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Speciale - Salute per tutti

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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1 DCB Milano<br />

Anno 11 n.2/2008<br />

<strong>Speciale</strong><br />

PROTEZIONE SOLARE<br />

Antonino Di Pietro<br />

Riccarda Serri<br />

Adele Sparavigna<br />

Maria Concetta Romano<br />

Paolo Pigatto<br />

Maurizio Cavallini<br />

Carlo Alfaro<br />

Luigi Tarallo<br />

Fabio Rinaldi<br />

Mauro Barbareschi<br />

Elisabetta Sorbellini<br />

Paola Bezzola


Direttore Responsabile<br />

Pietro Cazzola<br />

Direttore Generale<br />

Armando Mazzù<br />

Direttore Marketing<br />

Coordinatore della pubblicazione<br />

Antonio Di Maio<br />

Redazione e Amministrazione<br />

Scripta Manent s.n.c.<br />

Via Bassini, 41 - 20133 Milano<br />

Tel. 0270608091 - 0270608060<br />

Fax 0270606917<br />

E-mail: scriman@tin.it<br />

Consulenza Amministrativa<br />

Cristina Brambilla<br />

Consulenza Grafica<br />

Piero Merlini<br />

Impaginazione Clementina Pasina<br />

Registrazione Tribunale di Milano n. 383<br />

del 28/05/1998<br />

Iscrizione al Registro Nazionale<br />

della Stampa n.10.000<br />

Stampa Parole Nuove s.r.l. Brugherio (MI)<br />

È vietata la riproduzione totale o parziale, con<br />

qualsiasi mezzo, di articoli, illustrazioni e fotografie<br />

pubblicati su Scripta MEDICA senza autorizzazione<br />

scritta dell’Editore.<br />

L’Editore non risponde dell’opinione espressa<br />

dagli Autori degli articoli.<br />

Edizioni Scripta Manent pubblica inoltre:<br />

ARCHIVIO ITALIANO<br />

DI UROLOGIA E ANDROLOGIA<br />

RIVISTA ITALIANA DI MEDICINA<br />

DELL’ADOLESCENZA<br />

JOURNAL OF PLASTIC DERMATOLOGY<br />

INFORMED, CADUCEUM, IATROS, EUREKA<br />

Volume 11, n. 2, 2008<br />

Indice<br />

Esposizione solare e ruolo del medico.<br />

Antonino Di Pietro<br />

I <strong>per</strong>ché di una monografia sulla protezione solare.<br />

Adele Sparavigna, Riccarda Serri, Maria Concetta Romano<br />

L’esposizione solare: corretta informazione.<br />

Paolo Pigatto<br />

Chirurgia: l’esposizione solare.<br />

Maurizio Cavallini<br />

Capelli: l’esposizione solare.<br />

Fabio Massimo Rinaldi pag. 53<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

Antonino Di Pietro, Adele Sparavigna, Riccarda Serri,<br />

Maria Concetta Romano, Paolo Pigatto, Maurizio Cavallini<br />

Gli adolescenti e l’abbronzatura.<br />

Carlo Alfaro, Luigi Tarallo<br />

Gli effetti della radiazione ultravioletta<br />

sui capelli e sul cuoio capelluto.<br />

Mauro Barbareschi pag. 97<br />

Valutazione dei danni al follicolo pilifero<br />

in seguito ad irradiazione con UV:<br />

quantificazione del danno apoptotico<br />

e modificazioni morfologiche.<br />

Fabio Rinaldi<br />

Gli effetti della radiazione infrarossa<br />

e del caldo sui capelli e sul cuoio capelluto.<br />

Elisabetta Sorbellini<br />

pag. 61<br />

pag. 97<br />

Possibilità terapeutiche e di prevenzione: dai fattori<br />

di crescita ai radical scavengers, dai filtri solari<br />

a specifici tessuti a protezione solare.<br />

pag. 106<br />

Paola Bezzola<br />

pag. 91<br />

pag. 103<br />

Diffusione gratuita. Ai sensi della legge 675/96 è possibile, in qualsiasi momento ,<br />

opporsi all’invio della rivista comunicando <strong>per</strong> iscritto la propria decisione a:<br />

Edizioni Scripta Manent s.n.c.<br />

Via Bassini, 41 - 20133 Milano


c’era una volta...<br />

Collezione privata


Scripta MEDICA Volume 11, n. 2, 2008<br />

EDITORIALE<br />

La vita mi ha insegnato che il motto “chi si esalta sarà umiliato.....”<br />

non è solo un ammonimento evangelico, ma è piuttosto la conseguenza di<br />

una millenaria es<strong>per</strong>ienza sugli esiti delle eccessive autocelebrazioni.<br />

Ritengo che le capacità, il comportamento e le o<strong>per</strong>e di ognuno siano<br />

talmente visibili agli occhi di <strong>tutti</strong> che non sia necessario ricordarli in ogni<br />

occasione, a meno che..., a meno che ciò non sia espressamente richiesto<br />

dagli altri, come è capitato a me.<br />

Scripta Medica ha da poco compiuto 10 anni e alcune osservazioni mi inducono a pensare<br />

di avere bene o<strong>per</strong>ato. Badate bene, <strong>per</strong> giungere a questa conclusione, più che sulle dirette testimonianze<br />

di stima, facilmente oggetto di millanteria, mi sono basato sulle quotidiane richieste dei<br />

colleghi di ricevere la rivista ad un nuovo indirizzo, segno che il nostro lavoro è stato apprezzato<br />

a tal punto che dei professionisti indaffarati hanno deciso di <strong>per</strong>dere tempo prezioso <strong>per</strong> scrivere<br />

una lettera, comprare un francobollo e cercare una cassetta postale. Ciò vale anche <strong>per</strong> quelli che<br />

utilizzano la posta elettronica in quanto prima è necessario trovare l’indirizzo e-mail, poi scannerizzare<br />

la fascetta coi propri dati allegata alla rivista, e infine eseguire l’attachment... Insomma<br />

diciamocelo chiaramente: una rottura..., a cui ci si sottopone solo se si ritiene valga la pena!<br />

Altro indizio: in 10 anni abbiamo trattato quasi <strong>tutti</strong> (sottolineo quasi) i temi della medicina<br />

con articoli, rassegne, puntualizzazioni, ecc. e ciò avrebbe potuto far sorgere gelosie tra gli<br />

es<strong>per</strong>ti non coinvolti (sempre alla ricerca del minimo errore, inesattezza o omissione <strong>per</strong> denigrare<br />

il lavoro altrui) e la stizza delle aziende dei farmaci <strong>per</strong> qualche prodotto non citato o di cui<br />

sono stati troppo evidenziati gli effetti collaterali. In tutto questo <strong>per</strong>iodo ciò non è accaduto e<br />

ritengo che questo dato sia <strong>per</strong> noi un certificato della nostra attenzione, del nostro equilibrio, e<br />

<strong>per</strong>chè no, della nostra competenza.<br />

Scripta Medica celebra il suo primo decennio con questo numero speciale dedicato alla protezione<br />

solare. L'iniziativa è sorta partendo dalla constatazione che la protezione nei confronti di<br />

un danno alla salute, che può raggiungere gradi di gravità estremi, è lasciata ai consigli di categorie<br />

di <strong>per</strong>sone le cui competenze sono risibili. Ma a questo punto sé sorta una domanda: quali<br />

sono le conoscenze dei medici in termini di protezione solare? La risposta è stata: poco o nulla! Da<br />

ciò la necessità di chiedere ad autorevoli specialisti in Dermatologia di rendere note ai colleghi le<br />

più recenti nozioni su questo non comune argomento. Unitamente al mio compagno di avventura,<br />

Armando Mazzù, ringrazio calorosamente <strong>tutti</strong> coloro che con entusiasmo hanno aderito a<br />

questo progetto, sono riconoscente alle aziende che con il loro supporto pubblicitario l’hanno reso<br />

possibile e mi congratulo con una forte stretta di mano con il mio più stretto collaboratore, Antonio<br />

Di Maio, che ha magistralmente coordinato ogni aspetto di questa impresa.<br />

Pietro Cazzola<br />

51


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

ESPOSIZIONE SOLARE E RUOLO DEL MEDICO.<br />

Antonino Di Pietro<br />

Presidente ISPLAD (International Society of Plastic-Aesthetic and Oncologic Dermatology)<br />

L’immagine del sole nell’opinione pubblica si identifica con la<br />

vita, con la vacanza e con la felicità,<br />

ma <strong>per</strong> il dermatologo il sole ha un altro significato: esso infatti rappresenta<br />

un importante fattore eziopatogenetico <strong>per</strong> lo sviluppo di<br />

tumori cutanei e <strong>per</strong> l’invecchiamento della pelle.<br />

Da anni sono impegnato in un’o<strong>per</strong>a di prevenzione e di cura dei<br />

danni dovuti all’esposizione alla luce solare, ma mi rendo conto che<br />

nel comune pensare è ancora ben radicata l’idea che l’abbronzatura corrisponda ad un<br />

aspetto salutare della pelle.<br />

Per tale assioma erroneo e fuorviante è possibile scusare <strong>tutti</strong> quelli che non hanno competenze<br />

specifiche, ma è im<strong>per</strong>donabile che esso non venga messo in discussione e corretto<br />

da coloro che hanno la responsabilità della salute pubblica (medici di famiglia, e<br />

anche specialisti in Dermatologia).<br />

Con questa pubblicazione si è inteso informare, con rigore scientifico, <strong>tutti</strong> i colleghi sulle<br />

modalità e gli strumenti a disposizione <strong>per</strong> proteggere in modo efficace la cute e i suoi<br />

annessi dagli effetti dannosi di una eccessiva fotoesposizione. Lo scopo principale è quello<br />

di fare in modo che i consigli alla popolazione non siano lasciati a es<strong>per</strong>ti improvvisati, ma<br />

provengano direttamente dalla classe medica. Vi assicuro che si può (e si deve) fare….<br />

I PERCHÈ DI UNA MONOGRAFIA<br />

SULLA PROTEZIONE SOLARE.<br />

Adele Sparavigna, Riccarda Serri, Maria Concetta Romano<br />

SKINECO (International Association of Environmental Dermatology)<br />

Un’adeguata protezione solare deve essere sempre raccomandata<br />

dal dermatologo, in modo da prevenire danni a breve e lungo<br />

termine derivanti da incaute esposizioni. La materia è <strong>per</strong>ò complessa<br />

a vari livelli: fisico (natura delle radiazioni ed interazioni con<br />

l’ambiente), chimico (sostanze protettive naturali della pelle e formulazioni<br />

cosmetiche), biologico (meccanismi cellulari di danno e di<br />

protezione), dermatologico (individuazione dei danni da foto-esposizione<br />

e quantificazione dei meccanismi di causa-effetto), ecologico (buco nell’ozono con<br />

conseguente alterazione quali-quantitativa delle radiazioni a livello della su<strong>per</strong>ficie terrestre,<br />

inquinanti ambientali in grado di interagire con la luce). Paradossalmente, alcu-<br />

53


54<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

ni addetti ai lavori ritengono che l’uso di filtri solari , essendo in grado di prevenire l’eritema,<br />

possa incoraggiare esposizioni eccessive e prolungate al sole, promuovendo più<br />

che prevenire i danni fotoindotti. È lecito quindi porsi delle domande. La protezione solare<br />

è davvero utile? Come va applicata? In Australia, dove è presente la maggiore incidenza<br />

del melanoma nel mondo, da diversi anni sono in corso campagne di pubblica educazione<br />

sanitaria. È stato, tra l’altro, coniato lo slogan “slip, slop, slap, wrap” che si<br />

riferisce alle raccomandazioni relative all’uso di indumenti protettivi, filtri solari, cappelli<br />

ed occhiali da sole (“slip” into protective clothing, “slop” on sunscreens, “slap”<br />

on a protective hat, “wrap” on a pair of sunglasses). È un dato di fatto che oggi in<br />

Australia si comincia ad osservare una tendenza alla riduzione dell’incidenza del melanoma.<br />

Inoltre, studi condotti su animali di laboratorio e sull’uomo dimostrano l’efficacia<br />

preventiva dei filtri solari nei confronti dell’epitelioma spinocellulare, basocellulare e<br />

delle lesioni precancerose cutanee. Per quanto riguarda il nostro paese, anche se le campagne<br />

di educazione sanitaria cominciano ad avere una loro visibilità (non siamo a livello<br />

statunitense né tantomeno australiano) l’abbronzatura riveste ancora un “valore”<br />

estetico e sociale troppo grande: ci si abbronza a <strong>tutti</strong> i costi ed in tutte le stagioni.<br />

Inoltre, un errato atteggiamento comportamentale, favorito anche dalla scarsa informazione,<br />

può certamente determinare un uso scorretto dei prodotti protettivi solari: si<br />

applicano i filtri <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettersi esposizioni prolungate intense (e quindi a scopo<br />

“abbronzante”) a fronte di un ridotto rischio di insorgenza di eritema; il prodotto non<br />

viene distribuito bene sulla su<strong>per</strong>ficie corporea ed alcune aree rimangono non protette;<br />

esso non viene riapplicato adeguatamente, ad esempio dopo il bagno in mare e spesso le<br />

dosi applicate non sono sufficienti.<br />

Questa monografia è stata realizzata <strong>per</strong> incoraggiare il flusso corretto di informazioni<br />

tra dermatologo e paziente, basato su spiegazioni semplici da comprendere ma al tempo<br />

stesso accurate sul <strong>per</strong>ché e come ci si debba fotoproteggere.<br />

L’ESPOSIZIONE SOLARE: CORRETTA INFORMAZIONE.<br />

Paolo Pigatto<br />

IRCCS Ospedale Galeazzi di Milano, Università degli Studi Milano<br />

Fino a qualche tempo fa l’applicazione delle creme solari avveniva<br />

solo <strong>per</strong> proteggersi dalle ustioni solari e in alcune patologie<br />

dermatologiche associate a fotosensibilità.<br />

Purtroppo il ruolo delle radiazioni ultraviolette sulla cute umana non<br />

si limita a questi fenomeni ma si esplica anche nell’ambito del foto<br />

invecchiamento e della genesi dei tumori. Si è <strong>per</strong>tanto chiesto al filtro<br />

solare di avere un ruolo estremamente importante non solo nella<br />

semplice abbronzatura ma anche nella prevenzione della carcinogenesi.<br />

L’informazione medica non è <strong>per</strong>ò riuscita a seguire in modo altrettanto rapido il cambiamento<br />

non riuscendo a correlare le necessità cliniche e la comprensione generale del<br />

problema.<br />

A questo punto mentre è necessario <strong>per</strong> il paziente la comprensione che un insulto ripe-


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

tuto ultravioletto possa indurre la trasformazione cellulare in senso neoplastico è altresì<br />

fondamentale che il dermatologo acquisica della comprensioni foto biologiche e chimiche<br />

tali da portesi districare nella scelta del filtro appropriato.<br />

In ogni caso una corretta informazione potrà servire <strong>per</strong> comprendere meglio le modalità<br />

d’uso, e <strong>per</strong> eliminare quella forte frustrazione che avvertiva ogni paziente al quale veniva<br />

consigliato un filtro a alta protezione. I pazienti erano abituati a pensare ai filtri solari<br />

con fattori di protezione valutati secondo le metodiche proposte dall’Ente di controllo<br />

Americano che poneva un massimo a 20 mentre il professionista dermatologo ragionava<br />

con valutazioni europee (Colipa) che raggiungevano valori maggiori di 50.<br />

Nell’immaginario collettivo il paziente pensava di recarsi al mare e di esporsi al sole sotto<br />

una cappa impenetrabile tornando a casa “bianco come se non fosse stato in vacanza”.<br />

Questo colloquio tra sordi deve finire <strong>per</strong>che la divulgazione delle nozioni presenti in<br />

questo breve lavoro farà chiarezza in quella zona grigia della conoscenza che tratta i<br />

problemi della fotobiologia.<br />

CHIRURGIA: L’ESPOSIZIONE SOLARE.<br />

Maurizio Cavallini<br />

Vice Presidente ASSECE (European Association of Aesthetic Surgery)<br />

Nell’ambito della chirurgia plastica il risultato finale è influenzato<br />

non solo dalla tecnica adottata ma anche dall’assestamento dei<br />

tessuti, ivi compresi quelli dove è presente la cicatrice residua. Infatti<br />

una volta rimossi i punti di sutura (e quindi ad avvenuta cicatrizzazione)<br />

inizia la fase detta di maturazione della cicatrice che prevede:<br />

inizialmente un processo infiammatorio che può durare <strong>per</strong> un<br />

<strong>per</strong>iodo variabile fra uno e sei mesi durante il quale la cicatrice<br />

appare rossa, rilevata,con presenza di una fitta rete di neocapillari;<br />

successivamente l’infiammazione decresce progressivamente passando alla fase di<br />

stabilizzazione, durante la quale la cicatrice diventa sempre più chiara, piana e sottile.<br />

Tale fase può durare da uno a sei mesi a seconda del distretto corporeo coinvolto<br />

(nel viso le cicatrici si stabilizzazione prima, sul corpo più lentamente).<br />

Durante tutta la fase di evoluzione ma in particolare durante la fase infiammatoria è<br />

molto importante provvedere alla protezione solare della cicatrice. Ciò è fondamentale<br />

<strong>per</strong>chè il sole (o le lampade artificiali) provocando da una parte vasodilatazione che<br />

porta ad un aumento dei fenomeni infiammatori con conseguente maggior arrossamento<br />

e prolungamneto dei tempi di stabilizzazione, dall’altra i<strong>per</strong>pigmentazioni cicatriziali,<br />

cioè cicatrici più scure (in genere rosso scure o violacee) in modo definitivo. Per tali motivi<br />

in chirurgia plastica si evita di eseguire interventi estetici nel <strong>per</strong>iodo estivo, si riporta<br />

sempre nell’elenco delle istruzioni posto<strong>per</strong>atorie il divieto di esporsi al sole almeno<br />

<strong>per</strong> i due mesi successivi all'intervento e si consiglia comunque di indossare abiti protettivi<br />

(nel caso del corpo) e/o occhiali da sole e cappelli (<strong>per</strong> interventi al viso). Infine fondamentale<br />

l’uso e l’applicazione sulla cicatrice almeno due volte al giorno <strong>per</strong> diversi<br />

mesi di creme a fattore molto alto di protezione.<br />

55


56<br />

Presidente IHRF (International Hair Research Foundation)<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

L’IMPORTANZA DELLA CORRETTA INFORMAZIONE<br />

AGLI ADOLESCENTI<br />

Carlo Alfaro<br />

UOC di Pediatria, Ospedali Riuniti Stabiesi, P.O. S. Leonardo, ASL NA 5, Castellamare di Stabia (Napoli)<br />

L’adolescente deve appropriarsi di una nuova immagine di sé e<br />

si tratta di un compito della crescita non semplice: il suo noto senso<br />

di onnipotenza lo rende refrattario alle raccomandazioni prudenziali.<br />

Le insidie dei raggi ultravioletti sono particolarmente pesanti nei<br />

primi anni di vita! Fino all’80% dei danni da radiazione ultravioletta<br />

si verifica prima dei 18 anni. Particolarmente rischiosa la pratica<br />

dell’abbronzatura attraverso fonti artificiali di luce ultravioletta,<br />

sempre più <strong>per</strong>pretata dagli adolescenti. È necessario un serio e forte impegno di <strong>tutti</strong><br />

<strong>per</strong> scoraggiare comportamenti inappropriati al sole attraverso incisive campagne di<br />

informazione e implementazione delle misure di fotoprotezione.<br />

CAPELLI: L’ESPOSIZIONE SOLARE.<br />

Fabio Massimo Rinaldi<br />

Le indagini <strong>per</strong> meglio comprendere le interazioni fra radiazioni<br />

solari e capelli non hanno avuto negli anni scorsi uno sviluppo paragonabile<br />

agli studi su epidermide e derma, anche se vi sono fatti clinicamente<br />

<strong>per</strong>cepibili, come lo schiarimento dei capelli durante la fotoesposizione<br />

e la loro caduta nella stagione autunnale (quindi dopo un <strong>per</strong>iodo<br />

di intensa esposizione volontaria o involontaria alla luce solare), che<br />

avrebbero dovuto avere maggiore attenzione. A partire da una nostra<br />

segnalazione, nel corso dell’American Academy of Dermatology del 1995, sul defluvium<br />

telegenico indotto da esposizione ai raggi solari, il nostro gruppo ha studiato i segni biochimici<br />

e istologici del danno provocato dagli UV al bulbo dei capelli.<br />

Recentemente mediante l’impiego del microscopio confocale abbiamo dimostrato che i bulbi<br />

irradiati con UVB mostrano una netta modificazione del diametro cellulare dei cheratinociti<br />

della matrice, una modificazione della struttura della guaina epiteliale interna e un forte<br />

aumento della rifrazione dei melanociti. Attualmente il nostro interesse è rivolto allo studio<br />

del processo apoptotico che si svolge a livello della struttura del bulbo (mediante valutazione<br />

della caspasi 3 e della caspasi 8) e i primi dati strumentali confermano l’aumento dell’incidenza<br />

del catagen e del telogen della zona irradiata con UVB. Se è ormai noto il danno<br />

provocato dalle radiazioni ultraviolette ed i meccanismi che lo inducono, meno diffusa è la<br />

conoscenza sulla necessità di adottare un’adeguata fotoprotezione esattamente come si fa<br />

<strong>per</strong> la pelle. Negli articoli che seguono abbiamo voluto colmare questa lacuna.


L’esposizione solare:<br />

come prevenire i danni.


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

Antonino Di Pietro, Adele Sparavigna, Riccarda Serri, Maria Concetta Romano,<br />

Paolo Pigatto, Maurizio Cavallini<br />

Gli effetti del sole sulla pelle<br />

Ogni anno a circa 250.000 italiani<br />

viene diagnosticato un tumore maligno cutaneo,<br />

mentre a molti di più viene diagnosticata<br />

una condizione pre-cancerosa. Queste cifre<br />

sono in continuo aumento non soltanto in<br />

Italia ma in tutto il mondo. Nonostante l’allarmante<br />

aumento dei tumori cutanei, specialmente<br />

tra gli adolescenti e i giovani adulti, l’esposizione<br />

al sole e l’abbronzatura continuano<br />

ad essere associate ad un aspetto salutare della<br />

pelle. Inoltre, prevale l’opinione ingannevole<br />

che l’uso dei prodotti protettivi solari sia una<br />

necessità occasionale e riservata ai mesi estivi.<br />

I fattori responsabili dell’allarmante aumento<br />

dei tumori cutanei sono numerosi. La continua<br />

erosione dello strato d’ozono nell’atmosfera<br />

terrestre dovuta all’inquinamento am-bientale<br />

ha portato ad una<br />

diminuzione della protezione<br />

dalle radiazioni<br />

ultraviolette (RUV) rispetto<br />

al passato. In più oggi,<br />

a differenza di quanto<br />

avveniva <strong>per</strong> le generazio-<br />

ni precedenti, esistono<br />

più di quattrocento farmaci<br />

in grado di determinare<br />

nei pazienti un’aumentata<br />

sensibilità all’irraggiamento<br />

solare e di<br />

incrementare il rischio di<br />

danno solare.<br />

L’allungamento dell’aspettativa<br />

media di vita è un<br />

ulteriore fattore che contribuisce<br />

all’aumento dell’incidenza<br />

dei tumori<br />

cutanei. Per contro, la<br />

Gli UVB (290-320 nm)<br />

causano eritema<br />

e danno epidermico<br />

Gli UVA (320-400 nm)<br />

causano danno dermico<br />

profondo, (rughe,<br />

invecchiamento precoce<br />

e tumori cutanei)<br />

Strato sottocutaneo<br />

Figura 1. Gli UVB e l’epidermide.<br />

maggiore consapevolezza, l’accresciuta attenzione<br />

da parte del paziente ed i progressi nelle<br />

tecniche diagnostiche, sono elementi in grado<br />

quanto meno di frenare questo allarmante<br />

fenomeno.<br />

Il principale fattore determinante l’aumento<br />

di incidenza dei tumori cutanei è probabilmente<br />

l’aumento dell’esposizione ai raggi<br />

UVA. Un tempo ritenuti relativamente innocui,<br />

i raggi UVA sono oggi noti <strong>per</strong> il loro<br />

significativo contributo all’invecchiamento<br />

cutaneo fotoindotto, alla cancerogenesi ed<br />

alla soppressione immunitaria. I raggi UVA<br />

penetrano più in profondità nella pelle e, a<br />

differenza dei raggi UVB, che sono causa di<br />

iniziale eritema e ustione, creano un danno<br />

che non è immediatamente individuabile.<br />

L’irraggiamento da parte degli UVA rimane<br />

costante nell’intero arco dell’anno e durante<br />

61


62<br />

tutto il giorno, <strong>per</strong>tanto le <strong>per</strong>sone sono esposte<br />

in modo continuo a questo tipo di radiazioni,<br />

tanto a mezzogiorno in una giornata di<br />

luglio, quanto alle quattro del pomeriggio di<br />

una giornata invernale con il cielo nuvoloso.<br />

Per quanto riguarda l’aspetto estetico della<br />

pelle, le rughe e l’assottigliamento cutaneo<br />

piuttosto che rappresentare un naturale processo<br />

di invecchiamento, spesso sono prevalentemente<br />

il risultato di una esposizione cronica<br />

alla luce del sole. L’esposizione continuativa<br />

e costante al sole danneggia sia l’epidermide<br />

sia il derma. In particolare, l’epidermide<br />

in toto si assottiglia, mentre lo spessore relativo<br />

dello strato corneo aumenta; nel derma le<br />

fibre collagene vanno incontro a degradazione<br />

e le fibre elastiche appaiono ispessite e distorte.<br />

Come conseguenza della degradazione<br />

delle fibre collagene, le fibre reticolari, costituite<br />

da nuovo collagene, vengono depositate<br />

È DIMOSTRATO CHE:<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

a tutto spessore nel derma invece di rimanere<br />

confinate all’area della giunzione dermo-epidermica.<br />

Il danno cutaneo fotoindotto può essere<br />

ridotto al minimo, e <strong>per</strong>sino riparato, grazie<br />

all’adozione di alcune semplici precauzioni.<br />

Di cruciale importanza è la consapevolezza<br />

che la protezione solare deve essere quotidiana<br />

e <strong>per</strong> tutto l’anno.<br />

I bambini in particolar modo hanno bisogno<br />

dell’applicazione di schermi solari.<br />

L’esposizione solare frequente e le scottature<br />

devono assolutamente essere evitate in età<br />

pediatrica, in quanto costituiscono una premessa<br />

<strong>per</strong> una maggiore incidenza di melanoma<br />

in età successiva. Un programma completo<br />

di protezione solare comprende l’uso<br />

di schermi solari, di un abbigliamento adeguato<br />

e di occhiali da sole, evitando comunque<br />

l’esposizione tra le 10 del mattino e le 4<br />

del pomeriggio.<br />

Il danno cutaneo da irraggiamento solare è cumulativo.<br />

Non tutte le pelli sono uguali di fronte al sole. Occorre conoscere il fototipo di<br />

un soggetto <strong>per</strong> stabilirne le condizioni di esposizione più adatte.<br />

L’abbronzatura può apportare più danni che benefici. L’imbrunimento della cute,<br />

infatti, è già un segno di danno cutaneo. Qualsiasi grado di abbronzatura indica un<br />

danno che predispone alla comparsa di rughe, invecchiamento cutaneo e tumore<br />

cutaneo.<br />

La cute di ciascun individuo conserva memoria di <strong>tutti</strong> i danni dovuti all’esposizione<br />

solare a cui è stata esposta nel corso della vita. Un elevato effetto cumulativo<br />

è causa di una maggiore probabilità di insorgenza del tumore cutaneo.<br />

Oltre il 90 <strong>per</strong> cento dei tumori della cute non melanomatosi insorgono nelle <strong>per</strong>sone<br />

con la pelle chiara e tendenza a scottarsi. Tuttavia, anche se l’incidenza di<br />

tumore cutaneo è più bassa nei soggetti con pelle scura, questi soggetti sono comunque<br />

suscettibili agli effetti dannosi delle radiazioni UVB, oltre a risentire degli effetti<br />

del sole sugli occhi e sul sistema immunitario.


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

Il fattore di protezione solare<br />

(FPS)<br />

Il numero di FPS rappresenta il fattore<br />

in base al quale si può calcolare il tempo di<br />

esposizione al sole senza sviluppare l’eritema.<br />

Ad esempio, un soggetto che sviluppi<br />

normalmente l’eritema in seguito ad un’esposizione<br />

non protetta di 10 minuti, in<br />

seguito all’applicazione di un prodotto fotoprotettivo<br />

con SPF 10 svilup<strong>per</strong>à l’eritema<br />

dopo 10 x 10 = 100 minuti di esposizione.<br />

È importante a questo proposito sottolineare<br />

che l’FPS non rappresenta da solo il grado di<br />

protezione da <strong>tutti</strong> gli effetti nocivi delle<br />

radiazioni solari. L’FPS è soltanto la determinazione<br />

di una protezione da una specifica<br />

lunghezza d’onda di radiazioni ultraviolette,<br />

le UVB (290-320 nm).<br />

Altrettanto importante è la determinazione<br />

del fattore di protezione UVA (320-400 nm).<br />

Attualmente in Europa il fattore di protezione<br />

PPD (Persistent Pigment Darken-ing), basato<br />

non sulla determinazione dell’eritema<br />

(come <strong>per</strong> gli UVB) bensì sulla reazione pigmentata<br />

<strong>per</strong>sistente da UVA, deve essere,<br />

come fattore numerico, pari ad almeno un<br />

terzo dell’FPS dichiarato. Infatti, quella degli<br />

UVA è la lunghezza d’onda che penetra più<br />

in profondità, più spesso associata ai segni di<br />

IL SOLE OFFRE ANCHE BENEFICI<br />

Uno degli effetti della luce del sole sulla cute è la conversione del colecalciferolo in<br />

1,5-diidrossi-colecalciferolo, cioè la forma attiva della vitamina D, indispensabile<br />

<strong>per</strong> le ossa. Attualmente la dose giornaliera consigliata di vitamina D (colecalciferolo)<br />

è di 200 UI dalla nascita fino a 50 anni, di 400 UI tra i 51 e i 70 anni e di<br />

600 UI dopo i 71 anni.<br />

Secondo studi recenti, 1.000 UI al giorno sono in grado di ridurre l’incidenza di<br />

alcuni tipi di carcinoma, come quello ovarico, al seno ed al colon, di una <strong>per</strong>centuale<br />

pari al 50%. Questo <strong>per</strong>ché la vitamina D rafforza il sistema immunitario ed<br />

aiuta la crescita cellulare.<br />

Il fabbisogno di vitamina D può essere soddisfatto sia attraverso la dieta (una porzione<br />

di pesce grasso contiene tra 250 e 360 UI ed un cucchiaio di olio di fegato<br />

di merluzzo apporta 1.360 UI di vitamina D) sia attraverso l’uso di integratori alimentari<br />

(da soli o in combinazione con il calcio).<br />

foto invecchiamento, come le rughe, le<br />

modificazioni della pigmentazione e la secchezza.<br />

L’esposizione alle radiazioni UVB causa dolorosi<br />

arrossamenti ed irritazioni che si manifestano<br />

durante l’inizio dell’esposizione al<br />

sole, ma quella degli UVB non è la sola lunghezza<br />

onda ultravioletta che danneggia la<br />

pelle. In realtà, gli UVB hanno solo un minimo<br />

effetto sugli strati più profondi della<br />

pelle. Il danno causato dagli UVA, invece,<br />

penetra molto più in profondità, <strong>per</strong>tanto le<br />

radiazioni UVB e UVA sono entrambe riconosciute<br />

come responsabili dei tumori cutanei.<br />

Un FPS pari a 30 non è sufficiente <strong>per</strong><br />

affrontare gli effetti completi della luce ultravioletta<br />

sulla pelle, ma serve solo a schermare<br />

i raggi UVB.<br />

La spiegazione tecnica dei benefici di un prodotto<br />

solare, ad esempio FPS 30, è complicata.<br />

Infatti, un prodotto con FPS 15 blocca<br />

il 93% della luce UVB incidente, mentre un<br />

FPS 34 blocca il 97% degli UVB incidenti,<br />

una differenza apparentemente insignificante.<br />

Kaidbey ha dimostrato che quando la<br />

pelle viene esposta a una quantità di radiazione<br />

solare simulata sufficiente a determina-<br />

63


64<br />

re un minimo eritema (MED, minima dose<br />

eritemigena), la pelle protetta con uno schermo<br />

solare FSP 30 presenta 2,5 volte meno<br />

cellule “ustionate” (sunburn cells) rispetto alla<br />

È DIMOSTRATO CHE:<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

pelle protetta con uno schermo solare FPS<br />

15. Da questo deriva un concetto di valore<br />

biologico dell’FPS che è senz’altro qualcosa<br />

di più che un semplice valore matematico.<br />

L’uso di uno schermo solare con FPS elevato aiuta a su<strong>per</strong>are gli errori dell’utilizzatore.<br />

Infatti, in molti casi l’uso del filtro solare è sporadico, la ripetizione dell’applicazione<br />

non è abbastanza frequente e/o non viene usata una sufficiente quantità di<br />

prodotto.<br />

L’accuratezza con cui il numero di FPS indica il reale fattore di protezione è discutibile.<br />

Durante le fasi di test, infatti, viene applicata una quantità di filtro solare maggiore<br />

rispetto a quella applicata nell’uso normale. Da questo deriva che in realtà il<br />

vero numero di FPS è circa la metà o un terzo rispetto al numero dichiarato.<br />

Utilizzando il biossido di titanio o l’ossido di zinco, maggiore è l’FPS, maggiore<br />

è la co<strong>per</strong>tura dai raggi UVA.<br />

L’ FPS riguarda unicamente le radiazioni UVB ma non le UVA, UVC, né le lunghezza<br />

d’onde visibili o infrarosse.<br />

Il danno cutaneo da UVA è più difficile da rilevare a causa della sua cronicità.<br />

Effetti quali l’invecchiamento cutaneo o la mutazione cellulare sono di natura<br />

cumulativa e possono impiegare decenni <strong>per</strong> manifestarsi.<br />

L’USTIONE SOLARE IN SINTESI<br />

L’ustione è un’infiammazione della pelle dovuta a sovraesposizione ai raggi<br />

ultravioletti (UV).<br />

I raggi UV delle lampade abbronzanti sono da considerarsi almeno altrettanto<br />

nocivi rispetto a quelli della luce naturale del sole.<br />

I danni causati alla pelle dai raggi ultravioletti B sono noti da tempo.<br />

Le ustioni solari danneggiano la pelle; il danno può essere <strong>per</strong>manente.<br />

La principale causa ambientale di tumore cutaneo è il sole.<br />

Chi ha subito gravi ustioni deve evitare di fare il bagno in acqua fredda.<br />

Molti farmaci, soggetti o meno a prescrizione, ed altri prodotti aumentano la<br />

sensibilità della pelle al sole.<br />

È bene indossare un cappello a tesa larga ed occhiali da sole certificati<br />

(<strong>per</strong> i quali è specificato un assorbimento delle radiazioni ultraviolette (UVR)<br />

≥ 95%). Indossare, inoltre, indumenti protettivi a trama fitta.


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

L’USTIONE SOLARE IN SINTESI<br />

Ripetere frequentemente l’applicazione del filtro solare, specialmente se il<br />

tempo è soleggiato o se si sta sudando copiosamente.<br />

Usare sempre un prodotto solare ad ampio spettro con co<strong>per</strong>tura dalle radiazioni<br />

sia UVA che UVB ed un alto FPS su tutta la su<strong>per</strong>ficie cutanea esposta, comprese le<br />

labbra, anche nelle giornate nuvolose. Se si viene a contatto con l’acqua, sia <strong>per</strong> il bagno<br />

che <strong>per</strong> eccessiva sudorazione, utilizzare uno schermo solare resistente all’acqua.<br />

EFFICACIA DEL FATTORE DI PROTEZIONE SOLARE<br />

Protezione UVB<br />

Grado di FPS % di raggi UV % di raggi UV trasmessi<br />

assorbiti o riflessi (1/grado FPS)<br />

2 50% 50%<br />

4 75% 25%<br />

6 83,33% 16,7%<br />

8 87,5% 12,5%<br />

10 90% 10%<br />

15 93,33% 6,7%<br />

25 96% 4%<br />

30 96,78% 3,3%<br />

35 97,14% 2,8%<br />

40 97,5% 2,5%<br />

50 98% 2%<br />

60 98,4% 1,6%<br />

100 99% 1%<br />

LO SPETTRO DELLA LUCE<br />

800 nm<br />

760 nm<br />

700 nm<br />

600 nm<br />

500 nm<br />

400 nm<br />

320 nm<br />

290 nm<br />

200 nm<br />

Luce infrarossa<br />

Luce visibile<br />

Luce ultravioletta<br />

65


66<br />

La nocività della luce solare<br />

La cute è l’organo più esteso del corpo<br />

e fa parte integrante del sistema immunitario.<br />

È quindi fondamentale proteggere la pelle da<br />

qualsiasi lesione, in particolare dai danni prodotti<br />

dagli agenti ambientali, <strong>per</strong>ché se la pelle<br />

subisce dei danni il sistema immunitario ne<br />

risulta indebolito. Mentre la pelle costituisce<br />

un’efficace barriera contro molti agenti<br />

ambientali, la sua naturale capacità protettiva<br />

contro le radiazioni solari dipende dal fototipo.<br />

Inoltre i RUV hanno un potente effetto<br />

immunosoppressivo e sono una causa riconosciuta<br />

di cancro cutaneo.<br />

La luce del sole è composta da cinque tipi di<br />

radiazioni. Questi tipi di radiazioni provengo-<br />

LE CINQUE FASCE DEI RUV<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

no dal sole sotto forma di onde. La radiazione<br />

che fluisce attraverso queste onde si muove in<br />

lunghezze d’onda che vanno da 100 nanometri<br />

(nm, 10 –9 m) ad un milione di nm. Queste<br />

lunghezze d’onda delle radiazioni sono la<br />

causa di eccessive modificazioni della pigmentazione,<br />

delle lesioni pre-cancerose e cancerose,<br />

delle rughe e dell’invecchiamento cutaneo.<br />

Le radiazioni in queste lunghezze d’onda<br />

innescano anche varie reazioni di fotosensibilità.<br />

Inoltre ci sono due forme simili di<br />

radiazioni emesse da fonti artificiali, le lampade<br />

a vapori di mercurio e i saldatori ad<br />

arco, che a loro volta sono in grado di danneggiare<br />

la pelle.<br />

I. Ultravioletti C (UVC): 100-290 nm<br />

Gli UVC sono i raggi ultravioletti di lunghezza d’onda più ridotta, da 100 a<br />

290 nm. Sono quelli con maggior potere cancerogeno. Il sole genera le onde UVC,<br />

ma l’ozono presente nell’atmosfera è teoricamente in grado di schermarle totalmente.<br />

Tuttavia gli UVC potrebbero sempre più costituire un problema <strong>per</strong> chi vive<br />

in luoghi ad alta quota<br />

Se la deplezione dello strato di ozono dell’atmosfera dovuto all’inquinamento<br />

continuerà ai ritmi attuali, le conseguenze saranno danni di entità tale da<br />

minacciare la vita su larga scala. Gli UCV sono causa di gravi danni alla pelle.<br />

La pelle esposta a queste radiazioni può ustionarsi gravemente.<br />

Le fonti artificiali, come i saldatori ad arco al mercurio e le lampade germicide,<br />

emettono raggi ultravioletti C. Queste onde prodotte artificialmente hanno<br />

un’elevata efficacia nell’uccidere i germi, infatti sono definite “onde germicide”.<br />

II. Ultravioletti B (UVB): 290-320 nm<br />

L’attuale sistema di classificazione del FPS si riferisce soltanto a questa specifica<br />

lunghezza d’onda. Quella degli UVB è la lunghezza d’onda intermedia dei<br />

raggi ultravioletti e causa la comparsa iniziale di eritema a seguito dell’esposizione<br />

solare, comunemente detto ustione solare.<br />

Gli UVB causano una dolorosa irritazione, danneggiano principalmente l’epidermide,<br />

provocando eritema ed ispessimento dello strato corneo (un tentativo<br />

dell’organismo di ridurre l’impatto degli UVB sull’epidermide). Un’esposizione<br />

eccessiva ai raggi UVB è la causa principale dell’invecchiamento precoce della<br />

pelle. Questo tipo di danno è cumulativo ed è in grado di causare la formazione di<br />

epiteliomi basocellulari oppure spinocellulari.


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

LE CINQUE FASCE DEI RUV<br />

III. Ultravioletti A (UVA): 320-400 nm<br />

Le onde UVA sono quelle con lunghezza d’onda maggiore ed un tempo si<br />

pensava fossero sostanzialmente innocue. Si pensava che queste onde fossero<br />

responsabili di una “sana abbronzatura”. Attualmente, invece, ci sono prove scientifiche<br />

del contrario.<br />

I raggi UVA causano un danno cutaneo i cui effetti osservati più frequentemente<br />

sono secchezza, pigmentazione irregolare, infiammazione, abbronzatura,<br />

comparsa di piccole rughe ed anche tumori.<br />

Dato che anche una piccola dose di UVA può penetrare nel sottostante<br />

derma, il danno causato a questo livello può provocare comparsa di rughe e <strong>per</strong>dita<br />

del tono cutaneo.<br />

Inoltre gli UVA hanno effetti negativi sugli strati più profondi del derma e<br />

sotto certi aspetti <strong>per</strong>sino peggiori delle scottature su<strong>per</strong>ficiali causate dai raggi<br />

UVB. Gli UVA, di fatto, causano <strong>per</strong>dita di collagene che ha funzione di sostegno<br />

della pelle, determinando un invecchiamento precoce.<br />

A differenza degli UVB, che hanno lunghezze d’onda inferiori (290-320<br />

nm), gli UVA penetrano facilmente attraverso i vetri delle finestre.<br />

È interessante notare che la quantità di raggi UVA che raggiungono la Terra, a differenza<br />

degli UVB, rimane essenzialmente allo stesso livello energetico <strong>tutti</strong> i giorni<br />

dell’anno, non importa se al mattino, a mezzogiorno o nel pomeriggio.<br />

I raggi UVA che penetrano in profondità causano alla pelle gli stessi effetti nocivi<br />

non importa se alle 9 del mattino in un giorno di metà dicembre o alle 4 del pomeriggio<br />

in una giornata di metà giugno.<br />

Pertanto gli individui che presentano sensibilità alla luce, la cui causa può essere<br />

genetica, associata a una patologia (come il lupus o la rosacea), all’uso di farmaci<br />

(come certi antibiotici e diuretici) o a una terapia fotodinamica (PDT), richiedono<br />

una protezione da tutte le forme di luce nell’intero arco dell’anno, in ogni stagione,<br />

ogni giorno e <strong>per</strong> tutto il giorno.<br />

Si stima che a livello del mare i raggi UVA siano presenti in dosi da 10 a 12 volte<br />

maggiori rispetto agli UVB. L’aspetto più importante delle radiazioni UVA è il<br />

danno tissutale cumulativo conseguente all’azione di questi raggi UV che penetrano<br />

in profondità.<br />

Gli studi oggi disponibili sostengono la relazione tra l’esposizione a questi raggi e<br />

lo sviluppo di epiteliomi, oltre alle lesioni pre-cancerose.<br />

Recentemente è stato riferito che la deplezione di vitamina A causata nella cute dall’esposizione<br />

ai raggi UVA può contribuire sia al fotoinvecchiamento sia alla cancerogenesi.<br />

67


68<br />

LE CINQUE FASCE DEI RUV<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

IV. Luce visibile (400-760 nm)<br />

Al livello del mare circa il 50% delle radiazioni solari che ci raggiungono<br />

appartengono allo spettro del visibile. Come suggerisce il nome, queste sono le<br />

lunghezze d’onda visibili dall’uomo (violetto, indaco, blu, verde, giallo, arancio,<br />

rosso) e sono distribuite nel range 400-760 nm. Il livello energetico della luce<br />

visibile è più basso rispetto a quello dei raggi ultravioletti.<br />

Alcune prestigiose riviste scientifiche quali “Journal of Investigative<br />

Dermatology”, “Cancer Research” e “British Journal of Dermatology” hanno pubblicato<br />

studi nei quali si dimostra che la luce visibile è in grado di causare reazioni fototossiche,<br />

di innescare il cross-linking del DNA e di accelerare la crescita dei tumori.<br />

Questi raggi a bassa lunghezza d’onda hanno la capacità di penetrare nella cute<br />

ancora più in profondità degli UVA, raggiungendo il derma a tutto spessore.<br />

Nondimeno, la luce visibile può essere causa di reazioni cutanee avverse. È quindi<br />

un errore pensare che la luce visibile sia del tutto innocua <strong>per</strong> la pelle.<br />

Un’indicazione dell’efficacia della luce visibile come lunghezza d’onda<br />

attiva è l’utilizzo che attualmente se ne fa nella terapia fotodinamica (PDT).<br />

Questo tipo di terapia sfrutta la luce visibile <strong>per</strong> il trattamento, ad esempio, del<br />

cancro esofageo, di certe forme di cancro al polmone e delle lesioni cancerose e<br />

precancerose cutanee.<br />

V. Infrarossi: “IR” (oltre 760 nm)<br />

La luce infrarossa comprende le onde luminose con lunghezza d’onda<br />

comprese tra 760 nm e l’infinito. La maggior parte di esse si trova tuttavia nel<br />

range 760-1.800 nm. Questi raggi comprendono oltre il 40% dei raggi solari che<br />

raggiungono la Terra a livello del mare. Sono le onde che ci scaldano quando<br />

stiamo al sole (<strong>per</strong>cepite come un calore che penetra profondamente) e vengono<br />

emesse da stufe, fornaci, lampadine, lampade ad incandescenza, forni e sistemi<br />

di riscaldamento <strong>per</strong> ambienti.<br />

Numerosi studi indicano gli infrarossi come responsabili di danno cutaneo.<br />

I raggi infrarossi sono noti come causa di alcune forme di cancro (Kang in<br />

Cina, Kangri nel Kashmir, Kairo in Giappone e Pit Fire in Irlanda).<br />

L’esposizione cronica alla luce ad infrarossi provoca disturbi della pigmentazione,<br />

elastosi, fotoinvecchiamento (comparsa di rughe, cedimento, aspetto<br />

coriaceo della pelle).


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

È DIMOSTRATO CHE:<br />

Altezza del sole: Più alto è il sole nel cielo, più elevato sarà il livello di radiazioni<br />

UV.<br />

Latitudine: Più ci si avvicina alle regioni equatoriali, più elevati sono i livelli<br />

delle radiazioni UV.<br />

Grado di nuvolosità: I livelli di radiazioni UV sono maggiori quando il cielo è<br />

sereno, ma possono essere alti anche a cielo co<strong>per</strong>to.<br />

Altitudine: Alle maggiori altitudini c’è solo un sottile strato di atmosfera ad<br />

assorbire le radiazioni UV.<br />

Ozono: L’ozono assorbe alcune le radiazioni UV più dannose, che altrimenti raggiungerebbero<br />

la su<strong>per</strong>ficie terrestre.<br />

Riflessi al suolo: L’erba, il terreno e l’acqua riflettono meno del 10% delle radiazioni<br />

UV; la neve fresca riflette circa l’80%; la sabbia asciutta delle spiagge circa il<br />

15%; la schiuma del mare circa il 25%.<br />

Le radiazioni UVA possono penetrare attraverso i vetri. Anche le esposizioni casuali<br />

al sole mentre si guida, si va a piedi a fare la spesa o a fare una passeggiata si<br />

sommano in un effetto cumulativo contribuendo al tempo totale di esposizione cui<br />

è sottoposto un individuo nell’arco dell’intera vita e determinando il danno cutaneo.<br />

L’ indice UV è una previsione sulla quantità di luce ultravioletta che si pensa<br />

possa colpire la su<strong>per</strong>ficie terrestre quando il sole è più alto nel cielo. Più alto è l’indice,<br />

meno tempo occorrerà alle radiazioni UV <strong>per</strong> danneggiare la cute e gli occhi.<br />

È DIMOSTRATO CHE:<br />

Un soggetto su 5 è destinato a sviluppare un tumore cutaneo nel corso della sua<br />

vita come conseguenza diretta dell’esposizione al sole.<br />

L’estate non è la sola stagione nella quale occorre fare attenzione agli effetti del<br />

sole. Il sole può causare danni significativi anche durante i mesi invernali. La neve<br />

riflette fino all’80% dei raggi solari, causando scottature e danni alla pelle non protetta.<br />

In alta quota il rischio di scottature aumenta in quanto lo strato atmosferico<br />

in grado di bloccare i raggi solari è più sottile.<br />

Dato che la pelle assorbe le radiazioni UV dal sole, i melanociti, aumentano in<br />

dimensioni e numero e vengono trasportati verso gli strati più su<strong>per</strong>ficiali della<br />

pelle. Questo conferisce alla pelle danneggiata dal sole un aspetto simile al cuoio.<br />

Tra i danni causati dalle radiazioni ultraviolette del sole c’è la distruzione <strong>per</strong>manente<br />

della struttura che sostiene la pelle, la comparsa prematura di rughe, le<br />

lesioni pre-cancerose, le reazioni indesiderate ai farmaci, i danni oculari, la vasodilatazione,<br />

le ustioni ed i tumori cutanei.<br />

Le radiazioni ultraviolette sono una fonte significativa di patologie oculari.<br />

I raggi invisibili del sole passano attraverso le nubi. Questo rende la pelle esposta<br />

alle ustioni solari sia nelle giornate nuvolose che nelle giornate di sereno.<br />

69


70<br />

Chi è fotosensibile<br />

dal punto di vista medico?<br />

Tutti gli individui, in una certa misura<br />

e <strong>per</strong> una determinata durata di tempo, sono<br />

sottoposti alle radiazioni solari, ma alcuni<br />

individui sono più sensibili di altri.<br />

Definizioni:<br />

Fotosensibile: Sensibile o sensibilizzato all’azione<br />

dell’energia radiante.<br />

Fototossico:<br />

Sostanza che subisce delle variazioni chimiche<br />

in seguito all’interazione con la luce<br />

solare, in particolare in seguito all’esposizione<br />

ai RUV, causando danni (come ustioni e<br />

vescicole) quando a contatto con la pelle.<br />

Danno fototossico. Danno indotto da una<br />

sostanza fototossica, che non comporta<br />

l’attivazione del sistema immunitario.<br />

Dermatite fotoallergica.<br />

La sostanza chimica si trasforma in allergene<br />

in seguito all’interazione con la luce solare, in<br />

particolare RUV, causando dermatite fotoallergica<br />

a contatto con la cute. La dermatite<br />

fotoallergica è mediata dal sistema immunitario<br />

ed è legata alla predisposizione individuale<br />

del soggetto. A causa delle modificazioni<br />

che stanno avvenendo all’ambiente e della<br />

deplezione dello strato di ozono, il numero di<br />

<strong>per</strong>sone fotoallergiche è in aumento.<br />

Fotosensibilità<br />

Tutte le seguenti condizioni cutanee<br />

richiedono una protezione solare elevata<br />

(FPS = 50+) (Colipa) e ad ampio spettro<br />

(UVB + UVA):<br />

1. Anamnesi <strong>per</strong>sonale e/o familiare<br />

positiva <strong>per</strong> melanoma, tumori cutanei<br />

non melanoma e condizioni premaligne.<br />

È stata appurata una relazione<br />

diretta di causa ed effetto con la luce<br />

ultravioletta.<br />

2. Lupus. Il lupus è una malattia cronica<br />

infiammatoria che può colpire un singo-<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

lo organo o un sistema. Le manifestazioni<br />

cutanee sono molto frequenti.<br />

L’esposizione al sole può causare o accelerare<br />

i rash cutanei e, cosa più importante,<br />

può esas<strong>per</strong>are la progressione del<br />

lupus, <strong>per</strong>sino determinando un peggioramento<br />

delle lesioni di organi interni.<br />

3. Chemioterapia e terapia radiante<br />

posto<strong>per</strong>atoria. I pazienti sottoposti a<br />

tali terapie richiedono una protezione<br />

solare adeguata, che contribuisce a ridurre<br />

al minimo le specifiche reazioni di<br />

fotosensibilità farmaco-indotte legate alle<br />

chemioterapia ed il danno tissutale conseguente<br />

alla terapia radiante.<br />

4. Terapia immunosoppressiva <strong>per</strong> trapianto.<br />

I pazienti che ricevono queste<br />

terapie richiedono elevata protezione da<br />

<strong>tutti</strong> i raggi solari nocivi. L’ immunosoppressione<br />

dopo trapianto d’organo espone<br />

spesso il paziente al rischio di sviluppare<br />

un tumore cutaneo. Un paziente<br />

trapiantato può sviluppare numerosi piccoli<br />

tumori cutanei che pongono seri<br />

rischi <strong>per</strong> la sua salute e, se trascurati,<br />

possono <strong>per</strong>sino causarne la morte.<br />

5. “Resurfacing” della pelle, peeling chimico,<br />

microdermoabrasione. Queste<br />

procedure sono causa di esagerata sensibilità<br />

cutanea alle radiazioni solari. Gli<br />

individui che si sono sottoposti a queste<br />

procedure richiedono una protezione<br />

solare costante ed appropriata.<br />

6. Chirurgia estetica del viso e traumi<br />

facciali. I pazienti richiedono una protezione<br />

totale ad ampio spettro.<br />

7. Vitiligine. Un singolo evento, come<br />

un’ustione solare, è in grado di innescare<br />

l’esordio della malattia. Le terapie <strong>per</strong> il<br />

trattamento della vitiligine richiedono<br />

che i pazienti facciano uso di una protezione<br />

ad ampio spettro.<br />

8. Rosacea. Condizione cronica aggravata<br />

dall’esposizione al sole. Di solito inizia<br />

con un eritema delle guance e lentamen-


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

te peggiora fino a interessare in maniera<br />

<strong>per</strong>sistente una o più zone.<br />

9. Eruzione polimorfa alla luce (EPL).<br />

Questa dermatosi acquisita è la più comune<br />

tra le fotodermatosi idiopatiche. La<br />

EPL è caratterizzata da reazioni anomale<br />

ricorrenti alla luce del sole, che comprendono<br />

papule eritematose, vescicole e placche,<br />

oltre a lesioni eritematose di tipo<br />

multiforme sulle su<strong>per</strong>fici esposte al sole.<br />

10. Orticaria solare. Reazione anomala alla<br />

luce del sole naturale o a quella artificiale.<br />

Quando sono esposte al sole, le cellule<br />

della pelle di un individuo che soffre di<br />

orticaria solare rilasciano potenti mediatori<br />

chimici (compresa l’istamina), che<br />

determinano a livello dermico vasodilatazione<br />

ed edema. Questi pazienti avvertono<br />

prurito e sviluppano pomfi e/o vescicole.<br />

Tali lesioni possono comparire fino a un’ora<br />

dopo l’esposizione al sole e scomparire<br />

rapidamente nello stesso arco di tempo.<br />

11. Dermatite atopica. Le aree eczematose<br />

sono caratterizzate da eritema, desquamazione,<br />

vescicolazione, erosioni ed<br />

escoriazioni da grattamento. A livello<br />

delle lesioni cronicizzate, è presente<br />

lichenificazione (ispessimento cutaneo<br />

ed accentuazione della trama cutanea).<br />

Malattie genetiche<br />

e congenite<br />

come causa di fotosensibilità<br />

1. Sindrome di Bloom: raro disordine autosomico<br />

recessivo caratterizzato da teleangectasie<br />

e fotosensibilità, deficit della<br />

crescita ad esordio prenatale, vari gradi di<br />

immunodeficienza, aumentata suscettibilità<br />

a varie neoplasie in diversi siti.<br />

2. Sindrome di Cockayne: raro disordine ereditario<br />

caratterizzato da ritardo nella crescita,<br />

fotosensibilità, invecchiamento precoce<br />

e morte prematura. L’estensione e la<br />

gravità dei sintomi clinici sono variabili da<br />

paziente a paziente. I sintomi hanno inizio<br />

durante il secondo anno di vita e sono<br />

annunciati da eruzioni eritemato-squamose<br />

nelle aree cutanee esposte al sole, che di<br />

solito si risolvono lasciando delle zone di<br />

i<strong>per</strong>pigmentazione o delle cicatrici.<br />

3. Sindrome di Chediak-Higashi: disordine<br />

ereditario del sistema immunitario<br />

che causa infezioni croniche, deficit della<br />

pigmentazione della pelle e degli occhi,<br />

sintomi neurologici e morte prematura.<br />

4. Sindrome di Darier: nota anche come<br />

cheratosi follicolare, è un raro disordine<br />

genetico che si manifesta prevalentemente<br />

attraverso modificazioni cutanee.<br />

L’esordio delle modificazioni cutanee<br />

avviene di solito nell’adolescenza e la<br />

malattia è generalmente cronica.<br />

5. Dermatomiosite: disordine infiammatorio<br />

cronico della pelle e dei muscoli associata<br />

a macchie dovute a rash rossastri e<br />

piuttosto rilevati o squamosi.<br />

6. Albinismo oculocutaneo: disordine ereditario<br />

caratterizzato da un deficit di melanina<br />

negli occhi, nella pelle e nei capelli.<br />

La mancanza di pigmenti negli occhi causa<br />

fotofobia (sensibilità alla luce), nistagmo e<br />

diminuzione dell’acuità visiva.<br />

7. Fenilchetonuria: comunemente conosciuta<br />

come PKU, è un disordine metabolico<br />

ereditario. In questa patologia l’amminoacido<br />

fenilalanina nel sangue aumenta<br />

fino a livelli allarmanti. Se la PKU non viene<br />

curata, l’eccesso di fenilalanina può causare<br />

ritardo mentale ed altri gravi problemi<br />

di salute. I bambini affetti da PKU classica<br />

tendono ad avere pelle e capelli più chiari<br />

rispetto ai familiari sani, in quanto la fenilalanina<br />

ha un ruolo importante nella pigmentazione<br />

della pelle. I bambini affetti da<br />

questa patologia sono soggetti a malattie<br />

della pelle come l’eczema.<br />

8. Porfiria è un gruppo di varie patologie in<br />

cui la produzione di eme è interrotta.<br />

Porfiria deriva dal greco “porphyra”, che<br />

significa porpora. Quando la produzione<br />

71


72<br />

di eme è deficitaria avviene una sovrapproduzione<br />

di porfirina che conferisce una<br />

colorazione rosso-porpora alle urine. Tutte<br />

le forme di porfiria sono ereditarie. Le caratteristiche<br />

cliniche chiave sono sensibilità<br />

cutanea alla luce e/o attacchi acuti intermittenti<br />

di dolori addominali e nervosi.<br />

9. Sindrome di Rothmund-Thomson: malattia<br />

ereditaria caratterizzata da degenerazione<br />

progressiva (atrofia), cicatrici e pigmentazione<br />

anomala della cute, oltre a<br />

È DIMOSTRATO CHE:<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

ritardo nella crescita, calvizie prematura,<br />

cataratta giovanile, naso a sella e malformazioni<br />

dei denti, dei capelli e delle ossa.<br />

10. Xeroderma pigmentoso (XP): malattia<br />

genetica caratterizzata da una sensibilità<br />

alla luce così accentuata da sfociare nello<br />

sviluppo di tumori cutanei in età molto<br />

precoce. I bambini con XP possono giocare<br />

in sicurezza all’a<strong>per</strong>to soltanto di notte.<br />

Sono stati <strong>per</strong> questo chiamati “bambini di<br />

mezzanotte” o “bambini dell’oscurità”.<br />

La luce UVA ha effetti immunosoppressivi. Inoltre è stato provato un rapporto<br />

diretto tra questi effetti e la carcinogenesi cutanea.<br />

I fototipi scuri sono meno soggetti al melanoma rispetto a quelli chiari, mentre<br />

le <strong>per</strong>sone con la pelle scura <strong>per</strong>ché abbronzate o <strong>per</strong>ché fanno uso di autoabbronzanti<br />

non godono della stessa protezione.<br />

Il sistema immunitario è sensibile agli agenti esterni come le radiazioni UV. Le<br />

radiazioni UV diminuiscono l’efficacia del sistema immunitario modificando l’attività<br />

e la distribuzione delle cellule di Langerhans, che hanno la funzione di<br />

innescare la risposta immune.<br />

La probabilità di sviluppare un tumore della pelle nel corso della vita è di uno<br />

a cinque. Quasi il 50% dei soggetti di età ≥ 65 anni svilup<strong>per</strong>à un tumore cutaneo<br />

almeno una volta nel corso della propria vita.<br />

Tra <strong>tutti</strong> i tipi di tumore, quello della pelle è quello a maggiore prevalenza.<br />

Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 250.000 casi.<br />

La cute diventa più vulnerabile ai danni del sole dopo un intervento chirurgico<br />

e trattamenti come il peeling chimico.<br />

Farmaci soggetti a prescrizione e fotosensibilità<br />

Sono 400 i farmaci noti come causa di reazioni<br />

di fotosensibilità e foto-allergia. La fotosensibilità<br />

può essere provocata da farmaci comunemente<br />

Farmaci fotosensibilizzanti<br />

Antiretrovirali <strong>per</strong> AIDS<br />

Ritonavir<br />

Saquinavir<br />

Somatropin<br />

Antiaritmici<br />

Amiodarone<br />

usati, come certi antibiotici, la pillola anticoncezionale,<br />

i diuretici, gli antistaminici, gli antidepressivi<br />

e molti retinoidi (come la vitamina A).<br />

Anticonvulsivanti<br />

Divalproato<br />

Valproato<br />

Acido valproico<br />

Antibiotici/antimicrobiali/antivirali<br />

Acyclovir


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

Azitromicina<br />

Cidofovir<br />

Ciprofloxacina<br />

Clindamicina<br />

Demeclociclina<br />

Doxiciclina<br />

Griseofulvina<br />

Norfloxacina<br />

Pentosan<br />

Sulfametossazolo-trimethoprim<br />

Sulfisoxazolo-eritromicina<br />

Trovafloxacina mesilato<br />

Valaciclovir<br />

Antiartritici/analgesici<br />

Celecoxib<br />

Diclofenac<br />

Etodolac<br />

Ibuprofene<br />

Ketoprofene<br />

Meloxicam<br />

Naprossene<br />

Nabumetone<br />

Naprossene sodico<br />

Oxycodone<br />

Sulindac<br />

Sumatriptan<br />

Antidepressivi<br />

Amitriptilina<br />

Desipramina<br />

Protriptilina<br />

Trimipramina<br />

Antiepilettici<br />

Oxacarbazepina<br />

Antifungini<br />

Flucitosina<br />

Antistaminici<br />

Cetrizina idrocloride<br />

Ciproeptadina<br />

Difeniramina<br />

Anti<strong>per</strong>tensivi<br />

Atenololo-clortalidone<br />

Benazepril<br />

Bisoprololo-idroclorotiazide<br />

Clonidina-clortalidone<br />

Diltiazem<br />

Enalapril<br />

Enalapril-felodipina<br />

Enalapril-idroclorotiazide<br />

Fosinopril<br />

Idroclorotiazide<br />

Losartan<br />

Losartan-idroclorotiazide<br />

Moexpril<br />

Moexpril-idroclorotiazide<br />

Valsartan<br />

Antileucemici<br />

Pentostatin<br />

Antimalarici<br />

Idrossiclorochina<br />

Antineoplastici<br />

Capecitabina<br />

Flutamide<br />

Levamisolo<br />

Porfimer sodico<br />

Antiparkinsoniani<br />

Selegilina<br />

Atipsicotici<br />

Carbamazepina<br />

Clozapina<br />

Perfenazina<br />

Proclor<strong>per</strong>azina<br />

Ris<strong>per</strong>idane<br />

Thiotixene<br />

Ziprasidone<br />

Soppressori dell’appetito<br />

Sibutramina<br />

Antisporiasici<br />

Acitretina<br />

Tazarotene<br />

Antiasmatici/anti-infiammatori<br />

Triamcinolone<br />

Cardiovascolari<br />

Anagrelide idrocloride<br />

Atrovastatina<br />

Captopril<br />

Carvedilolo<br />

Fenofibrato<br />

Gemfibrozil<br />

Lisinopril<br />

Ramipril<br />

Chemioterapici<br />

5-fluorouracile<br />

Interferon alfa-2b<br />

Interferon alfa-n3<br />

Trattamento dell’endometriosi<br />

Leuprolide<br />

Disfunzione erettile<br />

Sildenafil citrato<br />

73


74<br />

Diuretici<br />

Clorotiazide<br />

Furosemide<br />

Idroclorotiazide<br />

Idroflumetiazide<br />

Metolazone<br />

Politiazide<br />

Politiazide-prazosina<br />

Triamterene<br />

Gastrointestinali<br />

Mesalamina<br />

Rabeprazolo<br />

Trattamento della sclerosi multipla<br />

Interferon beta-1 a<br />

Profilassi del rigetto d’organo<br />

Sirolimus<br />

Tacrolimus<br />

Agenti fotosensibilizzanti<br />

Acido aminolevulinico<br />

Verteporfin<br />

Retinoidi<br />

Isotretinoina<br />

Tazarotene<br />

Agenti salivari<br />

Cevimelina<br />

Sedativi/ipnotici<br />

Zaleplon<br />

Miorilassanti<br />

Dantrolene<br />

Oftalmologici<br />

Norfloxacina<br />

Metazolamide<br />

Pilocarpina<br />

Trimethoprim-Polymyxina<br />

Le informazioni riportate in questa lista sono<br />

tratte da: Physicians’ Desk Reference Companion<br />

Guide, Side Effects Index, Photosensitivity,<br />

2002; 1357-1358.<br />

Questa lista non comprende i farmaci fotosensibilizzanti<br />

con un’incidenza descritta come<br />

“rara”, “meno frequente”, “meno comune”, “infrequente”,<br />

“occasionale”, “estremamente rara”, o<br />

che si verifica in “alcuni individui”, “in un caso”,<br />

“almeno in un paziente” o “in casi isolati”.<br />

Questa lista non comprende <strong>tutti</strong> i farmaci in<br />

grado di provocare fotosensibilità.<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

La chimica degli schermi solari<br />

Definizione di protettivo solare: agente<br />

chimico o fisico che protegge la pelle dall’ustione<br />

solare e dall’eritema assorbendo o<br />

bloccando le radiazioni ultraviolette. Una<br />

preparazione, spesso sotto forma di crema o<br />

lozione, usata <strong>per</strong> proteggere la pelle dai<br />

raggi ultravioletti del sole. I protettivi solari<br />

contengono filtri chimici e/o bloccanti fisici<br />

formulati <strong>per</strong> proteggere la pelle. Questa<br />

sezione fornisce brevi descrizioni tecniche su<br />

come funzionano i protettivi solari.<br />

Schermi fisici<br />

Gli schermi fisici rientrano in tre categorie:<br />

Bloccanti fisici diretti;<br />

Bloccanti indiretti che esplicano un’azione<br />

coadiuvante aumentando la distribuzione<br />

dei bloccanti diretti;<br />

Polimeri, spesso derivati degli amidi, che<br />

incrementano in modo sostanziale la lunghezza<br />

effettiva del <strong>per</strong>corso che i raggi solari<br />

devono coprire <strong>per</strong> raggiungere la pelle.<br />

Schermi fisici diretti<br />

La maggior parte dei fotobloccanti fisici<br />

sono composti di metalli che si trovano allo<br />

stato naturale, come ferro, cromo, zinco, titanio,<br />

ecc. Altri invece, come il bismuto, sono<br />

prodotti dall’uomo. Oltre alle loro proprietà<br />

fotoprotettive, queste sostanze sono di aiuto<br />

<strong>per</strong> prevenire le irritazioni causate dal vento e<br />

i danni conseguenti dalle micro particelle di<br />

polvere e sporco trasportate dal vento.<br />

Un’ulteriore proprietà significativa di questi<br />

bloccanti fisici è la loro capacità di offrire una<br />

difesa contro i raggi infrarossi (calore) in due<br />

modi diversi:<br />

Le particelle grandi abbastanza da essere<br />

visibili (cioè di riflettere la luce visibile) riflettono<br />

e rifraggono anche le onde infrarosse<br />

più dannose <strong>per</strong> la pelle (760-1.800 nm).<br />

Indipendentemente dalla grandezza delle<br />

particelle, queste sostanze a base di<br />

metalli hanno una funzione di “abbattimento<br />

del calore” e <strong>per</strong>tanto riducono gli<br />

effetti nocivi del calore sulla pelle.


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

Biossido di titanio<br />

Il biossido di titanio è ampiamente utilizzato<br />

nella cosmesi come pigmento bianco<br />

in polvere. Lo scopo di inserire una certa<br />

quantità di particelle di titanio è di conferire<br />

opacità ai prodotti che lo contengono e di<br />

dare luce (o rendere bianco) al loro colore. Il<br />

biossido di titanio opaco riflette e dis<strong>per</strong>de in<br />

gran misura <strong>tutti</strong> i raggi UV e la luce visibile.<br />

Riflette anche la luce infrarossa. La sua azione<br />

è astringente, calmante, rinfrescante e di prevenzione<br />

dell’invecchiamento cutaneo.<br />

Per essere foto-stabilizzato, il biossido di titanio<br />

deve essere rivestito a livello microscopico di<br />

sostanze protettive come il silicio o l’ossido di<br />

alluminio. Dato che il biossido di titanio si<br />

distribuisce scarsamente sulla pelle, è necessario<br />

modificarlo in modo da assicurare che il suo<br />

strato protettivo sia distribuito in modo uniforme<br />

sulla su<strong>per</strong>ficie della pelle. Per ottenere<br />

accettabilità ed utilità cosmetica, oltre a rivestire<br />

il biossido di titanio, lo si inserisce in una<br />

formulazione in grado di assicurarne un’applicazione<br />

buona ed uniforme. I prodotti contenenti<br />

grandi quantità di particelle di biossido di<br />

titanio con l’applicazione formano una patina<br />

bianca ed opaca sulla pelle. Per renderla invisibile,<br />

è possibile sub-micronizzare la polvere di<br />

biossido di titanio. Il processo di submicronizzazione<br />

forma minuscole particelle che creano<br />

efficacemente una più ampia su<strong>per</strong>ficie con<br />

maggiore capacità di assorbire la luce visibile.<br />

Questo <strong>per</strong>mette al prodotto risultante di offrire<br />

una protezione solare altamente efficiente<br />

che aiuta a proteggere la pelle in larga misura<br />

dalle radiazioni UVB e UVA, ma rimanendo<br />

invisibile sulla pelle. Il biossido di titanio trasparente<br />

(sub-micronizzato) agisce assorbendo,<br />

riflettendo e dis<strong>per</strong>dendo la maggior parte dei<br />

raggi UVB ed alcuni raggi UVA. Tuttavia, la protezione<br />

contro i raggi UV, visibili e infrarossi è<br />

limitata in modo significativo quando il biossido<br />

di titanio è l’elemento protettivo primario.<br />

Ossido di zinco<br />

L’ossido di zinco è conosciuto e utilizzato<br />

da secoli a livello topico come protettivo<br />

della pelle e coadiuvante nella guarigione delle<br />

ferite. È riconosciuto come moderato agente<br />

antimicrobico. Da oltre 50 anni l’ossido di zinco<br />

viene utilizzato come bloccante della luce<br />

ultravioletta (UVB e UVA). Come il biossido di<br />

titanio, questa sostanza riflette la luce infrarossa<br />

sulla pelle, ma ha una maggiore capacità di<br />

protezione dagli UVA rispetto al biossido di<br />

titanio. L’ossido di zinco assorbe più che dis<strong>per</strong>dere<br />

la maggior parte delle radiazioni UVA,<br />

mentre il biossido di titanio ha un’azione principale<br />

di dis<strong>per</strong>sione di queste lunghezze d’onda.<br />

Pertanto, formulato in combinazione con<br />

biossido di titanio, l’ossido di zinco ultrafine<br />

“chiude la finestra” alla gamma dei raggi UVA.<br />

L’ossido di zinco ha sia un’azione complementare<br />

alla protezione fornita dal biossido di zinco,<br />

sia di estensione della fotoprotezione della<br />

pelle nei casi in cui il biossido di titanio è insufficiente.<br />

La dimensione ottimale delle particelle<br />

dell’ossido di zinco <strong>per</strong> un’azione bloccante dei<br />

raggi ultravioletti (ma non della luce visibile) è<br />

di circa 80-150 nanometri (1.000 nanometri =<br />

1 micron).<br />

Ossidi di ferro<br />

Di solito si considera l’ossido di ferro in<br />

due forme: come ruggine che si forma sul ferro<br />

esposto agli agenti atmosferici oppure nelle formulazioni<br />

cosmetiche, in cui è impiegato <strong>per</strong><br />

dare il colore desiderato ad uno strato coprente.<br />

Anche se non hanno l’approvazione di alcune<br />

Autorità Regolatorie (Food and Drug Administration)<br />

come ingredienti attivi dei filtri solari,<br />

molte aziende utilizzano gli ossidi di ferro <strong>per</strong> i<br />

loro filtri solari. Gli ossidi di ferro <strong>per</strong> uso cosmetico<br />

sono prodotti artificialmente <strong>per</strong> ottenere<br />

livelli molto alti di purezza, nonché il colore<br />

e la dimensione delle particelle desiderati.<br />

I pigmenti di ossido di ferro <strong>per</strong> uso cosmetico<br />

sono polveri micronizzate. Grazie al controllo<br />

della purezza, delle dimensioni delle particelle,<br />

della tem<strong>per</strong>atura e della velocità di essiccazione<br />

durante la produzione, essi sono attualmente<br />

disponibili in molte sfumature e toni di<br />

rosso, giallo, nero e marrone (e composti di<br />

questi colori). Questi pigmenti cosmetici, se<br />

aggiunti a concentrazioni adeguate e dis<strong>per</strong>si<br />

appropriatamente, non solo aggiungono colore<br />

alla lozione (o crema, polvere, ecc.), ma contribuiscono<br />

in modo significativo alla protezione<br />

nei confronti di molte radiazioni luminose. Gli<br />

ossidi di ferro ultra-submicronizzati non solo<br />

proteggono dalle onde luminose visibili ma<br />

aggiungono anche un po’ di colore al prodotto<br />

75


76<br />

finito. Questo consente il raggiungimento di<br />

livelli più elevati di protezione dalle onde infrarosse<br />

contribuendo anche a migliorare l’aspetto<br />

della preparazione finale. Gli ossidi di ferro<br />

submicronizzati hanno dimostrato anche un<br />

considerevole effetto di blocco dei raggi ultravioletti,<br />

ad ulteriore complemento degli agenti<br />

con funzione principale di blocco dei raggi UV.<br />

Schermi fisici indiretti adiuvanti<br />

Esempi di queste particelle sono il<br />

talco o la mica allo stato naturale. Questi<br />

minerali sono costituiti solitamente da particelle<br />

di forma piatta e ovale, di dimensioni<br />

molto piccole ma comunque molto più grandi<br />

rispetto a quelle dei bloccanti fisici diretti.<br />

Una porzione molto piccola di particelle di<br />

bloccanti fisici diretti ricopre il più grande e<br />

piatto talco (mica, ecc.). Essendo piatte e<br />

lisce, le particelle di talco rico<strong>per</strong>te scivolano<br />

facilmente le une sulle altre, sovrapponendosi<br />

ed aumentando efficacemente la co<strong>per</strong>tura<br />

protettiva sulla pelle.<br />

Polimeri<br />

I polimeri possono essere sostanze<br />

naturali estratte dalle piante, sostanze seminaturali<br />

modificate o derivate da prodotti animali<br />

(ad esempio la chitina modificata, estratta<br />

dai gusci dei gamberetti), oppure sostanze<br />

sintetiche come il nylon micronizzato. Certi<br />

polimeri, se inseriti sapientemente in una preparazione<br />

fotoprotettiva, creano una struttura<br />

a gabbia che costringe i raggi ultravioletti e<br />

quelli della luce visibile (100-760 nm) a passare<br />

attraverso un “labirinto” invece di raggiungere<br />

direttamente la pelle. Questo <strong>per</strong>corso<br />

allungato aiuta a proteggere la pelle da questi<br />

raggi impedendo al alcuni raggi di raggiungere<br />

la pelle, facendo sì che altri raggi raggiungano<br />

la pelle dopo che parte della loro energia si<br />

è dissipata ed aumentando il tempo di contatto<br />

tra i raggi e i filtri organici o bloccanti fisici.<br />

Questi polimeri (che, <strong>per</strong> inciso, migliorano<br />

anche la sensazione sulla pelle del prodotto<br />

cosmetico finito) forniscono di <strong>per</strong> sé una<br />

modesta fotoprotezione. Aiutano a difendere<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

la pelle dal vento e dalla polvere e dall’inquinamento.<br />

Nondimeno, in presenza di agenti<br />

fotoprotettori attivi, questi polimeri sono in<br />

grado di aumentare da 3 a 5 volte il fattore di<br />

protezione solare (FPS).<br />

Assorbenti chimici/filtri organici<br />

I filtri solari chimici (noti anche come<br />

filtri organici) sono di solito solubili in olio o<br />

in acqua e filtrano le radiazioni UVB o UVA<br />

con gradi di efficienza variabili. Nessun filtro<br />

organico blocca completamente i raggi UVB o<br />

UVA. Inoltre, l’effettiva protezione offerta da<br />

qualsiasi prodotto <strong>per</strong> la protezione solare è<br />

legata direttamente al loro livello di concentrazione,<br />

allo spessore dello strato applicato<br />

sulla pelle e all’accurata, totale co<strong>per</strong>tura delle<br />

zone di cute fotoesposta.<br />

Gli assorbenti chimici maggiormente impiegati<br />

nei filtri solari comprendono:<br />

Salicilato di ottile<br />

I salicilati sono la più vecchia classe di<br />

filtri solari e tra questo il salicilato di ottile è<br />

il più ampiamente usato. Sebbene assorba<br />

esclusivamente e in misura limitata i raggi<br />

UVB, il suo utilizzo nelle formule offre diversi<br />

vantaggi, tra cui:<br />

è virtualmente privo di effetti irritanti e<br />

sensibilizzanti sulla pelle;<br />

dal punto di vista cosmetico, è un “olio” emolliente<br />

di facile gestione che funge da<br />

buon solvente (solubilizzatore) <strong>per</strong> altri filtri<br />

solari organici solidi come i benzofenoni.<br />

Dimetile di ottile PABA (Padimato O)<br />

Questo assorbente oleoso di UVB è il<br />

più efficiente <strong>per</strong> la co<strong>per</strong>tura che offre nei<br />

confronti di questo tipo di raggi ultravioletti.<br />

Ha la massima efficacia di assorbimento sulle<br />

massime frequenze, quelle cioè che hanno<br />

effetto ustionante (310-312 nm). È stato il filtro<br />

solare più diffuso fino a quando sono stati<br />

riportati degli effetti avversi di fotosensibilizzazione<br />

che ne hanno ridotto l’uso. Il<br />

Padimato O è un derivato dell’acido 4-aminobenzoico<br />

(PABA), da cui <strong>per</strong>ò si differenzia. Il<br />

materiale purificato attualmente utilizzato è<br />

essenzialmente privo di PABA.


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

Metossicinnamato di ottile<br />

Attualmente questo liquido oleoso è<br />

l’assorbente di raggi UVB organico più<br />

ampiamente utilizzato al mondo. È secondo<br />

<strong>per</strong> efficienza al Padimato O, ma offre una<br />

protezione più ampia (300-315 nm) nel<br />

range degli UVB eritematogeni. Ha un buon<br />

livello si sicurezza documentato ed è relativamente<br />

facile da formulare. Inoltre ha un’azione<br />

emolliente e non è solubile in acqua.<br />

Aderisce tenacemente alla pelle.<br />

Metil-antranilato<br />

Un assorbente collaudato e sicuro, ma<br />

nel complesso debole. Il metil-antranilato assorbe<br />

le onde che vanno dai raggi UVB di lunghezza<br />

d’onda di 300 nm fino agli UVA (fino a<br />

circa 340 nm). Può in qualche modo migliorare<br />

l’assorbimento dei raggi UVB e di quelli UVA<br />

con lunghezza d’onda più bassa (320-340 nm)<br />

da parte di agenti assorbenti più efficaci.<br />

Ossibenzone (benzofenone-3)<br />

e Sulisobenzone (benzofenone-4)<br />

Queste due sostanze sono strettamente<br />

legate agli assorbenti solidi (in polvere).<br />

L’ossibenzone non è solubile in acqua, ma la<br />

sua forma acida, il sulisobenzone, può essere<br />

resa solubile in acqua se neutralizzata. Anche se<br />

questi composti sono classificati come assorbenti<br />

UVA, assorbono anche gli UVB. Nel complesso<br />

offrono solo una modesta protezione dai<br />

raggi UVB e da parte dei raggi UVA (320-360<br />

nm). Sono piuttosto stabili e possono accrescere<br />

l’efficacia di assorbenti UVB più forti.<br />

Avobenzone (Parsol ® 1789)<br />

Questo agente solido (in polvere) presenta<br />

un assorbimento marginale dei raggi<br />

UVB e dei raggi UVA a più bassa frequenza<br />

(320-360 nm). Fornisce un buon assorbimento<br />

dagli UVA di lunghezza d’onda compresa<br />

tra 330 e 340 nm ed un ottimo assorbimento<br />

del range di UVA da circa 370 nm.<br />

A quel livello <strong>per</strong>de rapidamente di efficacia.<br />

A causa della sua potenziale azione irritativa,<br />

il suo uso è <strong>per</strong>messo soltanto a basse concentrazioni.<br />

Di conseguenza questo limita l’effettivo<br />

livello di protezione ottenibile. Inoltre<br />

l’avobenzone, in presenza della luce solare,<br />

può trasformarsi facilmente nella sua forma<br />

inattiva e <strong>per</strong>dere abbastanza rapidamente più<br />

di un terzo della sua forma attiva. Pertanto l’avobenzone<br />

(Parsol ® 1789) offre un’utile ma<br />

limitata protezione dai raggi UVA. La sua utilità<br />

può essere incrementata combinandolo<br />

con assorbenti dei raggi UVB e con degli agenti<br />

fisici di protezione, come l’ossido di zinco.<br />

Ottocrilene<br />

È un assorbente dei raggi UVB e UVA<br />

con azione emolliente e resistente all’acqua.<br />

L’ottocrilene è uno schermo solare relativamente<br />

debole, ma offre protezione da alcuni<br />

raggi UVB e dagli UVA a più bassa frequenza<br />

(320-350 nm). Cosa più importante, l’ ottocrilene<br />

è un assorbente molto stabile ed esercita<br />

un’azione sia di protezione sia di aumento<br />

dell’efficacia di altri assorbenti dei raggi<br />

UVB; inoltre migliora la loro capacità di fornire<br />

una co<strong>per</strong>tura uniforme della pelle.<br />

Ingredienti attivi <strong>per</strong> i filtri solari<br />

approvati dalla FDA<br />

Ingredienti attivi dei filtri solari con<br />

codice Sec. 352.10<br />

Acido aminobenzoico (PABA) fino al 15%<br />

Avobenzone fino al 3%<br />

Cinoxato fino al 3%<br />

Dioxibenzone fino al 3%<br />

Omolasato fino al 15%<br />

Metil antranilato fino al 5%<br />

Ottocrilene fino al 10%<br />

Metossicinnamato di ottile fino al 7,5%<br />

Salicilato di ottile fino al 5%<br />

Ossibenzone fino al 6%<br />

Padimato O fino all’8%<br />

Acido solfonico fenilbenzimidazolo<br />

fino al 4%<br />

Sulisobenzone fino al 10%<br />

Biossido di titanio fino al 25%<br />

Trolamina salicilato fino al 12%<br />

Ossido di zinco fino al 25%<br />

Ecamsule (Mexoryl)<br />

77


78<br />

Protettori cellulari<br />

I filtri solari contengono anche sostanze<br />

che aiutano a proteggere la pelle dai danni<br />

non visibili causati dal sole. Le radiazioni<br />

UVA penetrano in profondità nella pelle e<br />

danno inizio ai processi ossidativi a livello<br />

cellulare. L’esposizione agli UVA determina<br />

modificazioni della pigmentazione, come<br />

l’abbronzatura, ma anche le macchie i<strong>per</strong>pigmentate.<br />

Varie forme dell’ossigeno rappresentano<br />

i radicali liberi che danneggiano le<br />

cellule, compresi l’anione su<strong>per</strong>ossido O 2 e i<br />

radicali ossidrili OH, sono rilasciati direttamente<br />

<strong>per</strong> induzione dagli UVA. Questo produce<br />

il danno cellulare, in particolare<br />

mediante la <strong>per</strong>ossidazione dei lipidi di<br />

membrana. La formazione di <strong>per</strong>ossido di<br />

idrogeno, causa un ulteriore danno cellulare.<br />

L’azione principale degli UVA consiste nel<br />

conferire energia alle molecole della pelle,<br />

compreso l’ubichinone (Coenzima Q10).<br />

Queste molecole interagiscono con l’ossigeno<br />

causando la produzione delle sopracitate<br />

forme altamente reattive dell’ossigeno degradando<br />

il DNA cellulare.<br />

Segno evidente del danno causato dagli UVA<br />

sono inizialmente le ustioni (in questo caso<br />

si aggiungono all’azione ustionante degli<br />

UVB), poi compaiono infiammazioni ed<br />

imbrunimento inscurimento della cute. In<br />

seguito contribuiscono all’invecchiamento<br />

della pelle (photoaging) ed alla comparsa di<br />

tumori cutanei. La Skin Cancer Foundation ha<br />

dimostrato che la deplezione della vitamina<br />

E nella pelle causata dall’esposizione ai raggi<br />

UVA è in grado di contribuire sia al photoaging<br />

che alla formazione di tumori cutanei.<br />

Protezione cellulare attiva<br />

e di sostegno<br />

La prima linea difensiva consiste nel<br />

proteggere la pelle dagli effetti avversi degli<br />

UVB e degli UVA. Per gli UVB (290-320 nm)<br />

concentrazioni adeguate di filtri solari ottengono<br />

un fattore di protezione (FPS) pari a 30<br />

o più. Diversi assorbenti chimici daranno una<br />

protezione moderata (non adeguata) contro la<br />

metà più bassa dello spettro UVA (320-<br />

350/360 nm). L’elemento chimico in grado di<br />

assorbire gli UVA più utilizzato, il Parsol ®<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

1789 (avobenzone), offre una buona protezione<br />

da una più ampia porzione della regione<br />

UVA (fino a circa 370-374 nm), ma è ancora<br />

incompleto ed è ritenuto foto-instabile, cioè<br />

va incontro ad una rapida degradazione conseguentemente<br />

all’esposizione alle radiazioni<br />

UV. Cosa ancora più preoccupante, è che i filtri<br />

solari contro gli UVB possono essere degradati<br />

da un meccanismo di fotosensibilizzazione<br />

dell’avobenzone. In altre parole l’avobenzone<br />

sembra non soltanto <strong>per</strong>dere rapidamente<br />

la capacità fotoprotettiva dagli UVA, ma<br />

può in pratica diminuire il livello di protezione<br />

dei filtri solari UVB. Queste notizie devono<br />

spingere a formulare molto accuratamente i<br />

prodotti ed a testarli adeguatamente. In particolare<br />

devono essere aggiunte molecole stabilizzanti<br />

quando si inserisce l’avobenzone in<br />

un prodotto di protezione dai raggi UV.<br />

Per aumentare la protezione contro il danno<br />

cellulare causato dai raggi UVB ed UVA,<br />

occorre introdurre dei bloccanti fisici, come<br />

gli ossidi di ferro, il biossido di titanio e l’ossido<br />

di zinco, oltre agli estensori (particelle<br />

che estendono l’efficacia delle particelle più<br />

piccole dell’ossido di ferro, del biossido di<br />

titanio e dell’ossido di zinco) come la mica<br />

ed il talco. È essenziale che questi protettori<br />

fisici siano inseriti a concentrazioni adeguate<br />

<strong>per</strong> ottenere una protezione completa <strong>per</strong><br />

<strong>per</strong>iodi prolungati.<br />

I protettori cellulari supplementari non hanno<br />

la funzione dei principali assorbenti UV<br />

(anche se alcuni possono dimostrare una certa<br />

capacità di assorbimento nello spettro UVB-<br />

UVA). Essi agiscono invece direttamente e<br />

indirettamente nel prevenire i danni cellulari.<br />

Qui di seguito viene riportata una lista parziale<br />

di esempi di protettori cellulari comunemente<br />

utilizzati nei filtri solari. Non si<br />

tratta di una lista completa, ma piuttosto una<br />

rassegna di protettori cellulari con diverse<br />

modalità o siti di protezione attiva.<br />

Vitamina E<br />

Nel suo stato attivo puro “naturale”,<br />

come il tocoferolo, la vitamina E protegge i<br />

prodotti dall’ossidazione, ma è troppo reattiva<br />

<strong>per</strong> mantenere un’attività adeguata nella<br />

pelle se applicata a livello topico. Fortunatamente<br />

la cute è in grado di metabolizzare


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

forme più stabili della vitamina E dalle quali<br />

è possibile rilasciare il tocoferolo i caso di<br />

necessità. Il tocoferil-acetato ed il tocoferillinoleato<br />

sono le forme più diffuse tra quelle<br />

usate nei filtri solari. Come antiossidante<br />

solubile in olio, il tocoferolo offre alle cellule<br />

cutanee una considerevole protezione. La<br />

vitamina E “rompe” la catena reattiva dei<br />

radicali liberi prima che questi possano causare<br />

la distruzione delle membrane cellulari<br />

indotta dalla <strong>per</strong>ossidazione. Tuttavia richiede<br />

la presenza di un agente rigeneratore, una<br />

sostanza che prevenga la sua rapida deplezione.<br />

La vitamina C, (vedi sotto) è uno di<br />

questi agenti rigeneratori.<br />

Vitamina C<br />

La vitamina C (acido ascorbico) è uno<br />

degli antiossidanti più efficaci disponibili ed<br />

è usata nei filtri solari <strong>per</strong> rigenerare la vitamina<br />

E liposolubile in modo tale che mantenga<br />

la sua attività di protezione della membrana<br />

cellulare. La vitamina C è disponibile<br />

in molte forme, alcune delle quali sono idrosolubili<br />

(<strong>per</strong> esempio l’acido ascorbilfosfato),<br />

mentre altre sono lipo-solubili, come l’ascorbil<br />

palmitato.<br />

L’ascorbil palmitato applicato localmente<br />

ha anche dimostrato un’azione di protezione<br />

contro le ustioni da raggi UVB ed ha<br />

un’attività antinfiammatoria.<br />

Le combinazioni dei composti con vitamina<br />

C e vitamina E sembrano offrire una maggiore<br />

protezione contro l’insulto cellulare conseguente<br />

all’esposizione ai raggi UVB e/o UVA<br />

rispetto ad uno solo dei due agenti ossidanti.<br />

Inoltre la vitamina C protegge moderatamente<br />

dal danno da UVB ed anche contro la<br />

fototossicità indotta dagli UVA.<br />

Beta-carotene<br />

Questo precursore della vitamina A è<br />

un pigmento giallo-arancio/arancio-rosso<br />

lipo-solubile e si trova nella maggior parte<br />

delle verdure. Il beta-carotene è un eccellente<br />

estinguente dell’ossigeno singoletto (radicale<br />

libero) e dei radicali liberi che partecipano alla<br />

<strong>per</strong>ossidazione dei lipidi.<br />

Secondo quanto riportato, il beta-carotene<br />

è valido nel trattamento della protoporfiria<br />

eritropoietica (EPP), una malattia che<br />

causa fotosensibilità alle frequenze più elevate<br />

degli UVA ed al range di luce visibile (380-<br />

560 nm). Inoltre esiste la prova che il betacarotene<br />

inibisce la carcinogenesi favorita dai<br />

raggi ultravioletti.<br />

Antocianidi/Protoantocianidi<br />

Questi antiossidanti similbioflavonoidi<br />

si trovano nei vegetali come la corteccia di<br />

pino (il pino marittimo produce un proantocianide,<br />

venduto sotto il marchio commerciale<br />

Picnogenolo) e nell’uva. Questi composti<br />

sono i più attivi estinguenti dei radicali<br />

liberi tra quelli conosciuti. Gli antocianidi<br />

accrescono l’azione degli ascorbati (vitamina<br />

C) e integrano le qualità protettive del tocoferolo<br />

(vitamina E). Numerosi lavori pubblicati<br />

in letteratura descrivono la capacità di<br />

questi bioflavonoidi antiossidanti altamente<br />

specializzati non solo nel potenziare la vitamina<br />

C e nel proteggere le cellule e il tessuto<br />

collageno, ma anche nel rafforzare i vasi<br />

sanguigni e nel mantenere sani i capillari.<br />

Selenio<br />

Numerose pubblicazioni mediche, farmaceutiche<br />

e nutrizionali descrivono la capacità<br />

del selenio, in dosi molto basse, di contribuire<br />

alla prevenzione dei tumori, compresi<br />

quelli della pelle, di agire come antinfiammatorio<br />

e di fungere da adiuvante nella riparazione<br />

del DNA cellulare. Le pubblicazioni<br />

riferiscono anche che il selenio riduce la reattività<br />

delle cellule cutanee all’esposizione ai<br />

raggi UV. I composti complessi del selenio<br />

applicati localmente a concentrazioni inferiori<br />

allo 0,05% favoriscono una riduzione significativa<br />

del danno cutaneo da UV (osservabile<br />

grazie a una riduzione delle infiammazioni,<br />

una minore pigmentazione ed un ritardo nella<br />

comparsa dei tumori cutanei).<br />

Chelanti<br />

I chelanti sono composti che legano i<br />

metalli, in particolare il ferro, e ne impediscono<br />

l’interazione con altri materiali. Alcuni<br />

chelanti si formano naturalmente, altri sono<br />

sintetizzati.<br />

I chelanti del ferro proteggono contro il<br />

danno cellulare dei radicali liberi dell’ossigeno.<br />

Esempi di composti chelanti sono l’orto-<br />

79


80<br />

fenantrolina, l’acido edetico (e i suoi sali/derivati)<br />

e la dipiridilamina.<br />

È stato riferito che l’applicazione topica<br />

dei chelanti precedente all’esposizione ai raggi<br />

UV riduce e/o ritarda la comparsa di rughe<br />

visibili causate dall’esposizione agli UV e la<br />

formazione di tumori.<br />

Fotoprotettori<br />

ed adiuvanti cellulari vari<br />

Alcune sostanze proteggono le cellule<br />

cutanee <strong>per</strong> via indiretta dai danni causati<br />

Molti filtri solari offrono una protezione dagli<br />

UVA/UVB “ad ampio spettro”, ma è importante<br />

È DIMOSTRATO CHE:<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

dalle onde luminose trattenendo gli assorbenti<br />

dei raggi UV sulla su<strong>per</strong>ficie cutanea,<br />

come l’octildodecil neopentanoato, oppure<br />

formando una pellicola con struttura a “labirinto”<br />

(matrice) che si lega tenacemente alla<br />

su<strong>per</strong>ficie cutanea.<br />

Queste sostanze, come gli acrilati/copolimeri<br />

ottilpropenamide e l’amido<br />

ottenilsuccinato di alluminio allungano<br />

significativamente il <strong>per</strong>corso della luce<br />

verso le pelle, riducendo così la capacità<br />

della luce di danneggiare le cellule cutanee.<br />

I filtri solari hanno una provata capacità di prevenire i carcinomi squamocellulari.<br />

Per alcune aree specifiche occorre considerare prodotti specifici (<strong>per</strong><br />

esempio viso e decolleté sono esposti significativamente di più rispetto alla schiena<br />

ed all’addome).<br />

Protezione solare ad ampio spettro<br />

Riflessione<br />

FPS 60 e FPS 65<br />

Gli UVB (290-320 nm)<br />

provocano eritema<br />

e danni epidermici<br />

Gli UVA (320-400 nm) provocano<br />

un danno dermico profondo,<br />

(formazione di rughe,<br />

invecchiamento precoce<br />

e tumori cutanei)<br />

Strato sottocutaneo<br />

FPS 60 e FPS 65<br />

Figura ? La pelle, il sole e le formulazioni Fallene con FPS 60 e 65.<br />

anche che assicurino un fattore di protezione<br />

solare elevato. Tale caratteristica è importante,<br />

non solo <strong>per</strong> i pazienti affetti da<br />

condizioni di fotosensibilità ma<br />

anche <strong>per</strong> chiunque voglia mantenere<br />

efficiente il proprio sistema<br />

immunitario e contribuire<br />

alla prevenzione dei tumori cutanei.<br />

In particolare, “ampio spettro”<br />

significa che la protezione si<br />

estende dallo spettro dei raggi<br />

UVB (290-320 nm) allo spettro<br />

degli UVA (320-400 nm).<br />

Alcuni prodotti ad ampio spettro<br />

offrono una protezione solo<br />

parziale dai raggi UVA nel range<br />

dei 340-400 nm.<br />

I prodotti con elevato FPS contenenti<br />

degli assorbenti degli<br />

UVB e ossido di zinco o biossido<br />

di titanio, avobenzone o altri<br />

benzofenoni forniscono una<br />

buona protezione contro le lunghezze<br />

d’onda comprese nel<br />

range 290-400 nm.<br />

Riflessione


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

È DIMOSTRATO CHE:<br />

FALSO VERO<br />

L’abbronzatura è salutare L’abbronzatura deriva da un meccanismo<br />

di difesa dell’organismo contro ulteriori<br />

danni provocati dalle radiazioni UV<br />

L’abbronzatura protegge dal sole Un colorito scuro su una pelle chiara offre<br />

solo un FPS pari a 4<br />

Non è possibile scottarsi Fino all’80% delle radiazioni solari UV<br />

con il cielo nuvoloso possono penetrare attraverso uno strato<br />

leggero di nubi. La foschia nell’atmosfera<br />

può <strong>per</strong>sino aumentare l’esposizione alle<br />

radiazioni UV.<br />

Le radiazioni UV durante l’inverno Le radiazioni UVB sono generalmente più<br />

non sono <strong>per</strong>icolose basse nei mesi invernali, ma l’effetto riflettente<br />

della neve può raddoppiare l’esposizione<br />

totale, specialmente ad alta quota.<br />

I filtri solari forniscono una I filtri solari non sono fatti <strong>per</strong> aumentare<br />

protezione che consente di stare il tempo di esposizione al sole ma <strong>per</strong><br />

in acqua molto più a lungo aumentare la protezione durante<br />

l’inevitabile esposizione. La protezione che<br />

garantiscono dipende in modo essenzialmente<br />

dalla corretta applicazione.<br />

Se si fanno regolari pause durante Durante il giorno le radiazioni UV sono<br />

i bagni di sole si evitano le scottature cumulative.<br />

Se non si sente il calore dei raggi Le scottature sono provocate dalle<br />

solari non ci si scotta radiazioni UVB, che non possono essere<br />

avvertite. La maggior parte del calore è<br />

prodotto dalle radiazioni visibili e infrarosse<br />

e non dalle radiazioni UV.<br />

In acqua non ci si scotta L’acqua offre solo una protezione minima<br />

dalle radiazioni UV e l’azione di riflettente<br />

dell’acqua può aumentare l’esposizione<br />

alle radiazioni UV.<br />

81


82<br />

DOMANDE FREQUENTI<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

Che cos’è un’ustione solare<br />

L’ustione solare è un’infiammazione della pelle causata da sovraesposizione<br />

alle radiazioni ultraviolette UVB) del sole. Un’ustione simile può essere conseguente<br />

alla sovraesposizione a una lampada solare abbronzante. La radiazione UV può<br />

danneggiare anche gli occhi, anche se esternamente non è visibile alcuna ustione.<br />

L’ustione solare può provocare danni <strong>per</strong>manenti?<br />

Sì, le ustioni in età precoce aumentano il rischio di sviluppare un tumore<br />

cutaneo in età successiva. La sovraesposizione ripetuta ai raggi ultravioletti può<br />

anche essere causa di comparsa di cicatrici, lentiggini, secchezza e rughe. Inoltre la<br />

sovraesposizione frequente ai raggi ultravioletti può aumentare il rischio di cataratta<br />

e degenerazione maculare, una delle principali cause di cecità.<br />

Quali sono i sintomi dell’ustione solare?<br />

Per prima cosa la pelle diventa eritematosa, edematosa e calda. Toccare o<br />

sfregare la pelle causa dolore. Siccome il calore provoca <strong>per</strong>dita di liquidi, la vittima<br />

di un’ustione solare può anche subire disidratazione. Per diversi giorni dopo<br />

l’esposizione la pelle può essere edematosa, presentare delle vescicole ed andare<br />

incontro alla formazione di erosioni. Alcuni soggetti sviluppano rash cutanei.<br />

I sintomi dell’ustione solare possono essere lievi, moderati o gravi, principalmente<br />

secondo i seguenti parametri:<br />

1. Il fototipo della <strong>per</strong>sona affetta.<br />

2. Il momento, la durata, il luogo e l’altitudine dell’esposizione.<br />

3. I farmaci assunti dal soggetto.<br />

4. I prodotti che il soggetto ha utilizzato.<br />

Nei casi di ustione grave il paziente può presentare febbre, nausea, brividi, debolezza,<br />

tachicardia, respiro frequente, shock e <strong>per</strong>dita di conoscenza. Ovviamente<br />

questi sintomi richiedono un trattamento di emergenza.<br />

Chi è più suscettibile alle ustioni solari?<br />

I soggetti con particolari anomalie della pigmentazione (come l’albinismo)<br />

e le <strong>per</strong>sone con pelle chiara sono a più alto rischio di ustioni solari. La classificazione<br />

dei fototipi secondo Fitzpatrick, universalmente accettata, suddivide i tipi<br />

di pelle in sei categorie (in termini di suscettibilità) con colori della pelle da chiaro<br />

a scuro.<br />

Questi tipi di pelle sono i seguenti:<br />

Tipi 1 e 2: Elevata suscettibilità alle ustioni solari<br />

Tipi 3 e 4: Suscettibilità moderata alle ustioni solari<br />

Tipi 5 e 6: Suscettibilità minima o nulla alle ustioni solari


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

CLASSIFICAZIONE DI FITZPATRICK DEI TIPI DI PELLE FOTOREATTIVI<br />

Tipo di pelle Colore Reazione agli UVA Reazione al sole<br />

Tipo I Caucasico; capelli Molto sensibile Si ustiona sempre<br />

biondi o rossi, facilmente, non si<br />

lentiggini, pelle abbronza mai; tono<br />

chiara, occhi azzurri della pelle molto chiaro<br />

Tipo II Caucasico; capelli Molto sensibile Di solito si ustiona<br />

biondi o rossi, facilmente, si abbronza<br />

lentiggini, pelle con difficoltà: tono<br />

chiara, occhi azzurri della pelle chiaro<br />

o grigi<br />

Tipo III Caucasico più Sensibile Si ustiona<br />

scuro, leggermente,<br />

asiatico chiaro si abbronza<br />

gradualmente;<br />

tono della pelle<br />

da chiaro a medio<br />

Tipo IV Mediterraneo, Poco sensibile Si ustiona<br />

asiatico, ispanico raramente, si abbronza<br />

sempre bene; tono<br />

della pelle medio<br />

Tipo V Medio-orientale, Sensibilità minima Si ustiona molto<br />

latino, nero con raramente,<br />

la pelle chiara, si abbronza molto<br />

indiano facilmente;<br />

tono della pelle<br />

olivastro o scuro<br />

Tipo VI Nero con la pelle Nessuna sensibilità Non si ustiona mai,<br />

scura pigmentazione<br />

profonda, tono della<br />

pelle molto scuro<br />

83


84<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

Che cos’è la luce ultravioletta (UV)?<br />

La luce UV è una radiazione energetica sotto forma di onde luminose invisibili.<br />

La luce UV è emessa sia dal sole sia dalle lampade abbronzanti.<br />

Il sole emette tre tipi di radiazioni ultraviolette: le ultraviolette A (UVA) le ultraviolette<br />

B (UVB) e le ultraviolette C (UVC) Solo le UVA e UVB raggiungono la<br />

terra (le UVC non attraversano la parte su<strong>per</strong>iore dell’atmosfera).<br />

Sebbene la ricerca abbia a lungo indicato gli UVB come la forma più probabile<br />

di UV in grado di danneggiare la pelle e di provocare tumori cutanei, studi<br />

recenti suggeriscono che anche gli UVA sono dannosi.<br />

Le lampade abbronzanti producono radiazioni UVA e/o UVB. Questi raggi artificiali<br />

colpiscono la pelle tanto quanto gli UVA e gli UVB provenienti dal sole.<br />

Quando e dove le radiazioni UV sono più intense?<br />

Le radiazioni UVB sono più intense a mezzogiorno e nelle ore immediatamente<br />

prima e dopo (tra le 10 del mattino e le 3 del pomeriggio), in particolar<br />

modo a tarda primavera, in estate e nella prima parte dell’autunno. Anche se<br />

sono meno concentrati in altri <strong>per</strong>iodi del giorno e dell’anno, gli UVB e UVA possono<br />

comunque danneggiare la pelle e gli occhi, anche a inverno inoltrato. I<br />

raggi UVA sono sempre gli stessi, tutto il giorno, <strong>tutti</strong> i giorni, <strong>per</strong> tutto l’anno.<br />

Anche i raggi UVB crescono in intensità con l’altitudine e la latitudine. Maggiore<br />

è l’altitudine, più grande è la concentrazione di raggi UVB. Allo stesso modo, i<br />

raggi sono più potenti man mano che ci si avvicina all’equatore.<br />

I raggi UV “rimbalzano” sulle su<strong>per</strong>fici riflettenti come l’acqua la sabbia e la neve.<br />

Pertanto uno sciatore, un nuotatore, un pescatore o una <strong>per</strong>sona che frequenta<br />

la spiaggia possono essere colpiti dai raggi UV dall’alto e dal basso.<br />

Quale è il significato dell’abbronzatura?<br />

La pelle contiene un pigmento detto melanina, che ne determina il colore<br />

conferendo la varietà di toni che conosciamo.<br />

La melanina impedisce che almeno alcuni dei raggi UV penetrino nella pelle.<br />

Dopo ripetute o prolungate esposizioni ai raggi UV la pelle produce più melanina.<br />

Di conseguenza la pelle si scurisce, o si abbronza.<br />

Le malattie possono aumentare la sensibilità ai raggi UV?<br />

Alcune malattie possono aumentare il rischio di danni cutanei conseguenti<br />

alle radiazioni UV. Di seguito sono elencate alcune anomalie che aumentano<br />

la sensibilità della pelle alle radiazioni UV:<br />

Albinismo: Le <strong>per</strong>sone con classico albinismo oculocutaneo sono privi di melanina<br />

nella pelle e negli occhi. Senza la protezione di questo pigmento la pelle e gli<br />

occhi sono entrambi sensibili agli UV e altamente esposti ai danni da radiazioni.<br />

Porfiria: Le porfirie sono dei disordini degli enzimi specifici necessari <strong>per</strong> il<br />

metabolismo dell’eme. I pazienti affetti da questo disordine producono quantità<br />

patologicamente grandi di sostanze dette porfirine. La stimolazione delle porfi-


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

rine nella pelle provocato dai raggi UV causa danni e formazioni di cicatrici cutanee.<br />

Questo danno cutaneo è una caratteristica di rilievo di diverse forme di porfiria,<br />

come la porfiria cutanea tarda, la coproporfiria ereditaria, la porfiria variegata<br />

e, in particolare, la porfiria eritropoietica congenita.<br />

Vitiligine: La vitiligine è un disordine relativamente comune che causa la formazione<br />

di macchie bianche depigmentate. Queste macchie mancano di melanina<br />

e sono estremamente sensibili ai raggi UV.<br />

Xeroderma pigmentoso: Questo disordine sembra essere conseguente a un’i<strong>per</strong>sensibilità<br />

ereditaria agli effetti cancerosi della luce ultravioletta. La luce del<br />

sole causa un danno al DNA che normalmente viene riparato. Le <strong>per</strong>sone affettee<br />

da questa condizione hanno un’incapacità di riparare il DNA dopo un danno<br />

da radiazioni UV. Gli individui affetti da xeroderma pigmentoso sono cento volte<br />

più a rischio di sviluppare tumori cutanei rispetto alla popolazione generale. La<br />

loro estrema fotosensibilità li predispone a un marcato danno cutaneo e alle cicatrici,<br />

ma anche all’esordio precoce di tumori cutanei (carcinoma a cellule basali<br />

ed a cellule squamose, melanoma maligno).<br />

Che cos’è il bloccante fisico?<br />

Il bloccante, o schermo, fisico è un ingrediente che riflette porzioni dello<br />

spettro luminoso, in particolare i raggi UVB e UVA, formando una barriera sulla<br />

su<strong>per</strong>ficie della pelle.<br />

Che cos’è un filtro chimico?<br />

Un filtro chimico è un ingrediente che, restando sulla su<strong>per</strong>ficie della<br />

pelle, assorbe porzioni dello spettro luminoso. La maggior parte dei filtri chimici<br />

offre una protezione molto modesta, se non nulla, dalle radiazioni UVA; tipicamente<br />

offrono protezione dagli UVB.<br />

Qual è la differenza tra i bloccanti fisici ed i filtri chimici?<br />

I bloccanti fisici, che offrono una protezione dal sole ad ampio spettro,<br />

sono visibili sulla pelle, anche se si trovano allo stato micronizzato. I filtri solari<br />

sono migliori dal punto di vista estetico ma non offrono una protezione dagli UV<br />

paragonabile a quella dei bloccanti fisici.<br />

Quali tipi di tumori possono causare i raggi UV?<br />

La sovraesposizione ai raggi UV può provocare tre varietà di tumore cutaneo:<br />

il melanoma maligno, il carcinoma a cellule basali ed il carcinoma a cellule<br />

squamose. Il melanoma maligno è di gran lunga la forma più <strong>per</strong>icolosa di tumore<br />

cutaneo. Questa forma di cancro generalmente ha inizio da una lesione simile<br />

ad un nevo. I bordi del nevo assumono una forma irregolare. Il nevo è nero o<br />

marrone e qualche volta rosso, bianco o blu oppure un misto di questi colori. Il<br />

melanoma può metastatizzare rapidamente. Con una diagnosi precoce il melanoma<br />

è curabile. Se la diagnosi è tardiva, il melanoma è potenzialmente letale.<br />

85


86<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

I tumori a cellule basali e squamose sono a crescita lenta e hanno una probabilità<br />

moto più bassa di metastatizzare rispetto al melanoma. In particolare, il carcinoma<br />

a cellule basali non metastatizza quasi mai anche se è caratterizzato da<br />

invasività locale, mentre quello a cellule squamose può metastatizzare e mettere a<br />

rischio la vita del paziente se non diagnosticato precocemente.<br />

Il carcinoma a cellule basali (basalioma) è costituito da macchie piatte di colore<br />

<strong>per</strong>laceo con bordi traslucidi e con una rientranza al centro. Può sanguinare. Di<br />

solito compare sulla testa, sul collo, nella parte su<strong>per</strong>iore del tronco e sulle mani.<br />

Se ignorati, questi tumori possono provocare considerevoli danni a livello locale.<br />

Il carcinoma a cellule squamose (spinalioma) è costituito da macchie ruvide o da<br />

aree squamo-crostose sulla pelle che non si staccano e non rispondono alle<br />

comuni creme <strong>per</strong> la pelle. Possono sanguinare leggermente. Tendono a comparire<br />

principalmente sui bordi delle orecchie, in faccia, sul labbro inferiore e sulle<br />

mani. Se ignorati, possono diffondersi ad altre parti del corpo.<br />

Come si possono prevenire le ustioni solari ed i tumori cutanei?<br />

I metodi ideali <strong>per</strong> prevenire le ustioni solari, e possibilmente i tumori<br />

cutanei, comprendono:<br />

1. Limitare il tempo di esposizione al sole ed evitare le ore peggiori che vanno<br />

dalla tarda mattinata fin al primo pomeriggio.<br />

2. Indossare abiti che proteggono come un cappello a tesa larga, pantaloni lunghi<br />

e camicia con le maniche lunghe.<br />

3. Essere consapevoli che le ustioni solari possono verificarsi anche quando il<br />

cielo è nuvoloso (le nubi non bloccano i raggi ultravioletti) ed anche quando<br />

ci si trova in acqua.<br />

4. Ricordare che la sabbia riflette i raggi del sole ed aumenta le possibilità di<br />

scottarsi.<br />

5. Usare uno schermo solare <strong>per</strong> ridurre al minimo la penetrazione dei raggi<br />

UV. Gli schermi solari con fattore di protezione solare (FPS) di almeno 15<br />

sono consigliati <strong>per</strong> la maggior parte delle <strong>per</strong>sone. Lo schermo va applicato<br />

diversi minuti prima di esporsi al sole e l’applicazione va ripetuta spesso.<br />

Che cosa sono i farmaci sensibilizzanti al sole?<br />

I farmaci sensibilizzanti al sole sono sostanze che aumentano la suscettibilità<br />

della pelle all’eritema e alle scottature causate dal sole (o da una lampada<br />

solare). Questi farmaci sono detti anche agenti fotosensibilizzanti.<br />

Per una lista parziale dei farmaci sensibilizzanti alla luce del sole, vedi l’elenco<br />

precedente).<br />

Quali farmaci e prodotti possono aumentare la sensibilità della pelle al sole?<br />

Molti farmaci soggetti e non a prescrizione contengono agenti fotosensibi-


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

lizzanti che causano ustioni, comparsa di vescicole, orticaria, rash o altre reazioni<br />

cutanee. Queste reazioni sono classificate alternativamente come fotoallergiche<br />

o come fototossiche.<br />

Qual è la differenza tra una reazione fotoallergica e una fototossica?<br />

In una reazione fotoallergica un farmaco, o un ingrediente in esso contenuto,<br />

si combina con la luce ultravioletta <strong>per</strong> produrre un composto che il sistema<br />

immunitario <strong>per</strong>cepisce come antigene. Quando il farmaco fotosensibilizzante<br />

viene nuovamente assunto, gli anticorpi si legano all’antigene determinando una<br />

reazione allergica.<br />

In una reazione fototossica non si verifica una risposta da parte del sistema immunitario.<br />

In questo caso la pelle reagisce come se fosse avvelenata, mostrando di solito<br />

dei sintomi a breve distanza dalla prima assunzione del farmaco.<br />

Che cosa sono i radicali liberi?<br />

I radicali liberi sono molecole altamente reattive che attaccano le cellule e<br />

danneggiano il collagene e l’elastina. La loro formazione è innescata dall’inquinamento,<br />

dall’esposizione al sole, dal fumo, dall’ossigeno e <strong>per</strong>sino da alcuni<br />

processi propri dell’organismo. I radicali liberi sono ritenuti in parte responsabili<br />

dell’invecchimento cutaneo attraverso un processo detto ossidazione. Un radicale<br />

libero, anche noto come ROS, attacca un’altra molecola e le sottrae un elettrone,<br />

mettendo in moto una reazione a catena che porta al danno cellulare da<br />

radicali liberi. I fotoni posono entrare in collisione con gli elettroni vulnerabili<br />

degli atomi nelle strutture cellulari, creando la reazione a catena del radicale libero<br />

che può sopraffare le naturali strutture antiossidanti, portando di conseguenza<br />

alla distruzione delle vitamine A, C, E e di altre molecole.<br />

Che cos’è un antiossidante?<br />

Un antiossidante è una molecola che aiuta a neutralizzare i radicali liberi<br />

e protegge la pelle contribuendo a fermare le reazioni dannose <strong>per</strong> le cellule cutanee.<br />

La vitamina A riduce il numero delle cellule danneggiate dalle ustioni causate<br />

dal sole dopo essere state colpite dalle radiazioni UV. Se la pelle è ricca di<br />

antiossidanti i livelli di vitamina A si mantengono normali e la rete di antiossidanti<br />

(vitamine C ed E, coenzima Q10, acido alfa lipoico e glutatione) si ricicla<br />

tornando in attività. Il protettivo solare completo contiene anche antiossidanti.<br />

87


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Gli adolescenti e l’abbronzatura.<br />

Carlo Alfaro, Luigi Tarallo<br />

Introduzione<br />

Nell’adolescente la ricerca di un ideale<br />

di <strong>per</strong>fezione estetica, che lo aiuti a su<strong>per</strong>are<br />

il senso di inadeguatezza fisica e la bassa<br />

autostima, può tradursi in ossessioni quali i<br />

disturbi del comportamento alimentare (anoressia/bulimia)<br />

e le più recentemente descritte<br />

“vigoressia” (ossessione <strong>per</strong> la forma fisica)<br />

e “tanorexia” (stato mentale compulsivo<br />

caratterizzato dal desiderio di abbronzarsi<br />

sempre di più). Quest’ultimo comportamento<br />

è ad alto rischio <strong>per</strong> la salute, potendo<br />

essere responsabile anche di neoplasie cutanee<br />

che, secondo i dati WHO, sono in<br />

aumento del 2% l’anno, con incremento<br />

maggiore di qualsiasi altro tipo di cancro.<br />

Nelle ultime due decadi la pratica dell’abbronzatura<br />

attraverso fonti artificiali di luce<br />

ultravioletta si è enormemente diffusa tra gli<br />

adolescenti ed i giovani adulti, sostenendo<br />

l’espansione di una vera e propria industria.<br />

È necessario un serio e forte impegno dei<br />

Medici, preposti alla tutela della salute dei<br />

giovani, <strong>per</strong> scoraggiare questo comportamento<br />

a rischio.<br />

La prevalenza del fenomeno<br />

Gli studi che documentano la prevalenza<br />

della pratica dell’abbronzatura artificiale<br />

tra gli adolescenti. sono difficilmente comparabili<br />

(1). Su di un campione di 6903 adolescenti<br />

bianchi non ispanici di età compresa<br />

tra 13 e 19 anni, negli USA, è stato riportato<br />

che quasi il 40% delle femmine e oltre l’11%<br />

dei maschi si sottopone a lampada UVA<br />

almeno 1 volta all’anno, ed il 28% delle femmine<br />

ed il 7% dei maschi 3 o più volte. La<br />

<strong>per</strong>centuale delle femmine aumenta con l’età,<br />

dall’11% a 13-14 anni fino al 47% a 18-19<br />

UOC di Pediatria, Ospedali Riuniti Stabiesi, PO. S. Leonardo,<br />

ASL NA 5, Castellamare di Stabia (Napoli<br />

Numero sedute Totale<br />

(lampade UVA)<br />

4/settimana 3<br />

3/settimana 23<br />

2/settimana 48<br />

1/settimana 97<br />

2/mese 45<br />

1/mese 34<br />

1/2 mesi 26<br />

1/3-5 mesi 22<br />

1/6-11 mesi 26<br />

1/12 mesi 30<br />

1/13-24 mesi 6<br />

*dati raccolti nel <strong>per</strong>iodo marzo e aprile 2006.<br />

Numero intervistati: 380 maschi e 420 femmine.<br />

Il 43% dei maschi ed il 47% delle femmine<br />

(360 soggetti su 800 pari al 45%) ricorrono<br />

alle lampade UVA.<br />

Tabella 1. Ricorso all’abbronzatura artificiale<br />

(numero di sedute) in un campione di adolescenti<br />

della provincia di Napoli.*<br />

anni (2). In un’altra indagine su 6373 ragazze<br />

statunitensi di 12-18 anni, il 9% ha<br />

dichiarato di aver fatto uso di lampada UVA<br />

da 1 a 9 volte, ed il 5.4% 10 o più volte nell’anno<br />

precedente lo studio (3). Sempre negli<br />

USA, su un campione di 273 ragazzi, di 14-<br />

17 anni, il 42% delle femmine ed il 12% dei<br />

maschi ha ammesso di ricorrere all’abbronzatura<br />

artificiale, ed il 22% di quelli che non ne<br />

facevano uso ha manifestato l’intenzione di<br />

ricorrervi (4). Dati sovrapponibili sono stati<br />

riportati in ragazzi svedesi, danesi e tedeschi<br />

(5-7). La Tabella 1 riporta la nostra es<strong>per</strong>ienza<br />

su un campione di 800 adolescenti (11-20<br />

anni) della penisola sorrentina, in provincia<br />

di Napoli, intervistati, alla fine della stagione<br />

invernale 2006, da un unico intervistatore<br />

che proponeva un questionario a risposta<br />

multipla. Considerando i 6 mesi freddi (ottobre-marzo)<br />

171 adolescenti sui 360 che face-<br />

91


92<br />

vano uso di lettini abbronzanti, hanno riferito<br />

di sottoporsi almeno ad una seduta a settimana,<br />

<strong>per</strong> un totale di 24 sedute. I dati da noi<br />

riportati sono preoccupanti anche <strong>per</strong>ché<br />

raccolti in un area ad alta prevalenza di giornate<br />

di sole, con molte possibilità di esposizione<br />

solare, volontaria o involontaria (8).<br />

Le motivazioni dell’esposizione<br />

La ricerca delle motivazioni che determinano<br />

o favoriscono negli adolescenti il<br />

ricorso all’abbronzatura artificiale è cruciale<br />

<strong>per</strong> identificare i bersagli delle campagne di<br />

promozione della salute pubblica mirate a<br />

scoraggiarlo (9). Anche nei casi in cui sono<br />

coscienti dei rischi oncogeni della luce ultravioletta,<br />

i ragazzi abusano ugualmente di<br />

raggi UVA spinti da una motivazione estetica<br />

(desiderio di apparire attraenti ed in buona<br />

forma) (10, 11). La 7 a edizione del Rapporto<br />

Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e<br />

dell’Adolescenza (2006) prodotta da Eurispes<br />

e Telefono Azzurro riferisce che il 67,1% dei<br />

ragazzi è dell’idea che essere abbronzati d’estate<br />

sia molto o abbastanza importante e che<br />

il 33% considera l’abbronzatura “molto<br />

importante”. Nella nostra es<strong>per</strong>ienza in penisola<br />

sorrentina la motivazione è puramente<br />

estetica <strong>per</strong> il 96% dei ragazzi, e solo il 4%<br />

adduce motivi di patologia dermatologica (8).<br />

Inoltre, l’uso di lampade spesso si associa ad<br />

altri comportamenti a rischio, quali diete<br />

dimagranti smodate, ossessione <strong>per</strong> l’ideale<br />

fisico (2), fumo di sigaretta, uso di alcool,<br />

droghe, o di vomito indotto o lassativi <strong>per</strong><br />

<strong>per</strong>dere peso (3), mancanza di hobby e di pratica<br />

sportiva (11), e abitudine ad esporsi<br />

intensamente anche alla luce solare con l’intenzione<br />

di abbronzarsi (5). Molta influenza<br />

sembra avere un atteggiamento incoraggiante<br />

riguardo al colorito scuro da parte delle madri<br />

(12) e degli amici (1); le ragazze con madri di<br />

grado di istruzione su<strong>per</strong>iore sarebbero meno<br />

predisposte all’uso di lampada UVA (2).<br />

L’interpretazione socio-antropologica vede<br />

nella passione <strong>per</strong> l’abbronzatura dei giovanissimi<br />

un modo di dare colore e quindi identità,<br />

visibilità, dignità ad un corpo altrimenti<br />

vissuto come trasparente, banale, sciatto, ine-<br />

sistente, non costruito, e nella scelta dell’abbronzatura<br />

artificiale, anziché alla luce del<br />

sole, la ricerca di un “guscio” privato, isolato,<br />

individuale in cui modificare il proprio corpo<br />

(13). Si è anche ipotizzato che i soggetti che si<br />

sottopongono frequentemente alla luce ultravioletta<br />

con l’intento di abbronzarsi possano<br />

sviluppare una forma di dipendenza, probabilmente<br />

attraverso gli effetti della radiazione<br />

luminosa sul tono dell’umore (14).<br />

I rischi<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

L’incidenza dei tumori della pelle (epitelioma<br />

basocellulare, carcinoma spinocellulare,<br />

melanoma maligno) è in aumento nella<br />

maggior parte della popolazione bianca, specie<br />

negli USA, in Nord Europa e in Nuova<br />

Zelanda, e la luce ultravioletta è il principale<br />

fattore di rischio ambientale <strong>per</strong> il loro sviluppo<br />

(15).<br />

La luce è una radiazione non ionizzante che<br />

comprende lo spettro completo delle radiazioni<br />

ultraviolette suddivise a seconda della<br />

lunghezza d’onda in UVC, UVB, UVA2,<br />

UVA1 più la luce invisibile ed i raggi infrarossi.<br />

I raggi UVB (280-319 nm) causano i danni<br />

acuti da radiazione ultravioletta (ustione<br />

solare) mediante rilascio di mediatori della<br />

flogosi (prostaglandine, TNF-α, IL- 6) dai<br />

cheratinociti danneggiati, ed i raggi UVA<br />

(320-400 nm) combinatamente agli UVB<br />

danneggiano il DNA di diverse strutture<br />

cutanee (cheratinociti e melanociti dell’epidermide,<br />

sistema vascolare, connettivo del<br />

derma), con effetti a medio-lungo termine di<br />

foto-invecchiamento e carcinogenesi.<br />

L’esposizione prolungata crea foto-immunodepressione,<br />

riducendo le capacità del sistema<br />

linfocitario di riconoscere e distruggere le cellule<br />

mutate. Il foto-danneggiamento è tanto<br />

più intenso quanto più precocemente inizia<br />

nell’infanzia <strong>per</strong> esposizioni ripetute e non<br />

protette, ed è assai più evidente in soggetti di<br />

razza bianca e di fototipo 1-2. Fino all’80% dei<br />

danni da radiazione ultravioletta si verifica<br />

prima dei 18 anni. è stato dimostrato che ripetute<br />

ustioni solari, durante l’infanzia, rappresentano<br />

un fattore di rischio <strong>per</strong> la comparsa<br />

di un tumore cutaneo in età adulta.


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

Esistono prove sulla responsabilità dell’abbronzatura<br />

artificiale nel foto-danneggiamento<br />

quando vi si ricorre prima dei 30 anni ed<br />

in soggetti di fototipo chiaro (15). In studi<br />

clinici è stata variamente riportata l’incidenza<br />

di uno o più effetti collaterali dopo sedute di<br />

abbronzatura artificiale, soprattutto ustioni,<br />

quale effetto acuto, ed i<strong>per</strong>pigmentazione,<br />

ispessimento dell’epidermide, xerosi, invecchiamento<br />

precoce, dopo uso regolare. Può<br />

inoltre aversi danno oculare, soprattutto al<br />

cristallino e alla retina (16).<br />

Peraltro i soggetti più accaniti nel raggiungimento<br />

dell’abbronzatura si espongono sovente<br />

senza protezione sia alla luce naturale che<br />

alle lampade UV, con aumento del rischio di<br />

fotodanneggiamento (17). Nella casistica da<br />

noi raccolta in provincia di Napoli il 31%<br />

degli adolescenti intervistati che fanno uso di<br />

lampade UVA ha riportato qualche effetto<br />

collaterale (Tabella 2).<br />

La protezione dalle radiazioni<br />

ultraviolette<br />

Poiché è dimostrato che ridurre l’esposizione<br />

alla luce ultravioletta durante l’infanzia e l’adolescenza<br />

e prevenire il foto-danneggiamento<br />

diminuisce il rischio di tumori cutanei,<br />

l’uso di creme protettive ed altre misure di<br />

fotoprotezione (cappellini, T-shirt, occhiali<br />

scuri) è stato proposto <strong>per</strong> la prevenzione<br />

primaria oncologica (15). Tuttavia, è probabile<br />

che gli adolescenti che si espongono intensamente<br />

alla luce solare o artificiale allo<br />

Ustione 32<br />

Lipotimia 2<br />

Eruzione cutanea 20<br />

Invecchiamento cutaneo 46<br />

Discromia 9<br />

Irregolarità mestruale 1<br />

Aumento dei nei 2<br />

Totale 112 (31%)<br />

Tabella 2. Effetti indesiderati da abbronzatura<br />

artificiale in un campione di 360 adolescenti<br />

della provincia di Napoli che ricorrono<br />

alle lampade UVA.<br />

scopo di abbronzarsi siano poco inclini alla<br />

fotoprotezione nel timore di inficiare il rapido<br />

iscurimento della pelle. Inoltre, l’uso di<br />

filtri solari può aumentare il tempo di esposizione<br />

alla luce conferendo un eccessivo senso<br />

di sicurezza (18). Peraltro, gli adolescenti<br />

spesso non sono in grado di valutare correttamente<br />

il proprio fototipo ai fini della necessaria<br />

fotoprotezione (19).<br />

Poco si conosce sull’uso della fotoprotezione<br />

in bambini e adolescenti, ma i dati disponibili<br />

documentano un impiego subottimale (20).<br />

L’utilizzo di lozioni autoabbronzanti potrebbe<br />

rappresentare, <strong>per</strong> i giovani appassionati del<br />

colorito scuro, un’alternativa sicura all’esposizione<br />

alla luce naturale o artificiale. Tuttavia<br />

negli studi disponibili, l’uso di autoabbronzanti<br />

non ha mostrato univocamente di<br />

ridurre il rischio di ustioni solari ed il ricorso<br />

a lampade (21).<br />

Come contrastare l’abuso<br />

di esposizione ai raggi<br />

ultravioletti negli adolescenti<br />

L’esposizione indiscriminata ai raggi<br />

ultravioletti da parte dei ragazzi allo scopo di<br />

abbronzarsi è un comportamento a rischio e<br />

come tale richiede l’impegno dei Medici e<br />

delle Istituzioni <strong>per</strong> scoraggiarlo. Finora gli<br />

sforzi non sono stati sufficienti dal momento<br />

che la frequentazione di centri abbronzanti è<br />

triplicata negli ultimi anni nei Paesi occidentali,<br />

soprattutto da parte dei più giovani (22).<br />

Viene normalmente fissato a 20 il numero di<br />

sedute all’anno al limite della <strong>per</strong>icolosità, un<br />

numero decisamente irrisorio <strong>per</strong> i tanoressici,<br />

che arrivano a sottoporsi a 2-6 lettini a settimana<br />

(13). Da più parti si invoca l’intervento<br />

di leggi e regolamenti severi e precisi, che<br />

almeno rispettino l’indicazione dell’OMS di<br />

proscrivere l’uso di lettini a minorenni (23),<br />

invito finora recepito dalla legislazione in<br />

molte Nazioni europee, <strong>per</strong> prime Svezia,<br />

Belgio e Francia.<br />

Sono possibile bersaglio dei necessari interventi<br />

educativi: i ragazzi, i genitori, gli o<strong>per</strong>atori<br />

dei solarium, i sanitari.<br />

Per quanto riguarda gli adolescenti, è necessario<br />

incidere su erronee attitudini (considera-<br />

93


94<br />

re la cute abbronzata socialmente apprezzabile<br />

<strong>per</strong>chè espressione di bellezza, buona salute<br />

e sensualità) e convinzioni (innocuità dell’abbronzatura<br />

artificiale), ed implementare<br />

misure di fotoprotezione o abitudini più<br />

salutari <strong>per</strong> migliorare l’aspetto e ottenere<br />

un’accettazione sociale. Sono stati approntati<br />

e validati in USA diversi interventi educativi<br />

specifici <strong>per</strong> adolescenti tra i quali è risultata<br />

particolarmente incisiva la tecnica di mostrare<br />

ai ragazzi le proprie foto con le modifiche<br />

della cute facciale inducibili dalle radiazioni<br />

ultraviolette (24).<br />

Occorrerebbe diffondere nella popolazione<br />

generale la conoscenza che l’abbronzatura<br />

artificiale va evitata nei: soggetti di fototipo I<br />

o II; bambini e ragazzi di età inferiore a 18<br />

anni; soggetti con elevato numero di nei; soggetti<br />

che tendono a produrre lentiggini, con<br />

melasma o macchie cutanee o teleangectasie;<br />

soggetti con storia di frequenti ustioni solari<br />

in età infantile e nell'adolescenza; soggetti<br />

con lesioni cutanee premaligne o maligne;<br />

soggetti con pelle danneggiata dal sole; soggetti<br />

che utilizzano cosmetici che possono<br />

aumentare la fotosensibilità individuale nell’esposizione<br />

alle radiazioni UV; soggetti che<br />

assumono farmaci (soprattutto antidepressivi,<br />

antibiotici, antifungini ed antidiabetici)<br />

potenzialmente fotosensibilizzanti. Agli adolescenti<br />

va inoltre spiegato che i raggi UV non<br />

curano brufoli e acne, al massimo li mimetizzano<br />

temporaneamente.<br />

Per quanto riguarda i genitori, le madri sono<br />

considerate un importante bersaglio di politiche<br />

di sensibilizzazione sui rischi dell’abbronzatura<br />

artificiale <strong>per</strong> gli adolescenti (12).<br />

Sarebbe opportuno richiedere un consenso<br />

scritto dei genitori <strong>per</strong> l’accesso dei minorenni<br />

ai solarium o l’accompagnamento da parte<br />

di un genitore (1).<br />

Per quanto riguarda gli o<strong>per</strong>atori, spesso negli<br />

studi svolti sono risultati poco informati o<br />

sensibili al problema dell’accesso dei minorenni<br />

alle lampade UV, <strong>per</strong> la mancanza di<br />

una regolamentazione chiara o di un adeguato<br />

training (25), in aggiunta allo scontato<br />

interesse economico. Le informazioni fornite<br />

all’utenza sono spesso errate e incomplete;<br />

molte volte non vengono forniti adeguati<br />

occhialini <strong>per</strong> la protezione oculare.<br />

Andrebbero proibite pubblicità e promozioni<br />

dei solarium sulle pubblicazioni destinate<br />

agli adolescenti (26). Spesso gli adolescenti,<br />

magari <strong>per</strong> risparmiare, si rivolgono a strutture<br />

non specificamente preposte all’abbronzatura<br />

artificiale, dove gli o<strong>per</strong>atori possono<br />

essere particolarmente poco informati e controllati.<br />

Esistono in Italia molti centri non<br />

autorizzati <strong>per</strong> l’abbronzatura artificiale. Tra<br />

gli adolescenti da noi intervistati, il 70% si<br />

reca <strong>per</strong> l’abbronzatura artificiale in centri<br />

specializzati e/o centri estetici, il 23% dal<br />

parrucchiere/barbiere, il 7% in palestra.<br />

Molte volte le lampade UVA sono presenti in<br />

saune, centri benessere ed alberghi spesso<br />

gestite in self-service, senza intervento di<br />

o<strong>per</strong>atori. In ogni caso le controindicazioni<br />

all’esposizione agli UV dovrebbero essere<br />

bene in vista, insieme ai consigli su idratazione,<br />

protezione cutanea e degli occhi.<br />

Anche i sanitari dovrebbero essere maggiormente<br />

edotti sulla problematica e sui rischi<br />

<strong>per</strong> la salute dell’abbronzatura artificiale (27)<br />

affinché possano svolgere l’opportuna e dovuta<br />

o<strong>per</strong>a di prevenzione ed informazione.<br />

Conclusioni<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

Appare sempre più necessario l’impegno<br />

dei Medici nel diffondere una cultura<br />

della fotoprotezione nell’infanzia e nell’adolescenza<br />

a dispetto di mode e stili di comportamento<br />

rischiosi.<br />

In Italia, in particolare, manca una regolamentazione<br />

dell’uso di fonti UVA, anche se la<br />

Cassazione ha messo al bando le lampade<br />

abbronzanti “quando non ne sia stata garantita<br />

la sicurezza da parte di estetisti diplomati”,<br />

e l’Istituto Su<strong>per</strong>iore di Sanità ha proposto<br />

di consentirne l’uso solo a chi presenta un<br />

certificato medico che escluda eventuali controindicazioni<br />

e di vietarle agli adolescenti,<br />

come avviene quasi in tutta Europa. Del resto<br />

anche in molti Stati USA, quali il Colorado,<br />

non esiste alcune regolamentazione, mentre<br />

in altri esistono forti restrizioni, <strong>per</strong>altro<br />

variabili da Stato a Stato.<br />

È fondamentale che le Società Scientifiche<br />

Italiane di Dermatologia e di Adolescentologia<br />

si facciano carico del problema, <strong>per</strong> ren-


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

derne edotti i Responsabili della Sanità<br />

Pubblica. Andrebbe presa come esempio la<br />

Regione Piemonte che con il DPGR 78 del<br />

1999 ha definito alcuni obblighi fondamentali<br />

<strong>per</strong> i centri di abbronzatura artificiale,<br />

quali il rispetto della tabella fototipica e la<br />

compilazione di una scheda <strong>per</strong>sonale <strong>per</strong><br />

ogni cliente <strong>per</strong> non su<strong>per</strong>are i limiti stabiliti<br />

di esposizione e le campagne informative<br />

promosse dalla ASL di Varese che hanno<br />

coinvolto Scuola, Pediatri di base, Medici<br />

generici e Dipartimento di Prevenzione.<br />

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95


Gli effetti della radiazione ultravioletta<br />

sui capelli e sul cuoio capelluto.<br />

Mauro Barbareschi<br />

Gli effetti del sole sulla pelle<br />

Gli studi sugli effetti prodotti dai raggi<br />

ultravioletti (RUV) a livello della cute hanno<br />

consentito di produrre una mole impressionante<br />

di dati. Grazie alla fotobiologia cutanea<br />

oggi conosciamo molto bene i meccanismi<br />

molecolari e sub-molecolari che spiegano processi<br />

come la melanogenesi, la fotocarcinogenesi,<br />

il fotoinvecchiamento, la fototerapia.<br />

L’interazione fra RUV ed annessi, con particolare<br />

riferimento ai capelli, non ha avuto uno<br />

sviluppo paragonabile agli studi su epidermide<br />

e derma pur restando un tema molto intrigante.<br />

Vi sono fatti clinicamente <strong>per</strong>cepibili<br />

come lo schiarimento dei capelli durante la<br />

fotoesposizione e la caduta dei capelli nel<br />

<strong>per</strong>iodo autunnale (quindi dopo un <strong>per</strong>iodo<br />

di intensa esposizione volontaria o involontaria<br />

alla luce solare) che pongono interrogativi<br />

sulle ragioni di tali risposte biologiche.<br />

Se si osserva un fusto pilare dopo esposizione<br />

Istituto Scienze Dermatologiche, Università di Milano<br />

Valutazione dei danni al follicolo pilifero<br />

in seguito ad irradiazione con UV:<br />

quantificazione del danno apoptotico<br />

e modificazioni morfologiche.<br />

Fabio Rinaldi<br />

I danni provocati dalle radiazioni<br />

ionizzanti ai follicoli piliferi sono ben noti,<br />

tanto che la <strong>per</strong>dita dei capelli e dei peli in<br />

soggetti esposti ad forti contaminazioni acci-<br />

International Hair Research Foundation, Milano<br />

ai RUV, utilizzando metodiche di Microscopia<br />

Elettronica a Scansione (SEM), è possibile<br />

scorgere alterazioni della struttura cuticolare.<br />

Il colore dei capelli, e quindi il tipo di melanina<br />

in essi contenuto, rende la fibra più o<br />

meno resistente alla radiazione ultravioletta.<br />

Se poi si considera, quale relazione ci possa<br />

essere, non solo tra RUV e capelli e/o capillizio<br />

sano ma fra RUV e capelli e/o cuoio capelluto<br />

malato le domande aumentano e la questione<br />

si complica ulteriormente.<br />

Dai dati che abbiamo risulta che il concetto di<br />

foto-trico-protezione si possa affiancare al<br />

classico concetto di fotoprotezione cutanea<br />

allargandone le indicazioni e le esigenze. Per<br />

questo motivo pare giustificarsi uno sforzo<br />

educativo atto a <strong>per</strong>orare la causa sia presso<br />

gli stessi cultori della materia sia, e ancor più<br />

presso i pazienti <strong>per</strong> evitare che, <strong>per</strong> via di una<br />

incongrua esposizione ai RUV, possano ridurre<br />

l’efficacia dei trattamenti a cui si sottopongono.<br />

dentali di radiazioni (incidenti nucleari,<br />

danni cronici, eccetera) è uno dei sintomi<br />

caratteristici. Numerosi studi hanno addirittura<br />

proposto l’utilizzo dei follicoli piliferi<br />

come modello s<strong>per</strong>imentale di dosimetria<br />

biologica del danno da radiazioni (Geng L,<br />

97


98<br />

Potten CS. Radiat Res. 1990; 123:75; Kim TH et<br />

al. Anticancer Res. 1996; 16:189).<br />

I meccanismi biologici alla base del danno al<br />

capello sono da riconoscere nell’induzione<br />

dell’apoptosi e della morte cellulare provocato<br />

dalle radiazioni al DNA in varie zone del<br />

bulbo.<br />

L’effetto di morte cellulare provocato dalle<br />

radiazioni è maggiore nelle cellule dell’organismo<br />

soggette a rapida proliferazione cellulare,<br />

e il bulbo del capello in fase di anagen è<br />

una delle strutture a maggior attività mitotica<br />

e proliferativa dell’organismo.<br />

La papilla dermica (PD) è la zona fondamentale<br />

dell’attività ciclica del bulbo del capello,<br />

con precise connessioni tra i fibroblasti che<br />

la compongono e i cheratinociti della matrice<br />

del bulbo. I meccanismi di regolazione<br />

dell’attività ciclica del bulbo sono, <strong>per</strong>ò, ulteriormente<br />

complicati dall’interazione tra<br />

tanti altri stipiti cellulari: i melanociti della<br />

regione della matrice influiscono sulla fase di<br />

anagen con un meccanismo definito di “unità<br />

follicolo-melanina”, i cheratinociti della guaina<br />

epiteliale esterna e quelli della guaina epiteliale<br />

interna.<br />

Da ciò appare evidente come il fusto del<br />

capello sia, alla fine di tutto il processo di<br />

attività cellulare del bulbo, il risultato finale<br />

dell’interazione di un complesso di sviluppo<br />

epiteliale-mesenchimale, neuroectodermico.<br />

Come qualsiasi altro organo del corpo, il<br />

bulbo pilifero ha una riserva di cellule staminali<br />

in grado di garantire la continua riproduzione<br />

cellulare. La maggior riserva di staminali<br />

è localizzata in un’area caratterizzata<br />

istologicamente da una sorte di rigonfiamento<br />

in una porzione della guaina epiteliale<br />

esterna immediatamente al di sotto dell’inserzione<br />

del muscolo erettore del pelo (area<br />

delle bulge). Le cellule staminali del follicolo<br />

pilifero presentano un ciclo riproduttivo<br />

estremamente lento, ma capacità proliferative<br />

e clonogenicità altissime. Le cellule staminali<br />

all’interno del follicolo sono normalmente<br />

in uno stato di quiescenza, e iniziano<br />

il <strong>per</strong>iodo di proliferazione dando origine a<br />

cellule di amplificazione della riproduzione<br />

(Transient Amplifyng cells – TA) solo nella fase<br />

iniziale di anagen.<br />

Il bulbo pilifero, <strong>per</strong>tanto, è un bersaglio<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

molto sensibile dal momento che contiene<br />

cellule radiosensibili, e mostra segni di<br />

morte cellulare in poche ore dalla radiazione<br />

anche a basse dosi.<br />

La morte cellulare indotta dalle radiazioni è<br />

un processo progressivo di degrado, che inizia<br />

nel nucleo della cellula bersaglio alterando<br />

il genoma cellulare e determinando la formazione<br />

di minuscoli frammenti di DNA: la<br />

conseguente apoptosi è spesso iniziata dal<br />

processo patologico, ma regolata da stimoli<br />

fisiologici intrinseci od estrinseci alla cellula.<br />

I segni acuti di morte cellulare sono valutabili<br />

istologicamente entro 12 ore solitamente<br />

dal danno in gran parte delle cellule del follicolo<br />

pilifero: sono evidenziabili aree condensate<br />

di cromatina soprattutto alla <strong>per</strong>iferia del<br />

bulbo, parziale disintegrazione del nucleo,<br />

riduzione della dimensione del nucleo, contrazione<br />

del volume, aumento della densità<br />

cellulare. Le cellule staminali della regione<br />

delle bulge vanno incontro al processo di<br />

morte cellulare indotto dalle radiazioni. Il<br />

numero di frammenti apoptotici a livello del<br />

nucleo è proporzionale alla dose di radiazioni<br />

assorbite: a base dosi di raggi Gamma (0.5<br />

Gy) si evidenziano in media 0.29 frammenti<br />

apoptotici <strong>per</strong> sezione di bulbo, a dose<br />

magiori (8 Gy) si contano 21.46 frammenti<br />

<strong>per</strong> sezione di bulbo. I maggiori segni di<br />

apoptosi vengono segnalati a livello dei cheratinociti<br />

della matrice del bulbo, nella parte<br />

centrale della guaina epiteliale interna, nella<br />

zona delle cellule staminali (bulge), ma raramente<br />

nella papilla dermica.<br />

I sistemi di difesa e riparazione tessutale intrinseci<br />

ad ogni cellula possono portare ad una<br />

parziale riparazione del danno cellulare.<br />

I meccanismi molecolari che portano all’induzione<br />

del programma di morte cellulare indotto<br />

da radiazioni non sono stati ancora ben evidenziati.<br />

L’induzione dell’apoptosi nella zona<br />

della matrice e non nella papilla dermica ha un<br />

parallelismo biologico con il processo di morte<br />

indotto dalla ciclofosfamide (che determina<br />

distrofia dei capelli e alopecia), dove l’apoptosi<br />

avviene a livello dei cheratinociti della matrice<br />

e della bulge: in questo caso i mediatori<br />

coinvolti sembrano essere i recettori del<br />

Fattore di necrosi tumorale (TNF) e della<br />

p75NTR (fattore di inibizione cellulare della


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

famiglia dei Nerve Growth Factor che induce<br />

la fase catagen).<br />

Studi di Kim (SH Kim et al. In Vivo. 2003;<br />

17:211-4) sembrano dimostrare la possibilità<br />

di ridurre la morte cellulare del follicolo indotto<br />

da radiazioni, mediante trattamenti preventivi<br />

(12, 36 ore prima della radiazione) con<br />

DDC (diethyl-dithiocarbamato) e thé verde.<br />

L’effetto dei raggi ultravioletti<br />

sui capelli<br />

Le radiazioni ultraviolette e i raggi<br />

infrarossi hanno, ovviamente, ben altro<br />

impatto sui tessuti rispetto ai raggi gamma.<br />

La lunghezza d’onda degli UV ha un picco<br />

d’assorbimento tra i 280 e 320 nm, e vengono<br />

assorbiti prevalentemente dalla melanina<br />

cutanea e del bulbo del capello (<strong>per</strong> i dettagli<br />

di fisica vedi paragrafo specifico).<br />

Il danno cellulare provocato dai RUV è ben<br />

noto a livello cutaneo (photoaging), e<br />

comincia ad esserlo sempre di più a livello<br />

del bulbo dei capelli. Da una segnalazione di<br />

defluvium telegenico indotto da esposizione<br />

ai raggi solari in 20 soggetti (Rinaldi F,<br />

Sorbellini E. Poster American Academy of<br />

Dermatology, Washington 1995) e da segnalazioni<br />

di altri Autori successivamente, abbiamo<br />

studiato i segni biochimici e istologici del<br />

danno provocato da UV al bulbo dei capelli.<br />

Nella nostra prima segnalazione era evidente<br />

che l’imponente <strong>per</strong>dita di capelli nei soggetti<br />

studiati non era dovuta a danno attinico<br />

acuto (nessun caso di ustione solare, eritema),<br />

ma si presentava mediamente dopo un<br />

<strong>per</strong>iodo di esposizione prolungato al sole<br />

(almeno 10 - 15 giorni, area del Mediterraneo<br />

meridionale) senza protezione. La<br />

caduta dei capelli era massiva, con un’incidenza<br />

del 67% di media di bulbi in telogen,<br />

Tabella 1.<br />

sia in soggetti giovani che adulti, maschi e<br />

femmine. Non era stata evidenziata una noxa<br />

precisa, non essendo ancora così evidente in<br />

quel <strong>per</strong>iodo il ruolo degli UV nella formazione<br />

di radicali liberi e nell’induzione dell’apoptosi.<br />

Uno studio di Camacho l’anno<br />

seguente (AAD, 1996) riportava una segnalazione<br />

analoga, indicando in un danno cronico<br />

cellulare la causa del defluvium telegenico<br />

in seguito ad esposizione al sole.<br />

Dagli studi effettuati <strong>per</strong> valutare l’effetto delle<br />

radiazioni sul bulbo dei capelli, abbiamo effettuato<br />

diverse analisi <strong>per</strong> cercare di identificare<br />

dei markers del danno attinico cronico alle<br />

diverse strutture di follicoli piliferi.<br />

Conta dei frammenti apoptotici<br />

Lo studio è stato realizzato valutando<br />

bulbi piliferi umani di volontari che si sono<br />

sottoposti a trapianto di capelli. L’area occipitale<br />

di 5 soggetti è stata trattata con UVB (dosi<br />

e tempi prestabiliti) 4 volte alla settimana tre<br />

settimane prima dell’intervento. Un frustolo<br />

di cute della regione occipitale isolata dall’espianto<br />

(8 mm di lunghezza, 12 mm di altezza)<br />

è stata inviata immediatamente dopo l’espianto<br />

al laboratorio di biologia molecolare<br />

<strong>per</strong> la valutazione dei frammenti apoptotici.<br />

Allo stesso modo, uguali parti di cute della<br />

regione occipitale di altri 5 soggetti volontari<br />

sottoposti a trapianto di capelli non irradiati<br />

con UVB precedentemente sono stati inviati al<br />

laboratorio, come campione di riferimento<br />

non sottoposto a radiazioni ultraviolette.<br />

Con colorazione E-E è stato valutato il<br />

numero delle cellule in attività mitotica a<br />

livello delle sezioni di bulbi dei capelli (20<br />

<strong>per</strong> soggetto) e il numero dei frammenti<br />

apoptotici (dati <strong>per</strong>sonali, non pubblicati)<br />

(Tabella 1).<br />

N° cellule in mitosi N° frammenti apoptotici<br />

(media) (media)<br />

Soggetti non irradiati 2,76 +/- 0,30 0,02 +/- 0,01<br />

Soggetti irradiati 2,54 +/- 0,23 1,12 +/- 0,24<br />

99


100<br />

È evidente la riduzione dell’attività mitotica<br />

delle cellule delle sezioni dei bulbi piliferi in<br />

anagen dei soggetti sottoposti a radiazione<br />

UVB, e allo stesso modo l’indicativo aumento<br />

dei frammenti apoptotici <strong>per</strong> sezione di<br />

bulbo.<br />

Lo studio necessita di ulteriore approfondimento,<br />

soprattutto <strong>per</strong> ridurre gli eventuali<br />

errori artefatti (radiazione artificiale, dosi<br />

arbitrarie in un range normalmente utilizzato<br />

<strong>per</strong> scopi terapeutici, shock da espianto,<br />

eccetera). La modificazione del rapporto attività<br />

mitotica/danno del DNA del nucleo,<br />

<strong>per</strong>ò, sono indicativi <strong>per</strong> un probabile avvio<br />

di cascata apoptotica causata dagli UVB,<br />

unico fattore in comune di <strong>tutti</strong> i soggetti. I<br />

risultati sembrano confermare i dati ottenuti<br />

dalla valutazione del danno provocato dalle<br />

radiazioni ionizzanti.<br />

Studi con microscopio confocale<br />

Il microscopio confocale è uno strumento<br />

in grado di mostrare immagini cellulari<br />

di una zona di cute esaminata (o di fusti<br />

di capelli posti nell’area dell’esame), in<br />

tempo reale, con profondità diverse (nei vari<br />

strati della cute) sul tessuto vivente, e con<br />

immagini dinamiche, come il flusso sanguigno<br />

circolante, la secrezione del sebo, la reazione<br />

cutanea ai raggi ultravioletti.<br />

L’apparecchio è formato da una sorgente di<br />

luce puntiforme che illumina una piccola<br />

zona della cute da esaminare, che trasmette<br />

una immagine in un detector attraverso una<br />

piccola fessura. Le varie parti sono allineate<br />

su un unico piano coniugato otticamente e<br />

<strong>per</strong>ciò “confocali” una alle altre.<br />

La zona illuminata dalla piccola sorgente di<br />

luce determina l’immagine di una sottilissima<br />

sezione di cute, con alta risoluzione<br />

assiale.<br />

Tutte le sostanze hanno un proprio indice<br />

rifrattivo e il contrasto degli indici rifrattivi<br />

determina la diversità delle strutture illuminate<br />

e, quindi, l’interpretazione dell’immagine.<br />

Nella struttura cutanea, la melanina è la<br />

sostanza con maggior indice rifrattivo e agisce<br />

come agente di contrasto nelle immagini.<br />

Il microscopio confocale usa un sistema laser<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

vicino all’infrarosso <strong>per</strong> illuminare la zona,<br />

con lunghezza d’onda di 830 µm, che <strong>per</strong>mette<br />

alla luce laser di penetrare in profondità<br />

(fino a 300 µm) e di ridurre lo scattering<br />

dello spot. Con questa tecnica è possibile<br />

determinare le immagini di cellule attraverso<br />

gli strati della pelle, o della struttura del<br />

fusto dei capelli, e di differenziare le strutture<br />

cutanee normali da quelle patologiche:<br />

neoplasie, infiammazioni e modificazioni<br />

dovute all’invecchiamento. L’immagine prodotta<br />

viene bloccata, memorizzata da un<br />

programma specifico e analizzata nei particolari.<br />

È possibile <strong>per</strong>ò anche valutare l’immagine<br />

in modo dinamico laddove esiste un<br />

fluido in movimento: si può quindi valutare<br />

il calibro di un vaso del derma (seguendo<br />

addirittura la microcircolazione ematica che<br />

scorre), o determinare la frequenza di secrezione<br />

del sebo dalla ghiandola sebacea che<br />

fuoriesce dall’ostio follicolare e verificarne la<br />

diffusione sulla cute e sul capello.<br />

Questa analisi si può eseguire, come detto, in<br />

tempo reale direttamente sulla cute del soggetto<br />

esaminato. La tecnica è assolutamente<br />

non invasiva e ovviamente indolore: lo strumento<br />

non emette alcun tipo di radiazione<br />

né di corrente <strong>per</strong>icolosa ed è privo di qualsiasi<br />

rischio <strong>per</strong> il soggetto esaminato. È evidente,<br />

quindi, l’importanza di poter valutare<br />

l’efficacia di un prodotto cosmetico nelle<br />

condizioni reali di azione e di poter verificare<br />

le modificazioni della zona trattata nel<br />

corso del tempo con immagini dirette e<br />

senza artefatti.<br />

L’analisi avviene applicando la lente del<br />

microscopio (montata su un braccio mobile)<br />

direttamente alla parte di cute da studiare (o<br />

il fusto del capello appoggiato su un vetrino<br />

portaoggetti), tramite un anello di acciaio<br />

magnetico aderente alla pelle mediante un<br />

biadesivo. Vengono visualizzate su un monitor<br />

le immagini scannerizzate di circa 1 cm 2<br />

ed è possibile iniziare la scansione di piccolissime<br />

parti dell’area visualizzata.<br />

La prima immagine evidenziata è quella delle<br />

cellule della su<strong>per</strong>ficie a contatto con la lente<br />

(cheratinociti del corneo); man mano che si<br />

determina l’approfondimento della scansione<br />

è possibile studiare gli strati inferiori fino<br />

al derma reticolare. La progressione dell’im-


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

magine <strong>per</strong>mette di riconoscere le differenti<br />

strutture cellulari cutanee, con una visione<br />

<strong>per</strong>pendicolare dall’alto verso il basso.<br />

Applicazioni in clinica dermatologica<br />

Nel corso degli ultimi 5 anni sono<br />

state confermate le possibilità diagnostiche<br />

offerte dal microscopio confocale e numerosissime<br />

sono le pubblicazioni scientifiche a<br />

riguardo. La prima applicazione della microscopia<br />

confocale è quella della diagnosi di<br />

patologie cutanee, prevalentemente delle<br />

neoplasie cutanee. La differenza della rifrazione<br />

della melanina <strong>per</strong>mette di individuare<br />

con relativa semplicità le alterazioni della<br />

disposizione del pigmento melanico e, quindi,<br />

di facilitare la diagnosi differenziale tra<br />

lesioni pigmentate benigne e maligne (melanoma,<br />

soprattutto). Questa tecnica, <strong>per</strong>ò,<br />

<strong>per</strong>mette di verificare la modificazione cellulare<br />

rispetto alla cute sana anche delle altre<br />

forme tumorali cutanee (carcinoma basocellulare<br />

e spinocellulare, cheratosi attiniche,<br />

eccetera), del calibro dei capillari del derma<br />

(angiomi, teleangectasie e malformazioni<br />

vascolari di tipo produttivo ed infiammatorio)<br />

e delle variazioni del flusso ematico (si<br />

vedono i globuli rossi scorrere attraverso le<br />

pareti del vaso) e delle alterazioni cellulari<br />

prodotte da patologie infiammatorie infettive<br />

e immunitarie. Naturalmente è anche possibile<br />

evidenziare i danni attinici provocati alla<br />

cute, le modificazioni indotte dall’invecchiamento<br />

cutaneo e le alterazioni del collagene.<br />

Il vantaggio di questa tecnica è l’immediatezza<br />

della diagnosi, la valutazione di una lesione<br />

in vivo, la possibilità di verificare le modificazioni<br />

della lesione dalla immagine basale<br />

a quelle successive, ad un trattamento medico<br />

e chirurgico.<br />

È doveroso precisare, tuttavia, che la diagnosi<br />

finale di una lesione di probabile natura<br />

maligna deve essere confermata dall’accertamento<br />

istologico tradizionale.<br />

Applicazioni in cosmetica tricologica<br />

Una importante estensione dell’uso di<br />

questa tecnica è quella in campo cosmetico,<br />

e ovviamente quindi nel settore tricologico.<br />

La microscopia confocale può dare immagini<br />

determinanti <strong>per</strong> la valutazione dell’invec-<br />

chiamento cutaneo, dello stato di idratazione<br />

del corneo, del danno solare, della modificazione<br />

vascolare (angiogenesi o angiosclerosi),<br />

delle reazioni da sensibilizzazione e da<br />

dermatite da contatto.<br />

In campo tricologico le applicazioni fondamentali<br />

della tecnica sono nella valutazione<br />

di:<br />

shampoo effetto di detersione, effetto<br />

condizionante sul fusto, eventuale azione<br />

idratante, presenza di effetti collaterali;<br />

shampoo anti-sebo/dermatite seborroica<br />

riduzione della secrezione sebacea, stato<br />

dell’idratazione cutanea, effetto condizionante<br />

sul fusto, effetti collaterali;<br />

shampoo e lozioni antiforfora efficacia di<br />

penetrazione attraverso il corneo, riduzione<br />

della desquamazione, presenza di<br />

microrganismi, effetti collaterali;balsamo/condizionante<br />

effetto sulla cute e sul<br />

fusto, valutazione dello strato cuticolare,<br />

effetti collaterali;<br />

topici ad azione anticaduta modificazione<br />

del diametro del fusto sin dalla zona dell’ostio<br />

follicolare, stato della midollare e<br />

della cuticola, effetti collaterali;<br />

tinture effetti eventuali del contatto con la<br />

cute, penetrazione del colore nel capello,<br />

effetto sugli strati del fusto. È possibile<br />

studiare dinamicamente in tempo reale il<br />

passaggio del colorante attraverso gli strati<br />

cuticolari, controllando tutte le fasi del<br />

processo di colorazione del capello;<br />

cosmetici <strong>per</strong> pettinabilità, <strong>per</strong>manenti,<br />

stirature effetti eventuali del contatto con<br />

la cute, effetti sul fusto del capello, variazioni<br />

in vivo del trattamento.<br />

È evidente che, a seconda dello studio da<br />

effettuare, è possibile, o in certi casi consigliabile,<br />

abbinare altre valutazioni tradizionali.<br />

È interessante notare come l’aspetto della<br />

reale interazione tra prodotto cosmetico e<br />

cellule cutanee, cioè esattamente quello che<br />

accade sulla pelle e sul capello prima e dopo<br />

l’applicazione del prodotto, con immagini<br />

immediate e non alterabili da fattori esterni<br />

(condizioni di luce, ambiente, interazione<br />

dello stato fisico del soggetto presenti o<br />

non), sia una possibilità estremamente<br />

importante <strong>per</strong> un test di valutazione dell’efficacia<br />

dei cosmetici.<br />

101


102<br />

Metodologia<br />

Si determinano sul capillizio dei punti<br />

fissi di valutazione, che vengono selezionati<br />

<strong>per</strong> la presenza di piccoli marker naturali<br />

(angiomi, lesioni pigmentate) o artefatti (piccoli<br />

tatuaggi semi<strong>per</strong>manenti) che <strong>per</strong>mettono<br />

di identificare con precisione la zona. Si spostano<br />

i capelli (eventualmente si può effettuare<br />

una rasatura di un centimetro quadrato se la<br />

valutazione del fusto non è interessata: si tende<br />

tuttavia ad evitare questa metodica <strong>per</strong> ridurre<br />

al massimo qualsiasi invasività della tecnica), e<br />

si applica l’anello di acciaio mediante biadesivo<br />

specifico <strong>per</strong> la cute, e lo si raccorda al<br />

manipolo con la lente. Si effettua quindi lo studio<br />

e la raccolta delle immagini.<br />

A seconda del protocollo di studio e del prodotto<br />

da testare, si possono prevedere punti<br />

diversi del cuoio capelluto, condizioni igieniche<br />

specifiche, tempi successivi (basale, e ad<br />

intervalli specifici <strong>per</strong> l’azione da valutare).<br />

La valutazione delle lunghezze dei fusti si esegue<br />

selezionando ciocche di 2 - 3 capelli in<br />

varie zone e alla distanza voluta, legandoli<br />

insieme con un sottile filo colorato, e ponendo<br />

il fusto, inserito tra due finestre bi-adesive, in<br />

immersione in olio di contrasto, collegato poi<br />

all’anello di acciaio e alla lente. In questo caso<br />

il soggetto esaminato sta seduto di fianco<br />

all’apparecchio, con la testa appoggiata su un<br />

lettino o un tavolino.<br />

Le immagini vengono memorizzate con una<br />

visione generale della parte esaminata e sottomappe<br />

di immagini dettagliate, i dati del soggetto,<br />

i commenti eventuali sull’analisi.<br />

La raccolta delle immagini di una zona richiede<br />

circa 5 - 10 minuti, a seconda della ricerca<br />

da effettuare.<br />

L’esecuzione di un test può prevedere un gruppo<br />

di soggetti trattati con prodotto attivo e placebo,<br />

o il controllo sullo stesso soggetto trattando<br />

metà testa con principio attivo e metà<br />

con placebo.<br />

Cuoio capelluto e capelli<br />

al microscopio confocale<br />

La prima immagine è quella delle cellule<br />

del corneo su<strong>per</strong>ficiale, suddivise come<br />

in piccole “isole”. È possibile determinare:<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

l’eventuale desquamazione (fisiologica,<br />

patologica),<br />

la conformazione delle cellule (presenza o<br />

assenza di nucleo),<br />

la presenza di materiale estraneo (sporco<br />

ambientale) e di secrezione sebacea,<br />

eventuali microrganismi (Malassezia furfur,<br />

<strong>per</strong> esempio).<br />

Si individua uno o più fusti di capelli, e l’ostio<br />

follicolare da cui emergono.<br />

Aumentando la profondità di scansione si<br />

valutano le cellule epidermiche a diversi<br />

strati (malpighiano, basale), la presenza di<br />

melanociti e relativi dendriti, melanina, colori<br />

artificiali se l’indice di rifrazione lo <strong>per</strong>mette.<br />

Scendendo nel canale dell’ostio follicolare,<br />

si può notare la presenza di i<strong>per</strong>cheratosi,<br />

di microrganismi, sebo (spesso con<br />

immagine dinamica di fluido escreto), fusto<br />

del capello.<br />

Su<strong>per</strong>ata la membrana basale dermo-epidermica<br />

si iniziano a riconoscere le cellule del<br />

derma, i capillari più su<strong>per</strong>ficiali (con immagine<br />

dinamica dei globuli rossi che scorrono)<br />

di cui è possibile valutare il calibro e l’endotelio<br />

della parete vasale. Scendendo ancora<br />

nella scansione si arriva alla ghiandola sebacea,<br />

di cui sono visibili i sebociti e i dotti, e<br />

il connettivo dermico.<br />

Non è possibile arrivare a valutare il bulbo<br />

pilifero in vivo. È <strong>per</strong>ò possibile studiarlo,<br />

dopo asportazione (strappo).<br />

Il fusto del capello appare come in un’immagine<br />

al microscopio elettronico, ed è possibile<br />

effettuare misurazioni del diametro, valutare<br />

lo strato esterno cuticolare e quello<br />

midollare, aumentando la profondità di<br />

scansione. Diventa <strong>per</strong>ciò evidente la struttura<br />

delle cellule esterne della cuticola (con<br />

possibilità di differenziare una struttura fisiologica,<br />

con cellule regolarmente embricate<br />

una sull’altra, da destrutturazioni di vario<br />

tipo), alterazioni strutturali, punti di frattura,<br />

doppie punte. La rifrazione della melanina<br />

<strong>per</strong>mette di determinare la presenza del<br />

pigmento, la sua distribuzione nei vari strati<br />

e, addirittura, i diversi tipi di melanina presenti<br />

grazie alla differenza di indice di rifrazione<br />

(dati non pubblicati). Lo strato midollare<br />

è visibile nella sua struttura completa, e<br />

sono riconoscibili eventuali anomalie strut-


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

turali (idiomatiche, carenziali, indotte). È<br />

inoltre molto suggestivo assistere alle modificazioni<br />

delle diverse parti del fusto sottoposte<br />

a vari tipi di trattamento: aggiungendo<br />

del colorante tra le due finestre bi-adesive e<br />

immergendovi il fusto del capello, si vede<br />

chiaramente il colorante attraversare gli strati<br />

esterni e stabilizzarsi all’interno.<br />

Questa valutazione può risultare molto interessante<br />

<strong>per</strong> lo studio di efficacia, penetrabilità<br />

e durata di una tintura.<br />

10 bulbi di ognuno dei soggetti volontari<br />

sottoposti a trapianto di capelli arruolati <strong>per</strong><br />

lo studio precedente, sono stati esaminati<br />

mediante microscopio confocale, subito<br />

dopo l’espianto. La valutazione del bulbo<br />

(isolato dal resto del tessuto cutaneo) <strong>per</strong>mette<br />

di evidenziare le cellule dei fibroblasti<br />

della papilla dermica, i cheratinociti della<br />

matrice delle guaine epiteliali, i melanociti<br />

dei vari distretti. A livello del bulbo, con<br />

questa tecnica è possibile evidenziare la<br />

dimensione delle cellule, la presenza di<br />

nuclei abnormi, la struttura e la distribuzione<br />

dei melanociti.<br />

Lo studio ha dimostrato una netta modificazione<br />

nei bulbi irradiati del diametro cellulare<br />

dei cheratinociti della matrice, una modificazione<br />

della struttura della guaina epiteliale<br />

interna, forte aumento della rifrazione dei<br />

melanociti, rispetto ai bulbi non irradiati.<br />

La valutazione della microcircolazione <strong>per</strong>ibulbare<br />

effettuata prima dell’espianto in <strong>tutti</strong><br />

i soggetti, ha dimostrato una significativa<br />

vasodilatazione delle anse capillari dermiche<br />

nei soggetti irradiati rispetto a quelli non<br />

irradiati.<br />

Valutazione dell’apoptosi<br />

È in corso uno studio <strong>per</strong> determinare<br />

il processo apoptotico a livello della struttura<br />

del bulbo (mediante valutazione della<br />

caspasi 3 e della caspasi 8 a livello di cellule<br />

lisate e centrifugate dell’intero bulbo) con kit<br />

appositi.<br />

I dati strumentali confermano, <strong>per</strong>altro, l’aumento<br />

dell’incidenza del catagen e del telogen<br />

della zona irradiata dei volontari esaminati,<br />

rilevati mediante tricogramma effettuato<br />

prima dell’espianto (Tabella 2).<br />

Anagen<br />

(media)<br />

Catagen<br />

(media)<br />

Telogen<br />

(media)<br />

Soggetti<br />

non irradiati<br />

Soggetti<br />

86% 2% 12%<br />

irradiati 65% 8% 27%<br />

Tabella 2.<br />

Gli effetti della radiazione infrarossa<br />

e del caldo sui capelli e sul cuoio capelluto.<br />

Elisabetta Sorbellini<br />

Lo spettro delle radiazioni elettromagnetiche<br />

è estremamente grande e può essere<br />

diviso in due principali gruppi:<br />

radiazioni ionizzanti<br />

radiazioni non ionizzanti<br />

Il primo gruppo è detto ionizzante <strong>per</strong>ché le<br />

sue radiazioni trasportano energia sufficiente<br />

<strong>per</strong> ionizzare la materia. Parlando di radia-<br />

International Hair Research Foundation, Milano<br />

zioni ionizzanti si pensa subito ai raggi X e<br />

gamma utili in campo medico a scopo diagnostico<br />

e terapeutico. L’uomo è da sempre<br />

immerso in un campo di radiazioni ionizzanti,<br />

solo <strong>per</strong> il fatto di vivere sulla Terra.<br />

Infatti, le principali fonti di esposizione <strong>per</strong><br />

l’essere umano alle radiazioni ionizzanti non<br />

solo sono date dall’attività dell’uomo (es<strong>per</strong>imenti<br />

nucleari in atmosfera, uso del nucleare<br />

come fonte energetica e in campo indu-<br />

103


104<br />

striale, inalazione di radon presente nell’inquinamento<br />

ambientale), ma sono soprattutto<br />

“naturali”, i raggi cosmici provengono dal<br />

sole e dall’ambiente esterno, i radionuclidi<br />

sono presenti nella crosta terrestre, nei materiali<br />

edili di costruzione, nell’aria, nell’acqua<br />

e nel cibo, ed infine nello stesso organismo<br />

umano. La quantità di raggi cosmici aumenta<br />

con l’incremento della quota sul livello del<br />

mare e della latitudine; <strong>per</strong> i radioisotopi<br />

(radon <strong>per</strong> esempio) presenti nella crosta terrestre,<br />

la dose ambientale è molto più alta in<br />

corrispondenza di suoli granitici rispetto ai<br />

suoli composti da rocce sedimentarie.<br />

L’Italia, a causa della sua configurazione geologica,<br />

presenta aree ad elevata concentrazione<br />

di gas radon ed elevati valori di radiazioni<br />

gamma, nettamente su<strong>per</strong>iori al resto del<br />

mondo (Radiazioni e Radioprotezione - Istituto<br />

Nazionale di Fisica Nucleare). La nocività di<br />

queste radiazioni non è ben evidente al<br />

momento: addirittura una nuova “scienza” è<br />

stata istituita, la cronoastrobiologia (Biomedical<br />

Pharmacotherapy, 0ttobre 2004) che<br />

ha messo in evidenza le influenze dell’elettromagnetismo<br />

solare sui ritmi cardiaci dell’uomo,<br />

e l’incidenza di modificazioni della<br />

pressione arteriosa e del ritmo cardiaco in un<br />

alto numero della popolazione di certe zone<br />

della Terra in conseguenza di tempeste elettromagnetiche<br />

solari. Non si sa ancora quale<br />

sia l’effetto di queste radiazioni su altri organi<br />

del corpo, compresa la pelle e i capelli, ma<br />

sembra accertato con sufficiente certezza<br />

un’influenza sul comportamento.<br />

Le onde elettromagnetiche esistono un po’<br />

dovunque a varia intensità, ma l’uomo può<br />

<strong>per</strong>cepirne solo una piccola parte tramite i<br />

suoi organi di senso.<br />

Dell’intero spettro delle onde elettromagnetiche,<br />

che si estende <strong>per</strong> circa 25 ordini di<br />

grandezza a partire da onde di migliaia di<br />

chilometri di “lunghezze d’onda” (campi quasi<br />

statici) a onde di milionesimi o miliardesimi<br />

di “micrometri” (raggi gamma, raggi da sciami<br />

cosmici), l’uomo avverte direttamente<br />

solo le radiazioni non ionizzanti comprese<br />

tra 0,4 e 0,9 micrometri (luce visibile), e soltanto<br />

tramite la retina dell’occhio. Sempre<br />

nell’ambito delle radiazioni non ionizzanti,<br />

una banda un po’ più ampia, quella dei raggi<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

infrarossi è <strong>per</strong>cepita dai recettori termici<br />

cutanei. Ciò non esclude che anche il resto<br />

dello spettro possa stimolare ed interferire con<br />

le strutture e gli equilibri bioelettrici e/o chimico-fisici<br />

del nostro organismo. Le interazioni<br />

fisiche e gli effetti biologici sul nostro organismo<br />

sono diverse <strong>per</strong> le diverse tipologie di<br />

onde e possono comportare cambiamenti<br />

temporanei o <strong>per</strong>manenti e stimolare funzioni<br />

o alterazioni specifiche: i raggi UV, che in<br />

natura stimolano la fotosintesi clorofilliana,<br />

nell’uomo promuovono la sintesi di precursori<br />

della sintesi ossea, ma anche effetti negativi<br />

legati al processo di photoaging fino a precancerosi<br />

e carcinomi cutanei. Inoltre è noto che<br />

<strong>tutti</strong> gli scambi termici nei materiali sia organici<br />

che inorganici avvengono tramite emissione<br />

e assorbimento di raggi infrarossi (IR).<br />

Il discorso si complica se si valuta l’impatto<br />

delle radiazioni UV e IR in seguito alle modificazioni<br />

climatiche. Studi molto interessanti<br />

sull’effetto della deplezione di ozono dell’atmosfera,<br />

hanno dimostrato l’aumento di incidenza<br />

statisticamente significativo di tumori<br />

cutanei, sia benigni che maligni (van der Leun<br />

JC, de Gruijl FR. Photochem Photobiol Sci. 2002;<br />

1:324-6; de Gruijl FR. Eur J Cancer. 1999;<br />

35:2003-9): gli Autori hanno dimostrato una<br />

correlazione tra il buco dell’ozono e l’aumento<br />

della tem<strong>per</strong>atura ambientale e l’aumento<br />

dei casi di tumori cutanei.<br />

L’etiologia della carcinogenesi cutanea causata<br />

dai raggi UV sembra essere sempre il meccanismo<br />

di induzione dell’apoptosi da formazione<br />

di radicali liberi e di innesco della cascata<br />

caspasica.<br />

I danni alla cute e ai capelli<br />

Esposizioni molto intense a radiazioni<br />

UV provocano effetti patologici acuti sulla<br />

pelle: eritemi, ustioni. Molto più subdolo il<br />

danno da basse dosi di radiazioni <strong>per</strong> esposizioni<br />

prolungate, in cui è completamente<br />

assente il sintomo acuto, che spesso può agire<br />

da segnale di allarme.<br />

In molti casi, come nel photoaging, il danno si<br />

manifesta dopo anni di esposizione ripetuta.<br />

È sempre più evidente che il meccanismo di<br />

apoptosi provocato dalle radiazioni UV alle


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

cellule della papilla dermica, o forse più precisamente<br />

della matrice e della guaina epiteliale<br />

interna e delle bulge sia alla base di<br />

molte forme di defluvium telegenico o di<br />

alopecia androgenica. Un dato importante è<br />

l’aumento di incidenza di lesioni da photoaging<br />

cronico e di tumori cutanei delle aree<br />

calve, soprattutto negli uomini, che lascia<br />

presumere un danno anche alle strutture<br />

annessiali del capillizio.<br />

Nello spettro delle onde elettromagnetiche<br />

che raggiungono la Terra c’è anche una parte<br />

di onde più lunghe (700 nm - 1 mm), i Raggi<br />

Infrarossi (IR), che possono essere coinvolti,<br />

come comprovato dagli studi più recenti<br />

nella prevenzione del danno attinico e della<br />

carcinogenesi, anche se le modificazioni<br />

molecolari provocate dagli IR non sono completamente<br />

note.<br />

Albert Kligman, in uno studio del 1982,<br />

dimostrò come l’effetto cumulativo di IR e<br />

UV aumentasse la carcinogenicità cutanea<br />

determinando danni istologici di photoaging<br />

amplificati rispetto alla esposizione di soli<br />

UV o di soli IR, concludendo che le radiazioni<br />

infrarosse, anche in un range fisiologico,<br />

non sono innocue (A Kligman, Arch<br />

Dermatol Res, 1982).<br />

Uno studio di Kaidbey evidenziò che una<br />

irradiazione con IR non proteggeva la pelle<br />

dagli effetti acuti dei RUV (Kaidbey KH,<br />

Witkowski TA, Kligman AM. Arch Dermatol.<br />

1982; 118:315-8).<br />

Di diverso avviso la letteratura più recente.<br />

Franks ha evidenziato in vitro, su colture di<br />

fibroblasti umani, come una pre-irradiazione<br />

con IR protegga i fibroblasti dermici dall’effetto<br />

citotossico deigli UV (Frank S et al. J<br />

Invest Dermatol. 2004; 123:823-31). In particolare<br />

l’effetto protettivo degli infrarossi si<br />

esplica a livello mitocondriale con una<br />

sovraespressione della proteina Hsp27 in<br />

grado di prevenire l’assemblaggio di apoptosomi,<br />

proteine pro-apoptotiche. I mitocondri,<br />

quindi, sono il bersaglio primario delle<br />

radiazioni IR e queste ultime eserciterebbero<br />

un effetto pro-apoptosico subito dopo esposizione,<br />

e anti-apoptosico a distanza di 24<br />

ore tempo necessario <strong>per</strong> preparare le cellule<br />

a resistere al danno sul DNA causato dai<br />

raggi UV.<br />

Sempre Frank, in uno studio più recente, ha<br />

dimostrato <strong>per</strong> la prima volta, come le cellule<br />

deficitarie di proteina p53 non siano protette<br />

dalla citotossicità degli UVB nonostante la tecnica<br />

di preirraggiamento con IR. I fibroblasti<br />

umani in coltura dopo esposizione a IR normalmente<br />

accumulano proteina p53, fattore<br />

coinvolto nella stabilizzazione e fosforilazione<br />

della serina 15 e 20, e nello stimolo dell’attività<br />

di trascrizione. Anche in questo studio<br />

viene confermata l’azione preventiva dei raggi<br />

IR anticipando il danno da UV sulle cellule<br />

(Frank S et al. Exp Dermatol. 2006; 15:130-7).<br />

D’altra parte uno studio di Kim mette in evidenza<br />

il meccanismo di angiogenesi nel<br />

derma su<strong>per</strong>ficiale, dopo un irradiazione<br />

acuta di IR. Lo stress termico provocato dall’improvviso<br />

aumento della tem<strong>per</strong>atura<br />

cutanea, da 32 a 42°C, causa l’aumento delle<br />

proteine da shock termico (Hsp 72-70) che<br />

dà una sovraregolazione del fattore di crescita<br />

vascolare (VEGF) e una contemporanea<br />

sottoregolazione di trombospondina (TSP)-<br />

2, fattore inibitorio l’angiogenesi (Kim MS et<br />

al. Br J Dermatol. 2006; 155:1131-8).<br />

Una banda vicina agli IR ha trovato recente<br />

applicazione in dermatologia <strong>per</strong> l’effetto di<br />

fotomodulazione, nella cura delle ulcere diabetiche,<br />

da stasi venosa, nella guarigione<br />

delle ferite chirurgiche o traumatiche<br />

(Whelan HT et al. J Clin Laser Med Surg. 2001;<br />

19:305-14; Rinaldi F et al. In Press).<br />

La terapia vicina agli IR (FIR), come evidenziato<br />

da uno studio di Yu, fornisce luce a<br />

basse energie tramite un radiatore artificiale.<br />

Non è ancora del tutto chiaro il meccanismo<br />

d’azione, anche se l’efficacia della FIR avviene<br />

tramite un aumento del microcircolo dato<br />

da un aumento del pattern L-arginina/ossido<br />

nitrico, e da un effetto non termico e soprattutto<br />

dopo lunghi tempi di esposizione (45-<br />

60 minuti) (Yu SY et al. Photodermatol<br />

Photoimmunol Photomed. 2006; 22:78-86).<br />

Questo tipo di terapia apre nuove prospettive<br />

in campo terapeutico <strong>per</strong> le sue possiibili<br />

applicazioni: dalle patologie ischemiche a<br />

tutte quelle situazioni in cui l’aumento del<br />

microcircolo, e quindi del VEGF, stimola un<br />

incremento della produzione di ATP disponibile<br />

<strong>per</strong> cellule ad elevato ricambio come<br />

quelle della pelle e del bulbo pilifero.<br />

105


106<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

Possibilità terapeutiche e di prevenzione:<br />

dai fattori di crescita ai radical scavengers,<br />

dai filtri solari a specifici tessuti<br />

a protezione solare.<br />

Paola Bezzola<br />

Se è ormai noto il danno provocato<br />

dalle radiazioni ultraviolette ed i meccanismi<br />

che lo inducono, meno diffusa è la conoscenza<br />

sulla necessità di adottare una adeguata<br />

fotoprotezione esattamente come si fa<br />

<strong>per</strong> la pelle. Infatti il messaggio “il sole fa male<br />

alla pelle” è ormai molto diffuso e ogni medico<br />

è in grado di consigliare ai pazienti alcune<br />

misure cautelative da adottare <strong>per</strong> evitare<br />

i danni acuti e cronici degli UV. In tal senso<br />

la comunicazione è ovviamente più facile<br />

<strong>per</strong>ché il rischio di insorgenza di neoplasie<br />

cutanee UV-correlate è sicuramente un forte<br />

deterrente all’esposizione selvaggia e l’aumentata<br />

incidenza di melanomi cutanei negli<br />

ultimi anni è un evento ormai noto anche al<br />

vasto pubblico.<br />

Diverso il discorso <strong>per</strong> quanto riguarda la<br />

protezione del cuoio capelluto che viene<br />

ancora vissuto come un ‘area <strong>per</strong>iferica<br />

nonostante le neoplasie di questa zona siano<br />

significativamente più frequenti nei soggetti<br />

con diradamento dei capelli che spesso<br />

“dimenticano” quanto essa sia più esposta<br />

anche in modo non intenzionale (durante<br />

ogni attività condotta all’a<strong>per</strong>to).<br />

La strategia da utilizzare <strong>per</strong> una corretta fotoprotezione<br />

è invece meno chiara in quanto i<br />

filtri <strong>per</strong> capelli presentano problemi di formulazione<br />

che li rendono meno efficaci di<br />

quelli impiegati <strong>per</strong> la protezione della cute<br />

.Infatti essi devono essere in grado di ridurre la<br />

quantità di raggi che colpiscono i capelli e<br />

modificare l’ambiente chimico che favorisce la<br />

fotodegradazione del triptofano e quindi innesca<br />

la modificazione del fusto (Signori V. J<br />

Cosmet Sci. 2004; 55:95-113; Nogueira et al.<br />

Photochem Photobiol Sci. 2006; 5:165-9).<br />

International Hair Research Foundation, Milano<br />

La scelta della formulazione è fondamentale<br />

<strong>per</strong>ché il filtro deve depositarsi in quantità<br />

adeguata sul fusto (deve <strong>per</strong>tanto essere<br />

incorporato in prodotti con affinità particolare)<br />

e rimanervi un tempo adeguato. In tal<br />

senso sarebbero le formulazioni spray oilshine<br />

quelle più indicate <strong>per</strong>ché dotate di<br />

alta affinità e quindi maggiore stabilità e<br />

durata. (Braida et al. Skin Pharmacol. 1994;<br />

7:73-7).<br />

I filtri proposti sono l’octilmetossicinnamato,<br />

il benzofenone 3 e derivati quaternari come<br />

il cinnamidopropyl-trimetilammoniocloridro.<br />

Vi sono studi di valutazione di efficacia<br />

anche dell’aggiunta ai filtri <strong>per</strong> capelli di<br />

sostanze free-radical scavengers che si sarebbero<br />

dimostrate vantaggiose nel contrastare<br />

la produzione di radicali liberi UV correlati.<br />

Non meno importante d’altra parte è la gradevolezza<br />

cosmetica del prodotto che deve<br />

essere facilmente pettinabile e distribuibile<br />

sui fusti con impatto esteticamente e funzionalmente<br />

accettabile.<br />

Un altro grande capitolo della fotoprotezione<br />

è legato all’uso di copricapo che sono sicuramente<br />

pratici e confortevoli durante la normale<br />

vita all’aria a<strong>per</strong>ta non costringendo a<br />

ripetute applicazioni di prodotti topici che<br />

non <strong>tutti</strong> possono gradire (si pensi in particolare<br />

al pubblico maschile) (La<strong>per</strong>re J,<br />

Gambichler T. Photodermatol Photoimmunol<br />

Photomed. 2003; 19:11-6).<br />

L’uso di particolari tessuti trattati e schermanti<br />

nei confronti delle radiazioni UV<br />

garantisce un indice di protezione molto più<br />

alto di quello dei cappelli normali; è importante<br />

anche un trattamento antitraspirante<br />

del tessuto <strong>per</strong>ché è ben noto che il calore e<br />

l’umidità che si sviluppano in condizioni di<br />

i<strong>per</strong>sudorazione (specie in ambiente chiuso


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

come sotto un cappello) sono fattori aggravanti<br />

il danno attico, in quanto la maggior<br />

ricchezza di acqua favorisce la formazione di<br />

radicali liberi espressione del danno UVindotto<br />

alle proteine del fusto. Esistono in<br />

commercio speciali cappellini che garantiscono<br />

una protezione dei raggi UV del 98%,<br />

equivalente ad un valore di indice di protezione<br />

di 50+, in accordo con la classificazione<br />

AS/NZS 4399 1996. La International Hair<br />

Research Foundation ha effettuato i test clinici<br />

dermatologici di valutazione l’effettiva capacità<br />

filtrante del tessuto, con uno studio in<br />

doppio cieco con cappellini trattati e non<br />

trattati (vedi anche in www.ihrf.eu).<br />

Indicato è anche l’utilizzo di antiradicalici <strong>per</strong><br />

via sistemica (genisteina, picnogenolo, licopene)<br />

ed integratori di aminoacidi specifici<br />

(compresi triptofano, taurina ed ornitina).<br />

Gli stessi aminoacidi sono efficaci se applicati<br />

direttamente sul cuoio capelluto e capelli<br />

in varie formulazioni (lozioni, maschere) che<br />

possono essere preparate galenicamente<br />

secondo il colore e la tipologia dei capelli .<br />

Poiché è ormai noto che gli UV possono<br />

indurre telogen effluvium ed addirittura<br />

alcuni Autori ipotizzano che anche l’alopecia<br />

androgenetica possa essere considerata una<br />

dermatosi fotoaggravata, uno stimolo significativo<br />

alla crescita dei capelli è rappresentato<br />

dall’impiego dei fattori di crescita (VEGF,<br />

FGF) che rappresentano una via di trasferimento<br />

dei segnali di regolazione cellulare a<br />

livello della papilla dermica e delle altre<br />

strutture del bulbo pilifero, segnali determinanti<br />

<strong>per</strong> la sua trasformazione ciclica attraverso<br />

le varie fasi, determinando la rapida<br />

proliferazione dei cheratinociti follicolari,<br />

dell’allungamento e dello spessore del fusto.<br />

Sappiamo che esistono due aree di riserva di<br />

cellule staminali a livello del bulbo pilifero,<br />

in grado di garantire la riproduzione cellulare<br />

e quindi la formazione di un nuovo bulbo<br />

dopo la scomparsa di quello vecchio durante<br />

la fase telogen. Una è localizzata lungo la<br />

guaina epiteliale esterna nella zona di inserzione<br />

del muscolo erettore del pelo (bulge<br />

zone ove risiederebbe circa il 95% delle cellule<br />

staminali), l’altra nell’area sottostante la<br />

papilla dermica.<br />

È probabile che la formazione del nuovo<br />

bulbo avvenga <strong>per</strong> migrazione delle cellule<br />

dall’area della bulge grazie alla stimolazione<br />

di numerosi mediatori (fattori di crescita,<br />

citochine ecc).<br />

In tal senso l’attenzione si è focalizzata sull’importanza<br />

dei fattori biologici all’interno<br />

della papilla dermica del bulbo del capello<br />

che è la zona di scambio grazie alla presenza<br />

dei capillari delle anse papillari, ed in particolare<br />

sul ruolo svolto dal fattore di crescita<br />

vascolare (VEGF) e dal fattore di crescita<br />

fibroblastico (FGF).<br />

Da tempo infatti è noto il ruolo del VEGF<br />

nell’indurre una mitosi specifica delle cellule<br />

endoteliali con aumento di dimensioni<br />

dei vasi <strong>per</strong>ifollicolari durante l’anagen e<br />

netta riduzione degli stessi quando inizia la<br />

fase involutiva di catagen e la successiva di<br />

telogen.<br />

Questa angiogenesi da “rimodellamento”<br />

porta ad un aumentato afflusso di sostanze<br />

indispensabili all’accrescimento cellulare<br />

durante la fase di attività e quindi un prolungamento<br />

della fase anagen ed un aumento<br />

di volume dei follicoli piliferi.<br />

Si è dimostrato inoltre che uno dei più utilizzati<br />

farmaci nel trattamento delle alopecie,<br />

cioè il minoxidil, agisce anche stimolando la<br />

produzione di VEGF e che tale fenomeno è<br />

mediato dall’adenosina acido nucleico presente<br />

in <strong>tutti</strong> gli organismi viventi, di cui<br />

sono presenti tre diversi tipi di recettore<br />

(punti di attacco sulla cellula) a livello della<br />

papilla dermica. L’adenosina determina una<br />

sovraregolazione anche dell’espressione di<br />

FGF7 (fattore di crescita fibroblastico) detto<br />

anche fattore di crescita dei cheratinociti che<br />

si traduce in una stimolazione della crescita<br />

dei capelli. L’azione dell’adenosina è un’azione<br />

diretta sul recettore molto più rapida di<br />

quella del minoxidil che agisce <strong>per</strong> via indiretta<br />

adenosina-mediata (in vitro l’up regulation<br />

di FGF7 e VGF avviene in 2 ore con<br />

adenosina, in 8 ore con minoxidil).<br />

Recentemente alcuni studi (Zemtsov A. Skin<br />

Res Technol. 2007; 13:115-8) hanno focalizzato<br />

l’attenzione sul possibile uso terapeutico<br />

della fosfocreatina <strong>per</strong> via topica a livello<br />

cutaneo con azione non solo di protezione<br />

nei confronti dei danni UV indotti ma anche<br />

di miglioramento clinico. Infatti l’invecchia-<br />

107


108<br />

mento cellulare in generale e quello UV<br />

indotto in particolare, è caratterizzato da un<br />

declino del metabolismo cellulare, mediato<br />

dai radicali liberi, prevalentemente causato<br />

da alterazioni della funzione mitocondriale;<br />

poiché le cellule compensano tale ridotta<br />

capacità energetica mitocondriale con vie<br />

metaboliche extramitocondriali come la gli-<br />

Effetto dei raggi ultravioletti<br />

sui capelli<br />

L’influenza della luce solare e dei raggi<br />

ultravioletti (UVR) sui capelli è studiata da<br />

molto tempo ed è ormai assolutamente evidente<br />

che l’esposizione ai raggi solari (e alle<br />

lampade UV artificiali) provoca un danno<br />

importante al fusto del capello.<br />

L’effetto dei raggi solari determina modificazione<br />

chimiche e strutturali al fusto, sia nei<br />

capelli sani che patologici, sottoposti o no a<br />

trattamenti cosmetici. Il danno si manifesta a<br />

qualsiasi età.<br />

In linea di massima i capelli biondi sono<br />

meno fotostabili di quelli castani e di quelli<br />

neri <strong>per</strong> la parziale protezione della melanina),<br />

quelli sottoposti a trattamenti chimici<br />

tendono a sbiadire e ingiallirsi rispetto a<br />

quelli non trattati. In più, i capelli ossigenati<br />

devono essere ulteriormente protetti contro<br />

le modificazioni proteiche e lipidiche del<br />

fusto foto-indotte dai raggi UV. I capelli<br />

grigi, poi, subiscono il danno maggiore.<br />

I meccanismi di danno indotto dai UVR alla<br />

struttura del capello sono riassumibili nei<br />

seguenti punti:<br />

I raggi UVR determinano un cambiamento<br />

della composizione chimica del capello,<br />

che subisce un effetto di foto-ossidazione.<br />

Gli UVA hanno un effetto maggiore<br />

nel provocare la fotossidazione ad o<strong>per</strong>a<br />

soprattutto degli UVA. L’umidità aumenta<br />

il danno in modo significativo. La melanina<br />

naturale all’interno del fusto è un<br />

È DIMOSTRATO CHE:<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

colisi o il sistema della creatinfosfochinasi<br />

(CPK), l’incremento di quest’ultima nell’area<br />

danneggiata si traduce in una aumentata attività<br />

cellulare con protezione nei confronti<br />

del danno ossidativo.<br />

La creatina cioè funzionerebbe come una<br />

ricarica energetica con marcata azione protettiva<br />

nei confronti dello stress cellulare.<br />

mezzo di protezione estremamente debole<br />

<strong>per</strong> controllare l’effetto negativo dei<br />

raggi solari: tuttavia, maggiore è la concentrazione<br />

della melanina contenuta<br />

nella corteccia, minore è il danno. La cuticola<br />

non contiene melanina, e non possiede<br />

quindi fattori naturali di protezione, e<br />

subisce i danni più importanti anche in<br />

considerazione dell’alta quantità di cistina.<br />

La fotossidazione delle fibre del capello<br />

segue una via diversa dall’ ossidazione<br />

chimica. La fotossidazione avviene a livello<br />

di un legame C – S della cistina portando<br />

alla formazione di 1 mole di acido<br />

cisteico nei prodotti di formazione, indotta<br />

dai radicali liberi; l’ossidazione chimica<br />

determina la scissione del legame S – S,<br />

con formazione di 2 moli di acido cistico.<br />

L’acqua contenuta all’interno del fusto è<br />

un prerequisito fondamentale <strong>per</strong> accelerare<br />

e provocare il danno, dal momento<br />

che <strong>per</strong>mette la diffusione dei radicali<br />

liberi che innescano la reazione chimica<br />

di ossidazione.<br />

I capelli esposti alla luce solare mostrano<br />

una netta modificazione delle loro caratteristiche<br />

fisiche, con riduzione alla resistenza<br />

alla trazione, maggior suscettibilità<br />

all’attacco degli alcali e formazione di più<br />

del doppio di acido cistico.<br />

Si osserva una <strong>per</strong>dita delle proteine della<br />

cuticola in conseguenza al danno solare, e<br />

una modificazione chimica dei processi


L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

cross-linked proteici provocati sia dagli<br />

UVA e che dagli UVB.<br />

Uno studio s<strong>per</strong>imentale di Reutsch et al.<br />

ha dimostrato che, dopo esposizioni prolungate<br />

a UVR e in condizione di umidità,<br />

la melanina può non apparire degradata,<br />

con i granuli di pigmento apparentemente<br />

intatti, e che i capelli mantengono il<br />

loro colore naturale. Tuttavia quando gli<br />

stessi capelli esposti a UVR vengono trattati<br />

con <strong>per</strong>ossido di idrogeno alcalino la<br />

melanina va incontro ad un processo<br />

istantaneo di disintegrazione, segno del<br />

danno foto-indotto.<br />

Il triptofano è uno degli aminoacidi fondamentali<br />

nella formazione della cheratina e<br />

ha il picco dell’assorbimento degli UVR alla<br />

lunghezza d’onda di 280 nm. La modificazione<br />

del triptofano può essere uno dei<br />

meccanismi della degradazione della cheratina<br />

a livello della cuticola, precedendo<br />

quella del doppio legame di S cheratinico.<br />

Addirittura, la fluorescenza di molecole di<br />

triptofano è uno dei test utilizzati <strong>per</strong> la<br />

valutazione del fotodanno del fusto dei<br />

capelli. La distruzione del triptofano è maggiore<br />

in presenza di acqua nel fusto dei<br />

capelli, rispetto a fusti immersi in olio<br />

minerale (non polare) in cui la distruzione<br />

risulta minima. Uno studio di Rele et al. ha<br />

dimostrato la maggior efficacia dell’olio di<br />

cocco nella prevenzione del danno fotoindotto,<br />

anche in presenza di acqua.<br />

Recentemente è stato dimostrato da Inoue<br />

et al. la presenza di una proteina ad altissimo<br />

contenuto di cistina, a livello della<br />

endocuticola, denominata proteina<br />

S1003A , intimamente correlata al doppio<br />

legame di zolfo che determina l’integrità<br />

strutturale della fibra del fusto.<br />

L’irradiazione con UVR danneggia irreparabilmente<br />

la proteina S1003A, portando<br />

alla sua disgregazione: secondo tali nuovi<br />

studi, questo potrebbe essere il meccanismo<br />

fondamentale del danno strutturale.<br />

La proteina, <strong>per</strong>altro, sembra essere danneggiata<br />

anche da lavaggi troppo frequenti<br />

o spazzolature troppo aggressive.<br />

L’ eumelanina è meno sensibile alla degradazione<br />

dei raggi solari della feomelanina<br />

che, al contrario, è meno danneggiata<br />

dalla ossidazione chimica della eumelanina.<br />

Il danno indotto dalle radiazioni solari provoca<br />

drammatiche modificazioni delle proprietà<br />

fisiche del capello, con riduzione<br />

della resistenza alla tensione, facilità alla<br />

rottura, minor efficacia dei trattamenti<br />

cosmetici (dalla messa in piega, alla tintura),<br />

aumento dei danni dei trattamenti chimici,<br />

e imbibizione di acqua. L’aspetto<br />

macroscopico è di capelli secchi, fragili e<br />

opachi. Spesso è possibile vedere dei piccolissimi<br />

punti bianchi lungo il fusto, corrispondenti<br />

a piccole zone di frattura (tricoressi<br />

nodosa, ben evidente in microscopia).<br />

Esposizioni prolungate ai raggi UVR e<br />

particolarmente “aggressive” possono portare<br />

alla completa fusione delle cellule<br />

della cuticola, con disintegrazione dello<br />

strato ed esposizione di quello corticale<br />

sottostante.<br />

La maggior parte degli studi s<strong>per</strong>imentali<br />

viene eseguita in condizioni “forzate”, con<br />

tempi di irradiazione spesso su<strong>per</strong>iori a<br />

quelli a cui è normalmente sottoposto un<br />

individuo durante la giornata.<br />

D’altra parte queste ricerche vengono effettuate<br />

in tempi relativamente brevi (pochi<br />

giorni, raramente una settimana consecutiva),<br />

tempo estremamente inferiore all’esposizione<br />

media di un individuo durante un<br />

<strong>per</strong>iodo prolungato di vacanza al sole, o con<br />

abitudini di esposizione a raggi UVR naturali<br />

o artificiali.<br />

È estremamente importante notare che la<br />

testa è la parte del corpo sempre esposta alle<br />

radiazioni solari (salvo uso costante di copricapo)<br />

e che spesso il tempo reale di esposizione<br />

solare è sottovalutato (erroneamente,<br />

nell’opinione comune, il rischio provocato<br />

dai raggi solari è concentrato alle ore di<br />

spiaggia). È stato calcolato che la esposizione<br />

al sole <strong>per</strong> individui abitanti in una città,<br />

con un lavoro d’ufficio, e che passano una<br />

109


110<br />

media di tre settimane di vacanze all’anno, è<br />

comunque molto alto, tale da meritare le<br />

necessarie precauzioni <strong>per</strong> ridurre il rischio<br />

di tumore cutaneo. Allo stesso modo varrebbe<br />

la pena attuare una prevenzione del<br />

danno attinico ai capelli e al cuoio capelluto.<br />

L’unità di misura dell’energia radiante ricevuta<br />

<strong>per</strong> area di su<strong>per</strong>ficie è definita irradianza<br />

(W m 2 ), unità che è spesso associata<br />

ad una lunghezza d’onda o a uno spettro di<br />

lunghezze d’onda della radiazione (W m 2<br />

nm). La somma della irradianza <strong>per</strong> un<br />

<strong>per</strong>iodo di tempo è chiamata energia radiante.<br />

A seconda del numero di ore di esposizione,<br />

della zona geografica, dell’incidenza<br />

dei raggi solari (considerati nella totalità di<br />

luce visibile, UV e infrarossi), si può determinare<br />

la quantità di energia solare assorbita<br />

da un individuo.<br />

Esistono tabelle precise, specie nelle zone a<br />

maggior rischio di incidenza di tumori cutanei<br />

melanoma e non-melanoma, che indicano<br />

il valore di irradianza e il relativo rischio.<br />

Per esempio, se pur approssimativamente:<br />

passare tutta la giornata in ambiete esterno<br />

soleggiato <strong>per</strong> una settimana d’estate<br />

determina una irradianza tra 70 x 10 6 e<br />

140 x 10 6 J m 2<br />

passare mezza giornata in ambiente esterno<br />

soleggiato <strong>per</strong> una settimana d’estate<br />

determina una irradianza di 60 x 10 6 J m 2<br />

passare solo qualche ora in ambiente<br />

esterno soleggiato <strong>per</strong> una settimana, ma<br />

verso il tardo pomeriggio e la sera dà<br />

un’irradianza di 20 x 10 6 J m 2<br />

Gli studi s<strong>per</strong>imentali hanno sempre utiliz-<br />

L’esposizione solare: come prevenire i danni.<br />

zato trecce di capelli naturali, vergini o trattati,<br />

considerando <strong>per</strong>ò la sola struttura del<br />

fusto in condizioni non patologiche.<br />

Ovviamente i capelli di un individuo devono<br />

tener conto di altri fattori che possono<br />

aggravare il rischio del danno:<br />

le condizioni individuali di salute del<br />

bulbo e del fusto: non sempre i capelli<br />

sono <strong>per</strong>fettamente sani, formati da bulbi<br />

sani, in soggetti con corretta alimentazione<br />

e conseguente formazione di cheratina<br />

adeguata, e protetti da sostanze ad azione<br />

antiradicalica;<br />

spesso le abitudini igieniche e cosmetiche<br />

individuali stressano il fusto in modo<br />

importante (la frequenza e qualità dello<br />

shampoo, tecniche di asciugatura, le abitudini<br />

di “styling” e la scelta dei tempi,<br />

uso corretto o scorretto di cosmetici, lunghezza<br />

dei capelli);<br />

condizioni ambientali; ambienti di vita<br />

inquinati, presenza di metalli pesanti, polveri<br />

sottili, umidità o secchezza dell’ambiente<br />

possono ulteriormente danneggiare<br />

il fusto e renderlo ancora più esposto al<br />

rischio. Il capello fotodanneggiato è particolarmente<br />

sensibile all’assorbimento del<br />

rame, che può svolgere un effetto negativo<br />

sulla formazione delle microfibrille;<br />

l’età, la situazione ormonale, uso di farmaci<br />

(sistemici o topici), fumo di sigaretta,<br />

e “mille” altri fattori di rischio.<br />

Sarebbe quindi importante effettuare una<br />

corretta prevenzione del danno attinico ai<br />

capelli, esattamente come si fa <strong>per</strong> la pelle (al<br />

di là della differenza dell’entità del danno).

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