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i rapporti tra gli imputati - Misteri d'Italia

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prima di morire consegna 150 milioni di lire in titoli perché li desse a me, primo nipote di tutti <strong>gli</strong> altri, nel<br />

momento in cui io formavo una fami<strong>gli</strong>a... io con questi 150 milioni... compro circa un milione di franchi...<br />

questi milioni che mi dà Rovelli, insieme questo milione di franchi e insieme a qualche al<strong>tra</strong> cosa che ha<br />

fruttato questo piccolo capitale, mi permette, da solo e con altre operazioni con Rovelli, di fare un acquisto<br />

nel'79 che si verifica poi determinante per tutto quello che è il mio futuro, la mia vita futura e poi purtroppo<br />

questo episodio... io acquisto una quantità di oro 220 dollari all'oncia, e questo oro dal' 79, dal giugnolu<strong>gli</strong>o<br />

all'ottobre, va da 200 a 800 dollari l'oncia, il che significa che con i 4 milioni di franchi che io più o<br />

meno ho investito, diventano 16 milioni di franchi... a questo punto, siccome il rapporto con Rovelli è<br />

diventato sempre più forte, io e lui cerchiamo di fare altre operazioni, sempre dello stesso tipo".<br />

"ora, se nel' 79 io ci ho 16 milioni di franchi, se non faccio assolutamente niente da questo momento sino al'<br />

90 evidentemente questi danno il 7% circa medio, faccio un discorso molto restrittivo, annuo, perché io<br />

sono in conoscenza, collaborazione, società e certe cose con Nino Rovelli, i 16 milioni diventano 30 milioni<br />

di franchi facilmente... forse pure di più".<br />

Ne<strong>gli</strong> anni dal 1979 al 1990 (anno della morte di Angelo Rovelli) i denari di Pacifico restano in mano a<br />

Rovelli ".. .li faccio gestire da Rovelli.. .siccome lui ci ha queste possibilità, movimenti e anche, devo dire,<br />

tutti i due abbiamo delle segnalazioni, non so, di società che sono in situazioni negative e quindi possono<br />

essere rilevate e poi rivendere partecipazioni... praticamente lui mi gestisce questi fondi...".<br />

Forse consapevole della genericità assoluta di questa parte del racconto, che dovrebbe coprire un periodo di<br />

dieci anni di "gestione" di un enorme patrimonio da parte di Rovelli (imprenditore <strong>tra</strong> l'altro in pessime<br />

acque), lo stesso difensore di Pacifico, più avanti (cfr. pag. 79) <strong>gli</strong> pone una domanda specifica, ma<br />

l'imputato non riesce ad essere più preciso nel racconto: riproduciamo integralmente lo scambio di battute.<br />

Avv. Patanè: "...Rovelli, Pacifico, che operazioni avete fatto insieme? A partire da<strong>gli</strong> anni'80"<br />

Pacifico: "Abbiamo fatto qualche operazione, però saranno quattro o cinque, ma è difficile oggi poter<br />

identificare quali sono le operazioni, perché è passato tantissimo tempo, perché sono operazioni societarie<br />

ormai <strong>tra</strong> l'altro non esistono più e perciò le <strong>tra</strong>cce sono diffìcilmente riscon<strong>tra</strong>bili".<br />

Avuta questa risposta, il difensore fa in tutta fretta marcia indietro e passa ad altro:<br />

"Ho capito. Quindi non parliamo della finanza allora a questo punto".<br />

No, non ne parliamo, lasciando del tutto in ombra quanto accaduto nei dieci anni in cui Pacifico ha<br />

accumulato il capitale della sua vita, ossia quando i suoi denari erano - senza documenti, senza garanzie,<br />

senza scritture private, senza la benché minima <strong>tra</strong>ccia di un conteggio - nelle mani di Nino Rovelli.<br />

Tornando alle dichiarazioni iniziali, il Pubblico Ministero chiedeva che l'imputato spiegasse il mutamento<br />

nella versione difensiva:<br />

"Senta, lei perché nel corso dell'interrogatorio 16 lu<strong>gli</strong>o 1996 a proposito della provvista Rovelli dice che si<br />

<strong>tra</strong>tta di proventi per <strong>rapporti</strong> professionali durati più di vent'anni con Rovelli ed oggi cambia versione?".<br />

E l'imputato, dando per scontata la difformità rilevata dal P.M., risponde facendo riferimento alle proprie<br />

condizioni psicologiche dell'epoca dell'interrogatorio, reso in carcere, dopo un lungo periodo di custodia<br />

cautelare ("…io ho chiesto anche una perizia... perché davo i numeri... io sono l'unico di tutto il gruppo che<br />

si è fatto nove mesi di carcere…"); però, nel prosieguo pomeridiano dell'esame, corregge il tiro, contestando<br />

in sostanza la stessa esistenza della difformità, e riferendosi ad un concetto assai ampio di "attività<br />

professionale":<br />

"... volevo dire che quando io stamattina mi è stato chiesto dell'attività professionale, in effetti anche questa<br />

è una ... .professionale (cfr. p.104)”.

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