i rapporti tra gli imputati - Misteri d'Italia
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in Brasile...i flussi di denaro su questo conto erano determinati in ragione della mia professione... in parte<br />
per operazioni finanziarie che mi venivano richieste e naturalmente ci sono anche compensi che posso<br />
spiegare e documentare, ma che non ritengo di dover esplicitare...".<br />
Anche in questo caso, diversa è la versione dibattimentale (cfr. ud.28 settembre 2002): non vengono più<br />
menzionati <strong>gli</strong> interessi in Usa ed in Brasile, e l'unico cliente è la Fininvest; il bonifico da "All Iberian" a<br />
"Mercier", via "Ferrido" (quello che, nella impostazione accusatoria, rappresenta la "provvista" per la<br />
tangente al giudice Metta) è così giustificato: "Io ho svolto per il gruppo un'attività imponente, interamente e<br />
totalmente documentata che in que<strong>gli</strong> anni ha portato il gruppo ad espandersi in Europa con una serie<br />
notevole di problemi che sono stati affrontati e risolti con la mia partecipazione. Al momento di parlare di<br />
parcelle, ho <strong>tra</strong>ttato la cosa con un dirigente del gruppo delegato a questo genere di <strong>rapporti</strong>, il dott. Livio<br />
Gironi.. .con il quale ebbi una serie di conversazioni e con il quale poi conclusi per una cifra globale, che<br />
mi è stata corrisposta in varie <strong>tra</strong>nches. Questo versamento rappresenta una di queste <strong>tra</strong>nches...si <strong>tra</strong>tta,<br />
ripeto, di un versamento inserito in altri contesti, che mi è stato fatto, diciamo, su disposizione del dott.<br />
Gironi, con il quale avevo discusso e <strong>tra</strong>nsatto, diciamo, l'importo delle mie parcelle... si <strong>tra</strong>tta di<br />
regolarissime e <strong>tra</strong>nquille parcelle che sono state corrisposte estero su estero per prestazioni in grande<br />
prevalenza eseguite all'estero".<br />
Dunque, il bonifico in questione, rappresenterebbe una prima rata dell'onorario (non quantificato, nel suo<br />
ammontare complessivo, dall'imputato) per attività di assistenza legale svolte all'estero in favore del gruppo<br />
Fininvest. Volendo <strong>tra</strong>rre alcune conclusioni in ordine alla valutazione intrinseca delle dichiarazioni di<br />
Cesare Previti non si può fare a meno di evidenziare, anche per quanto lo riguarda, <strong>tra</strong>tti di marcata<br />
inverosimi<strong>gli</strong>anza e di assoluto con<strong>tra</strong>sto con le regole di logica e di buon senso che normalmente<br />
presiedono ai comportamenti umani. Intanto, pesa a suo sfavore l'iniziale menzogna relativa alla<br />
destinazione della ingente somma ricevuta nel 1994, a causa finita, da<strong>gli</strong> eredi di Nino Rovelli, inserita in un<br />
quadro di generale presa di distanze da tutti i soggetti in quel momento protagonisti della indagine. Una<br />
menzogna che pesa ancor di più quando si vadano a valutare le giustificazioni addotte dall'imputato<br />
allorquando, nel corso dell'esame dibattimentale, ha rappresentato una diversa verità dei fatti, sempre e<br />
comunque lontana dall'accusa di corruzione. Come s'è visto, e<strong>gli</strong> ha in sostanza spiegato che le dichiarazioni<br />
relative ai fantomatici "professionisti italiani" che e<strong>gli</strong> avrebbe dovuto pagare con il denaro di Nino Rovelli<br />
nascevano solo ed esclusivamente dalla necessità di evitare di ricondurre a sé l'astronomica "parcella",<br />
percepita interamente in nero, estero su estero, sulla quale si sarebbero certamente scatenate le ire del fisco<br />
italiano. Dunque, la semplice preoccupazione di mettere al riparo il pur lauto compenso promesso dal<br />
defunto - e pagato dalla vedova - dalle pretese che sarebbero state avanzate da<strong>gli</strong> uffici finanziari dello Stato.<br />
Orbene, secondo l'imputato, il Tribunale dovrebbe pensare che, di fronte ad una gravissima accusa di<br />
corruzione in atti giudiziari ( "... la più grande corruzione della storia <strong>d'Italia</strong>, forse del mondo...", per usare<br />
le parole dello stesso Cesare Previti) un parlamentare della Repubblica, ex ministro, sul cui capo pende una<br />
richiesta di autorizzazione alla esecuzione della custodia cautelare in carcere, si preoccupi solo ed<br />
esclusivamente di "coprire" in tal modo compensi leciti (sia pur percepiti con elusione fiscale), e la<br />
preoccupazione sia così forte da spingerlo a mentire (rendendo dichiarazioni palesemente inverosimili)<br />
sull'essere stato l'effettivo destinatario di quelle somme.<br />
E' lecito nutrire dubbi su tale giustificazione, ed il Tribunale ne nutre molti, anche sulla base della versione<br />
dibattimentale, non certo mi<strong>gli</strong>ore - anzi, forse più problematica, quanto a verosimi<strong>gli</strong>anza e rispondenza a<br />
criteri di logica - rispetto alla prima. Intanto, quando Previti sosteneva che le la quasi totalità dei miliardi di<br />
Rovelli non fosse mai stata a lui destinata, e<strong>gli</strong> aveva poi buon gioco - si fa per dire - a sostenere il suo<br />
sostanziale disinteresse ("...non è che non ci dormissi la notte...") per il mantenimento de<strong>gli</strong> impegni da parte<br />
de<strong>gli</strong> eredi, e dunque, per l'esito della causa contro l'IMI in quanto viatico per l'acquisizione della liquidità<br />
necessaria ai pagamenti. In altre parole, l'essersi <strong>tra</strong>sformato da mero <strong>tra</strong>mite a effettivo destinatario della<br />
plurimiliardaria somma non <strong>gli</strong> permette più di palesare il precedente atteggiamento di distacco circa le reali<br />
intenzioni de<strong>gli</strong> eredi, che trovava il proprio fondamento nell'essere il debito del defunto sostanzialmente un<br />
affare che riguardava terze persone.<br />
Oggi la versione difensiva deve fare i conti - ed i conti, lo si ribadisce, debbono quadrare secondo logica -<br />
con un imputato che riceve per sé (e non per altri "professionisti") la somma di circa ventuno miliardi di lire,<br />
per un credito professionale maturato nei lontani anni'70. Ed allora, non può non lasciare a dir poco<br />
sconcertati l'intera ricostruzione dei <strong>rapporti</strong> - con Nino prima, con <strong>gli</strong> eredi poi - basata sulla reciproca<br />
fiducia, in totale assenza di qualsivo<strong>gli</strong>a documento, scrittura privata, riconoscimento di debito, rendiconto.<br />
A specifica domanda. Previti ha negato che vi sia mai stata <strong>tra</strong>ccia documentale dei propri <strong>rapporti</strong><br />
professionali con Angelo Rovelli, dei quali peraltro come si vedrà <strong>tra</strong> poco, ha offerto in dibattimento una