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i rapporti tra gli imputati - Misteri d'Italia

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P.M.: Siccome l'ingegnere Rovelli muore nel 1990 e in quel momento la causa era in Corte d'appello, però<br />

non era finita: lei come mai ha accettato di aspettare ancora e non ha preteso in quel momento i compensi<br />

che da tanti anni Lei vantava nei confronti dell'ingegnere Rovelli?<br />

I.: Ma io non è che li vantavo da tanti anni. Io li avevo maturati in tanti anni e li potevo avere quando<br />

volevo... nel momento in cui io mi rivolgevo al Rovelli, sapevo che i soldi li potevo avere. Anche se non<br />

immediatamente, in varie soluzioni...<br />

P.M.: Sì, ma nel momento in cui è morto l'ingegnere Rovelli, è venuto meno il suo interlocutore, no?<br />

I.: ...visto che la signora e il fi<strong>gli</strong>o riconoscevano il debito e che fare nei miei confronti e io sapevo quali<br />

erano le loro possibilità...non è che ci rimettevo niente...il fatto che sia stato pagato dopo, sì, è vero che sono<br />

stato pagato dopo. Però, vo<strong>gli</strong>o dire, se io avessi insistito avrei potuto prendere i soldi anche prima.<br />

P.M.: Dalle dichiarazioni della signora Rovelli emerge che il marito, prima di operarsi, le disse, appunto, che<br />

l'avvocato Pacifico si sarebbe, qualora fosse successo qualcosa, si sarebbe rivolto a lei e se chiedeva<br />

qualsiasi cifra, la signora doveva estinguere questo debito. Quando lei si è presentato dalla fami<strong>gli</strong>a Rovelli,<br />

dopo la morte dell'ingegnere, disse che bisognava anche saldare dei debiti nei confronti dell'avvocato Cesare<br />

Previti e dell'avvocato Acampora.<br />

I.: Non l'ho mai detto questo. Io non sapevo che Acampora e Previti avessero dei crediti nei confronti di<br />

Rovelli. Nel modo più assoluto. Conosco benissimo sia Acampora che Previti, ma ignoravo che avessero<br />

questi crediti nei confronti di Rovelli.<br />

Prima di passare alla esposizione delle dichiarazioni dibattimentali, mette conto anticipare una notazione,<br />

peraltro evidente dalla lettura in ordine cronologico delle dichiarazioni rese dall'imputato nel corso delle<br />

indagini: l'adattamento della versione difensiva alle emergenze investigative che via via il Pubblico<br />

Ministero andava acquisendo e contestando. In particolare. Pacifico è passato da una primitiva, assoluta e<br />

totale negazione, financo circa la propria disponibilità di conti correnti in terra elvetica, ad un generale<br />

rifiuto alle domande su quel tema allorquando erano emersi elementi che ne dimos<strong>tra</strong>vano l'esistenza. Allo<br />

stesso modo, emerso il primo rapporto economico con Primarosa Battistella, ossia il bonifico in Italia della<br />

irrisoria somma di 241 milioni di lire (irrisoria, s'intende, rispetto ai bonifici estero su estero che<br />

emergeranno in seguito). Pacifico descrive in modo frettoloso, distaccato e superficiale i propri <strong>rapporti</strong> con<br />

la fami<strong>gli</strong>a, alludendo ad una ottima conoscenza della vedova Rovelli, non ricordando (rectius, fingendo di<br />

non ricordare) la data della morte del capofami<strong>gli</strong>a, né - circostanza che, alla luce delle evidenze probatorie<br />

già acquisite in motivazione e che ancora si andranno ad esaminare, fa quasi sorridere - la denominazione<br />

"dell'istituto" (così lo indica l'imputato, che non "sapeva" se l'ente avesse sede in Roma o in Milano) che si<br />

con<strong>tra</strong>pponeva a Rovelli nella vertenza giudiziaria; né, infine, l'epoca in cui la causa era finita (che<br />

coincideva con il periodo nel quale e<strong>gli</strong> Pacifico, aggiunge il Tribunale, aveva ricevuto 30 miliardi di lire<br />

dalla fami<strong>gli</strong>a Rovelli).<br />

Solo dopo le dichiarazioni de<strong>gli</strong> eredi di Nino, l'imputato palesava l'esistenza di <strong>rapporti</strong> con il defunto<br />

ingegnere, tali da aver<strong>gli</strong> fruttato quella astronomica somma, dandone la "spiegazione" della quale s'è ora<br />

detto.<br />

Nel corso del lungo esame dibattimentale (cfr. udienza 20 settembre 2002) l'imputato ha parlato della<br />

conoscenza con Angelo Rovelli, alla fine de<strong>gli</strong> anni Settanta, e del fatto che il petroliere aveva apprezzato le<br />

sue altolocate e prestigiose conoscenze ".. .lui vede quali sono i miei <strong>rapporti</strong> con Carini e quindi<br />

cominciamo questo nostro rapporto di conoscenza e poi diventa di amicizia, perché io faccio de<strong>gli</strong> interventi<br />

per lui sia con Carini che con Rave<strong>gli</strong>a e Santospirito e ci sono anche delle delibere che <strong>gli</strong> consentono non<br />

solo di sanare certe posizioni debitorie con <strong>gli</strong> altri istituti, perché in quel mo-mento certe società di Rovelli<br />

erano in difficoltà, ma di ottenere anche denaro fresco, che era la cosa più importante... e per questi<br />

lavori... che lui mi incarica di fare, queste presentazioni... ad un certo punto, ottenendo certi risultati mi da<br />

circa 3 milioni di franchi...cioè io ricevo tre milioni di franchi svizzeri che nel'78, '79 saranno un miliardo e<br />

mezzo…".<br />

"A questo gruppo di denari... aggiungo 150 milioni di lire che ricevo, nel'70, dal dott. Alfonso Carulli, che è<br />

fratello di mia mamma, ed era il fratello maggiore al quale il padre notaio, Oreste Carulli, mio nonno,

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