xviii-01 - Dipartimento di Sistemi e Informatica
xviii-01 - Dipartimento di Sistemi e Informatica xviii-01 - Dipartimento di Sistemi e Informatica
Università degli Studi di Firenze Facoltà di Ingegneria Dipartimento di Sistemi e Informatica Dottorato di ricerca in Ingegneria Informatica e dell’Automazione, XVIII ciclo Modellizzazione del Sottosistema Aria in Motori Diesel con Turbocompressore a Geometria Variabile Coordinatore: Prof. Edoardo Mosca Relatori: Prof. Alessandro Casavola Ing. Andrea Balluchi Tesi di dottorato di Leonardo Albertoni Anno Accademico 2005/2006
- Page 2 and 3: Indice Introduzione 3 Cenni sui mot
- Page 4 and 5: Introduzione Cenni sui motori In qu
- Page 6 and 7: Introduzione 5 senso è risultato f
- Page 8 and 9: Introduzione 7 Figura 3: Fiat 1.3L
- Page 10 and 11: Introduzione 9 EGR in modo combinat
- Page 12 and 13: Modello del sottosistema aria 11 pu
- Page 14 and 15: Modello del sottosistema aria 13 Fa
- Page 16 and 17: Modello del sottosistema aria 15 Ne
- Page 18 and 19: Modello del sottosistema aria 17 e
- Page 20 and 21: Modello del sottosistema aria 19
- Page 22 and 23: Modello del sottosistema aria 21 de
- Page 24 and 25: Modello del sottosistema aria 23 [g
- Page 26 and 27: Modello del sottosistema aria 25 Qu
- Page 28 and 29: Modello del sottosistema aria 27 qu
- Page 30 and 31: Modello del sottosistema aria 29 Al
- Page 32 and 33: Modello del sottosistema aria 31
- Page 34 and 35: Modello del sottosistema aria 33 T1
- Page 36 and 37: Modello del sottosistema aria 35 ch
- Page 38 and 39: Modello del sottosistema aria 37 Ti
- Page 40 and 41: Turbocompressore 39 di palette del
- Page 42 and 43: Turbocompressore 41 di passaggio so
- Page 44 and 45: Turbocompressore 43 Inoltre quando
- Page 46 and 47: Turbocompressore 45 alettati, da un
- Page 48 and 49: Turbocompressore 47 P_monte_comp [k
- Page 50 and 51: Turbocompressore 49 Turbina Figura
Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Firenze<br />
Facoltà <strong>di</strong> Ingegneria<br />
<strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Sistemi</strong> e <strong>Informatica</strong><br />
Dottorato <strong>di</strong> ricerca in<br />
Ingegneria <strong>Informatica</strong> e dell’Automazione, XVIII ciclo<br />
Modellizzazione del<br />
Sottosistema Aria in Motori<br />
Diesel con Turbocompressore a<br />
Geometria Variabile<br />
Coor<strong>di</strong>natore:<br />
Prof. Edoardo Mosca<br />
Relatori:<br />
Prof. Alessandro Casavola<br />
Ing. Andrea Balluchi<br />
Tesi <strong>di</strong> dottorato <strong>di</strong><br />
Leonardo Albertoni<br />
Anno Accademico 2005/2006
In<strong>di</strong>ce<br />
Introduzione 3<br />
Cenni sui motori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3<br />
Inquadramento del lavoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />
1 Modello del sottosistema aria 10<br />
Modelli <strong>di</strong> motori a combustione interna . . . . . . . . . . . . . . . 16<br />
Sottosistema aria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />
Considerazioni sul sottosistema . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24<br />
Equazioni <strong>di</strong>namiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27<br />
Equazioni statiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32<br />
2 Turbocompressore 38<br />
Compressore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43<br />
Turbina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49<br />
Accoppiamento meccanico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57<br />
Attuatore VGT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58<br />
3 Misure e sperimentazione 60<br />
Sensore giri turbocompressore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62<br />
Sensore attuatore VGT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69<br />
Misure . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71
In<strong>di</strong>ce 2<br />
4 Identificazione turbocompressore 80<br />
Identificazione equazione portata turbina . . . . . . . . . . . . . . . 81<br />
Identificazione ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> espansione . . . . . . . . 89<br />
Identificazione equazione portata compressore . . . . . . . . . . . . 93<br />
Identificazione ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> compressione . . . . . . . 97<br />
5 Validazione sperimentale del modello 1<strong>01</strong><br />
Conclusioni 115<br />
Bibliografia 120
Introduzione<br />
Cenni sui motori<br />
In questo paragrafo si dà una breve panoramica sui motori a combustione<br />
interna per poter meglio inquadrare il problema del quale la tesi si occupa.<br />
Dopo oltre cento anni <strong>di</strong> ricerca e sviluppo, i motori a combustione interna<br />
continuano oggi ad essere oggetto <strong>di</strong> continuo interesse e <strong>di</strong> continue inno-<br />
vazioni tecnologiche. Sfruttando i progressi tecnologici compiuti in ogni set-<br />
tore della tecnica, i costruttori <strong>di</strong> motori cercano <strong>di</strong> migliorare continuamente<br />
i loro progetti sotto tutti gli aspetti: potenze sempre maggiori, riduzione<br />
dei costi e dell’impatto ambientale del processo costruttivo, riduzione dei<br />
consumi <strong>di</strong> combustibile e guidabilità sempre migliore. La ricerca è anche<br />
necessaria per le nuove e sempre più stringenti normative antinquinamento<br />
(Fig.1).<br />
A titolo <strong>di</strong> esempio basti pensare che i limiti <strong>di</strong> emissioni EURO4, in vigore<br />
a partire dall’ottobre 2006, prevedono una riduzione delle emissioni <strong>di</strong> circa<br />
il 50% rispetto ai limiti EURO3, in vigore a partire dalla fine del 2000. I<br />
limiti EURO5 che entreranno in vigore nell’ ottobre 2009, fissano un ancor<br />
più drastico abbattimento delle emissioni (Fig.2). Per poter rispettare queste<br />
norme le case automobilistiche e i loro centri <strong>di</strong> ricerca sono chiamati ad un<br />
incessante opera <strong>di</strong> sviluppo che porta all’introduzione <strong>di</strong> un numero sempre
Introduzione 4<br />
16<br />
14<br />
12<br />
10<br />
0<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
1990<br />
Euro 0<br />
Sviluppo delle normative<br />
EURO dal 1990 al 2009<br />
1992/93<br />
Euro 1<br />
1995/96<br />
Euro 2<br />
2000/<strong>01</strong><br />
Euro 3<br />
2006<br />
Euro 4<br />
NOx Ossi<strong>di</strong> d’azoto<br />
CO Monoss. <strong>di</strong> carbonio<br />
HC Idrocarburi<br />
PM Particolato<br />
2009<br />
Euro 5<br />
Figura 1: Limiti <strong>di</strong> emissioni in [g/kWh], evoluzione delle normative EURO dal<br />
1990 al 2009.<br />
Figura 2: Tabella limiti <strong>di</strong> emissioni in [g/kWh].<br />
maggiore <strong>di</strong> nuovi componenti specifici: si pensi ad esempio ai sistemi <strong>di</strong><br />
catalizzazione , ai sistemi <strong>di</strong> sovralimentazione, a quelli <strong>di</strong> ricircolo dei gas <strong>di</strong><br />
scarico o quelli <strong>di</strong> iniezione carburante ad alta pressione.<br />
L’introduzione <strong>di</strong> tali nuovi componenti porta inevitabilmente un aumento<br />
della complessità dei moderni propulsori. Ecco così che nasce la necessità <strong>di</strong><br />
prevedere sistemi <strong>di</strong> controllo che sappiano gestire tutti questi nuovi compo-<br />
nenti, caratterizzati da un alto numero <strong>di</strong> parametri <strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> variabili,<br />
ed inevitabilmente quin<strong>di</strong>, da maggiori gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà. E che sappiano ri-<br />
cavare da tali <strong>di</strong>spositivi i benefici per i quali sono stati introdotti. In questo
Introduzione 5<br />
senso è risultato fondamentale lo sviluppo dei sistemi <strong>di</strong> controllo elettroni-<br />
co degli attuali motori, costituiti da apposite centraline elettroniche (ECU,<br />
Electronic Control Unit).<br />
La progettazione delle strategie <strong>di</strong> controllo motore può seguire sostanzial-<br />
mente due <strong>di</strong>versi approcci: l’approccio “map-based”, nel quale la strategia<br />
<strong>di</strong> controllo si basa sostanzialmente su mappe sperimentali, determinate at-<br />
traverso la conoscenza <strong>di</strong> una grande quantità <strong>di</strong> dati rilevati tenendo conto<br />
delle caratteristiche del motore in tutte le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> funzionamento. Con<br />
l’aumento della complessità dei motori tale tipo <strong>di</strong> approccio è destinato a<br />
lasciare il posto ad un approccio <strong>di</strong> tipo “model-based”, che oltre ad utiliz-<br />
zare rilevazioni sperimentali prevede l’utilizzo <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong>namici in grado <strong>di</strong><br />
simulare il comportamento del motore, sia in con<strong>di</strong>zioni stazionarie che tran-<br />
sitorie. Tali modelli si definiscono “control-oriented” perchè sono finalizzati,<br />
non tanto alla descrizione particolareggiata dei fenomeni termofluido<strong>di</strong>nam-<br />
ici che avvengono all’interno del motore, quanto alla descrizione degli effetti<br />
che la variazione dei parametri <strong>di</strong> regolazione hanno sul funzionamento e<br />
sulle prestazioni del motore stesso. L’utilizzo <strong>di</strong> tali modelli permette sia la<br />
riduzione dei tempi necessari per lo sviluppo delle strategie <strong>di</strong> controllo, sia le<br />
simulazioni “Hardware-In-the-Loop” (HIL), che permettono una prima valu-<br />
tazione delle strategie <strong>di</strong> controllo contribuendo ad un ulteriore <strong>di</strong>minuzione<br />
delle prove sperimentali necessarie.<br />
Inquadramento del lavoro<br />
Nell’ottica del passaggio da strategie <strong>di</strong> modellistica e controllo “map-based”<br />
a quelle “model-based”, il presente lavoro si occupa della definizione <strong>di</strong> un
Introduzione 6<br />
modello semplificato del sottosistema aria (il sottosistema che descrive il<br />
comportamento statico e <strong>di</strong>namico dell’aria) <strong>di</strong> un motore <strong>di</strong>esel dotato <strong>di</strong><br />
sistema <strong>di</strong> ricircolo dei gas <strong>di</strong> scarico (EGR), INTERCOOLER e turbocom-<br />
pressore a geometria variabile (VGT), con particolare attenzione a quest’ul-<br />
timo componente. L’obbiettivo è lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un modello semplificato capace<br />
<strong>di</strong> descrivere qualitativamente il comportamento del sottosistema al variare<br />
dei parametri. Per lo sviluppo e la realizzazione del modello è stato scelto<br />
l’ambiente Matlab/Simulink, che è un ambiente comunemente usato in am-<br />
bito automotive e in generale quando si necessiti <strong>di</strong> costruire e simulare un<br />
modello <strong>di</strong>namico (R.W.Weeks and J.J.Moskwa, 1995).<br />
Il motore usato negli esperimenti è il nuovo 1.3 Multijet 16 valvole 66KW<br />
con turbocompressore a geometria variabile, seconda generazione della famiglia<br />
1.3 Multijet (Fig.3). E’ un propulsore frutto della collaborazione tra Fiat e<br />
General Motors che, grazie alle innumerevoli peculiarità tecnologiche che lo<br />
caratterizzano, quali ad esempio iniezione a 16 valvole, common rail <strong>di</strong> sec-<br />
onda generazione, iniezione multista<strong>di</strong>o, molto probabilmente costituisce lo<br />
stato dell’arte per motori <strong>di</strong>esel <strong>di</strong> piccola cilindrata.<br />
Questa tesi è stata svolta in collaborazione e con il supporto <strong>di</strong> Magneti<br />
Marelli Powertrain, la quale ha progettato e realizzato la ECU per la pri-<br />
ma famiglia <strong>di</strong> propulsori Multijet e successivamente ha sviluppato anche la<br />
ECU per i Multiget <strong>di</strong> seconda generazione. Tra le principali <strong>di</strong>fferenze fra le<br />
due generazioni c’è proprio il sistema <strong>di</strong> sovralimentazione. Nella prima gen-<br />
erazione infatti la turbina era a geometria fissa ed il controllo dell’overboost<br />
(protezione contro le sovrapressioni nel collettore <strong>di</strong> aspirazione) e piùingen-<br />
erale il controllo del turbo era realizzato in modo classico con l’utilizzo <strong>di</strong> una<br />
valvola <strong>di</strong> bypass, lavalvolawaste-gate che, quando azionata, parzializza la<br />
portata alla turbina allo scarico. Nella seconda l’introduzione della turbina a
Introduzione 7<br />
Figura 3: Fiat 1.3L Multijet 16 valvole 66KW.<br />
geometria variabile permette <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare in modo continuo la permeabilità<br />
della turbina stessa e quin<strong>di</strong> attuare un controllo del turbo in modo assai<br />
più fine. La <strong>di</strong>fficoltà nella sintesi <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> controllo per questo nuovo<br />
<strong>di</strong>spositivo ha fatto nascere interesse da parte <strong>di</strong> Magneti Marelli sullo stu-<br />
<strong>di</strong>o delle interazioni sul sistema aria del controllo della geometria variabile
Introduzione 8<br />
della turbina e sulla modellizzazione del comportamento atteso del sistema<br />
si sovralimentazione. Da qui è nata la collaborazione tra il <strong>Dipartimento</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Sistemi</strong> e <strong>Informatica</strong> (DSI) dell’Università <strong>di</strong> Firenze, il <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong><br />
Elettronica <strong>Informatica</strong> e <strong>Sistemi</strong>stica (DEIS) dell’Università della Calabria,<br />
Magneti Marelli Powertrain e il laboratorio PARADES, che ha portato alla<br />
realizzazione <strong>di</strong> questa tesi. Il lavoro è stato per la maggior parte svolto<br />
presso la sede Magneti Marelli <strong>di</strong> Bologna, che ha messo a <strong>di</strong>sposizione tutta<br />
la strumentazione necessaria ed in particolare una cella motore, ed in stretta<br />
collaborazione con i suoi tecnici e motoristi. All’attività inoltre ha parteci-<br />
pato, con un supporto che si e protratto durante tutto lo svolgersi del lavoro,<br />
ed in particolare si è concretizzato attivamente ogni qual volta ci si è trovati<br />
a dover fare delle scelte <strong>di</strong> approccio, PARADES.<br />
Il punto <strong>di</strong> partenza del lavoro è stata la raccolta della letteratura presente<br />
sull’argomento ed il recupero dell’esperienza maturata in Magneti Marelli<br />
sulle applicazioni già sviluppate. Quin<strong>di</strong>, in riferimento all’approccio uti-<br />
lizzato in Magneti Marelli sono state identificate le criticità ed i limiti da<br />
superare in modo da fissare gli obiettivi del lavoro. In estrema sintesi, pri-<br />
ma del presente lavoro, a causa dell’assenza <strong>di</strong> una modellistica del sistema<br />
turbocompressore capace <strong>di</strong> descrivere come questo <strong>di</strong>spositivo interagisce<br />
con il resto del sistema, il controllo del turbo era progettato in modo non<br />
“model-based” quin<strong>di</strong>, ad esempio, non dava la possibilità <strong>di</strong>usareinmodo<br />
combinato VGT ed EGR. Inoltre, sempre in riferimento al turbocompressore<br />
non era presente una modellizzazione capace <strong>di</strong> descriverne il comportamento<br />
durante i transitori. A seguito <strong>di</strong> quell’analisi, il lavoro si propone quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
sviluppare tecniche <strong>di</strong> modellistica da poter essere utilizzate sia per la sim-<br />
ulazione in ambienti “Hardware-In-the-Loop” (HIL), sia nella progettazione<br />
dei controllori in modo da poter utilizzare le azioni dei sottosistemi VGT ed
Introduzione 9<br />
EGR in modo combinato. Il risultato finale del lavoro è stato lo sviluppo <strong>di</strong><br />
un modello che è in grado <strong>di</strong> descrivere qualitativamente il comportamento<br />
del gruppo turbocompressore e le interazioni con gli altri attuatori presen-<br />
ti nel sottosistema, tra cui certamente il più importante è l’EGR, sia negli<br />
stazionari che nei transitori. Il modello sviluppato alla fine del lavoro è stato<br />
impiegato sia per l’allestimento <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> simulazione integrato in am-<br />
biente dSpace, che per lo sviluppo e la verifica delle strategie <strong>di</strong> controllo per<br />
i due attuatori VGT ed EGR nel motore 1.3 Multijet <strong>di</strong> seconda generazione.
Capitolo 1<br />
Modello del sottosistema aria<br />
L’importanza che rivestono i sistemi <strong>di</strong> controllo elettronico nell’ottimiz-<br />
zazione delle prestazioni e la necessità <strong>di</strong> ridurre le emissioni per riuscire<br />
a rispettare normative sempre più vincolanti hanno portato ad una appli-<br />
cazione sempre più <strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong> modelli matematici per la descrizione e la<br />
simulazione dei motori a combustione interna. Lo sviluppo <strong>di</strong> tali modelli,<br />
ha permesso <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re notevolmente le conoscenze su questi propul-<br />
sori riducendo i tempi ed i costi delle indagini sperimentali (J.J.Moskwa et<br />
al., 1997), (R.Isermann et al., 1998). Oggi i modelli <strong>di</strong> simulazione vengono<br />
utilizzati sia in fase <strong>di</strong> sviluppo, per valutare gli effetti delle scelte <strong>di</strong> progetto<br />
sulle prestazioni complessive della macchina, che in fase avanzata <strong>di</strong> collaudo,<br />
per ottimizzare e testare i sistemi <strong>di</strong> controllo elettronico. Per costruire il<br />
modello <strong>di</strong> un sistema occorre inizialmente stabilire quale tecnica adottare<br />
in relazione alle finalità dello stu<strong>di</strong>o che si vuole affrontare. Modelli molto<br />
precisi richiedono in generale tempi <strong>di</strong> calcolo e costi decisamente più onerosi<br />
rispetto ad un modello semplificato (ad esempio caratterizzato da ipotesi<br />
meno restrittive) ma sicuramente meno complesso. Nel caso dei Motori a<br />
Combustione Interna (MCI) la realizzazione <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> simulazione
Modello del sottosistema aria 11<br />
può seguire <strong>di</strong>verse strade a seconda degli scopi finali del modello stesso, che<br />
in particolare possono essere:<br />
• l’approfon<strong>di</strong>mento delle conoscenze dei processi che avvengono nel sis-<br />
tema che si desidera modellare;<br />
• l’identificazione delle variabili principali che influenzano il comporta-<br />
mento del sistema;<br />
• la previsione del comportamento del sistema in <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni op-<br />
erative;<br />
• la definizione <strong>di</strong> basi per lo sviluppo <strong>di</strong> nuove tecniche <strong>di</strong> progettazione.<br />
Modelli a stato definito e a stato non definito<br />
Nella realizzazione <strong>di</strong> un modello matematico è necessario in<strong>di</strong>viduare in pri-<br />
mo luogo i confini del sistema, stabilendo il livello <strong>di</strong> dettaglio che si vuole<br />
raggiungere con lo stu<strong>di</strong>o. Occorre quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere tra il sistema ed i<br />
suoi componenti (a loro volta raggruppabili in sottosistemi), tenendo sem-<br />
pre in considerazione che un’analisi troppo approfon<strong>di</strong>ta porta in genere alla<br />
creazione <strong>di</strong> modelli caratterizzati da tempi <strong>di</strong> calcolo elevati. Adottando un<br />
approccio basato sulla teoria dei sistemi, ognuno dei componenti o dei sot-<br />
tosistemi può essere schematizzato come un blocco (Fig.1.1) che ad un certo<br />
insieme <strong>di</strong> variabili in ingresso associa una ben determinata combinazione<br />
<strong>di</strong> variabili in uscita. A seconda delle caratteristiche del componente o del<br />
sottosistema stu<strong>di</strong>ato possono poi essere o meno presenti variabili <strong>di</strong> stato.<br />
Facendo riferimento alla figura (Fig.1.1), si è detto che un sistema fisico<br />
può essere descritto utilizzando un vettore <strong>di</strong> variabili in ingresso , un vettore<br />
<strong>di</strong> variabili in uscita ed un vettore <strong>di</strong> variabili che descrive lo stato del sistema.
Modello del sottosistema aria 12<br />
Figura 1.1: Schema a blocchi <strong>di</strong> un generico componente.<br />
In base alla possibilità <strong>di</strong> definire delle variabili <strong>di</strong> stato, è possibile operare<br />
una prima <strong>di</strong>stinzione tra:<br />
• sistemi a stato definito (state determined), per i quali è possibile definire<br />
un vettore <strong>di</strong> variabili <strong>di</strong> stato;<br />
• sistemi non a stato definito (non state determined), per i quali non è<br />
possibile definire alcuna variabile <strong>di</strong> stato.<br />
I sistemi a stato definito sono rappresentabili me<strong>di</strong>ante sistemi <strong>di</strong> equazioni<br />
<strong>di</strong>fferenziali (espresse in termini <strong>di</strong> derivate delle variabili <strong>di</strong> stato) e <strong>di</strong><br />
equazioni algebriche (che legano le altre variabili del sistema alle variabili <strong>di</strong><br />
stato). Essendo presenti equazioni <strong>di</strong>fferenziali l’andamento nel tempo delle<br />
variabili <strong>di</strong> uscita (spesso coincidenti con le variabili <strong>di</strong> stato stesse) può es-<br />
sere determinato una volta note le variabili <strong>di</strong> stato ad un istante iniziale e<br />
l’andamento delle variabili in ingresso . I sistemi non a stato definito sono<br />
invece rappresentabili me<strong>di</strong>ante sistemi <strong>di</strong> equazioni algebriche che legano<br />
<strong>di</strong>rettamente le variabili in ingresso con quelle in uscita. Il valore assunto da<br />
tali variabili <strong>di</strong>pende solamente dal valore assunto dalle variabili in ingresso<br />
all’istante considerato.
Modello del sottosistema aria 13<br />
Facendo riferimento ai sistemi termofluido<strong>di</strong>namici ed in particolare al<br />
sottosistema aria <strong>di</strong> un motore a combustione interna, è possibile classificare<br />
come componenti a stato definito tutti quei componenti dotati <strong>di</strong> volume<br />
proprio non trascurabile, come ad esempio collettori e serbatoi. In essi le<br />
equazioni <strong>di</strong> conservazione devono tener conto della possibilità <strong>di</strong>avereun<br />
accumulo <strong>di</strong> massa, energia e/o quantità <strong>di</strong> moto all’interno del volume.<br />
Tali componenti presentano in generale come variabili in ingresso i flussi <strong>di</strong><br />
massa ed entalpia, mentre le variabili in uscita sono le con<strong>di</strong>zioni termod-<br />
inamiche esistenti all’interno del componente, ovvero le variabili <strong>di</strong> stato<br />
(J.B.Heywood, 1988), (J.Brug˚ard and J.Bergström, 1999). Tipici esempi <strong>di</strong><br />
componenti non a stato definito sono invece quelli dotati <strong>di</strong> volume proprio<br />
trascurabile, in cui l’accumulo <strong>di</strong> massa ed energia è ininfluente ai fini del cal-<br />
colo; appartengono ad esempio a questa categoria ugelli e valvole. In questi<br />
componenti gli ingressi sono in genere rappresentati dalle variabili <strong>di</strong> stato<br />
(ad esempio pressione e temperatura) a monte e a valle, mentre le uscite sono<br />
rappresentate dai flussi <strong>di</strong> massa ed entalpia (J.B.Heywood, 1988),(O.Storset<br />
et al., 2000). Un esempio <strong>di</strong> componente a stato definito èadesempioun<br />
collettore mentre un esempio <strong>di</strong> un componente non a stato definito è invece<br />
un ugello: nella modellazione dell’efflusso isoentropico sono necessarie, in ac-<br />
cordo con l’equazione <strong>di</strong> De St. Venant (J.B.Heywood, 1988), la pressione<br />
totale <strong>di</strong> monte, la pressione statica <strong>di</strong> valle e la temperatura <strong>di</strong> monte, ed in<br />
questi componenti le equazioni <strong>di</strong> conservazione si scrivono in forma algebrica<br />
senza considerare il termine relativo all’accumulo.<br />
Modelli a scatola nera e a scatola bianca<br />
Un’ulteriore classificazione dei modelli teorici può essere basata sulle metodolo-<br />
gie adottate per la simulazione dei fenomeni e dei processi <strong>di</strong> interesse.
Modello del sottosistema aria 14<br />
Esistono infatti:<br />
• modelli a scatola nera (black box);<br />
• modelli a scatola bianca (white box).<br />
I modelli a scatola nera sono definiti sulla base <strong>di</strong> correlazioni tra le vari-<br />
abili definite a partire da dati <strong>di</strong>sponibili a priori, derivati da rilievi sperimen-<br />
tali oppure ottenuti utilizzando modelli <strong>di</strong>versi (in genere più complessi). Essi<br />
consentono in genere <strong>di</strong> definire una correlazione interpolante, i cui coeffici-<br />
enti numerici possono essere determinati con procedure <strong>di</strong> ottimizzazione che<br />
minimizzino una funzione <strong>di</strong> errore (ad esempio con la procedura dei minimi<br />
quadrati). Le correlazioni interpolanti possono essere <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso tipo: pos-<br />
sono essere utilizzati polinomi o funzioni più complesse (ad esempio esponen-<br />
ziali o logaritmiche), ed i dati utilizzati possono essere organizzati in tabelle<br />
or<strong>di</strong>nate (look-up tables). Tra gli strumenti oggi <strong>di</strong>sponibili a tale scopo è<br />
opportuno ricordare anche le Reti Neurali (M.Hafner et al., 2000), che vanno<br />
opportunamente istruite e validate una volta stabilita la loro architettura.<br />
I modelli a scatola bianca sono invece definiti sulla base <strong>di</strong> correlazioni tra<br />
le variabili che derivano dalle equazioni car<strong>di</strong>nali <strong>di</strong> conservazione applicabili<br />
ai processi che si intende simulare. Tali modelli possono ulteriormente essere<br />
<strong>di</strong>stinti in:<br />
• modelli termo<strong>di</strong>namici;<br />
• modelli fluido<strong>di</strong>namici.<br />
I modelli termo<strong>di</strong>namici si basano sulle equazioni <strong>di</strong> conservazione della<br />
massa e dell’energia e sulle equazioni <strong>di</strong> stato e <strong>di</strong> trasformazione dei gas. Per<br />
questi motivi le variabili considerate sono solamente quelle termo<strong>di</strong>namiche<br />
(pressione, temperatura, massa volumica, ecc...).
Modello del sottosistema aria 15<br />
Nel momento in cui si vanno a considerare anche le variabili cinematiche<br />
(nella fattispecie la velocità) per descrivere le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> moto del flu-<br />
ido all’interno del sistema, non èpiù possibile fare riferimento solamente<br />
alle equazioni <strong>di</strong> conservazione <strong>di</strong> massa ed energia, ma è necessario intro-<br />
durre anche quelle della quantità <strong>di</strong> moto o del momento della quantità <strong>di</strong><br />
moto. Tali modelli si <strong>di</strong>cono allora modelli fluido<strong>di</strong>namici e, a causa del-<br />
la loro maggiore complessità, richiedono generalmente tempi <strong>di</strong> calcolo più<br />
elevati. Nella realtà la <strong>di</strong>stinzione tra modelli black box e white box non è<br />
sempre così marcata. Esistono infatti molti sistemi il cui comportamento<br />
può essere approssimato con l’utilizzo delle equazioni car<strong>di</strong>nali, opportuna-<br />
mente corrette però me<strong>di</strong>ante coefficienti <strong>di</strong> natura empirica. Ad esempio<br />
basti pensare all’equazione <strong>di</strong> De Saint Venant, utilizzata per determinare<br />
l’efflusso attraverso un ugello. Tale equazione è ottenuta dall’equazione <strong>di</strong><br />
conservazione dell’energia con opportune ipotesi semplificative (come ad es-<br />
empio quella <strong>di</strong> reversibilità del processo). A causa <strong>di</strong> queste con<strong>di</strong>zioni, e<br />
poiché nonè possibile tener conto <strong>di</strong> alcuni aspetti caratteristici dell’efflusso,<br />
come ad esempio gli attriti e il restringimento <strong>di</strong> vena, l’equazione <strong>di</strong> De Saint<br />
Venant (J.B.Heywood, 1988) non è in grado <strong>di</strong> rappresentare correttamente<br />
il comportamento del componente. Si introduce in genere un opportuno co-<br />
efficiente <strong>di</strong> efflusso, determinato sperimentalmente che corregga i risutati del<br />
modello teorico white box. I modelli <strong>di</strong> questo tipo sono quin<strong>di</strong> definiti mod-<br />
elli grey box o a scatola grigia, per specificare il fatto che per la modellazione<br />
del componente sono state utilizzate le equazioni car<strong>di</strong>nali, opportunamente<br />
corrette con dei coefficienti <strong>di</strong> natura empirica.
Modello del sottosistema aria 16<br />
Modelli <strong>di</strong> motori a combustione interna<br />
Tra i sistemi energetici esistenti i motori a combustione interna sono proba-<br />
bilmente oggi quelli caratterizzati dalla maggiore <strong>di</strong>ffusione. Tra le numerose<br />
tipologie <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> simulazione esistenti, hanno assunto particolare im-<br />
portanza quelli cosiddetti “control-oriented”, neiqualileipotesisemplifica-<br />
tive sulle quali si basano, sacrificano in parte la precisione dei risultati, ma<br />
permettono <strong>di</strong> ridurne considerevolmente i tempi <strong>di</strong> sviluppo ed esecuzione,<br />
rendendoli adatti alla progettazione dei sistemi <strong>di</strong> controllo. Essi possono es-<br />
sere utilizzati nella fase <strong>di</strong> progetto per valutare l’influenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse scelte<br />
sui parametri <strong>di</strong> funzionamento, ma è soprattutto nella fase <strong>di</strong> messa a pun-<br />
to del sistema <strong>di</strong> gestione che si rivelano efficaci, soppiantando le tecniche <strong>di</strong><br />
modellazione “map-based”, che presentano lo svantaggio <strong>di</strong> richiedere per la<br />
costruzione delle mappe <strong>di</strong> riferimento una notevole quantità <strong>di</strong> dati (usual-<br />
mente <strong>di</strong> origine sperimentale) necessari per valutare l’influenza delle vari-<br />
azioni dei parametri <strong>di</strong> regolazione sulle con<strong>di</strong>zioni operative del motore.<br />
Attualmente si tende a ridurre la fase <strong>di</strong> sperimentazione al banco prova at-<br />
traverso la creazione <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> simulazione semplificati che siano in grado<br />
<strong>di</strong> permettere l’ottimizzazione dei parametri <strong>di</strong> controllo tenendo conto dei<br />
processi che hanno luogo nel sistema.<br />
Le tecniche generalmente adottate per creare un modello “control-oriented”<br />
<strong>di</strong> un generico componente sono principalmente due:<br />
• modelli Filling and Emptying;<br />
• modelli quasi stazionari.<br />
I modelli Filling and Emptying sono in genere modelli white box partico-<br />
larmente adatti per descrivere il comportamento <strong>di</strong> quei componenti caratter-<br />
izzati da un volume proprio non trascurabile (come i collettori <strong>di</strong> aspirazione
Modello del sottosistema aria 17<br />
e scarico), nei quali si possono avere accumuli <strong>di</strong> massa e/o energia. Es-<br />
si vengono descritti tramite sistemi <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong>fferenziali (ottenute sulla<br />
base delle equazioni <strong>di</strong> conservazione della massa e dell’energia) ed equazioni<br />
algebriche. I modelli Filling and Emptying sono modelli zero-<strong>di</strong>mensionali in<br />
cui le proprietà termo<strong>di</strong>namiche si considerano uniformemente <strong>di</strong>stribuite al-<br />
l’interno del volume del componente. Tali modelli permettono <strong>di</strong> considerare<br />
la <strong>di</strong>namica del sistema, ma in genere richiedono comunque <strong>di</strong>verse ipotesi<br />
semplificative (ad esempio trascurare gli attriti).<br />
I modelli quasi stazionari sono invece adatti a descrivere i componenti<br />
dotati <strong>di</strong> un volume proprio trascurabile. Tali modelli si basano sull’ipotesi<br />
<strong>di</strong> poter descrivere il comportamento del componente nel tempo come una<br />
successione <strong>di</strong> stati stazionari. Le equazioni usate per descrivere il modello<br />
sono puramente algebriche e i flussi <strong>di</strong> massa ed energia sono calcolati istante<br />
per istante trascurando la <strong>di</strong>namica del sistema. Modelli quasi stazionari<br />
vengono ad esempio utilizzati per stimare l’efflusso attraverso una valvola<br />
me<strong>di</strong>ato su più cicli del motore (modelli a valori me<strong>di</strong> MVEM) o su lunghi<br />
transitori, ma anche per modellare compressori e turbine utilizzando mappe<br />
e correlazioni derivate dai dati sperimentali.<br />
Sottosistema aria<br />
Il Sottosistema costituito dal circuito aria è illustrato in (Fig.1.2). Facendo<br />
riferimento allo schema <strong>di</strong> figura sono presenti:<br />
• il filtro aria (0-1), rappresenta l’interfaccia in ingresso nel circuito del<br />
sottosistema aria.Il motore aspira aria dall’ambiente. Per evitare che<br />
si introducano nel circuito sporcizie od altro è presente un filtro. La<br />
presenza del filtro introduce una piccola caduta <strong>di</strong> pressione all’interno
Modello del sottosistema aria 18<br />
Figura 1.2: Schema del circuito <strong>di</strong> aspirazione e scarico.<br />
del circuito rispetto a quella ambiente ma tale effetto viene considerato<br />
trascurabile o assimilabile ad una costante sottrattiva;<br />
• il debimetro (Mass Air Flow sensor , sensore MAF), che provvede<br />
a fornire la misura in portata massica del flusso d’aria che entra nel<br />
circuito;<br />
• il compressore volumetrico (C), comprime l’aria in ingresso innalzan-<br />
done pressione e temperatura. Il movimento alla girante del compres-<br />
sore è comunicato attraverso un albero rigido che lo caletta alla turbina<br />
posta allo scarico (T);
Modello del sottosistema aria 19<br />
• l’Intercooler (2-3). Con la sovralimentazione del motore, l’aria entrante<br />
nei cilindri ha una densità maggiore rispetto alla normale densità at-<br />
mosferica in con<strong>di</strong>zioni normali <strong>di</strong> pressione e temperatura. Tuttavia<br />
il compressore durante la compressione fa innalzare la temperatura e<br />
<strong>di</strong>minuire la densità dell’aria andando così a perdere parte dei vantaggi<br />
dati dalla compressione. L’INTERCOOLER raffredda l’aria in uscita<br />
dal compressore in modo da aumentare la densità <strong>di</strong> carica. Con l’au-<br />
mento della densità <strong>di</strong>caricasipuò riempire ogni cilindro ,durante cias-<br />
cuna fase <strong>di</strong> aspirazione, con più ossigeno, aumentando <strong>di</strong> conseguen-<br />
za la potenza del motore. Inoltre una riduzione della temperatura <strong>di</strong><br />
ingresso nei cilindri produce una riduzione della temperature dei gas<br />
<strong>di</strong> scarico. Se l’INTERCOOLER riesce, ad esempio, ad abbassare la<br />
temperature <strong>di</strong> ingresso nei cilindri da 120 ◦ Cfinoa40 ◦ C,cisaràin<br />
linea <strong>di</strong> massima un decremento simile per i gas <strong>di</strong> scarico. Quin<strong>di</strong>,<br />
se i gas <strong>di</strong> scarico hanno una temperatura prossima ai 750 ◦ C senza il<br />
raffreddamento, una riduzione <strong>di</strong> 80 ◦ C in aspirazione potrà ridurre la<br />
temperatura dei gas fino a 670 ◦ C. Tale riduzione può essere <strong>di</strong> notevole<br />
importanza, ad esempio per prolungare la vita delle valvole <strong>di</strong> scarico,<br />
della turbina e <strong>di</strong> tutti gli organi a valle del ciclo;<br />
• la valvola a farfalla all’ingresso del collettore <strong>di</strong> aspirazione (3-4). Gen-<br />
eralmente durante il normale funzionamento del motore resta total-<br />
mente aperta e viene chiusa solo durante la fase <strong>di</strong> spegnimento del<br />
motore per ridurre i traballamenti e la rumorosità durante lo spegni-<br />
mento. In alcuni casi può essere usata per abbassare la pressione nel<br />
collettore <strong>di</strong> scarico e generare così una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione attraverso<br />
la valvola <strong>di</strong> EGR. Supponendo che durante il normale funzionamento<br />
venga tenuta costantemente aperta nel proseguo sarà tralasciata;
Modello del sottosistema aria 20<br />
• il collettore <strong>di</strong> aspirazione (5). E’ il volume <strong>di</strong> raccolta aria in ingresso<br />
ai cilindri;<br />
• la valvola <strong>di</strong> ricircolo dei gas <strong>di</strong> scarico (Exhaust Gas Recirculation,<br />
EGR). E’ una valvola che riporta i gas inerti in uscita dai cilindri verso<br />
il collettore <strong>di</strong> scarico. L’EGR è stato introdotto come un <strong>di</strong>spositivo<br />
per ridurre la produzione <strong>di</strong> NOx. PoichégliNOx sono prodotti prici-<br />
palmente ad alte pressioni ed ad alte temperature, è possibile control-<br />
larne la relativa formazione riducendo la compressione o la temperatura<br />
nella camera <strong>di</strong> combustione. A tal fine l’EGR mescola il gas <strong>di</strong> scarico<br />
raffreddato nel flusso dell’aria nel collettore <strong>di</strong> aspirazione, contribuen-<br />
do ad abbassare le temperature <strong>di</strong> combustione e riducendo la quantità<br />
<strong>di</strong> ossigeno e combustibile che sono bruciati in ogni ciclo. Uno degli<br />
svantaggi dell’EGR è che fa <strong>di</strong>minuire la stabilità della combustione.<br />
Per non compromettere la guidabilità, cioè ilmodoconcuiilmotore<br />
eroga coppia, l’EGR è attivo soltanto durante gli stati <strong>di</strong> carico bassi.<br />
La massima quantità <strong>di</strong> aria combusta ricircolata che i motori <strong>di</strong>esel<br />
possono tollerare prima che subentri il misfire (mancata combustione)<br />
è circa il 40%. L’uso dell’ EGR riduce la formazione <strong>di</strong> NOx fino al<br />
30%;<br />
• EGRcooler (7-9) è l’analogo dell’INTERCOOLER. Esso però raffredda<br />
i gas combusti che vengono ricircolati attraverso la valvola EGR;<br />
• il collettore <strong>di</strong> scarico (7), E’ il volume <strong>di</strong> raccolta gas in uscita dai<br />
cilindri, prima della turbina e dello scarico;<br />
• la turbina (T) a la geometria variabile. Raccoglie i gas in uscita dal<br />
collettore <strong>di</strong> scarico e produce la coppia per il compressore volumetrico<br />
(C). La turbina costituisce <strong>di</strong> fatto una strozzatura per il passaggio
Modello del sottosistema aria 21<br />
dei gas all’uscita del collettore <strong>di</strong> scarico. All’uscita della fase <strong>di</strong> scari-<br />
co, i gas escono spontaneamente dal cilindro, espandendosi fino alla<br />
pressione a cui si trova il collettore <strong>di</strong> scarico e quin<strong>di</strong> espandendosi an-<br />
cora attraverso la turbina fino alle pressione ambiente. Di conseguenza,<br />
l’energia a <strong>di</strong>sposizione della turbina può essere pensata costituita da<br />
due parti: l’una avente il carattere <strong>di</strong> parziale recupero dell’energia <strong>di</strong><br />
scarico spontaneo, e l’altra che si presenta come energia sottratta al<br />
motore durante la corsa <strong>di</strong> espulsione dei gas dal cilindro, che sono<br />
compressi dal pistone alla pressione nel collettore <strong>di</strong> scarico. L’energia<br />
intercettata dalla turbina viene comunicata al compressore volumetri-<br />
co (C) me<strong>di</strong>ante un albero <strong>di</strong> trasmissione rigido. La turbina è dotata<br />
<strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo che è in grado <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarne la geometria e quin<strong>di</strong><br />
la permeabilità ai gas in ingresso. Sono stati proposti <strong>di</strong>versi sistemi<br />
per la regolazione della geometria della turbina. Il più efficaceèilsis-<br />
tema in cui delle palette presenti nel <strong>di</strong>stributore possono essere ruotate<br />
<strong>di</strong> uno stesso angolo per regolare l’area <strong>di</strong> efflusso e variare quin<strong>di</strong> la<br />
permeabilità della macchina. Un ren<strong>di</strong>mento elevato dell’insieme pre-<br />
suppone l’assenza <strong>di</strong> trafilamenti tra palette e cassa e quin<strong>di</strong> dei giochi<br />
molto ridotti. Il conseguente incremento del costo <strong>di</strong> produzione può<br />
raggiungere il 100% se rapportato ad una turbina convenzionale.
Modello del sottosistema aria 22<br />
Nomenclatura<br />
Per la descrizione del modello si introduce la seguente nomenclatura<br />
[pe<strong>di</strong>ci]:<br />
1 collettore <strong>di</strong> aspirazione;<br />
2 collettore <strong>di</strong> scarico;<br />
e motore;<br />
c compressore;<br />
tc turbocompressore;<br />
t turbina;<br />
egr EGR;<br />
ic INTERCOOLER;<br />
ec EGR cooler;<br />
amb ambiente;<br />
out scarico;<br />
f carburante.
Modello del sottosistema aria 23<br />
[grandezze]:<br />
ρ Densita <strong>di</strong> massa gas [kg/m3 ];<br />
P Pressione [kPa];<br />
F Concentrazione inerte [−];<br />
W Portata massica [kg/s];<br />
S Portata volumetrica [m 3 /s];<br />
Q Calore [kJ];<br />
T temperatura [K];<br />
V Volume [m 3 ];<br />
N Numero <strong>di</strong> giri [rpm];<br />
Ω Potenza [W ];<br />
χegr<br />
χvgt<br />
posizione normalizzata attuatore EGR [−];<br />
posizione normalizzata attuatore VGT [−];<br />
λ rapporto aria/carburante normalizzato [−];<br />
Itc<br />
Momento d’inerzia turbocompressore [kgm 2 ];<br />
Avgt(χvgt) area aquivalente attraverso la turbina [m 2 ];<br />
Aegr(χegr) area aquivalente attraverso l’EGR [m 2 ];<br />
R = cp − cv =0.2870 costante dei gas [kJ/kg/K];<br />
cp =1.<strong>01</strong>44 calore specifico a pressione costante [kJ/kg/K];<br />
cv =0.7274 calore specifico a volume costante [kJ/kg/K];<br />
γ = cp<br />
cv<br />
rapporto calori specifici [−];<br />
λ0 =14.56 rapporto stechiometrico [−];
Modello del sottosistema aria 24<br />
Vd =0.311977e − 3 cilindrata unitaria [m 3 ];<br />
ncyl = 4 numero cilindri [−];<br />
ηt<br />
ηc<br />
ηm<br />
ηv<br />
ηic<br />
ηec<br />
Γc<br />
ren<strong>di</strong>mento isoentropico turbina [−];<br />
ren<strong>di</strong>mento isoentropico compressore [−];<br />
ren<strong>di</strong>mento meccanico turbocompressore [−];<br />
ren<strong>di</strong>mento volumetrico cilindro [−];<br />
ren<strong>di</strong>mento INTERCOOLER [−];<br />
ren<strong>di</strong>mento EGR cooler [−];<br />
caratteristica <strong>di</strong> portata del compressore [m 3 /s];<br />
rc(χvgt) rapporto critico pressioni alla turbina [−];<br />
g(χvgt) rapporto pressioni alla turbina con portata nulla [−];<br />
1Pascal= 1Nm/1m 2<br />
1 bar = 100.000 Pascal<br />
1 mbar = 100 Pascal<br />
1 atm = 1<strong>01</strong>.325 Pascal<br />
Considerazioni sul sottosistema<br />
Da una prima analisi del sistema aria preso in esame, si può imme<strong>di</strong>atamente<br />
in<strong>di</strong>viduare che gli attuatori <strong>di</strong>sponibili per la regolazione sono l’attuatore<br />
sulla valvola EGR, che ne parzializza la chiusura (χegr) e l’attuatore sulla ge-<br />
ometria variabile della turbina, che ne mo<strong>di</strong>fica la permeabilità (χvgt). Come<br />
grandezze da controllare la scelta può essere delle più svariate. Nel nostro<br />
stu<strong>di</strong>olasceltaè ricaduta sul rapporto aria/carburante normalizzato λ e sulla<br />
concentrazione <strong>di</strong> inerte nel collettore <strong>di</strong> aspirazione F1. Questoperchèinun<br />
motore <strong>di</strong>esel la regolazione della coppia avviene me<strong>di</strong>ante la modulazione<br />
del carburante e in prima approssimazione la quantita <strong>di</strong> coppia generata<br />
è funzione solo della quantità <strong>di</strong> carburante iniettato (J.B.Heywood, 1988).
Modello del sottosistema aria 25<br />
Quin<strong>di</strong> la combustione può avvenire correttamente in un ampio intervallo <strong>di</strong><br />
valori per λ, che non è vincolata a rimanere al rapporto stechiometrico come<br />
nel caso dei motori benzina. D’altra parte una volta stabilita la coppia che<br />
si vuole generare, la quantità <strong>di</strong> inquinanti ed in particolare <strong>di</strong> NOx che si<br />
producono è funzione principalmente della temperatura e del λ <strong>di</strong> combus-<br />
tione. Quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>venta <strong>di</strong> fondamentale importanza per poter rientrare nei<br />
limiti <strong>di</strong> emissione prescritti controllare il rapporto aria/carburante e la con-<br />
centrazione <strong>di</strong> gas inerte nel collettore <strong>di</strong> aspirazione, ve<strong>di</strong> figura (Fig.1.3)<br />
Air/Fuel<br />
38<br />
36<br />
34<br />
32<br />
30<br />
28<br />
26<br />
24<br />
22<br />
20<br />
A/F vs. Emission limits<br />
NV<br />
EURO III EURO IV EURO V<br />
Figura 1.3: Evoluzione dei limiti su λ in funzione delle normative EURO.<br />
Da un punto <strong>di</strong> vista controllistico, il sistema si presenta come un sistema<br />
MIMO (Multiple In Multiple Out) con una forte interazione fra gli ingressi<br />
<strong>di</strong> controllo. La risposta del χvgt sulla portata d’aria cambia al variare della<br />
T
Modello del sottosistema aria 26<br />
posizione χegr, le <strong>di</strong>namiche sono fortemente non lineari e con guadagni in<br />
continua non monotoni tra le uscite e χvgt, (Fig.1.4).<br />
Figura 1.4: Guadagni in continua fra χvgt, χegr e λ, F1.<br />
Anche da questa prima e superficiale analisi si capisce che pensare <strong>di</strong> pro-<br />
gettare una strategia <strong>di</strong> controllo basata su mappe richiede molto tempo per<br />
la loro messa a punto e spesso non conduce a risultati ottimali (M.Hafner et<br />
al., 2000). Quello che il progettista desidererebbe è utilizzare la valvola EGR<br />
per regolare la portata d’aria e il VGT per regolare la pressione in modo<br />
in<strong>di</strong>pendente (I.Kolmanovsky et al., 1997). Ecco allora che non stupisce che<br />
l’approccio SISO classico al problema del controllo <strong>di</strong> EGR e VGT, soprat-<br />
tutto in riferimento alla definizione degli obiettivi <strong>di</strong> <strong>di</strong>saccoppiamento per
Modello del sottosistema aria 27<br />
questi due attuatori non abbia consentito fino ad ora <strong>di</strong> ottenere risultati<br />
sod<strong>di</strong>sfacenti.<br />
Solo utilizzando un modello che descriva le <strong>di</strong>namiche dell’intero sistema<br />
multivariabile si ha la potenzialità <strong>di</strong> ottimizzare l’uso <strong>di</strong> questi due attua-<br />
tori specie nelle zone dove la loro interazione èpiù marcata (I.Kolmanovsky<br />
and A.Stefanopoulou, 1998). Il modello ricavato, oltre che essere utilizzato<br />
per la simulazione in ambienti “Hardware-In-the-Loop” (HIL), quali ad es-<br />
empio dSpace per la verifica del comportamento delle strategie <strong>di</strong> contollo<br />
motore, potrà anche essere usato per la costruzione <strong>di</strong> modelli ulteriormente<br />
semplificati, lineari o ‘Linear-Parameter-Varying” (LPV) e successivamente<br />
utilizzati per la sintesi del controllo (M.Jung and K.Glover, 2003), (M.Jung<br />
and K.Glover, 2006).<br />
Equazioni <strong>di</strong>namiche<br />
Il modello del sottosistema si costruisce sostanzialmente utilizzando le equazioni<br />
che descrivono i due volumi del collettore <strong>di</strong> scarico e <strong>di</strong> aspirazione del mo-<br />
tore. Nel caso <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o l’analisi del sottosistema aria è finalizzata<br />
alla costruzione <strong>di</strong> un modello il più possibile semplice ma sufficientemente<br />
descrittivo delle grandezze <strong>di</strong> maggior interesse per la gestione della combus-<br />
tione in modo da permettere la costruzione <strong>di</strong> strategie per la loro regolazione.<br />
Tali grandezze come introdotto precedentemente sono la concentrazione <strong>di</strong><br />
gas inerte nel collettore <strong>di</strong> aspirazione F1 ed il rapporto aria/carburante nor-<br />
malizzato λ. Data quin<strong>di</strong> la necessità <strong>di</strong> avere delle informazioni oltre che sul-<br />
la temperatura e la pressione anche sulla composizione (ossigeno e inerte) dei<br />
gas nei due volumi, le equazioni <strong>di</strong>namiche per densità, pressione e frazione<br />
<strong>di</strong> inerte per ognuno dei due volumi del colletore <strong>di</strong> aspirazione (pe<strong>di</strong>ce 1)
Modello del sottosistema aria 28<br />
e del collettore <strong>di</strong> scarico (pe<strong>di</strong>ce 2) (ve<strong>di</strong> paragrafo nomenclatura §1), sono<br />
derivate dalle equazioni fondamentalideibilanci<strong>di</strong>massa(J.Brug˚ard and<br />
J.Bergström, 1999), (F.Karlsson, 20<strong>01</strong>), (P.Andersson, 2005):<br />
˙ρ = 1<br />
V<br />
Win − Wout, (1.1)<br />
P ˙ = γR<br />
V (WinTin − WoutT ) , (1.2)<br />
F ˙ = 1<br />
ρV<br />
Win(Fin − F ). (1.3)<br />
a cui si aggiunge il bilancio delle coppie all’albero del gruppo turbocom-<br />
pressore per l’equazione della <strong>di</strong>namica dei giri (O.Flärd and M.Gustafsson,<br />
2003).<br />
˙Ntc =<br />
60 <br />
Ω.<br />
2πItcNtc<br />
(1.4)<br />
Andando quin<strong>di</strong> a descrivere le equazioni <strong>di</strong>namiche del modello, sotto<br />
l’ipotesi che non ci sia reflusso (flusso inverso) attraverso l’EGR, esplicitando<br />
tutti gli adden<strong>di</strong> sia per il collettore <strong>di</strong> aspirazione (pe<strong>di</strong>ce 1), per quello <strong>di</strong><br />
scarico (pe<strong>di</strong>ce 2), e per l’albero del turbocompressore, otteniamo:<br />
Collettore <strong>di</strong> aspirazione:<br />
• in ingresso la portata dal compressore Wc1 e quella dall’EGR W21;<br />
• in uscita la portata che entra nei cilindri W1e;<br />
Collettore <strong>di</strong> scarico:<br />
• in ingresso c’è la portata in uscita dai cilindri We2;<br />
• in uscita quella verso la turbina W2t e quella attraverso; l’EGR W21
Modello del sottosistema aria 29<br />
Albero turbocompressore:<br />
• a sommare la coppia fornita dalla turbina premoltiplicata per il ren<strong>di</strong>-<br />
mento meccanico ηmΩt;<br />
• a sottrare la coppia assorbita dal compressore Ωc;<br />
andando così a sostituire tutti gli adden<strong>di</strong> identificati nelle equazioni (1.1),(1.2),(1.3)<br />
e (1.4) si ottiene:<br />
˙ρ1 = 1<br />
V1<br />
(Wc1 + W21 − W1e) ,<br />
F1<br />
˙ = W21(F2 − F1) − Wc1F1<br />
,<br />
P1<br />
˙ = γR<br />
V1<br />
˙ρ2 = 1<br />
V2<br />
<br />
ρ1V1<br />
Wc1Tic + W21Tec − W1eT1 − ˙ Q1<br />
(We2 − W2t − W21) ,<br />
F2<br />
˙ = We2(Fe − F2)<br />
,<br />
P2<br />
˙ = γR<br />
V2<br />
˙Ntc = 60<br />
2π<br />
ρ2V2<br />
<br />
We2Te − W2tT2 − W21T2 − ˙ Q2<br />
ηmΩt − Ωc<br />
ItcNtc<br />
In figura (Fig.1.5) si riporta lo schema del motore con le in<strong>di</strong>cazioni delle<br />
<br />
.<br />
granderre in<strong>di</strong>cate nelle formule precedenti.<br />
cp<br />
cp<br />
<br />
,<br />
<br />
,
Modello del sottosistema aria 30<br />
amb amb P T , vgt<br />
Air Filter<br />
Intercooler<br />
Tic<br />
ic<br />
EGR<br />
valve<br />
Air Flow<br />
Meter<br />
EGR cooler<br />
c t<br />
N tc , I tc<br />
C T<br />
Wc1 c<br />
m , t<br />
Tec<br />
ec W2t P , F , T , V<br />
W21 ,<br />
N e<br />
egr<br />
P , F , T , V<br />
1 ,<br />
1<br />
1<br />
Figura 1.5: Schema motore con riferimenti alle grandezze del modello.<br />
1<br />
In base a tali equazioni, raccogliendo in forma vettoriale gli ingressi, lo<br />
stato e le uscite, viene in<strong>di</strong>viduata una descrizione del modello come segue<br />
• X stato<br />
• u ingressi manipolabili<br />
• û ingressi non manipolabili<br />
1<br />
2 ,<br />
2<br />
2<br />
2<br />
2<br />
Pout<br />
W2t W f
Modello del sottosistema aria 31<br />
• y uscita<br />
⎡<br />
⎢<br />
X = ⎢<br />
⎣<br />
ρ1<br />
F1<br />
P1<br />
ρ2<br />
F2<br />
P2<br />
Ntc<br />
⎤<br />
⎥<br />
⎦<br />
u =<br />
⎡<br />
⎣ χegr<br />
χvgt<br />
⎡<br />
⎢<br />
⎤ ⎢<br />
⎦ ⎢<br />
û = ⎢<br />
⎣<br />
Pamb<br />
Tamb<br />
Pout<br />
Ne<br />
Wf<br />
⎤<br />
⎥<br />
⎦<br />
⎡<br />
y = ⎣ λ<br />
Riguardo alla temperatura in uscita dal cilindro Te ed ai bilanci ener-<br />
getici nei due collettori vengono introdotte le seguenti approssimazioni. La<br />
temperatura in uscita dal motore viene approssimata con una funzione non<br />
lineare della giratura motore Ne e della portata <strong>di</strong> combustibile iniettato Wf.<br />
Tale funzione nel modello è realizzata con una funzione affine a tratti:<br />
Te = f(Ne,Wf)<br />
Lo scambio <strong>di</strong> calore nel collettore <strong>di</strong> aspirazione viene considerato trascur-<br />
abile e quin<strong>di</strong> posto a 0:<br />
˙Q1 = 0<br />
Il collettore <strong>di</strong> scarico, al contrario <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> aspirazione, non può essere<br />
approssimato come a<strong>di</strong>abatico, ma data la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> misurare o stimare<br />
lo scambio <strong>di</strong> calore con l’esterno si preferisce considerarlo nullo ( ˙ Q2 =0)e<br />
mappare il suo effetto nell’equazione che ricostruisce la temperatura all’uscita<br />
dal motore, quin<strong>di</strong>:<br />
˙Q2 = 0<br />
F1<br />
⎤<br />
⎦
Modello del sottosistema aria 32<br />
Nell’equazione del bilancio delle coppie del sistema turbocompressore il<br />
ren<strong>di</strong>mento meccanico del gruppo ηm viene solitamente posto uguale ad una<br />
costante ed inglobato nel ren<strong>di</strong>mento isoentropico della turbina ηt, (O.Flärd<br />
and M.Gustafsson, 2003).<br />
Le pressioni <strong>di</strong> contorno: ambiente ed allo scarico vengono fissate ad un<br />
valore costante ed inoltre viene considerata trascurabile la caduta <strong>di</strong> pressione<br />
a cavallo del filtro aria in ingresso al circuito aria.<br />
Equazioni statiche<br />
Nelle equazioni che descrivono le <strong>di</strong>namiche dei due collettori e la <strong>di</strong>nami-<br />
ca dell’albero turbocompressore in<strong>di</strong>cate precedentemente, compaiono molti<br />
termini che <strong>di</strong>pendono dalle trasformazioni che avvengono nei vari elementi<br />
(EGR, turbina, compressore, ...) che sono stati approssimati come elementi<br />
con volume trascurabile. In base a tale posizione le trasformazioni che avven-<br />
gono in tali sottoparti del sistema sono state caratterizzate da equazioni al-<br />
gebriche che ne descrivono il comportamento come evoluzione attraverso una<br />
successione <strong>di</strong> stati quasi stazionari.<br />
Temperature nei collettori<br />
In tale modo, e facendo anche riferimento alla bibliografia presente a tale<br />
riguardo (Nieuwstadt et al., 2000), (I.Kolmanovsky et al., 1999) sono state<br />
descritte le temperature nei due collettori secondo l’equazione dei gas perfetti.
Modello del sottosistema aria 33<br />
T1 = P1<br />
ρ1R<br />
T2 = P2<br />
ρ2R<br />
Potenza fornita dalla turbina ed assorbita dal compres-<br />
sore<br />
Le trasformazioni termo<strong>di</strong>namiche nel compressore e nella turbina sono state<br />
descritte come trasformazioni isoentropiche (L.Eriksson et al., 2002), (I.Kolmanovsky<br />
et al., 1997), dove i ren<strong>di</strong>menti isoentropici <strong>di</strong> turbina e compressore sono<br />
mappati e verranno trattati in maggior dettaglio nel capitolo successivo.<br />
Ωc = Wc1cpTamb<br />
<br />
ηc S0 P1<br />
c1 , Pamb<br />
Ωt = W2tcpT2 ηt<br />
<br />
<br />
P1<br />
Pamb<br />
χvgt,Ntc,T2, Pout<br />
P2<br />
γ−1<br />
γ<br />
<br />
1 −<br />
− 1<br />
<br />
Pout<br />
Frazione <strong>di</strong> gas inerte in uscita dal motore<br />
P2<br />
γ−1 <br />
γ<br />
(1.5)<br />
La frazione <strong>di</strong> gas inerte in uscita dal motore è espressa secondo l’equazione<br />
seguente, che rappresenta come varia la frazione <strong>di</strong> inerte in funzione della<br />
combustione che avviene nel cilindro (O.Storset et al., 2000).<br />
Fe = W1eF1 + Wf(1 + λ0)<br />
W1e + Wf
Modello del sottosistema aria 34<br />
Portata attraverso la valvola EGR<br />
La portata attraverso la valvola EGR viene descritta utilizzando l’equazione<br />
<strong>di</strong> De Saint-Venant (Nieuwstadt et al., 2000) per il flusso stazionario attraver-<br />
so un condotto.<br />
P0,<br />
T0,V0<br />
Throat<br />
P, T,V<br />
AT<br />
Figura 1.6: Schema teorico modello De Saint-Venant.
Modello del sottosistema aria 35<br />
che nel caso della valvola EGR <strong>di</strong>venta:<br />
W21 = Aegr(χegr) P2<br />
√<br />
RT2<br />
⎧ <br />
⎪⎨<br />
Ψ(r) =<br />
⎪⎩ √<br />
γ<br />
Ψ<br />
2γ<br />
γ−1<br />
P1<br />
P2<br />
2<br />
γ+1<br />
Portata attraverso la turbina<br />
<br />
con<br />
<br />
r 2<br />
γ − r γ+1 <br />
γ<br />
γ+1<br />
2(γ−1)<br />
se r><br />
se r ≤<br />
γ<br />
2 γ−1<br />
γ+1<br />
2<br />
γ+1<br />
γ<br />
γ−1<br />
Anche per quanto riguarda l’equazione della portata attraverso la turbina,<br />
che verrà trattata in maggior dettaglio nel prossimo capitolo, viene utilizzata<br />
una versione mo<strong>di</strong>ficata dell’equazione <strong>di</strong> De Saint-Venant (I.Kolmanovsky<br />
et al., 1997).<br />
˜Ψ(r, χvgt) =<br />
W2t = Avgt(χvgt) P2<br />
√<br />
RT2<br />
⎧<br />
⎪⎨<br />
⎪⎩<br />
˜Ψ<br />
<br />
Pout<br />
,χvgt<br />
P2<br />
<br />
(r − g(χvgt)+1) 2<br />
γ − (r − g(χvgt)+1) γ+1<br />
γ<br />
<br />
con (1.6)<br />
se<br />
<br />
r > rc(χvgt)<br />
(rc(χvgt) − g(χvgt)+1) 2<br />
γ − (rc(χvgt) − g(χvgt)+1) γ+1<br />
γ<br />
se r ≤ rc(χvgt)<br />
Portata attraverso il compressore<br />
La portata attraverso il compressore è invece sostanzialmente ricostruita con<br />
un equazione che si basa sulla mappatura che deriva dal costruttore e verrà<br />
descritta in maggior dettaglio nel capitoli seguenti.
Modello del sottosistema aria 36<br />
Wc1 = Pamb<br />
RTamb<br />
<br />
Tamb<br />
Tref<br />
Portata in ingresso al motore<br />
<br />
P1<br />
Γc ,N<br />
Pamb<br />
0 tc<br />
<br />
(1.7)<br />
La portata in ingresso al cilindro è descritta in modo classico dalla relazione<br />
W1e = ncylVd<br />
ηv(Ne,P1)NeP1<br />
120RT1<br />
dove ηv(Ne,P1) è il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> aspirazione che viene mappato in funzione<br />
del punto motore.<br />
Portata in uscita dal motore<br />
La portata in uscita dai cilindri in stazionario è la somma della portata<br />
entrante più quella dovuta al carburante iniettato.<br />
We2 = W1e + Wf<br />
Temperatura all’uscita del compressore<br />
La temperatura in uscita dal compressore è data dalla trasformazione isoen-<br />
tropica descritta da:<br />
Tc = Tamb<br />
⎡<br />
⎣1+<br />
ηc<br />
1<br />
<br />
Ntc,Tamb, P1<br />
Pamb<br />
P1<br />
<br />
Pamb<br />
γ−1<br />
γ<br />
Temperatura all’uscita dell’INTERCOOLER<br />
<br />
− 1<br />
⎤<br />
⎦<br />
La temperatura dei gas in uscita dall’INTERCOOLER è funzione del ren<strong>di</strong>-<br />
mento dell’INTERCOOLER ηic
Modello del sottosistema aria 37<br />
Tic = Tambηic +(1− ηic)Tc<br />
Temperatura all’uscita del cooler EGR<br />
Analogamente la temperatura in uscita del cooler EGR per il raffreddamento<br />
dei gas che ricircolano dal collettore <strong>di</strong> scarico verso quello <strong>di</strong> aspirazione<br />
viene descritta in funzione del ren<strong>di</strong>mento del cooler EGR ηec<br />
Tec = Tambηec +(1− ηec)T2<br />
Nelle equazioni delle trasformazioni termo<strong>di</strong>namiche nel cooler EGR e<br />
nell’ INTERCOOLER, i comportamenti sono piuttosto stabili e quin<strong>di</strong> in<br />
prima approssimazione i rispettivi ren<strong>di</strong>menti ηec e ηic vengono posti pari<br />
a delle costanti da identificare. Se l’efficienza dei cooler è molto elevata in<br />
prima approssimazione le temperature in uscita possono essere anche fis-<br />
sate come delle costanti. Altrimenti valgono le equazioni sopra in<strong>di</strong>cate con<br />
l’approssimazione <strong>di</strong> porre i ren<strong>di</strong>menti dei cooler costanti.<br />
Rapporto aria/carburante normalizzato<br />
Infine il rapporto aria carburante, che è stato in<strong>di</strong>cato come una delle uscite<br />
<strong>di</strong> interesse del modello, è ricostruito a partire dalla frazione <strong>di</strong> inerte presente<br />
nel collettore <strong>di</strong> aspirazione a dalla quantità <strong>di</strong> combustibile iniettato.<br />
λ =<br />
(1 − F1)W1e<br />
Wf
Capitolo 2<br />
Turbocompressore<br />
La composizione e la descrizione dell’intero modello rispecchia, per quanto<br />
riguarda la descrizione delle <strong>di</strong>namiche collettore delle trasformazioni nell’E-<br />
GR e nei due cooler, nonchè nella descrizione della portata in ingresso ed in<br />
uscita dal cilindro, uno schema a valori me<strong>di</strong>.<br />
L’uso <strong>di</strong> schemi a valori me<strong>di</strong>, che come si può capire anche dalla letter-<br />
atura (M.Fons et al., 1999), (H.Bengtsson, 2002), rappresenta uno standard<br />
già ben collaudato per la costruzione <strong>di</strong> modelli “control-oriented” per motori<br />
a combustione interna. L’elemento su cui ci siamo soffermati maggiormente<br />
in questa attività, sia per il carattere <strong>di</strong> maggior contenuto innovativo, sia<br />
per la concreta <strong>di</strong>fficoltà che ne comporta la trattazione, è il modello del<br />
sistema turbocompressore e la sua integrazione in un modello complessivo<br />
che permetta <strong>di</strong> valutare le interazioni <strong>di</strong> tale <strong>di</strong> componente con altri quali<br />
ad esempio l’EGR e <strong>di</strong> valutare come il funzionamento dell’intero sistema ne<br />
venga influenzato.<br />
Il turbo sovralimentatore a gas <strong>di</strong> scarico utilizzato per le prove sperimen-<br />
tali nell’ambito del presente lavoro è quello utilizzato sul motore 1.3 Multijet,<br />
ovvero un KKK KP35 (prodotto dalla Borg Warner Turbo System) dotato
Turbocompressore 39<br />
<strong>di</strong> palette del <strong>di</strong>stributore della turbina a calettamento variabile (Variable<br />
Nozze Turbine, VGT).<br />
Figura 2.1: Turbocompressore Borg Warner KP35.<br />
Questa caratteristica rispetto alla turbina a geometria fissa con valvola<br />
waste-wate (P.Andersson, 2002), permette <strong>di</strong> ottenere valori più elevati<strong>di</strong><br />
ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> espansione in turbina, che può adattarsi ai <strong>di</strong>versi regimi mo-<br />
tore e garantire così oltre che un miglior ren<strong>di</strong>mento complessivo, anche una<br />
migliore risposta ai transitori e una caratteristica <strong>di</strong> coppia del motore più<br />
favorevole alla trazione stradale.<br />
La maggiore efficienza della turbina è giustificata dal fatto che, grazie<br />
alla possibilità <strong>di</strong> variare l’incidenza delle palette del <strong>di</strong>stributore, si possono
Turbocompressore 40<br />
Figura 2.2: Turbocompressore Borg Warner KP35, sezione.<br />
ridurre le per<strong>di</strong>te dovute all’urto all’ingresso del rotore. Soprattutto nelle ap-<br />
plicazioni veicolistiche, può infatti capitare spesso, a causa <strong>di</strong> variazioni della<br />
portata o del regime <strong>di</strong> rotazione rispetto alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progetto, che la<br />
velocità in ingresso non risulti tangente al bordo <strong>di</strong> attacco della paletta ro-<br />
torica: controllando il calettamento delle palette statoriche si riesce ad avere<br />
un angolo <strong>di</strong> ingresso sempre prossimo alle con<strong>di</strong>zioni ottimali, riducendo le<br />
per<strong>di</strong>te e migliorando quin<strong>di</strong> il ren<strong>di</strong>mento.<br />
Un altro aspetto importante è legato alla possibilità <strong>di</strong> regolare la sezione<br />
<strong>di</strong> passaggio del <strong>di</strong>stributore della turbina, da un valore minimo a un valore<br />
massimo (corrispondente alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> piena apertura). Ridotte sezioni
Turbocompressore 41<br />
<strong>di</strong> passaggio sono particolarmente utili ai bassi regimi e carichi, per avere un<br />
elevato rapporto <strong>di</strong> espansione attraverso la turbina e <strong>di</strong> conseguenza elevate<br />
velocità dei gas a valle del <strong>di</strong>stributore. Aumentando il regime <strong>di</strong> rotazione<br />
del motore (e con esso la portata <strong>di</strong> gas evolventi), il <strong>di</strong>stributore viene pro-<br />
gressivamente aperto per poter smaltire tale portata senza aumentare ecces-<br />
sivamente il rapporto <strong>di</strong> espansione, e contenendo quin<strong>di</strong> l’incremento della<br />
contropressione allo scarico. Va notato che, in assenza <strong>di</strong> un circuito <strong>di</strong> by-<br />
pass (come nel caso in cui si utilizzi una valvola <strong>di</strong> by-pass della turbina,<br />
detta waste-gate), l’intera portata <strong>di</strong> gas <strong>di</strong> scarico viene elaborata dalla<br />
turbina, con un conseguente migliore recupero energetico della loro entalpia.<br />
L’impiego <strong>di</strong> un sistema a geometria variabile permette <strong>di</strong> ridurre inoltre le<br />
<strong>di</strong>mensioni della turbomacchina ed in particolare del rotore, contenendo l’in-<br />
erzia delle parti rotanti e quin<strong>di</strong> garantendo una risposta molto più pronta<br />
alle variazioni <strong>di</strong> carico.<br />
Per interpretare adeguatamente le curve caratteristiche <strong>di</strong> compressore<br />
e turbina che i costruttori rendono <strong>di</strong>sponibili, è necessario introdurre una<br />
convenzione. Tali prestazioni infatti vengono misurate su un banco prova<br />
con aria in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura e pressione <strong>di</strong>verse da quelle alle quali<br />
compressore e turbina si trovano ad operare su motore e devono quin<strong>di</strong> essere<br />
corrette. La stragrande maggioranza dei costruttori assumono come riferi-<br />
mento la temperatura e la pressione ambiente (circa 20 ◦ C, cioè 293 K, e<br />
circa 1 bar o, le stesse grandezze espresse in unità del sistema anglosassone).<br />
Per poter correlare correttamente le portate misurate al banco a quelle effet-<br />
tive nell’impiego su motore si definisce così la portata corretta o ridotta e la<br />
velocità <strong>di</strong> rotazione corretta o ridotta.<br />
Si possono così definire grandezze cosiddette pseudo-a<strong>di</strong>mensionali che de-<br />
scrivono il comportamento <strong>di</strong> una turbomacchina operatrice con vali<strong>di</strong>tà del
Turbocompressore 42<br />
tutto generale:<br />
• Rapporto <strong>di</strong> espansione β = P2<br />
P1<br />
• Velocità ridotta<br />
<br />
T0<br />
n0 = n T1<br />
• Portata massica ridotta m0 ˙ = ˙m P0<br />
<br />
T1<br />
P1 T0<br />
• Portata volumetrica ridotta<br />
<br />
T0<br />
mv0 ˙ = ˙mv T1<br />
in cui, per capire, m0 è la portata in massa misurata quando l’aria aspirata<br />
è alla temperatura <strong>di</strong> riferimento T0 ed alla pressione <strong>di</strong> riferimento P0 ed<br />
n0 è il corrispondente regime <strong>di</strong> rotazione, mentre m è la portata in massa<br />
che verrebbe misurata alla temperatura T1 ed alla pressione P1 alla velocità<br />
<strong>di</strong> rotazione n. Ad esempio, per il compressore i costruttori forniscono delle<br />
curve <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza del rapporto <strong>di</strong> compressione β (cioè il rapporto tra la<br />
pressione allo scarico del compressore e quella all’aspirazione dello stesso)<br />
dalla portata m0 al variare del regime <strong>di</strong> rotazione n0. Se il compressore<br />
aspira aria ad una temperatura T ed una pressione P , la portata che dovremo<br />
attenderci è<br />
al regime <strong>di</strong> rotazione:<br />
˙m = ˙<br />
P<br />
m0<br />
P0<br />
n = n0<br />
T0<br />
T<br />
T<br />
T0<br />
Per la turbina le considerazioni sono del tutto analoghe con la sola lieve<br />
<strong>di</strong>fferenza che si in<strong>di</strong>ca con β il rapporto <strong>di</strong> espansione cioè il rapporto tra<br />
la pressione all’ingresso della turbina e quella allo scarico della stessa (per<br />
entrambelemacchineè quin<strong>di</strong> superiore ad uno).
Turbocompressore 43<br />
Inoltre quando il turbocompressore è montato su <strong>di</strong> un motore, se la cor-<br />
rezione da apportare alle portate del compressore è generalmente piccola<br />
(perché esso aspira aria a temperatura poco <strong>di</strong>scosta da T0 e pressione poco<br />
<strong>di</strong>versa da P0), lo stesso non può <strong>di</strong>rsi per la turbina che aspira gas combusti<br />
molto cal<strong>di</strong> a pressione spesso nettamente superiore a quella atmosferica.<br />
Nei successivi paragrafi riallacciandosi alla equazioni introdotte nel Capi-<br />
tolo 1 analizzeremo, dopo una piccola introduzione <strong>di</strong> carattere generale il<br />
modello del compressore e della turbina.<br />
Compressore<br />
Il principio <strong>di</strong> funzionamento è il seguente: l’aria viene aspirata dal com-<br />
pressore (dopo aver attraversato il filtro, ben inteso) ed interagisce con la<br />
girante dotata <strong>di</strong> palette. Questa, muovendosi, fornisce energia all’aria che<br />
viene contemporaneamente forzata ad allontanarsi dall’asse <strong>di</strong> rotazione della<br />
macchina (da qui il nome centrifugo). In questo moto, l’energia delle parti-<br />
celle <strong>di</strong> aria aumenta e con essa anche la pressione e la velocità (oltre alla<br />
temperatura). Quando esce dalla girante l’aria ha una elevata energia cinet-<br />
ica, che viene trasformata in un ulteriore aumento <strong>di</strong> pressione nel <strong>di</strong>ffusore<br />
e nella voluta, cioè in quella parte della cassa del compressore che si trova a<br />
valle della girante stessa.<br />
Un importante parametro che definisce la qualità della trasformazione opera-<br />
ta dal compressore sull’aria é il cosiddetto ren<strong>di</strong>mento a<strong>di</strong>abatico o isentrop-<br />
ico. Esso è dato dal rapporto tra la potenza che spenderebbe una macchina<br />
perfetta per comprimere l’aria e la potenza che invece spende il compressore<br />
reale per raggiungere la stessa pressione. In pratica il ren<strong>di</strong>mento a<strong>di</strong>abatico<br />
massimo dei compressori impiegati su motori stradali non supera attual-
Turbocompressore 44<br />
Figura 2.3: Schema <strong>di</strong> un compressore centrifugo.<br />
mente l’80 %. I <strong>di</strong>ffusori utilizzati sui piccoli turbocompressori sono lisci,<br />
cioè non alettati, al contrario dei compressori più gran<strong>di</strong> e concepiti per el-<br />
evati rapporti <strong>di</strong> compressione, che sono provvisti <strong>di</strong> alette. I <strong>di</strong>ffusori lisci<br />
sono caratterizzati da un intervallo <strong>di</strong> portate <strong>di</strong> utilizzo più esteso <strong>di</strong> quelli
Turbocompressore 45<br />
alettati, da un minor costo e da un ren<strong>di</strong>mento minore (perché il fluido è<br />
meno guidato che nei <strong>di</strong>ffusori alettati).<br />
È possibile <strong>di</strong>mostrare che l’aria può<br />
essere compressa ad una pressione tanto più elevata quanto maggiore èla<br />
velocità periferica delle palette che compongono la girante. Se il <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong><br />
quest’ultima è piccolo, come avviene nel caso dei compressori per autoveicoli,<br />
la sua velocità <strong>di</strong> rotazione deve essere molto elevata se si vogliono raggiun-<br />
gere rapporti <strong>di</strong> compressione significativi. Così un piccolo compressore per<br />
un Diesel può ruotare fino ad oltre 250.000 giri al minuto.<br />
La teoria sulla determinazione del flusso che attraversa il compressore e<br />
del ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> compressione è molto complessa (N.Watson<br />
and M.S.Janota, 1982), (S.Sandrolini, 1998) e (S.Sandrolini, 1997). Inoltre,<br />
il modello ottenuto da un approccio <strong>di</strong> questo tipo è solitamente piuttosto<br />
scadente. Quin<strong>di</strong> si è cercato <strong>di</strong> utilizzare le mappe fornite dal costruttore<br />
cercando <strong>di</strong> trovare qualche metodo per interpolarle.<br />
Il compressore KP35 utilizzato sul propulsore preso in considerazione<br />
è una macchina ra<strong>di</strong>ale centrifuga. Le prestazioni sono state fornite dal<br />
Costruttore in forma <strong>di</strong> curve caratteristiche, le quali rappresentano la por-<br />
tata corretta in funzione del rapporto <strong>di</strong> compressione per valori costanti<br />
della velocità <strong>di</strong> rotazione, sullo stesso <strong>di</strong>agramma sono anche rappresentate<br />
anche le curve isoren<strong>di</strong>mento (Fig.2.4)
Turbocompressore 46<br />
Rapporto <strong>di</strong> compressione [-]<br />
4,2<br />
3,8<br />
3,4<br />
3,0<br />
2,6<br />
2,2<br />
1,8<br />
1,4<br />
115597<br />
185960<br />
155804<br />
211090<br />
0.6<br />
TURBOCOMPRESSORE KKK KP35 1575DBC 426.18<br />
n redV = 261349 min -1<br />
231193<br />
246271<br />
0.68<br />
0.65<br />
0.68<br />
0.7<br />
0.72<br />
isV = 0.73<br />
0.72<br />
0.7<br />
0.68<br />
0.65<br />
0.6<br />
0.55<br />
75389<br />
1,0<br />
0,00 0,<strong>01</strong> 0,02 0,03 0,04 0,05 0,06 0,07 0,08 0,09 0,10 0,11 0,12 0,13<br />
0.55<br />
Portata volumetrica ridotta [m3/s]<br />
Figura 2.4: Mappa compressore KP35, lega la portata volumetrica ridotta che<br />
P1<br />
,alrapportopressione, alla velocità ridotta del<br />
attraversa il compressore S0 c1 Pamb<br />
turbocompressore N 0 tc ed al ren<strong>di</strong>mento isoentropico ηc.<br />
Le equazioni introdotte nel Capitolo 1 per la portata attraverso il com-<br />
pressore<br />
Wc1 = Pamb<br />
RTamb<br />
<br />
Tamb<br />
Tref<br />
<br />
P1<br />
Γc ,N<br />
Pamb<br />
0 tc<br />
e per la trasformazione termo<strong>di</strong>namica isoentropica che avviene nel compres-<br />
sore<br />
Ωc = Wc1cpTamb<br />
<br />
ηc S0 c1, P1<br />
Pamb<br />
<br />
P1<br />
Pamb<br />
γ−1<br />
γ<br />
− 1<br />
sono state implementate nello schema Simulink descritto <strong>di</strong> seguito
Turbocompressore 47<br />
P_monte_comp [kPa]<br />
P_valle_comp [kPa]<br />
T_monte_comp [K]<br />
N_tc [rpm]<br />
W_c [kg/s]<br />
eta_c<br />
2.Portata attraverso il compressore e<br />
ren<strong>di</strong>mento isoentropico<br />
2<br />
W_c [kg/s]<br />
T_monte_comp [K]<br />
P_valle_comp [kPa]<br />
P_monte_comp [kPa]<br />
W_c [kg/s]<br />
eta_c<br />
P_c [W]<br />
4.Equazione trasformaszione isoentropica<br />
lato compressore<br />
Figura 2.5: Schema Simulink Compressore.<br />
<br />
P1<br />
dove le due mappe Γc Pamb ,Ntc<br />
<br />
e ηc Ntc,Tamb, P1<br />
<br />
che compaiono<br />
Pamb<br />
sono state ottenute dai dati forniti dal costruttore tramite procedure trattate<br />
più approfon<strong>di</strong>tamente nel Capitolo 4.
Turbocompressore 48<br />
2<br />
P_valle_comp [kPa]<br />
3<br />
P_monte_comp [kPa]<br />
R<br />
Costante dei gas<br />
[kJ/ (kg*K)]<br />
Cp_c<br />
Calore specifico<br />
pressione costante<br />
lato compressore<br />
[kJ/ (kg*K)]<br />
u(1)^u(2)<br />
1<br />
4<br />
W_c [kg/s]<br />
5<br />
eta_c<br />
1<br />
T_monte_comp [K]<br />
portata massica compressore potenza assorbita dal compressore<br />
ren<strong>di</strong>mento isoentropico compressore<br />
Figura 2.6: Potenza assorbita dal compressore.<br />
Figura 2.7: Portata e ren<strong>di</strong>mento compressore.<br />
1<br />
P_c [W]
Turbocompressore 49<br />
Turbina<br />
Figura 2.8: Schema <strong>di</strong> una cturbina centripeta.<br />
La turbina è costituita da una parte rotante, detta girante o rotore, e da<br />
una parte fissa ancorata al motore, detta cassa. Nella cassa èricavatoun<br />
condotto a forma <strong>di</strong> chiocciola, detto voluta, che ha la funzione <strong>di</strong> convogliare
Turbocompressore 50<br />
opportunamente i gas <strong>di</strong> scarico verso la girante. Questi ultimi entrano nella<br />
girante con <strong>di</strong>rezione centripeta (da qui il nome), interagiscono con le palette<br />
della girante stessa cedendole potenza meccanica e vengono poi scaricati in<br />
<strong>di</strong>rezione parallela all’asse del rotore, attraversando un <strong>di</strong>ffusore che ha il<br />
compito <strong>di</strong> rallentarli.<br />
La turbina presa in esame è una turbina a geometria variabile dotata <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stributore a palette orientabili (Fig.2.9)<br />
Figura 2.9: Turbina a geometria variabile KP35VTG 42mm.<br />
La turbina a geometria variabile (nota anche con la sigla VGT Variable<br />
Geometry Turbine) permette <strong>di</strong> regolare la potenza fornita dalla macchina<br />
senza <strong>di</strong>ssipare il salto entalpico dei gas <strong>di</strong> scarico.<br />
Tale soluzione, pur presentando maggiori costi derivanti dalla complicazione<br />
costruttiva e dal controllo dell’angolo <strong>di</strong> calettamento, garantisce migliori<br />
prestazioni rispetto alla soluzione che prevede l’utilizzo della valvola waste-
Turbocompressore 51<br />
gate. Lavalvolawaste-gate consente <strong>di</strong> controllare la portata ed il rapporto<br />
<strong>di</strong> espansione dei gas attraverso la turbina. Aprendo la valvola si effettua<br />
il by-pass <strong>di</strong> una certa portata <strong>di</strong> gas <strong>di</strong> scarico, riducendo così lapoten-<br />
za erogata dalla macchina. Allo stesso modo, nel caso <strong>di</strong> una macchina a<br />
geometria variabile, si può agire aumentando la sezione <strong>di</strong> passaggio del <strong>di</strong>s-<br />
tributore e riducendo la pressione a monte della stessa, e provocando una<br />
<strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> potenza erogata dalla turbina; aprendo gli ugelli ai regimi più<br />
alti e chiudendoli a quelli più bassi.<br />
Figura 2.10: Dettaglio geometria variabile.
Turbocompressore 52<br />
L’utilizzo dell’energia dei gas combusti può essere ottimizzato in tutto il<br />
campo <strong>di</strong> funzionamento del motore, garantendo un consistente incremento<br />
<strong>di</strong> coppia ai bassi regimi ed evitando allo stesso tempo che la velocità della<br />
turbomacchina aumenti eccessivamente quando il motore opera nella zona <strong>di</strong><br />
massima potenza. Un altro vantaggio garantito da questa soluzione consiste<br />
nel fatto che è possibile ottimizzare per ogni con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> funzionamento il<br />
ren<strong>di</strong>mento della turbina, minimizzando le per<strong>di</strong>te per urto tra <strong>di</strong>stributore<br />
e rotore.<br />
Come nel caso del compressore le prestazioni sono state fornite dal costrut-<br />
tore in forma <strong>di</strong> curve caratteristiche, le quali rappresentano sia la portata<br />
corretta in funzione del rapporto <strong>di</strong> compressione per valori costanti del-<br />
la posizione dell’attuatore sulla geometria della turbina che il prodotto tra<br />
Figura 2.11: Portata turbina geometria variabile. Lega la portata attraverso la<br />
turbina W2t alla posizione del VGT χvgt, alrapportopressioniPout ed alla velocità<br />
P2<br />
del turbocompressore Ntc. .<br />
ren<strong>di</strong>mento meccanico del gruppo turbocompressore e ren<strong>di</strong>mento isoentrop-
Turbocompressore 53<br />
ico della turbina la variare della portata corretta. Le equazioni introdotte<br />
Figura 2.12: Ren<strong>di</strong>mento turbina geometria variabile. Lega il ren<strong>di</strong>mento isoen-<br />
tropico della turbina ηt alla posizione del VGT χvgt, alrapportopressioni Pout<br />
P2 ed<br />
alla velocità del turbocompressore Ntc<br />
nel Capitolo 1 per la portata attraverso la turbina<br />
W2t = Avgt(χvgt) P2<br />
<br />
Pout<br />
√ ˜Ψ ,χvgt<br />
RT2 P2<br />
con<br />
˜Ψ(r, χvgt) =<br />
⎧<br />
⎪⎨<br />
⎪⎩<br />
<br />
(r − g(χvgt)+1) 2<br />
γ − (r − g(χvgt)+1) γ+1<br />
γ<br />
se<br />
<br />
r > rc(χvgt)<br />
(rc(χvgt) − g(χvgt)+1) 2<br />
γ − (rc(χvgt) − g(χvgt)+1) γ+1<br />
γ<br />
se r ≤ rc(χvgt)<br />
e per la trasformazione termo<strong>di</strong>namica isoentropica che avviene nella turbina<br />
<br />
χvgt,Ntc,T2, Pout<br />
γ−1 <br />
Pout<br />
γ<br />
1 −<br />
Ωt = W2tcpT2 ηt<br />
sono state implementate nello schema Simulink descritto <strong>di</strong> seguito<br />
P2<br />
P2
Turbocompressore 54<br />
P_monte_turb [kPa]<br />
P_valle_turb [kPa]<br />
T_monte_turb [K]<br />
X_VGT<br />
2<br />
P_valle_turb [kPa]<br />
1<br />
P_monte_turb [kPa]<br />
W_t [kg/s]<br />
eta_t*eta_m<br />
1.Portata attraverso la turbina<br />
e ren<strong>di</strong>mento isoentropico<br />
4<br />
X_VGT<br />
1<br />
W_t [kg/s]<br />
T_monte_turb [K]<br />
P_valle_turb [kPa]<br />
P_monte_turb [kPa]<br />
W_t [kg/s]<br />
eta_t*eta_m<br />
Figura 2.13: Schema Simulink turbina.<br />
r<br />
X_VGT<br />
Xsi (r, X_VGT)<br />
P(u)<br />
O(P) = 2<br />
Polynomial<br />
a(X_VGT)<br />
Xsi (r,X_VGT)<br />
a(X_VGT)<br />
kPa<br />
3<br />
T_monte_turb [K]<br />
P(u)<br />
O(P) = 3<br />
3° Order Polynomial<br />
p_etaTm<br />
sqrt<br />
P_t [W]<br />
3.Equazione trasformaszione isoentropica<br />
lato turbina<br />
Saturation<br />
Sup=1<br />
Inf=0<br />
portata massica corretta turbina [kg*sqrt(K)/ (s*bar)]<br />
1/100<br />
bar<br />
kPa --> bar<br />
2<br />
prodotto del ren<strong>di</strong>mento isoentropico turbina e<br />
del ren<strong>di</strong>mento meccanico turbocompressore eta_t*eta_m<br />
portata massica turbina<br />
Figura 2.14: Equazione portata attraverso la turbina.<br />
1<br />
W_t [kg/s]
Turbocompressore 55<br />
2<br />
X_VGT<br />
Cp_t<br />
Calore specifico<br />
pressione costante<br />
lato turbina<br />
[kJ/ (kg*K)]<br />
R<br />
Costante dei gas<br />
[kJ/ (kg*K)]<br />
1<br />
r<br />
P(u)<br />
O(P) = 2<br />
Polynomial<br />
rc(X_VGT)<br />
P(u)<br />
O(P) = 2<br />
Polynomial<br />
g(X_VGT)<br />
rc(X_VGT)<br />
Cv_t<br />
calore specifico<br />
volume costante<br />
lato turbina<br />
[kJ/ (kg*K)]<br />
>=<br />
g(X_VGT)<br />
Thr=0.5<br />
gamma = C_p / C_v<br />
C_v = C_p - R<br />
==><br />
gamma = C_p / (C_p - R)<br />
1<br />
gamma<br />
1<br />
2<br />
[gamma]<br />
[gamma]<br />
u(1)^u(2)<br />
u(1)^u(2)<br />
Figura 2.15: Dettaglio funzione ˜ Ψ.<br />
sqrt<br />
1<br />
Xsi (r,X_VGT)<br />
Le funzioni Avgt(χvgt),g(χvgt) erc(χvgt) sono ricavate, con modalità de-<br />
scritte nel Capitolo 4, a partire dai dati costruttore e dai dati sperimentali.
Turbocompressore 56<br />
2<br />
P_valle_turb [kPa]<br />
3<br />
P_monte_turb [kPa]<br />
R<br />
Costante dei gas<br />
[kJ/ (kg*K)]<br />
Cp_t<br />
Calore specifico<br />
pressione costante<br />
lato turbina<br />
[kJ/ (kg*K)]<br />
5<br />
eta_t*eta_m<br />
u(1)^u(2)<br />
1<br />
4<br />
W_t [kg/s]<br />
1<br />
T_monte_turb [K]<br />
portata massica turbina<br />
prodotto del ren<strong>di</strong>mento isoentropico turbina e del ren<strong>di</strong>mento meccanico turbocompressore<br />
Figura 2.16: Potenza fornita dalla turbina.<br />
potenza fornita dalla turbina<br />
1<br />
P_t [W]
Turbocompressore 57<br />
Accoppiamento meccanico<br />
L’equazione <strong>di</strong>namica<br />
˙Ntc = 60<br />
2π<br />
ηmΩt − Ωc<br />
ItcNtc<br />
descrive l’accoppiamento meccanico delle due turbomacchine tramite l’al-<br />
bero <strong>di</strong> trasmissione, ottenendo così il complessivo modello del sistema tur-<br />
bocompressore.<br />
3<br />
P_monte_turb [kPa]<br />
2<br />
P_valle_turb [kPa]<br />
4<br />
T_monte_turb [K]<br />
1<br />
X_VGT<br />
Saturation<br />
Sup=1<br />
Inf=0<br />
5<br />
P_monte_comp [kPa]<br />
6<br />
P_valle_comp [kPa]<br />
7<br />
T_monte_comp [K]<br />
P_monte_turb [kPa]<br />
P_valle_turb [kPa]<br />
T_monte_turb [K]<br />
X_VGT<br />
P_monte_comp [kPa]<br />
P_valle_comp [kPa]<br />
T_monte_comp [K]<br />
N_tc [rpm]<br />
W_t [kg/s]<br />
eta_t*eta_m<br />
1.Portata attraverso la turbina<br />
e ren<strong>di</strong>mento isoentropico<br />
W_c [kg/s]<br />
eta_c<br />
2.Portata attraverso il compressore e<br />
ren<strong>di</strong>mento isoentropico<br />
1<br />
W_t [kg/s]<br />
2<br />
W_c [kg/s]<br />
T_monte_turb [K]<br />
P_valle_turb [kPa]<br />
P_monte_turb [kPa]<br />
W_t [kg/s]<br />
eta_t*eta_m<br />
T_monte_comp [K]<br />
P_valle_comp [kPa]<br />
P_monte_comp [kPa]<br />
W_c [kg/s]<br />
eta_c<br />
P_t [W]<br />
3.Equazione trasformaszione isoentropica<br />
lato turbina<br />
P_c [W]<br />
4.Equazione trasformaszione isoentropica<br />
lato compressore<br />
P_t [W]<br />
P_c [W]<br />
<br />
.<br />
N_tc [rpm]<br />
5.Dinamica giri albero turbocompressore<br />
Figura 2.17: Modello complessivo gruppo turbocompressore.<br />
1<br />
P_t [W]<br />
potenza fornita dalla turbina [w]<br />
2<br />
potenza assorbita dal compressore [w]<br />
P_c [W]<br />
I_tc<br />
Momento d'inerzia turbocompressore [kgm^2]<br />
1<br />
Constant<br />
max<br />
MinMax<br />
N_tc [rad/s]<br />
Figura 2.18: Equazione <strong>di</strong>namica all’albero del turbocompressore.<br />
1<br />
s<br />
Integrator<br />
N_tc [rad/s]<br />
60/(2*pi)<br />
rad/s --> rpm<br />
N_tc [rpm]<br />
3<br />
N_tc [rpm]<br />
1<br />
N_tc [rpm]
Turbocompressore 58<br />
Attuatore VGT<br />
Un ulteriore relazione che può essere introdotta è quella tra il comando in du-<br />
ty cycle sull’attuatore del VGT e sulla posizione normalizzata dell’attuatore<br />
χvgt, così da avere come ingresso manipolabile non più la posizione dell’at-<br />
tuatori ma il relativo comando in duty cycle Dutyvgt. In figura (Fig.2.19) è<br />
rappresentato come esempio lo schema <strong>di</strong> un tipico circuito <strong>di</strong> comando.<br />
Figura 2.19: Schema circuito <strong>di</strong> comando attuatore VGT.<br />
La centralina invia un segnale elettrico <strong>di</strong> comando ad una elettrovalvola<br />
modulatrice <strong>di</strong> vuoto. Essa regola un segnale <strong>di</strong> pressione (minore <strong>di</strong> quella<br />
atmosferica) ottenuto tramite una pompa a vuoto trascinata dal motore (in<br />
genere la pompa del servofreno nei motori Diesel). Il segnale <strong>di</strong> depressione è
Turbocompressore 59<br />
trasmesso ad una capsula pneumatica che lo traduce nello spostamento <strong>di</strong> una<br />
asta <strong>di</strong> comando; in questo modo lo spostamento dell’asta che corrisponde<br />
allo spostamento percentuale dell’attuatore VGT, risulta proporzionale al<br />
valore <strong>di</strong> depressione stesso.<br />
Figura 2.20: Caratteristica dell’attuatore VGT.<br />
Le curve caratteristiche fornite dal costruttore, (Fig.2.20), mostrano lo<br />
spostamento dello stelo <strong>di</strong> comando in funzione del segnale <strong>di</strong> depressione in<br />
ingresso al circuito: la caratteristica presenta una notevole isteresi, essendo<br />
presenti due curve <strong>di</strong>verse in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> apertura e chiusura.
Capitolo 3<br />
Misureesperimentazione<br />
Come accennato nell’introduzione, il lavoro è stato per la maggior parte<br />
svolto presso la sede <strong>di</strong> Bologna <strong>di</strong> Magneti Marelli, che ha messo a <strong>di</strong>spo-<br />
sizione tutta la strumentazione necessaria per poter eseguire tutti i rilievi<br />
sperimentali necessari.<br />
Certamente si è <strong>di</strong>mostrato fondamentale l’uso <strong>di</strong> un banco motore <strong>di</strong>nam-<br />
ico messo a <strong>di</strong>sposizione per l’attività, (Fig.3.1). Il banco era allestito con<br />
il motore Fiat 1.3l Multijet 90cv, (Fig.3.2), con il turbocompressore oggetto<br />
del lavoro.<br />
Come strumento <strong>di</strong> misura e sperimentazione il banco motore è certa-<br />
mente uno strumento completo e sofisticato. Oltre infatti a permettere <strong>di</strong><br />
simulare tutte le più consuete manovre che caratterizzano la vita <strong>di</strong> un mo-<br />
tore, è in grado <strong>di</strong> acquisire una gran quantità <strong>di</strong> dati aggiuntivi rispetto a<br />
quelli presenti in un normale allestimento motore su vettura. Tra quelli <strong>di</strong><br />
maggior interesse:<br />
• Pressione collettore <strong>di</strong> aspirazione (P1);<br />
• Pressione atmosferica (Pamb);
Misure e sperimentazione 61<br />
Figura 3.1: Celle motori con banco <strong>di</strong>namico messo a <strong>di</strong>sposizione da Magneti<br />
Marelli.<br />
Figura 3.2: Banco motore con Fiat 1.3l Multijet con turbocompressore KKK KP35.
Misure e sperimentazione 62<br />
• Pressione allo scarico (valle turbina) (Pout);<br />
• Pressione al collettore <strong>di</strong> scarico(monte turbina) (P2);<br />
• Temperatura atmosferica (Tamb);<br />
• Temperatura nel collettore <strong>di</strong> scarico (T2);<br />
• Temperatura nel collettore <strong>di</strong> aspirazione (T1);<br />
• Portata attraverso il compressore(che in stazionario coincide con la<br />
portata attraverso la turbina a meno della portata <strong>di</strong> combustibile)<br />
(Wc1);<br />
• Rapporto normalizzato aria/combustibile (λ);<br />
• Concentrazione inerte nel collettore <strong>di</strong> aspirazione F1;<br />
• Concentrazione inerte nel collettore <strong>di</strong> scarico F2;<br />
Tuttavia già in fase <strong>di</strong> progettazione delle prove ci si è subito resi con-<br />
to della necessità <strong>di</strong> rilevare due particolari grandezze che forniscono infor-<br />
mazioni importanti sul sistema <strong>di</strong> sovralimentazione: velocità <strong>di</strong> rotazione<br />
della girante del compressore (Ntc) e lo spostamento dell’attuatore che re-<br />
gola l’orientamento delle palette della turbina a geometria variabile (χvgt).<br />
Non essendosi mai presentata l’esigenza in Magneti Marelli <strong>di</strong> utilizzare sen-<br />
sori per queste grandezze, si è dovuto procedere alla messa a punto <strong>di</strong> questi<br />
sensori a livello prototipale.<br />
Sensore giri turbocompressore<br />
Il sensore giri del turbocompressore è stato certamente quello che a richiesto<br />
più lavoro. Dopo una fase <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o ed alcune prove si è deciso <strong>di</strong> realizzare
Misure e sperimentazione 63<br />
un sensore che si basa su un principio <strong>di</strong> tipo ottico. Si preleva un impulso<br />
ogni giro del turbocompressore e si contano gli impulsi in un unità <strong>di</strong>tempo,<br />
ottenendo così un’in<strong>di</strong>cazione in giri al secondo.<br />
Riprendendo lo schema <strong>di</strong> principio illustrato nel Capitolo 1, (Fig.3.3),<br />
la girante del compressore è posta in una zona <strong>di</strong> bassa temperatura. L’aria<br />
Girante compressore<br />
Figura 3.3: Posizione girante compressore.<br />
che arriva è a temperatura ambiente. La temperatura del compressore èco-<br />
munque più alta <strong>di</strong> quella atmosferica a causa della conduzione termica che<br />
c’è tra la turbina posta allo scarico (e quin<strong>di</strong> in una zona <strong>di</strong> alte temperature)<br />
ed il compressore stesso. In questo punto quin<strong>di</strong> è stato possibile realizzare<br />
un sistema <strong>di</strong> acquisizione costituito da un illuminatore costituito da una
Misure e sperimentazione 64<br />
semplice lampa<strong>di</strong>na e da un foto-transistor capaci <strong>di</strong> rilevare la riflessione<br />
della luce su <strong>di</strong> une delle palette della girante del compressore opportuna-<br />
mente verniciata <strong>di</strong> bianco, (Fig.3.4). Il sistema <strong>di</strong> acquisizione costituito da<br />
Figura 3.4: Campione girante compressore com paletta verniciata.<br />
un foto-transistor e una lampa<strong>di</strong>na è stato montato su <strong>di</strong> un cono <strong>di</strong> teflon<br />
adatto per essere fissato al collettore <strong>di</strong> ingresso del compressore (Fig.3.5)<br />
in modo tale da far sì che lampa<strong>di</strong>na e foto-transistor risultino <strong>di</strong>rettamente<br />
affacciati alla girante del compressore durante le prove. Il sistema e colle-<br />
gato ad un connettore attraverso una porzione <strong>di</strong> tubo da sostituire al tubo<br />
proveniente dal filtro aria in ingresso al compressore (Fig.3.6). Il cono <strong>di</strong><br />
resina viene inserito nel collettore del compressore ed una volta in sede viene<br />
collegato il tubo aria al condotto che proviene dal filtro come illustrato nelle<br />
figure (Fig.3.7) e (Fig.3.8). La presenza della strozzatura determinata da
Misure e sperimentazione 65<br />
Figura 3.5: Sistema <strong>di</strong> fissaggio foto-transistor.<br />
Figura 3.6: Tubo <strong>di</strong> ingresso aria al compressore.
Misure e sperimentazione 66<br />
Figura 3.7: Cono <strong>di</strong> teflon inserito nel collettore del compressore.<br />
lampa<strong>di</strong>na e foto-transistor introduce il problema dell’invasività delsensore<br />
che va a in parte a perturbare la portata d’aria in ingresso al motore, come<br />
si è potuto verificare confrontando le rilevazioni sperimentali effettuate con<br />
e senza il sensore; tuttavia tali perturbazioni sono apprezzabili solo alle alte<br />
portate, ve<strong>di</strong> Capitolo 5, e ai fini dell’attività svolta questo inconveniente non<br />
crea problemi. A parte è stato realizzato un circuito per la polarizzazione del<br />
foto-transistor, per l’alimentazione della lampa<strong>di</strong>na e per la trattazione del<br />
segnale proveniente dal foto-transistor. Il circuito per la trattazione del seg-<br />
nale è un circuito squadratore che è stato realizzato con un Trigger <strong>di</strong> Schmitt.<br />
Il sensore quin<strong>di</strong> fornisce un onda quadra che è bassa in corrispondenza della<br />
rilevazione della paletta verniciata. Il segnale quin<strong>di</strong> viene passato ad un fre-<br />
quenzimetro (convertitore frequenza.tensione) che converte infine il segnale in
Misure e sperimentazione 67<br />
Figura 3.8: Sensore al termine dell’installazione.<br />
Figura 3.9: Segnale squadrato sensore giri turbocompressore e frequenzimetro.
Misure e sperimentazione 68<br />
un segnale in tensione proporzionale al numero <strong>di</strong> giri e quin<strong>di</strong> acquisito dal<br />
banco nel quale è stata impostata la caratteristica del frequenzimetro così<br />
da poter leggere <strong>di</strong>rettamente i giri/min dell’albero del turbocompressore.<br />
(Fig.3.9) e (Fig.3.10).<br />
Figura 3.10: Segnale sensore giri turbocompressore acquisito dal banco.
Misure e sperimentazione 69<br />
Sensore attuatore VGT<br />
Per il sensore sul comando alla girante della turbina il lavoro è stato più sem-<br />
plice, è bastato utilizzare uno spostometro filare (consiste in un elementare<br />
potenziometro “a filo avvolgibile”) posizionato in corrispondenza dell’asti-<br />
cella dell’attuatore (Fig.3.11), il cui corpo è stato reso solidale alla struttura<br />
del motore tramite un braccio in acciaio. Il potenziometro è stato collegato<br />
Asticella attuatore VGT<br />
Figura 3.11: Schema posizione attuatore VGT.<br />
all’asta mobile dell’attuatore pneumatico come mostrato in figura (Fig.3.12),<br />
conoscendo la caratteristica del potenziometro (Fig.3.13) è stato possibile<br />
passare dall’uscita in tensione allo spostamento del filo potenziometrico e con-<br />
seguentemente a quello dell’attuatore VGT che è stato <strong>di</strong>rettamente acquisito<br />
dal banco.
Misure e sperimentazione 70<br />
Tensione [V]<br />
Figura 3.12: Dettaglio montaggio sensore attuatore VGT.<br />
10,000<br />
9,000<br />
8,000<br />
7,000<br />
6,000<br />
5,000<br />
4,000<br />
3,000<br />
2,000<br />
1,000<br />
0,000<br />
LEGGE SPOSTOMETRO<br />
(ALIMENTAZIONE 10 V)<br />
Spostamento [mm]<br />
V = 1,4805s - 1,406<br />
0 20 40 60 80 100 120<br />
Serie1 0,065 1,566 3,05 4,53 5,96 7,45 8,99<br />
Figura 3.13: Legge potenziometro “a filo avvolgibile”.<br />
Dopo l’allestimento del sensore si è determinato sperimentalmente il <strong>di</strong>a-<br />
gramma che riporta la posizione effettiva assunta dall’attuatore (o meglio la<br />
corsa) in base al segnale <strong>di</strong> comando dello stesso: come visto in precedenza
Misure e sperimentazione 71<br />
nel Capitolo 2, emerge la presenza <strong>di</strong> una notevole isteresi, essendovi due<br />
curve <strong>di</strong>verse in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> apertura e chiusura (Fig.3.14).<br />
Posizione [mm]<br />
0,600<br />
0,550<br />
0,500<br />
0,450<br />
0,400<br />
0,350<br />
0,300<br />
0,250<br />
0,200<br />
0,150<br />
0,100<br />
0,050<br />
LEGAME DUTY - POSIZIONE<br />
0,000<br />
0 10 20 30 40 50<br />
Duty [%]<br />
60 70 80 90 100<br />
VGT TESTER up<br />
VGT TESTER down<br />
VGT HELIOS up<br />
VGT HELIOS down<br />
Acquisizioni in stazionario<br />
Figura 3.14: Caratteristica rilevata attuatore VGT. Lega il duty cycle applicato<br />
all’attuatore e la posizione VGT (χvgt) realizzata.<br />
Misure<br />
Le misure sono state effettuate sia sui transitori che in stabilizzati. Le prove<br />
in transitorio sono state condotte fissando <strong>di</strong>verse velocità <strong>di</strong> rotazione del<br />
motore (1500-2000-2500-3000-3500-4000-4500 rpm) ed imponendo per og-<br />
nuna <strong>di</strong> esse un profilo <strong>di</strong> coppia prefissato (0%-60%-100%-80%-60%-80%-<br />
100%-60%-20%-20%-100%-100%-20%-0% della coppia massima, passo del<br />
profilo 5 secon<strong>di</strong>). Di seguito si riportano a titolo <strong>di</strong> esempio i risultati<br />
relativi ad alcune <strong>di</strong> queste prove eseguite
Misure e sperimentazione 72<br />
[°C] - [Nm]<br />
700<br />
650<br />
600<br />
550<br />
500<br />
450<br />
400<br />
350<br />
300<br />
250<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
0<br />
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70<br />
Tempo [s]<br />
Coppia<br />
T in turbina<br />
T out turbina<br />
T out compressore<br />
T cooler out<br />
T in compressore<br />
Figura 3.15: Prova in transitorio eseguita a 1500rpm, grafico temperature. Il<br />
profilo della coppia descrive il transitorio effettuato. Sono state acquisite la temperatura<br />
a monte e a valle sia della turbina (T2 e Tout) che del compressore (Tamb<br />
e Tc) ed inoltre quella all’uscita dell’INTERCOOLER (Tic). Da notare che la<br />
temperatura a monte del compressore è <strong>di</strong> fatto la temperatura ambiente e che<br />
all’uscita dell’INTERCOOLER <strong>di</strong> fatto la temperatura torna ad essere pressochè<br />
costante ed uguale a quella ambiente.
Misure e sperimentazione 73<br />
[mg/str] - [Nm]<br />
800<br />
700<br />
600<br />
500<br />
400<br />
300<br />
200<br />
100<br />
0<br />
0 5 10 15 20 25 30 35<br />
Tempo [s]<br />
40 45 50 55 60 65 70<br />
Figura 3.16: Prova in transitorio eseguita a 1500rpm, grafico portata in ingresso<br />
Wc1. Il profilo della coppia motore descrive il transitorio effettuato. E’ stata<br />
acquisita la portata in ingresso al sistema aria letta dal debimetro (sensore MAF).<br />
Coppia<br />
Portata aria
Misure e sperimentazione 74<br />
[mbar] - [Nm]<br />
2500<br />
2000<br />
1500<br />
1000<br />
500<br />
-500<br />
0<br />
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70<br />
Tempo [s]<br />
Figura 3.17: Prova in transitorio eseguita a 2000rpm, grafico pressioni. Il profilo<br />
della coppia motore descrive il transitorio effettuato. Sono state acquisite le pressioni<br />
all’ingresso (P2) e all’uscita (Pout) della turbina, la pressione all’uscita del<br />
compressore (P1) e quella all’uscita dell’INTERCOOLER (sempre P1). Le pressioni<br />
sono riferite a quella all’ingresso del compressore che è quella ambiente (Pamb).<br />
Si nota come conferma che la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione attraverso l’INTERCOOLER è<br />
trascurabile.<br />
Coppia<br />
P in turbina<br />
P out compressore<br />
P out cooler<br />
P out turbina
Misure e sperimentazione 75<br />
[rpm] - [Nm*100]<br />
300000<br />
250000<br />
200000<br />
150000<br />
100000<br />
50000<br />
0<br />
0 5 10 15 20 25 30 35<br />
Tempo [s]<br />
40 45 50 55 60 65 70<br />
Figura 3.18: Prova in transitorio eseguita a 3000rpm, grafico giri turbocompressore,<br />
Ntc. Il profilo della coppia motore descrive il transitorio effettuato.<br />
Si è acquisito attraverso il sensore sviluppato il numero <strong>di</strong> giri dell’asse del<br />
turbocompressore Ntc.<br />
Coppia<br />
Giri Turbospeed Turbo
Misure e sperimentazione 76<br />
Come accennato precedentemente sono state eseguite anche delle prove<br />
in stazionario in cui si sono considerati i punti motore (con tempo <strong>di</strong> perma-<br />
nenza <strong>di</strong> 3 minuti su ciascuno dei punti) facenti parte della griglia costituita<br />
dai regimi 1500 - 2000 - 2500 - 3000 - 4000 - 5000 rpm e dai valori <strong>di</strong> coppia<br />
corrispondenti al 100% - 80% - 60% del valore massimo <strong>di</strong> coppia per ogni<br />
<strong>di</strong>versa giratura del motore. Questo per far si <strong>di</strong> ottenere <strong>di</strong>versi rappor-<br />
ti pressione (lato turbina) per ogni <strong>di</strong>versa posizione dell’attuatore VGT e<br />
analogamente per il compressore <strong>di</strong>versi rapporti pressione per ogni <strong>di</strong>versa<br />
giratura dell’albero del turbocompressore.<br />
I valori <strong>di</strong> coppia motore e <strong>di</strong> pressione collettore <strong>di</strong> aspirazione (P1) massimi<br />
per ciascuna giratura motore sono quelli in<strong>di</strong>cati in tabella (Tab.3.1).<br />
Giri Motore (rpm) 1500 2000 2500 3000 4000 5000<br />
Coppia motore max. generata (Nm) 157 188 180 171 136 77<br />
P max. al collettore <strong>di</strong> asp. (mbar) 1810 2250 2260 2250 2140 1890<br />
Tabella 3.1: Valori <strong>di</strong> coppia motore e <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong> collettore aspirazione (P1)<br />
massimi per ogni <strong>di</strong>versa giratura motore. I valori <strong>di</strong> coppia generata dal motore<br />
non sono signifcativi ai fini dell’analisi sul sistema aria, ma essendo la pressione<br />
collettore <strong>di</strong> aspirazione legata strettamente alla coppia generata dal motore,<br />
quest’ultima è stata utilizzata come “leva” per ottenere le pressioni desiderate in<br />
quanto il banco motore è in grado <strong>di</strong> fissare la coppia generata ad un valore a<br />
piacere (chiaramente entro i limiti fisici del motore).
Misure e sperimentazione 77<br />
Portata [Kg/h]<br />
350<br />
300<br />
250<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
PORTATA D'ARIA ASPIRATA<br />
0<br />
0 1000 2000 3000<br />
Regime [rpm]<br />
4000 5000 6000<br />
Figura 3.19: Prova in stazionario per la portata in ingresso al sistema aria, Wc1.<br />
Le percentuali sono riferite alla coppia motore, cioè 80% in<strong>di</strong>ca 80% della coppia<br />
massima erogabile dal motore a quella giratura. Per le pressioni al collettore <strong>di</strong><br />
aspirazione (P1), la curva a pressione massima è quella in<strong>di</strong>cata come “nominale”,<br />
nelle altre è in<strong>di</strong>cato il delta pressione applicato. I valori <strong>di</strong> pressione corrispondenti<br />
sono quelli in<strong>di</strong>cati in tabella (Tab.3.1).<br />
100%, nominale<br />
100%, -150 mbar<br />
100%, -300 mbar<br />
100%, -450 mbar<br />
80%, nominale<br />
80%, -150 mbar<br />
80%, -300 mbar<br />
80%, -450 mba<br />
60%, nominale<br />
60%, -150 mbar<br />
60%, -300 mbar<br />
60%, -450 mba
Misure e sperimentazione 78<br />
Giri Turbo [rpm]<br />
300.000<br />
250.000<br />
200.000<br />
150.000<br />
100.000<br />
50.000<br />
Giri Turbo<br />
0<br />
0 1000 2000 3000<br />
Regime [rpm]<br />
4000 5000 6000<br />
Figura 3.20: Prova in stazionario per il numero <strong>di</strong> giri del turbocompressore, Ntc.<br />
La prova è strutturata in modo analogo alla precedente prova per la portata Wc1.<br />
I dati sono stati acquisiti con il sensore prototipale realizzato. Da notare coma al<br />
regime motore <strong>di</strong> 4000rpm, per i valori massimi <strong>di</strong> coppia e pressione collettore da<br />
aspirazione (Tab.3.1), il turbocompressore arrivi quasi a 300.000rpm.<br />
100%, nominale<br />
100%, -150 mbar<br />
100%, -300 mbar<br />
100%, -450 mbar<br />
80%, nominale<br />
80%, -150 mbar<br />
80%, -300 mbar<br />
80%, -450 mba<br />
60%, nominale<br />
60%, -150 mbar<br />
60%, -300 mbar<br />
60%, -450 mba
Misure e sperimentazione 79<br />
VGT [%]<br />
100<br />
90<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
0 1000 2000 3000<br />
Regime [rpm]<br />
4000 5000 6000<br />
Figura 3.21: Prova in stazionario pe la posizione dell’attuatore VGT, χvgt.<br />
Analogamente alle prove precedenti i dati <strong>di</strong> coppia e pressione <strong>di</strong> riferimento<br />
sono quelli <strong>di</strong> tabella (Tab.3.1). Da notare come alle varie girature motore, la<br />
posizione dell’attuatore VGT (χvgt), sia strettamente correlata con la pressione<br />
realizzata nel collettore <strong>di</strong> aspirazione, P1.<br />
VGT<br />
100%, nominale<br />
100%, -150 mbar<br />
100%, -300 mbar<br />
100%, -450 mbar<br />
80%, nominale<br />
80%, -150 mbar<br />
80%, -300 mbar<br />
80%, -450 mba<br />
60%, nominale<br />
60%, -150 mbar<br />
60%, -300 mbar<br />
60%, -450 mba
Capitolo 4<br />
Identificazione<br />
turbocompressore<br />
Nelle equazioni statiche introdotte nel Capitolo 2 per la descrizione delle<br />
portate che attraversano il compressore e la turbina e i rispettivi ren<strong>di</strong>-<br />
menti isoentropici delle trasformazioni termo<strong>di</strong>namiche coinvolte, sono state<br />
introdotte delle mappe derivate dai dati che fornisce il costruttore.<br />
Solitamente i punti sperimentali <strong>di</strong>sponibili forniti dal costruttore sono in<br />
numero limitato e relativi ad una zona ristretta <strong>di</strong> funzionamento.<br />
Nel normale utilizzo che dovrà essere fatto <strong>di</strong> un modello “control-oriented”<br />
del sistema turbocompressore come quello in oggetto, deve necessariamente<br />
essere previsto <strong>di</strong> far funzionare il modello oltre che su tutti i punti <strong>di</strong><br />
stazionario fisicamente plausibili anche su tutti i possibili transitori che pos-<br />
sano verificarsi. Questo fa si che ci sia la necessità <strong>di</strong> descrivere ad esempio la<br />
caratteristica <strong>di</strong> portata del compressore anche in zone che non corrispondono<br />
a degli stazionari, ma che corrispondono solo a delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> transito-<br />
rio e che quin<strong>di</strong> non fanno parte del set <strong>di</strong> dati forniti dal costruttore che<br />
invece è relativo a tutte con<strong>di</strong>zioni stazionarie realizzate sperimentalmente.
Identificazione turbocompressore 81<br />
Inoltre per poter considerare la descrizione effettuata attraverso una mappa<br />
una descrizione utilizzabile come relazione algebrica che descrive il legame<br />
tra <strong>di</strong>verse grandezze attraverso il passaggio da con<strong>di</strong>zioni quasi statiche,<br />
occorre che la granularità dei dati sia sufficientemente fine. Risulta chiaro<br />
quin<strong>di</strong> che a partire dai dati forniti dal costruttore è necessario prevedere una<br />
qualche tecnica sia per l’estensione dei dati, sia per il loro infittimento. A<br />
quest’ultimo proposito occorre precisare che applicare, al problema specifico<br />
della mappatura delle caratteristiche <strong>di</strong> portata <strong>di</strong> un compressore, le normali<br />
tecniche <strong>di</strong> interpolazione dei dati senza particolari attenzioni può portare a<br />
commettere errori non trascurabili.<br />
L’approccio che si è utilizzato è <strong>di</strong>verso per la turbina e per il compressore.<br />
Infatti, considerando ad esempio le portate per la turbina si èusatocome<br />
modello una versione mo<strong>di</strong>ficata dell’equazione <strong>di</strong> De Saint-Venant (1.6) e<br />
quin<strong>di</strong> un approccio gray-box nel quale a partire da uno scheletro con un<br />
equazione ben definita dobbiamo identificare alcuni parametri ed in partico-<br />
lare le funzioni rc(χvgt), g(χvgt) eAvgt(χvgt).<br />
Per il compressore invece si è utilizzato invece un approccioblack-box, nel<br />
quale a parte le correzioni per riportarsi nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> attuale funzion-<br />
amento a partire da quelle <strong>di</strong> riferimento, la portata è totalmente descrit-<br />
<br />
P1<br />
ta dalla mappa Γc Pamb ,Ntc<br />
<br />
. Nei prossimi paragrafi verranno trattate le<br />
<strong>di</strong>verse tecniche utilizzate per l’identificazione delle mappe nei due casi.<br />
Identificazione equazione portata turbina<br />
Riprendendo l’equazione della portata attraverso la turbina (1.6) an<strong>di</strong>amo<br />
a vedere il significato delle tre mappe da determinare rc(χvgt), g(χvgt) e<br />
Avgt(χvgt)
Identificazione turbocompressore 82<br />
A titolo <strong>di</strong> esempio, per chiarire le cose, consideriamo la figura (Fig.4.1)<br />
che descrive una tipica caratteristica <strong>di</strong> portata attraverso una turbina in<br />
funzione del rapporto pressioni a monte e valle della turbina, parametrizza-<br />
ta in funzione della posizione dell’attuatore della geometria variabile della<br />
turbina (I.Kolmanovsky et al., 1997). Per la determinazione delle mappe<br />
sono <strong>di</strong> interesse le aree in<strong>di</strong>cate con 1 ,2 e 3 in figura.<br />
Figura 4.1: Grafico della portata attraverso la turbina (kg/sec) W2t in funzione<br />
del rapporto pressioni Pout<br />
P2 edellaposizioneVGTχvgt.<br />
Area 1) Avgt(χvgt) rappresenta l’area equivalente attraverso un condotto<br />
strozzato che modellizza la teoria nell’equazione <strong>di</strong> De Saint-Venant. Questa<br />
mappa è approssimata con un polinomio funzione della posizione normaliz-<br />
zata VGT (χvgt), ricostruibile dalle misure in stazionario <strong>di</strong> portata. Tale<br />
funzione viene identificata sulla base del valore <strong>di</strong> portata che la turbina re-
Identificazione turbocompressore 83<br />
alizza con bassi rapporti pressione, quando la portata non èpiù funzione del<br />
rapporto <strong>di</strong> pressione ma solo, come si vede dal grafico <strong>di</strong> figura (Fig.4.1) -<br />
ellisse 1, come funzione della sola posizione χvgt.<br />
Retta 2) rc(χvgt) è la funzione che mappa il rapporto pressioni critico (col<br />
quale si intende quello al <strong>di</strong> sopra del quale la portata non <strong>di</strong>pende più dalla<br />
pressione, ma è una costante) in funzione della posizione normalizzata VGT<br />
(χvgt). Anche quella è approssimata con un polinomio. E’ ricostruibile dalle<br />
misure in stazionario <strong>di</strong> portata. Tale funzione identifica l’andamento, in<br />
funzione della posizione VGT, del valore <strong>di</strong> rapporto pressioni al <strong>di</strong> sotto<br />
del quale il grafico della portata è orizzontale o in altre parole la portata<br />
non <strong>di</strong>pende più dal rapporto pressioni monte/valle turbina, ma solo dalla<br />
posizione χvgt, come riportato nel grafico <strong>di</strong> figura (Fig.4.1) - retta 2.<br />
Area 3) g(χvgt) è la funzione che mappa il rapporto pressioni a monte e<br />
a valle turbina, quando la portata attraverso la turbina si annulla, come fun-<br />
zione della posizione del VGT. E’ approssimata con un polinomio ricostruibile<br />
dalle misure in stazionario <strong>di</strong> portata. Tale funzione identifica l’andamen-<br />
to del punto <strong>di</strong> intersezione del grafico delle portate con l’asse del rapporto<br />
pressioni in funzione della posizione χvgt, come riportato nel grafico <strong>di</strong> figura<br />
(Fig.4.1) - ellisse 3.<br />
L’identificazione <strong>di</strong> questi tre polinomi rc(χvgt), g(χvgt) eAvgt(χvgt) sulla<br />
base dei dati forniti dal costruttore è stata realizzata dapprima estraendo i<br />
dati <strong>di</strong> stazionario dalla caratteristica fornita dal costruttore (Fig.4)<br />
E’ stata effettuata quin<strong>di</strong> l’inversione del rapporto pressione e delle por-<br />
tate per riportarsi nella stessa forma del grafico <strong>di</strong> figura (Fig.4.1). Quin<strong>di</strong>
Identificazione turbocompressore 84<br />
Figura 4.2: Mappa fornita dal costruttore.<br />
sono stati identificati dei polinomi che approssimano i dati sperimentali sulla<br />
portata e permettono <strong>di</strong> estendere l’andamento della portata al <strong>di</strong> fuori della<br />
zona <strong>di</strong> lavoro identificata dai dati costruttore (Fig.4.3).<br />
A questo punto occorre fare alcune precisazioni. Innanzi tutto, come<br />
si può notare dalle due figure precedenti e fissando l’attenzione sul set <strong>di</strong><br />
dati corrispondenti ad una posizione fissata <strong>di</strong> χvgt, ad esempio quello per<br />
χvgt = Max, ci sono tre <strong>di</strong>versi insiemi <strong>di</strong> dati per tre <strong>di</strong>verse velocità <strong>di</strong><br />
rotazione della turbina. Tuttavia la <strong>di</strong>pendenza dalla velocità della turbina<br />
e decisamente modesta se confrontata a quella <strong>di</strong>pendente dal rapporto pres-<br />
sioni o alla posizione VGT. Se infatti ripren<strong>di</strong>amo l’equazione (1.6) ve<strong>di</strong>amo<br />
che non compare la velocità <strong>di</strong> rotazione albero turbina Ntc. Questa con-<br />
siderazione spiega la scelta fatta per l’equazione che approssima la portata
Identificazione turbocompressore 85<br />
Portata [kg/s]<br />
1.2<br />
1<br />
0.8<br />
0.6<br />
χ =10%<br />
vgt<br />
0.4<br />
0.2<br />
0<br />
χ vgt =Max<br />
χ vgt =60%<br />
χ vgt =40%<br />
χ vgt =Min<br />
−0.2<br />
0.2 0.3 0.4 0.5 0.6<br />
Rapporto pressioni<br />
0.7 0.8 0.9 1<br />
Figura 4.3: Curve portata turbina identificate e dati costruttore.<br />
attraverso la turbina, si è infatti potuto utilizzare un equazione relativa-<br />
mente semplice, e questa risulta una caratteristica fondamentale in modelli<br />
“control-oriented”, dove i parametri da identificare sono piuttosto semplici e<br />
possono essere identificati o successivamente rettificati oltre che dai dati del<br />
produttore anche da misure <strong>di</strong> portata fatte al banco motore. Inoltre l’utiliz-<br />
zo <strong>di</strong> tale approccio, fa sì che la quantità <strong>di</strong> punti in stazionario necessari per<br />
identificare il modello sia decisamente inferiore rispetto all’utilizzo <strong>di</strong> una<br />
mappa, e questo al prezzo <strong>di</strong> perdere la <strong>di</strong>pendenza dalla velocità turbina<br />
Ntc, cheperò risulta essere decisamente <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne minore.<br />
Inoltre, osservando il grafico <strong>di</strong> figura (Fig.4.3), si nota che una volta identi-<br />
ficate la curve relative al set <strong>di</strong> dati forniti dal costruttore è possibile iden-<br />
tificare i punti caratteristici per l’identificazione delle tre funzioni rc(χvgt),
Identificazione turbocompressore 86<br />
g(χvgt)eAvgt(χvgt)epotercosì estendere con continuità la stima della portata<br />
a qualsiasi posizione interme<strong>di</strong>a del VGT. L’approssimazione delle funzioni,<br />
sempre nell’ottica <strong>di</strong> un compromesso tra accuratezza dell’approssimazione e<br />
semplicità del modello, è stata fatta con polinomi del secondo or<strong>di</strong>ne. Ed il<br />
risulatato è quello mostrato nelle figure (Fig.4.4), (Fig.4.5) e (Fig.4.6)<br />
a(χ vgt )<br />
1<br />
0.9<br />
0.8<br />
0.7<br />
0.6<br />
0.5<br />
0.4<br />
Area equivalente attarverso la turbina a(χ vgt )<br />
Punti estratti da curve portata<br />
Polinomio 2° or<strong>di</strong>ne approssimante<br />
0.3<br />
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5<br />
χ<br />
vgt<br />
0.6 0.7 0.8 0.9 1<br />
Figura 4.4: Risultato identificazione Avgt(χvgt).
Identificazione turbocompressore 87<br />
g(χ vgt )<br />
0.935<br />
0.93<br />
0.925<br />
0.92<br />
0.915<br />
0.91<br />
0.905<br />
0.9<br />
0.895<br />
Rapporto pressioni a portata nulla g(χ vgt )<br />
Punti estratti da curve portata<br />
Polinomio 2° or<strong>di</strong>ne approssimante<br />
0.89<br />
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5<br />
χ<br />
vgt<br />
0.6 0.7 0.8 0.9 1<br />
Figura 4.5: Risultato identificazione g(χvgt).
Identificazione turbocompressore 88<br />
rc(χ vgt )<br />
0.53<br />
0.52<br />
0.51<br />
0.5<br />
0.49<br />
0.48<br />
0.47<br />
Rapporto critico rc(χ vgt )<br />
Punti estratti da curve portata<br />
Polinomio 2° or<strong>di</strong>ne approssimante<br />
0.46<br />
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1<br />
χ<br />
vgt<br />
Figura 4.6: Risultato identificazione rc(χvgt).
Identificazione turbocompressore 89<br />
Calibrabilità del modello<br />
Occorre infine fare un ultima precisazione sui polinomi rc(χvgt), g(χvgt) ed<br />
in particolare su Avgt(χvgt), appena descritti.<br />
Come si vede dall’equazione (1.6), Avgt(χvgt) nella sostanza fissa la porta-<br />
ta attraverso la turbina per alti rapporti pressione, quando la portata non<br />
<strong>di</strong>pende più dal rapporto pressioni stesso. Una volta che sia stata completata<br />
l’identificazione del modello, quando si passa alla sua utilizzazione sul cam-<br />
po, è possibile verificare il valore <strong>di</strong> portata ottenuto ad una posizione fissata<br />
del VGT ed eventualmente mo<strong>di</strong>ficarlo a piacimento mo<strong>di</strong>ficando Avgt(χvgt)<br />
che a questo punto può essere interpretato come una come una “leva” da<br />
utilizzare per mo<strong>di</strong>ficare il comportamento del modello.<br />
Quello che può essere fatto, quin<strong>di</strong>, è parametrizzare questi tre polinomi in<br />
funzione <strong>di</strong> uno, massimo due parametri da poter utilizzare per una parziale<br />
ricalibratura del modello che è possibile fare <strong>di</strong>rettamente sul campo. Aspet-<br />
to questo che riveste una notevole importanza nel caso <strong>di</strong> utilizzo industriale,<br />
dove spesso è in<strong>di</strong>spensabile dare all’applicatore, che non è necessariamente<br />
tenuto a conoscere tutti i dettagli del modello, la possibilità <strong>di</strong>poterfare<br />
autonomamente dei semplici interventi sul modello per poterne mo<strong>di</strong>ficare<br />
entro certi limiti il comportamento a suo piacimento, senza dover richiedere<br />
il supporto <strong>di</strong> chi ha sviluppato il modello.<br />
Identificazione ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> es-<br />
pansione<br />
Sulla definizione del ren<strong>di</strong>mento turbina occorre fare una considerazione a<br />
parte. Riprendendo l’equazione per la potenza erogata dalla turbina (1.5), si
Identificazione turbocompressore 90<br />
vede che il ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> espansione è stato in<strong>di</strong>cato come una<br />
<br />
funzione <strong>di</strong> ηt χvgt,Ntc,T2, Pout<br />
<br />
. In modo classico <strong>di</strong>fatti, tale ren<strong>di</strong>mento<br />
P2<br />
può essere espresso come funzione della posizione VGT (χvgt) e del blade-<br />
speed ratio ( U )(I.Kolmanovskyet al., 1997), definito come il rapporto tra<br />
C<br />
la velocità periferica della girante e la velocità che si ottiene se il gas segue<br />
una espansione isoentropica.<br />
dove<br />
U<br />
C =<br />
ηt = f1( U<br />
C )f2(χvgt) (4.1)<br />
<br />
60<br />
πDNtc<br />
2cpT2(1 − Pout<br />
P2<br />
γ−1<br />
) γ<br />
(4.2)<br />
In generale l’andamento del ren<strong>di</strong>mento al variare del blade-speed ratio parametriz-<br />
zato nella posizione VGT è del tipo mostrato in figura (Fig.4.7).<br />
etat<br />
0.8<br />
0.7<br />
0.6<br />
0.5<br />
0.4<br />
0.3<br />
0.2<br />
0.1<br />
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5<br />
U/C<br />
0.6 0.7 0.8 0.9 1<br />
0.5<br />
0.7<br />
0.3<br />
0.9<br />
0.1<br />
Figura 4.7: Dipendenza <strong>di</strong> ηt da U<br />
C<br />
e χvgt.<br />
Per ognuna delle posizioni del VGT, il ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> es-<br />
pansione può essere approssimato in modo sod<strong>di</strong>sfacente con un polinomio
Identificazione turbocompressore 91<br />
identificato con il metodo dei minimi quadrati partendo dei dati forniti<br />
dal costruttore. Dato l’andamento piuttosto regolare al variare della po-<br />
sizione VGT, i valori per posizioni interme<strong>di</strong>e possono essere ben interpolati<br />
(H.Bengtsson, 2002).<br />
Fatta questa doverosa premessa sul tipo <strong>di</strong> approccio più standard, in<br />
questo lavoro si è preferito adottare una tecnica <strong>di</strong>versa, sempre nell’ottica<br />
<strong>di</strong> cercare un compromesso tra semplicità e coerenza del modello che sia par-<br />
ticolarmente vantaggiosa per un utilizzo del modello ai fini della validazione<br />
e dello sviluppo <strong>di</strong> controllori “model-based”.<br />
Il costruttore, oltre al set <strong>di</strong> dati standard per la descrizione del ren<strong>di</strong>men-<br />
to isoentropico <strong>di</strong> espansione della turbina, fornisce una mappa che descrive<br />
una relazione fra la portata corretta che attraversa la turbina ed il prodotto<br />
tra i ren<strong>di</strong>menti isoentropico <strong>di</strong> espansione turbina e meccanico del gruppo<br />
turbocompressore, si veda Fig.4.8<br />
Thermodynamik Variable Turbinengeometrie - PKW<br />
T*m<br />
0,7<br />
0,65<br />
0,6<br />
0,55<br />
0,5<br />
0,45<br />
0,4<br />
KP39 / KP35- VTG Durchsatz- und Wirkungsgrad<br />
Standard- Turbinenrad mit verschiedenen Läufer- Konturen<br />
Turbinendruckverhältnis 1.80<br />
KP 35<br />
KP 39<br />
0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 1,1 1,2<br />
Durchsatz Kennwert [ kg* SQRT(K) / (sec * bar ]<br />
Pflüger, Thermodynamik<br />
F. Pflüger, Thermodynamik PKW- Motoren<br />
Figura 4.8: Dati costruttore per KP39 e KP35.
Identificazione turbocompressore 92<br />
Prendendo i dati relativi alla turbina KP35 e sfruttando la portata mas-<br />
sica ottenuta me<strong>di</strong>ante il proce<strong>di</strong>mento illustrato nel precedente paragrafo<br />
otteniamo il rapporto dei due ren<strong>di</strong>menti con un semplicissimo polinomio <strong>di</strong><br />
or<strong>di</strong>ne tre identificato con il metodo dei minimi quadrati come illustrato in<br />
Fig.4.9<br />
η t η m<br />
0.7<br />
0.65<br />
0.6<br />
0.55<br />
0.5<br />
Dati costruttore<br />
Polinomio interpolante or<strong>di</strong>ne 3<br />
0.45<br />
0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2<br />
Portata corretta [ kg* SQRT(K) / (sec * bar ]<br />
Figura 4.9: ηtηm funzione della portata corretta turbina.
Identificazione turbocompressore 93<br />
Identificazione equazione portata compressore<br />
Riprendendo l’equazione della portata attraverso il compressore (1.7), an<strong>di</strong>-<br />
<br />
P1<br />
amo a vedere il significato della mappa da identificare Γc Pamb ,N0 <br />
tc .Questa<br />
rappresenta la caratteristica <strong>di</strong> portata del compressore, in sostanza questa<br />
equazione mappa le caratteristiche geometriche del compressore e descrive la<br />
portata ridotta attraverso il compressore una volta fissato il numero <strong>di</strong> giri<br />
ridotto del turbo-compressore ed il rapporto pressioni. E’ chiaramente una<br />
mappa che è caratteristica del compressore considerato che viene costruita<br />
partendo dai dati che fornisce il costruttore (Fig.2.4). Come nel caso della<br />
turbina, i dati costruttore si riferiscono ad alcuni punti stazionari che sono<br />
stati fisicamente realizzabili, ma per poter utilizzare la mappa all’interno del<br />
modello occorre arricchire la mappa sia andando ad infittire i punti all’inter-<br />
no della zona <strong>di</strong> lavoro, sia andando ad aggiungere i punti limite che stanno<br />
ai margini della zona <strong>di</strong> lavoro e che verranno visitati durante i transitori.<br />
Questo viene fatto con uno script Matlab che opera nel seguente modo.<br />
Partendo dai dati <strong>di</strong>sponibili, per ogni valore costante <strong>di</strong> velocità ridotta<br />
<strong>di</strong>sponibile nei dati costruttore, vengono estratti i punti corrispondenti <strong>di</strong><br />
portata ridotta in funzione del rapporto pressioni come si vede in Fig.4.10.<br />
Osservando la figura si nota che ci sono due zone ai margini del grafico, in<strong>di</strong>-<br />
cate con 1 e 2, dove non ci sono dati. Questo perchè il costruttore costruisce<br />
queste mappe con delle prove in stazionario e tali zone non corrispondono a<br />
degli stazionari. La zona 1 corrisponde a punti <strong>di</strong> bassa portata, mentre la<br />
zona 2 corrisponde ai punti dove il rapporto pressioni a cavallo del compres-<br />
sore tende ad 1.<br />
Per entrambe queste zone è necessario estendere i dati visto che questi pun-<br />
ti possono essere visitati durante i transitori, questo è stato fatto andando<br />
ad estrapolare i valori nelle due zone con delle polinomiali. In questa fase,
Identificazione turbocompressore 94<br />
Rapporto pressioni<br />
4.5<br />
4<br />
3.5<br />
3<br />
2.5<br />
2<br />
1.5<br />
1<br />
0.5<br />
1<br />
0<br />
−0.02 0 0.02 0.04 0.06 0.08 0.1 0.12 0.14<br />
Portata ridotta<br />
Figura 4.10: Estrazione dati portata compressore. Questa mappa, per valori fissati<br />
), descrive il rapporto pressioni a cavallo<br />
<strong>di</strong> velocita ridotta del compressore (N 0 tc<br />
del compressore (P1/Pamb) in funzione della portata volumetrica ridotta attraverso<br />
il compressore (S0 c1 ).<br />
inoltre, i dati vengono regolarizzati scartando gli outlier in modo da risultare<br />
monotoni all’aumentare del rapporto pressioni così da poter poi invertire gli<br />
assi ed esprimere la portata in funzione del rapporto pressioni. Infine, sempre<br />
in questa fase, i dati vengono interpolati linearmente negli intervalli interni<br />
in modo da ottenere delle curve (parametrizzate nella velocita compressore)<br />
il più regolari possibile, che descrivono la portata ridotta in funzione del<br />
rapporto pressioni. Il risultato è mostrato in Fig.4.11.<br />
Una volta ottenute le curve <strong>di</strong> portata per valori costanti <strong>di</strong> velocità,<br />
2
Identificazione turbocompressore 95<br />
Portata ridotta<br />
0.09<br />
0.08<br />
0.07<br />
0.06<br />
0.05<br />
0.04<br />
0.03<br />
0.02<br />
0.<strong>01</strong><br />
0<br />
1 1.5 2 2.5 3 3.5<br />
Rapporto pressioni<br />
Figura 4.11: Curve portata compressore. Partendo dal grafico <strong>di</strong> figura (Fig.4.10),<br />
qui gli assi sono invertiti, e si puo vedere il risultato della costruzione delle curve,<br />
parametrizzate in velocita ridotta compressore (N 0 tc), che descrivono la portata<br />
ridotta attraverso il compressore (S0 c1 ), in funzione del rapporto pressioni a cavallo<br />
del compressore (P1/Pamb)<br />
i valori corrispondenti alle velocità interme<strong>di</strong>e, per i quali non si èpotuto<br />
costruire delle curve per mancanza <strong>di</strong> dati, vengono ottenuti me<strong>di</strong>ante un<br />
interpolazione a tratti cubica <strong>di</strong> Hermite, ottenendo così la mappa finale che<br />
caratterizza il compressore mostrata in Fig.4.12.
Identificazione turbocompressore 96<br />
Figura 4.12: Mappa portata volumetrica ridotta compressore, Γc<br />
Risultato finale dopo l’interpolazione a tratti cubica <strong>di</strong> Hermite.<br />
<br />
P1<br />
Pamb ,N0 <br />
tc .
Identificazione turbocompressore 97<br />
Identificazione ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> com-<br />
pressione<br />
Per quello che riguarda il ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> compressione, il costrut-<br />
tore mette a <strong>di</strong>sposizione un notevole quantitativo <strong>di</strong> punti, sufficienti a de-<br />
scrivere con buona precisione il valore <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento corrispondente ad ogni<br />
coppia <strong>di</strong> portata volumetrica ridotta e rapporto pressioni ll’interno della<br />
zona <strong>di</strong> lavoro.<br />
Osservando infatti il <strong>di</strong>agramma fornito dal costruttore per la caratteriz-<br />
zazione del compressore (Fig.2.4), osserviamo che sullo stesso <strong>di</strong>agramma<br />
sono rappresentate sia le curve isoren<strong>di</strong>mento come funzione del rapporto<br />
pressioni e della portata volumetrica ridotta. Sia le curve <strong>di</strong> portata utiliz-<br />
zate per la mappa portate come descritto al paragrafo precedente.<br />
Per ciascuna <strong>di</strong> queste curve viene riportato il corrispondente valore <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>-<br />
mento isoentropico <strong>di</strong> compressione, quin<strong>di</strong> rispetto al caso precedente, siamo<br />
in una situazione <strong>di</strong>versa, in particolare:<br />
• All’interno della zona <strong>di</strong> lavoro, essendoci una grande quantità <strong>di</strong>dati,<br />
non è necessaria un interpolazione;<br />
• Ai margini della zona <strong>di</strong> lavoro, nei punti corrispondenti ai transitori,<br />
l’andamento del ren<strong>di</strong>mento risulta avere una certa regolarità, decaden-<br />
do a valori molto bassi, quin<strong>di</strong> non è necessaria una vera estensione.<br />
Dunque più che procedure per l’estensione o l’infittimento dei dati, qui si è<br />
trattato <strong>di</strong> combinare più serie <strong>di</strong>verse <strong>di</strong> dati.<br />
Estraendo i dati <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento relativi alle curve <strong>di</strong> portata utilizzate al<br />
paragrafo precedente, si ottiene una prima mappa per il ren<strong>di</strong>mento, che è<br />
quella mostrata in Fig.4.13.
Identificazione turbocompressore 98<br />
Ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> compressione<br />
0.75<br />
0.7<br />
0.65<br />
0.6<br />
0.55<br />
0.5<br />
0.45<br />
3.5<br />
3<br />
2.5<br />
Rapporto pressione<br />
2<br />
1.5<br />
1<br />
0<br />
0.02<br />
0.04<br />
0.06<br />
0.08<br />
Portata volumetrica ridotta<br />
<br />
Figura 4.13: Mappa ren<strong>di</strong>mento isoentropico compressore (ηc S0 <br />
P1<br />
c1 , ) ottenu-<br />
Pamb<br />
ta dalle curve <strong>di</strong> portata. Questa mappa è quella ottenuta utilizzando i soli dati<br />
<strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento delle curve <strong>di</strong> portata, quelle usate per costruire la mappa par la<br />
portata.<br />
Il secondo passo è stato l’estrazione dei dati <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento dalle curve<br />
a isoren<strong>di</strong>mento (le curve concentriche nel grafico <strong>di</strong> Fig.2.4). Con questo<br />
secondo insieme <strong>di</strong> dati si ottiene un ulteriore mappa, mostrata in Fig.4.14).<br />
Quin<strong>di</strong> come ultimo passo combinando i due insiemi <strong>di</strong> dati otteniamo la<br />
versione finale della mappa per la descrizione del ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong><br />
compressione che è caratterizzata da un elevato livello <strong>di</strong> accuratezza, e che<br />
è mostrata in Fig.4.15 e Fig.4.16.<br />
0.1
Identificazione turbocompressore 99<br />
Figura 4.14: Mappa ren<strong>di</strong>mento isoentropico compressore (ηc<br />
ottenuta dalle curve isoren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Fig.2.4 .<br />
Figura 4.15: Mappa ren<strong>di</strong>mento isoentropico compressore (ηc<br />
Risultato finale.<br />
<br />
S0 <br />
P1<br />
c1 , ) Pamb<br />
<br />
S0 <br />
P1<br />
c1 , ). Pamb
Identificazione turbocompressore 100<br />
Figura 4.16: Mappa ren<strong>di</strong>mento isoentropico compressore (ηc<br />
Risultato finale, vista 2D.<br />
<br />
S0 <br />
P1<br />
c1 , ). Pamb
Capitolo 5<br />
Validazione sperimentale del<br />
modello<br />
Sulla verifica dell’accuratezza del modello, almeno per quello che riguarda<br />
la descrizione delle parti rappresentabili me<strong>di</strong>ante sistemi <strong>di</strong> equazioni alge-<br />
briche, a causa della <strong>di</strong>fficoltà oggettiva <strong>di</strong> eseguire <strong>di</strong>rettamente rilevazioni<br />
sperimentali, in molti lavori si effettuano delle valutazioni <strong>di</strong> tipo analiti-<br />
co date dal confronto tra i dati sperimentali forniti dal costruttore che si<br />
sono utilizzati, o da una loro sottoparte, e quelli ottenuti al termine delle<br />
varie procedure <strong>di</strong> costruzione della mappe o delle relazioni statiche che si<br />
vuole descrivere. D’altra parte per loro stessa natura le procedure <strong>di</strong> iden-<br />
tificazione che vengono utilizzate tendono ovviamente a descrivere in modo<br />
piuttosto preciso le relazioni in corrispondenza <strong>di</strong> ogni punto sperimentale<br />
utilizzato per la loro stessa costruzione, spesso poi non si è in possesso <strong>di</strong> una<br />
quantità tale <strong>di</strong> dati da potersi permettere <strong>di</strong> non utilizzarli tutti per l’iden-<br />
tificazione e riservarne una parte per la successiva validazione, un esempio<br />
su tutti è il caso della portata attraverso il compressore che vede invece la<br />
necessita <strong>di</strong> un arricchimento ed un estensione dei dati costruttore per poter
Validazione sperimentale del modello 102<br />
arrivare infondo all’identificazione.<br />
Nel caso <strong>di</strong> questo lavoro, la continua collaborazione durante tutto lo svol-<br />
gimento dell’attivita con Magneti Marelli Powertrain, che ha fornito supporto<br />
sia <strong>di</strong> mezzi che <strong>di</strong> persone, ha permesso <strong>di</strong> superare questo limite dando la<br />
possibilità <strong>di</strong> effettuare una cospicua attività <strong>di</strong> sperimentazione. L’attività<br />
<strong>di</strong> validazione del modello quin<strong>di</strong>, più che sulla verifica degli errori commessi<br />
in corrispondenza <strong>di</strong> ogni punto sperimentale fornito dal costruttore, è stata<br />
incentrata in un attività <strong>di</strong> sperimentazione per la verifica per così <strong>di</strong>re,sul<br />
campo, del modello.<br />
Quin<strong>di</strong> una volta messo a punto il modello ed effettuate le sperimentazioni<br />
descritte nel Capitolo 3. Si è passati a fare una valutazione comparativa delle<br />
risposte del modello confrontate alle misure fatte.<br />
L’attività <strong>di</strong>sperimentazioneè stata incentrata sul modello del turbocom-<br />
pressore in quanto costituisce la parte innovativa aggiunta al sottosistema<br />
aria. Qui si riporta il risultato <strong>di</strong> alcune prova fatte in riferimento alle<br />
grandezze <strong>di</strong> maggior interesse per il modello del turbocompressore:<br />
• Portata massica attraverso la turbina W2t;<br />
• Portata massica attraverso il compressore Wc1;<br />
• Giri turbocompressore Ntc.
Validazione sperimentale del modello 103<br />
Portata attraverso la turbina, W 2t [kg/s]<br />
0.09<br />
0.08<br />
0.07<br />
0.06<br />
0.05<br />
0.04<br />
0.03<br />
0.02<br />
Portata attraverso la turbina W 2t<br />
modello<br />
misure<br />
180 200 220 240<br />
Tempo [s]<br />
260 280<br />
Figura 5.1: Portata massica attraverso la turbina W2t, prova 1. Si vede che<br />
nonostante la semplicità delle equazioni utilizzate per la il calcolo della portata,<br />
il modello riesce a descrivere il comportamento della turbina con buona<br />
approssimazione.
Validazione sperimentale del modello 104<br />
Portata attraverso la turbina W 2t [kg/s]<br />
0.05<br />
0.045<br />
0.04<br />
0.035<br />
0.03<br />
0.025<br />
0.02<br />
0.<strong>01</strong>5<br />
0.<strong>01</strong><br />
0.005<br />
Portata attraverso la turbina W 2t<br />
modello<br />
misure<br />
20 30 40 50<br />
Tempo [s]<br />
60 70 80<br />
Figura 5.2: Portata massica attraverso la turbina W2t, prova 2. Un dettaglio<br />
da cui si può notare che nonostante vengano commessi degli errori numerici non<br />
trascurabili. Il modello riesce, a ricalcare la turbina in tutti i comportamenti.
Validazione sperimentale del modello 105<br />
Portata attraverso il compressore W c1 [kg/s]<br />
0.09<br />
0.08<br />
0.07<br />
0.06<br />
0.05<br />
0.04<br />
0.03<br />
Portata attraverso il compressore W c1<br />
modello<br />
misure<br />
260 280 300 320 340 360 380 400<br />
Tempo [s]<br />
Figura 5.3: Portata massica attraverso il compressore Wc1, prova1. Perilcompressore<br />
i risultati sono ancora migliori, il modello descrive in modo piuttosto<br />
preciso la portata che attraversa il compressore.
Validazione sperimentale del modello 106<br />
Portata attraverso il compressore W c1 [kg/s]<br />
0.1<br />
0.09<br />
0.08<br />
0.07<br />
0.06<br />
0.05<br />
0.04<br />
0.03<br />
Portata attraverso il compressore W c1<br />
modello<br />
misure<br />
255 260 265 270 275 280 285 290 295 300 305<br />
Tempo [s]<br />
Figura 5.4: Portata massica attraverso il compressore Wc1, prova 2. Un dettaglio<br />
da cui si vede che in certe zone <strong>di</strong> funzionamento i risultati del modello sono molto<br />
buoni. Dal punto <strong>di</strong> vista numerico quello che si nota è, come nel caso della<br />
turbina, una certa “rumorosità” del modello rispetto alle misure.
Validazione sperimentale del modello 107<br />
La rumorosità del modello in alcune zone <strong>di</strong> funzionamento deriva da al-<br />
cune oscillazioni veloci presenti anche nel sistema fisico che vengono riprodotte<br />
in modo accentuato dal modello.<br />
Una delle cause è anche la descrizione statica per le portate attraverso il com-<br />
pressore e la turbina. Si vede che la portata attraverso il compressore,Wc1,<br />
è quella che manifesta maggior rumorosità, questo perchè mentre la portata<br />
attraverso la turbina, W2t, è descritta in modo analitico, quella attraverso il<br />
compressore è sostanzialmente descritta da una mappa. Una soluzione molto<br />
semplice, come possibile sviluppo, per <strong>di</strong>minuire la rumorosità della portata<br />
attraverso il compressore, è quella <strong>di</strong> mettere un filtro passa basso per ridurre<br />
o togliere queste oscillazioni.<br />
Portata attraverso il compressore W c1 [kg/s]<br />
0.08<br />
0.07<br />
0.06<br />
0.05<br />
0.04<br />
0.03<br />
0.02<br />
Portata attraverso il compressore W c1<br />
modello<br />
misure<br />
165 170 175 180 185<br />
Tempo [s]<br />
190 195 200 205 210<br />
Figura 5.5: Portata massica attraverso il compressore Wc1, prova 3. Un dettaglio<br />
in una zona <strong>di</strong> funzionamento in cui è ancor più evidente la “rumorosità” del<br />
modello.
Validazione sperimentale del modello 108<br />
Giri turbocompressore N tc [rpm]<br />
16<br />
14<br />
12<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
x 10 4<br />
Giri turbocompressore N tc<br />
modello<br />
misure<br />
10 20 30 40 50<br />
Tempo [s]<br />
60 70 80 90<br />
Figura 5.6: Giri turbocompressore Ntc, prova 1. I giri del turbocompressore sono<br />
certamente un buon in<strong>di</strong>ce per la valutazione del modello, infatti danno una misura<br />
<strong>di</strong> quanto siano state ben approssimate le potenze nel compressore e nella turbina.<br />
Si vede che il modello fornisce risultati confortanti, dal momento che gli andamenti<br />
qualitativi corrispondono. Inoltre nei giri non si manifesta il comportamento<br />
rumoroso osservato nella descrizione delle portate.
Validazione sperimentale del modello 109<br />
Giri turbocompressore N tc [rpm]<br />
x 105<br />
2.6<br />
2.4<br />
2.2<br />
2<br />
1.8<br />
1.6<br />
1.4<br />
1.2<br />
1<br />
0.8<br />
0.6<br />
Giri turbocompressore N tc<br />
modello<br />
misure<br />
190 200 210 220 230 240 250 260 270 280<br />
Tempo [s]<br />
Figura 5.7: Giri turbocompressore Ntc, prova 2. Un dettaglio in cui si vede che<br />
in alcune zone <strong>di</strong> funzionamento si riesce a descrivere i fenomeni non lineari e<br />
<strong>di</strong>namici con un ottima precisione.
Validazione sperimentale del modello 110<br />
Giri turbocompressore N tc [rpm]<br />
x 10<br />
2.8<br />
5<br />
2.6<br />
2.4<br />
2.2<br />
2<br />
1.8<br />
1.6<br />
1.4<br />
1.2<br />
1<br />
0.8<br />
Giri turbocompressore N tc<br />
modello<br />
misure<br />
280 290 300 310 320<br />
Tempo [s]<br />
330 340 350 360<br />
Figura 5.8: Giri turbocompressore Ntc, prova 3. Un dettaglio in cui si nota che<br />
in altre zone <strong>di</strong> lavoro (in generale corrispondenti ad alte girature, qui siamo a<br />
girature dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 250.000rpm) il modello non riesce a descrivere con la stessa<br />
precisione vista precedentemente il gruppo turbocompressore.
Validazione sperimentale del modello 111<br />
L’errore sul numero <strong>di</strong> giri turbocompressore, Ntc, che si manifesta alle<br />
alte girature è dovuto principalmente a due fattori.<br />
Il primo è che la descrizione delle portate lato compressore e turbina, avviene<br />
attraverso un modello che è stato identificato principalmente sulla base delle<br />
mappe caratteristiche fornite dal costruttore. Come si nota dalle mappe<br />
stesse, Fig.4.13, a girature molto alte o molto basse siamo in una zona <strong>di</strong><br />
margine nella quale la precisione dei dati è decisamente minore.<br />
Un secondo motivo è dato dalla strumentazione <strong>di</strong> misura allestita per la rile-<br />
vazione dei giri del turbocompressore. Infatti come accennato nel Capitolo 3,<br />
dove tale strumentazione è stata descritta, il sensore giri produce una stroz-<br />
zatura sul collettore in ingresso al compressore determinata da lampa<strong>di</strong>na e<br />
foto-transistor, Fig.5.9. Questo fà si che nelle misure dove è stato utilizzato<br />
tale sensore, la portata d’aria realmente in ingresso al compressore a parità<br />
<strong>di</strong> rapporto pressione sia minore <strong>di</strong> quella “nominale”.<br />
Questo fenomeno, apprezzabile solo alle alte portate, introduce il problema<br />
FLUSSO<br />
SENSORE<br />
OTTICO<br />
Paletta<br />
Verniciata<br />
Figura 5.9: Schema invasività sensore giri turbocompressore Ntc sul condotto <strong>di</strong><br />
aspirazione del compressore.
Validazione sperimentale del modello 112<br />
dell’invasività del sensore che va in parte a perturbare la geometria del com-<br />
pressore e quin<strong>di</strong> la portata d’aria in ingresso.<br />
Per il superamento <strong>di</strong> tale limite, come possibile sviluppo, occorre utilizzare<br />
un sensore che non sia invasivo.<br />
Giri turbocompressore N tc [rpm]<br />
2.4<br />
2.2<br />
2<br />
1.8<br />
1.6<br />
1.4<br />
1.2<br />
1<br />
0.8<br />
0.6<br />
0.4<br />
x 10 5<br />
Giri turbocompressore N tc<br />
modello<br />
misure<br />
80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180<br />
Tempo [s]<br />
Figura 5.10: Giri turbocompressore Ntc, prova 4. Si nota che in una larga parte <strong>di</strong><br />
tutta la zona <strong>di</strong> funzionamento, il modello riesce a descrivere le proprietà <strong>di</strong>namiche<br />
del gruppo turbocompressore con buona precisione.
Validazione sperimentale del modello 113<br />
Giri turbocompressore N tc [rpm]<br />
12<br />
11<br />
10<br />
9<br />
8<br />
7<br />
6<br />
5<br />
4<br />
x 10 4<br />
Giri turbocompressore N tc<br />
modello<br />
misure<br />
42 44 46 48 50 52 54 56<br />
Tempo [s]<br />
Figura 5.11: Giri turbocompressore Ntc, prova 5. Un ingran<strong>di</strong>mento su un dettaglio<br />
per mettere in evidenza che anche da un punto <strong>di</strong> vista più granulare, le<br />
fenomenologie del gruppo turbocompressore sono riprodotte dal modello.<br />
Nonostante la validazione sia stata principalmente incentrata sul modello<br />
del turbocompressore in quanto costituisce la parte innovativa aggiunta al<br />
sottosistema aria. Nelle figure Fig.5.12 e Fig.5.13 sono riportati i grafici<br />
realtivi alle pressioni <strong>di</strong> collettore <strong>di</strong> aspirazione P1 e <strong>di</strong> scarico P2, incuisi<br />
può apprezzare che le <strong>di</strong>namiche dei due collettori sono ben rappresentate.
Validazione sperimentale del modello 114<br />
Pressione collettore aspirazione P 1 [mbar]<br />
Pressione collettore <strong>di</strong> scarico P 2 [mbar]<br />
2200<br />
2000<br />
1800<br />
1600<br />
1400<br />
1200<br />
1000<br />
Pressione collettore aspirazione P 1<br />
Modello<br />
Misure<br />
60 80 100 120 140<br />
Tempo [s]<br />
160 180 200 220<br />
Figura 5.12: Pressione collettore <strong>di</strong> aspirazione, P1.<br />
3000<br />
2500<br />
2000<br />
1500<br />
1000<br />
Pressione collettore <strong>di</strong> scarico P 2<br />
Misure<br />
Modello<br />
50 100 150<br />
Tempo [s]<br />
200 250<br />
Figura 5.13: Pressione collettore <strong>di</strong> scarico, P2.
Conclusioni<br />
amb amb P T , amb amb<br />
vgt<br />
P Ta , a<br />
Air Filter<br />
Intercooler<br />
Tic<br />
ic<br />
EGR<br />
valve<br />
Air Flow<br />
Meter<br />
EGR cooler<br />
c t<br />
N tc , I tc<br />
C T<br />
P<br />
vgt<br />
out<br />
Wc1 c m , t <br />
W c c1<br />
Tec<br />
ec W2t <br />
2 , P 2 , F 2 ,<br />
T 2 , V 2<br />
W2t W21 , N e<br />
W f<br />
<br />
egr<br />
<br />
1 , P 1 1,<br />
, F F1 ,<br />
T T1 , V 1<br />
1 1 1<br />
Figura 5.14: Schema motore con riferimenti alle grandezze misurate dai sensori a<br />
bordo vettura e alle attuazioni effettuate dalla centralina.<br />
Il questo lavoro ci siamo proposti <strong>di</strong> sviluppare tecniche <strong>di</strong> modellistica<br />
per il sistema aria <strong>di</strong> un moderno motore Diesel, da poter essere utilizzate<br />
ECU
Conclusioni 116<br />
sia per la simulazione in ambienti “Hardware-In-the-Loop” (HIL), sia nella<br />
progettazione dei controllori. Affinche la modellistica, risultato del lavoro,<br />
risultasse sufficientemente semplice, in modo da poter essere agevolmente<br />
utilizzata anche in ambito industriale, si è adottato un’approccio <strong>di</strong> tipo<br />
“control-oriented”.<br />
Seguendo questo approccio è stato realizzato un modello del sistema aria.<br />
χ vgt<br />
χ egr<br />
90<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
0 50 100 150 200 250 300<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
0 50 100 150<br />
Time [s]<br />
200 250 300<br />
Figura 5.15: In riferimento allo schema <strong>di</strong> Fig.5.14, qui è riportato l’andamento<br />
dei due ingressi <strong>di</strong> controllo χvgt e χegr.<br />
Il modello è costruito attorno ai bilanci <strong>di</strong> massa nei due collettori <strong>di</strong> aspi-<br />
razione e <strong>di</strong> scarico. Le relazioni corrispondenti a tutti i vari componenti<br />
sono state descritte nel Capitolo 1.<br />
L’attenzione e stata focalizzata quin<strong>di</strong> nel modello del gruppo turbocom-<br />
pressore che <strong>di</strong> fatto costituisce la parte innovativa nel modello del sistema<br />
aria. Il turbocompressore è stato descritto in modo approfon<strong>di</strong>to nel Capi-<br />
tolo 2 e nel Capitolo 4.
Conclusioni 117<br />
W 2t [kg/s]<br />
P 2 [mbar]<br />
T 2 [degC]<br />
0.1<br />
0.05<br />
4000<br />
3000<br />
2000<br />
0<br />
0 50 100 150 200 250 300<br />
1000<br />
0 50 100 150 200 250 300<br />
1000<br />
800<br />
600<br />
400<br />
0 50 100 150<br />
Tempo [s]<br />
200 250 300<br />
Figura 5.16: Andamento delle variabili caratteristiche del collettore <strong>di</strong> scarico P2,<br />
T2 e della portata turbina W2t, in seguito agli ingressi <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> Fig.5.15.<br />
W c1 [kg/s]<br />
P 1 [mbar]<br />
T 1 [degC]<br />
0.1<br />
0.05<br />
2500<br />
2000<br />
1500<br />
0<br />
0 50 100 150 200 250 300<br />
1000<br />
0 50 100 150 200 250 300<br />
310<br />
300<br />
290<br />
280<br />
0 50 100 150<br />
Time [s]<br />
200 250 300<br />
Figura 5.17: Andamento delle variabili caratteristiche del collettore <strong>di</strong> aspirazione<br />
P1, T1 e della portata compressore Wc1, in seguito agli ingressi <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong><br />
Fig.5.15.
Conclusioni 118<br />
E’ stata eseguita anche una massiccia attività <strong>di</strong> sperimentazione, descritta<br />
nel Capitolo 3, che ha permesso <strong>di</strong> ottenere una gran quantità <strong>di</strong>datisiaper<br />
la messa punto finale del modello che per la sua verifica, Capitolo 5.<br />
Nonostante la semplicità dell’approccio usato per la realizzazione del mod-<br />
P 1 [mbar]<br />
P 2 [mbar]<br />
χ vgt [%]<br />
2500<br />
2000<br />
1500<br />
1000<br />
0 50 100 150 200 250 300<br />
3000<br />
2000<br />
1000<br />
0 50 100 150 200 250 300<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
0 50 100 150 200 250 300<br />
6<br />
λ<br />
4<br />
2<br />
0<br />
0 50 100 150<br />
Tempo [s]<br />
200 250 300<br />
Figura 5.18: Andamento delle pressioni nei due collettori <strong>di</strong> aspirazione (P1) e<strong>di</strong><br />
scarico (P2) , della variabile <strong>di</strong> comando dell’attuatore VGT (χvgt) edelrapporto<br />
aria/carburante λ.<br />
ello, i risultati ottenuti sono stati confortanti. In riferimento al turbocom-<br />
pressore, le prove <strong>di</strong> verifica eseguite, hanno mostrato la capacità del modello<br />
<strong>di</strong> descrivere qualitativamente in modo corretto l’impianto.<br />
Questo era certamente il requisito più importante unito alla semplicità del<br />
modello che invece è stata garantita dall’approccio tenuto per lo sviluppo del<br />
modello. Il risultato può <strong>di</strong>rsi dunque sod<strong>di</strong>sfacente ed il modello sviluppato<br />
è <strong>di</strong> sicura utilita sia per la simulazione in ambienti HIL, sia per il suo utilizzo<br />
per la progettazione <strong>di</strong> algoritmi <strong>di</strong> controllo in modo “model-based”.<br />
La <strong>di</strong>sponibilità in azienda del modello proposto, ha permesso un maggiore
Conclusioni 119<br />
comprensione dell’interazione del turbo VGT sul sistema aria, ha avuto im-<br />
patto sulle comprensione delle capacità <strong>di</strong> regolazione <strong>di</strong> portata, carica mo-<br />
tore, pressioni e frazioni <strong>di</strong> gas combusti che si ottengono agendo su EGR<br />
e VGT, grafici da Fig.5.15 a Fig.5.18. Infine ha avuto impatti sulla sintesi<br />
dei controllori per questi due attuatori, ovvero sul modo <strong>di</strong> calibrarli, con<br />
conseguenti attività in parte già concluse e in parte ancora in corso.
Bibliografia<br />
F.Karlsson (20<strong>01</strong>). Modelling the intake manifold dynamics in a <strong>di</strong>esel engine.<br />
Master’s thesis. Linköpings Universitet, SE-581 83 Linköping.<br />
H.Bengtsson (2002). Modelling of volumetric efficiency on a <strong>di</strong>esel engine<br />
with variable geometry turbine. Master’s thesis. Linköpings Universitet,<br />
SE-581 83 Linköping.<br />
I.Kolmanovsky, A.G.Stefanopoulou and B.K.Powell (1999). Improving tur-<br />
bocharged <strong>di</strong>esel engine operation with turbo power assist system. Proc<br />
1999, Conf. on Control Applications, pp. 454-459, Hawaii, HI.<br />
I.Kolmanovsky, M.Van Nieuwstadt P.Moraal and A.Stefanopoulou (1998). A<br />
comparison of siso and mimo designs for egr-vgt control of high speed<br />
<strong>di</strong>esel engines. Procee<strong>di</strong>ngs of the 2nd IFAC Workshop on Advances in<br />
Automotive Control, Mohican State Park, Loudonville, Ohio, Usa.<br />
I.Kolmanovsky, P.Moraal, M.Van Nieuwstadt and A.Stefanopoulou (1997).<br />
Issues in modeling and control of intake flow in variable geometry tur-<br />
bocharged engines. Procee<strong>di</strong>ngs of the 18th IFIP Conference on System<br />
Modeling and Optimization. Detroit, MI.<br />
J.B.Heywood (1988). Internal Combustion Engine Fundamentals. McGraw-<br />
Hill. New York.
BIBLIOGRAFIA 121<br />
J.Brug˚ard and J.Bergström (1999). Modeling of a turbo charged spark ignited<br />
engine. Master’s thesis. Linköpings Universitet, SE-581 83 Linköping.<br />
J.J.Moskwa, S.A.Munns and Z.J.Rubin (1997). The development of vehic-<br />
ular powertrain system modeling methodologies: philosophy and im-<br />
plementation. SAE Paper no.971089, SAE International Congress and<br />
Exposition, Detroit, MI.<br />
L.Eriksson, L.Nielsen, J.Brug˚ard, J.Bergström, F.Pettersson and<br />
P.Andersson (2002). Modeling of a turbocharged SI engine. Annual<br />
Reviews in Control 26(1), 129–137.<br />
M.Fons, M.Muller, A.Chevalier, C.Vigild, E.Hendricks and S.C. Sorenson<br />
(1999). Mean value engine modelling of an si engine with egr. SAE<br />
Paper no.<strong>01</strong>0909, SAE International Congress and Exposition, Detroit,<br />
MI.<br />
M.Hafner, M.Schuler, O.Nelles and R.Isermann (2000). Fast neural networks<br />
for <strong>di</strong>esel engine control design. Control Engineering Practice, vol. 8,<br />
pp. 1211-1221, 2000.<br />
M.Jung and K.Glover (2003). Control-oriented linear parameter varying<br />
modelling of a turbocharged <strong>di</strong>esel engine. Procee<strong>di</strong>ngs of the IEEE<br />
Conference on Control Applications, (Istanbul, Turkey), June 2003.<br />
M.Jung and K.Glover (2006). Calibratable linear parameter-varying contol<br />
of turbocharged <strong>di</strong>esel engine. IEEE Transactions on Control Systems<br />
Technology, vol. 14, no. 1, january 2006.<br />
Nieuwstadt, M.Van, I.Kolmanovsky, P.Moraal, A.Stefanopoulou and<br />
M.Jankovic (2000). Egr-vgt control schemes: Experimental comparison
BIBLIOGRAFIA 122<br />
for a high-speed <strong>di</strong>esel engine. Control System Magazine, vol. 20, no. 3,<br />
pp. 63-79, June 2000.<br />
N.Watson and M.S.Janota (1982). Turbocharging the Internal Combustion<br />
Engine. John Wiley & Sons. New York.<br />
O.Flärd and M.Gustafsson (2003). Mean value modelling of a <strong>di</strong>esel en-<br />
gine with turbo compound. Master’s thesis. Linköpings Universitet,<br />
SE-581 83 Linköping.<br />
O.Storset, A.Stefanopoulou and R.Smith (2000). Air charge estimation for<br />
turbocharged <strong>di</strong>esel engines. Procee<strong>di</strong>ngs ACC 2000.<br />
P.Andersson (2002). Intake air dynamics on a turbocharged SI-engine with<br />
wastegate. Technical report. Linköpings Universitet. LiU-TEK-LIC-<br />
2002:07, Thesis No. 934.<br />
P.Andersson (2005). Air Charge Estimation in Turbocharged Spark Ignition<br />
Engines. PhD thesis. Linköpings Universitet.<br />
R.Isermann, S.Sinsel and J.Schaffnit (1998). Modeling and real-time simu-<br />
lation of <strong>di</strong>esel engines for control design. SAE Paper no.980796, SAE<br />
International Congress and Exposition, Detroit, MI.<br />
R.W.Weeks and J.J.Moskwa (1995). Automotive engine modeling for real-<br />
time control using matlab/simulink. SAE Paper no.950417, SAE<br />
Inernational Congress and Exposition, Detroit, MI.<br />
S.Sandrolini, G.Nal<strong>di</strong> (1997). Le turbomacchine motrici e operatrici.<br />
Pitagora. Como.<br />
S.Sandrolini, G.Nal<strong>di</strong> (1998). Fluido<strong>di</strong>namica e termo<strong>di</strong>namica delle<br />
turbomacchine. Pitagora. Como.
Si desidera ringraziare:<br />
Magneti Marelli Powertrain s.p.a. ed in particolare l’Ing.Walter Nesci<br />
e l’Ing.Gabriele Serra per il supporto <strong>di</strong> mezzi tecnici e persone messo a <strong>di</strong>s-<br />
posizione.<br />
http://www.marelli.it<br />
Il laboratorio PARADES ed in particolare l’Ing.Andrea Balluchi per la<br />
<strong>di</strong>sponibilità e le utili <strong>di</strong>scussioni.<br />
http://www.parades.rm.cnr.it<br />
Il <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> Elettronica <strong>Informatica</strong> e <strong>Sistemi</strong>stica (DEIS)<br />
dell’Università della Calabria ed in particolare il professor Alessandro Casavola<br />
per tutta l’assistenza fornita.<br />
http://www.deis.unical.it<br />
Clau<strong>di</strong>o Gambelli per tutti gli anni <strong>di</strong> continua collaborazione e per il<br />
supporto durante la fase <strong>di</strong> stesura della tesi.<br />
http://www.gambelli.org