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i rapporti tra gli imputati - Misteri d'Italia

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(con le modalità che si sono esaminate) in grado d'appello; Previti, Acampora e Pacifico sono tré avvocati<br />

che, non avendo svolto attività professionale come patrocinatori nella causa, in quel momento storico hanno<br />

già ricevuto e riceveranno, dalla fami<strong>gli</strong>a Rovelli, compensi che non si esita a definire astronomici; Metta è<br />

il giudice relatore della sentenza impugnata avanti la Corte di Cassazione dal soccombente Imi; Squillante è<br />

un noto ed importante giudice del Tribunale di Roma, amico di Francesco Berlinguer; quest'ultimo è un<br />

avvocato buon amico (ed ex compagno di liceo) di Simonetta Sotgiu; Sotgiu è uno dei giudici che<br />

compongono il collegio della Corte di Cassazione chiamato a decidere sul ricorso dell'IMI.<br />

Questo insieme di elementi - certi ed oggettivi, a prescindere dalla ovvia considerazione che l'acquisizione<br />

dei tabulati consente di conoscere il dato storico esterno del contatto telefonico e non già il suo contenuto -<br />

consentirebbe già di per sé di co<strong>gli</strong>ere, in tutta la sua pregnanza, il significato indiziario di questi <strong>rapporti</strong>,<br />

per la loro frequenza, la loro collocazione temporale e la loro evidente interdipendenza: in una parola, la loro<br />

attinenza, sul piano occulto, alla causa IMI - Rovelli. Ma, come già si anticipava, nella fattispecie il processo<br />

si è giovato del contributo testimoniale di uno dei protagonisti, l'avvocato Francesco Berlinguer, che -<br />

esaminato alle udienze del 4 maggio 2001 e del 3 giugno 2002 - ha così ricostruito i fatti.<br />

Nell'ambito della sua professione, all'epoca gestiva varie società, <strong>tra</strong> cui la TECHSO s.p.a., alla quale era<br />

intestato l'apparecchio cellulare da lui abitualmente utilizzato nel periodo che interessa. Aveva conosciuto<br />

Renato Squillante ne<strong>gli</strong> anni 1987 -1988, per il <strong>tra</strong>mite di suo fratello Sergio, all'epoca segretario del<br />

Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, del quale il magis<strong>tra</strong>to era consi<strong>gli</strong>ere giuridico. Berlinguer<br />

era presidente di un consorzio di imprese interessate alla realizzazione di grandi opere in Israele, Russia e<br />

Cecoslovacchia, e Squillante <strong>gli</strong> aveva fatto conoscere imprenditori e personalità politiche, quali<br />

l'ambasciatore di quest'ultimo paese a Roma. At<strong>tra</strong>verso uno dei fi<strong>gli</strong> di Squillante - Fabio, all'epoca<br />

giornalista corrispondente da Mosca - aveva poi conosciuto altri imprenditori russi ed aveva fatto un viaggio<br />

nella ex Unione Sovietica con Squillante al seguito di Cossiga.<br />

Nell'ambito di questa sua conoscenza e buona frequentazione con l'alto magis<strong>tra</strong>to, questi <strong>gli</strong> aveva detto che<br />

Felice Rovelli avrebbe avuto piacere di incon<strong>tra</strong>rlo; lo pregò pertanto di chiamarlo all'Hotel Hassler, dove<br />

alloggiava.<br />

Vi era stato così un primo incontro (doveva essere l'inizio del 1992), al quale <strong>gli</strong> sembra di ricordare che non<br />

fosse presente Squillante; a questo incontro ne seguirono, nelle settimane successive, altri due: ad uno di essi<br />

aveva partecipato anche Squillante.<br />

Richiesto di indicare il contenuto del colloquio intervenuto nel primo incontro con Rovelli, Berlinguer così<br />

si esprime: "Rovelli cominciò a parlarmi del fatto che era vissuto sempre all'estero, che non era abituato a<br />

vivere in Italia, che aveva ereditato dal padre questa causa nei confronti dell'Imi, che era estremamente<br />

preoccupato soprattutto perché ad ogni udienza si scatenava una campagna stampa feroce nei confronti del<br />

padre, soprattutto, e del gruppo Sir, e aveva paura che ci fosse una cappa sopra il Collegio giudicante e che<br />

non potesse giudicare con serenità, con imparzialità, e venne fuori se io conoscevo la dottoressa Sotgiu. Io<br />

dissi che la conoscevo, che era una persona estremamente seria, corretta, un giudice, un magis<strong>tra</strong>to di<br />

spessore, e... che la conoscevo. Mi chiese allora se io avessi potuto, in un incontro con la dottoressa,<br />

chiederle di non badare a tutta questa pressione psicologica che c'era da parte della campagna stampa<br />

per... e soltanto ed esclusivamente di giudicare con imparzialità, con serenità, e impedire che venissero fatte<br />

delle scorrettezze, questo mi chiese Rovelli, nient'altro. Ci lasciammo e io... dicendo che poteva anche non<br />

esserci bisogno, perché la persona era estremamente valida; poi ci risentimmo e <strong>gli</strong> dissi... mi accennò<br />

vagamente ad una parcella che mi avrebbe dato in seguito ad un incarico che mi avrebbe dovuto dare, ma<br />

fugacemente, proprio una cosa estremamente fugace. E ci sentimmo, cioè ci rivedemmo successivamente...".<br />

Il teste parla poi di un secondo incontro, al quale forse aveva partecipato anche Renato Squillante: aveva<br />

chiarito a Rovelli che non era sua intenzione avvicinare la dottoressa Sotgiu, sollecitando il giovane a non<br />

preoccuparsi, in quanto questo giudice era persona molto corretta. Rovelli però era in grande agitazione, non<br />

si fidava delle rassicurazioni, ed insisteva.<br />

I discorsi intervenuti nel corso del terzo incontro furono di analogo tenore; il compenso per il suo<br />

"intervento" era stato quantificato, fin dal primo incontro, in cinquecento milioni di lire. Oltre ai tre incontri<br />

ci furono anche parecchi contatti telefonici con Rovelli: Berlinguer afferma che e<strong>gli</strong> si limitava a<br />

<strong>tra</strong>nquillizzare l'ansioso giovane, e poi riferiva a Squillante il quale, dal canto suo, lo invitava a "dare una<br />

mano a questo ragazzo" affinchè la causa fosse decisa con serenità e senza subire influenze dalla negativa<br />

campagna di stampa contro la fami<strong>gli</strong>a del petroliere.

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