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224_NUMERO 2.pdf - Liceo Norberto Rosa

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APPELLO DI PRIMAVERA<br />

Marzo, mese “pazzerello”, segna il passaggio dall’inverno<br />

alla “dolce stagione”: già sentiamo nell’aria l’odore della<br />

primavera e abbiamo una gran voglia di lasciarci alle spalle<br />

le buie e fredde giornate invernali e di godere della luce<br />

e del sole finalmente tiepido.<br />

E la primavera si fa sentire con una bella novità: tre new<br />

entry in redazione, e per di più dalla sede di Bussoleno! Ne<br />

siamo felici e speriamo che si aggiungano altri collaboratori;<br />

tuttavia cogliamo l’occasione per ricordare per l’ennesima<br />

volta che il giornalino lo fanno gli studenti e che senza<br />

il vostro contributo esso non ha ragione di esistere. Abbiamo<br />

bisogno di maggiore partecipazione da parte vostra,<br />

anche considerando che gli studenti della III classico, che<br />

danno un notevole contributo al giornalino, l’anno prossimo<br />

saranno impegnati altrove, in nuovi percorsi di studio e<br />

di vita. Quindi...partecipate numerosi!<br />

In questo secondo numero, oltre alle consuete rubriche,<br />

troviamo il resoconto di alcuni lieti eventi che hanno coinvolto<br />

la nostra scuola, alcune riflessioni su temi di grande<br />

attualità e… due poeti! In tempi difficili per tutti, e non<br />

solo per studenti alle prese con interrogazioni e compiti in<br />

classe e insegnanti all’inseguimento dei programmi da<br />

completare, ci piace ricordare chi ha dato spazio alla voce<br />

del cuore: <strong>Norberto</strong> <strong>Rosa</strong>, cui è stata intitolata la nostra<br />

scuola, e Alda Merini, straordinaria voce femminile della<br />

poesia del Novecento, di cui riportiamo alcuni testi nell’angolo<br />

dedicato alla poesia. Se è vero che carmina non<br />

dant panem, è vero altresì che non di solo pane vive l’uomo...<br />

(prof.ssa Giovanna Rapelli per la redazione)<br />

Pagina 1<br />

Magazine del <strong>Liceo</strong> <strong>Norberto</strong> <strong>Rosa</strong><br />

Anno X numero 2<br />

marzo 2010<br />

RUBRICHE<br />

VITA DI SCUOLA<br />

COMMENTI<br />

DA LEGGERE, DA VEDERE,<br />

DA ASCOLTARE<br />

NARRATIVA<br />

L’ANGOLO DELLA POESIA<br />

GIOCHI<br />

ALL’INTERNO:<br />

Il liceo compie 150 anni p. 2<br />

Porte aperte al rock p p. 3-4<br />

Giornata dell’arte p.5<br />

Il mistero di fra’ <strong>Norberto</strong> p.6<br />

Trenitalia p. 7<br />

Ho sentito parlare di Tav p. 8<br />

Pena di morte p. 9<br />

Il giorno che incontrai<br />

Giordano Bruno p.10<br />

Avatar p.11<br />

In vino veritas p.12<br />

Il caso Gamba p p. 13-14<br />

Poesie p. 15<br />

Giochi p p. 16-17


A VOCE ALTA<br />

VITA DI SCUOLA<br />

Il 6 febbraio scorso al Castello di Susa si è tenuto un convegno che aveva come titolo: “I 150 anni del <strong>Liceo</strong><br />

<strong>Norberto</strong> <strong>Rosa</strong>, dall’Unità d’Italia all’unità Europea”. Dai numerosi interventi dei relatori è emerso che il<br />

nostro <strong>Liceo</strong> e gli studenti sono cambiati insieme all’Italia, andando di pari passo, o forse anche un po’ più<br />

velocemente, nella riscoperta delle proprie origini e radici, ma con l’obiettivo di essere proiettati nel futuro,<br />

attraverso giovani in grado di tenerne le redini.<br />

La conferenza si è aperta con il saluto della Preside e con quello delle autorità, tra cui il Sindaco di Susa, il<br />

Sindaco di Bussoleno, il Presidente della Comunità Montana, l’Assessore all’Istruzione della Provincia di<br />

Torino e l’Assessore all’Istruzione della Regione Piemonte. Tutti hanno sottolineato l’importanza del nostro<br />

liceo dal punto di vista geografico, poiché esso è un punto di riferimento per gli studi liceali in tutta la Valle,<br />

e della preparazione scolastica, evidenziando il metodo formativo promosso al “<strong>Norberto</strong> <strong>Rosa</strong>”, che prima<br />

forma il cittadino e la persona e poi si occupa dello studente.<br />

In seguito il professor Gianni Oliva, docente di Storia dell’Italia Unita all’Università di Torino, ha reso pos-<br />

sibile la comprensione del contesto storico in cui si è inserita la fondazione del Regio Ginnasio (nome del<br />

primo liceo “<strong>Norberto</strong> <strong>Rosa</strong>”): un anno dopo sarebbe nata l’Italia ed il compito più grande non solo della<br />

scuola, ma di tutti gli uomini politici era creare la nazione, ovvero gli italiani.<br />

Per far capire bene cos’era la scuola negli anni del Risorgimento, alcuni studenti del liceo socio-psico-<br />

pedagogico, coordinati dalla professoressa Ponsetto, hanno illustrato il sistema scolastico negli anni 1800-<br />

1860. L’informazione che ha catturato maggiormente l’attenzione degli spettatori è stata la consapevolezza<br />

di come le basi della scuola risorgimentale, con tutto ciò che questo comporta, siano fortemente legate alla<br />

scuola attuale ed è possibile riscontrare molte analogie con esse: ad esempio la predilezione risalente a più di<br />

cento anni fa per le materie umanistiche, che si protrae fino ai giorni nostri, con scarsi risultati in campo<br />

scientifico degli studenti italiani.<br />

IL NOSTRO LICEO COMPIE 150 ANNI<br />

Più tardi l’intervento del professor Bellicardi ha fatto percepire il clima liceale nella seconda metà dell’800 e<br />

la grande strada che ha percorso il nostro liceo in tutti questi anni. Una strada lunga e in parte tortuosa, ma<br />

certamente di successo: dai quattro o cinque alunni del Regio Ginnasio, agli 800 di oggi.<br />

Infine le professoresse Bertone, Cavallero, Arbrun, Conti hanno spiegato in maniera più dettagliata le finalità<br />

e la preparazione che offre attualmente il nostro liceo, analizzando gli indirizzi che lo compongono e le ini-<br />

ziative che in questi anni hanno caratterizzato il suo “risorgimento”.<br />

Un gradito rinfresco ha concluso questa conferenza, che si è distinta per originalità e che ci ha resi consape-<br />

voli di quanta strada è stata già percorsa, raggiungendo obiettivi importanti, ma anche di quanta strada, tutti<br />

insieme, dobbiamo ancora percorrere, per fare in modo che la fatica di chi ci ha preceduto non sia stata vana.<br />

Pagina 2<br />

Viola Cappelli, V ginnasio


A VOCE ALTA<br />

VITA DI SCUOLA<br />

PORTE APERTE AL ROCK<br />

Sicuramente molti avranno abbozzato un sorriso ironico quando i rappresentanti d’istituto, a inizio anno, dissero<br />

che il concerto di San Valentino sarebbe stato organizzato, e per di più nel giorno giusto. Questi molti<br />

(tra cui la sottoscritta) si sono dovuti ricredere perché alle otto di sabato 13 febbraio il polivalente di Bussoleno<br />

ha aperto le porte ai dieci gruppi e ai numerosi spettatori venuti ad ascoltarli. Il polivalente non ci mette<br />

molto a riempirsi; merito di un pubblico variegato e anagraficamente vario (alcuni adulti, tra cui un paio di<br />

professori). L’apertura della serata è affidata a Pierangelo Blandino, che esordisce da solista con un paio di<br />

pezzi blues solo strumentali, tra cui “The entertainer”, colonna sonora del film “La stangata”.<br />

Il pubblico viene coinvolto a cantare però quando salgano sul palco Succi e i suoi SuccIessi, band di recente<br />

formazione, il cui leader, Matteo Succi, aveva già dato prova delle sue capacità canore e compositive durante<br />

la giornata dell’arte dell’anno scorso. Il gruppo esegue la celebre “Piccolo Petti”, poi “Tribute to Battiato”<br />

(conosciuta dai più come “Mi deve ancora interrogar la Tanda), “Sturmer” e in conclusione una cover.<br />

Se Succi, agghindato con una giacca di paillettes argentante, ha lanciato rose rosse verso la platea, anche il<br />

gruppo successivo, i Closed Eyes, ha coinvolto il pubblico, lanciando però alcuni cd con incisi dei loro pezzi,<br />

suonati la sera stessa (“Don't be afraid”, “Hungry land”, “It's not the same”, “Th circle”).<br />

Dopo l’esibizione della band Senza speranze, il palco del polivalente è stato quello d’esordio per un’altra<br />

band di recente formazione, i My Favourite Radio, che hanno subito colpito il pubblico con il loro sound<br />

melodico e molto coinvolgente, soprattutto per quanto riguardo la riuscita cover di “Be-bob-a-lula”. “ E adesso?”<br />

e “La mia indifferenza” sono invece due inediti del gruppo.<br />

Il gruppo “d’eccezione” sono stati i celeberrimi Closure con il loro progressive/rock unicamente strumentale.<br />

La rappresentante d’istituto, Viola Cappelli, ha detto a riguardo “Probabilmente, senza la loro esperienza,<br />

il concerto non sarebbe andato così bene”. L’esibizione del gruppo è terminata con un duetto alla batteria tra<br />

il batterista del gruppo, Francesco Brancato, e Marco Plano (che aveva poco prima prestato la sua esperienza<br />

a Succi e i suoi SuccIessi).<br />

Armati di tanta buona volontà e di nobili intenzioni sono stati i Cani Rognosi, voce chitarra e tastiera. Infatti<br />

grazie alle loro canzoni sono stati raccolti durante la serata ottanta euro che sono stati devoluti al canile di<br />

Alpignano. Auguriamo al gruppo di continuare a compiere buoni azioni, magari rendendo meno ripetitive le<br />

loro canzoni correlate da testi un po’ più impegnati. Dopo, si è scatenato l’inferno: sono saliti sul palco i Blacklist,<br />

band thrash/speed metal che ha coinvolto il pubblico in un pogo scatenato, suonando in modo esemplare<br />

cover di grandi come i Metallica, e un loro pezzo,“Fighting for life”. Durante la loro esibizione il pubblico<br />

si è come risvegliato dal torpore creato dal sound dei Cani Rogni, spintonandosi, alzando le corna al<br />

cielo e cantando a squarciagola.<br />

Sul palco del polivalente non poteva mancare una vena “punk”, portata da Efrem Bosa (accompagnato dal<br />

basso di Andrea Di Falco), che ha proposto una propria personale versione di “Blitzkrieg bop” dei Ramones<br />

e qualche cover dei Green Day.<br />

A chiudere il concerto sono stati gli Hell’s Embers, unico gruppo con voce femminile, quella di Noemi Lucco<br />

Borlea che ha incantato il pubblico sia con ballad quali “18 and life” sia con pezzi più ritmati come “I<br />

wanna be somebody”. Il gruppo ha eseguito anche due tra i brani della loro produzione, “Even to<br />

die” (dedicata dalla band al loro fan club) e “Running away from you”<br />

Il concerto si è rivelato sostanzialmente un successo, come si è rilevato sia dalla calda partecipazione del folto<br />

pubblico sia dall’incasso finale della serata, che è stata inoltre trampolino di lancio di molte delle band<br />

presenti.<br />

Aspettando la giornata della musica che si terrà il 5 giugno, non posso fare che dire una sola cosa: “keep rockin’.<br />

Articolo e foto di Livia Orla, III liceo classico<br />

Pagina 3


A VOCE ALTA<br />

COMMENTI<br />

Pierangelo Blandino<br />

Closed eyes<br />

Closure<br />

Efrem Bosa<br />

Pagina 4<br />

Succi e i suoi SuccIessi<br />

My favorite Radio<br />

Black list<br />

Hell’s Embers


A VOCE ALTA<br />

VITA DI SCUOLA<br />

ANTEPRIMA: UNA “DUE GIORNI” TUTTA DEDICATA ALL’ARTE.<br />

Come di consueto anche quest’anno avrà luogo la giornata dell’arte, giunta alla sua sesta edizione.<br />

La giornata si terrà il 7 maggio nelle due sedi di Susa e Bussoleno e vedrà coinvolte le classi prime, seconde,<br />

terze e quarte di tutti gli indirizzi. Il tema di quest’anno sarà “Il nostro 150° anniversario”, un modo per riflettere<br />

e celebrare il 150° anniversario del <strong>Liceo</strong> “<strong>Norberto</strong> <strong>Rosa</strong>” in forma creativa, progettando e realizzando<br />

oggetti artistici con ogni tecnica e materiale. I lavori di tutte le classi saranno esposti in una mostra allestita<br />

presso la sede di Susa, visitabile dal giorno successivo.<br />

Per le classi quinte è invece previsto un evento speciale: il giorno successivo, l’8 maggio, tutti gli studenti delle<br />

quinte di Susa e Bussoleno avranno la possibilità di assistere a una conversazione tra l’artista Michelangelo<br />

Pistoletto e l’economista P. Luigi Sacco sul tema del rapporto tra arte e società. Sarà un’occasione per riflettere<br />

su alcuni temi della contemporaneità, durante la quale gli studenti potranno porre domande e intrattenersi<br />

con i due relatori.Nel pomeriggio dell’8 maggio la mostra, “Il nostro 150° anniversario”, sarà aperta a tutti<br />

coloro che vorranno vedere i lavori prodotti dalle classi. Per chi lo desidera gli studenti saranno disponibili<br />

come accompagnatori per una visita guidata alla Città di Susa.<br />

Vi aspettiamo dunque numerosi, sabato 8 maggio a partire dalle ore 14,30, presso la sede di Susa!<br />

Titolo conferenza di Michelangelo Pistoletto:<br />

“Cittadellarte – UNIDEE”<br />

prof.ssa Laura Debenedetti<br />

Biografia dell’artista:<br />

Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933. Inizia a esporre nel 1955 e nel 1960 tiene la sua prima personale<br />

alla Galleria Galatea di Torino. La sua prima produzione pittorica è caratterizzata da una ricerca sull’autoritratto.<br />

Nel biennio 1961-1962 approda alla realizzazione dei Quadri specchianti, che includono direttamente<br />

nell’opera la presenza dello spettatore, la dimensione reale del tempo e riaprono inoltre la prospettiva,<br />

rovesciando quella rinascimentale chiusa dalle avanguardie del XX secolo. Con questi lavori Pistoletto raggiunge<br />

in breve riconoscimento e successo internazionali, che lo portano a realizzare, già nel corso degli anni<br />

Sessanta, mostre personali in prestigiose gallerie e musei in Europa e negli Stati Uniti. I Quadri specchianti<br />

costituiranno la base della sua successiva produzione artistica e riflessione teorica. Tra il 1965 e il 1966 produce<br />

un insieme di lavori intitolati Oggetti in meno, considerati basilari per la nascita dell’Arte Povera, movimento<br />

artistico di cui Pistoletto è animatore e protagonista. A partire dal 1967 realizza, fuori dai tradizionali<br />

spazi espositivi, azioni che rappresentano le prime manifestazioni di quella “collaborazione creativa” che Pistoletto<br />

svilupperà nel corso dei decenni successivi, mettendo in relazione artisti provenienti da diverse discipline<br />

e settori sempre più ampi della società. Tra il 1975 e il 1976 realizza alla Galleria Stein di Torino un ciclo<br />

di dodici mostre consecutive, Le Stanze, il primo di una serie di complesi lavori articolati nell’arco di un<br />

anno, chiamati “continenti di tempo”, come Anno Bianco (1989) e Tartaruga Felice (1992). Nel 1978 tiene<br />

alla Galleria Persano di Torino una mostra nel corso della quale presenta due fondamentali direzioni della sua<br />

futura ricerca e produzione artistica: Divisione e moltiplicazione dello specchio e L’arte assume la religione.<br />

All’inizio degli anni Ottanta realizza una serie di sculture in poliuretano rigido, tradotte in marmo per la mostra<br />

personale del 1984 al Forte di Belvedere di Firenze. Dal 1985 al 1989 crea la serie di volumi “scuri” denominata<br />

Arte dello squallore. Nel corso degli anni Novanta, con Progetto Arte e con la creazione a Biella di<br />

Cittadellarte-Fondazione Pistoletto e dell’Università delle Idee, mette l’arte in relazione attiva con i diversi<br />

ambiti del tessuto sociale al fine di ispirare e produrre una trasformazione responsabile della società. Nel 2003<br />

è insignito del Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia. Nel 2004 l'Università di Torino gli conferisce<br />

la laurea honoris causa in Scienze Politiche. In tale occasione l'artista annuncia quella che costituisce la<br />

fase più recente del suo lavoro, denominata Terzo Paradiso. Nel 2007 riceve a Gerusalemme il Wolf Foundation<br />

Prize in Arts, “per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile<br />

intelligenza ha dato origine a forme d'arte premonitrici che contribuiscono ad una nuova comprensione<br />

del mondo”. Nel 2008 viene conferito a Pistoletto - Cittadellarte, il Premio Speciale Città di Sasso Marconi,<br />

per l'innovazione dei linguaggi.<br />

In preparazione per il 2010 la retrospettiva al Conmporary Art Museum, Philadelphia.<br />

Pagina 5


A VOCE ALTA<br />

COMMENTI<br />

IL MISTERO ROSA DEL CARO FRA’ NORBERTO<br />

Probabilmente, tutti almeno una volta si sono chiesti chi fosse il personaggio<br />

che ha dato il nome alla nostra scuola, ma scoprire qualche informazione<br />

su di lui non è facile, anche se non mancano vie a lui intitolate<br />

o iscrizioni commemorative in due paesi in particolare: Avigliana<br />

e Susa. Le stesse iscrizioni ci dicono che <strong>Norberto</strong> <strong>Rosa</strong> nacque ad<br />

Avigliana il 3 marzo 1803 e morì il 27 giugno 1862 a Susa, e fu poeta,<br />

musicista, pittore e giornalista. E queste sono le informazioni più facili<br />

da trovare anche tra le poche righe che si trovano su Internet, in cui tra<br />

i rimandi a notizie riguardanti la nostra scuola, si trovano anche brandelli<br />

di brani in cui viene citato il suo nome: una descrizione di Piazza<br />

Castello in una sua poesia, e una pagina di Wikipedia in piemontese. Del resto scriveva soprattutto in piemontese<br />

(si deve tener conto che visse in un periodo in cui praticamente nessuno conosceva l’italiano) e ha<br />

sempre vissuto in Valle di Susa, motivo per cui si può dire che fosse legato alla sua terra natia e alle tradizioni<br />

locali. Della sua carriera di pittore o di musicista, è praticamente impossibile trovare qualsiasi genere di<br />

informazione. Forse una volta dipinse le zone in cui ora si trovano le sedi del nostro istituto, ma noi non lo<br />

sappiamo.<br />

Nella sua autobiografia (ormai introvabile in commercio) dice di essere nato da una famiglia modesta che<br />

non vantava di avere parenti nobili o ricchi; rimane orfano in tenera età, e provvede lui stesso alla sua educazione,<br />

dilapidando il patrimonio del padre.<br />

Dopo la laurea in legge, diventa Procuratore a Susa e si sposa con una certa Laura Valetti, da cui ha tre figli.<br />

Il suo esordio letterario è datato 1832, con un poemetto piemontese di stampo satirico e dai toni scherzosi.<br />

Sin da subito dimostra di prediligere questo stile, che sfoggia nella maggior parte delle sue composizioni,<br />

raccolte in un unico volume solo molti anni dopo la sua morte. Quasi tutte le sue poesie, che siano “sonetti”<br />

o “scherzi”, si contraddistinguono per i titoli assolutamente pittoreschi e fantasiosi, e per l’utilizzo metodico<br />

della rima baciata o incrociata. La sua poesia da satirica e moralistica, passò ad avere una connotazione più<br />

politica e civile dopo che conobbe altri autori suoi contemporanei, politicamente impegnati. Nel 1852 inizia a<br />

collaborare con il “Fischietto”, rivista risorgimentale sostenitrice di Cavour, dove si trattava di politica in<br />

toni umoristici e quindi in maniera consona al suo stile. Qui firmava i suoi articoli col nome Fra’ <strong>Norberto</strong>.<br />

Con la “Gazzetta del Popolo” collabora per molto più tempo e vi pubblica racconti a puntate, “poemi”, poesie<br />

e naturalmente i suoi numerosi articoli “ispirati tutti dal più vivo e interessato amor di patria, notevoli per<br />

nitida semplicità di concetti e per vivacità di frizzi e polemica”.<br />

Senza dubbio la politica lo interessò per tutta la vita e non si limitò a parlarne, ma sostenne anche le battaglie<br />

risorgimentali: infatti, nel luglio 1856 lancia un appello per una sottoscrizione nazionale per contribuire alla<br />

costruzione di cento cannoni da donare alla fortificazione di Alessandria (in questa città oggi si trova un’iscrizione<br />

a ricordo di questo gesto). In molti aderirono al progetto e si riuscì a fondere ben centoventisette<br />

cannoni (uno di questi sembrerebbe che sia arrivato addirittura da Boston), e uno di questi portava inciso il<br />

nome <strong>Norberto</strong> <strong>Rosa</strong>, che ricevette anche le congratulazione da parti del governo.<br />

Un anno prima dell’unità d’Italia acquista Villa Cantamerlo ad Avigliana, e come coronamento dei suoi sogni<br />

risorgimentali partecipa alla prima seduta del Parlamento italiano. Ma non riesce a godersi l’agognata<br />

unità, visto che muore nel 1862 all’età di cinquantanove anni, lasciando incompiuta la sua ultima opera,<br />

“L’elixir di lunga vita”.<br />

A questo punto, quando ci verrà chiesto in che scuola andiamo, alla domanda successiva “Ma chi era <strong>Norberto</strong><br />

<strong>Rosa</strong>?”, potremo rispondere che era un tale che amava sinceramente la sua nazione e che nell’Italia che<br />

stava nascendo ci credeva davvero. E chissà cosa ne penserebbe ora.<br />

Pagina 6<br />

Chiara Bruno, I liceo classico


A VOCE ALTA<br />

COMMENTI<br />

TRENITALIA : UN NOME, UNA DELUSIONE<br />

È ora di dire BASTA.<br />

È ora di far sentire la nostra voce: abbiamo diritto ad un servizio all’altezza! Alla richiesta rivolta<br />

ai nostri compagni pendolari di descrivere il servizio offertoci da Trenitalia in due parole, queste<br />

ultime spaziavano da “Fa Schifo” (anche nella variante “Fa Pena”) all’immancabilissimo e<br />

schietto “Una m***a” (lascio un po’ di spazio all’immaginazione).<br />

Le critiche rivolte alle ferrovie dello Stato sono quasi ripetitive: inefficienza, continui ritardi, corse<br />

inspiegabilmente cancellate, sovraffollamenti, interi vagoni fuori uso, per non parlare dell’igiene…<br />

Insomma, lamentele su lamentele. Beh! paghiamo cifre sproporzionate rispetto al servizio offertoci<br />

in cambio e quando prendiamo il treno dopo averlo aspettato al freddo e al gelo in stazione<br />

vorremmo poterci sedere al calduccio e ci lamentiamo perchè non troviamo posto. Vorremmo<br />

anche poter arrivare in orario perché la scuola inizia alle otto…<br />

Ma non voglio certo trascurare i “soddisfatti”, coloro che si divertono ad entrare in classe un’ora<br />

dopo, o che sono contenti degli scarsi controlli effettuati sui treni, perché non pagano il biglietto!<br />

Ma a parte queste poche anime pie (parliamo di soli DUE individui), il voto sulla scala da 1 a 10<br />

unanime (o quasi) è un bel 4, con bocciatura ad effetto immediato!<br />

Anche, se in fondo, è solo grazie a Trenitalia e al suo fantastico servizio scadente se abbiamo vissuto<br />

delle esperienze indimenticabili: tutte quelle gomme da masticare appiccicate sui sedili, tutti<br />

quei finestrini rotti (sempre aperti quando fa freddo e bloccati quando fa caldo), i viaggi in piedi<br />

passati a fare a gara per il primo posto libero (che arriva sempre quando ormai la prossima fermata<br />

bisogna scendere)…<br />

Già, tutte esperienze che arricchiscono il nostro bagaglio culturale, quelle da “una volta nella vita….poi<br />

basta però”.<br />

Devo ammettere con estrema riluttanza che una piccola nota positiva c’è, che ci permette di resistere<br />

nonostante tutto: viaggiare in treno significa viaggiare con gli amici.<br />

Come condannati diretti alla propria esecuzione, la mattina ci accalchiamo sul treno diretto verso<br />

il nostro incubo peggiore: la Scuola. L’atmosfera viene alleggerita dall’allegria pre-scuola, diffusa<br />

nell’aria viziata del treno, dagli amici con i quali si ride, si scherza e ci si punzecchia a vicenda,<br />

prima delle temutissime sei ore di lezione!<br />

Così, all’andata come al ritorno, dopo aver superato con più o meno difficoltà le lezioni, ci si ritrova:<br />

ancora insieme, ancora in treno; forse in piedi o forse no, ma pur sempre fra amici!<br />

Si parla tanto di una nuova grande opera : il TAV; ma perché non proviamo a dare un po’ di dignità<br />

alle strutture ferroviarie già esistenti anziché preoccuparci di una nuova costosissima linea<br />

che, se si farà, sarà ultimata entro i prossimi vent’anni, e come se non bastasse, a discapito della<br />

nostra splendida Valle di Susa e forse della nostra stessa salute?<br />

Queste parole non faranno diventare puliti i treni, non li faranno arrivare puntuali e non abbasseranno<br />

i costi dei biglietti, ma almeno proviamo a far sentire la nostra voce, perché abbiamo diritto<br />

ad un servizio dignitoso.<br />

Dayane Mounsib, 4^D liceo scientifico tecnologico.<br />

Pagina 7


A VOCE ALTA<br />

COMMENTI<br />

HO SENTITO PARLARE DI TAV…<br />

Negli ultimi tempi nella nostra valle, il problema del Tav si è fatto molto sentire.E’ da vent’anni che sì Tav e no Tav si<br />

fanno la guerra; ma quali sono le loro motivazioni, perché i siìTav vogliono il Tav e i no Tav no?<br />

Dal sito ufficiale della Torino-Lione apprendiamo che i no Tav, i quali rifiutano quest’opera poiché la ritengono inutile<br />

ma soprattutto inquinante, si sbagliano di grosso. Infatti stando ai dati di questo sit,o nella nostra valle l’80 % delle<br />

merci che viaggiano tra Italia e Francia, viaggia su ruote mentre solo il 20% utilizza le rotaie; che questi dati sono destinati<br />

ad aumentare poiché si pensa che nel 2025 si avrà un aumento del 70% delle merci trasportate tra Italia e Francia.<br />

E se non si realizzerà la nuova tratta ferroviaria della Torino-Lione la maggior parte di queste merci viaggierà su gomma.<br />

Fanno sapere che, oggi nella valle di Susa viaggiano 5.000 mila mezzi al giorno, di qui 3.000 mezzi pesanti, i quali<br />

nel 2025 secondo le previsioni diventeranno 5.000. Di conseguenza con la realizzazione della Torino-Lione si avrà una<br />

diminuzione di 340 tonnellate di gas inquinante al giorno.<br />

La risposta dei no Tav non tarda ad arrivare, come ha fatto sapere Beppe Grillo, recentemente in visita al presidio no<br />

Tav di Susa: il 50% dei tir che viaggiano per le strade italiane sono vuoti, vale a dire che su 10 tir , 5 sono vuoti, viaggiano<br />

senza portare nulla. E come ricorda Beppe Grillo basterebbe una legge che fa viaggiare solo i camion con un carico,<br />

come già c’è in Francia in Inghilterra e in altri paesi d’Europa.<br />

Alla domanda dei no Tav, i quali chiedono perché non si può migliorare la linea ferroviaria che già c’è nella valle di<br />

Susa, senza dover effettuare dei lavori inutili, i quali non porteranno nient’altro che inquinamento e uno spreco enorme<br />

di denaro pubblico, sul sito ufficiale della Torino-Lione leggiamo che, la modernizzazione della tratta ferroviaria che<br />

già c’è in valle di Susa non basterebbe a diminuire il numero di camion che transitano in valle; la tratta deve essere modernizzata<br />

e potrà fungere da metropolitana regionale, con dei treni continui, utili a chi si deve spostare per lavoro e<br />

studi; questo comporterebbe anche un aumento del turismo in valle e una maggiore valorizzazione del patrimonio immobiliare<br />

della valle di Susa.<br />

La domanda sorge spontanea: ma per la realizzare di questa fantomatica metropolitana regionale, dove si troveranno i<br />

fondi? Ma se nel 2025 avremo un aumento del 70% delle merci trasportate tra Italia e Francia, come può far diminuire<br />

l’inquinamento il Tav , per la quale ci vorranno come minimo trent’anni di lavori, e non si sa neanche di preciso quando<br />

inizieranno? Mettiamo che i lavori per la Tav inizino domani: se tutto va bene finiranno nel 2040 e come si potrà far<br />

fronte all’emergenza inquinamento che ci sarà nel 2025 ? A queste domande gli ingegneri sì Tav non hanno dato ancora<br />

una risposta.<br />

Ma poi questi benedetti carotaggi a che cosa servono? Gli ingegneri sì Tav dicono che servono per capire com’è il sottosuolo<br />

della valle di Susa, e dicono che è l’unico modo per i no Tav per dimostrare se veramente il sottosuolo della<br />

Valle di Susa sia ricco di amianto e di altre sostanze inquinanti nocive per l’ambiente e la salute della popolazione. E<br />

anche in questo caso la risposta dei no Tav non tarda ad arrivare: essi tengono a precisare che la presenza di sostanze<br />

cancerogene nella valle di Susa c’è solo nelle montagne confinati con la Francia , (montagne che dovranno essere<br />

“bucate”), e poi tengono a precisare la loro contrarietà ai sondaggi, poiché gli stessi sondaggi sono stati fatti vent’anni<br />

fa per la costruzione dell’autostrada, negli stessi punti dove vengono effettuati oggi.<br />

Un altro fatto che denunciano i no Tav sono le spese per questi sondaggi: infatti i vari comitati no Tav hanno fatto delle<br />

indagini dalle quali è emerso che per la realizzazione di 91 sondaggi la spessa massima che si poteva raggiungere era di<br />

2.500.000 euro mentre lo stato ha chiesto all’Unione Europea un finanziamento pari a 6.000.000 di euro, denunciano un<br />

buco di 3.500.000 euro, dei quali non si sa di preciso che fine faranno. Inoltre secondo il comitato no Tav spinta dal<br />

bass e lo spazio libertario- sociale Takuma, per la difesa della trivella sono state mobilitate 1600 forze dell’ordine divise<br />

in quattro turni; poiché ogni poliziotto in uscita antisommossa percepisce 100 euro al giorno, per 1600 poliziotti fanno<br />

160.000 euro al giorno, senza contare la benzina per i mezzi e tutte le spese che lo Stato deve sostenere per il vitto e<br />

alloggio di ogni singolo poliziotto, poiché le forze dell’ordine schierate non sono della valle. In pratica stando ai dati dei<br />

vari comitati no Tav, per i quattro giorni di trivellazione a Susa nel mese di gennaio sono già stati spesi 640.000 euro.<br />

Ma noi giovani, noi che siamo il domani, come possiamo affrontare il problema Tav? A mio parere potremmo fare come<br />

hanno fatto i grandi fino ad ora, i quali da vent’anni non riescono a trovare un accordo sul Tav, o potremmo sederci<br />

attorno ad un tavolo e decidere in maniera pacifica e civile sul da farsi; di certo con le manganellate non si risolve nulla…<br />

Pagina 8<br />

Xhejsi Skendo I C liceo scientifico tecnologico


A VOCE ALTA<br />

COMMENTI<br />

IO VOGLIO ESSERE MIGLIORE<br />

(SULLA PENA DI MORTE)<br />

La I D del liceo scientifico-tecnologico ha deciso, dopo un agguerrito dibattito nell’ora di<br />

geografia, di cimentarsi in un arduo compito: un sondaggio sulla pena di morte.<br />

Dopo aver raccolto i dati per tutta la sede di Bussoleno, i ragazzi sono giunti ad una conclusione<br />

: il 78% degli studenti intervistati è contrario alla pena di morte, ben il 12% si è astenuto,<br />

mentre un considerevole 10% è favorevole.<br />

Tutti hanno diritto ad una propria opinione, e io, senza avere l’intenzione di persuadere nessuno<br />

a cambiare idea,voglio esprimere la mia. Molti fra i favorevoli sono venuti da me<br />

chiedendomi di indossare i panni di una madre che abbia appena perso un figlio o un marito,<br />

posso solo immaginare l’insopportabile dolore, ma so per certo che veder morire atrocemente<br />

l’assassino non allevii minimamente il dolore, e nemmeno riporti indietro chi abbiamo<br />

perso. Non ridona neanche la serenità perduta perché in fin dei conti colui che ha commesso<br />

il reato non sconta una pena adeguata al crimine commesso.<br />

Per quanto riguarda gli astenuti non riesco a capacitarmi di questa indecisione, perché o si è<br />

favorevoli alla pena di morte oppure si è contrari, secondo me non c’è una via di mezzo.<br />

Inoltre astenersi equivale a sprecare l’opportunità di far sentire e difendere la propria opinione.<br />

La mia posizione è che nella vita a volte bisogna essere superiori, per quanto sia difficile,<br />

bisogna almeno tentare: superiori ad ladro non rubando, superiore a chiunque ci faccia del<br />

male non vendicandoci… e anche superiori ad un assassino lasciandolo in vita; perché tutti<br />

possono commettere un errore, qualunque esso sia, e tutti hanno diritto di riscattarsi dopo<br />

aver pagato per lo sbaglio commesso.<br />

Sara Mounsib, ID, liceo scientifico tecnologico.<br />

Pagina 9


A VOCE ALTA<br />

COMMENTI<br />

IL GIORNO CHE INCONTRAI GIORDANO BRUNO<br />

Pubblichiamo uno stralcio delle riflessioni di Lucia Falco, regista (e attrice) dello spettacolo teatrale cui hanno<br />

recentemente assistito le classi del triennio del nostro liceo al teatro “Don Bunino” di Bussoleno. Lo spettacolo,<br />

dal titolo “Sloy machine” era dedicato alla figura di Giordano Bruno, la cui drammatica vicenda ben<br />

si presta a riflettere sul rapporto tra individuo e stato, tra individuo e morale, tra individuo e moltitudine. La<br />

regista chiarisce la ragione di alcune scelte nella messa in scena, anche per facilitare la comprensione di un<br />

testo altrimenti non facilmente fruibile.<br />

“- L’anima e la morte. Io l’ho immaginato così: ha un impermeabile scuro, è seduto, oscilla tra il sogno e la<br />

veglia. Talvolta si rivolge a più persone, talvolta a una sola, talvolta solo a se stesso. Egli ha paura della morte,<br />

perché non è un asceta e non vuole essere un martire; ma allo stesso tempo sa che quella morte è l’unica<br />

soluzione possibile, per non dover rinnegare le sue idee, per non gettare al vento il frutto di una vita intera.<br />

Egli sa che la morte annienta la sola parte fisica dell’uomo: l’anima andrà altrove, vagherà in uno spazio sospeso<br />

e insondabile, fino ad approdare ancora sulla terra.<br />

I petali e la rosa. L’anima infatti è accanto a lui, bianca e silenziosa, invisibile. È lei a cibarlo per l’ultima<br />

volta, imboccandolo con manciate di petali, che sono il cibo dei poeti, degli esseri dotati di un cuore puro. È<br />

un sogno, certo, come è un sogno il taglio dei capelli, sempre ad opera dell’anima, che sforbiciando la chioma<br />

porta alla superficie altri petali, quasi come se i pensieri sgorgassero dalla mente del condannato, come<br />

foglie d’autunno che si donano al vento. Ancora il colore rosso, questa volta in una rosa tenuta in bocca: è<br />

una rosa che pulsa, che batte come un cuore. Egli è nobile, così nobile da avere una rosa al posto del cuore.<br />

Egli è vivo, così vivo da poter vivere anche senza questa rosa, e la depone sul manto di foglie, quasi come se<br />

in quel gesto ci fosse un’offerta: a Dio, alla morte che sta arrivando o ai suoi assassini?<br />

Il manto di foglie e la formica. Il condannato è in gabbia, ma di quella prigione non vede le sbarre, né le<br />

pareti, neppure il soffitto, neppure la porta. Egli è rinchiuso e sa di esserlo, impotente. Ma se la prigionia costringe<br />

il suo corpo, nulla può contenere e chiudere la conoscenza, e con essa l’insopprimibile istinto di libertà.<br />

Giordano Bruno posa i piedi su un manto di foglie, come se fosse al centro di un prato, scruta orizzonti<br />

che altri non vedranno mai. Egli conosce la natura, si sente parte di essa, sa che Dio non si può conoscere in<br />

sé, ma solo toccando le forme del mondo. Egli ripone più fiducia in ogni singolo filo d’erba che nei dogmi<br />

della chiesa: alle leggi delle istituzioni preferisce le leggi del cosmo, e sa che la formica può udirlo con orecchie<br />

più aperte di quelle che gli prestarono re e professori. E proprio all’insetto il filosofo si rivolge, ogni<br />

tanto, in tono complice, a tratti affettuoso, come se quella formica venisse a incarnare un compagno, un confessore,<br />

un alleato…<br />

L’inquisitore e il rogo. L’inquisitore appare e scompare, ma non abbandona mai la scena: entra ed esce da<br />

una condizione di ombra, parlando pochissimo. Del resto, la fedeltà risoluta nei confronti del dogma non gli<br />

consente di occupare lo spazio della luce, riservato invece al filosofo. Egli beve, o meglio sorseggia: è assetato<br />

del sangue di Cristo, che egli crede capace di ritornare nel vino, o piuttosto si ubriaca, inebriandosi delle<br />

sue stesse convinzioni? Forse è innanzitutto un uomo combattuto e sa che Giordano Bruno non merita in realtà<br />

la morte, ma sa anche che non ucciderlo significherebbe uccidere Dio: Come può il Dio cristiano abitare<br />

l’universo infinito, essere parte di infiniti mondi o, peggio, essere uno solo tra infiniti dei? No, Giordano<br />

Bruno deve bruciare e tacere per sempre… Giordano alla fine brucia, ma di quel fuoco a noi arrivano solo 36<br />

scintille, 36 piccole stelle, una dopo l’altra, a spegnersi come le candele del nostro compleanno. Una stella<br />

dietro l’altra, mentre la notte diventa sempre più grande, mentre l’anima si stacca e si avvia verso un cielo<br />

diverso, chissà dove, chissà quando…”.<br />

Pagina 10


A VOCE ALTA<br />

DA LEGGERE, DA VEDERE, DA ASCOLTARE<br />

AVATAR<br />

L’attesissimo e tanto pubblicizzato “Avatar” è uscito il 15 gennaio nelle nostre sale. Il film è stato girato<br />

da James Cameron, il regista canadese autore di grandi successi tra i quali “Terminator” e “Titanic”, che è<br />

stato uno dei primi registi ad investire in tecnologie 3D. Il film è ambientato in un mondo chiamato Pandora,<br />

che, da come suggerisce il nome, è un luogo ricco di doni per la razza umana e non. Infatti Pandora è<br />

abitata da creature stranissime per gli Umani, che sono legate tra loro da un legame empatico, ma è ricca<br />

soprattutto di un minerale preziosissimo chiamato “Unobstanium”. Per questo motivo gli Umani hanno<br />

installato delle basi per l’estrazione del minerale, solo che la popolazione locale, i Na’vi, degli esseri umanoidi<br />

alti tre metri e con la pelle blu, è decisa a salvare le sue foreste a qualsiasi costo; inoltre sotto un<br />

grande albero, sede di un insediamento di locali, vi è un grande deposito sotterraneo del minerale così tanto<br />

bramato. Però tra gli Umani non ci sono solo soldati, ma anche scienziati appartenenti al progetto<br />

“Avatar”; il loro compito è quello di studiare le varie specie del pianeta e di insegnare la cultura umana ai<br />

Na’vi. Gli scienziati però hanno a disposizione un avatar, ovvero il corpo di un nativo creato in laboratorio<br />

nel quale si “trasferiscono” per integrarsi meglio tra i Na’vi. L’aria di Pandora è irrespirabile per gli Umani,<br />

che, senza maschere d’ossigeno, muoiono in poco tempo. Il protagonista è un marine che ha perso l’uso<br />

delle gambe in seguito a una guerra in Venezuela e che entra a far parte del progetto “Avatar” in seguito<br />

alla morte del fratello gemello destinato a farvi parte. Una volta arrivato a Pandora conoscerà il Colonnello<br />

Quaritch, un militare sanguinario che vuole debellare i Na’vi, Stephen Lang, capo di una multinazionale<br />

che specula sull’estrazione e sulla vendita del minerale, e l’équipe di scienziati. Così il marine addestrato<br />

a combattere e senza particolari conoscenze entra a far parte di uno dei progetti più importanti per<br />

gli Umani.“Avatar” ricorda molto film come “Balla coi Lupi” o “Pocahontas”, ma ricorda anche fatti realmente<br />

accaduti come quello avvenuto il 16 marzo 1968, durante la guerra del Vietnam, in cui un elicotterista<br />

statunitense, con il suo equipaggio, minacciò di aprire il fuoco sui suoi connazionali se non avessero<br />

smesso di uccidere civili vietnamiti.Guardando “Avatar” si pensa anche alle popolazioni native della foresta<br />

amazzonica, che sono minacciate dal disboscamento incontrollato da parte di multinazionali pronte a<br />

speculare non solo sulla distruzione di un patrimonio per la scienza, ma anche sullo sconvolgimento della<br />

vita di intere popolazioni.“Avatar”, non è uno dei soliti film americani fini a sé stessi, ma è un film che ci<br />

porta nell’ottica di questa popolazione, non tanto aliena sotto questo punto di vista, che non vuole abbandonare<br />

la sua cultura per diventare simili ai loro sfruttatori.<br />

TITOLO ORIGINALE: Avatar<br />

PRODUZIONE: 20th Century Fox<br />

REGIA E SCENEGGIATURA: James Cameron<br />

CAST: Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Giovanni Ribisi,<br />

Michelle Rodriguez<br />

DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox<br />

GENERE: Fantascienza/Fantasy<br />

DURATA: 162’<br />

VOTO: 8.<br />

Pagina 11<br />

Gabriele Vietti, IV ginnasio


A VOCE ALTA<br />

DA LEGGERE, DA VEDERE, DA ASCOLTARE<br />

IN VENERE VERITAS...<br />

…parola di Ville Valo, frontman dei finlandesi HIM (His Infernal Majesty), che arrivano al loro ottavo lavoro con<br />

“Screamworks: Love in theory and practice”. Nonostante gli HIM abbiano avuto da sempre fama d’essere un gruppo<br />

da ragazzine tredicenni, seguito più per l’aspetto esteriore del cantante che per la musica in sé, con questo album<br />

mettono a tacere qualsiasi critica possa essere mossa in questo senso. Valo tira fuori tutta la morbidezza della propria<br />

voce, accennando parti (quasi) tendenti all’urlo in pochi passaggi isolati, mostrando così tutta la sua bravura e versatilità.<br />

Il CD si apre con “In Venere Veritas”, in cui la band stende un riff compatto e a tratti acustico per una delle<br />

canzoni migliori dell’album. Nel ritornello la voce di Valo spezza un acuto per ricadere nel refrain vero e proprio,<br />

tuttavia mantenendo un effetto di continuità piuttosto originale. Segue “Scared To Death”, che segna un altro dei<br />

colpi meglio riusciti dell’opera, anche se introduce una delle caratteristiche meno azzeccate: l’intro richiama molto il<br />

synth-pop anni ’80, che a parere mio è orrendo e mal si sposa con un genere quale il Gothic Rock. Sulla stessa onda<br />

“Heartkiller”, da cui è stato tratto il primo videoclip di “Screamworks”. Per quarta viene “Dying Song”, preludio<br />

molto ben riuscito per una ballad “Disarm Me (With Your Loneliness)”, in cui la voce del frontman si fonde con la<br />

chitarra acustica di Mikko Lindström e diventa a tratti aggressiva e graffiante. Seguono le due canzoni a mio parere<br />

migliori: “Love, The Hardest Way” e “Katherine Wheel”. Entrambe, introduzione elettronica della prima a parte, si<br />

rivelano delle vere perle, in cui i ritmi serrati e più distesi si alternano come onde per arrivare ad un potente chorus,<br />

emblema del Goth Rock moderno. All’ottavo posto troviamo la mediocre “In The Arms Of Rain”, seguita da “Ode<br />

To The Solitude” e “Shatter Me With Hope”, nel complesso gradevoli, ma un po’ sotto tono rispetto al tenore dell’album<br />

nel complesso. “Acoustic Funeral (For Love In Limbo)” non può certo essere definito una ballad a causa della<br />

presenza della chitarra fortemente distorta, ma di sicuro coi suoi tempi lenti e il ritmo ben scandito è uno degli assi<br />

nella manica di “Screamworks”. Segue “Like St. Valentine”, da cui verrà tratto uno dei 3 videoclip previsti, e a chiudere,<br />

“The Foreboding Sense Of Impending Happiness”, l’una che si presta ad essere un tormentone su qualsiasi radio<br />

rock, e l’altra che chiude in modo agrodolce questo ultimo lavoro degli HIM, caratterizzato da un tappeto di<br />

synth che accompagna la voce di Ville Valo negli ultimi minuti di musica. La valutazione dell’album è già di per sé<br />

positiva, ma ad aumentarla ulteriormente è “Baudelaire In Braille”, il CD che correda l’edizione speciale di<br />

“Screamworks”, che contiene le versioni acustiche (voce, chitarra acustica e pianoforte) di tutte le tracce presenti nel<br />

disco vero e proprio. Mettendo a nudo l’anima del gruppo, spogliata di qualsiasi artificio elettrico/elettronico, esce<br />

fuori tutta la bravura degli HIM come musicisti e di Valo come vocalist.<br />

Tirando le somme, “Screamworks” non è di certo un capolavoro, ma segna comunque un miglioramento notevole<br />

nella carriera degli HIM dal precedente “Venus Doom”, accostandosi ai suoni dei primi anni con l’aggiunta di discutibili<br />

tappeti di sintetizzatori. Insomma, un album molto buono, superiore alla media delle schifezze che vengono<br />

proposte nel campo del Gothic Rock attuale. Sicuramente da ascoltare, e consigliato soprattutto a chi abbia dei pregiudizi<br />

da abbattere sugli HIM.<br />

Voto: 7/10<br />

HIM – “Screamworks: Love In Theory And Practice” (2010) – Warner Music<br />

Eugenio “Jin” Palombella, III liceo classico<br />

Pagina 12


A VOCE ALTA<br />

NARRATIVA<br />

Seconda parte<br />

L'ISPETTORE SUCCI – Il CASO GAMBA<br />

L'ispettore Succi uscì dopo un'oretta dalla palazzina di via Cadorna. Evitò alcuni giornalisti, che erano<br />

rimasti per tutto quel tempo ad aspettare novità sull'omicidio scoperto alcune ore prima nell'edificio, e si<br />

diresse a passo sostenuto verso la sua Seicento blu, posteggiata nelle vicinanze.<br />

Aprì la portiera della piccola utilitaria e si accomodò nell'abitacolo. Si guardò per qualche secondo nello<br />

specchietto retrovisore: ancora non riusciva a credere alla scoperta che la scientifica aveva fatto. Mise in<br />

moto l'automobile, fece manovra frettolosamente e si gettò in strada, pronto a raggiungere in poco tempo<br />

la stazione di polizia della città. Accese la radio. La voce baritonale di Bryan Ferry, che eseguiva “Remake/Re-model”,<br />

invase l'abitacolo. Ad un tratto quel timbro così vibrato lasciò il posto al sax contralto di<br />

Andy Mackay, che diede inizio al suo strabiliante assolo. Succi adorava i Roxy Music.<br />

L'ispettore guardò fuori dal finestrino. Nonostante fossero all'incirca le quattro e mezza del pomeriggio per<br />

la strada non c'era quasi nessuno. Il tempo era mutato rispetto ad un paio d'ore prima: nuvoloni carichi di<br />

pioggia stavano per avvolgere la città. - Dannato tempaccio.- borbottò fra sé e sé.<br />

La Seicento blu si arrestò vicino ad un palazzo moderno dieci minuti dopo. Succi scese dalla macchina e si<br />

diresse verso l'entrata. Un poliziotto, che era a guardia dell'ingresso, lo salutò portandosi la mano alla fronte.<br />

L'ispettore rispose con un cenno del capo e subito entrò nella centrale di polizia. Una volta dentro, percorse<br />

il lungo corridoio, dove notò alcuni agenti sorseggiare rumorosamente il caffè vicino ad una macchinetta,<br />

e poi svoltò a destra, ritrovandosi davanti alla porta dell'ufficio del questore. Esitò qualche secondo,<br />

poi decise di bussare.<br />

-Un attimo.- disse una voce all'interno della stanza. Succi aspettò un paio di minuti, poi vide la porta aprirsi<br />

lentamente. Sulla soglia comparve il questore Martinelli che esclamò: - Oh salve ispettore, la stavo aspettando.<br />

Entri pure! -. Succi gli strinse la mano ed entrò. Martinelli era sempre stato un tipo disordinato<br />

ed il suo ufficio confermava questa particolarità: armadietti che traboccavano di fascicoli, carta straccia<br />

per terra e sulla scrivania, macchie di unto e proiettili sparpagliati sul pavimento.<br />

E' già stato messo al corrente dei fatti, vero? - chiese Succi. - Certamente – rispose il questore, che aggiunse<br />

– inoltre cinque minuti fa ho ricevuto un fascicoletto con alcune informazioni sulla vittima.- Si fermò e<br />

guardò l'ispettore , che gli fece un cenno di assenso.<br />

Martinelli si sedette sulla sedia della sua scrivania, sollevò le miriadi di cartacce presenti su di essa, poi<br />

aprì un cassetto e, dopo averci rovistato a lungo, estrasse con aria soddisfatta un piccolo fascicolo, mostrandolo<br />

trionfalmente a Succi.<br />

Diede un colpo di tosse per schiarirsi la voce ed incominciò a leggere il documento – La vittima, la signorina<br />

Sarah Gamba, aveva 24 anni. Aveva da poco finito gli studi all'università e da circa un paio di mesi<br />

lavorava come segretaria presso gli studi della “Infinity Records”, una casa discografica della zona. Viveva<br />

da sola, da quanto ci è stato riferito dai vicini. Inoltre è emerso che la signorina Gamba fino a circa un<br />

mese e mezzo fa abitava in Corso Minghetti, ma sembra che, a causa di alcuni screzi con la sua ex vicina<br />

di casa, sia stata obbligata a cambiare residenza e a trasferirsi nella palazzina di via Cadorna, dove sua<br />

cugina, Alice Cappello, ha rinvenuto il cadavere. - Il questore smise di leggere.<br />

Tutto qui quello che sappiamo? - domandò l'ispettore Succi. - Il resto lo sentiremo dalla cerchia dei conoscenti<br />

della signorina Gamba, che tra poco saranno qui. - rispose Martinelli, che aggiunse: - ora invece,<br />

caro ispettore, mi informi dettagliatamente sulla scoperta che la scientifica ha fatto nell'appartamento della<br />

vittima.- L'espressione del questore rivelava una certa curiosità nei confronti degli ultimissimi sviluppi<br />

della vicenda. L'ispettore Succi, che aveva notato ciò, non perse tempo ed iniziò a raccontare: - Ero sull'uscio<br />

dell'abitazione della vittima e stavo per congedarmi dal capitano Mocco, quando un'agente tutto agitato<br />

e sconvolto ci ha richiamati all'interno.<br />

Pagina 13


Dunque ci siamo precipitati di gran fiato nella camera da letto di Sarah. Dapprima non ho visto nulla di insolito<br />

rispetto ala mia precedente entrata sul luogo del delitto. Poi un uomo della scientifica mi ha fatto notare<br />

qualcosa, nascosto sotto le gambe del letto. Là sotto c'era una scritta.......- - Una scritta?- domandò stupito<br />

Martinelli, scattando in piedi.<br />

Succi, nel vedere la reazione del questore, capì che costui con tutta probabilità, non sapeva quasi nulla sulla<br />

scoperta della scientifica.<br />

-Beh, non proprio una scritta... - si corresse l'ispettore, che riprese il suo racconto – bensì un numero, tracciato<br />

dalla signorina Gamba con il suo stesso sangue! -. All'udir ciò, Martinelli spalancò gli occhi e fece una<br />

faccia incredula. - Proprio così!- confermò l'ispettore Succi – come se la vittima, prima di morire, con le sue<br />

ultime forze avesse cercato di comunicarci una traccia per l'identificazione del suo assassino!- - E che numero<br />

è?- chiese il questore. - Un otto - rispose Succi, che aggiunse – è tracciato in modo ben definito, però<br />

non si sa se questa cifra sia soltanto l'inizio di una serie di numeri o no. Le indagini spettano a noi.-.<br />

Un bel mistero!- commentò Martinelli guardando fuori dalla finestra del suo ufficio.<br />

In quel momento la porta si spalancò e sulla soglia si materializzò un agente che riferì al questore: - Abbiamo<br />

radunato alcuni conoscenti della vittima, signor Martinelli. Sono sotto nella sala degli interrogatori. - Il<br />

questore rispose: - Bene, arrivo subito.- Poi guardò Succi dicendo: - Mi segua, ispettore. -<br />

La sala degli interrogatori era una stanza abbastanza capiente, con un grosso tavolo in mezzo.<br />

Quando Succi e Martinelli ne varcarono la soglia si trovarono davanti una mezza dozzina di persone sedute<br />

intorno all'enorme tavolo ed un poliziotto appoggiato ad una delle quattro pareti.<br />

I sei, pensò l'ispettore, erano probabilmente persone che avevano avuto contatti con Sarah Gamba.<br />

Dopo un breve riepilogo dei fatti, il questore Martinelli iniziò l'interrogatorio sentendo una donna sulla trentina<br />

dai capelli rossicci. Ascoltando le domande che le venivano poste, Succi capì che quella era la signorina<br />

Orla, proprietaria della casa discografica dove lavorava la vittima. La ragazza rispose precisamente ad<br />

ogni domanda del questore: disse che Sarah aveva sempre lavorato con professionalità, che era una ragazza<br />

intelligente, tranquilla, serena e che il loro rapporto era puramente lavorativo. Aggiunse inoltre che negli<br />

ultimi tempi non l'aveva vista particolarmente turbata e che era assai dispiaciuta di aver perso una segretaria<br />

così efficiente.<br />

Martinelli iniziò poi a fare domande alla migliore amica di Sarah: una ragazza castana di nome Ilaria Picco.<br />

Ella, che pareva la più scossa dal terribile evento raccontò che conosceva la signorina Gamba fin dall'infanzia<br />

e che era sempre stata un'ottima amica, una persona squisita e che si confidava spesso con lei. Ma quando<br />

Martinelli le chiese cosa poteva significare quell'”otto” tracciato dalla vittima prima di spirare, Ilaria non<br />

seppe dare una risposta.<br />

Il questore passò poi ad interrogare un giovanotto dall'aria sveglia. Si chiamava Silvio Defilippi, aveva 27<br />

anni ed era il fidanzato di Sarah. Raccontò che l'aveva conosciuta tre anni prima, durante una serata in discoteca,<br />

e si erano fidanzati una settimana dopo. Disse che erano una coppia abbastanza affiatata, ma non<br />

uscivano mai spesso poiché lui, giocando a calcio, era sempre preso da allenamenti e partite di campionato.<br />

- E così lei è un calciatore, signor Defilippi? - chiese l'ispettore Succi intromettendosi nell'interrogatorio – E<br />

mi dica: che numero ha sulla maglia?-<br />

Fine seconda parte<br />

Pagina 14<br />

Matteo Succi, III liceo classico


A VOCE ALTA<br />

L’ANGOLO DELLA POESIA<br />

In questo spazio rendiamo omaggio ad Alda Merini, la grande poetessa milanese recentemente<br />

scomparsa: un modo, oltre che per ricordarla, per farla conoscere anche a chi non ha mai sentito<br />

parlare di lei…<br />

Mi guardi con occhi penetranti<br />

Mi guardi con occhi penetranti<br />

e dici che nessuno ti ha mai resistito<br />

e non capisci perché io ti resisto.<br />

Ma vedi, piuttosto che cederti,<br />

io mi addormento.<br />

Bambino<br />

Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia<br />

legalo con l'intelligenza del cuore.<br />

Vedrai sorgere giardini incantati<br />

e tua madre diventerà una pianta<br />

che ti coprirà con le sue foglie.<br />

Fa delle tue mani due bianche colombe<br />

che portino la pace ovunque<br />

e l'ordine delle cose.<br />

Ma prima di imparare a scrivere<br />

guardati nell'acqua del sentimento.<br />

Pagina 15<br />

Sono folle di te, amore<br />

Sono folle di te, amore<br />

Che vieni a rintracciare<br />

Nei miei trascorsi<br />

Questi giocatoli rotti delle mie<br />

parole.<br />

Ti faccio dono di tutto<br />

Se vuoi,<br />

Tanto io sono solo una fanciulla<br />

Piena di poesia<br />

E coperta di lacrime salate,<br />

Io voglio solo addormentarmi<br />

Sulla ripa del cielo stellato<br />

E diventare un dolce vento<br />

Di canti d’amore per te.<br />

Ti aspetto e ogni giorno<br />

Ti aspetto e ogni giorno<br />

Mi spengo poco per volta<br />

E ho dimenticato il tuo volto.<br />

Mi chiedono se la mia<br />

disperazione<br />

Sia pari alla tua assenza<br />

No, è qualcosa di più:<br />

È un gesto di morte fissa<br />

Che non ti so regalare.


A VOCE ALTA<br />

L’ANGOLO DEI GIOCHI<br />

(a cura di Davide Peirolo, III A, liceo socio-psico-pedagogico )<br />

Pagina 16

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