Speciale - Salute per tutti
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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1 DCB Milano<br />
Anno 11 n.2/2008<br />
<strong>Speciale</strong><br />
PROTEZIONE SOLARE<br />
Antonino Di Pietro<br />
Riccarda Serri<br />
Adele Sparavigna<br />
Maria Concetta Romano<br />
Paolo Pigatto<br />
Maurizio Cavallini<br />
Carlo Alfaro<br />
Luigi Tarallo<br />
Fabio Rinaldi<br />
Mauro Barbareschi<br />
Elisabetta Sorbellini<br />
Paola Bezzola
Direttore Responsabile<br />
Pietro Cazzola<br />
Direttore Generale<br />
Armando Mazzù<br />
Direttore Marketing<br />
Coordinatore della pubblicazione<br />
Antonio Di Maio<br />
Redazione e Amministrazione<br />
Scripta Manent s.n.c.<br />
Via Bassini, 41 - 20133 Milano<br />
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Stampa Parole Nuove s.r.l. Brugherio (MI)<br />
È vietata la riproduzione totale o parziale, con<br />
qualsiasi mezzo, di articoli, illustrazioni e fotografie<br />
pubblicati su Scripta MEDICA senza autorizzazione<br />
scritta dell’Editore.<br />
L’Editore non risponde dell’opinione espressa<br />
dagli Autori degli articoli.<br />
Edizioni Scripta Manent pubblica inoltre:<br />
ARCHIVIO ITALIANO<br />
DI UROLOGIA E ANDROLOGIA<br />
RIVISTA ITALIANA DI MEDICINA<br />
DELL’ADOLESCENZA<br />
JOURNAL OF PLASTIC DERMATOLOGY<br />
INFORMED, CADUCEUM, IATROS, EUREKA<br />
Volume 11, n. 2, 2008<br />
Indice<br />
Esposizione solare e ruolo del medico.<br />
Antonino Di Pietro<br />
I <strong>per</strong>ché di una monografia sulla protezione solare.<br />
Adele Sparavigna, Riccarda Serri, Maria Concetta Romano<br />
L’esposizione solare: corretta informazione.<br />
Paolo Pigatto<br />
Chirurgia: l’esposizione solare.<br />
Maurizio Cavallini<br />
Capelli: l’esposizione solare.<br />
Fabio Massimo Rinaldi pag. 53<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
Antonino Di Pietro, Adele Sparavigna, Riccarda Serri,<br />
Maria Concetta Romano, Paolo Pigatto, Maurizio Cavallini<br />
Gli adolescenti e l’abbronzatura.<br />
Carlo Alfaro, Luigi Tarallo<br />
Gli effetti della radiazione ultravioletta<br />
sui capelli e sul cuoio capelluto.<br />
Mauro Barbareschi pag. 97<br />
Valutazione dei danni al follicolo pilifero<br />
in seguito ad irradiazione con UV:<br />
quantificazione del danno apoptotico<br />
e modificazioni morfologiche.<br />
Fabio Rinaldi<br />
Gli effetti della radiazione infrarossa<br />
e del caldo sui capelli e sul cuoio capelluto.<br />
Elisabetta Sorbellini<br />
pag. 61<br />
pag. 97<br />
Possibilità terapeutiche e di prevenzione: dai fattori<br />
di crescita ai radical scavengers, dai filtri solari<br />
a specifici tessuti a protezione solare.<br />
pag. 106<br />
Paola Bezzola<br />
pag. 91<br />
pag. 103<br />
Diffusione gratuita. Ai sensi della legge 675/96 è possibile, in qualsiasi momento ,<br />
opporsi all’invio della rivista comunicando <strong>per</strong> iscritto la propria decisione a:<br />
Edizioni Scripta Manent s.n.c.<br />
Via Bassini, 41 - 20133 Milano
c’era una volta...<br />
Collezione privata
Scripta MEDICA Volume 11, n. 2, 2008<br />
EDITORIALE<br />
La vita mi ha insegnato che il motto “chi si esalta sarà umiliato.....”<br />
non è solo un ammonimento evangelico, ma è piuttosto la conseguenza di<br />
una millenaria es<strong>per</strong>ienza sugli esiti delle eccessive autocelebrazioni.<br />
Ritengo che le capacità, il comportamento e le o<strong>per</strong>e di ognuno siano<br />
talmente visibili agli occhi di <strong>tutti</strong> che non sia necessario ricordarli in ogni<br />
occasione, a meno che..., a meno che ciò non sia espressamente richiesto<br />
dagli altri, come è capitato a me.<br />
Scripta Medica ha da poco compiuto 10 anni e alcune osservazioni mi inducono a pensare<br />
di avere bene o<strong>per</strong>ato. Badate bene, <strong>per</strong> giungere a questa conclusione, più che sulle dirette testimonianze<br />
di stima, facilmente oggetto di millanteria, mi sono basato sulle quotidiane richieste dei<br />
colleghi di ricevere la rivista ad un nuovo indirizzo, segno che il nostro lavoro è stato apprezzato<br />
a tal punto che dei professionisti indaffarati hanno deciso di <strong>per</strong>dere tempo prezioso <strong>per</strong> scrivere<br />
una lettera, comprare un francobollo e cercare una cassetta postale. Ciò vale anche <strong>per</strong> quelli che<br />
utilizzano la posta elettronica in quanto prima è necessario trovare l’indirizzo e-mail, poi scannerizzare<br />
la fascetta coi propri dati allegata alla rivista, e infine eseguire l’attachment... Insomma<br />
diciamocelo chiaramente: una rottura..., a cui ci si sottopone solo se si ritiene valga la pena!<br />
Altro indizio: in 10 anni abbiamo trattato quasi <strong>tutti</strong> (sottolineo quasi) i temi della medicina<br />
con articoli, rassegne, puntualizzazioni, ecc. e ciò avrebbe potuto far sorgere gelosie tra gli<br />
es<strong>per</strong>ti non coinvolti (sempre alla ricerca del minimo errore, inesattezza o omissione <strong>per</strong> denigrare<br />
il lavoro altrui) e la stizza delle aziende dei farmaci <strong>per</strong> qualche prodotto non citato o di cui<br />
sono stati troppo evidenziati gli effetti collaterali. In tutto questo <strong>per</strong>iodo ciò non è accaduto e<br />
ritengo che questo dato sia <strong>per</strong> noi un certificato della nostra attenzione, del nostro equilibrio, e<br />
<strong>per</strong>chè no, della nostra competenza.<br />
Scripta Medica celebra il suo primo decennio con questo numero speciale dedicato alla protezione<br />
solare. L'iniziativa è sorta partendo dalla constatazione che la protezione nei confronti di<br />
un danno alla salute, che può raggiungere gradi di gravità estremi, è lasciata ai consigli di categorie<br />
di <strong>per</strong>sone le cui competenze sono risibili. Ma a questo punto sé sorta una domanda: quali<br />
sono le conoscenze dei medici in termini di protezione solare? La risposta è stata: poco o nulla! Da<br />
ciò la necessità di chiedere ad autorevoli specialisti in Dermatologia di rendere note ai colleghi le<br />
più recenti nozioni su questo non comune argomento. Unitamente al mio compagno di avventura,<br />
Armando Mazzù, ringrazio calorosamente <strong>tutti</strong> coloro che con entusiasmo hanno aderito a<br />
questo progetto, sono riconoscente alle aziende che con il loro supporto pubblicitario l’hanno reso<br />
possibile e mi congratulo con una forte stretta di mano con il mio più stretto collaboratore, Antonio<br />
Di Maio, che ha magistralmente coordinato ogni aspetto di questa impresa.<br />
Pietro Cazzola<br />
51
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
ESPOSIZIONE SOLARE E RUOLO DEL MEDICO.<br />
Antonino Di Pietro<br />
Presidente ISPLAD (International Society of Plastic-Aesthetic and Oncologic Dermatology)<br />
L’immagine del sole nell’opinione pubblica si identifica con la<br />
vita, con la vacanza e con la felicità,<br />
ma <strong>per</strong> il dermatologo il sole ha un altro significato: esso infatti rappresenta<br />
un importante fattore eziopatogenetico <strong>per</strong> lo sviluppo di<br />
tumori cutanei e <strong>per</strong> l’invecchiamento della pelle.<br />
Da anni sono impegnato in un’o<strong>per</strong>a di prevenzione e di cura dei<br />
danni dovuti all’esposizione alla luce solare, ma mi rendo conto che<br />
nel comune pensare è ancora ben radicata l’idea che l’abbronzatura corrisponda ad un<br />
aspetto salutare della pelle.<br />
Per tale assioma erroneo e fuorviante è possibile scusare <strong>tutti</strong> quelli che non hanno competenze<br />
specifiche, ma è im<strong>per</strong>donabile che esso non venga messo in discussione e corretto<br />
da coloro che hanno la responsabilità della salute pubblica (medici di famiglia, e<br />
anche specialisti in Dermatologia).<br />
Con questa pubblicazione si è inteso informare, con rigore scientifico, <strong>tutti</strong> i colleghi sulle<br />
modalità e gli strumenti a disposizione <strong>per</strong> proteggere in modo efficace la cute e i suoi<br />
annessi dagli effetti dannosi di una eccessiva fotoesposizione. Lo scopo principale è quello<br />
di fare in modo che i consigli alla popolazione non siano lasciati a es<strong>per</strong>ti improvvisati, ma<br />
provengano direttamente dalla classe medica. Vi assicuro che si può (e si deve) fare….<br />
I PERCHÈ DI UNA MONOGRAFIA<br />
SULLA PROTEZIONE SOLARE.<br />
Adele Sparavigna, Riccarda Serri, Maria Concetta Romano<br />
SKINECO (International Association of Environmental Dermatology)<br />
Un’adeguata protezione solare deve essere sempre raccomandata<br />
dal dermatologo, in modo da prevenire danni a breve e lungo<br />
termine derivanti da incaute esposizioni. La materia è <strong>per</strong>ò complessa<br />
a vari livelli: fisico (natura delle radiazioni ed interazioni con<br />
l’ambiente), chimico (sostanze protettive naturali della pelle e formulazioni<br />
cosmetiche), biologico (meccanismi cellulari di danno e di<br />
protezione), dermatologico (individuazione dei danni da foto-esposizione<br />
e quantificazione dei meccanismi di causa-effetto), ecologico (buco nell’ozono con<br />
conseguente alterazione quali-quantitativa delle radiazioni a livello della su<strong>per</strong>ficie terrestre,<br />
inquinanti ambientali in grado di interagire con la luce). Paradossalmente, alcu-<br />
53
54<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
ni addetti ai lavori ritengono che l’uso di filtri solari , essendo in grado di prevenire l’eritema,<br />
possa incoraggiare esposizioni eccessive e prolungate al sole, promuovendo più<br />
che prevenire i danni fotoindotti. È lecito quindi porsi delle domande. La protezione solare<br />
è davvero utile? Come va applicata? In Australia, dove è presente la maggiore incidenza<br />
del melanoma nel mondo, da diversi anni sono in corso campagne di pubblica educazione<br />
sanitaria. È stato, tra l’altro, coniato lo slogan “slip, slop, slap, wrap” che si<br />
riferisce alle raccomandazioni relative all’uso di indumenti protettivi, filtri solari, cappelli<br />
ed occhiali da sole (“slip” into protective clothing, “slop” on sunscreens, “slap”<br />
on a protective hat, “wrap” on a pair of sunglasses). È un dato di fatto che oggi in<br />
Australia si comincia ad osservare una tendenza alla riduzione dell’incidenza del melanoma.<br />
Inoltre, studi condotti su animali di laboratorio e sull’uomo dimostrano l’efficacia<br />
preventiva dei filtri solari nei confronti dell’epitelioma spinocellulare, basocellulare e<br />
delle lesioni precancerose cutanee. Per quanto riguarda il nostro paese, anche se le campagne<br />
di educazione sanitaria cominciano ad avere una loro visibilità (non siamo a livello<br />
statunitense né tantomeno australiano) l’abbronzatura riveste ancora un “valore”<br />
estetico e sociale troppo grande: ci si abbronza a <strong>tutti</strong> i costi ed in tutte le stagioni.<br />
Inoltre, un errato atteggiamento comportamentale, favorito anche dalla scarsa informazione,<br />
può certamente determinare un uso scorretto dei prodotti protettivi solari: si<br />
applicano i filtri <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettersi esposizioni prolungate intense (e quindi a scopo<br />
“abbronzante”) a fronte di un ridotto rischio di insorgenza di eritema; il prodotto non<br />
viene distribuito bene sulla su<strong>per</strong>ficie corporea ed alcune aree rimangono non protette;<br />
esso non viene riapplicato adeguatamente, ad esempio dopo il bagno in mare e spesso le<br />
dosi applicate non sono sufficienti.<br />
Questa monografia è stata realizzata <strong>per</strong> incoraggiare il flusso corretto di informazioni<br />
tra dermatologo e paziente, basato su spiegazioni semplici da comprendere ma al tempo<br />
stesso accurate sul <strong>per</strong>ché e come ci si debba fotoproteggere.<br />
L’ESPOSIZIONE SOLARE: CORRETTA INFORMAZIONE.<br />
Paolo Pigatto<br />
IRCCS Ospedale Galeazzi di Milano, Università degli Studi Milano<br />
Fino a qualche tempo fa l’applicazione delle creme solari avveniva<br />
solo <strong>per</strong> proteggersi dalle ustioni solari e in alcune patologie<br />
dermatologiche associate a fotosensibilità.<br />
Purtroppo il ruolo delle radiazioni ultraviolette sulla cute umana non<br />
si limita a questi fenomeni ma si esplica anche nell’ambito del foto<br />
invecchiamento e della genesi dei tumori. Si è <strong>per</strong>tanto chiesto al filtro<br />
solare di avere un ruolo estremamente importante non solo nella<br />
semplice abbronzatura ma anche nella prevenzione della carcinogenesi.<br />
L’informazione medica non è <strong>per</strong>ò riuscita a seguire in modo altrettanto rapido il cambiamento<br />
non riuscendo a correlare le necessità cliniche e la comprensione generale del<br />
problema.<br />
A questo punto mentre è necessario <strong>per</strong> il paziente la comprensione che un insulto ripe-
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
tuto ultravioletto possa indurre la trasformazione cellulare in senso neoplastico è altresì<br />
fondamentale che il dermatologo acquisica della comprensioni foto biologiche e chimiche<br />
tali da portesi districare nella scelta del filtro appropriato.<br />
In ogni caso una corretta informazione potrà servire <strong>per</strong> comprendere meglio le modalità<br />
d’uso, e <strong>per</strong> eliminare quella forte frustrazione che avvertiva ogni paziente al quale veniva<br />
consigliato un filtro a alta protezione. I pazienti erano abituati a pensare ai filtri solari<br />
con fattori di protezione valutati secondo le metodiche proposte dall’Ente di controllo<br />
Americano che poneva un massimo a 20 mentre il professionista dermatologo ragionava<br />
con valutazioni europee (Colipa) che raggiungevano valori maggiori di 50.<br />
Nell’immaginario collettivo il paziente pensava di recarsi al mare e di esporsi al sole sotto<br />
una cappa impenetrabile tornando a casa “bianco come se non fosse stato in vacanza”.<br />
Questo colloquio tra sordi deve finire <strong>per</strong>che la divulgazione delle nozioni presenti in<br />
questo breve lavoro farà chiarezza in quella zona grigia della conoscenza che tratta i<br />
problemi della fotobiologia.<br />
CHIRURGIA: L’ESPOSIZIONE SOLARE.<br />
Maurizio Cavallini<br />
Vice Presidente ASSECE (European Association of Aesthetic Surgery)<br />
Nell’ambito della chirurgia plastica il risultato finale è influenzato<br />
non solo dalla tecnica adottata ma anche dall’assestamento dei<br />
tessuti, ivi compresi quelli dove è presente la cicatrice residua. Infatti<br />
una volta rimossi i punti di sutura (e quindi ad avvenuta cicatrizzazione)<br />
inizia la fase detta di maturazione della cicatrice che prevede:<br />
inizialmente un processo infiammatorio che può durare <strong>per</strong> un<br />
<strong>per</strong>iodo variabile fra uno e sei mesi durante il quale la cicatrice<br />
appare rossa, rilevata,con presenza di una fitta rete di neocapillari;<br />
successivamente l’infiammazione decresce progressivamente passando alla fase di<br />
stabilizzazione, durante la quale la cicatrice diventa sempre più chiara, piana e sottile.<br />
Tale fase può durare da uno a sei mesi a seconda del distretto corporeo coinvolto<br />
(nel viso le cicatrici si stabilizzazione prima, sul corpo più lentamente).<br />
Durante tutta la fase di evoluzione ma in particolare durante la fase infiammatoria è<br />
molto importante provvedere alla protezione solare della cicatrice. Ciò è fondamentale<br />
<strong>per</strong>chè il sole (o le lampade artificiali) provocando da una parte vasodilatazione che<br />
porta ad un aumento dei fenomeni infiammatori con conseguente maggior arrossamento<br />
e prolungamneto dei tempi di stabilizzazione, dall’altra i<strong>per</strong>pigmentazioni cicatriziali,<br />
cioè cicatrici più scure (in genere rosso scure o violacee) in modo definitivo. Per tali motivi<br />
in chirurgia plastica si evita di eseguire interventi estetici nel <strong>per</strong>iodo estivo, si riporta<br />
sempre nell’elenco delle istruzioni posto<strong>per</strong>atorie il divieto di esporsi al sole almeno<br />
<strong>per</strong> i due mesi successivi all'intervento e si consiglia comunque di indossare abiti protettivi<br />
(nel caso del corpo) e/o occhiali da sole e cappelli (<strong>per</strong> interventi al viso). Infine fondamentale<br />
l’uso e l’applicazione sulla cicatrice almeno due volte al giorno <strong>per</strong> diversi<br />
mesi di creme a fattore molto alto di protezione.<br />
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Presidente IHRF (International Hair Research Foundation)<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
L’IMPORTANZA DELLA CORRETTA INFORMAZIONE<br />
AGLI ADOLESCENTI<br />
Carlo Alfaro<br />
UOC di Pediatria, Ospedali Riuniti Stabiesi, P.O. S. Leonardo, ASL NA 5, Castellamare di Stabia (Napoli)<br />
L’adolescente deve appropriarsi di una nuova immagine di sé e<br />
si tratta di un compito della crescita non semplice: il suo noto senso<br />
di onnipotenza lo rende refrattario alle raccomandazioni prudenziali.<br />
Le insidie dei raggi ultravioletti sono particolarmente pesanti nei<br />
primi anni di vita! Fino all’80% dei danni da radiazione ultravioletta<br />
si verifica prima dei 18 anni. Particolarmente rischiosa la pratica<br />
dell’abbronzatura attraverso fonti artificiali di luce ultravioletta,<br />
sempre più <strong>per</strong>pretata dagli adolescenti. È necessario un serio e forte impegno di <strong>tutti</strong><br />
<strong>per</strong> scoraggiare comportamenti inappropriati al sole attraverso incisive campagne di<br />
informazione e implementazione delle misure di fotoprotezione.<br />
CAPELLI: L’ESPOSIZIONE SOLARE.<br />
Fabio Massimo Rinaldi<br />
Le indagini <strong>per</strong> meglio comprendere le interazioni fra radiazioni<br />
solari e capelli non hanno avuto negli anni scorsi uno sviluppo paragonabile<br />
agli studi su epidermide e derma, anche se vi sono fatti clinicamente<br />
<strong>per</strong>cepibili, come lo schiarimento dei capelli durante la fotoesposizione<br />
e la loro caduta nella stagione autunnale (quindi dopo un <strong>per</strong>iodo<br />
di intensa esposizione volontaria o involontaria alla luce solare), che<br />
avrebbero dovuto avere maggiore attenzione. A partire da una nostra<br />
segnalazione, nel corso dell’American Academy of Dermatology del 1995, sul defluvium<br />
telegenico indotto da esposizione ai raggi solari, il nostro gruppo ha studiato i segni biochimici<br />
e istologici del danno provocato dagli UV al bulbo dei capelli.<br />
Recentemente mediante l’impiego del microscopio confocale abbiamo dimostrato che i bulbi<br />
irradiati con UVB mostrano una netta modificazione del diametro cellulare dei cheratinociti<br />
della matrice, una modificazione della struttura della guaina epiteliale interna e un forte<br />
aumento della rifrazione dei melanociti. Attualmente il nostro interesse è rivolto allo studio<br />
del processo apoptotico che si svolge a livello della struttura del bulbo (mediante valutazione<br />
della caspasi 3 e della caspasi 8) e i primi dati strumentali confermano l’aumento dell’incidenza<br />
del catagen e del telogen della zona irradiata con UVB. Se è ormai noto il danno<br />
provocato dalle radiazioni ultraviolette ed i meccanismi che lo inducono, meno diffusa è la<br />
conoscenza sulla necessità di adottare un’adeguata fotoprotezione esattamente come si fa<br />
<strong>per</strong> la pelle. Negli articoli che seguono abbiamo voluto colmare questa lacuna.
L’esposizione solare:<br />
come prevenire i danni.
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
Antonino Di Pietro, Adele Sparavigna, Riccarda Serri, Maria Concetta Romano,<br />
Paolo Pigatto, Maurizio Cavallini<br />
Gli effetti del sole sulla pelle<br />
Ogni anno a circa 250.000 italiani<br />
viene diagnosticato un tumore maligno cutaneo,<br />
mentre a molti di più viene diagnosticata<br />
una condizione pre-cancerosa. Queste cifre<br />
sono in continuo aumento non soltanto in<br />
Italia ma in tutto il mondo. Nonostante l’allarmante<br />
aumento dei tumori cutanei, specialmente<br />
tra gli adolescenti e i giovani adulti, l’esposizione<br />
al sole e l’abbronzatura continuano<br />
ad essere associate ad un aspetto salutare della<br />
pelle. Inoltre, prevale l’opinione ingannevole<br />
che l’uso dei prodotti protettivi solari sia una<br />
necessità occasionale e riservata ai mesi estivi.<br />
I fattori responsabili dell’allarmante aumento<br />
dei tumori cutanei sono numerosi. La continua<br />
erosione dello strato d’ozono nell’atmosfera<br />
terrestre dovuta all’inquinamento am-bientale<br />
ha portato ad una<br />
diminuzione della protezione<br />
dalle radiazioni<br />
ultraviolette (RUV) rispetto<br />
al passato. In più oggi,<br />
a differenza di quanto<br />
avveniva <strong>per</strong> le generazio-<br />
ni precedenti, esistono<br />
più di quattrocento farmaci<br />
in grado di determinare<br />
nei pazienti un’aumentata<br />
sensibilità all’irraggiamento<br />
solare e di<br />
incrementare il rischio di<br />
danno solare.<br />
L’allungamento dell’aspettativa<br />
media di vita è un<br />
ulteriore fattore che contribuisce<br />
all’aumento dell’incidenza<br />
dei tumori<br />
cutanei. Per contro, la<br />
Gli UVB (290-320 nm)<br />
causano eritema<br />
e danno epidermico<br />
Gli UVA (320-400 nm)<br />
causano danno dermico<br />
profondo, (rughe,<br />
invecchiamento precoce<br />
e tumori cutanei)<br />
Strato sottocutaneo<br />
Figura 1. Gli UVB e l’epidermide.<br />
maggiore consapevolezza, l’accresciuta attenzione<br />
da parte del paziente ed i progressi nelle<br />
tecniche diagnostiche, sono elementi in grado<br />
quanto meno di frenare questo allarmante<br />
fenomeno.<br />
Il principale fattore determinante l’aumento<br />
di incidenza dei tumori cutanei è probabilmente<br />
l’aumento dell’esposizione ai raggi<br />
UVA. Un tempo ritenuti relativamente innocui,<br />
i raggi UVA sono oggi noti <strong>per</strong> il loro<br />
significativo contributo all’invecchiamento<br />
cutaneo fotoindotto, alla cancerogenesi ed<br />
alla soppressione immunitaria. I raggi UVA<br />
penetrano più in profondità nella pelle e, a<br />
differenza dei raggi UVB, che sono causa di<br />
iniziale eritema e ustione, creano un danno<br />
che non è immediatamente individuabile.<br />
L’irraggiamento da parte degli UVA rimane<br />
costante nell’intero arco dell’anno e durante<br />
61
62<br />
tutto il giorno, <strong>per</strong>tanto le <strong>per</strong>sone sono esposte<br />
in modo continuo a questo tipo di radiazioni,<br />
tanto a mezzogiorno in una giornata di<br />
luglio, quanto alle quattro del pomeriggio di<br />
una giornata invernale con il cielo nuvoloso.<br />
Per quanto riguarda l’aspetto estetico della<br />
pelle, le rughe e l’assottigliamento cutaneo<br />
piuttosto che rappresentare un naturale processo<br />
di invecchiamento, spesso sono prevalentemente<br />
il risultato di una esposizione cronica<br />
alla luce del sole. L’esposizione continuativa<br />
e costante al sole danneggia sia l’epidermide<br />
sia il derma. In particolare, l’epidermide<br />
in toto si assottiglia, mentre lo spessore relativo<br />
dello strato corneo aumenta; nel derma le<br />
fibre collagene vanno incontro a degradazione<br />
e le fibre elastiche appaiono ispessite e distorte.<br />
Come conseguenza della degradazione<br />
delle fibre collagene, le fibre reticolari, costituite<br />
da nuovo collagene, vengono depositate<br />
È DIMOSTRATO CHE:<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
a tutto spessore nel derma invece di rimanere<br />
confinate all’area della giunzione dermo-epidermica.<br />
Il danno cutaneo fotoindotto può essere<br />
ridotto al minimo, e <strong>per</strong>sino riparato, grazie<br />
all’adozione di alcune semplici precauzioni.<br />
Di cruciale importanza è la consapevolezza<br />
che la protezione solare deve essere quotidiana<br />
e <strong>per</strong> tutto l’anno.<br />
I bambini in particolar modo hanno bisogno<br />
dell’applicazione di schermi solari.<br />
L’esposizione solare frequente e le scottature<br />
devono assolutamente essere evitate in età<br />
pediatrica, in quanto costituiscono una premessa<br />
<strong>per</strong> una maggiore incidenza di melanoma<br />
in età successiva. Un programma completo<br />
di protezione solare comprende l’uso<br />
di schermi solari, di un abbigliamento adeguato<br />
e di occhiali da sole, evitando comunque<br />
l’esposizione tra le 10 del mattino e le 4<br />
del pomeriggio.<br />
Il danno cutaneo da irraggiamento solare è cumulativo.<br />
Non tutte le pelli sono uguali di fronte al sole. Occorre conoscere il fototipo di<br />
un soggetto <strong>per</strong> stabilirne le condizioni di esposizione più adatte.<br />
L’abbronzatura può apportare più danni che benefici. L’imbrunimento della cute,<br />
infatti, è già un segno di danno cutaneo. Qualsiasi grado di abbronzatura indica un<br />
danno che predispone alla comparsa di rughe, invecchiamento cutaneo e tumore<br />
cutaneo.<br />
La cute di ciascun individuo conserva memoria di <strong>tutti</strong> i danni dovuti all’esposizione<br />
solare a cui è stata esposta nel corso della vita. Un elevato effetto cumulativo<br />
è causa di una maggiore probabilità di insorgenza del tumore cutaneo.<br />
Oltre il 90 <strong>per</strong> cento dei tumori della cute non melanomatosi insorgono nelle <strong>per</strong>sone<br />
con la pelle chiara e tendenza a scottarsi. Tuttavia, anche se l’incidenza di<br />
tumore cutaneo è più bassa nei soggetti con pelle scura, questi soggetti sono comunque<br />
suscettibili agli effetti dannosi delle radiazioni UVB, oltre a risentire degli effetti<br />
del sole sugli occhi e sul sistema immunitario.
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
Il fattore di protezione solare<br />
(FPS)<br />
Il numero di FPS rappresenta il fattore<br />
in base al quale si può calcolare il tempo di<br />
esposizione al sole senza sviluppare l’eritema.<br />
Ad esempio, un soggetto che sviluppi<br />
normalmente l’eritema in seguito ad un’esposizione<br />
non protetta di 10 minuti, in<br />
seguito all’applicazione di un prodotto fotoprotettivo<br />
con SPF 10 svilup<strong>per</strong>à l’eritema<br />
dopo 10 x 10 = 100 minuti di esposizione.<br />
È importante a questo proposito sottolineare<br />
che l’FPS non rappresenta da solo il grado di<br />
protezione da <strong>tutti</strong> gli effetti nocivi delle<br />
radiazioni solari. L’FPS è soltanto la determinazione<br />
di una protezione da una specifica<br />
lunghezza d’onda di radiazioni ultraviolette,<br />
le UVB (290-320 nm).<br />
Altrettanto importante è la determinazione<br />
del fattore di protezione UVA (320-400 nm).<br />
Attualmente in Europa il fattore di protezione<br />
PPD (Persistent Pigment Darken-ing), basato<br />
non sulla determinazione dell’eritema<br />
(come <strong>per</strong> gli UVB) bensì sulla reazione pigmentata<br />
<strong>per</strong>sistente da UVA, deve essere,<br />
come fattore numerico, pari ad almeno un<br />
terzo dell’FPS dichiarato. Infatti, quella degli<br />
UVA è la lunghezza d’onda che penetra più<br />
in profondità, più spesso associata ai segni di<br />
IL SOLE OFFRE ANCHE BENEFICI<br />
Uno degli effetti della luce del sole sulla cute è la conversione del colecalciferolo in<br />
1,5-diidrossi-colecalciferolo, cioè la forma attiva della vitamina D, indispensabile<br />
<strong>per</strong> le ossa. Attualmente la dose giornaliera consigliata di vitamina D (colecalciferolo)<br />
è di 200 UI dalla nascita fino a 50 anni, di 400 UI tra i 51 e i 70 anni e di<br />
600 UI dopo i 71 anni.<br />
Secondo studi recenti, 1.000 UI al giorno sono in grado di ridurre l’incidenza di<br />
alcuni tipi di carcinoma, come quello ovarico, al seno ed al colon, di una <strong>per</strong>centuale<br />
pari al 50%. Questo <strong>per</strong>ché la vitamina D rafforza il sistema immunitario ed<br />
aiuta la crescita cellulare.<br />
Il fabbisogno di vitamina D può essere soddisfatto sia attraverso la dieta (una porzione<br />
di pesce grasso contiene tra 250 e 360 UI ed un cucchiaio di olio di fegato<br />
di merluzzo apporta 1.360 UI di vitamina D) sia attraverso l’uso di integratori alimentari<br />
(da soli o in combinazione con il calcio).<br />
foto invecchiamento, come le rughe, le<br />
modificazioni della pigmentazione e la secchezza.<br />
L’esposizione alle radiazioni UVB causa dolorosi<br />
arrossamenti ed irritazioni che si manifestano<br />
durante l’inizio dell’esposizione al<br />
sole, ma quella degli UVB non è la sola lunghezza<br />
onda ultravioletta che danneggia la<br />
pelle. In realtà, gli UVB hanno solo un minimo<br />
effetto sugli strati più profondi della<br />
pelle. Il danno causato dagli UVA, invece,<br />
penetra molto più in profondità, <strong>per</strong>tanto le<br />
radiazioni UVB e UVA sono entrambe riconosciute<br />
come responsabili dei tumori cutanei.<br />
Un FPS pari a 30 non è sufficiente <strong>per</strong><br />
affrontare gli effetti completi della luce ultravioletta<br />
sulla pelle, ma serve solo a schermare<br />
i raggi UVB.<br />
La spiegazione tecnica dei benefici di un prodotto<br />
solare, ad esempio FPS 30, è complicata.<br />
Infatti, un prodotto con FPS 15 blocca<br />
il 93% della luce UVB incidente, mentre un<br />
FPS 34 blocca il 97% degli UVB incidenti,<br />
una differenza apparentemente insignificante.<br />
Kaidbey ha dimostrato che quando la<br />
pelle viene esposta a una quantità di radiazione<br />
solare simulata sufficiente a determina-<br />
63
64<br />
re un minimo eritema (MED, minima dose<br />
eritemigena), la pelle protetta con uno schermo<br />
solare FSP 30 presenta 2,5 volte meno<br />
cellule “ustionate” (sunburn cells) rispetto alla<br />
È DIMOSTRATO CHE:<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
pelle protetta con uno schermo solare FPS<br />
15. Da questo deriva un concetto di valore<br />
biologico dell’FPS che è senz’altro qualcosa<br />
di più che un semplice valore matematico.<br />
L’uso di uno schermo solare con FPS elevato aiuta a su<strong>per</strong>are gli errori dell’utilizzatore.<br />
Infatti, in molti casi l’uso del filtro solare è sporadico, la ripetizione dell’applicazione<br />
non è abbastanza frequente e/o non viene usata una sufficiente quantità di<br />
prodotto.<br />
L’accuratezza con cui il numero di FPS indica il reale fattore di protezione è discutibile.<br />
Durante le fasi di test, infatti, viene applicata una quantità di filtro solare maggiore<br />
rispetto a quella applicata nell’uso normale. Da questo deriva che in realtà il<br />
vero numero di FPS è circa la metà o un terzo rispetto al numero dichiarato.<br />
Utilizzando il biossido di titanio o l’ossido di zinco, maggiore è l’FPS, maggiore<br />
è la co<strong>per</strong>tura dai raggi UVA.<br />
L’ FPS riguarda unicamente le radiazioni UVB ma non le UVA, UVC, né le lunghezza<br />
d’onde visibili o infrarosse.<br />
Il danno cutaneo da UVA è più difficile da rilevare a causa della sua cronicità.<br />
Effetti quali l’invecchiamento cutaneo o la mutazione cellulare sono di natura<br />
cumulativa e possono impiegare decenni <strong>per</strong> manifestarsi.<br />
L’USTIONE SOLARE IN SINTESI<br />
L’ustione è un’infiammazione della pelle dovuta a sovraesposizione ai raggi<br />
ultravioletti (UV).<br />
I raggi UV delle lampade abbronzanti sono da considerarsi almeno altrettanto<br />
nocivi rispetto a quelli della luce naturale del sole.<br />
I danni causati alla pelle dai raggi ultravioletti B sono noti da tempo.<br />
Le ustioni solari danneggiano la pelle; il danno può essere <strong>per</strong>manente.<br />
La principale causa ambientale di tumore cutaneo è il sole.<br />
Chi ha subito gravi ustioni deve evitare di fare il bagno in acqua fredda.<br />
Molti farmaci, soggetti o meno a prescrizione, ed altri prodotti aumentano la<br />
sensibilità della pelle al sole.<br />
È bene indossare un cappello a tesa larga ed occhiali da sole certificati<br />
(<strong>per</strong> i quali è specificato un assorbimento delle radiazioni ultraviolette (UVR)<br />
≥ 95%). Indossare, inoltre, indumenti protettivi a trama fitta.
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
L’USTIONE SOLARE IN SINTESI<br />
Ripetere frequentemente l’applicazione del filtro solare, specialmente se il<br />
tempo è soleggiato o se si sta sudando copiosamente.<br />
Usare sempre un prodotto solare ad ampio spettro con co<strong>per</strong>tura dalle radiazioni<br />
sia UVA che UVB ed un alto FPS su tutta la su<strong>per</strong>ficie cutanea esposta, comprese le<br />
labbra, anche nelle giornate nuvolose. Se si viene a contatto con l’acqua, sia <strong>per</strong> il bagno<br />
che <strong>per</strong> eccessiva sudorazione, utilizzare uno schermo solare resistente all’acqua.<br />
EFFICACIA DEL FATTORE DI PROTEZIONE SOLARE<br />
Protezione UVB<br />
Grado di FPS % di raggi UV % di raggi UV trasmessi<br />
assorbiti o riflessi (1/grado FPS)<br />
2 50% 50%<br />
4 75% 25%<br />
6 83,33% 16,7%<br />
8 87,5% 12,5%<br />
10 90% 10%<br />
15 93,33% 6,7%<br />
25 96% 4%<br />
30 96,78% 3,3%<br />
35 97,14% 2,8%<br />
40 97,5% 2,5%<br />
50 98% 2%<br />
60 98,4% 1,6%<br />
100 99% 1%<br />
LO SPETTRO DELLA LUCE<br />
800 nm<br />
760 nm<br />
700 nm<br />
600 nm<br />
500 nm<br />
400 nm<br />
320 nm<br />
290 nm<br />
200 nm<br />
Luce infrarossa<br />
Luce visibile<br />
Luce ultravioletta<br />
65
66<br />
La nocività della luce solare<br />
La cute è l’organo più esteso del corpo<br />
e fa parte integrante del sistema immunitario.<br />
È quindi fondamentale proteggere la pelle da<br />
qualsiasi lesione, in particolare dai danni prodotti<br />
dagli agenti ambientali, <strong>per</strong>ché se la pelle<br />
subisce dei danni il sistema immunitario ne<br />
risulta indebolito. Mentre la pelle costituisce<br />
un’efficace barriera contro molti agenti<br />
ambientali, la sua naturale capacità protettiva<br />
contro le radiazioni solari dipende dal fototipo.<br />
Inoltre i RUV hanno un potente effetto<br />
immunosoppressivo e sono una causa riconosciuta<br />
di cancro cutaneo.<br />
La luce del sole è composta da cinque tipi di<br />
radiazioni. Questi tipi di radiazioni provengo-<br />
LE CINQUE FASCE DEI RUV<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
no dal sole sotto forma di onde. La radiazione<br />
che fluisce attraverso queste onde si muove in<br />
lunghezze d’onda che vanno da 100 nanometri<br />
(nm, 10 –9 m) ad un milione di nm. Queste<br />
lunghezze d’onda delle radiazioni sono la<br />
causa di eccessive modificazioni della pigmentazione,<br />
delle lesioni pre-cancerose e cancerose,<br />
delle rughe e dell’invecchiamento cutaneo.<br />
Le radiazioni in queste lunghezze d’onda<br />
innescano anche varie reazioni di fotosensibilità.<br />
Inoltre ci sono due forme simili di<br />
radiazioni emesse da fonti artificiali, le lampade<br />
a vapori di mercurio e i saldatori ad<br />
arco, che a loro volta sono in grado di danneggiare<br />
la pelle.<br />
I. Ultravioletti C (UVC): 100-290 nm<br />
Gli UVC sono i raggi ultravioletti di lunghezza d’onda più ridotta, da 100 a<br />
290 nm. Sono quelli con maggior potere cancerogeno. Il sole genera le onde UVC,<br />
ma l’ozono presente nell’atmosfera è teoricamente in grado di schermarle totalmente.<br />
Tuttavia gli UVC potrebbero sempre più costituire un problema <strong>per</strong> chi vive<br />
in luoghi ad alta quota<br />
Se la deplezione dello strato di ozono dell’atmosfera dovuto all’inquinamento<br />
continuerà ai ritmi attuali, le conseguenze saranno danni di entità tale da<br />
minacciare la vita su larga scala. Gli UCV sono causa di gravi danni alla pelle.<br />
La pelle esposta a queste radiazioni può ustionarsi gravemente.<br />
Le fonti artificiali, come i saldatori ad arco al mercurio e le lampade germicide,<br />
emettono raggi ultravioletti C. Queste onde prodotte artificialmente hanno<br />
un’elevata efficacia nell’uccidere i germi, infatti sono definite “onde germicide”.<br />
II. Ultravioletti B (UVB): 290-320 nm<br />
L’attuale sistema di classificazione del FPS si riferisce soltanto a questa specifica<br />
lunghezza d’onda. Quella degli UVB è la lunghezza d’onda intermedia dei<br />
raggi ultravioletti e causa la comparsa iniziale di eritema a seguito dell’esposizione<br />
solare, comunemente detto ustione solare.<br />
Gli UVB causano una dolorosa irritazione, danneggiano principalmente l’epidermide,<br />
provocando eritema ed ispessimento dello strato corneo (un tentativo<br />
dell’organismo di ridurre l’impatto degli UVB sull’epidermide). Un’esposizione<br />
eccessiva ai raggi UVB è la causa principale dell’invecchiamento precoce della<br />
pelle. Questo tipo di danno è cumulativo ed è in grado di causare la formazione di<br />
epiteliomi basocellulari oppure spinocellulari.
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
LE CINQUE FASCE DEI RUV<br />
III. Ultravioletti A (UVA): 320-400 nm<br />
Le onde UVA sono quelle con lunghezza d’onda maggiore ed un tempo si<br />
pensava fossero sostanzialmente innocue. Si pensava che queste onde fossero<br />
responsabili di una “sana abbronzatura”. Attualmente, invece, ci sono prove scientifiche<br />
del contrario.<br />
I raggi UVA causano un danno cutaneo i cui effetti osservati più frequentemente<br />
sono secchezza, pigmentazione irregolare, infiammazione, abbronzatura,<br />
comparsa di piccole rughe ed anche tumori.<br />
Dato che anche una piccola dose di UVA può penetrare nel sottostante<br />
derma, il danno causato a questo livello può provocare comparsa di rughe e <strong>per</strong>dita<br />
del tono cutaneo.<br />
Inoltre gli UVA hanno effetti negativi sugli strati più profondi del derma e<br />
sotto certi aspetti <strong>per</strong>sino peggiori delle scottature su<strong>per</strong>ficiali causate dai raggi<br />
UVB. Gli UVA, di fatto, causano <strong>per</strong>dita di collagene che ha funzione di sostegno<br />
della pelle, determinando un invecchiamento precoce.<br />
A differenza degli UVB, che hanno lunghezze d’onda inferiori (290-320<br />
nm), gli UVA penetrano facilmente attraverso i vetri delle finestre.<br />
È interessante notare che la quantità di raggi UVA che raggiungono la Terra, a differenza<br />
degli UVB, rimane essenzialmente allo stesso livello energetico <strong>tutti</strong> i giorni<br />
dell’anno, non importa se al mattino, a mezzogiorno o nel pomeriggio.<br />
I raggi UVA che penetrano in profondità causano alla pelle gli stessi effetti nocivi<br />
non importa se alle 9 del mattino in un giorno di metà dicembre o alle 4 del pomeriggio<br />
in una giornata di metà giugno.<br />
Pertanto gli individui che presentano sensibilità alla luce, la cui causa può essere<br />
genetica, associata a una patologia (come il lupus o la rosacea), all’uso di farmaci<br />
(come certi antibiotici e diuretici) o a una terapia fotodinamica (PDT), richiedono<br />
una protezione da tutte le forme di luce nell’intero arco dell’anno, in ogni stagione,<br />
ogni giorno e <strong>per</strong> tutto il giorno.<br />
Si stima che a livello del mare i raggi UVA siano presenti in dosi da 10 a 12 volte<br />
maggiori rispetto agli UVB. L’aspetto più importante delle radiazioni UVA è il<br />
danno tissutale cumulativo conseguente all’azione di questi raggi UV che penetrano<br />
in profondità.<br />
Gli studi oggi disponibili sostengono la relazione tra l’esposizione a questi raggi e<br />
lo sviluppo di epiteliomi, oltre alle lesioni pre-cancerose.<br />
Recentemente è stato riferito che la deplezione di vitamina A causata nella cute dall’esposizione<br />
ai raggi UVA può contribuire sia al fotoinvecchiamento sia alla cancerogenesi.<br />
67
68<br />
LE CINQUE FASCE DEI RUV<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
IV. Luce visibile (400-760 nm)<br />
Al livello del mare circa il 50% delle radiazioni solari che ci raggiungono<br />
appartengono allo spettro del visibile. Come suggerisce il nome, queste sono le<br />
lunghezze d’onda visibili dall’uomo (violetto, indaco, blu, verde, giallo, arancio,<br />
rosso) e sono distribuite nel range 400-760 nm. Il livello energetico della luce<br />
visibile è più basso rispetto a quello dei raggi ultravioletti.<br />
Alcune prestigiose riviste scientifiche quali “Journal of Investigative<br />
Dermatology”, “Cancer Research” e “British Journal of Dermatology” hanno pubblicato<br />
studi nei quali si dimostra che la luce visibile è in grado di causare reazioni fototossiche,<br />
di innescare il cross-linking del DNA e di accelerare la crescita dei tumori.<br />
Questi raggi a bassa lunghezza d’onda hanno la capacità di penetrare nella cute<br />
ancora più in profondità degli UVA, raggiungendo il derma a tutto spessore.<br />
Nondimeno, la luce visibile può essere causa di reazioni cutanee avverse. È quindi<br />
un errore pensare che la luce visibile sia del tutto innocua <strong>per</strong> la pelle.<br />
Un’indicazione dell’efficacia della luce visibile come lunghezza d’onda<br />
attiva è l’utilizzo che attualmente se ne fa nella terapia fotodinamica (PDT).<br />
Questo tipo di terapia sfrutta la luce visibile <strong>per</strong> il trattamento, ad esempio, del<br />
cancro esofageo, di certe forme di cancro al polmone e delle lesioni cancerose e<br />
precancerose cutanee.<br />
V. Infrarossi: “IR” (oltre 760 nm)<br />
La luce infrarossa comprende le onde luminose con lunghezza d’onda<br />
comprese tra 760 nm e l’infinito. La maggior parte di esse si trova tuttavia nel<br />
range 760-1.800 nm. Questi raggi comprendono oltre il 40% dei raggi solari che<br />
raggiungono la Terra a livello del mare. Sono le onde che ci scaldano quando<br />
stiamo al sole (<strong>per</strong>cepite come un calore che penetra profondamente) e vengono<br />
emesse da stufe, fornaci, lampadine, lampade ad incandescenza, forni e sistemi<br />
di riscaldamento <strong>per</strong> ambienti.<br />
Numerosi studi indicano gli infrarossi come responsabili di danno cutaneo.<br />
I raggi infrarossi sono noti come causa di alcune forme di cancro (Kang in<br />
Cina, Kangri nel Kashmir, Kairo in Giappone e Pit Fire in Irlanda).<br />
L’esposizione cronica alla luce ad infrarossi provoca disturbi della pigmentazione,<br />
elastosi, fotoinvecchiamento (comparsa di rughe, cedimento, aspetto<br />
coriaceo della pelle).
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
È DIMOSTRATO CHE:<br />
Altezza del sole: Più alto è il sole nel cielo, più elevato sarà il livello di radiazioni<br />
UV.<br />
Latitudine: Più ci si avvicina alle regioni equatoriali, più elevati sono i livelli<br />
delle radiazioni UV.<br />
Grado di nuvolosità: I livelli di radiazioni UV sono maggiori quando il cielo è<br />
sereno, ma possono essere alti anche a cielo co<strong>per</strong>to.<br />
Altitudine: Alle maggiori altitudini c’è solo un sottile strato di atmosfera ad<br />
assorbire le radiazioni UV.<br />
Ozono: L’ozono assorbe alcune le radiazioni UV più dannose, che altrimenti raggiungerebbero<br />
la su<strong>per</strong>ficie terrestre.<br />
Riflessi al suolo: L’erba, il terreno e l’acqua riflettono meno del 10% delle radiazioni<br />
UV; la neve fresca riflette circa l’80%; la sabbia asciutta delle spiagge circa il<br />
15%; la schiuma del mare circa il 25%.<br />
Le radiazioni UVA possono penetrare attraverso i vetri. Anche le esposizioni casuali<br />
al sole mentre si guida, si va a piedi a fare la spesa o a fare una passeggiata si<br />
sommano in un effetto cumulativo contribuendo al tempo totale di esposizione cui<br />
è sottoposto un individuo nell’arco dell’intera vita e determinando il danno cutaneo.<br />
L’ indice UV è una previsione sulla quantità di luce ultravioletta che si pensa<br />
possa colpire la su<strong>per</strong>ficie terrestre quando il sole è più alto nel cielo. Più alto è l’indice,<br />
meno tempo occorrerà alle radiazioni UV <strong>per</strong> danneggiare la cute e gli occhi.<br />
È DIMOSTRATO CHE:<br />
Un soggetto su 5 è destinato a sviluppare un tumore cutaneo nel corso della sua<br />
vita come conseguenza diretta dell’esposizione al sole.<br />
L’estate non è la sola stagione nella quale occorre fare attenzione agli effetti del<br />
sole. Il sole può causare danni significativi anche durante i mesi invernali. La neve<br />
riflette fino all’80% dei raggi solari, causando scottature e danni alla pelle non protetta.<br />
In alta quota il rischio di scottature aumenta in quanto lo strato atmosferico<br />
in grado di bloccare i raggi solari è più sottile.<br />
Dato che la pelle assorbe le radiazioni UV dal sole, i melanociti, aumentano in<br />
dimensioni e numero e vengono trasportati verso gli strati più su<strong>per</strong>ficiali della<br />
pelle. Questo conferisce alla pelle danneggiata dal sole un aspetto simile al cuoio.<br />
Tra i danni causati dalle radiazioni ultraviolette del sole c’è la distruzione <strong>per</strong>manente<br />
della struttura che sostiene la pelle, la comparsa prematura di rughe, le<br />
lesioni pre-cancerose, le reazioni indesiderate ai farmaci, i danni oculari, la vasodilatazione,<br />
le ustioni ed i tumori cutanei.<br />
Le radiazioni ultraviolette sono una fonte significativa di patologie oculari.<br />
I raggi invisibili del sole passano attraverso le nubi. Questo rende la pelle esposta<br />
alle ustioni solari sia nelle giornate nuvolose che nelle giornate di sereno.<br />
69
70<br />
Chi è fotosensibile<br />
dal punto di vista medico?<br />
Tutti gli individui, in una certa misura<br />
e <strong>per</strong> una determinata durata di tempo, sono<br />
sottoposti alle radiazioni solari, ma alcuni<br />
individui sono più sensibili di altri.<br />
Definizioni:<br />
Fotosensibile: Sensibile o sensibilizzato all’azione<br />
dell’energia radiante.<br />
Fototossico:<br />
Sostanza che subisce delle variazioni chimiche<br />
in seguito all’interazione con la luce<br />
solare, in particolare in seguito all’esposizione<br />
ai RUV, causando danni (come ustioni e<br />
vescicole) quando a contatto con la pelle.<br />
Danno fototossico. Danno indotto da una<br />
sostanza fototossica, che non comporta<br />
l’attivazione del sistema immunitario.<br />
Dermatite fotoallergica.<br />
La sostanza chimica si trasforma in allergene<br />
in seguito all’interazione con la luce solare, in<br />
particolare RUV, causando dermatite fotoallergica<br />
a contatto con la cute. La dermatite<br />
fotoallergica è mediata dal sistema immunitario<br />
ed è legata alla predisposizione individuale<br />
del soggetto. A causa delle modificazioni<br />
che stanno avvenendo all’ambiente e della<br />
deplezione dello strato di ozono, il numero di<br />
<strong>per</strong>sone fotoallergiche è in aumento.<br />
Fotosensibilità<br />
Tutte le seguenti condizioni cutanee<br />
richiedono una protezione solare elevata<br />
(FPS = 50+) (Colipa) e ad ampio spettro<br />
(UVB + UVA):<br />
1. Anamnesi <strong>per</strong>sonale e/o familiare<br />
positiva <strong>per</strong> melanoma, tumori cutanei<br />
non melanoma e condizioni premaligne.<br />
È stata appurata una relazione<br />
diretta di causa ed effetto con la luce<br />
ultravioletta.<br />
2. Lupus. Il lupus è una malattia cronica<br />
infiammatoria che può colpire un singo-<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
lo organo o un sistema. Le manifestazioni<br />
cutanee sono molto frequenti.<br />
L’esposizione al sole può causare o accelerare<br />
i rash cutanei e, cosa più importante,<br />
può esas<strong>per</strong>are la progressione del<br />
lupus, <strong>per</strong>sino determinando un peggioramento<br />
delle lesioni di organi interni.<br />
3. Chemioterapia e terapia radiante<br />
posto<strong>per</strong>atoria. I pazienti sottoposti a<br />
tali terapie richiedono una protezione<br />
solare adeguata, che contribuisce a ridurre<br />
al minimo le specifiche reazioni di<br />
fotosensibilità farmaco-indotte legate alle<br />
chemioterapia ed il danno tissutale conseguente<br />
alla terapia radiante.<br />
4. Terapia immunosoppressiva <strong>per</strong> trapianto.<br />
I pazienti che ricevono queste<br />
terapie richiedono elevata protezione da<br />
<strong>tutti</strong> i raggi solari nocivi. L’ immunosoppressione<br />
dopo trapianto d’organo espone<br />
spesso il paziente al rischio di sviluppare<br />
un tumore cutaneo. Un paziente<br />
trapiantato può sviluppare numerosi piccoli<br />
tumori cutanei che pongono seri<br />
rischi <strong>per</strong> la sua salute e, se trascurati,<br />
possono <strong>per</strong>sino causarne la morte.<br />
5. “Resurfacing” della pelle, peeling chimico,<br />
microdermoabrasione. Queste<br />
procedure sono causa di esagerata sensibilità<br />
cutanea alle radiazioni solari. Gli<br />
individui che si sono sottoposti a queste<br />
procedure richiedono una protezione<br />
solare costante ed appropriata.<br />
6. Chirurgia estetica del viso e traumi<br />
facciali. I pazienti richiedono una protezione<br />
totale ad ampio spettro.<br />
7. Vitiligine. Un singolo evento, come<br />
un’ustione solare, è in grado di innescare<br />
l’esordio della malattia. Le terapie <strong>per</strong> il<br />
trattamento della vitiligine richiedono<br />
che i pazienti facciano uso di una protezione<br />
ad ampio spettro.<br />
8. Rosacea. Condizione cronica aggravata<br />
dall’esposizione al sole. Di solito inizia<br />
con un eritema delle guance e lentamen-
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
te peggiora fino a interessare in maniera<br />
<strong>per</strong>sistente una o più zone.<br />
9. Eruzione polimorfa alla luce (EPL).<br />
Questa dermatosi acquisita è la più comune<br />
tra le fotodermatosi idiopatiche. La<br />
EPL è caratterizzata da reazioni anomale<br />
ricorrenti alla luce del sole, che comprendono<br />
papule eritematose, vescicole e placche,<br />
oltre a lesioni eritematose di tipo<br />
multiforme sulle su<strong>per</strong>fici esposte al sole.<br />
10. Orticaria solare. Reazione anomala alla<br />
luce del sole naturale o a quella artificiale.<br />
Quando sono esposte al sole, le cellule<br />
della pelle di un individuo che soffre di<br />
orticaria solare rilasciano potenti mediatori<br />
chimici (compresa l’istamina), che<br />
determinano a livello dermico vasodilatazione<br />
ed edema. Questi pazienti avvertono<br />
prurito e sviluppano pomfi e/o vescicole.<br />
Tali lesioni possono comparire fino a un’ora<br />
dopo l’esposizione al sole e scomparire<br />
rapidamente nello stesso arco di tempo.<br />
11. Dermatite atopica. Le aree eczematose<br />
sono caratterizzate da eritema, desquamazione,<br />
vescicolazione, erosioni ed<br />
escoriazioni da grattamento. A livello<br />
delle lesioni cronicizzate, è presente<br />
lichenificazione (ispessimento cutaneo<br />
ed accentuazione della trama cutanea).<br />
Malattie genetiche<br />
e congenite<br />
come causa di fotosensibilità<br />
1. Sindrome di Bloom: raro disordine autosomico<br />
recessivo caratterizzato da teleangectasie<br />
e fotosensibilità, deficit della<br />
crescita ad esordio prenatale, vari gradi di<br />
immunodeficienza, aumentata suscettibilità<br />
a varie neoplasie in diversi siti.<br />
2. Sindrome di Cockayne: raro disordine ereditario<br />
caratterizzato da ritardo nella crescita,<br />
fotosensibilità, invecchiamento precoce<br />
e morte prematura. L’estensione e la<br />
gravità dei sintomi clinici sono variabili da<br />
paziente a paziente. I sintomi hanno inizio<br />
durante il secondo anno di vita e sono<br />
annunciati da eruzioni eritemato-squamose<br />
nelle aree cutanee esposte al sole, che di<br />
solito si risolvono lasciando delle zone di<br />
i<strong>per</strong>pigmentazione o delle cicatrici.<br />
3. Sindrome di Chediak-Higashi: disordine<br />
ereditario del sistema immunitario<br />
che causa infezioni croniche, deficit della<br />
pigmentazione della pelle e degli occhi,<br />
sintomi neurologici e morte prematura.<br />
4. Sindrome di Darier: nota anche come<br />
cheratosi follicolare, è un raro disordine<br />
genetico che si manifesta prevalentemente<br />
attraverso modificazioni cutanee.<br />
L’esordio delle modificazioni cutanee<br />
avviene di solito nell’adolescenza e la<br />
malattia è generalmente cronica.<br />
5. Dermatomiosite: disordine infiammatorio<br />
cronico della pelle e dei muscoli associata<br />
a macchie dovute a rash rossastri e<br />
piuttosto rilevati o squamosi.<br />
6. Albinismo oculocutaneo: disordine ereditario<br />
caratterizzato da un deficit di melanina<br />
negli occhi, nella pelle e nei capelli.<br />
La mancanza di pigmenti negli occhi causa<br />
fotofobia (sensibilità alla luce), nistagmo e<br />
diminuzione dell’acuità visiva.<br />
7. Fenilchetonuria: comunemente conosciuta<br />
come PKU, è un disordine metabolico<br />
ereditario. In questa patologia l’amminoacido<br />
fenilalanina nel sangue aumenta<br />
fino a livelli allarmanti. Se la PKU non viene<br />
curata, l’eccesso di fenilalanina può causare<br />
ritardo mentale ed altri gravi problemi<br />
di salute. I bambini affetti da PKU classica<br />
tendono ad avere pelle e capelli più chiari<br />
rispetto ai familiari sani, in quanto la fenilalanina<br />
ha un ruolo importante nella pigmentazione<br />
della pelle. I bambini affetti da<br />
questa patologia sono soggetti a malattie<br />
della pelle come l’eczema.<br />
8. Porfiria è un gruppo di varie patologie in<br />
cui la produzione di eme è interrotta.<br />
Porfiria deriva dal greco “porphyra”, che<br />
significa porpora. Quando la produzione<br />
71
72<br />
di eme è deficitaria avviene una sovrapproduzione<br />
di porfirina che conferisce una<br />
colorazione rosso-porpora alle urine. Tutte<br />
le forme di porfiria sono ereditarie. Le caratteristiche<br />
cliniche chiave sono sensibilità<br />
cutanea alla luce e/o attacchi acuti intermittenti<br />
di dolori addominali e nervosi.<br />
9. Sindrome di Rothmund-Thomson: malattia<br />
ereditaria caratterizzata da degenerazione<br />
progressiva (atrofia), cicatrici e pigmentazione<br />
anomala della cute, oltre a<br />
È DIMOSTRATO CHE:<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
ritardo nella crescita, calvizie prematura,<br />
cataratta giovanile, naso a sella e malformazioni<br />
dei denti, dei capelli e delle ossa.<br />
10. Xeroderma pigmentoso (XP): malattia<br />
genetica caratterizzata da una sensibilità<br />
alla luce così accentuata da sfociare nello<br />
sviluppo di tumori cutanei in età molto<br />
precoce. I bambini con XP possono giocare<br />
in sicurezza all’a<strong>per</strong>to soltanto di notte.<br />
Sono stati <strong>per</strong> questo chiamati “bambini di<br />
mezzanotte” o “bambini dell’oscurità”.<br />
La luce UVA ha effetti immunosoppressivi. Inoltre è stato provato un rapporto<br />
diretto tra questi effetti e la carcinogenesi cutanea.<br />
I fototipi scuri sono meno soggetti al melanoma rispetto a quelli chiari, mentre<br />
le <strong>per</strong>sone con la pelle scura <strong>per</strong>ché abbronzate o <strong>per</strong>ché fanno uso di autoabbronzanti<br />
non godono della stessa protezione.<br />
Il sistema immunitario è sensibile agli agenti esterni come le radiazioni UV. Le<br />
radiazioni UV diminuiscono l’efficacia del sistema immunitario modificando l’attività<br />
e la distribuzione delle cellule di Langerhans, che hanno la funzione di<br />
innescare la risposta immune.<br />
La probabilità di sviluppare un tumore della pelle nel corso della vita è di uno<br />
a cinque. Quasi il 50% dei soggetti di età ≥ 65 anni svilup<strong>per</strong>à un tumore cutaneo<br />
almeno una volta nel corso della propria vita.<br />
Tra <strong>tutti</strong> i tipi di tumore, quello della pelle è quello a maggiore prevalenza.<br />
Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 250.000 casi.<br />
La cute diventa più vulnerabile ai danni del sole dopo un intervento chirurgico<br />
e trattamenti come il peeling chimico.<br />
Farmaci soggetti a prescrizione e fotosensibilità<br />
Sono 400 i farmaci noti come causa di reazioni<br />
di fotosensibilità e foto-allergia. La fotosensibilità<br />
può essere provocata da farmaci comunemente<br />
Farmaci fotosensibilizzanti<br />
Antiretrovirali <strong>per</strong> AIDS<br />
Ritonavir<br />
Saquinavir<br />
Somatropin<br />
Antiaritmici<br />
Amiodarone<br />
usati, come certi antibiotici, la pillola anticoncezionale,<br />
i diuretici, gli antistaminici, gli antidepressivi<br />
e molti retinoidi (come la vitamina A).<br />
Anticonvulsivanti<br />
Divalproato<br />
Valproato<br />
Acido valproico<br />
Antibiotici/antimicrobiali/antivirali<br />
Acyclovir
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
Azitromicina<br />
Cidofovir<br />
Ciprofloxacina<br />
Clindamicina<br />
Demeclociclina<br />
Doxiciclina<br />
Griseofulvina<br />
Norfloxacina<br />
Pentosan<br />
Sulfametossazolo-trimethoprim<br />
Sulfisoxazolo-eritromicina<br />
Trovafloxacina mesilato<br />
Valaciclovir<br />
Antiartritici/analgesici<br />
Celecoxib<br />
Diclofenac<br />
Etodolac<br />
Ibuprofene<br />
Ketoprofene<br />
Meloxicam<br />
Naprossene<br />
Nabumetone<br />
Naprossene sodico<br />
Oxycodone<br />
Sulindac<br />
Sumatriptan<br />
Antidepressivi<br />
Amitriptilina<br />
Desipramina<br />
Protriptilina<br />
Trimipramina<br />
Antiepilettici<br />
Oxacarbazepina<br />
Antifungini<br />
Flucitosina<br />
Antistaminici<br />
Cetrizina idrocloride<br />
Ciproeptadina<br />
Difeniramina<br />
Anti<strong>per</strong>tensivi<br />
Atenololo-clortalidone<br />
Benazepril<br />
Bisoprololo-idroclorotiazide<br />
Clonidina-clortalidone<br />
Diltiazem<br />
Enalapril<br />
Enalapril-felodipina<br />
Enalapril-idroclorotiazide<br />
Fosinopril<br />
Idroclorotiazide<br />
Losartan<br />
Losartan-idroclorotiazide<br />
Moexpril<br />
Moexpril-idroclorotiazide<br />
Valsartan<br />
Antileucemici<br />
Pentostatin<br />
Antimalarici<br />
Idrossiclorochina<br />
Antineoplastici<br />
Capecitabina<br />
Flutamide<br />
Levamisolo<br />
Porfimer sodico<br />
Antiparkinsoniani<br />
Selegilina<br />
Atipsicotici<br />
Carbamazepina<br />
Clozapina<br />
Perfenazina<br />
Proclor<strong>per</strong>azina<br />
Ris<strong>per</strong>idane<br />
Thiotixene<br />
Ziprasidone<br />
Soppressori dell’appetito<br />
Sibutramina<br />
Antisporiasici<br />
Acitretina<br />
Tazarotene<br />
Antiasmatici/anti-infiammatori<br />
Triamcinolone<br />
Cardiovascolari<br />
Anagrelide idrocloride<br />
Atrovastatina<br />
Captopril<br />
Carvedilolo<br />
Fenofibrato<br />
Gemfibrozil<br />
Lisinopril<br />
Ramipril<br />
Chemioterapici<br />
5-fluorouracile<br />
Interferon alfa-2b<br />
Interferon alfa-n3<br />
Trattamento dell’endometriosi<br />
Leuprolide<br />
Disfunzione erettile<br />
Sildenafil citrato<br />
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74<br />
Diuretici<br />
Clorotiazide<br />
Furosemide<br />
Idroclorotiazide<br />
Idroflumetiazide<br />
Metolazone<br />
Politiazide<br />
Politiazide-prazosina<br />
Triamterene<br />
Gastrointestinali<br />
Mesalamina<br />
Rabeprazolo<br />
Trattamento della sclerosi multipla<br />
Interferon beta-1 a<br />
Profilassi del rigetto d’organo<br />
Sirolimus<br />
Tacrolimus<br />
Agenti fotosensibilizzanti<br />
Acido aminolevulinico<br />
Verteporfin<br />
Retinoidi<br />
Isotretinoina<br />
Tazarotene<br />
Agenti salivari<br />
Cevimelina<br />
Sedativi/ipnotici<br />
Zaleplon<br />
Miorilassanti<br />
Dantrolene<br />
Oftalmologici<br />
Norfloxacina<br />
Metazolamide<br />
Pilocarpina<br />
Trimethoprim-Polymyxina<br />
Le informazioni riportate in questa lista sono<br />
tratte da: Physicians’ Desk Reference Companion<br />
Guide, Side Effects Index, Photosensitivity,<br />
2002; 1357-1358.<br />
Questa lista non comprende i farmaci fotosensibilizzanti<br />
con un’incidenza descritta come<br />
“rara”, “meno frequente”, “meno comune”, “infrequente”,<br />
“occasionale”, “estremamente rara”, o<br />
che si verifica in “alcuni individui”, “in un caso”,<br />
“almeno in un paziente” o “in casi isolati”.<br />
Questa lista non comprende <strong>tutti</strong> i farmaci in<br />
grado di provocare fotosensibilità.<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
La chimica degli schermi solari<br />
Definizione di protettivo solare: agente<br />
chimico o fisico che protegge la pelle dall’ustione<br />
solare e dall’eritema assorbendo o<br />
bloccando le radiazioni ultraviolette. Una<br />
preparazione, spesso sotto forma di crema o<br />
lozione, usata <strong>per</strong> proteggere la pelle dai<br />
raggi ultravioletti del sole. I protettivi solari<br />
contengono filtri chimici e/o bloccanti fisici<br />
formulati <strong>per</strong> proteggere la pelle. Questa<br />
sezione fornisce brevi descrizioni tecniche su<br />
come funzionano i protettivi solari.<br />
Schermi fisici<br />
Gli schermi fisici rientrano in tre categorie:<br />
Bloccanti fisici diretti;<br />
Bloccanti indiretti che esplicano un’azione<br />
coadiuvante aumentando la distribuzione<br />
dei bloccanti diretti;<br />
Polimeri, spesso derivati degli amidi, che<br />
incrementano in modo sostanziale la lunghezza<br />
effettiva del <strong>per</strong>corso che i raggi solari<br />
devono coprire <strong>per</strong> raggiungere la pelle.<br />
Schermi fisici diretti<br />
La maggior parte dei fotobloccanti fisici<br />
sono composti di metalli che si trovano allo<br />
stato naturale, come ferro, cromo, zinco, titanio,<br />
ecc. Altri invece, come il bismuto, sono<br />
prodotti dall’uomo. Oltre alle loro proprietà<br />
fotoprotettive, queste sostanze sono di aiuto<br />
<strong>per</strong> prevenire le irritazioni causate dal vento e<br />
i danni conseguenti dalle micro particelle di<br />
polvere e sporco trasportate dal vento.<br />
Un’ulteriore proprietà significativa di questi<br />
bloccanti fisici è la loro capacità di offrire una<br />
difesa contro i raggi infrarossi (calore) in due<br />
modi diversi:<br />
Le particelle grandi abbastanza da essere<br />
visibili (cioè di riflettere la luce visibile) riflettono<br />
e rifraggono anche le onde infrarosse<br />
più dannose <strong>per</strong> la pelle (760-1.800 nm).<br />
Indipendentemente dalla grandezza delle<br />
particelle, queste sostanze a base di<br />
metalli hanno una funzione di “abbattimento<br />
del calore” e <strong>per</strong>tanto riducono gli<br />
effetti nocivi del calore sulla pelle.
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
Biossido di titanio<br />
Il biossido di titanio è ampiamente utilizzato<br />
nella cosmesi come pigmento bianco<br />
in polvere. Lo scopo di inserire una certa<br />
quantità di particelle di titanio è di conferire<br />
opacità ai prodotti che lo contengono e di<br />
dare luce (o rendere bianco) al loro colore. Il<br />
biossido di titanio opaco riflette e dis<strong>per</strong>de in<br />
gran misura <strong>tutti</strong> i raggi UV e la luce visibile.<br />
Riflette anche la luce infrarossa. La sua azione<br />
è astringente, calmante, rinfrescante e di prevenzione<br />
dell’invecchiamento cutaneo.<br />
Per essere foto-stabilizzato, il biossido di titanio<br />
deve essere rivestito a livello microscopico di<br />
sostanze protettive come il silicio o l’ossido di<br />
alluminio. Dato che il biossido di titanio si<br />
distribuisce scarsamente sulla pelle, è necessario<br />
modificarlo in modo da assicurare che il suo<br />
strato protettivo sia distribuito in modo uniforme<br />
sulla su<strong>per</strong>ficie della pelle. Per ottenere<br />
accettabilità ed utilità cosmetica, oltre a rivestire<br />
il biossido di titanio, lo si inserisce in una<br />
formulazione in grado di assicurarne un’applicazione<br />
buona ed uniforme. I prodotti contenenti<br />
grandi quantità di particelle di biossido di<br />
titanio con l’applicazione formano una patina<br />
bianca ed opaca sulla pelle. Per renderla invisibile,<br />
è possibile sub-micronizzare la polvere di<br />
biossido di titanio. Il processo di submicronizzazione<br />
forma minuscole particelle che creano<br />
efficacemente una più ampia su<strong>per</strong>ficie con<br />
maggiore capacità di assorbire la luce visibile.<br />
Questo <strong>per</strong>mette al prodotto risultante di offrire<br />
una protezione solare altamente efficiente<br />
che aiuta a proteggere la pelle in larga misura<br />
dalle radiazioni UVB e UVA, ma rimanendo<br />
invisibile sulla pelle. Il biossido di titanio trasparente<br />
(sub-micronizzato) agisce assorbendo,<br />
riflettendo e dis<strong>per</strong>dendo la maggior parte dei<br />
raggi UVB ed alcuni raggi UVA. Tuttavia, la protezione<br />
contro i raggi UV, visibili e infrarossi è<br />
limitata in modo significativo quando il biossido<br />
di titanio è l’elemento protettivo primario.<br />
Ossido di zinco<br />
L’ossido di zinco è conosciuto e utilizzato<br />
da secoli a livello topico come protettivo<br />
della pelle e coadiuvante nella guarigione delle<br />
ferite. È riconosciuto come moderato agente<br />
antimicrobico. Da oltre 50 anni l’ossido di zinco<br />
viene utilizzato come bloccante della luce<br />
ultravioletta (UVB e UVA). Come il biossido di<br />
titanio, questa sostanza riflette la luce infrarossa<br />
sulla pelle, ma ha una maggiore capacità di<br />
protezione dagli UVA rispetto al biossido di<br />
titanio. L’ossido di zinco assorbe più che dis<strong>per</strong>dere<br />
la maggior parte delle radiazioni UVA,<br />
mentre il biossido di titanio ha un’azione principale<br />
di dis<strong>per</strong>sione di queste lunghezze d’onda.<br />
Pertanto, formulato in combinazione con<br />
biossido di titanio, l’ossido di zinco ultrafine<br />
“chiude la finestra” alla gamma dei raggi UVA.<br />
L’ossido di zinco ha sia un’azione complementare<br />
alla protezione fornita dal biossido di zinco,<br />
sia di estensione della fotoprotezione della<br />
pelle nei casi in cui il biossido di titanio è insufficiente.<br />
La dimensione ottimale delle particelle<br />
dell’ossido di zinco <strong>per</strong> un’azione bloccante dei<br />
raggi ultravioletti (ma non della luce visibile) è<br />
di circa 80-150 nanometri (1.000 nanometri =<br />
1 micron).<br />
Ossidi di ferro<br />
Di solito si considera l’ossido di ferro in<br />
due forme: come ruggine che si forma sul ferro<br />
esposto agli agenti atmosferici oppure nelle formulazioni<br />
cosmetiche, in cui è impiegato <strong>per</strong><br />
dare il colore desiderato ad uno strato coprente.<br />
Anche se non hanno l’approvazione di alcune<br />
Autorità Regolatorie (Food and Drug Administration)<br />
come ingredienti attivi dei filtri solari,<br />
molte aziende utilizzano gli ossidi di ferro <strong>per</strong> i<br />
loro filtri solari. Gli ossidi di ferro <strong>per</strong> uso cosmetico<br />
sono prodotti artificialmente <strong>per</strong> ottenere<br />
livelli molto alti di purezza, nonché il colore<br />
e la dimensione delle particelle desiderati.<br />
I pigmenti di ossido di ferro <strong>per</strong> uso cosmetico<br />
sono polveri micronizzate. Grazie al controllo<br />
della purezza, delle dimensioni delle particelle,<br />
della tem<strong>per</strong>atura e della velocità di essiccazione<br />
durante la produzione, essi sono attualmente<br />
disponibili in molte sfumature e toni di<br />
rosso, giallo, nero e marrone (e composti di<br />
questi colori). Questi pigmenti cosmetici, se<br />
aggiunti a concentrazioni adeguate e dis<strong>per</strong>si<br />
appropriatamente, non solo aggiungono colore<br />
alla lozione (o crema, polvere, ecc.), ma contribuiscono<br />
in modo significativo alla protezione<br />
nei confronti di molte radiazioni luminose. Gli<br />
ossidi di ferro ultra-submicronizzati non solo<br />
proteggono dalle onde luminose visibili ma<br />
aggiungono anche un po’ di colore al prodotto<br />
75
76<br />
finito. Questo consente il raggiungimento di<br />
livelli più elevati di protezione dalle onde infrarosse<br />
contribuendo anche a migliorare l’aspetto<br />
della preparazione finale. Gli ossidi di ferro<br />
submicronizzati hanno dimostrato anche un<br />
considerevole effetto di blocco dei raggi ultravioletti,<br />
ad ulteriore complemento degli agenti<br />
con funzione principale di blocco dei raggi UV.<br />
Schermi fisici indiretti adiuvanti<br />
Esempi di queste particelle sono il<br />
talco o la mica allo stato naturale. Questi<br />
minerali sono costituiti solitamente da particelle<br />
di forma piatta e ovale, di dimensioni<br />
molto piccole ma comunque molto più grandi<br />
rispetto a quelle dei bloccanti fisici diretti.<br />
Una porzione molto piccola di particelle di<br />
bloccanti fisici diretti ricopre il più grande e<br />
piatto talco (mica, ecc.). Essendo piatte e<br />
lisce, le particelle di talco rico<strong>per</strong>te scivolano<br />
facilmente le une sulle altre, sovrapponendosi<br />
ed aumentando efficacemente la co<strong>per</strong>tura<br />
protettiva sulla pelle.<br />
Polimeri<br />
I polimeri possono essere sostanze<br />
naturali estratte dalle piante, sostanze seminaturali<br />
modificate o derivate da prodotti animali<br />
(ad esempio la chitina modificata, estratta<br />
dai gusci dei gamberetti), oppure sostanze<br />
sintetiche come il nylon micronizzato. Certi<br />
polimeri, se inseriti sapientemente in una preparazione<br />
fotoprotettiva, creano una struttura<br />
a gabbia che costringe i raggi ultravioletti e<br />
quelli della luce visibile (100-760 nm) a passare<br />
attraverso un “labirinto” invece di raggiungere<br />
direttamente la pelle. Questo <strong>per</strong>corso<br />
allungato aiuta a proteggere la pelle da questi<br />
raggi impedendo al alcuni raggi di raggiungere<br />
la pelle, facendo sì che altri raggi raggiungano<br />
la pelle dopo che parte della loro energia si<br />
è dissipata ed aumentando il tempo di contatto<br />
tra i raggi e i filtri organici o bloccanti fisici.<br />
Questi polimeri (che, <strong>per</strong> inciso, migliorano<br />
anche la sensazione sulla pelle del prodotto<br />
cosmetico finito) forniscono di <strong>per</strong> sé una<br />
modesta fotoprotezione. Aiutano a difendere<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
la pelle dal vento e dalla polvere e dall’inquinamento.<br />
Nondimeno, in presenza di agenti<br />
fotoprotettori attivi, questi polimeri sono in<br />
grado di aumentare da 3 a 5 volte il fattore di<br />
protezione solare (FPS).<br />
Assorbenti chimici/filtri organici<br />
I filtri solari chimici (noti anche come<br />
filtri organici) sono di solito solubili in olio o<br />
in acqua e filtrano le radiazioni UVB o UVA<br />
con gradi di efficienza variabili. Nessun filtro<br />
organico blocca completamente i raggi UVB o<br />
UVA. Inoltre, l’effettiva protezione offerta da<br />
qualsiasi prodotto <strong>per</strong> la protezione solare è<br />
legata direttamente al loro livello di concentrazione,<br />
allo spessore dello strato applicato<br />
sulla pelle e all’accurata, totale co<strong>per</strong>tura delle<br />
zone di cute fotoesposta.<br />
Gli assorbenti chimici maggiormente impiegati<br />
nei filtri solari comprendono:<br />
Salicilato di ottile<br />
I salicilati sono la più vecchia classe di<br />
filtri solari e tra questo il salicilato di ottile è<br />
il più ampiamente usato. Sebbene assorba<br />
esclusivamente e in misura limitata i raggi<br />
UVB, il suo utilizzo nelle formule offre diversi<br />
vantaggi, tra cui:<br />
è virtualmente privo di effetti irritanti e<br />
sensibilizzanti sulla pelle;<br />
dal punto di vista cosmetico, è un “olio” emolliente<br />
di facile gestione che funge da<br />
buon solvente (solubilizzatore) <strong>per</strong> altri filtri<br />
solari organici solidi come i benzofenoni.<br />
Dimetile di ottile PABA (Padimato O)<br />
Questo assorbente oleoso di UVB è il<br />
più efficiente <strong>per</strong> la co<strong>per</strong>tura che offre nei<br />
confronti di questo tipo di raggi ultravioletti.<br />
Ha la massima efficacia di assorbimento sulle<br />
massime frequenze, quelle cioè che hanno<br />
effetto ustionante (310-312 nm). È stato il filtro<br />
solare più diffuso fino a quando sono stati<br />
riportati degli effetti avversi di fotosensibilizzazione<br />
che ne hanno ridotto l’uso. Il<br />
Padimato O è un derivato dell’acido 4-aminobenzoico<br />
(PABA), da cui <strong>per</strong>ò si differenzia. Il<br />
materiale purificato attualmente utilizzato è<br />
essenzialmente privo di PABA.
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
Metossicinnamato di ottile<br />
Attualmente questo liquido oleoso è<br />
l’assorbente di raggi UVB organico più<br />
ampiamente utilizzato al mondo. È secondo<br />
<strong>per</strong> efficienza al Padimato O, ma offre una<br />
protezione più ampia (300-315 nm) nel<br />
range degli UVB eritematogeni. Ha un buon<br />
livello si sicurezza documentato ed è relativamente<br />
facile da formulare. Inoltre ha un’azione<br />
emolliente e non è solubile in acqua.<br />
Aderisce tenacemente alla pelle.<br />
Metil-antranilato<br />
Un assorbente collaudato e sicuro, ma<br />
nel complesso debole. Il metil-antranilato assorbe<br />
le onde che vanno dai raggi UVB di lunghezza<br />
d’onda di 300 nm fino agli UVA (fino a<br />
circa 340 nm). Può in qualche modo migliorare<br />
l’assorbimento dei raggi UVB e di quelli UVA<br />
con lunghezza d’onda più bassa (320-340 nm)<br />
da parte di agenti assorbenti più efficaci.<br />
Ossibenzone (benzofenone-3)<br />
e Sulisobenzone (benzofenone-4)<br />
Queste due sostanze sono strettamente<br />
legate agli assorbenti solidi (in polvere).<br />
L’ossibenzone non è solubile in acqua, ma la<br />
sua forma acida, il sulisobenzone, può essere<br />
resa solubile in acqua se neutralizzata. Anche se<br />
questi composti sono classificati come assorbenti<br />
UVA, assorbono anche gli UVB. Nel complesso<br />
offrono solo una modesta protezione dai<br />
raggi UVB e da parte dei raggi UVA (320-360<br />
nm). Sono piuttosto stabili e possono accrescere<br />
l’efficacia di assorbenti UVB più forti.<br />
Avobenzone (Parsol ® 1789)<br />
Questo agente solido (in polvere) presenta<br />
un assorbimento marginale dei raggi<br />
UVB e dei raggi UVA a più bassa frequenza<br />
(320-360 nm). Fornisce un buon assorbimento<br />
dagli UVA di lunghezza d’onda compresa<br />
tra 330 e 340 nm ed un ottimo assorbimento<br />
del range di UVA da circa 370 nm.<br />
A quel livello <strong>per</strong>de rapidamente di efficacia.<br />
A causa della sua potenziale azione irritativa,<br />
il suo uso è <strong>per</strong>messo soltanto a basse concentrazioni.<br />
Di conseguenza questo limita l’effettivo<br />
livello di protezione ottenibile. Inoltre<br />
l’avobenzone, in presenza della luce solare,<br />
può trasformarsi facilmente nella sua forma<br />
inattiva e <strong>per</strong>dere abbastanza rapidamente più<br />
di un terzo della sua forma attiva. Pertanto l’avobenzone<br />
(Parsol ® 1789) offre un’utile ma<br />
limitata protezione dai raggi UVA. La sua utilità<br />
può essere incrementata combinandolo<br />
con assorbenti dei raggi UVB e con degli agenti<br />
fisici di protezione, come l’ossido di zinco.<br />
Ottocrilene<br />
È un assorbente dei raggi UVB e UVA<br />
con azione emolliente e resistente all’acqua.<br />
L’ottocrilene è uno schermo solare relativamente<br />
debole, ma offre protezione da alcuni<br />
raggi UVB e dagli UVA a più bassa frequenza<br />
(320-350 nm). Cosa più importante, l’ ottocrilene<br />
è un assorbente molto stabile ed esercita<br />
un’azione sia di protezione sia di aumento<br />
dell’efficacia di altri assorbenti dei raggi<br />
UVB; inoltre migliora la loro capacità di fornire<br />
una co<strong>per</strong>tura uniforme della pelle.<br />
Ingredienti attivi <strong>per</strong> i filtri solari<br />
approvati dalla FDA<br />
Ingredienti attivi dei filtri solari con<br />
codice Sec. 352.10<br />
Acido aminobenzoico (PABA) fino al 15%<br />
Avobenzone fino al 3%<br />
Cinoxato fino al 3%<br />
Dioxibenzone fino al 3%<br />
Omolasato fino al 15%<br />
Metil antranilato fino al 5%<br />
Ottocrilene fino al 10%<br />
Metossicinnamato di ottile fino al 7,5%<br />
Salicilato di ottile fino al 5%<br />
Ossibenzone fino al 6%<br />
Padimato O fino all’8%<br />
Acido solfonico fenilbenzimidazolo<br />
fino al 4%<br />
Sulisobenzone fino al 10%<br />
Biossido di titanio fino al 25%<br />
Trolamina salicilato fino al 12%<br />
Ossido di zinco fino al 25%<br />
Ecamsule (Mexoryl)<br />
77
78<br />
Protettori cellulari<br />
I filtri solari contengono anche sostanze<br />
che aiutano a proteggere la pelle dai danni<br />
non visibili causati dal sole. Le radiazioni<br />
UVA penetrano in profondità nella pelle e<br />
danno inizio ai processi ossidativi a livello<br />
cellulare. L’esposizione agli UVA determina<br />
modificazioni della pigmentazione, come<br />
l’abbronzatura, ma anche le macchie i<strong>per</strong>pigmentate.<br />
Varie forme dell’ossigeno rappresentano<br />
i radicali liberi che danneggiano le<br />
cellule, compresi l’anione su<strong>per</strong>ossido O 2 e i<br />
radicali ossidrili OH, sono rilasciati direttamente<br />
<strong>per</strong> induzione dagli UVA. Questo produce<br />
il danno cellulare, in particolare<br />
mediante la <strong>per</strong>ossidazione dei lipidi di<br />
membrana. La formazione di <strong>per</strong>ossido di<br />
idrogeno, causa un ulteriore danno cellulare.<br />
L’azione principale degli UVA consiste nel<br />
conferire energia alle molecole della pelle,<br />
compreso l’ubichinone (Coenzima Q10).<br />
Queste molecole interagiscono con l’ossigeno<br />
causando la produzione delle sopracitate<br />
forme altamente reattive dell’ossigeno degradando<br />
il DNA cellulare.<br />
Segno evidente del danno causato dagli UVA<br />
sono inizialmente le ustioni (in questo caso<br />
si aggiungono all’azione ustionante degli<br />
UVB), poi compaiono infiammazioni ed<br />
imbrunimento inscurimento della cute. In<br />
seguito contribuiscono all’invecchiamento<br />
della pelle (photoaging) ed alla comparsa di<br />
tumori cutanei. La Skin Cancer Foundation ha<br />
dimostrato che la deplezione della vitamina<br />
E nella pelle causata dall’esposizione ai raggi<br />
UVA è in grado di contribuire sia al photoaging<br />
che alla formazione di tumori cutanei.<br />
Protezione cellulare attiva<br />
e di sostegno<br />
La prima linea difensiva consiste nel<br />
proteggere la pelle dagli effetti avversi degli<br />
UVB e degli UVA. Per gli UVB (290-320 nm)<br />
concentrazioni adeguate di filtri solari ottengono<br />
un fattore di protezione (FPS) pari a 30<br />
o più. Diversi assorbenti chimici daranno una<br />
protezione moderata (non adeguata) contro la<br />
metà più bassa dello spettro UVA (320-<br />
350/360 nm). L’elemento chimico in grado di<br />
assorbire gli UVA più utilizzato, il Parsol ®<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
1789 (avobenzone), offre una buona protezione<br />
da una più ampia porzione della regione<br />
UVA (fino a circa 370-374 nm), ma è ancora<br />
incompleto ed è ritenuto foto-instabile, cioè<br />
va incontro ad una rapida degradazione conseguentemente<br />
all’esposizione alle radiazioni<br />
UV. Cosa ancora più preoccupante, è che i filtri<br />
solari contro gli UVB possono essere degradati<br />
da un meccanismo di fotosensibilizzazione<br />
dell’avobenzone. In altre parole l’avobenzone<br />
sembra non soltanto <strong>per</strong>dere rapidamente<br />
la capacità fotoprotettiva dagli UVA, ma<br />
può in pratica diminuire il livello di protezione<br />
dei filtri solari UVB. Queste notizie devono<br />
spingere a formulare molto accuratamente i<br />
prodotti ed a testarli adeguatamente. In particolare<br />
devono essere aggiunte molecole stabilizzanti<br />
quando si inserisce l’avobenzone in<br />
un prodotto di protezione dai raggi UV.<br />
Per aumentare la protezione contro il danno<br />
cellulare causato dai raggi UVB ed UVA,<br />
occorre introdurre dei bloccanti fisici, come<br />
gli ossidi di ferro, il biossido di titanio e l’ossido<br />
di zinco, oltre agli estensori (particelle<br />
che estendono l’efficacia delle particelle più<br />
piccole dell’ossido di ferro, del biossido di<br />
titanio e dell’ossido di zinco) come la mica<br />
ed il talco. È essenziale che questi protettori<br />
fisici siano inseriti a concentrazioni adeguate<br />
<strong>per</strong> ottenere una protezione completa <strong>per</strong><br />
<strong>per</strong>iodi prolungati.<br />
I protettori cellulari supplementari non hanno<br />
la funzione dei principali assorbenti UV<br />
(anche se alcuni possono dimostrare una certa<br />
capacità di assorbimento nello spettro UVB-<br />
UVA). Essi agiscono invece direttamente e<br />
indirettamente nel prevenire i danni cellulari.<br />
Qui di seguito viene riportata una lista parziale<br />
di esempi di protettori cellulari comunemente<br />
utilizzati nei filtri solari. Non si<br />
tratta di una lista completa, ma piuttosto una<br />
rassegna di protettori cellulari con diverse<br />
modalità o siti di protezione attiva.<br />
Vitamina E<br />
Nel suo stato attivo puro “naturale”,<br />
come il tocoferolo, la vitamina E protegge i<br />
prodotti dall’ossidazione, ma è troppo reattiva<br />
<strong>per</strong> mantenere un’attività adeguata nella<br />
pelle se applicata a livello topico. Fortunatamente<br />
la cute è in grado di metabolizzare
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
forme più stabili della vitamina E dalle quali<br />
è possibile rilasciare il tocoferolo i caso di<br />
necessità. Il tocoferil-acetato ed il tocoferillinoleato<br />
sono le forme più diffuse tra quelle<br />
usate nei filtri solari. Come antiossidante<br />
solubile in olio, il tocoferolo offre alle cellule<br />
cutanee una considerevole protezione. La<br />
vitamina E “rompe” la catena reattiva dei<br />
radicali liberi prima che questi possano causare<br />
la distruzione delle membrane cellulari<br />
indotta dalla <strong>per</strong>ossidazione. Tuttavia richiede<br />
la presenza di un agente rigeneratore, una<br />
sostanza che prevenga la sua rapida deplezione.<br />
La vitamina C, (vedi sotto) è uno di<br />
questi agenti rigeneratori.<br />
Vitamina C<br />
La vitamina C (acido ascorbico) è uno<br />
degli antiossidanti più efficaci disponibili ed<br />
è usata nei filtri solari <strong>per</strong> rigenerare la vitamina<br />
E liposolubile in modo tale che mantenga<br />
la sua attività di protezione della membrana<br />
cellulare. La vitamina C è disponibile<br />
in molte forme, alcune delle quali sono idrosolubili<br />
(<strong>per</strong> esempio l’acido ascorbilfosfato),<br />
mentre altre sono lipo-solubili, come l’ascorbil<br />
palmitato.<br />
L’ascorbil palmitato applicato localmente<br />
ha anche dimostrato un’azione di protezione<br />
contro le ustioni da raggi UVB ed ha<br />
un’attività antinfiammatoria.<br />
Le combinazioni dei composti con vitamina<br />
C e vitamina E sembrano offrire una maggiore<br />
protezione contro l’insulto cellulare conseguente<br />
all’esposizione ai raggi UVB e/o UVA<br />
rispetto ad uno solo dei due agenti ossidanti.<br />
Inoltre la vitamina C protegge moderatamente<br />
dal danno da UVB ed anche contro la<br />
fototossicità indotta dagli UVA.<br />
Beta-carotene<br />
Questo precursore della vitamina A è<br />
un pigmento giallo-arancio/arancio-rosso<br />
lipo-solubile e si trova nella maggior parte<br />
delle verdure. Il beta-carotene è un eccellente<br />
estinguente dell’ossigeno singoletto (radicale<br />
libero) e dei radicali liberi che partecipano alla<br />
<strong>per</strong>ossidazione dei lipidi.<br />
Secondo quanto riportato, il beta-carotene<br />
è valido nel trattamento della protoporfiria<br />
eritropoietica (EPP), una malattia che<br />
causa fotosensibilità alle frequenze più elevate<br />
degli UVA ed al range di luce visibile (380-<br />
560 nm). Inoltre esiste la prova che il betacarotene<br />
inibisce la carcinogenesi favorita dai<br />
raggi ultravioletti.<br />
Antocianidi/Protoantocianidi<br />
Questi antiossidanti similbioflavonoidi<br />
si trovano nei vegetali come la corteccia di<br />
pino (il pino marittimo produce un proantocianide,<br />
venduto sotto il marchio commerciale<br />
Picnogenolo) e nell’uva. Questi composti<br />
sono i più attivi estinguenti dei radicali<br />
liberi tra quelli conosciuti. Gli antocianidi<br />
accrescono l’azione degli ascorbati (vitamina<br />
C) e integrano le qualità protettive del tocoferolo<br />
(vitamina E). Numerosi lavori pubblicati<br />
in letteratura descrivono la capacità di<br />
questi bioflavonoidi antiossidanti altamente<br />
specializzati non solo nel potenziare la vitamina<br />
C e nel proteggere le cellule e il tessuto<br />
collageno, ma anche nel rafforzare i vasi<br />
sanguigni e nel mantenere sani i capillari.<br />
Selenio<br />
Numerose pubblicazioni mediche, farmaceutiche<br />
e nutrizionali descrivono la capacità<br />
del selenio, in dosi molto basse, di contribuire<br />
alla prevenzione dei tumori, compresi<br />
quelli della pelle, di agire come antinfiammatorio<br />
e di fungere da adiuvante nella riparazione<br />
del DNA cellulare. Le pubblicazioni<br />
riferiscono anche che il selenio riduce la reattività<br />
delle cellule cutanee all’esposizione ai<br />
raggi UV. I composti complessi del selenio<br />
applicati localmente a concentrazioni inferiori<br />
allo 0,05% favoriscono una riduzione significativa<br />
del danno cutaneo da UV (osservabile<br />
grazie a una riduzione delle infiammazioni,<br />
una minore pigmentazione ed un ritardo nella<br />
comparsa dei tumori cutanei).<br />
Chelanti<br />
I chelanti sono composti che legano i<br />
metalli, in particolare il ferro, e ne impediscono<br />
l’interazione con altri materiali. Alcuni<br />
chelanti si formano naturalmente, altri sono<br />
sintetizzati.<br />
I chelanti del ferro proteggono contro il<br />
danno cellulare dei radicali liberi dell’ossigeno.<br />
Esempi di composti chelanti sono l’orto-<br />
79
80<br />
fenantrolina, l’acido edetico (e i suoi sali/derivati)<br />
e la dipiridilamina.<br />
È stato riferito che l’applicazione topica<br />
dei chelanti precedente all’esposizione ai raggi<br />
UV riduce e/o ritarda la comparsa di rughe<br />
visibili causate dall’esposizione agli UV e la<br />
formazione di tumori.<br />
Fotoprotettori<br />
ed adiuvanti cellulari vari<br />
Alcune sostanze proteggono le cellule<br />
cutanee <strong>per</strong> via indiretta dai danni causati<br />
Molti filtri solari offrono una protezione dagli<br />
UVA/UVB “ad ampio spettro”, ma è importante<br />
È DIMOSTRATO CHE:<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
dalle onde luminose trattenendo gli assorbenti<br />
dei raggi UV sulla su<strong>per</strong>ficie cutanea,<br />
come l’octildodecil neopentanoato, oppure<br />
formando una pellicola con struttura a “labirinto”<br />
(matrice) che si lega tenacemente alla<br />
su<strong>per</strong>ficie cutanea.<br />
Queste sostanze, come gli acrilati/copolimeri<br />
ottilpropenamide e l’amido<br />
ottenilsuccinato di alluminio allungano<br />
significativamente il <strong>per</strong>corso della luce<br />
verso le pelle, riducendo così la capacità<br />
della luce di danneggiare le cellule cutanee.<br />
I filtri solari hanno una provata capacità di prevenire i carcinomi squamocellulari.<br />
Per alcune aree specifiche occorre considerare prodotti specifici (<strong>per</strong><br />
esempio viso e decolleté sono esposti significativamente di più rispetto alla schiena<br />
ed all’addome).<br />
Protezione solare ad ampio spettro<br />
Riflessione<br />
FPS 60 e FPS 65<br />
Gli UVB (290-320 nm)<br />
provocano eritema<br />
e danni epidermici<br />
Gli UVA (320-400 nm) provocano<br />
un danno dermico profondo,<br />
(formazione di rughe,<br />
invecchiamento precoce<br />
e tumori cutanei)<br />
Strato sottocutaneo<br />
FPS 60 e FPS 65<br />
Figura ? La pelle, il sole e le formulazioni Fallene con FPS 60 e 65.<br />
anche che assicurino un fattore di protezione<br />
solare elevato. Tale caratteristica è importante,<br />
non solo <strong>per</strong> i pazienti affetti da<br />
condizioni di fotosensibilità ma<br />
anche <strong>per</strong> chiunque voglia mantenere<br />
efficiente il proprio sistema<br />
immunitario e contribuire<br />
alla prevenzione dei tumori cutanei.<br />
In particolare, “ampio spettro”<br />
significa che la protezione si<br />
estende dallo spettro dei raggi<br />
UVB (290-320 nm) allo spettro<br />
degli UVA (320-400 nm).<br />
Alcuni prodotti ad ampio spettro<br />
offrono una protezione solo<br />
parziale dai raggi UVA nel range<br />
dei 340-400 nm.<br />
I prodotti con elevato FPS contenenti<br />
degli assorbenti degli<br />
UVB e ossido di zinco o biossido<br />
di titanio, avobenzone o altri<br />
benzofenoni forniscono una<br />
buona protezione contro le lunghezze<br />
d’onda comprese nel<br />
range 290-400 nm.<br />
Riflessione
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
È DIMOSTRATO CHE:<br />
FALSO VERO<br />
L’abbronzatura è salutare L’abbronzatura deriva da un meccanismo<br />
di difesa dell’organismo contro ulteriori<br />
danni provocati dalle radiazioni UV<br />
L’abbronzatura protegge dal sole Un colorito scuro su una pelle chiara offre<br />
solo un FPS pari a 4<br />
Non è possibile scottarsi Fino all’80% delle radiazioni solari UV<br />
con il cielo nuvoloso possono penetrare attraverso uno strato<br />
leggero di nubi. La foschia nell’atmosfera<br />
può <strong>per</strong>sino aumentare l’esposizione alle<br />
radiazioni UV.<br />
Le radiazioni UV durante l’inverno Le radiazioni UVB sono generalmente più<br />
non sono <strong>per</strong>icolose basse nei mesi invernali, ma l’effetto riflettente<br />
della neve può raddoppiare l’esposizione<br />
totale, specialmente ad alta quota.<br />
I filtri solari forniscono una I filtri solari non sono fatti <strong>per</strong> aumentare<br />
protezione che consente di stare il tempo di esposizione al sole ma <strong>per</strong><br />
in acqua molto più a lungo aumentare la protezione durante<br />
l’inevitabile esposizione. La protezione che<br />
garantiscono dipende in modo essenzialmente<br />
dalla corretta applicazione.<br />
Se si fanno regolari pause durante Durante il giorno le radiazioni UV sono<br />
i bagni di sole si evitano le scottature cumulative.<br />
Se non si sente il calore dei raggi Le scottature sono provocate dalle<br />
solari non ci si scotta radiazioni UVB, che non possono essere<br />
avvertite. La maggior parte del calore è<br />
prodotto dalle radiazioni visibili e infrarosse<br />
e non dalle radiazioni UV.<br />
In acqua non ci si scotta L’acqua offre solo una protezione minima<br />
dalle radiazioni UV e l’azione di riflettente<br />
dell’acqua può aumentare l’esposizione<br />
alle radiazioni UV.<br />
81
82<br />
DOMANDE FREQUENTI<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
Che cos’è un’ustione solare<br />
L’ustione solare è un’infiammazione della pelle causata da sovraesposizione<br />
alle radiazioni ultraviolette UVB) del sole. Un’ustione simile può essere conseguente<br />
alla sovraesposizione a una lampada solare abbronzante. La radiazione UV può<br />
danneggiare anche gli occhi, anche se esternamente non è visibile alcuna ustione.<br />
L’ustione solare può provocare danni <strong>per</strong>manenti?<br />
Sì, le ustioni in età precoce aumentano il rischio di sviluppare un tumore<br />
cutaneo in età successiva. La sovraesposizione ripetuta ai raggi ultravioletti può<br />
anche essere causa di comparsa di cicatrici, lentiggini, secchezza e rughe. Inoltre la<br />
sovraesposizione frequente ai raggi ultravioletti può aumentare il rischio di cataratta<br />
e degenerazione maculare, una delle principali cause di cecità.<br />
Quali sono i sintomi dell’ustione solare?<br />
Per prima cosa la pelle diventa eritematosa, edematosa e calda. Toccare o<br />
sfregare la pelle causa dolore. Siccome il calore provoca <strong>per</strong>dita di liquidi, la vittima<br />
di un’ustione solare può anche subire disidratazione. Per diversi giorni dopo<br />
l’esposizione la pelle può essere edematosa, presentare delle vescicole ed andare<br />
incontro alla formazione di erosioni. Alcuni soggetti sviluppano rash cutanei.<br />
I sintomi dell’ustione solare possono essere lievi, moderati o gravi, principalmente<br />
secondo i seguenti parametri:<br />
1. Il fototipo della <strong>per</strong>sona affetta.<br />
2. Il momento, la durata, il luogo e l’altitudine dell’esposizione.<br />
3. I farmaci assunti dal soggetto.<br />
4. I prodotti che il soggetto ha utilizzato.<br />
Nei casi di ustione grave il paziente può presentare febbre, nausea, brividi, debolezza,<br />
tachicardia, respiro frequente, shock e <strong>per</strong>dita di conoscenza. Ovviamente<br />
questi sintomi richiedono un trattamento di emergenza.<br />
Chi è più suscettibile alle ustioni solari?<br />
I soggetti con particolari anomalie della pigmentazione (come l’albinismo)<br />
e le <strong>per</strong>sone con pelle chiara sono a più alto rischio di ustioni solari. La classificazione<br />
dei fototipi secondo Fitzpatrick, universalmente accettata, suddivide i tipi<br />
di pelle in sei categorie (in termini di suscettibilità) con colori della pelle da chiaro<br />
a scuro.<br />
Questi tipi di pelle sono i seguenti:<br />
Tipi 1 e 2: Elevata suscettibilità alle ustioni solari<br />
Tipi 3 e 4: Suscettibilità moderata alle ustioni solari<br />
Tipi 5 e 6: Suscettibilità minima o nulla alle ustioni solari
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
CLASSIFICAZIONE DI FITZPATRICK DEI TIPI DI PELLE FOTOREATTIVI<br />
Tipo di pelle Colore Reazione agli UVA Reazione al sole<br />
Tipo I Caucasico; capelli Molto sensibile Si ustiona sempre<br />
biondi o rossi, facilmente, non si<br />
lentiggini, pelle abbronza mai; tono<br />
chiara, occhi azzurri della pelle molto chiaro<br />
Tipo II Caucasico; capelli Molto sensibile Di solito si ustiona<br />
biondi o rossi, facilmente, si abbronza<br />
lentiggini, pelle con difficoltà: tono<br />
chiara, occhi azzurri della pelle chiaro<br />
o grigi<br />
Tipo III Caucasico più Sensibile Si ustiona<br />
scuro, leggermente,<br />
asiatico chiaro si abbronza<br />
gradualmente;<br />
tono della pelle<br />
da chiaro a medio<br />
Tipo IV Mediterraneo, Poco sensibile Si ustiona<br />
asiatico, ispanico raramente, si abbronza<br />
sempre bene; tono<br />
della pelle medio<br />
Tipo V Medio-orientale, Sensibilità minima Si ustiona molto<br />
latino, nero con raramente,<br />
la pelle chiara, si abbronza molto<br />
indiano facilmente;<br />
tono della pelle<br />
olivastro o scuro<br />
Tipo VI Nero con la pelle Nessuna sensibilità Non si ustiona mai,<br />
scura pigmentazione<br />
profonda, tono della<br />
pelle molto scuro<br />
83
84<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
Che cos’è la luce ultravioletta (UV)?<br />
La luce UV è una radiazione energetica sotto forma di onde luminose invisibili.<br />
La luce UV è emessa sia dal sole sia dalle lampade abbronzanti.<br />
Il sole emette tre tipi di radiazioni ultraviolette: le ultraviolette A (UVA) le ultraviolette<br />
B (UVB) e le ultraviolette C (UVC) Solo le UVA e UVB raggiungono la<br />
terra (le UVC non attraversano la parte su<strong>per</strong>iore dell’atmosfera).<br />
Sebbene la ricerca abbia a lungo indicato gli UVB come la forma più probabile<br />
di UV in grado di danneggiare la pelle e di provocare tumori cutanei, studi<br />
recenti suggeriscono che anche gli UVA sono dannosi.<br />
Le lampade abbronzanti producono radiazioni UVA e/o UVB. Questi raggi artificiali<br />
colpiscono la pelle tanto quanto gli UVA e gli UVB provenienti dal sole.<br />
Quando e dove le radiazioni UV sono più intense?<br />
Le radiazioni UVB sono più intense a mezzogiorno e nelle ore immediatamente<br />
prima e dopo (tra le 10 del mattino e le 3 del pomeriggio), in particolar<br />
modo a tarda primavera, in estate e nella prima parte dell’autunno. Anche se<br />
sono meno concentrati in altri <strong>per</strong>iodi del giorno e dell’anno, gli UVB e UVA possono<br />
comunque danneggiare la pelle e gli occhi, anche a inverno inoltrato. I<br />
raggi UVA sono sempre gli stessi, tutto il giorno, <strong>tutti</strong> i giorni, <strong>per</strong> tutto l’anno.<br />
Anche i raggi UVB crescono in intensità con l’altitudine e la latitudine. Maggiore<br />
è l’altitudine, più grande è la concentrazione di raggi UVB. Allo stesso modo, i<br />
raggi sono più potenti man mano che ci si avvicina all’equatore.<br />
I raggi UV “rimbalzano” sulle su<strong>per</strong>fici riflettenti come l’acqua la sabbia e la neve.<br />
Pertanto uno sciatore, un nuotatore, un pescatore o una <strong>per</strong>sona che frequenta<br />
la spiaggia possono essere colpiti dai raggi UV dall’alto e dal basso.<br />
Quale è il significato dell’abbronzatura?<br />
La pelle contiene un pigmento detto melanina, che ne determina il colore<br />
conferendo la varietà di toni che conosciamo.<br />
La melanina impedisce che almeno alcuni dei raggi UV penetrino nella pelle.<br />
Dopo ripetute o prolungate esposizioni ai raggi UV la pelle produce più melanina.<br />
Di conseguenza la pelle si scurisce, o si abbronza.<br />
Le malattie possono aumentare la sensibilità ai raggi UV?<br />
Alcune malattie possono aumentare il rischio di danni cutanei conseguenti<br />
alle radiazioni UV. Di seguito sono elencate alcune anomalie che aumentano<br />
la sensibilità della pelle alle radiazioni UV:<br />
Albinismo: Le <strong>per</strong>sone con classico albinismo oculocutaneo sono privi di melanina<br />
nella pelle e negli occhi. Senza la protezione di questo pigmento la pelle e gli<br />
occhi sono entrambi sensibili agli UV e altamente esposti ai danni da radiazioni.<br />
Porfiria: Le porfirie sono dei disordini degli enzimi specifici necessari <strong>per</strong> il<br />
metabolismo dell’eme. I pazienti affetti da questo disordine producono quantità<br />
patologicamente grandi di sostanze dette porfirine. La stimolazione delle porfi-
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
rine nella pelle provocato dai raggi UV causa danni e formazioni di cicatrici cutanee.<br />
Questo danno cutaneo è una caratteristica di rilievo di diverse forme di porfiria,<br />
come la porfiria cutanea tarda, la coproporfiria ereditaria, la porfiria variegata<br />
e, in particolare, la porfiria eritropoietica congenita.<br />
Vitiligine: La vitiligine è un disordine relativamente comune che causa la formazione<br />
di macchie bianche depigmentate. Queste macchie mancano di melanina<br />
e sono estremamente sensibili ai raggi UV.<br />
Xeroderma pigmentoso: Questo disordine sembra essere conseguente a un’i<strong>per</strong>sensibilità<br />
ereditaria agli effetti cancerosi della luce ultravioletta. La luce del<br />
sole causa un danno al DNA che normalmente viene riparato. Le <strong>per</strong>sone affettee<br />
da questa condizione hanno un’incapacità di riparare il DNA dopo un danno<br />
da radiazioni UV. Gli individui affetti da xeroderma pigmentoso sono cento volte<br />
più a rischio di sviluppare tumori cutanei rispetto alla popolazione generale. La<br />
loro estrema fotosensibilità li predispone a un marcato danno cutaneo e alle cicatrici,<br />
ma anche all’esordio precoce di tumori cutanei (carcinoma a cellule basali<br />
ed a cellule squamose, melanoma maligno).<br />
Che cos’è il bloccante fisico?<br />
Il bloccante, o schermo, fisico è un ingrediente che riflette porzioni dello<br />
spettro luminoso, in particolare i raggi UVB e UVA, formando una barriera sulla<br />
su<strong>per</strong>ficie della pelle.<br />
Che cos’è un filtro chimico?<br />
Un filtro chimico è un ingrediente che, restando sulla su<strong>per</strong>ficie della<br />
pelle, assorbe porzioni dello spettro luminoso. La maggior parte dei filtri chimici<br />
offre una protezione molto modesta, se non nulla, dalle radiazioni UVA; tipicamente<br />
offrono protezione dagli UVB.<br />
Qual è la differenza tra i bloccanti fisici ed i filtri chimici?<br />
I bloccanti fisici, che offrono una protezione dal sole ad ampio spettro,<br />
sono visibili sulla pelle, anche se si trovano allo stato micronizzato. I filtri solari<br />
sono migliori dal punto di vista estetico ma non offrono una protezione dagli UV<br />
paragonabile a quella dei bloccanti fisici.<br />
Quali tipi di tumori possono causare i raggi UV?<br />
La sovraesposizione ai raggi UV può provocare tre varietà di tumore cutaneo:<br />
il melanoma maligno, il carcinoma a cellule basali ed il carcinoma a cellule<br />
squamose. Il melanoma maligno è di gran lunga la forma più <strong>per</strong>icolosa di tumore<br />
cutaneo. Questa forma di cancro generalmente ha inizio da una lesione simile<br />
ad un nevo. I bordi del nevo assumono una forma irregolare. Il nevo è nero o<br />
marrone e qualche volta rosso, bianco o blu oppure un misto di questi colori. Il<br />
melanoma può metastatizzare rapidamente. Con una diagnosi precoce il melanoma<br />
è curabile. Se la diagnosi è tardiva, il melanoma è potenzialmente letale.<br />
85
86<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
I tumori a cellule basali e squamose sono a crescita lenta e hanno una probabilità<br />
moto più bassa di metastatizzare rispetto al melanoma. In particolare, il carcinoma<br />
a cellule basali non metastatizza quasi mai anche se è caratterizzato da<br />
invasività locale, mentre quello a cellule squamose può metastatizzare e mettere a<br />
rischio la vita del paziente se non diagnosticato precocemente.<br />
Il carcinoma a cellule basali (basalioma) è costituito da macchie piatte di colore<br />
<strong>per</strong>laceo con bordi traslucidi e con una rientranza al centro. Può sanguinare. Di<br />
solito compare sulla testa, sul collo, nella parte su<strong>per</strong>iore del tronco e sulle mani.<br />
Se ignorati, questi tumori possono provocare considerevoli danni a livello locale.<br />
Il carcinoma a cellule squamose (spinalioma) è costituito da macchie ruvide o da<br />
aree squamo-crostose sulla pelle che non si staccano e non rispondono alle<br />
comuni creme <strong>per</strong> la pelle. Possono sanguinare leggermente. Tendono a comparire<br />
principalmente sui bordi delle orecchie, in faccia, sul labbro inferiore e sulle<br />
mani. Se ignorati, possono diffondersi ad altre parti del corpo.<br />
Come si possono prevenire le ustioni solari ed i tumori cutanei?<br />
I metodi ideali <strong>per</strong> prevenire le ustioni solari, e possibilmente i tumori<br />
cutanei, comprendono:<br />
1. Limitare il tempo di esposizione al sole ed evitare le ore peggiori che vanno<br />
dalla tarda mattinata fin al primo pomeriggio.<br />
2. Indossare abiti che proteggono come un cappello a tesa larga, pantaloni lunghi<br />
e camicia con le maniche lunghe.<br />
3. Essere consapevoli che le ustioni solari possono verificarsi anche quando il<br />
cielo è nuvoloso (le nubi non bloccano i raggi ultravioletti) ed anche quando<br />
ci si trova in acqua.<br />
4. Ricordare che la sabbia riflette i raggi del sole ed aumenta le possibilità di<br />
scottarsi.<br />
5. Usare uno schermo solare <strong>per</strong> ridurre al minimo la penetrazione dei raggi<br />
UV. Gli schermi solari con fattore di protezione solare (FPS) di almeno 15<br />
sono consigliati <strong>per</strong> la maggior parte delle <strong>per</strong>sone. Lo schermo va applicato<br />
diversi minuti prima di esporsi al sole e l’applicazione va ripetuta spesso.<br />
Che cosa sono i farmaci sensibilizzanti al sole?<br />
I farmaci sensibilizzanti al sole sono sostanze che aumentano la suscettibilità<br />
della pelle all’eritema e alle scottature causate dal sole (o da una lampada<br />
solare). Questi farmaci sono detti anche agenti fotosensibilizzanti.<br />
Per una lista parziale dei farmaci sensibilizzanti alla luce del sole, vedi l’elenco<br />
precedente).<br />
Quali farmaci e prodotti possono aumentare la sensibilità della pelle al sole?<br />
Molti farmaci soggetti e non a prescrizione contengono agenti fotosensibi-
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
lizzanti che causano ustioni, comparsa di vescicole, orticaria, rash o altre reazioni<br />
cutanee. Queste reazioni sono classificate alternativamente come fotoallergiche<br />
o come fototossiche.<br />
Qual è la differenza tra una reazione fotoallergica e una fototossica?<br />
In una reazione fotoallergica un farmaco, o un ingrediente in esso contenuto,<br />
si combina con la luce ultravioletta <strong>per</strong> produrre un composto che il sistema<br />
immunitario <strong>per</strong>cepisce come antigene. Quando il farmaco fotosensibilizzante<br />
viene nuovamente assunto, gli anticorpi si legano all’antigene determinando una<br />
reazione allergica.<br />
In una reazione fototossica non si verifica una risposta da parte del sistema immunitario.<br />
In questo caso la pelle reagisce come se fosse avvelenata, mostrando di solito<br />
dei sintomi a breve distanza dalla prima assunzione del farmaco.<br />
Che cosa sono i radicali liberi?<br />
I radicali liberi sono molecole altamente reattive che attaccano le cellule e<br />
danneggiano il collagene e l’elastina. La loro formazione è innescata dall’inquinamento,<br />
dall’esposizione al sole, dal fumo, dall’ossigeno e <strong>per</strong>sino da alcuni<br />
processi propri dell’organismo. I radicali liberi sono ritenuti in parte responsabili<br />
dell’invecchimento cutaneo attraverso un processo detto ossidazione. Un radicale<br />
libero, anche noto come ROS, attacca un’altra molecola e le sottrae un elettrone,<br />
mettendo in moto una reazione a catena che porta al danno cellulare da<br />
radicali liberi. I fotoni posono entrare in collisione con gli elettroni vulnerabili<br />
degli atomi nelle strutture cellulari, creando la reazione a catena del radicale libero<br />
che può sopraffare le naturali strutture antiossidanti, portando di conseguenza<br />
alla distruzione delle vitamine A, C, E e di altre molecole.<br />
Che cos’è un antiossidante?<br />
Un antiossidante è una molecola che aiuta a neutralizzare i radicali liberi<br />
e protegge la pelle contribuendo a fermare le reazioni dannose <strong>per</strong> le cellule cutanee.<br />
La vitamina A riduce il numero delle cellule danneggiate dalle ustioni causate<br />
dal sole dopo essere state colpite dalle radiazioni UV. Se la pelle è ricca di<br />
antiossidanti i livelli di vitamina A si mantengono normali e la rete di antiossidanti<br />
(vitamine C ed E, coenzima Q10, acido alfa lipoico e glutatione) si ricicla<br />
tornando in attività. Il protettivo solare completo contiene anche antiossidanti.<br />
87
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Gli adolescenti e l’abbronzatura.<br />
Carlo Alfaro, Luigi Tarallo<br />
Introduzione<br />
Nell’adolescente la ricerca di un ideale<br />
di <strong>per</strong>fezione estetica, che lo aiuti a su<strong>per</strong>are<br />
il senso di inadeguatezza fisica e la bassa<br />
autostima, può tradursi in ossessioni quali i<br />
disturbi del comportamento alimentare (anoressia/bulimia)<br />
e le più recentemente descritte<br />
“vigoressia” (ossessione <strong>per</strong> la forma fisica)<br />
e “tanorexia” (stato mentale compulsivo<br />
caratterizzato dal desiderio di abbronzarsi<br />
sempre di più). Quest’ultimo comportamento<br />
è ad alto rischio <strong>per</strong> la salute, potendo<br />
essere responsabile anche di neoplasie cutanee<br />
che, secondo i dati WHO, sono in<br />
aumento del 2% l’anno, con incremento<br />
maggiore di qualsiasi altro tipo di cancro.<br />
Nelle ultime due decadi la pratica dell’abbronzatura<br />
attraverso fonti artificiali di luce<br />
ultravioletta si è enormemente diffusa tra gli<br />
adolescenti ed i giovani adulti, sostenendo<br />
l’espansione di una vera e propria industria.<br />
È necessario un serio e forte impegno dei<br />
Medici, preposti alla tutela della salute dei<br />
giovani, <strong>per</strong> scoraggiare questo comportamento<br />
a rischio.<br />
La prevalenza del fenomeno<br />
Gli studi che documentano la prevalenza<br />
della pratica dell’abbronzatura artificiale<br />
tra gli adolescenti. sono difficilmente comparabili<br />
(1). Su di un campione di 6903 adolescenti<br />
bianchi non ispanici di età compresa<br />
tra 13 e 19 anni, negli USA, è stato riportato<br />
che quasi il 40% delle femmine e oltre l’11%<br />
dei maschi si sottopone a lampada UVA<br />
almeno 1 volta all’anno, ed il 28% delle femmine<br />
ed il 7% dei maschi 3 o più volte. La<br />
<strong>per</strong>centuale delle femmine aumenta con l’età,<br />
dall’11% a 13-14 anni fino al 47% a 18-19<br />
UOC di Pediatria, Ospedali Riuniti Stabiesi, PO. S. Leonardo,<br />
ASL NA 5, Castellamare di Stabia (Napoli<br />
Numero sedute Totale<br />
(lampade UVA)<br />
4/settimana 3<br />
3/settimana 23<br />
2/settimana 48<br />
1/settimana 97<br />
2/mese 45<br />
1/mese 34<br />
1/2 mesi 26<br />
1/3-5 mesi 22<br />
1/6-11 mesi 26<br />
1/12 mesi 30<br />
1/13-24 mesi 6<br />
*dati raccolti nel <strong>per</strong>iodo marzo e aprile 2006.<br />
Numero intervistati: 380 maschi e 420 femmine.<br />
Il 43% dei maschi ed il 47% delle femmine<br />
(360 soggetti su 800 pari al 45%) ricorrono<br />
alle lampade UVA.<br />
Tabella 1. Ricorso all’abbronzatura artificiale<br />
(numero di sedute) in un campione di adolescenti<br />
della provincia di Napoli.*<br />
anni (2). In un’altra indagine su 6373 ragazze<br />
statunitensi di 12-18 anni, il 9% ha<br />
dichiarato di aver fatto uso di lampada UVA<br />
da 1 a 9 volte, ed il 5.4% 10 o più volte nell’anno<br />
precedente lo studio (3). Sempre negli<br />
USA, su un campione di 273 ragazzi, di 14-<br />
17 anni, il 42% delle femmine ed il 12% dei<br />
maschi ha ammesso di ricorrere all’abbronzatura<br />
artificiale, ed il 22% di quelli che non ne<br />
facevano uso ha manifestato l’intenzione di<br />
ricorrervi (4). Dati sovrapponibili sono stati<br />
riportati in ragazzi svedesi, danesi e tedeschi<br />
(5-7). La Tabella 1 riporta la nostra es<strong>per</strong>ienza<br />
su un campione di 800 adolescenti (11-20<br />
anni) della penisola sorrentina, in provincia<br />
di Napoli, intervistati, alla fine della stagione<br />
invernale 2006, da un unico intervistatore<br />
che proponeva un questionario a risposta<br />
multipla. Considerando i 6 mesi freddi (ottobre-marzo)<br />
171 adolescenti sui 360 che face-<br />
91
92<br />
vano uso di lettini abbronzanti, hanno riferito<br />
di sottoporsi almeno ad una seduta a settimana,<br />
<strong>per</strong> un totale di 24 sedute. I dati da noi<br />
riportati sono preoccupanti anche <strong>per</strong>ché<br />
raccolti in un area ad alta prevalenza di giornate<br />
di sole, con molte possibilità di esposizione<br />
solare, volontaria o involontaria (8).<br />
Le motivazioni dell’esposizione<br />
La ricerca delle motivazioni che determinano<br />
o favoriscono negli adolescenti il<br />
ricorso all’abbronzatura artificiale è cruciale<br />
<strong>per</strong> identificare i bersagli delle campagne di<br />
promozione della salute pubblica mirate a<br />
scoraggiarlo (9). Anche nei casi in cui sono<br />
coscienti dei rischi oncogeni della luce ultravioletta,<br />
i ragazzi abusano ugualmente di<br />
raggi UVA spinti da una motivazione estetica<br />
(desiderio di apparire attraenti ed in buona<br />
forma) (10, 11). La 7 a edizione del Rapporto<br />
Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e<br />
dell’Adolescenza (2006) prodotta da Eurispes<br />
e Telefono Azzurro riferisce che il 67,1% dei<br />
ragazzi è dell’idea che essere abbronzati d’estate<br />
sia molto o abbastanza importante e che<br />
il 33% considera l’abbronzatura “molto<br />
importante”. Nella nostra es<strong>per</strong>ienza in penisola<br />
sorrentina la motivazione è puramente<br />
estetica <strong>per</strong> il 96% dei ragazzi, e solo il 4%<br />
adduce motivi di patologia dermatologica (8).<br />
Inoltre, l’uso di lampade spesso si associa ad<br />
altri comportamenti a rischio, quali diete<br />
dimagranti smodate, ossessione <strong>per</strong> l’ideale<br />
fisico (2), fumo di sigaretta, uso di alcool,<br />
droghe, o di vomito indotto o lassativi <strong>per</strong><br />
<strong>per</strong>dere peso (3), mancanza di hobby e di pratica<br />
sportiva (11), e abitudine ad esporsi<br />
intensamente anche alla luce solare con l’intenzione<br />
di abbronzarsi (5). Molta influenza<br />
sembra avere un atteggiamento incoraggiante<br />
riguardo al colorito scuro da parte delle madri<br />
(12) e degli amici (1); le ragazze con madri di<br />
grado di istruzione su<strong>per</strong>iore sarebbero meno<br />
predisposte all’uso di lampada UVA (2).<br />
L’interpretazione socio-antropologica vede<br />
nella passione <strong>per</strong> l’abbronzatura dei giovanissimi<br />
un modo di dare colore e quindi identità,<br />
visibilità, dignità ad un corpo altrimenti<br />
vissuto come trasparente, banale, sciatto, ine-<br />
sistente, non costruito, e nella scelta dell’abbronzatura<br />
artificiale, anziché alla luce del<br />
sole, la ricerca di un “guscio” privato, isolato,<br />
individuale in cui modificare il proprio corpo<br />
(13). Si è anche ipotizzato che i soggetti che si<br />
sottopongono frequentemente alla luce ultravioletta<br />
con l’intento di abbronzarsi possano<br />
sviluppare una forma di dipendenza, probabilmente<br />
attraverso gli effetti della radiazione<br />
luminosa sul tono dell’umore (14).<br />
I rischi<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
L’incidenza dei tumori della pelle (epitelioma<br />
basocellulare, carcinoma spinocellulare,<br />
melanoma maligno) è in aumento nella<br />
maggior parte della popolazione bianca, specie<br />
negli USA, in Nord Europa e in Nuova<br />
Zelanda, e la luce ultravioletta è il principale<br />
fattore di rischio ambientale <strong>per</strong> il loro sviluppo<br />
(15).<br />
La luce è una radiazione non ionizzante che<br />
comprende lo spettro completo delle radiazioni<br />
ultraviolette suddivise a seconda della<br />
lunghezza d’onda in UVC, UVB, UVA2,<br />
UVA1 più la luce invisibile ed i raggi infrarossi.<br />
I raggi UVB (280-319 nm) causano i danni<br />
acuti da radiazione ultravioletta (ustione<br />
solare) mediante rilascio di mediatori della<br />
flogosi (prostaglandine, TNF-α, IL- 6) dai<br />
cheratinociti danneggiati, ed i raggi UVA<br />
(320-400 nm) combinatamente agli UVB<br />
danneggiano il DNA di diverse strutture<br />
cutanee (cheratinociti e melanociti dell’epidermide,<br />
sistema vascolare, connettivo del<br />
derma), con effetti a medio-lungo termine di<br />
foto-invecchiamento e carcinogenesi.<br />
L’esposizione prolungata crea foto-immunodepressione,<br />
riducendo le capacità del sistema<br />
linfocitario di riconoscere e distruggere le cellule<br />
mutate. Il foto-danneggiamento è tanto<br />
più intenso quanto più precocemente inizia<br />
nell’infanzia <strong>per</strong> esposizioni ripetute e non<br />
protette, ed è assai più evidente in soggetti di<br />
razza bianca e di fototipo 1-2. Fino all’80% dei<br />
danni da radiazione ultravioletta si verifica<br />
prima dei 18 anni. è stato dimostrato che ripetute<br />
ustioni solari, durante l’infanzia, rappresentano<br />
un fattore di rischio <strong>per</strong> la comparsa<br />
di un tumore cutaneo in età adulta.
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
Esistono prove sulla responsabilità dell’abbronzatura<br />
artificiale nel foto-danneggiamento<br />
quando vi si ricorre prima dei 30 anni ed<br />
in soggetti di fototipo chiaro (15). In studi<br />
clinici è stata variamente riportata l’incidenza<br />
di uno o più effetti collaterali dopo sedute di<br />
abbronzatura artificiale, soprattutto ustioni,<br />
quale effetto acuto, ed i<strong>per</strong>pigmentazione,<br />
ispessimento dell’epidermide, xerosi, invecchiamento<br />
precoce, dopo uso regolare. Può<br />
inoltre aversi danno oculare, soprattutto al<br />
cristallino e alla retina (16).<br />
Peraltro i soggetti più accaniti nel raggiungimento<br />
dell’abbronzatura si espongono sovente<br />
senza protezione sia alla luce naturale che<br />
alle lampade UV, con aumento del rischio di<br />
fotodanneggiamento (17). Nella casistica da<br />
noi raccolta in provincia di Napoli il 31%<br />
degli adolescenti intervistati che fanno uso di<br />
lampade UVA ha riportato qualche effetto<br />
collaterale (Tabella 2).<br />
La protezione dalle radiazioni<br />
ultraviolette<br />
Poiché è dimostrato che ridurre l’esposizione<br />
alla luce ultravioletta durante l’infanzia e l’adolescenza<br />
e prevenire il foto-danneggiamento<br />
diminuisce il rischio di tumori cutanei,<br />
l’uso di creme protettive ed altre misure di<br />
fotoprotezione (cappellini, T-shirt, occhiali<br />
scuri) è stato proposto <strong>per</strong> la prevenzione<br />
primaria oncologica (15). Tuttavia, è probabile<br />
che gli adolescenti che si espongono intensamente<br />
alla luce solare o artificiale allo<br />
Ustione 32<br />
Lipotimia 2<br />
Eruzione cutanea 20<br />
Invecchiamento cutaneo 46<br />
Discromia 9<br />
Irregolarità mestruale 1<br />
Aumento dei nei 2<br />
Totale 112 (31%)<br />
Tabella 2. Effetti indesiderati da abbronzatura<br />
artificiale in un campione di 360 adolescenti<br />
della provincia di Napoli che ricorrono<br />
alle lampade UVA.<br />
scopo di abbronzarsi siano poco inclini alla<br />
fotoprotezione nel timore di inficiare il rapido<br />
iscurimento della pelle. Inoltre, l’uso di<br />
filtri solari può aumentare il tempo di esposizione<br />
alla luce conferendo un eccessivo senso<br />
di sicurezza (18). Peraltro, gli adolescenti<br />
spesso non sono in grado di valutare correttamente<br />
il proprio fototipo ai fini della necessaria<br />
fotoprotezione (19).<br />
Poco si conosce sull’uso della fotoprotezione<br />
in bambini e adolescenti, ma i dati disponibili<br />
documentano un impiego subottimale (20).<br />
L’utilizzo di lozioni autoabbronzanti potrebbe<br />
rappresentare, <strong>per</strong> i giovani appassionati del<br />
colorito scuro, un’alternativa sicura all’esposizione<br />
alla luce naturale o artificiale. Tuttavia<br />
negli studi disponibili, l’uso di autoabbronzanti<br />
non ha mostrato univocamente di<br />
ridurre il rischio di ustioni solari ed il ricorso<br />
a lampade (21).<br />
Come contrastare l’abuso<br />
di esposizione ai raggi<br />
ultravioletti negli adolescenti<br />
L’esposizione indiscriminata ai raggi<br />
ultravioletti da parte dei ragazzi allo scopo di<br />
abbronzarsi è un comportamento a rischio e<br />
come tale richiede l’impegno dei Medici e<br />
delle Istituzioni <strong>per</strong> scoraggiarlo. Finora gli<br />
sforzi non sono stati sufficienti dal momento<br />
che la frequentazione di centri abbronzanti è<br />
triplicata negli ultimi anni nei Paesi occidentali,<br />
soprattutto da parte dei più giovani (22).<br />
Viene normalmente fissato a 20 il numero di<br />
sedute all’anno al limite della <strong>per</strong>icolosità, un<br />
numero decisamente irrisorio <strong>per</strong> i tanoressici,<br />
che arrivano a sottoporsi a 2-6 lettini a settimana<br />
(13). Da più parti si invoca l’intervento<br />
di leggi e regolamenti severi e precisi, che<br />
almeno rispettino l’indicazione dell’OMS di<br />
proscrivere l’uso di lettini a minorenni (23),<br />
invito finora recepito dalla legislazione in<br />
molte Nazioni europee, <strong>per</strong> prime Svezia,<br />
Belgio e Francia.<br />
Sono possibile bersaglio dei necessari interventi<br />
educativi: i ragazzi, i genitori, gli o<strong>per</strong>atori<br />
dei solarium, i sanitari.<br />
Per quanto riguarda gli adolescenti, è necessario<br />
incidere su erronee attitudini (considera-<br />
93
94<br />
re la cute abbronzata socialmente apprezzabile<br />
<strong>per</strong>chè espressione di bellezza, buona salute<br />
e sensualità) e convinzioni (innocuità dell’abbronzatura<br />
artificiale), ed implementare<br />
misure di fotoprotezione o abitudini più<br />
salutari <strong>per</strong> migliorare l’aspetto e ottenere<br />
un’accettazione sociale. Sono stati approntati<br />
e validati in USA diversi interventi educativi<br />
specifici <strong>per</strong> adolescenti tra i quali è risultata<br />
particolarmente incisiva la tecnica di mostrare<br />
ai ragazzi le proprie foto con le modifiche<br />
della cute facciale inducibili dalle radiazioni<br />
ultraviolette (24).<br />
Occorrerebbe diffondere nella popolazione<br />
generale la conoscenza che l’abbronzatura<br />
artificiale va evitata nei: soggetti di fototipo I<br />
o II; bambini e ragazzi di età inferiore a 18<br />
anni; soggetti con elevato numero di nei; soggetti<br />
che tendono a produrre lentiggini, con<br />
melasma o macchie cutanee o teleangectasie;<br />
soggetti con storia di frequenti ustioni solari<br />
in età infantile e nell'adolescenza; soggetti<br />
con lesioni cutanee premaligne o maligne;<br />
soggetti con pelle danneggiata dal sole; soggetti<br />
che utilizzano cosmetici che possono<br />
aumentare la fotosensibilità individuale nell’esposizione<br />
alle radiazioni UV; soggetti che<br />
assumono farmaci (soprattutto antidepressivi,<br />
antibiotici, antifungini ed antidiabetici)<br />
potenzialmente fotosensibilizzanti. Agli adolescenti<br />
va inoltre spiegato che i raggi UV non<br />
curano brufoli e acne, al massimo li mimetizzano<br />
temporaneamente.<br />
Per quanto riguarda i genitori, le madri sono<br />
considerate un importante bersaglio di politiche<br />
di sensibilizzazione sui rischi dell’abbronzatura<br />
artificiale <strong>per</strong> gli adolescenti (12).<br />
Sarebbe opportuno richiedere un consenso<br />
scritto dei genitori <strong>per</strong> l’accesso dei minorenni<br />
ai solarium o l’accompagnamento da parte<br />
di un genitore (1).<br />
Per quanto riguarda gli o<strong>per</strong>atori, spesso negli<br />
studi svolti sono risultati poco informati o<br />
sensibili al problema dell’accesso dei minorenni<br />
alle lampade UV, <strong>per</strong> la mancanza di<br />
una regolamentazione chiara o di un adeguato<br />
training (25), in aggiunta allo scontato<br />
interesse economico. Le informazioni fornite<br />
all’utenza sono spesso errate e incomplete;<br />
molte volte non vengono forniti adeguati<br />
occhialini <strong>per</strong> la protezione oculare.<br />
Andrebbero proibite pubblicità e promozioni<br />
dei solarium sulle pubblicazioni destinate<br />
agli adolescenti (26). Spesso gli adolescenti,<br />
magari <strong>per</strong> risparmiare, si rivolgono a strutture<br />
non specificamente preposte all’abbronzatura<br />
artificiale, dove gli o<strong>per</strong>atori possono<br />
essere particolarmente poco informati e controllati.<br />
Esistono in Italia molti centri non<br />
autorizzati <strong>per</strong> l’abbronzatura artificiale. Tra<br />
gli adolescenti da noi intervistati, il 70% si<br />
reca <strong>per</strong> l’abbronzatura artificiale in centri<br />
specializzati e/o centri estetici, il 23% dal<br />
parrucchiere/barbiere, il 7% in palestra.<br />
Molte volte le lampade UVA sono presenti in<br />
saune, centri benessere ed alberghi spesso<br />
gestite in self-service, senza intervento di<br />
o<strong>per</strong>atori. In ogni caso le controindicazioni<br />
all’esposizione agli UV dovrebbero essere<br />
bene in vista, insieme ai consigli su idratazione,<br />
protezione cutanea e degli occhi.<br />
Anche i sanitari dovrebbero essere maggiormente<br />
edotti sulla problematica e sui rischi<br />
<strong>per</strong> la salute dell’abbronzatura artificiale (27)<br />
affinché possano svolgere l’opportuna e dovuta<br />
o<strong>per</strong>a di prevenzione ed informazione.<br />
Conclusioni<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
Appare sempre più necessario l’impegno<br />
dei Medici nel diffondere una cultura<br />
della fotoprotezione nell’infanzia e nell’adolescenza<br />
a dispetto di mode e stili di comportamento<br />
rischiosi.<br />
In Italia, in particolare, manca una regolamentazione<br />
dell’uso di fonti UVA, anche se la<br />
Cassazione ha messo al bando le lampade<br />
abbronzanti “quando non ne sia stata garantita<br />
la sicurezza da parte di estetisti diplomati”,<br />
e l’Istituto Su<strong>per</strong>iore di Sanità ha proposto<br />
di consentirne l’uso solo a chi presenta un<br />
certificato medico che escluda eventuali controindicazioni<br />
e di vietarle agli adolescenti,<br />
come avviene quasi in tutta Europa. Del resto<br />
anche in molti Stati USA, quali il Colorado,<br />
non esiste alcune regolamentazione, mentre<br />
in altri esistono forti restrizioni, <strong>per</strong>altro<br />
variabili da Stato a Stato.<br />
È fondamentale che le Società Scientifiche<br />
Italiane di Dermatologia e di Adolescentologia<br />
si facciano carico del problema, <strong>per</strong> ren-
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
derne edotti i Responsabili della Sanità<br />
Pubblica. Andrebbe presa come esempio la<br />
Regione Piemonte che con il DPGR 78 del<br />
1999 ha definito alcuni obblighi fondamentali<br />
<strong>per</strong> i centri di abbronzatura artificiale,<br />
quali il rispetto della tabella fototipica e la<br />
compilazione di una scheda <strong>per</strong>sonale <strong>per</strong><br />
ogni cliente <strong>per</strong> non su<strong>per</strong>are i limiti stabiliti<br />
di esposizione e le campagne informative<br />
promosse dalla ASL di Varese che hanno<br />
coinvolto Scuola, Pediatri di base, Medici<br />
generici e Dipartimento di Prevenzione.<br />
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95
Gli effetti della radiazione ultravioletta<br />
sui capelli e sul cuoio capelluto.<br />
Mauro Barbareschi<br />
Gli effetti del sole sulla pelle<br />
Gli studi sugli effetti prodotti dai raggi<br />
ultravioletti (RUV) a livello della cute hanno<br />
consentito di produrre una mole impressionante<br />
di dati. Grazie alla fotobiologia cutanea<br />
oggi conosciamo molto bene i meccanismi<br />
molecolari e sub-molecolari che spiegano processi<br />
come la melanogenesi, la fotocarcinogenesi,<br />
il fotoinvecchiamento, la fototerapia.<br />
L’interazione fra RUV ed annessi, con particolare<br />
riferimento ai capelli, non ha avuto uno<br />
sviluppo paragonabile agli studi su epidermide<br />
e derma pur restando un tema molto intrigante.<br />
Vi sono fatti clinicamente <strong>per</strong>cepibili<br />
come lo schiarimento dei capelli durante la<br />
fotoesposizione e la caduta dei capelli nel<br />
<strong>per</strong>iodo autunnale (quindi dopo un <strong>per</strong>iodo<br />
di intensa esposizione volontaria o involontaria<br />
alla luce solare) che pongono interrogativi<br />
sulle ragioni di tali risposte biologiche.<br />
Se si osserva un fusto pilare dopo esposizione<br />
Istituto Scienze Dermatologiche, Università di Milano<br />
Valutazione dei danni al follicolo pilifero<br />
in seguito ad irradiazione con UV:<br />
quantificazione del danno apoptotico<br />
e modificazioni morfologiche.<br />
Fabio Rinaldi<br />
I danni provocati dalle radiazioni<br />
ionizzanti ai follicoli piliferi sono ben noti,<br />
tanto che la <strong>per</strong>dita dei capelli e dei peli in<br />
soggetti esposti ad forti contaminazioni acci-<br />
International Hair Research Foundation, Milano<br />
ai RUV, utilizzando metodiche di Microscopia<br />
Elettronica a Scansione (SEM), è possibile<br />
scorgere alterazioni della struttura cuticolare.<br />
Il colore dei capelli, e quindi il tipo di melanina<br />
in essi contenuto, rende la fibra più o<br />
meno resistente alla radiazione ultravioletta.<br />
Se poi si considera, quale relazione ci possa<br />
essere, non solo tra RUV e capelli e/o capillizio<br />
sano ma fra RUV e capelli e/o cuoio capelluto<br />
malato le domande aumentano e la questione<br />
si complica ulteriormente.<br />
Dai dati che abbiamo risulta che il concetto di<br />
foto-trico-protezione si possa affiancare al<br />
classico concetto di fotoprotezione cutanea<br />
allargandone le indicazioni e le esigenze. Per<br />
questo motivo pare giustificarsi uno sforzo<br />
educativo atto a <strong>per</strong>orare la causa sia presso<br />
gli stessi cultori della materia sia, e ancor più<br />
presso i pazienti <strong>per</strong> evitare che, <strong>per</strong> via di una<br />
incongrua esposizione ai RUV, possano ridurre<br />
l’efficacia dei trattamenti a cui si sottopongono.<br />
dentali di radiazioni (incidenti nucleari,<br />
danni cronici, eccetera) è uno dei sintomi<br />
caratteristici. Numerosi studi hanno addirittura<br />
proposto l’utilizzo dei follicoli piliferi<br />
come modello s<strong>per</strong>imentale di dosimetria<br />
biologica del danno da radiazioni (Geng L,<br />
97
98<br />
Potten CS. Radiat Res. 1990; 123:75; Kim TH et<br />
al. Anticancer Res. 1996; 16:189).<br />
I meccanismi biologici alla base del danno al<br />
capello sono da riconoscere nell’induzione<br />
dell’apoptosi e della morte cellulare provocato<br />
dalle radiazioni al DNA in varie zone del<br />
bulbo.<br />
L’effetto di morte cellulare provocato dalle<br />
radiazioni è maggiore nelle cellule dell’organismo<br />
soggette a rapida proliferazione cellulare,<br />
e il bulbo del capello in fase di anagen è<br />
una delle strutture a maggior attività mitotica<br />
e proliferativa dell’organismo.<br />
La papilla dermica (PD) è la zona fondamentale<br />
dell’attività ciclica del bulbo del capello,<br />
con precise connessioni tra i fibroblasti che<br />
la compongono e i cheratinociti della matrice<br />
del bulbo. I meccanismi di regolazione<br />
dell’attività ciclica del bulbo sono, <strong>per</strong>ò, ulteriormente<br />
complicati dall’interazione tra<br />
tanti altri stipiti cellulari: i melanociti della<br />
regione della matrice influiscono sulla fase di<br />
anagen con un meccanismo definito di “unità<br />
follicolo-melanina”, i cheratinociti della guaina<br />
epiteliale esterna e quelli della guaina epiteliale<br />
interna.<br />
Da ciò appare evidente come il fusto del<br />
capello sia, alla fine di tutto il processo di<br />
attività cellulare del bulbo, il risultato finale<br />
dell’interazione di un complesso di sviluppo<br />
epiteliale-mesenchimale, neuroectodermico.<br />
Come qualsiasi altro organo del corpo, il<br />
bulbo pilifero ha una riserva di cellule staminali<br />
in grado di garantire la continua riproduzione<br />
cellulare. La maggior riserva di staminali<br />
è localizzata in un’area caratterizzata<br />
istologicamente da una sorte di rigonfiamento<br />
in una porzione della guaina epiteliale<br />
esterna immediatamente al di sotto dell’inserzione<br />
del muscolo erettore del pelo (area<br />
delle bulge). Le cellule staminali del follicolo<br />
pilifero presentano un ciclo riproduttivo<br />
estremamente lento, ma capacità proliferative<br />
e clonogenicità altissime. Le cellule staminali<br />
all’interno del follicolo sono normalmente<br />
in uno stato di quiescenza, e iniziano<br />
il <strong>per</strong>iodo di proliferazione dando origine a<br />
cellule di amplificazione della riproduzione<br />
(Transient Amplifyng cells – TA) solo nella fase<br />
iniziale di anagen.<br />
Il bulbo pilifero, <strong>per</strong>tanto, è un bersaglio<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
molto sensibile dal momento che contiene<br />
cellule radiosensibili, e mostra segni di<br />
morte cellulare in poche ore dalla radiazione<br />
anche a basse dosi.<br />
La morte cellulare indotta dalle radiazioni è<br />
un processo progressivo di degrado, che inizia<br />
nel nucleo della cellula bersaglio alterando<br />
il genoma cellulare e determinando la formazione<br />
di minuscoli frammenti di DNA: la<br />
conseguente apoptosi è spesso iniziata dal<br />
processo patologico, ma regolata da stimoli<br />
fisiologici intrinseci od estrinseci alla cellula.<br />
I segni acuti di morte cellulare sono valutabili<br />
istologicamente entro 12 ore solitamente<br />
dal danno in gran parte delle cellule del follicolo<br />
pilifero: sono evidenziabili aree condensate<br />
di cromatina soprattutto alla <strong>per</strong>iferia del<br />
bulbo, parziale disintegrazione del nucleo,<br />
riduzione della dimensione del nucleo, contrazione<br />
del volume, aumento della densità<br />
cellulare. Le cellule staminali della regione<br />
delle bulge vanno incontro al processo di<br />
morte cellulare indotto dalle radiazioni. Il<br />
numero di frammenti apoptotici a livello del<br />
nucleo è proporzionale alla dose di radiazioni<br />
assorbite: a base dosi di raggi Gamma (0.5<br />
Gy) si evidenziano in media 0.29 frammenti<br />
apoptotici <strong>per</strong> sezione di bulbo, a dose<br />
magiori (8 Gy) si contano 21.46 frammenti<br />
<strong>per</strong> sezione di bulbo. I maggiori segni di<br />
apoptosi vengono segnalati a livello dei cheratinociti<br />
della matrice del bulbo, nella parte<br />
centrale della guaina epiteliale interna, nella<br />
zona delle cellule staminali (bulge), ma raramente<br />
nella papilla dermica.<br />
I sistemi di difesa e riparazione tessutale intrinseci<br />
ad ogni cellula possono portare ad una<br />
parziale riparazione del danno cellulare.<br />
I meccanismi molecolari che portano all’induzione<br />
del programma di morte cellulare indotto<br />
da radiazioni non sono stati ancora ben evidenziati.<br />
L’induzione dell’apoptosi nella zona<br />
della matrice e non nella papilla dermica ha un<br />
parallelismo biologico con il processo di morte<br />
indotto dalla ciclofosfamide (che determina<br />
distrofia dei capelli e alopecia), dove l’apoptosi<br />
avviene a livello dei cheratinociti della matrice<br />
e della bulge: in questo caso i mediatori<br />
coinvolti sembrano essere i recettori del<br />
Fattore di necrosi tumorale (TNF) e della<br />
p75NTR (fattore di inibizione cellulare della
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
famiglia dei Nerve Growth Factor che induce<br />
la fase catagen).<br />
Studi di Kim (SH Kim et al. In Vivo. 2003;<br />
17:211-4) sembrano dimostrare la possibilità<br />
di ridurre la morte cellulare del follicolo indotto<br />
da radiazioni, mediante trattamenti preventivi<br />
(12, 36 ore prima della radiazione) con<br />
DDC (diethyl-dithiocarbamato) e thé verde.<br />
L’effetto dei raggi ultravioletti<br />
sui capelli<br />
Le radiazioni ultraviolette e i raggi<br />
infrarossi hanno, ovviamente, ben altro<br />
impatto sui tessuti rispetto ai raggi gamma.<br />
La lunghezza d’onda degli UV ha un picco<br />
d’assorbimento tra i 280 e 320 nm, e vengono<br />
assorbiti prevalentemente dalla melanina<br />
cutanea e del bulbo del capello (<strong>per</strong> i dettagli<br />
di fisica vedi paragrafo specifico).<br />
Il danno cellulare provocato dai RUV è ben<br />
noto a livello cutaneo (photoaging), e<br />
comincia ad esserlo sempre di più a livello<br />
del bulbo dei capelli. Da una segnalazione di<br />
defluvium telegenico indotto da esposizione<br />
ai raggi solari in 20 soggetti (Rinaldi F,<br />
Sorbellini E. Poster American Academy of<br />
Dermatology, Washington 1995) e da segnalazioni<br />
di altri Autori successivamente, abbiamo<br />
studiato i segni biochimici e istologici del<br />
danno provocato da UV al bulbo dei capelli.<br />
Nella nostra prima segnalazione era evidente<br />
che l’imponente <strong>per</strong>dita di capelli nei soggetti<br />
studiati non era dovuta a danno attinico<br />
acuto (nessun caso di ustione solare, eritema),<br />
ma si presentava mediamente dopo un<br />
<strong>per</strong>iodo di esposizione prolungato al sole<br />
(almeno 10 - 15 giorni, area del Mediterraneo<br />
meridionale) senza protezione. La<br />
caduta dei capelli era massiva, con un’incidenza<br />
del 67% di media di bulbi in telogen,<br />
Tabella 1.<br />
sia in soggetti giovani che adulti, maschi e<br />
femmine. Non era stata evidenziata una noxa<br />
precisa, non essendo ancora così evidente in<br />
quel <strong>per</strong>iodo il ruolo degli UV nella formazione<br />
di radicali liberi e nell’induzione dell’apoptosi.<br />
Uno studio di Camacho l’anno<br />
seguente (AAD, 1996) riportava una segnalazione<br />
analoga, indicando in un danno cronico<br />
cellulare la causa del defluvium telegenico<br />
in seguito ad esposizione al sole.<br />
Dagli studi effettuati <strong>per</strong> valutare l’effetto delle<br />
radiazioni sul bulbo dei capelli, abbiamo effettuato<br />
diverse analisi <strong>per</strong> cercare di identificare<br />
dei markers del danno attinico cronico alle<br />
diverse strutture di follicoli piliferi.<br />
Conta dei frammenti apoptotici<br />
Lo studio è stato realizzato valutando<br />
bulbi piliferi umani di volontari che si sono<br />
sottoposti a trapianto di capelli. L’area occipitale<br />
di 5 soggetti è stata trattata con UVB (dosi<br />
e tempi prestabiliti) 4 volte alla settimana tre<br />
settimane prima dell’intervento. Un frustolo<br />
di cute della regione occipitale isolata dall’espianto<br />
(8 mm di lunghezza, 12 mm di altezza)<br />
è stata inviata immediatamente dopo l’espianto<br />
al laboratorio di biologia molecolare<br />
<strong>per</strong> la valutazione dei frammenti apoptotici.<br />
Allo stesso modo, uguali parti di cute della<br />
regione occipitale di altri 5 soggetti volontari<br />
sottoposti a trapianto di capelli non irradiati<br />
con UVB precedentemente sono stati inviati al<br />
laboratorio, come campione di riferimento<br />
non sottoposto a radiazioni ultraviolette.<br />
Con colorazione E-E è stato valutato il<br />
numero delle cellule in attività mitotica a<br />
livello delle sezioni di bulbi dei capelli (20<br />
<strong>per</strong> soggetto) e il numero dei frammenti<br />
apoptotici (dati <strong>per</strong>sonali, non pubblicati)<br />
(Tabella 1).<br />
N° cellule in mitosi N° frammenti apoptotici<br />
(media) (media)<br />
Soggetti non irradiati 2,76 +/- 0,30 0,02 +/- 0,01<br />
Soggetti irradiati 2,54 +/- 0,23 1,12 +/- 0,24<br />
99
100<br />
È evidente la riduzione dell’attività mitotica<br />
delle cellule delle sezioni dei bulbi piliferi in<br />
anagen dei soggetti sottoposti a radiazione<br />
UVB, e allo stesso modo l’indicativo aumento<br />
dei frammenti apoptotici <strong>per</strong> sezione di<br />
bulbo.<br />
Lo studio necessita di ulteriore approfondimento,<br />
soprattutto <strong>per</strong> ridurre gli eventuali<br />
errori artefatti (radiazione artificiale, dosi<br />
arbitrarie in un range normalmente utilizzato<br />
<strong>per</strong> scopi terapeutici, shock da espianto,<br />
eccetera). La modificazione del rapporto attività<br />
mitotica/danno del DNA del nucleo,<br />
<strong>per</strong>ò, sono indicativi <strong>per</strong> un probabile avvio<br />
di cascata apoptotica causata dagli UVB,<br />
unico fattore in comune di <strong>tutti</strong> i soggetti. I<br />
risultati sembrano confermare i dati ottenuti<br />
dalla valutazione del danno provocato dalle<br />
radiazioni ionizzanti.<br />
Studi con microscopio confocale<br />
Il microscopio confocale è uno strumento<br />
in grado di mostrare immagini cellulari<br />
di una zona di cute esaminata (o di fusti<br />
di capelli posti nell’area dell’esame), in<br />
tempo reale, con profondità diverse (nei vari<br />
strati della cute) sul tessuto vivente, e con<br />
immagini dinamiche, come il flusso sanguigno<br />
circolante, la secrezione del sebo, la reazione<br />
cutanea ai raggi ultravioletti.<br />
L’apparecchio è formato da una sorgente di<br />
luce puntiforme che illumina una piccola<br />
zona della cute da esaminare, che trasmette<br />
una immagine in un detector attraverso una<br />
piccola fessura. Le varie parti sono allineate<br />
su un unico piano coniugato otticamente e<br />
<strong>per</strong>ciò “confocali” una alle altre.<br />
La zona illuminata dalla piccola sorgente di<br />
luce determina l’immagine di una sottilissima<br />
sezione di cute, con alta risoluzione<br />
assiale.<br />
Tutte le sostanze hanno un proprio indice<br />
rifrattivo e il contrasto degli indici rifrattivi<br />
determina la diversità delle strutture illuminate<br />
e, quindi, l’interpretazione dell’immagine.<br />
Nella struttura cutanea, la melanina è la<br />
sostanza con maggior indice rifrattivo e agisce<br />
come agente di contrasto nelle immagini.<br />
Il microscopio confocale usa un sistema laser<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
vicino all’infrarosso <strong>per</strong> illuminare la zona,<br />
con lunghezza d’onda di 830 µm, che <strong>per</strong>mette<br />
alla luce laser di penetrare in profondità<br />
(fino a 300 µm) e di ridurre lo scattering<br />
dello spot. Con questa tecnica è possibile<br />
determinare le immagini di cellule attraverso<br />
gli strati della pelle, o della struttura del<br />
fusto dei capelli, e di differenziare le strutture<br />
cutanee normali da quelle patologiche:<br />
neoplasie, infiammazioni e modificazioni<br />
dovute all’invecchiamento. L’immagine prodotta<br />
viene bloccata, memorizzata da un<br />
programma specifico e analizzata nei particolari.<br />
È possibile <strong>per</strong>ò anche valutare l’immagine<br />
in modo dinamico laddove esiste un<br />
fluido in movimento: si può quindi valutare<br />
il calibro di un vaso del derma (seguendo<br />
addirittura la microcircolazione ematica che<br />
scorre), o determinare la frequenza di secrezione<br />
del sebo dalla ghiandola sebacea che<br />
fuoriesce dall’ostio follicolare e verificarne la<br />
diffusione sulla cute e sul capello.<br />
Questa analisi si può eseguire, come detto, in<br />
tempo reale direttamente sulla cute del soggetto<br />
esaminato. La tecnica è assolutamente<br />
non invasiva e ovviamente indolore: lo strumento<br />
non emette alcun tipo di radiazione<br />
né di corrente <strong>per</strong>icolosa ed è privo di qualsiasi<br />
rischio <strong>per</strong> il soggetto esaminato. È evidente,<br />
quindi, l’importanza di poter valutare<br />
l’efficacia di un prodotto cosmetico nelle<br />
condizioni reali di azione e di poter verificare<br />
le modificazioni della zona trattata nel<br />
corso del tempo con immagini dirette e<br />
senza artefatti.<br />
L’analisi avviene applicando la lente del<br />
microscopio (montata su un braccio mobile)<br />
direttamente alla parte di cute da studiare (o<br />
il fusto del capello appoggiato su un vetrino<br />
portaoggetti), tramite un anello di acciaio<br />
magnetico aderente alla pelle mediante un<br />
biadesivo. Vengono visualizzate su un monitor<br />
le immagini scannerizzate di circa 1 cm 2<br />
ed è possibile iniziare la scansione di piccolissime<br />
parti dell’area visualizzata.<br />
La prima immagine evidenziata è quella delle<br />
cellule della su<strong>per</strong>ficie a contatto con la lente<br />
(cheratinociti del corneo); man mano che si<br />
determina l’approfondimento della scansione<br />
è possibile studiare gli strati inferiori fino<br />
al derma reticolare. La progressione dell’im-
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
magine <strong>per</strong>mette di riconoscere le differenti<br />
strutture cellulari cutanee, con una visione<br />
<strong>per</strong>pendicolare dall’alto verso il basso.<br />
Applicazioni in clinica dermatologica<br />
Nel corso degli ultimi 5 anni sono<br />
state confermate le possibilità diagnostiche<br />
offerte dal microscopio confocale e numerosissime<br />
sono le pubblicazioni scientifiche a<br />
riguardo. La prima applicazione della microscopia<br />
confocale è quella della diagnosi di<br />
patologie cutanee, prevalentemente delle<br />
neoplasie cutanee. La differenza della rifrazione<br />
della melanina <strong>per</strong>mette di individuare<br />
con relativa semplicità le alterazioni della<br />
disposizione del pigmento melanico e, quindi,<br />
di facilitare la diagnosi differenziale tra<br />
lesioni pigmentate benigne e maligne (melanoma,<br />
soprattutto). Questa tecnica, <strong>per</strong>ò,<br />
<strong>per</strong>mette di verificare la modificazione cellulare<br />
rispetto alla cute sana anche delle altre<br />
forme tumorali cutanee (carcinoma basocellulare<br />
e spinocellulare, cheratosi attiniche,<br />
eccetera), del calibro dei capillari del derma<br />
(angiomi, teleangectasie e malformazioni<br />
vascolari di tipo produttivo ed infiammatorio)<br />
e delle variazioni del flusso ematico (si<br />
vedono i globuli rossi scorrere attraverso le<br />
pareti del vaso) e delle alterazioni cellulari<br />
prodotte da patologie infiammatorie infettive<br />
e immunitarie. Naturalmente è anche possibile<br />
evidenziare i danni attinici provocati alla<br />
cute, le modificazioni indotte dall’invecchiamento<br />
cutaneo e le alterazioni del collagene.<br />
Il vantaggio di questa tecnica è l’immediatezza<br />
della diagnosi, la valutazione di una lesione<br />
in vivo, la possibilità di verificare le modificazioni<br />
della lesione dalla immagine basale<br />
a quelle successive, ad un trattamento medico<br />
e chirurgico.<br />
È doveroso precisare, tuttavia, che la diagnosi<br />
finale di una lesione di probabile natura<br />
maligna deve essere confermata dall’accertamento<br />
istologico tradizionale.<br />
Applicazioni in cosmetica tricologica<br />
Una importante estensione dell’uso di<br />
questa tecnica è quella in campo cosmetico,<br />
e ovviamente quindi nel settore tricologico.<br />
La microscopia confocale può dare immagini<br />
determinanti <strong>per</strong> la valutazione dell’invec-<br />
chiamento cutaneo, dello stato di idratazione<br />
del corneo, del danno solare, della modificazione<br />
vascolare (angiogenesi o angiosclerosi),<br />
delle reazioni da sensibilizzazione e da<br />
dermatite da contatto.<br />
In campo tricologico le applicazioni fondamentali<br />
della tecnica sono nella valutazione<br />
di:<br />
shampoo effetto di detersione, effetto<br />
condizionante sul fusto, eventuale azione<br />
idratante, presenza di effetti collaterali;<br />
shampoo anti-sebo/dermatite seborroica<br />
riduzione della secrezione sebacea, stato<br />
dell’idratazione cutanea, effetto condizionante<br />
sul fusto, effetti collaterali;<br />
shampoo e lozioni antiforfora efficacia di<br />
penetrazione attraverso il corneo, riduzione<br />
della desquamazione, presenza di<br />
microrganismi, effetti collaterali;balsamo/condizionante<br />
effetto sulla cute e sul<br />
fusto, valutazione dello strato cuticolare,<br />
effetti collaterali;<br />
topici ad azione anticaduta modificazione<br />
del diametro del fusto sin dalla zona dell’ostio<br />
follicolare, stato della midollare e<br />
della cuticola, effetti collaterali;<br />
tinture effetti eventuali del contatto con la<br />
cute, penetrazione del colore nel capello,<br />
effetto sugli strati del fusto. È possibile<br />
studiare dinamicamente in tempo reale il<br />
passaggio del colorante attraverso gli strati<br />
cuticolari, controllando tutte le fasi del<br />
processo di colorazione del capello;<br />
cosmetici <strong>per</strong> pettinabilità, <strong>per</strong>manenti,<br />
stirature effetti eventuali del contatto con<br />
la cute, effetti sul fusto del capello, variazioni<br />
in vivo del trattamento.<br />
È evidente che, a seconda dello studio da<br />
effettuare, è possibile, o in certi casi consigliabile,<br />
abbinare altre valutazioni tradizionali.<br />
È interessante notare come l’aspetto della<br />
reale interazione tra prodotto cosmetico e<br />
cellule cutanee, cioè esattamente quello che<br />
accade sulla pelle e sul capello prima e dopo<br />
l’applicazione del prodotto, con immagini<br />
immediate e non alterabili da fattori esterni<br />
(condizioni di luce, ambiente, interazione<br />
dello stato fisico del soggetto presenti o<br />
non), sia una possibilità estremamente<br />
importante <strong>per</strong> un test di valutazione dell’efficacia<br />
dei cosmetici.<br />
101
102<br />
Metodologia<br />
Si determinano sul capillizio dei punti<br />
fissi di valutazione, che vengono selezionati<br />
<strong>per</strong> la presenza di piccoli marker naturali<br />
(angiomi, lesioni pigmentate) o artefatti (piccoli<br />
tatuaggi semi<strong>per</strong>manenti) che <strong>per</strong>mettono<br />
di identificare con precisione la zona. Si spostano<br />
i capelli (eventualmente si può effettuare<br />
una rasatura di un centimetro quadrato se la<br />
valutazione del fusto non è interessata: si tende<br />
tuttavia ad evitare questa metodica <strong>per</strong> ridurre<br />
al massimo qualsiasi invasività della tecnica), e<br />
si applica l’anello di acciaio mediante biadesivo<br />
specifico <strong>per</strong> la cute, e lo si raccorda al<br />
manipolo con la lente. Si effettua quindi lo studio<br />
e la raccolta delle immagini.<br />
A seconda del protocollo di studio e del prodotto<br />
da testare, si possono prevedere punti<br />
diversi del cuoio capelluto, condizioni igieniche<br />
specifiche, tempi successivi (basale, e ad<br />
intervalli specifici <strong>per</strong> l’azione da valutare).<br />
La valutazione delle lunghezze dei fusti si esegue<br />
selezionando ciocche di 2 - 3 capelli in<br />
varie zone e alla distanza voluta, legandoli<br />
insieme con un sottile filo colorato, e ponendo<br />
il fusto, inserito tra due finestre bi-adesive, in<br />
immersione in olio di contrasto, collegato poi<br />
all’anello di acciaio e alla lente. In questo caso<br />
il soggetto esaminato sta seduto di fianco<br />
all’apparecchio, con la testa appoggiata su un<br />
lettino o un tavolino.<br />
Le immagini vengono memorizzate con una<br />
visione generale della parte esaminata e sottomappe<br />
di immagini dettagliate, i dati del soggetto,<br />
i commenti eventuali sull’analisi.<br />
La raccolta delle immagini di una zona richiede<br />
circa 5 - 10 minuti, a seconda della ricerca<br />
da effettuare.<br />
L’esecuzione di un test può prevedere un gruppo<br />
di soggetti trattati con prodotto attivo e placebo,<br />
o il controllo sullo stesso soggetto trattando<br />
metà testa con principio attivo e metà<br />
con placebo.<br />
Cuoio capelluto e capelli<br />
al microscopio confocale<br />
La prima immagine è quella delle cellule<br />
del corneo su<strong>per</strong>ficiale, suddivise come<br />
in piccole “isole”. È possibile determinare:<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
l’eventuale desquamazione (fisiologica,<br />
patologica),<br />
la conformazione delle cellule (presenza o<br />
assenza di nucleo),<br />
la presenza di materiale estraneo (sporco<br />
ambientale) e di secrezione sebacea,<br />
eventuali microrganismi (Malassezia furfur,<br />
<strong>per</strong> esempio).<br />
Si individua uno o più fusti di capelli, e l’ostio<br />
follicolare da cui emergono.<br />
Aumentando la profondità di scansione si<br />
valutano le cellule epidermiche a diversi<br />
strati (malpighiano, basale), la presenza di<br />
melanociti e relativi dendriti, melanina, colori<br />
artificiali se l’indice di rifrazione lo <strong>per</strong>mette.<br />
Scendendo nel canale dell’ostio follicolare,<br />
si può notare la presenza di i<strong>per</strong>cheratosi,<br />
di microrganismi, sebo (spesso con<br />
immagine dinamica di fluido escreto), fusto<br />
del capello.<br />
Su<strong>per</strong>ata la membrana basale dermo-epidermica<br />
si iniziano a riconoscere le cellule del<br />
derma, i capillari più su<strong>per</strong>ficiali (con immagine<br />
dinamica dei globuli rossi che scorrono)<br />
di cui è possibile valutare il calibro e l’endotelio<br />
della parete vasale. Scendendo ancora<br />
nella scansione si arriva alla ghiandola sebacea,<br />
di cui sono visibili i sebociti e i dotti, e<br />
il connettivo dermico.<br />
Non è possibile arrivare a valutare il bulbo<br />
pilifero in vivo. È <strong>per</strong>ò possibile studiarlo,<br />
dopo asportazione (strappo).<br />
Il fusto del capello appare come in un’immagine<br />
al microscopio elettronico, ed è possibile<br />
effettuare misurazioni del diametro, valutare<br />
lo strato esterno cuticolare e quello<br />
midollare, aumentando la profondità di<br />
scansione. Diventa <strong>per</strong>ciò evidente la struttura<br />
delle cellule esterne della cuticola (con<br />
possibilità di differenziare una struttura fisiologica,<br />
con cellule regolarmente embricate<br />
una sull’altra, da destrutturazioni di vario<br />
tipo), alterazioni strutturali, punti di frattura,<br />
doppie punte. La rifrazione della melanina<br />
<strong>per</strong>mette di determinare la presenza del<br />
pigmento, la sua distribuzione nei vari strati<br />
e, addirittura, i diversi tipi di melanina presenti<br />
grazie alla differenza di indice di rifrazione<br />
(dati non pubblicati). Lo strato midollare<br />
è visibile nella sua struttura completa, e<br />
sono riconoscibili eventuali anomalie strut-
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
turali (idiomatiche, carenziali, indotte). È<br />
inoltre molto suggestivo assistere alle modificazioni<br />
delle diverse parti del fusto sottoposte<br />
a vari tipi di trattamento: aggiungendo<br />
del colorante tra le due finestre bi-adesive e<br />
immergendovi il fusto del capello, si vede<br />
chiaramente il colorante attraversare gli strati<br />
esterni e stabilizzarsi all’interno.<br />
Questa valutazione può risultare molto interessante<br />
<strong>per</strong> lo studio di efficacia, penetrabilità<br />
e durata di una tintura.<br />
10 bulbi di ognuno dei soggetti volontari<br />
sottoposti a trapianto di capelli arruolati <strong>per</strong><br />
lo studio precedente, sono stati esaminati<br />
mediante microscopio confocale, subito<br />
dopo l’espianto. La valutazione del bulbo<br />
(isolato dal resto del tessuto cutaneo) <strong>per</strong>mette<br />
di evidenziare le cellule dei fibroblasti<br />
della papilla dermica, i cheratinociti della<br />
matrice delle guaine epiteliali, i melanociti<br />
dei vari distretti. A livello del bulbo, con<br />
questa tecnica è possibile evidenziare la<br />
dimensione delle cellule, la presenza di<br />
nuclei abnormi, la struttura e la distribuzione<br />
dei melanociti.<br />
Lo studio ha dimostrato una netta modificazione<br />
nei bulbi irradiati del diametro cellulare<br />
dei cheratinociti della matrice, una modificazione<br />
della struttura della guaina epiteliale<br />
interna, forte aumento della rifrazione dei<br />
melanociti, rispetto ai bulbi non irradiati.<br />
La valutazione della microcircolazione <strong>per</strong>ibulbare<br />
effettuata prima dell’espianto in <strong>tutti</strong><br />
i soggetti, ha dimostrato una significativa<br />
vasodilatazione delle anse capillari dermiche<br />
nei soggetti irradiati rispetto a quelli non<br />
irradiati.<br />
Valutazione dell’apoptosi<br />
È in corso uno studio <strong>per</strong> determinare<br />
il processo apoptotico a livello della struttura<br />
del bulbo (mediante valutazione della<br />
caspasi 3 e della caspasi 8 a livello di cellule<br />
lisate e centrifugate dell’intero bulbo) con kit<br />
appositi.<br />
I dati strumentali confermano, <strong>per</strong>altro, l’aumento<br />
dell’incidenza del catagen e del telogen<br />
della zona irradiata dei volontari esaminati,<br />
rilevati mediante tricogramma effettuato<br />
prima dell’espianto (Tabella 2).<br />
Anagen<br />
(media)<br />
Catagen<br />
(media)<br />
Telogen<br />
(media)<br />
Soggetti<br />
non irradiati<br />
Soggetti<br />
86% 2% 12%<br />
irradiati 65% 8% 27%<br />
Tabella 2.<br />
Gli effetti della radiazione infrarossa<br />
e del caldo sui capelli e sul cuoio capelluto.<br />
Elisabetta Sorbellini<br />
Lo spettro delle radiazioni elettromagnetiche<br />
è estremamente grande e può essere<br />
diviso in due principali gruppi:<br />
radiazioni ionizzanti<br />
radiazioni non ionizzanti<br />
Il primo gruppo è detto ionizzante <strong>per</strong>ché le<br />
sue radiazioni trasportano energia sufficiente<br />
<strong>per</strong> ionizzare la materia. Parlando di radia-<br />
International Hair Research Foundation, Milano<br />
zioni ionizzanti si pensa subito ai raggi X e<br />
gamma utili in campo medico a scopo diagnostico<br />
e terapeutico. L’uomo è da sempre<br />
immerso in un campo di radiazioni ionizzanti,<br />
solo <strong>per</strong> il fatto di vivere sulla Terra.<br />
Infatti, le principali fonti di esposizione <strong>per</strong><br />
l’essere umano alle radiazioni ionizzanti non<br />
solo sono date dall’attività dell’uomo (es<strong>per</strong>imenti<br />
nucleari in atmosfera, uso del nucleare<br />
come fonte energetica e in campo indu-<br />
103
104<br />
striale, inalazione di radon presente nell’inquinamento<br />
ambientale), ma sono soprattutto<br />
“naturali”, i raggi cosmici provengono dal<br />
sole e dall’ambiente esterno, i radionuclidi<br />
sono presenti nella crosta terrestre, nei materiali<br />
edili di costruzione, nell’aria, nell’acqua<br />
e nel cibo, ed infine nello stesso organismo<br />
umano. La quantità di raggi cosmici aumenta<br />
con l’incremento della quota sul livello del<br />
mare e della latitudine; <strong>per</strong> i radioisotopi<br />
(radon <strong>per</strong> esempio) presenti nella crosta terrestre,<br />
la dose ambientale è molto più alta in<br />
corrispondenza di suoli granitici rispetto ai<br />
suoli composti da rocce sedimentarie.<br />
L’Italia, a causa della sua configurazione geologica,<br />
presenta aree ad elevata concentrazione<br />
di gas radon ed elevati valori di radiazioni<br />
gamma, nettamente su<strong>per</strong>iori al resto del<br />
mondo (Radiazioni e Radioprotezione - Istituto<br />
Nazionale di Fisica Nucleare). La nocività di<br />
queste radiazioni non è ben evidente al<br />
momento: addirittura una nuova “scienza” è<br />
stata istituita, la cronoastrobiologia (Biomedical<br />
Pharmacotherapy, 0ttobre 2004) che<br />
ha messo in evidenza le influenze dell’elettromagnetismo<br />
solare sui ritmi cardiaci dell’uomo,<br />
e l’incidenza di modificazioni della<br />
pressione arteriosa e del ritmo cardiaco in un<br />
alto numero della popolazione di certe zone<br />
della Terra in conseguenza di tempeste elettromagnetiche<br />
solari. Non si sa ancora quale<br />
sia l’effetto di queste radiazioni su altri organi<br />
del corpo, compresa la pelle e i capelli, ma<br />
sembra accertato con sufficiente certezza<br />
un’influenza sul comportamento.<br />
Le onde elettromagnetiche esistono un po’<br />
dovunque a varia intensità, ma l’uomo può<br />
<strong>per</strong>cepirne solo una piccola parte tramite i<br />
suoi organi di senso.<br />
Dell’intero spettro delle onde elettromagnetiche,<br />
che si estende <strong>per</strong> circa 25 ordini di<br />
grandezza a partire da onde di migliaia di<br />
chilometri di “lunghezze d’onda” (campi quasi<br />
statici) a onde di milionesimi o miliardesimi<br />
di “micrometri” (raggi gamma, raggi da sciami<br />
cosmici), l’uomo avverte direttamente<br />
solo le radiazioni non ionizzanti comprese<br />
tra 0,4 e 0,9 micrometri (luce visibile), e soltanto<br />
tramite la retina dell’occhio. Sempre<br />
nell’ambito delle radiazioni non ionizzanti,<br />
una banda un po’ più ampia, quella dei raggi<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
infrarossi è <strong>per</strong>cepita dai recettori termici<br />
cutanei. Ciò non esclude che anche il resto<br />
dello spettro possa stimolare ed interferire con<br />
le strutture e gli equilibri bioelettrici e/o chimico-fisici<br />
del nostro organismo. Le interazioni<br />
fisiche e gli effetti biologici sul nostro organismo<br />
sono diverse <strong>per</strong> le diverse tipologie di<br />
onde e possono comportare cambiamenti<br />
temporanei o <strong>per</strong>manenti e stimolare funzioni<br />
o alterazioni specifiche: i raggi UV, che in<br />
natura stimolano la fotosintesi clorofilliana,<br />
nell’uomo promuovono la sintesi di precursori<br />
della sintesi ossea, ma anche effetti negativi<br />
legati al processo di photoaging fino a precancerosi<br />
e carcinomi cutanei. Inoltre è noto che<br />
<strong>tutti</strong> gli scambi termici nei materiali sia organici<br />
che inorganici avvengono tramite emissione<br />
e assorbimento di raggi infrarossi (IR).<br />
Il discorso si complica se si valuta l’impatto<br />
delle radiazioni UV e IR in seguito alle modificazioni<br />
climatiche. Studi molto interessanti<br />
sull’effetto della deplezione di ozono dell’atmosfera,<br />
hanno dimostrato l’aumento di incidenza<br />
statisticamente significativo di tumori<br />
cutanei, sia benigni che maligni (van der Leun<br />
JC, de Gruijl FR. Photochem Photobiol Sci. 2002;<br />
1:324-6; de Gruijl FR. Eur J Cancer. 1999;<br />
35:2003-9): gli Autori hanno dimostrato una<br />
correlazione tra il buco dell’ozono e l’aumento<br />
della tem<strong>per</strong>atura ambientale e l’aumento<br />
dei casi di tumori cutanei.<br />
L’etiologia della carcinogenesi cutanea causata<br />
dai raggi UV sembra essere sempre il meccanismo<br />
di induzione dell’apoptosi da formazione<br />
di radicali liberi e di innesco della cascata<br />
caspasica.<br />
I danni alla cute e ai capelli<br />
Esposizioni molto intense a radiazioni<br />
UV provocano effetti patologici acuti sulla<br />
pelle: eritemi, ustioni. Molto più subdolo il<br />
danno da basse dosi di radiazioni <strong>per</strong> esposizioni<br />
prolungate, in cui è completamente<br />
assente il sintomo acuto, che spesso può agire<br />
da segnale di allarme.<br />
In molti casi, come nel photoaging, il danno si<br />
manifesta dopo anni di esposizione ripetuta.<br />
È sempre più evidente che il meccanismo di<br />
apoptosi provocato dalle radiazioni UV alle
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
cellule della papilla dermica, o forse più precisamente<br />
della matrice e della guaina epiteliale<br />
interna e delle bulge sia alla base di<br />
molte forme di defluvium telegenico o di<br />
alopecia androgenica. Un dato importante è<br />
l’aumento di incidenza di lesioni da photoaging<br />
cronico e di tumori cutanei delle aree<br />
calve, soprattutto negli uomini, che lascia<br />
presumere un danno anche alle strutture<br />
annessiali del capillizio.<br />
Nello spettro delle onde elettromagnetiche<br />
che raggiungono la Terra c’è anche una parte<br />
di onde più lunghe (700 nm - 1 mm), i Raggi<br />
Infrarossi (IR), che possono essere coinvolti,<br />
come comprovato dagli studi più recenti<br />
nella prevenzione del danno attinico e della<br />
carcinogenesi, anche se le modificazioni<br />
molecolari provocate dagli IR non sono completamente<br />
note.<br />
Albert Kligman, in uno studio del 1982,<br />
dimostrò come l’effetto cumulativo di IR e<br />
UV aumentasse la carcinogenicità cutanea<br />
determinando danni istologici di photoaging<br />
amplificati rispetto alla esposizione di soli<br />
UV o di soli IR, concludendo che le radiazioni<br />
infrarosse, anche in un range fisiologico,<br />
non sono innocue (A Kligman, Arch<br />
Dermatol Res, 1982).<br />
Uno studio di Kaidbey evidenziò che una<br />
irradiazione con IR non proteggeva la pelle<br />
dagli effetti acuti dei RUV (Kaidbey KH,<br />
Witkowski TA, Kligman AM. Arch Dermatol.<br />
1982; 118:315-8).<br />
Di diverso avviso la letteratura più recente.<br />
Franks ha evidenziato in vitro, su colture di<br />
fibroblasti umani, come una pre-irradiazione<br />
con IR protegga i fibroblasti dermici dall’effetto<br />
citotossico deigli UV (Frank S et al. J<br />
Invest Dermatol. 2004; 123:823-31). In particolare<br />
l’effetto protettivo degli infrarossi si<br />
esplica a livello mitocondriale con una<br />
sovraespressione della proteina Hsp27 in<br />
grado di prevenire l’assemblaggio di apoptosomi,<br />
proteine pro-apoptotiche. I mitocondri,<br />
quindi, sono il bersaglio primario delle<br />
radiazioni IR e queste ultime eserciterebbero<br />
un effetto pro-apoptosico subito dopo esposizione,<br />
e anti-apoptosico a distanza di 24<br />
ore tempo necessario <strong>per</strong> preparare le cellule<br />
a resistere al danno sul DNA causato dai<br />
raggi UV.<br />
Sempre Frank, in uno studio più recente, ha<br />
dimostrato <strong>per</strong> la prima volta, come le cellule<br />
deficitarie di proteina p53 non siano protette<br />
dalla citotossicità degli UVB nonostante la tecnica<br />
di preirraggiamento con IR. I fibroblasti<br />
umani in coltura dopo esposizione a IR normalmente<br />
accumulano proteina p53, fattore<br />
coinvolto nella stabilizzazione e fosforilazione<br />
della serina 15 e 20, e nello stimolo dell’attività<br />
di trascrizione. Anche in questo studio<br />
viene confermata l’azione preventiva dei raggi<br />
IR anticipando il danno da UV sulle cellule<br />
(Frank S et al. Exp Dermatol. 2006; 15:130-7).<br />
D’altra parte uno studio di Kim mette in evidenza<br />
il meccanismo di angiogenesi nel<br />
derma su<strong>per</strong>ficiale, dopo un irradiazione<br />
acuta di IR. Lo stress termico provocato dall’improvviso<br />
aumento della tem<strong>per</strong>atura<br />
cutanea, da 32 a 42°C, causa l’aumento delle<br />
proteine da shock termico (Hsp 72-70) che<br />
dà una sovraregolazione del fattore di crescita<br />
vascolare (VEGF) e una contemporanea<br />
sottoregolazione di trombospondina (TSP)-<br />
2, fattore inibitorio l’angiogenesi (Kim MS et<br />
al. Br J Dermatol. 2006; 155:1131-8).<br />
Una banda vicina agli IR ha trovato recente<br />
applicazione in dermatologia <strong>per</strong> l’effetto di<br />
fotomodulazione, nella cura delle ulcere diabetiche,<br />
da stasi venosa, nella guarigione<br />
delle ferite chirurgiche o traumatiche<br />
(Whelan HT et al. J Clin Laser Med Surg. 2001;<br />
19:305-14; Rinaldi F et al. In Press).<br />
La terapia vicina agli IR (FIR), come evidenziato<br />
da uno studio di Yu, fornisce luce a<br />
basse energie tramite un radiatore artificiale.<br />
Non è ancora del tutto chiaro il meccanismo<br />
d’azione, anche se l’efficacia della FIR avviene<br />
tramite un aumento del microcircolo dato<br />
da un aumento del pattern L-arginina/ossido<br />
nitrico, e da un effetto non termico e soprattutto<br />
dopo lunghi tempi di esposizione (45-<br />
60 minuti) (Yu SY et al. Photodermatol<br />
Photoimmunol Photomed. 2006; 22:78-86).<br />
Questo tipo di terapia apre nuove prospettive<br />
in campo terapeutico <strong>per</strong> le sue possiibili<br />
applicazioni: dalle patologie ischemiche a<br />
tutte quelle situazioni in cui l’aumento del<br />
microcircolo, e quindi del VEGF, stimola un<br />
incremento della produzione di ATP disponibile<br />
<strong>per</strong> cellule ad elevato ricambio come<br />
quelle della pelle e del bulbo pilifero.<br />
105
106<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
Possibilità terapeutiche e di prevenzione:<br />
dai fattori di crescita ai radical scavengers,<br />
dai filtri solari a specifici tessuti<br />
a protezione solare.<br />
Paola Bezzola<br />
Se è ormai noto il danno provocato<br />
dalle radiazioni ultraviolette ed i meccanismi<br />
che lo inducono, meno diffusa è la conoscenza<br />
sulla necessità di adottare una adeguata<br />
fotoprotezione esattamente come si fa<br />
<strong>per</strong> la pelle. Infatti il messaggio “il sole fa male<br />
alla pelle” è ormai molto diffuso e ogni medico<br />
è in grado di consigliare ai pazienti alcune<br />
misure cautelative da adottare <strong>per</strong> evitare<br />
i danni acuti e cronici degli UV. In tal senso<br />
la comunicazione è ovviamente più facile<br />
<strong>per</strong>ché il rischio di insorgenza di neoplasie<br />
cutanee UV-correlate è sicuramente un forte<br />
deterrente all’esposizione selvaggia e l’aumentata<br />
incidenza di melanomi cutanei negli<br />
ultimi anni è un evento ormai noto anche al<br />
vasto pubblico.<br />
Diverso il discorso <strong>per</strong> quanto riguarda la<br />
protezione del cuoio capelluto che viene<br />
ancora vissuto come un ‘area <strong>per</strong>iferica<br />
nonostante le neoplasie di questa zona siano<br />
significativamente più frequenti nei soggetti<br />
con diradamento dei capelli che spesso<br />
“dimenticano” quanto essa sia più esposta<br />
anche in modo non intenzionale (durante<br />
ogni attività condotta all’a<strong>per</strong>to).<br />
La strategia da utilizzare <strong>per</strong> una corretta fotoprotezione<br />
è invece meno chiara in quanto i<br />
filtri <strong>per</strong> capelli presentano problemi di formulazione<br />
che li rendono meno efficaci di<br />
quelli impiegati <strong>per</strong> la protezione della cute<br />
.Infatti essi devono essere in grado di ridurre la<br />
quantità di raggi che colpiscono i capelli e<br />
modificare l’ambiente chimico che favorisce la<br />
fotodegradazione del triptofano e quindi innesca<br />
la modificazione del fusto (Signori V. J<br />
Cosmet Sci. 2004; 55:95-113; Nogueira et al.<br />
Photochem Photobiol Sci. 2006; 5:165-9).<br />
International Hair Research Foundation, Milano<br />
La scelta della formulazione è fondamentale<br />
<strong>per</strong>ché il filtro deve depositarsi in quantità<br />
adeguata sul fusto (deve <strong>per</strong>tanto essere<br />
incorporato in prodotti con affinità particolare)<br />
e rimanervi un tempo adeguato. In tal<br />
senso sarebbero le formulazioni spray oilshine<br />
quelle più indicate <strong>per</strong>ché dotate di<br />
alta affinità e quindi maggiore stabilità e<br />
durata. (Braida et al. Skin Pharmacol. 1994;<br />
7:73-7).<br />
I filtri proposti sono l’octilmetossicinnamato,<br />
il benzofenone 3 e derivati quaternari come<br />
il cinnamidopropyl-trimetilammoniocloridro.<br />
Vi sono studi di valutazione di efficacia<br />
anche dell’aggiunta ai filtri <strong>per</strong> capelli di<br />
sostanze free-radical scavengers che si sarebbero<br />
dimostrate vantaggiose nel contrastare<br />
la produzione di radicali liberi UV correlati.<br />
Non meno importante d’altra parte è la gradevolezza<br />
cosmetica del prodotto che deve<br />
essere facilmente pettinabile e distribuibile<br />
sui fusti con impatto esteticamente e funzionalmente<br />
accettabile.<br />
Un altro grande capitolo della fotoprotezione<br />
è legato all’uso di copricapo che sono sicuramente<br />
pratici e confortevoli durante la normale<br />
vita all’aria a<strong>per</strong>ta non costringendo a<br />
ripetute applicazioni di prodotti topici che<br />
non <strong>tutti</strong> possono gradire (si pensi in particolare<br />
al pubblico maschile) (La<strong>per</strong>re J,<br />
Gambichler T. Photodermatol Photoimmunol<br />
Photomed. 2003; 19:11-6).<br />
L’uso di particolari tessuti trattati e schermanti<br />
nei confronti delle radiazioni UV<br />
garantisce un indice di protezione molto più<br />
alto di quello dei cappelli normali; è importante<br />
anche un trattamento antitraspirante<br />
del tessuto <strong>per</strong>ché è ben noto che il calore e<br />
l’umidità che si sviluppano in condizioni di<br />
i<strong>per</strong>sudorazione (specie in ambiente chiuso
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
come sotto un cappello) sono fattori aggravanti<br />
il danno attico, in quanto la maggior<br />
ricchezza di acqua favorisce la formazione di<br />
radicali liberi espressione del danno UVindotto<br />
alle proteine del fusto. Esistono in<br />
commercio speciali cappellini che garantiscono<br />
una protezione dei raggi UV del 98%,<br />
equivalente ad un valore di indice di protezione<br />
di 50+, in accordo con la classificazione<br />
AS/NZS 4399 1996. La International Hair<br />
Research Foundation ha effettuato i test clinici<br />
dermatologici di valutazione l’effettiva capacità<br />
filtrante del tessuto, con uno studio in<br />
doppio cieco con cappellini trattati e non<br />
trattati (vedi anche in www.ihrf.eu).<br />
Indicato è anche l’utilizzo di antiradicalici <strong>per</strong><br />
via sistemica (genisteina, picnogenolo, licopene)<br />
ed integratori di aminoacidi specifici<br />
(compresi triptofano, taurina ed ornitina).<br />
Gli stessi aminoacidi sono efficaci se applicati<br />
direttamente sul cuoio capelluto e capelli<br />
in varie formulazioni (lozioni, maschere) che<br />
possono essere preparate galenicamente<br />
secondo il colore e la tipologia dei capelli .<br />
Poiché è ormai noto che gli UV possono<br />
indurre telogen effluvium ed addirittura<br />
alcuni Autori ipotizzano che anche l’alopecia<br />
androgenetica possa essere considerata una<br />
dermatosi fotoaggravata, uno stimolo significativo<br />
alla crescita dei capelli è rappresentato<br />
dall’impiego dei fattori di crescita (VEGF,<br />
FGF) che rappresentano una via di trasferimento<br />
dei segnali di regolazione cellulare a<br />
livello della papilla dermica e delle altre<br />
strutture del bulbo pilifero, segnali determinanti<br />
<strong>per</strong> la sua trasformazione ciclica attraverso<br />
le varie fasi, determinando la rapida<br />
proliferazione dei cheratinociti follicolari,<br />
dell’allungamento e dello spessore del fusto.<br />
Sappiamo che esistono due aree di riserva di<br />
cellule staminali a livello del bulbo pilifero,<br />
in grado di garantire la riproduzione cellulare<br />
e quindi la formazione di un nuovo bulbo<br />
dopo la scomparsa di quello vecchio durante<br />
la fase telogen. Una è localizzata lungo la<br />
guaina epiteliale esterna nella zona di inserzione<br />
del muscolo erettore del pelo (bulge<br />
zone ove risiederebbe circa il 95% delle cellule<br />
staminali), l’altra nell’area sottostante la<br />
papilla dermica.<br />
È probabile che la formazione del nuovo<br />
bulbo avvenga <strong>per</strong> migrazione delle cellule<br />
dall’area della bulge grazie alla stimolazione<br />
di numerosi mediatori (fattori di crescita,<br />
citochine ecc).<br />
In tal senso l’attenzione si è focalizzata sull’importanza<br />
dei fattori biologici all’interno<br />
della papilla dermica del bulbo del capello<br />
che è la zona di scambio grazie alla presenza<br />
dei capillari delle anse papillari, ed in particolare<br />
sul ruolo svolto dal fattore di crescita<br />
vascolare (VEGF) e dal fattore di crescita<br />
fibroblastico (FGF).<br />
Da tempo infatti è noto il ruolo del VEGF<br />
nell’indurre una mitosi specifica delle cellule<br />
endoteliali con aumento di dimensioni<br />
dei vasi <strong>per</strong>ifollicolari durante l’anagen e<br />
netta riduzione degli stessi quando inizia la<br />
fase involutiva di catagen e la successiva di<br />
telogen.<br />
Questa angiogenesi da “rimodellamento”<br />
porta ad un aumentato afflusso di sostanze<br />
indispensabili all’accrescimento cellulare<br />
durante la fase di attività e quindi un prolungamento<br />
della fase anagen ed un aumento<br />
di volume dei follicoli piliferi.<br />
Si è dimostrato inoltre che uno dei più utilizzati<br />
farmaci nel trattamento delle alopecie,<br />
cioè il minoxidil, agisce anche stimolando la<br />
produzione di VEGF e che tale fenomeno è<br />
mediato dall’adenosina acido nucleico presente<br />
in <strong>tutti</strong> gli organismi viventi, di cui<br />
sono presenti tre diversi tipi di recettore<br />
(punti di attacco sulla cellula) a livello della<br />
papilla dermica. L’adenosina determina una<br />
sovraregolazione anche dell’espressione di<br />
FGF7 (fattore di crescita fibroblastico) detto<br />
anche fattore di crescita dei cheratinociti che<br />
si traduce in una stimolazione della crescita<br />
dei capelli. L’azione dell’adenosina è un’azione<br />
diretta sul recettore molto più rapida di<br />
quella del minoxidil che agisce <strong>per</strong> via indiretta<br />
adenosina-mediata (in vitro l’up regulation<br />
di FGF7 e VGF avviene in 2 ore con<br />
adenosina, in 8 ore con minoxidil).<br />
Recentemente alcuni studi (Zemtsov A. Skin<br />
Res Technol. 2007; 13:115-8) hanno focalizzato<br />
l’attenzione sul possibile uso terapeutico<br />
della fosfocreatina <strong>per</strong> via topica a livello<br />
cutaneo con azione non solo di protezione<br />
nei confronti dei danni UV indotti ma anche<br />
di miglioramento clinico. Infatti l’invecchia-<br />
107
108<br />
mento cellulare in generale e quello UV<br />
indotto in particolare, è caratterizzato da un<br />
declino del metabolismo cellulare, mediato<br />
dai radicali liberi, prevalentemente causato<br />
da alterazioni della funzione mitocondriale;<br />
poiché le cellule compensano tale ridotta<br />
capacità energetica mitocondriale con vie<br />
metaboliche extramitocondriali come la gli-<br />
Effetto dei raggi ultravioletti<br />
sui capelli<br />
L’influenza della luce solare e dei raggi<br />
ultravioletti (UVR) sui capelli è studiata da<br />
molto tempo ed è ormai assolutamente evidente<br />
che l’esposizione ai raggi solari (e alle<br />
lampade UV artificiali) provoca un danno<br />
importante al fusto del capello.<br />
L’effetto dei raggi solari determina modificazione<br />
chimiche e strutturali al fusto, sia nei<br />
capelli sani che patologici, sottoposti o no a<br />
trattamenti cosmetici. Il danno si manifesta a<br />
qualsiasi età.<br />
In linea di massima i capelli biondi sono<br />
meno fotostabili di quelli castani e di quelli<br />
neri <strong>per</strong> la parziale protezione della melanina),<br />
quelli sottoposti a trattamenti chimici<br />
tendono a sbiadire e ingiallirsi rispetto a<br />
quelli non trattati. In più, i capelli ossigenati<br />
devono essere ulteriormente protetti contro<br />
le modificazioni proteiche e lipidiche del<br />
fusto foto-indotte dai raggi UV. I capelli<br />
grigi, poi, subiscono il danno maggiore.<br />
I meccanismi di danno indotto dai UVR alla<br />
struttura del capello sono riassumibili nei<br />
seguenti punti:<br />
I raggi UVR determinano un cambiamento<br />
della composizione chimica del capello,<br />
che subisce un effetto di foto-ossidazione.<br />
Gli UVA hanno un effetto maggiore<br />
nel provocare la fotossidazione ad o<strong>per</strong>a<br />
soprattutto degli UVA. L’umidità aumenta<br />
il danno in modo significativo. La melanina<br />
naturale all’interno del fusto è un<br />
È DIMOSTRATO CHE:<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
colisi o il sistema della creatinfosfochinasi<br />
(CPK), l’incremento di quest’ultima nell’area<br />
danneggiata si traduce in una aumentata attività<br />
cellulare con protezione nei confronti<br />
del danno ossidativo.<br />
La creatina cioè funzionerebbe come una<br />
ricarica energetica con marcata azione protettiva<br />
nei confronti dello stress cellulare.<br />
mezzo di protezione estremamente debole<br />
<strong>per</strong> controllare l’effetto negativo dei<br />
raggi solari: tuttavia, maggiore è la concentrazione<br />
della melanina contenuta<br />
nella corteccia, minore è il danno. La cuticola<br />
non contiene melanina, e non possiede<br />
quindi fattori naturali di protezione, e<br />
subisce i danni più importanti anche in<br />
considerazione dell’alta quantità di cistina.<br />
La fotossidazione delle fibre del capello<br />
segue una via diversa dall’ ossidazione<br />
chimica. La fotossidazione avviene a livello<br />
di un legame C – S della cistina portando<br />
alla formazione di 1 mole di acido<br />
cisteico nei prodotti di formazione, indotta<br />
dai radicali liberi; l’ossidazione chimica<br />
determina la scissione del legame S – S,<br />
con formazione di 2 moli di acido cistico.<br />
L’acqua contenuta all’interno del fusto è<br />
un prerequisito fondamentale <strong>per</strong> accelerare<br />
e provocare il danno, dal momento<br />
che <strong>per</strong>mette la diffusione dei radicali<br />
liberi che innescano la reazione chimica<br />
di ossidazione.<br />
I capelli esposti alla luce solare mostrano<br />
una netta modificazione delle loro caratteristiche<br />
fisiche, con riduzione alla resistenza<br />
alla trazione, maggior suscettibilità<br />
all’attacco degli alcali e formazione di più<br />
del doppio di acido cistico.<br />
Si osserva una <strong>per</strong>dita delle proteine della<br />
cuticola in conseguenza al danno solare, e<br />
una modificazione chimica dei processi
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
cross-linked proteici provocati sia dagli<br />
UVA e che dagli UVB.<br />
Uno studio s<strong>per</strong>imentale di Reutsch et al.<br />
ha dimostrato che, dopo esposizioni prolungate<br />
a UVR e in condizione di umidità,<br />
la melanina può non apparire degradata,<br />
con i granuli di pigmento apparentemente<br />
intatti, e che i capelli mantengono il<br />
loro colore naturale. Tuttavia quando gli<br />
stessi capelli esposti a UVR vengono trattati<br />
con <strong>per</strong>ossido di idrogeno alcalino la<br />
melanina va incontro ad un processo<br />
istantaneo di disintegrazione, segno del<br />
danno foto-indotto.<br />
Il triptofano è uno degli aminoacidi fondamentali<br />
nella formazione della cheratina e<br />
ha il picco dell’assorbimento degli UVR alla<br />
lunghezza d’onda di 280 nm. La modificazione<br />
del triptofano può essere uno dei<br />
meccanismi della degradazione della cheratina<br />
a livello della cuticola, precedendo<br />
quella del doppio legame di S cheratinico.<br />
Addirittura, la fluorescenza di molecole di<br />
triptofano è uno dei test utilizzati <strong>per</strong> la<br />
valutazione del fotodanno del fusto dei<br />
capelli. La distruzione del triptofano è maggiore<br />
in presenza di acqua nel fusto dei<br />
capelli, rispetto a fusti immersi in olio<br />
minerale (non polare) in cui la distruzione<br />
risulta minima. Uno studio di Rele et al. ha<br />
dimostrato la maggior efficacia dell’olio di<br />
cocco nella prevenzione del danno fotoindotto,<br />
anche in presenza di acqua.<br />
Recentemente è stato dimostrato da Inoue<br />
et al. la presenza di una proteina ad altissimo<br />
contenuto di cistina, a livello della<br />
endocuticola, denominata proteina<br />
S1003A , intimamente correlata al doppio<br />
legame di zolfo che determina l’integrità<br />
strutturale della fibra del fusto.<br />
L’irradiazione con UVR danneggia irreparabilmente<br />
la proteina S1003A, portando<br />
alla sua disgregazione: secondo tali nuovi<br />
studi, questo potrebbe essere il meccanismo<br />
fondamentale del danno strutturale.<br />
La proteina, <strong>per</strong>altro, sembra essere danneggiata<br />
anche da lavaggi troppo frequenti<br />
o spazzolature troppo aggressive.<br />
L’ eumelanina è meno sensibile alla degradazione<br />
dei raggi solari della feomelanina<br />
che, al contrario, è meno danneggiata<br />
dalla ossidazione chimica della eumelanina.<br />
Il danno indotto dalle radiazioni solari provoca<br />
drammatiche modificazioni delle proprietà<br />
fisiche del capello, con riduzione<br />
della resistenza alla tensione, facilità alla<br />
rottura, minor efficacia dei trattamenti<br />
cosmetici (dalla messa in piega, alla tintura),<br />
aumento dei danni dei trattamenti chimici,<br />
e imbibizione di acqua. L’aspetto<br />
macroscopico è di capelli secchi, fragili e<br />
opachi. Spesso è possibile vedere dei piccolissimi<br />
punti bianchi lungo il fusto, corrispondenti<br />
a piccole zone di frattura (tricoressi<br />
nodosa, ben evidente in microscopia).<br />
Esposizioni prolungate ai raggi UVR e<br />
particolarmente “aggressive” possono portare<br />
alla completa fusione delle cellule<br />
della cuticola, con disintegrazione dello<br />
strato ed esposizione di quello corticale<br />
sottostante.<br />
La maggior parte degli studi s<strong>per</strong>imentali<br />
viene eseguita in condizioni “forzate”, con<br />
tempi di irradiazione spesso su<strong>per</strong>iori a<br />
quelli a cui è normalmente sottoposto un<br />
individuo durante la giornata.<br />
D’altra parte queste ricerche vengono effettuate<br />
in tempi relativamente brevi (pochi<br />
giorni, raramente una settimana consecutiva),<br />
tempo estremamente inferiore all’esposizione<br />
media di un individuo durante un<br />
<strong>per</strong>iodo prolungato di vacanza al sole, o con<br />
abitudini di esposizione a raggi UVR naturali<br />
o artificiali.<br />
È estremamente importante notare che la<br />
testa è la parte del corpo sempre esposta alle<br />
radiazioni solari (salvo uso costante di copricapo)<br />
e che spesso il tempo reale di esposizione<br />
solare è sottovalutato (erroneamente,<br />
nell’opinione comune, il rischio provocato<br />
dai raggi solari è concentrato alle ore di<br />
spiaggia). È stato calcolato che la esposizione<br />
al sole <strong>per</strong> individui abitanti in una città,<br />
con un lavoro d’ufficio, e che passano una<br />
109
110<br />
media di tre settimane di vacanze all’anno, è<br />
comunque molto alto, tale da meritare le<br />
necessarie precauzioni <strong>per</strong> ridurre il rischio<br />
di tumore cutaneo. Allo stesso modo varrebbe<br />
la pena attuare una prevenzione del<br />
danno attinico ai capelli e al cuoio capelluto.<br />
L’unità di misura dell’energia radiante ricevuta<br />
<strong>per</strong> area di su<strong>per</strong>ficie è definita irradianza<br />
(W m 2 ), unità che è spesso associata<br />
ad una lunghezza d’onda o a uno spettro di<br />
lunghezze d’onda della radiazione (W m 2<br />
nm). La somma della irradianza <strong>per</strong> un<br />
<strong>per</strong>iodo di tempo è chiamata energia radiante.<br />
A seconda del numero di ore di esposizione,<br />
della zona geografica, dell’incidenza<br />
dei raggi solari (considerati nella totalità di<br />
luce visibile, UV e infrarossi), si può determinare<br />
la quantità di energia solare assorbita<br />
da un individuo.<br />
Esistono tabelle precise, specie nelle zone a<br />
maggior rischio di incidenza di tumori cutanei<br />
melanoma e non-melanoma, che indicano<br />
il valore di irradianza e il relativo rischio.<br />
Per esempio, se pur approssimativamente:<br />
passare tutta la giornata in ambiete esterno<br />
soleggiato <strong>per</strong> una settimana d’estate<br />
determina una irradianza tra 70 x 10 6 e<br />
140 x 10 6 J m 2<br />
passare mezza giornata in ambiente esterno<br />
soleggiato <strong>per</strong> una settimana d’estate<br />
determina una irradianza di 60 x 10 6 J m 2<br />
passare solo qualche ora in ambiente<br />
esterno soleggiato <strong>per</strong> una settimana, ma<br />
verso il tardo pomeriggio e la sera dà<br />
un’irradianza di 20 x 10 6 J m 2<br />
Gli studi s<strong>per</strong>imentali hanno sempre utiliz-<br />
L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />
zato trecce di capelli naturali, vergini o trattati,<br />
considerando <strong>per</strong>ò la sola struttura del<br />
fusto in condizioni non patologiche.<br />
Ovviamente i capelli di un individuo devono<br />
tener conto di altri fattori che possono<br />
aggravare il rischio del danno:<br />
le condizioni individuali di salute del<br />
bulbo e del fusto: non sempre i capelli<br />
sono <strong>per</strong>fettamente sani, formati da bulbi<br />
sani, in soggetti con corretta alimentazione<br />
e conseguente formazione di cheratina<br />
adeguata, e protetti da sostanze ad azione<br />
antiradicalica;<br />
spesso le abitudini igieniche e cosmetiche<br />
individuali stressano il fusto in modo<br />
importante (la frequenza e qualità dello<br />
shampoo, tecniche di asciugatura, le abitudini<br />
di “styling” e la scelta dei tempi,<br />
uso corretto o scorretto di cosmetici, lunghezza<br />
dei capelli);<br />
condizioni ambientali; ambienti di vita<br />
inquinati, presenza di metalli pesanti, polveri<br />
sottili, umidità o secchezza dell’ambiente<br />
possono ulteriormente danneggiare<br />
il fusto e renderlo ancora più esposto al<br />
rischio. Il capello fotodanneggiato è particolarmente<br />
sensibile all’assorbimento del<br />
rame, che può svolgere un effetto negativo<br />
sulla formazione delle microfibrille;<br />
l’età, la situazione ormonale, uso di farmaci<br />
(sistemici o topici), fumo di sigaretta,<br />
e “mille” altri fattori di rischio.<br />
Sarebbe quindi importante effettuare una<br />
corretta prevenzione del danno attinico ai<br />
capelli, esattamente come si fa <strong>per</strong> la pelle (al<br />
di là della differenza dell’entità del danno).