesso Felice Rovelli, nel suo primo interrogatorio, ad incautamente accennare ai rapporti con Squillante inerenti la causa: di fronte alla domanda se conoscesse il magistrato, così rispondeva: "Sì, la prima volta l'ho visto nell'anno 1987, se non ricordo male mi fu presentato da mio padre di sfuggita, io mi trovavo nel suo ufficio a Lugano dove appunto in quel momento vi era Renato Squillante. Quando mio padre è morto il dott. Squillante si è fatto sentire per condoglianze ed io, qualche mese dopo, trovandomi a Roma, presumibilmente per incontrare il Prof. Are, andai a trovare Squillante a casa per una breve visita. In quest'occasione come in altre che si sono succedute negli anni successivi (1991, 1992) ho avuto modo di discutere con lui di alcuni aspetti della vicenda della causa IMI. Sapevo che il dott. Squillante era amico dell'avv. Pacifico e se non ricordo male in uno dei miei incontri con il magistrato era presente anche Pacifico. In sostanza, gli incontri che io ho avuto con il dott. Squillante non erano altro che visite di cortesia". Come dire che - sia pure in un'ottica totalmente difensiva - è lo stesso Rovelli ad evocare discussioni con Squillante, protrattesi nel tempo (e si citano proprio gli anni 1991 e 1992) concernenti la causa civile; ed è lo stesso Rovelli ad evocare la presenza anche del coimputato Pacifico ad uno di questi incontri. E come non pensare, ancora una volta, ai tabulati, dai quali risulta che, nel corso della stessa giornata. Rovelli chiama sia Squillante che Pacifico, e queste chiamate si intersecano con quelle tra Berlinguer e Squillante (così ad esempio avviene il 15, il 17 ed il 28 gennaio, e l'11 febbraio 1992)? Dunque, stabilito che i personaggi coinvolti nella vicenda erano legati dal comune denominatore di tentare un avvicinamento con un giudice della Corte di Cassazione e che, dunque, quel (e solo quel) significato hanno i contatti sopra riepilogati, rimane da valutare la testimonianza dibattimentale Berlinguer. Ad-onta delle proteste difensive circa la calunniosità del racconto del teste, è opinione del Collegio che il Berlinguer non solo non abbia formulato false accuse contro gli imputati, ma che in dibattimento abbia palpabilmente

possibile <strong>tra</strong>nsazione. Sapendo dunque che Squillante era in buoni <strong>rapporti</strong> con Felice Rovelli, <strong>gli</strong> aveva<br />

chiesto di suggerire il nome di Francesco in veste di consulente legale. Il suo unico "intervento" - prosegue<br />

Squillante - fu quindi quello di chiedere a Francesco Berlinguer di mettersi in contatto con Felice, il quale,<br />

quando veniva a Roma per seguire la causa, alloggiava in un Hotel nei pressi di Piazza di Spagna.<br />

Dopodiché non li vide più, se non separatamente; i numerosi contatti telefonici che risultano, proprio in quel<br />

periodo, con Berlinguer avevano però un diverso oggetto, ed erano relativi alla ricerca, da parte di<br />

quest'ultimo, di contatti di tipo imprenditoriale e politico per <strong>gli</strong> affari in Russia e nell'est europeo, nonché<br />

alla organizzazione di un viaggio in Russia al seguito del Presidente Cossiga.<br />

Questo tema dell'ipotesi di <strong>tra</strong>nsazione <strong>tra</strong>mite l'intervento del Quirinale - tanto caro alla difesa Rovelli,<br />

anche in sede di arringa finale - è stato oggetto di alcuni esami testimoniali, le cui risultanze,<br />

complessivamente considerate, decisamente non consentono di riconnettere a questa vicenda la grande<br />

rilevanza postulata dai difensori.<br />

Intanto, il teste Sergio Berlinguer (cfr. udienza 17 maggio 2001) smentisce totalmente il racconto di<br />

Squillante nella parte relativa ad un tentativo di inserimento di Francesco Berlinguer nel collegio di difesa<br />

della fami<strong>gli</strong>a Rovelli. Esclude di avere parlato con il fratello di questa ipotesi di <strong>tra</strong>nsazione, se non più<br />

tardi, ossia dopo il pronunciamento definitivo della Corte di cassazione, così come esclude che Francesco <strong>gli</strong><br />

abbia mai detto di essersi "interessato" ad una <strong>tra</strong>nsazione <strong>tra</strong> la fami<strong>gli</strong>a Rovelli e l'IMI.<br />

Sulla vicenda in generale, ha riferito di essersi incon<strong>tra</strong>to con Arcuti - presidente dell'Imi - che <strong>gli</strong> aveva<br />

chiesto - nella veste di Segretario Generale della Presidenza della Repubblica - se il Quirinale potesse<br />

intervenire per una soluzione s<strong>tra</strong>giudiziale della vicenda giudiziaria; ne aveva parlato con il Presidente<br />

Cossiga, il quale aveva incaricato Alfredo Masala; questi aveva forse preso contatti con esponenti della<br />

fami<strong>gli</strong>a Rovelli, ma la prospettiva non ebbe mai alcuna concretezza, visto che le posizioni delle parti erano<br />

troppo distanti.<br />

Ancora - e su un altro versante - il teste era stato chiamato in causa dal proprio fratello quale possibile autore<br />

di due chiamate allo studio dell'avvocato Previti nel febbraio e nel maggio 1992: anche questa ipotesi ha<br />

trovato smentita nelle dichiarazioni di Sergio Berlinguer, che lo ha negato categoricamente, spiegando di<br />

avere conosciuto Previti solo nel 1994, allorquando si erano trovati Ministri nella stessa compagine<br />

governativa.<br />

Alfredo Masala (esaminato ex art.195 c.p.p. per iniziativa della difesa Rovelli all'udienza del 14 giugno<br />

2002) conferma le richieste di Arcuti al Capo dello Stato e conferma che lo stesso Presidente Cossiga<br />

autorizzò una iniziativa in tal senso, incaricando lo stesso Masala di convocare tale ragionier Bianchi,<br />

conosciuto quale strettissimo collaboratore di Nino Rovelli.Questi venne a Roma e fu personalmente<br />

ricevuto da Cossiga, ma la cosa non ebbe seguito alcuno. Su specifica domanda, esclude d'aver mai saputo<br />

che Francesco Berlinguer (che e<strong>gli</strong> ben conosceva) fosse interessato al tentativo di <strong>tra</strong>nsazione fra IMI e la<br />

fami<strong>gli</strong>a Rovelli.<br />

Luigi Arcuti, all'epoca dei fatti Presidente dell'IMI, conferma (cfr. udienza 3 giugno 2002) di avere chiesto<br />

un incontro al Quirinale; non venne ricevuto dal Presidente bensì da Sergio Berlinguer, al quale espose, in<br />

un colloquio durato pochi minuti, i motivi per i quali aveva chiesto di essere ricevuto dal Presidente Cossiga;<br />

si <strong>tra</strong>ttava di esporre la grave situazione di difficoltà dell'IMI nei confronti delle banche estere in dipendenza<br />

dall'andamento della causa, che vedeva allo stato l'Istituto soccombente per una cifra superiore ai mille<br />

miliardi di lire; dopo quel colloquio non seppe più nulla e non venne mai ricevuto dal capo dello Stato.<br />

A domanda specifica, il teste si diceva sicuro nel collocare l'incontro con Sergio Berlinguer prima della<br />

morte di Nino Rovelli, e dunque ne<strong>gli</strong> anni 1989-1990.<br />

Tirando le somme sul punto specificamente riferito alla "ipotesi <strong>tra</strong>nsazione" in sé, reputa il Tribunale che ne<br />

sia emersa con chiarezza la assoluta marginalità concreta, posto che i contatti con un collaboratore della<br />

fami<strong>gli</strong>a Rovelli non ebbero alcun seguito, né lo stesso Arcuti (che aveva inteso richiamare l'attenzione del<br />

Quirinale sui problemi di immagine e di credibilità, anche all'estero, dipendenti dall'andamento della causa)<br />

venne mai ricevuto da Francesco Cossiga. Insomma, questi contatti - che forse è persino eccessivo in tal<br />

modo denominare - durarono lo spazio di un mattino, anche perché risulta evidente come nessuna delle parti<br />

in causa vi fosse effettivamente interessata; e peraltro, su un piano più specifico, non risultano neppure<br />

accertati con sufficiente chiarezza i tempi di tali abboccamenti, posto che Arcuti li colloca prima della morte<br />

di Nino Rovelli, mentre Sergio Berlinguer li riferisce, senza essere più preciso, all'anno 1991. Ma - ed è quel<br />

che qui maggiormente interessa - dalle fonti di prova acquisite risulta sconfessata la prospettazione di<br />

Renato Squillante circa un interessamento di Francesco Berlinguer alla subito abortita vicenda <strong>tra</strong>nsattiva:

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