xviii-01 - Dipartimento di Sistemi e Informatica

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Università degli Studi di Firenze Facoltà di Ingegneria Dipartimento di Sistemi e Informatica Dottorato di ricerca in Ingegneria Informatica e dell’Automazione, XVIII ciclo Modellizzazione del Sottosistema Aria in Motori Diesel con Turbocompressore a Geometria Variabile Coordinatore: Prof. Edoardo Mosca Relatori: Prof. Alessandro Casavola Ing. Andrea Balluchi Tesi di dottorato di Leonardo Albertoni Anno Accademico 2005/2006

Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Firenze<br />

Facoltà <strong>di</strong> Ingegneria<br />

<strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Sistemi</strong> e <strong>Informatica</strong><br />

Dottorato <strong>di</strong> ricerca in<br />

Ingegneria <strong>Informatica</strong> e dell’Automazione, XVIII ciclo<br />

Modellizzazione del<br />

Sottosistema Aria in Motori<br />

Diesel con Turbocompressore a<br />

Geometria Variabile<br />

Coor<strong>di</strong>natore:<br />

Prof. Edoardo Mosca<br />

Relatori:<br />

Prof. Alessandro Casavola<br />

Ing. Andrea Balluchi<br />

Tesi <strong>di</strong> dottorato <strong>di</strong><br />

Leonardo Albertoni<br />

Anno Accademico 2005/2006


In<strong>di</strong>ce<br />

Introduzione 3<br />

Cenni sui motori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3<br />

Inquadramento del lavoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />

1 Modello del sottosistema aria 10<br />

Modelli <strong>di</strong> motori a combustione interna . . . . . . . . . . . . . . . 16<br />

Sottosistema aria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />

Considerazioni sul sottosistema . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24<br />

Equazioni <strong>di</strong>namiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27<br />

Equazioni statiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32<br />

2 Turbocompressore 38<br />

Compressore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43<br />

Turbina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49<br />

Accoppiamento meccanico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57<br />

Attuatore VGT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58<br />

3 Misure e sperimentazione 60<br />

Sensore giri turbocompressore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62<br />

Sensore attuatore VGT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69<br />

Misure . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71


In<strong>di</strong>ce 2<br />

4 Identificazione turbocompressore 80<br />

Identificazione equazione portata turbina . . . . . . . . . . . . . . . 81<br />

Identificazione ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> espansione . . . . . . . . 89<br />

Identificazione equazione portata compressore . . . . . . . . . . . . 93<br />

Identificazione ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> compressione . . . . . . . 97<br />

5 Validazione sperimentale del modello 1<strong>01</strong><br />

Conclusioni 115<br />

Bibliografia 120


Introduzione<br />

Cenni sui motori<br />

In questo paragrafo si dà una breve panoramica sui motori a combustione<br />

interna per poter meglio inquadrare il problema del quale la tesi si occupa.<br />

Dopo oltre cento anni <strong>di</strong> ricerca e sviluppo, i motori a combustione interna<br />

continuano oggi ad essere oggetto <strong>di</strong> continuo interesse e <strong>di</strong> continue inno-<br />

vazioni tecnologiche. Sfruttando i progressi tecnologici compiuti in ogni set-<br />

tore della tecnica, i costruttori <strong>di</strong> motori cercano <strong>di</strong> migliorare continuamente<br />

i loro progetti sotto tutti gli aspetti: potenze sempre maggiori, riduzione<br />

dei costi e dell’impatto ambientale del processo costruttivo, riduzione dei<br />

consumi <strong>di</strong> combustibile e guidabilità sempre migliore. La ricerca è anche<br />

necessaria per le nuove e sempre più stringenti normative antinquinamento<br />

(Fig.1).<br />

A titolo <strong>di</strong> esempio basti pensare che i limiti <strong>di</strong> emissioni EURO4, in vigore<br />

a partire dall’ottobre 2006, prevedono una riduzione delle emissioni <strong>di</strong> circa<br />

il 50% rispetto ai limiti EURO3, in vigore a partire dalla fine del 2000. I<br />

limiti EURO5 che entreranno in vigore nell’ ottobre 2009, fissano un ancor<br />

più drastico abbattimento delle emissioni (Fig.2). Per poter rispettare queste<br />

norme le case automobilistiche e i loro centri <strong>di</strong> ricerca sono chiamati ad un<br />

incessante opera <strong>di</strong> sviluppo che porta all’introduzione <strong>di</strong> un numero sempre


Introduzione 4<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

0<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

1990<br />

Euro 0<br />

Sviluppo delle normative<br />

EURO dal 1990 al 2009<br />

1992/93<br />

Euro 1<br />

1995/96<br />

Euro 2<br />

2000/<strong>01</strong><br />

Euro 3<br />

2006<br />

Euro 4<br />

NOx Ossi<strong>di</strong> d’azoto<br />

CO Monoss. <strong>di</strong> carbonio<br />

HC Idrocarburi<br />

PM Particolato<br />

2009<br />

Euro 5<br />

Figura 1: Limiti <strong>di</strong> emissioni in [g/kWh], evoluzione delle normative EURO dal<br />

1990 al 2009.<br />

Figura 2: Tabella limiti <strong>di</strong> emissioni in [g/kWh].<br />

maggiore <strong>di</strong> nuovi componenti specifici: si pensi ad esempio ai sistemi <strong>di</strong><br />

catalizzazione , ai sistemi <strong>di</strong> sovralimentazione, a quelli <strong>di</strong> ricircolo dei gas <strong>di</strong><br />

scarico o quelli <strong>di</strong> iniezione carburante ad alta pressione.<br />

L’introduzione <strong>di</strong> tali nuovi componenti porta inevitabilmente un aumento<br />

della complessità dei moderni propulsori. Ecco così che nasce la necessità <strong>di</strong><br />

prevedere sistemi <strong>di</strong> controllo che sappiano gestire tutti questi nuovi compo-<br />

nenti, caratterizzati da un alto numero <strong>di</strong> parametri <strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> variabili,<br />

ed inevitabilmente quin<strong>di</strong>, da maggiori gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà. E che sappiano ri-<br />

cavare da tali <strong>di</strong>spositivi i benefici per i quali sono stati introdotti. In questo


Introduzione 5<br />

senso è risultato fondamentale lo sviluppo dei sistemi <strong>di</strong> controllo elettroni-<br />

co degli attuali motori, costituiti da apposite centraline elettroniche (ECU,<br />

Electronic Control Unit).<br />

La progettazione delle strategie <strong>di</strong> controllo motore può seguire sostanzial-<br />

mente due <strong>di</strong>versi approcci: l’approccio “map-based”, nel quale la strategia<br />

<strong>di</strong> controllo si basa sostanzialmente su mappe sperimentali, determinate at-<br />

traverso la conoscenza <strong>di</strong> una grande quantità <strong>di</strong> dati rilevati tenendo conto<br />

delle caratteristiche del motore in tutte le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> funzionamento. Con<br />

l’aumento della complessità dei motori tale tipo <strong>di</strong> approccio è destinato a<br />

lasciare il posto ad un approccio <strong>di</strong> tipo “model-based”, che oltre ad utiliz-<br />

zare rilevazioni sperimentali prevede l’utilizzo <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong>namici in grado <strong>di</strong><br />

simulare il comportamento del motore, sia in con<strong>di</strong>zioni stazionarie che tran-<br />

sitorie. Tali modelli si definiscono “control-oriented” perchè sono finalizzati,<br />

non tanto alla descrizione particolareggiata dei fenomeni termofluido<strong>di</strong>nam-<br />

ici che avvengono all’interno del motore, quanto alla descrizione degli effetti<br />

che la variazione dei parametri <strong>di</strong> regolazione hanno sul funzionamento e<br />

sulle prestazioni del motore stesso. L’utilizzo <strong>di</strong> tali modelli permette sia la<br />

riduzione dei tempi necessari per lo sviluppo delle strategie <strong>di</strong> controllo, sia le<br />

simulazioni “Hardware-In-the-Loop” (HIL), che permettono una prima valu-<br />

tazione delle strategie <strong>di</strong> controllo contribuendo ad un ulteriore <strong>di</strong>minuzione<br />

delle prove sperimentali necessarie.<br />

Inquadramento del lavoro<br />

Nell’ottica del passaggio da strategie <strong>di</strong> modellistica e controllo “map-based”<br />

a quelle “model-based”, il presente lavoro si occupa della definizione <strong>di</strong> un


Introduzione 6<br />

modello semplificato del sottosistema aria (il sottosistema che descrive il<br />

comportamento statico e <strong>di</strong>namico dell’aria) <strong>di</strong> un motore <strong>di</strong>esel dotato <strong>di</strong><br />

sistema <strong>di</strong> ricircolo dei gas <strong>di</strong> scarico (EGR), INTERCOOLER e turbocom-<br />

pressore a geometria variabile (VGT), con particolare attenzione a quest’ul-<br />

timo componente. L’obbiettivo è lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un modello semplificato capace<br />

<strong>di</strong> descrivere qualitativamente il comportamento del sottosistema al variare<br />

dei parametri. Per lo sviluppo e la realizzazione del modello è stato scelto<br />

l’ambiente Matlab/Simulink, che è un ambiente comunemente usato in am-<br />

bito automotive e in generale quando si necessiti <strong>di</strong> costruire e simulare un<br />

modello <strong>di</strong>namico (R.W.Weeks and J.J.Moskwa, 1995).<br />

Il motore usato negli esperimenti è il nuovo 1.3 Multijet 16 valvole 66KW<br />

con turbocompressore a geometria variabile, seconda generazione della famiglia<br />

1.3 Multijet (Fig.3). E’ un propulsore frutto della collaborazione tra Fiat e<br />

General Motors che, grazie alle innumerevoli peculiarità tecnologiche che lo<br />

caratterizzano, quali ad esempio iniezione a 16 valvole, common rail <strong>di</strong> sec-<br />

onda generazione, iniezione multista<strong>di</strong>o, molto probabilmente costituisce lo<br />

stato dell’arte per motori <strong>di</strong>esel <strong>di</strong> piccola cilindrata.<br />

Questa tesi è stata svolta in collaborazione e con il supporto <strong>di</strong> Magneti<br />

Marelli Powertrain, la quale ha progettato e realizzato la ECU per la pri-<br />

ma famiglia <strong>di</strong> propulsori Multijet e successivamente ha sviluppato anche la<br />

ECU per i Multiget <strong>di</strong> seconda generazione. Tra le principali <strong>di</strong>fferenze fra le<br />

due generazioni c’è proprio il sistema <strong>di</strong> sovralimentazione. Nella prima gen-<br />

erazione infatti la turbina era a geometria fissa ed il controllo dell’overboost<br />

(protezione contro le sovrapressioni nel collettore <strong>di</strong> aspirazione) e piùingen-<br />

erale il controllo del turbo era realizzato in modo classico con l’utilizzo <strong>di</strong> una<br />

valvola <strong>di</strong> bypass, lavalvolawaste-gate che, quando azionata, parzializza la<br />

portata alla turbina allo scarico. Nella seconda l’introduzione della turbina a


Introduzione 7<br />

Figura 3: Fiat 1.3L Multijet 16 valvole 66KW.<br />

geometria variabile permette <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare in modo continuo la permeabilità<br />

della turbina stessa e quin<strong>di</strong> attuare un controllo del turbo in modo assai<br />

più fine. La <strong>di</strong>fficoltà nella sintesi <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> controllo per questo nuovo<br />

<strong>di</strong>spositivo ha fatto nascere interesse da parte <strong>di</strong> Magneti Marelli sullo stu-<br />

<strong>di</strong>o delle interazioni sul sistema aria del controllo della geometria variabile


Introduzione 8<br />

della turbina e sulla modellizzazione del comportamento atteso del sistema<br />

si sovralimentazione. Da qui è nata la collaborazione tra il <strong>Dipartimento</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Sistemi</strong> e <strong>Informatica</strong> (DSI) dell’Università <strong>di</strong> Firenze, il <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong><br />

Elettronica <strong>Informatica</strong> e <strong>Sistemi</strong>stica (DEIS) dell’Università della Calabria,<br />

Magneti Marelli Powertrain e il laboratorio PARADES, che ha portato alla<br />

realizzazione <strong>di</strong> questa tesi. Il lavoro è stato per la maggior parte svolto<br />

presso la sede Magneti Marelli <strong>di</strong> Bologna, che ha messo a <strong>di</strong>sposizione tutta<br />

la strumentazione necessaria ed in particolare una cella motore, ed in stretta<br />

collaborazione con i suoi tecnici e motoristi. All’attività inoltre ha parteci-<br />

pato, con un supporto che si e protratto durante tutto lo svolgersi del lavoro,<br />

ed in particolare si è concretizzato attivamente ogni qual volta ci si è trovati<br />

a dover fare delle scelte <strong>di</strong> approccio, PARADES.<br />

Il punto <strong>di</strong> partenza del lavoro è stata la raccolta della letteratura presente<br />

sull’argomento ed il recupero dell’esperienza maturata in Magneti Marelli<br />

sulle applicazioni già sviluppate. Quin<strong>di</strong>, in riferimento all’approccio uti-<br />

lizzato in Magneti Marelli sono state identificate le criticità ed i limiti da<br />

superare in modo da fissare gli obiettivi del lavoro. In estrema sintesi, pri-<br />

ma del presente lavoro, a causa dell’assenza <strong>di</strong> una modellistica del sistema<br />

turbocompressore capace <strong>di</strong> descrivere come questo <strong>di</strong>spositivo interagisce<br />

con il resto del sistema, il controllo del turbo era progettato in modo non<br />

“model-based” quin<strong>di</strong>, ad esempio, non dava la possibilità <strong>di</strong>usareinmodo<br />

combinato VGT ed EGR. Inoltre, sempre in riferimento al turbocompressore<br />

non era presente una modellizzazione capace <strong>di</strong> descriverne il comportamento<br />

durante i transitori. A seguito <strong>di</strong> quell’analisi, il lavoro si propone quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

sviluppare tecniche <strong>di</strong> modellistica da poter essere utilizzate sia per la sim-<br />

ulazione in ambienti “Hardware-In-the-Loop” (HIL), sia nella progettazione<br />

dei controllori in modo da poter utilizzare le azioni dei sottosistemi VGT ed


Introduzione 9<br />

EGR in modo combinato. Il risultato finale del lavoro è stato lo sviluppo <strong>di</strong><br />

un modello che è in grado <strong>di</strong> descrivere qualitativamente il comportamento<br />

del gruppo turbocompressore e le interazioni con gli altri attuatori presen-<br />

ti nel sottosistema, tra cui certamente il più importante è l’EGR, sia negli<br />

stazionari che nei transitori. Il modello sviluppato alla fine del lavoro è stato<br />

impiegato sia per l’allestimento <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> simulazione integrato in am-<br />

biente dSpace, che per lo sviluppo e la verifica delle strategie <strong>di</strong> controllo per<br />

i due attuatori VGT ed EGR nel motore 1.3 Multijet <strong>di</strong> seconda generazione.


Capitolo 1<br />

Modello del sottosistema aria<br />

L’importanza che rivestono i sistemi <strong>di</strong> controllo elettronico nell’ottimiz-<br />

zazione delle prestazioni e la necessità <strong>di</strong> ridurre le emissioni per riuscire<br />

a rispettare normative sempre più vincolanti hanno portato ad una appli-<br />

cazione sempre più <strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong> modelli matematici per la descrizione e la<br />

simulazione dei motori a combustione interna. Lo sviluppo <strong>di</strong> tali modelli,<br />

ha permesso <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re notevolmente le conoscenze su questi propul-<br />

sori riducendo i tempi ed i costi delle indagini sperimentali (J.J.Moskwa et<br />

al., 1997), (R.Isermann et al., 1998). Oggi i modelli <strong>di</strong> simulazione vengono<br />

utilizzati sia in fase <strong>di</strong> sviluppo, per valutare gli effetti delle scelte <strong>di</strong> progetto<br />

sulle prestazioni complessive della macchina, che in fase avanzata <strong>di</strong> collaudo,<br />

per ottimizzare e testare i sistemi <strong>di</strong> controllo elettronico. Per costruire il<br />

modello <strong>di</strong> un sistema occorre inizialmente stabilire quale tecnica adottare<br />

in relazione alle finalità dello stu<strong>di</strong>o che si vuole affrontare. Modelli molto<br />

precisi richiedono in generale tempi <strong>di</strong> calcolo e costi decisamente più onerosi<br />

rispetto ad un modello semplificato (ad esempio caratterizzato da ipotesi<br />

meno restrittive) ma sicuramente meno complesso. Nel caso dei Motori a<br />

Combustione Interna (MCI) la realizzazione <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> simulazione


Modello del sottosistema aria 11<br />

può seguire <strong>di</strong>verse strade a seconda degli scopi finali del modello stesso, che<br />

in particolare possono essere:<br />

• l’approfon<strong>di</strong>mento delle conoscenze dei processi che avvengono nel sis-<br />

tema che si desidera modellare;<br />

• l’identificazione delle variabili principali che influenzano il comporta-<br />

mento del sistema;<br />

• la previsione del comportamento del sistema in <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni op-<br />

erative;<br />

• la definizione <strong>di</strong> basi per lo sviluppo <strong>di</strong> nuove tecniche <strong>di</strong> progettazione.<br />

Modelli a stato definito e a stato non definito<br />

Nella realizzazione <strong>di</strong> un modello matematico è necessario in<strong>di</strong>viduare in pri-<br />

mo luogo i confini del sistema, stabilendo il livello <strong>di</strong> dettaglio che si vuole<br />

raggiungere con lo stu<strong>di</strong>o. Occorre quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere tra il sistema ed i<br />

suoi componenti (a loro volta raggruppabili in sottosistemi), tenendo sem-<br />

pre in considerazione che un’analisi troppo approfon<strong>di</strong>ta porta in genere alla<br />

creazione <strong>di</strong> modelli caratterizzati da tempi <strong>di</strong> calcolo elevati. Adottando un<br />

approccio basato sulla teoria dei sistemi, ognuno dei componenti o dei sot-<br />

tosistemi può essere schematizzato come un blocco (Fig.1.1) che ad un certo<br />

insieme <strong>di</strong> variabili in ingresso associa una ben determinata combinazione<br />

<strong>di</strong> variabili in uscita. A seconda delle caratteristiche del componente o del<br />

sottosistema stu<strong>di</strong>ato possono poi essere o meno presenti variabili <strong>di</strong> stato.<br />

Facendo riferimento alla figura (Fig.1.1), si è detto che un sistema fisico<br />

può essere descritto utilizzando un vettore <strong>di</strong> variabili in ingresso , un vettore<br />

<strong>di</strong> variabili in uscita ed un vettore <strong>di</strong> variabili che descrive lo stato del sistema.


Modello del sottosistema aria 12<br />

Figura 1.1: Schema a blocchi <strong>di</strong> un generico componente.<br />

In base alla possibilità <strong>di</strong> definire delle variabili <strong>di</strong> stato, è possibile operare<br />

una prima <strong>di</strong>stinzione tra:<br />

• sistemi a stato definito (state determined), per i quali è possibile definire<br />

un vettore <strong>di</strong> variabili <strong>di</strong> stato;<br />

• sistemi non a stato definito (non state determined), per i quali non è<br />

possibile definire alcuna variabile <strong>di</strong> stato.<br />

I sistemi a stato definito sono rappresentabili me<strong>di</strong>ante sistemi <strong>di</strong> equazioni<br />

<strong>di</strong>fferenziali (espresse in termini <strong>di</strong> derivate delle variabili <strong>di</strong> stato) e <strong>di</strong><br />

equazioni algebriche (che legano le altre variabili del sistema alle variabili <strong>di</strong><br />

stato). Essendo presenti equazioni <strong>di</strong>fferenziali l’andamento nel tempo delle<br />

variabili <strong>di</strong> uscita (spesso coincidenti con le variabili <strong>di</strong> stato stesse) può es-<br />

sere determinato una volta note le variabili <strong>di</strong> stato ad un istante iniziale e<br />

l’andamento delle variabili in ingresso . I sistemi non a stato definito sono<br />

invece rappresentabili me<strong>di</strong>ante sistemi <strong>di</strong> equazioni algebriche che legano<br />

<strong>di</strong>rettamente le variabili in ingresso con quelle in uscita. Il valore assunto da<br />

tali variabili <strong>di</strong>pende solamente dal valore assunto dalle variabili in ingresso<br />

all’istante considerato.


Modello del sottosistema aria 13<br />

Facendo riferimento ai sistemi termofluido<strong>di</strong>namici ed in particolare al<br />

sottosistema aria <strong>di</strong> un motore a combustione interna, è possibile classificare<br />

come componenti a stato definito tutti quei componenti dotati <strong>di</strong> volume<br />

proprio non trascurabile, come ad esempio collettori e serbatoi. In essi le<br />

equazioni <strong>di</strong> conservazione devono tener conto della possibilità <strong>di</strong>avereun<br />

accumulo <strong>di</strong> massa, energia e/o quantità <strong>di</strong> moto all’interno del volume.<br />

Tali componenti presentano in generale come variabili in ingresso i flussi <strong>di</strong><br />

massa ed entalpia, mentre le variabili in uscita sono le con<strong>di</strong>zioni termod-<br />

inamiche esistenti all’interno del componente, ovvero le variabili <strong>di</strong> stato<br />

(J.B.Heywood, 1988), (J.Brug˚ard and J.Bergström, 1999). Tipici esempi <strong>di</strong><br />

componenti non a stato definito sono invece quelli dotati <strong>di</strong> volume proprio<br />

trascurabile, in cui l’accumulo <strong>di</strong> massa ed energia è ininfluente ai fini del cal-<br />

colo; appartengono ad esempio a questa categoria ugelli e valvole. In questi<br />

componenti gli ingressi sono in genere rappresentati dalle variabili <strong>di</strong> stato<br />

(ad esempio pressione e temperatura) a monte e a valle, mentre le uscite sono<br />

rappresentate dai flussi <strong>di</strong> massa ed entalpia (J.B.Heywood, 1988),(O.Storset<br />

et al., 2000). Un esempio <strong>di</strong> componente a stato definito èadesempioun<br />

collettore mentre un esempio <strong>di</strong> un componente non a stato definito è invece<br />

un ugello: nella modellazione dell’efflusso isoentropico sono necessarie, in ac-<br />

cordo con l’equazione <strong>di</strong> De St. Venant (J.B.Heywood, 1988), la pressione<br />

totale <strong>di</strong> monte, la pressione statica <strong>di</strong> valle e la temperatura <strong>di</strong> monte, ed in<br />

questi componenti le equazioni <strong>di</strong> conservazione si scrivono in forma algebrica<br />

senza considerare il termine relativo all’accumulo.<br />

Modelli a scatola nera e a scatola bianca<br />

Un’ulteriore classificazione dei modelli teorici può essere basata sulle metodolo-<br />

gie adottate per la simulazione dei fenomeni e dei processi <strong>di</strong> interesse.


Modello del sottosistema aria 14<br />

Esistono infatti:<br />

• modelli a scatola nera (black box);<br />

• modelli a scatola bianca (white box).<br />

I modelli a scatola nera sono definiti sulla base <strong>di</strong> correlazioni tra le vari-<br />

abili definite a partire da dati <strong>di</strong>sponibili a priori, derivati da rilievi sperimen-<br />

tali oppure ottenuti utilizzando modelli <strong>di</strong>versi (in genere più complessi). Essi<br />

consentono in genere <strong>di</strong> definire una correlazione interpolante, i cui coeffici-<br />

enti numerici possono essere determinati con procedure <strong>di</strong> ottimizzazione che<br />

minimizzino una funzione <strong>di</strong> errore (ad esempio con la procedura dei minimi<br />

quadrati). Le correlazioni interpolanti possono essere <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso tipo: pos-<br />

sono essere utilizzati polinomi o funzioni più complesse (ad esempio esponen-<br />

ziali o logaritmiche), ed i dati utilizzati possono essere organizzati in tabelle<br />

or<strong>di</strong>nate (look-up tables). Tra gli strumenti oggi <strong>di</strong>sponibili a tale scopo è<br />

opportuno ricordare anche le Reti Neurali (M.Hafner et al., 2000), che vanno<br />

opportunamente istruite e validate una volta stabilita la loro architettura.<br />

I modelli a scatola bianca sono invece definiti sulla base <strong>di</strong> correlazioni tra<br />

le variabili che derivano dalle equazioni car<strong>di</strong>nali <strong>di</strong> conservazione applicabili<br />

ai processi che si intende simulare. Tali modelli possono ulteriormente essere<br />

<strong>di</strong>stinti in:<br />

• modelli termo<strong>di</strong>namici;<br />

• modelli fluido<strong>di</strong>namici.<br />

I modelli termo<strong>di</strong>namici si basano sulle equazioni <strong>di</strong> conservazione della<br />

massa e dell’energia e sulle equazioni <strong>di</strong> stato e <strong>di</strong> trasformazione dei gas. Per<br />

questi motivi le variabili considerate sono solamente quelle termo<strong>di</strong>namiche<br />

(pressione, temperatura, massa volumica, ecc...).


Modello del sottosistema aria 15<br />

Nel momento in cui si vanno a considerare anche le variabili cinematiche<br />

(nella fattispecie la velocità) per descrivere le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> moto del flu-<br />

ido all’interno del sistema, non èpiù possibile fare riferimento solamente<br />

alle equazioni <strong>di</strong> conservazione <strong>di</strong> massa ed energia, ma è necessario intro-<br />

durre anche quelle della quantità <strong>di</strong> moto o del momento della quantità <strong>di</strong><br />

moto. Tali modelli si <strong>di</strong>cono allora modelli fluido<strong>di</strong>namici e, a causa del-<br />

la loro maggiore complessità, richiedono generalmente tempi <strong>di</strong> calcolo più<br />

elevati. Nella realtà la <strong>di</strong>stinzione tra modelli black box e white box non è<br />

sempre così marcata. Esistono infatti molti sistemi il cui comportamento<br />

può essere approssimato con l’utilizzo delle equazioni car<strong>di</strong>nali, opportuna-<br />

mente corrette però me<strong>di</strong>ante coefficienti <strong>di</strong> natura empirica. Ad esempio<br />

basti pensare all’equazione <strong>di</strong> De Saint Venant, utilizzata per determinare<br />

l’efflusso attraverso un ugello. Tale equazione è ottenuta dall’equazione <strong>di</strong><br />

conservazione dell’energia con opportune ipotesi semplificative (come ad es-<br />

empio quella <strong>di</strong> reversibilità del processo). A causa <strong>di</strong> queste con<strong>di</strong>zioni, e<br />

poiché nonè possibile tener conto <strong>di</strong> alcuni aspetti caratteristici dell’efflusso,<br />

come ad esempio gli attriti e il restringimento <strong>di</strong> vena, l’equazione <strong>di</strong> De Saint<br />

Venant (J.B.Heywood, 1988) non è in grado <strong>di</strong> rappresentare correttamente<br />

il comportamento del componente. Si introduce in genere un opportuno co-<br />

efficiente <strong>di</strong> efflusso, determinato sperimentalmente che corregga i risutati del<br />

modello teorico white box. I modelli <strong>di</strong> questo tipo sono quin<strong>di</strong> definiti mod-<br />

elli grey box o a scatola grigia, per specificare il fatto che per la modellazione<br />

del componente sono state utilizzate le equazioni car<strong>di</strong>nali, opportunamente<br />

corrette con dei coefficienti <strong>di</strong> natura empirica.


Modello del sottosistema aria 16<br />

Modelli <strong>di</strong> motori a combustione interna<br />

Tra i sistemi energetici esistenti i motori a combustione interna sono proba-<br />

bilmente oggi quelli caratterizzati dalla maggiore <strong>di</strong>ffusione. Tra le numerose<br />

tipologie <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> simulazione esistenti, hanno assunto particolare im-<br />

portanza quelli cosiddetti “control-oriented”, neiqualileipotesisemplifica-<br />

tive sulle quali si basano, sacrificano in parte la precisione dei risultati, ma<br />

permettono <strong>di</strong> ridurne considerevolmente i tempi <strong>di</strong> sviluppo ed esecuzione,<br />

rendendoli adatti alla progettazione dei sistemi <strong>di</strong> controllo. Essi possono es-<br />

sere utilizzati nella fase <strong>di</strong> progetto per valutare l’influenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse scelte<br />

sui parametri <strong>di</strong> funzionamento, ma è soprattutto nella fase <strong>di</strong> messa a pun-<br />

to del sistema <strong>di</strong> gestione che si rivelano efficaci, soppiantando le tecniche <strong>di</strong><br />

modellazione “map-based”, che presentano lo svantaggio <strong>di</strong> richiedere per la<br />

costruzione delle mappe <strong>di</strong> riferimento una notevole quantità <strong>di</strong> dati (usual-<br />

mente <strong>di</strong> origine sperimentale) necessari per valutare l’influenza delle vari-<br />

azioni dei parametri <strong>di</strong> regolazione sulle con<strong>di</strong>zioni operative del motore.<br />

Attualmente si tende a ridurre la fase <strong>di</strong> sperimentazione al banco prova at-<br />

traverso la creazione <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> simulazione semplificati che siano in grado<br />

<strong>di</strong> permettere l’ottimizzazione dei parametri <strong>di</strong> controllo tenendo conto dei<br />

processi che hanno luogo nel sistema.<br />

Le tecniche generalmente adottate per creare un modello “control-oriented”<br />

<strong>di</strong> un generico componente sono principalmente due:<br />

• modelli Filling and Emptying;<br />

• modelli quasi stazionari.<br />

I modelli Filling and Emptying sono in genere modelli white box partico-<br />

larmente adatti per descrivere il comportamento <strong>di</strong> quei componenti caratter-<br />

izzati da un volume proprio non trascurabile (come i collettori <strong>di</strong> aspirazione


Modello del sottosistema aria 17<br />

e scarico), nei quali si possono avere accumuli <strong>di</strong> massa e/o energia. Es-<br />

si vengono descritti tramite sistemi <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong>fferenziali (ottenute sulla<br />

base delle equazioni <strong>di</strong> conservazione della massa e dell’energia) ed equazioni<br />

algebriche. I modelli Filling and Emptying sono modelli zero-<strong>di</strong>mensionali in<br />

cui le proprietà termo<strong>di</strong>namiche si considerano uniformemente <strong>di</strong>stribuite al-<br />

l’interno del volume del componente. Tali modelli permettono <strong>di</strong> considerare<br />

la <strong>di</strong>namica del sistema, ma in genere richiedono comunque <strong>di</strong>verse ipotesi<br />

semplificative (ad esempio trascurare gli attriti).<br />

I modelli quasi stazionari sono invece adatti a descrivere i componenti<br />

dotati <strong>di</strong> un volume proprio trascurabile. Tali modelli si basano sull’ipotesi<br />

<strong>di</strong> poter descrivere il comportamento del componente nel tempo come una<br />

successione <strong>di</strong> stati stazionari. Le equazioni usate per descrivere il modello<br />

sono puramente algebriche e i flussi <strong>di</strong> massa ed energia sono calcolati istante<br />

per istante trascurando la <strong>di</strong>namica del sistema. Modelli quasi stazionari<br />

vengono ad esempio utilizzati per stimare l’efflusso attraverso una valvola<br />

me<strong>di</strong>ato su più cicli del motore (modelli a valori me<strong>di</strong> MVEM) o su lunghi<br />

transitori, ma anche per modellare compressori e turbine utilizzando mappe<br />

e correlazioni derivate dai dati sperimentali.<br />

Sottosistema aria<br />

Il Sottosistema costituito dal circuito aria è illustrato in (Fig.1.2). Facendo<br />

riferimento allo schema <strong>di</strong> figura sono presenti:<br />

• il filtro aria (0-1), rappresenta l’interfaccia in ingresso nel circuito del<br />

sottosistema aria.Il motore aspira aria dall’ambiente. Per evitare che<br />

si introducano nel circuito sporcizie od altro è presente un filtro. La<br />

presenza del filtro introduce una piccola caduta <strong>di</strong> pressione all’interno


Modello del sottosistema aria 18<br />

Figura 1.2: Schema del circuito <strong>di</strong> aspirazione e scarico.<br />

del circuito rispetto a quella ambiente ma tale effetto viene considerato<br />

trascurabile o assimilabile ad una costante sottrattiva;<br />

• il debimetro (Mass Air Flow sensor , sensore MAF), che provvede<br />

a fornire la misura in portata massica del flusso d’aria che entra nel<br />

circuito;<br />

• il compressore volumetrico (C), comprime l’aria in ingresso innalzan-<br />

done pressione e temperatura. Il movimento alla girante del compres-<br />

sore è comunicato attraverso un albero rigido che lo caletta alla turbina<br />

posta allo scarico (T);


Modello del sottosistema aria 19<br />

• l’Intercooler (2-3). Con la sovralimentazione del motore, l’aria entrante<br />

nei cilindri ha una densità maggiore rispetto alla normale densità at-<br />

mosferica in con<strong>di</strong>zioni normali <strong>di</strong> pressione e temperatura. Tuttavia<br />

il compressore durante la compressione fa innalzare la temperatura e<br />

<strong>di</strong>minuire la densità dell’aria andando così a perdere parte dei vantaggi<br />

dati dalla compressione. L’INTERCOOLER raffredda l’aria in uscita<br />

dal compressore in modo da aumentare la densità <strong>di</strong> carica. Con l’au-<br />

mento della densità <strong>di</strong>caricasipuò riempire ogni cilindro ,durante cias-<br />

cuna fase <strong>di</strong> aspirazione, con più ossigeno, aumentando <strong>di</strong> conseguen-<br />

za la potenza del motore. Inoltre una riduzione della temperatura <strong>di</strong><br />

ingresso nei cilindri produce una riduzione della temperature dei gas<br />

<strong>di</strong> scarico. Se l’INTERCOOLER riesce, ad esempio, ad abbassare la<br />

temperature <strong>di</strong> ingresso nei cilindri da 120 ◦ Cfinoa40 ◦ C,cisaràin<br />

linea <strong>di</strong> massima un decremento simile per i gas <strong>di</strong> scarico. Quin<strong>di</strong>,<br />

se i gas <strong>di</strong> scarico hanno una temperatura prossima ai 750 ◦ C senza il<br />

raffreddamento, una riduzione <strong>di</strong> 80 ◦ C in aspirazione potrà ridurre la<br />

temperatura dei gas fino a 670 ◦ C. Tale riduzione può essere <strong>di</strong> notevole<br />

importanza, ad esempio per prolungare la vita delle valvole <strong>di</strong> scarico,<br />

della turbina e <strong>di</strong> tutti gli organi a valle del ciclo;<br />

• la valvola a farfalla all’ingresso del collettore <strong>di</strong> aspirazione (3-4). Gen-<br />

eralmente durante il normale funzionamento del motore resta total-<br />

mente aperta e viene chiusa solo durante la fase <strong>di</strong> spegnimento del<br />

motore per ridurre i traballamenti e la rumorosità durante lo spegni-<br />

mento. In alcuni casi può essere usata per abbassare la pressione nel<br />

collettore <strong>di</strong> scarico e generare così una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione attraverso<br />

la valvola <strong>di</strong> EGR. Supponendo che durante il normale funzionamento<br />

venga tenuta costantemente aperta nel proseguo sarà tralasciata;


Modello del sottosistema aria 20<br />

• il collettore <strong>di</strong> aspirazione (5). E’ il volume <strong>di</strong> raccolta aria in ingresso<br />

ai cilindri;<br />

• la valvola <strong>di</strong> ricircolo dei gas <strong>di</strong> scarico (Exhaust Gas Recirculation,<br />

EGR). E’ una valvola che riporta i gas inerti in uscita dai cilindri verso<br />

il collettore <strong>di</strong> scarico. L’EGR è stato introdotto come un <strong>di</strong>spositivo<br />

per ridurre la produzione <strong>di</strong> NOx. PoichégliNOx sono prodotti prici-<br />

palmente ad alte pressioni ed ad alte temperature, è possibile control-<br />

larne la relativa formazione riducendo la compressione o la temperatura<br />

nella camera <strong>di</strong> combustione. A tal fine l’EGR mescola il gas <strong>di</strong> scarico<br />

raffreddato nel flusso dell’aria nel collettore <strong>di</strong> aspirazione, contribuen-<br />

do ad abbassare le temperature <strong>di</strong> combustione e riducendo la quantità<br />

<strong>di</strong> ossigeno e combustibile che sono bruciati in ogni ciclo. Uno degli<br />

svantaggi dell’EGR è che fa <strong>di</strong>minuire la stabilità della combustione.<br />

Per non compromettere la guidabilità, cioè ilmodoconcuiilmotore<br />

eroga coppia, l’EGR è attivo soltanto durante gli stati <strong>di</strong> carico bassi.<br />

La massima quantità <strong>di</strong> aria combusta ricircolata che i motori <strong>di</strong>esel<br />

possono tollerare prima che subentri il misfire (mancata combustione)<br />

è circa il 40%. L’uso dell’ EGR riduce la formazione <strong>di</strong> NOx fino al<br />

30%;<br />

• EGRcooler (7-9) è l’analogo dell’INTERCOOLER. Esso però raffredda<br />

i gas combusti che vengono ricircolati attraverso la valvola EGR;<br />

• il collettore <strong>di</strong> scarico (7), E’ il volume <strong>di</strong> raccolta gas in uscita dai<br />

cilindri, prima della turbina e dello scarico;<br />

• la turbina (T) a la geometria variabile. Raccoglie i gas in uscita dal<br />

collettore <strong>di</strong> scarico e produce la coppia per il compressore volumetrico<br />

(C). La turbina costituisce <strong>di</strong> fatto una strozzatura per il passaggio


Modello del sottosistema aria 21<br />

dei gas all’uscita del collettore <strong>di</strong> scarico. All’uscita della fase <strong>di</strong> scari-<br />

co, i gas escono spontaneamente dal cilindro, espandendosi fino alla<br />

pressione a cui si trova il collettore <strong>di</strong> scarico e quin<strong>di</strong> espandendosi an-<br />

cora attraverso la turbina fino alle pressione ambiente. Di conseguenza,<br />

l’energia a <strong>di</strong>sposizione della turbina può essere pensata costituita da<br />

due parti: l’una avente il carattere <strong>di</strong> parziale recupero dell’energia <strong>di</strong><br />

scarico spontaneo, e l’altra che si presenta come energia sottratta al<br />

motore durante la corsa <strong>di</strong> espulsione dei gas dal cilindro, che sono<br />

compressi dal pistone alla pressione nel collettore <strong>di</strong> scarico. L’energia<br />

intercettata dalla turbina viene comunicata al compressore volumetri-<br />

co (C) me<strong>di</strong>ante un albero <strong>di</strong> trasmissione rigido. La turbina è dotata<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo che è in grado <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarne la geometria e quin<strong>di</strong><br />

la permeabilità ai gas in ingresso. Sono stati proposti <strong>di</strong>versi sistemi<br />

per la regolazione della geometria della turbina. Il più efficaceèilsis-<br />

tema in cui delle palette presenti nel <strong>di</strong>stributore possono essere ruotate<br />

<strong>di</strong> uno stesso angolo per regolare l’area <strong>di</strong> efflusso e variare quin<strong>di</strong> la<br />

permeabilità della macchina. Un ren<strong>di</strong>mento elevato dell’insieme pre-<br />

suppone l’assenza <strong>di</strong> trafilamenti tra palette e cassa e quin<strong>di</strong> dei giochi<br />

molto ridotti. Il conseguente incremento del costo <strong>di</strong> produzione può<br />

raggiungere il 100% se rapportato ad una turbina convenzionale.


Modello del sottosistema aria 22<br />

Nomenclatura<br />

Per la descrizione del modello si introduce la seguente nomenclatura<br />

[pe<strong>di</strong>ci]:<br />

1 collettore <strong>di</strong> aspirazione;<br />

2 collettore <strong>di</strong> scarico;<br />

e motore;<br />

c compressore;<br />

tc turbocompressore;<br />

t turbina;<br />

egr EGR;<br />

ic INTERCOOLER;<br />

ec EGR cooler;<br />

amb ambiente;<br />

out scarico;<br />

f carburante.


Modello del sottosistema aria 23<br />

[grandezze]:<br />

ρ Densita <strong>di</strong> massa gas [kg/m3 ];<br />

P Pressione [kPa];<br />

F Concentrazione inerte [−];<br />

W Portata massica [kg/s];<br />

S Portata volumetrica [m 3 /s];<br />

Q Calore [kJ];<br />

T temperatura [K];<br />

V Volume [m 3 ];<br />

N Numero <strong>di</strong> giri [rpm];<br />

Ω Potenza [W ];<br />

χegr<br />

χvgt<br />

posizione normalizzata attuatore EGR [−];<br />

posizione normalizzata attuatore VGT [−];<br />

λ rapporto aria/carburante normalizzato [−];<br />

Itc<br />

Momento d’inerzia turbocompressore [kgm 2 ];<br />

Avgt(χvgt) area aquivalente attraverso la turbina [m 2 ];<br />

Aegr(χegr) area aquivalente attraverso l’EGR [m 2 ];<br />

R = cp − cv =0.2870 costante dei gas [kJ/kg/K];<br />

cp =1.<strong>01</strong>44 calore specifico a pressione costante [kJ/kg/K];<br />

cv =0.7274 calore specifico a volume costante [kJ/kg/K];<br />

γ = cp<br />

cv<br />

rapporto calori specifici [−];<br />

λ0 =14.56 rapporto stechiometrico [−];


Modello del sottosistema aria 24<br />

Vd =0.311977e − 3 cilindrata unitaria [m 3 ];<br />

ncyl = 4 numero cilindri [−];<br />

ηt<br />

ηc<br />

ηm<br />

ηv<br />

ηic<br />

ηec<br />

Γc<br />

ren<strong>di</strong>mento isoentropico turbina [−];<br />

ren<strong>di</strong>mento isoentropico compressore [−];<br />

ren<strong>di</strong>mento meccanico turbocompressore [−];<br />

ren<strong>di</strong>mento volumetrico cilindro [−];<br />

ren<strong>di</strong>mento INTERCOOLER [−];<br />

ren<strong>di</strong>mento EGR cooler [−];<br />

caratteristica <strong>di</strong> portata del compressore [m 3 /s];<br />

rc(χvgt) rapporto critico pressioni alla turbina [−];<br />

g(χvgt) rapporto pressioni alla turbina con portata nulla [−];<br />

1Pascal= 1Nm/1m 2<br />

1 bar = 100.000 Pascal<br />

1 mbar = 100 Pascal<br />

1 atm = 1<strong>01</strong>.325 Pascal<br />

Considerazioni sul sottosistema<br />

Da una prima analisi del sistema aria preso in esame, si può imme<strong>di</strong>atamente<br />

in<strong>di</strong>viduare che gli attuatori <strong>di</strong>sponibili per la regolazione sono l’attuatore<br />

sulla valvola EGR, che ne parzializza la chiusura (χegr) e l’attuatore sulla ge-<br />

ometria variabile della turbina, che ne mo<strong>di</strong>fica la permeabilità (χvgt). Come<br />

grandezze da controllare la scelta può essere delle più svariate. Nel nostro<br />

stu<strong>di</strong>olasceltaè ricaduta sul rapporto aria/carburante normalizzato λ e sulla<br />

concentrazione <strong>di</strong> inerte nel collettore <strong>di</strong> aspirazione F1. Questoperchèinun<br />

motore <strong>di</strong>esel la regolazione della coppia avviene me<strong>di</strong>ante la modulazione<br />

del carburante e in prima approssimazione la quantita <strong>di</strong> coppia generata<br />

è funzione solo della quantità <strong>di</strong> carburante iniettato (J.B.Heywood, 1988).


Modello del sottosistema aria 25<br />

Quin<strong>di</strong> la combustione può avvenire correttamente in un ampio intervallo <strong>di</strong><br />

valori per λ, che non è vincolata a rimanere al rapporto stechiometrico come<br />

nel caso dei motori benzina. D’altra parte una volta stabilita la coppia che<br />

si vuole generare, la quantità <strong>di</strong> inquinanti ed in particolare <strong>di</strong> NOx che si<br />

producono è funzione principalmente della temperatura e del λ <strong>di</strong> combus-<br />

tione. Quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>venta <strong>di</strong> fondamentale importanza per poter rientrare nei<br />

limiti <strong>di</strong> emissione prescritti controllare il rapporto aria/carburante e la con-<br />

centrazione <strong>di</strong> gas inerte nel collettore <strong>di</strong> aspirazione, ve<strong>di</strong> figura (Fig.1.3)<br />

Air/Fuel<br />

38<br />

36<br />

34<br />

32<br />

30<br />

28<br />

26<br />

24<br />

22<br />

20<br />

A/F vs. Emission limits<br />

NV<br />

EURO III EURO IV EURO V<br />

Figura 1.3: Evoluzione dei limiti su λ in funzione delle normative EURO.<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista controllistico, il sistema si presenta come un sistema<br />

MIMO (Multiple In Multiple Out) con una forte interazione fra gli ingressi<br />

<strong>di</strong> controllo. La risposta del χvgt sulla portata d’aria cambia al variare della<br />

T


Modello del sottosistema aria 26<br />

posizione χegr, le <strong>di</strong>namiche sono fortemente non lineari e con guadagni in<br />

continua non monotoni tra le uscite e χvgt, (Fig.1.4).<br />

Figura 1.4: Guadagni in continua fra χvgt, χegr e λ, F1.<br />

Anche da questa prima e superficiale analisi si capisce che pensare <strong>di</strong> pro-<br />

gettare una strategia <strong>di</strong> controllo basata su mappe richiede molto tempo per<br />

la loro messa a punto e spesso non conduce a risultati ottimali (M.Hafner et<br />

al., 2000). Quello che il progettista desidererebbe è utilizzare la valvola EGR<br />

per regolare la portata d’aria e il VGT per regolare la pressione in modo<br />

in<strong>di</strong>pendente (I.Kolmanovsky et al., 1997). Ecco allora che non stupisce che<br />

l’approccio SISO classico al problema del controllo <strong>di</strong> EGR e VGT, soprat-<br />

tutto in riferimento alla definizione degli obiettivi <strong>di</strong> <strong>di</strong>saccoppiamento per


Modello del sottosistema aria 27<br />

questi due attuatori non abbia consentito fino ad ora <strong>di</strong> ottenere risultati<br />

sod<strong>di</strong>sfacenti.<br />

Solo utilizzando un modello che descriva le <strong>di</strong>namiche dell’intero sistema<br />

multivariabile si ha la potenzialità <strong>di</strong> ottimizzare l’uso <strong>di</strong> questi due attua-<br />

tori specie nelle zone dove la loro interazione èpiù marcata (I.Kolmanovsky<br />

and A.Stefanopoulou, 1998). Il modello ricavato, oltre che essere utilizzato<br />

per la simulazione in ambienti “Hardware-In-the-Loop” (HIL), quali ad es-<br />

empio dSpace per la verifica del comportamento delle strategie <strong>di</strong> contollo<br />

motore, potrà anche essere usato per la costruzione <strong>di</strong> modelli ulteriormente<br />

semplificati, lineari o ‘Linear-Parameter-Varying” (LPV) e successivamente<br />

utilizzati per la sintesi del controllo (M.Jung and K.Glover, 2003), (M.Jung<br />

and K.Glover, 2006).<br />

Equazioni <strong>di</strong>namiche<br />

Il modello del sottosistema si costruisce sostanzialmente utilizzando le equazioni<br />

che descrivono i due volumi del collettore <strong>di</strong> scarico e <strong>di</strong> aspirazione del mo-<br />

tore. Nel caso <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o l’analisi del sottosistema aria è finalizzata<br />

alla costruzione <strong>di</strong> un modello il più possibile semplice ma sufficientemente<br />

descrittivo delle grandezze <strong>di</strong> maggior interesse per la gestione della combus-<br />

tione in modo da permettere la costruzione <strong>di</strong> strategie per la loro regolazione.<br />

Tali grandezze come introdotto precedentemente sono la concentrazione <strong>di</strong><br />

gas inerte nel collettore <strong>di</strong> aspirazione F1 ed il rapporto aria/carburante nor-<br />

malizzato λ. Data quin<strong>di</strong> la necessità <strong>di</strong> avere delle informazioni oltre che sul-<br />

la temperatura e la pressione anche sulla composizione (ossigeno e inerte) dei<br />

gas nei due volumi, le equazioni <strong>di</strong>namiche per densità, pressione e frazione<br />

<strong>di</strong> inerte per ognuno dei due volumi del colletore <strong>di</strong> aspirazione (pe<strong>di</strong>ce 1)


Modello del sottosistema aria 28<br />

e del collettore <strong>di</strong> scarico (pe<strong>di</strong>ce 2) (ve<strong>di</strong> paragrafo nomenclatura §1), sono<br />

derivate dalle equazioni fondamentalideibilanci<strong>di</strong>massa(J.Brug˚ard and<br />

J.Bergström, 1999), (F.Karlsson, 20<strong>01</strong>), (P.Andersson, 2005):<br />

˙ρ = 1<br />

V<br />

Win − Wout, (1.1)<br />

P ˙ = γR<br />

V (WinTin − WoutT ) , (1.2)<br />

F ˙ = 1<br />

ρV<br />

Win(Fin − F ). (1.3)<br />

a cui si aggiunge il bilancio delle coppie all’albero del gruppo turbocom-<br />

pressore per l’equazione della <strong>di</strong>namica dei giri (O.Flärd and M.Gustafsson,<br />

2003).<br />

˙Ntc =<br />

60 <br />

Ω.<br />

2πItcNtc<br />

(1.4)<br />

Andando quin<strong>di</strong> a descrivere le equazioni <strong>di</strong>namiche del modello, sotto<br />

l’ipotesi che non ci sia reflusso (flusso inverso) attraverso l’EGR, esplicitando<br />

tutti gli adden<strong>di</strong> sia per il collettore <strong>di</strong> aspirazione (pe<strong>di</strong>ce 1), per quello <strong>di</strong><br />

scarico (pe<strong>di</strong>ce 2), e per l’albero del turbocompressore, otteniamo:<br />

Collettore <strong>di</strong> aspirazione:<br />

• in ingresso la portata dal compressore Wc1 e quella dall’EGR W21;<br />

• in uscita la portata che entra nei cilindri W1e;<br />

Collettore <strong>di</strong> scarico:<br />

• in ingresso c’è la portata in uscita dai cilindri We2;<br />

• in uscita quella verso la turbina W2t e quella attraverso; l’EGR W21


Modello del sottosistema aria 29<br />

Albero turbocompressore:<br />

• a sommare la coppia fornita dalla turbina premoltiplicata per il ren<strong>di</strong>-<br />

mento meccanico ηmΩt;<br />

• a sottrare la coppia assorbita dal compressore Ωc;<br />

andando così a sostituire tutti gli adden<strong>di</strong> identificati nelle equazioni (1.1),(1.2),(1.3)<br />

e (1.4) si ottiene:<br />

˙ρ1 = 1<br />

V1<br />

(Wc1 + W21 − W1e) ,<br />

F1<br />

˙ = W21(F2 − F1) − Wc1F1<br />

,<br />

P1<br />

˙ = γR<br />

V1<br />

˙ρ2 = 1<br />

V2<br />

<br />

ρ1V1<br />

Wc1Tic + W21Tec − W1eT1 − ˙ Q1<br />

(We2 − W2t − W21) ,<br />

F2<br />

˙ = We2(Fe − F2)<br />

,<br />

P2<br />

˙ = γR<br />

V2<br />

˙Ntc = 60<br />

2π<br />

ρ2V2<br />

<br />

We2Te − W2tT2 − W21T2 − ˙ Q2<br />

ηmΩt − Ωc<br />

ItcNtc<br />

In figura (Fig.1.5) si riporta lo schema del motore con le in<strong>di</strong>cazioni delle<br />

<br />

.<br />

granderre in<strong>di</strong>cate nelle formule precedenti.<br />

cp<br />

cp<br />

<br />

,<br />

<br />

,


Modello del sottosistema aria 30<br />

amb amb P T , vgt<br />

Air Filter<br />

Intercooler<br />

Tic<br />

ic<br />

EGR<br />

valve<br />

Air Flow<br />

Meter<br />

EGR cooler<br />

c t<br />

N tc , I tc<br />

C T<br />

Wc1 c<br />

m , t<br />

Tec<br />

ec W2t P , F , T , V<br />

W21 ,<br />

N e<br />

egr<br />

P , F , T , V<br />

1 ,<br />

1<br />

1<br />

Figura 1.5: Schema motore con riferimenti alle grandezze del modello.<br />

1<br />

In base a tali equazioni, raccogliendo in forma vettoriale gli ingressi, lo<br />

stato e le uscite, viene in<strong>di</strong>viduata una descrizione del modello come segue<br />

• X stato<br />

• u ingressi manipolabili<br />

• û ingressi non manipolabili<br />

1<br />

2 ,<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

Pout<br />

W2t W f


Modello del sottosistema aria 31<br />

• y uscita<br />

⎡<br />

⎢<br />

X = ⎢<br />

⎣<br />

ρ1<br />

F1<br />

P1<br />

ρ2<br />

F2<br />

P2<br />

Ntc<br />

⎤<br />

⎥<br />

⎦<br />

u =<br />

⎡<br />

⎣ χegr<br />

χvgt<br />

⎡<br />

⎢<br />

⎤ ⎢<br />

⎦ ⎢<br />

û = ⎢<br />

⎣<br />

Pamb<br />

Tamb<br />

Pout<br />

Ne<br />

Wf<br />

⎤<br />

⎥<br />

⎦<br />

⎡<br />

y = ⎣ λ<br />

Riguardo alla temperatura in uscita dal cilindro Te ed ai bilanci ener-<br />

getici nei due collettori vengono introdotte le seguenti approssimazioni. La<br />

temperatura in uscita dal motore viene approssimata con una funzione non<br />

lineare della giratura motore Ne e della portata <strong>di</strong> combustibile iniettato Wf.<br />

Tale funzione nel modello è realizzata con una funzione affine a tratti:<br />

Te = f(Ne,Wf)<br />

Lo scambio <strong>di</strong> calore nel collettore <strong>di</strong> aspirazione viene considerato trascur-<br />

abile e quin<strong>di</strong> posto a 0:<br />

˙Q1 = 0<br />

Il collettore <strong>di</strong> scarico, al contrario <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> aspirazione, non può essere<br />

approssimato come a<strong>di</strong>abatico, ma data la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> misurare o stimare<br />

lo scambio <strong>di</strong> calore con l’esterno si preferisce considerarlo nullo ( ˙ Q2 =0)e<br />

mappare il suo effetto nell’equazione che ricostruisce la temperatura all’uscita<br />

dal motore, quin<strong>di</strong>:<br />

˙Q2 = 0<br />

F1<br />

⎤<br />


Modello del sottosistema aria 32<br />

Nell’equazione del bilancio delle coppie del sistema turbocompressore il<br />

ren<strong>di</strong>mento meccanico del gruppo ηm viene solitamente posto uguale ad una<br />

costante ed inglobato nel ren<strong>di</strong>mento isoentropico della turbina ηt, (O.Flärd<br />

and M.Gustafsson, 2003).<br />

Le pressioni <strong>di</strong> contorno: ambiente ed allo scarico vengono fissate ad un<br />

valore costante ed inoltre viene considerata trascurabile la caduta <strong>di</strong> pressione<br />

a cavallo del filtro aria in ingresso al circuito aria.<br />

Equazioni statiche<br />

Nelle equazioni che descrivono le <strong>di</strong>namiche dei due collettori e la <strong>di</strong>nami-<br />

ca dell’albero turbocompressore in<strong>di</strong>cate precedentemente, compaiono molti<br />

termini che <strong>di</strong>pendono dalle trasformazioni che avvengono nei vari elementi<br />

(EGR, turbina, compressore, ...) che sono stati approssimati come elementi<br />

con volume trascurabile. In base a tale posizione le trasformazioni che avven-<br />

gono in tali sottoparti del sistema sono state caratterizzate da equazioni al-<br />

gebriche che ne descrivono il comportamento come evoluzione attraverso una<br />

successione <strong>di</strong> stati quasi stazionari.<br />

Temperature nei collettori<br />

In tale modo, e facendo anche riferimento alla bibliografia presente a tale<br />

riguardo (Nieuwstadt et al., 2000), (I.Kolmanovsky et al., 1999) sono state<br />

descritte le temperature nei due collettori secondo l’equazione dei gas perfetti.


Modello del sottosistema aria 33<br />

T1 = P1<br />

ρ1R<br />

T2 = P2<br />

ρ2R<br />

Potenza fornita dalla turbina ed assorbita dal compres-<br />

sore<br />

Le trasformazioni termo<strong>di</strong>namiche nel compressore e nella turbina sono state<br />

descritte come trasformazioni isoentropiche (L.Eriksson et al., 2002), (I.Kolmanovsky<br />

et al., 1997), dove i ren<strong>di</strong>menti isoentropici <strong>di</strong> turbina e compressore sono<br />

mappati e verranno trattati in maggior dettaglio nel capitolo successivo.<br />

Ωc = Wc1cpTamb<br />

<br />

ηc S0 P1<br />

c1 , Pamb<br />

Ωt = W2tcpT2 ηt<br />

<br />

<br />

P1<br />

Pamb<br />

χvgt,Ntc,T2, Pout<br />

P2<br />

γ−1<br />

γ<br />

<br />

1 −<br />

− 1<br />

<br />

Pout<br />

Frazione <strong>di</strong> gas inerte in uscita dal motore<br />

P2<br />

γ−1 <br />

γ<br />

(1.5)<br />

La frazione <strong>di</strong> gas inerte in uscita dal motore è espressa secondo l’equazione<br />

seguente, che rappresenta come varia la frazione <strong>di</strong> inerte in funzione della<br />

combustione che avviene nel cilindro (O.Storset et al., 2000).<br />

Fe = W1eF1 + Wf(1 + λ0)<br />

W1e + Wf


Modello del sottosistema aria 34<br />

Portata attraverso la valvola EGR<br />

La portata attraverso la valvola EGR viene descritta utilizzando l’equazione<br />

<strong>di</strong> De Saint-Venant (Nieuwstadt et al., 2000) per il flusso stazionario attraver-<br />

so un condotto.<br />

P0,<br />

T0,V0<br />

Throat<br />

P, T,V<br />

AT<br />

Figura 1.6: Schema teorico modello De Saint-Venant.


Modello del sottosistema aria 35<br />

che nel caso della valvola EGR <strong>di</strong>venta:<br />

W21 = Aegr(χegr) P2<br />

√<br />

RT2<br />

⎧ <br />

⎪⎨<br />

Ψ(r) =<br />

⎪⎩ √<br />

γ<br />

Ψ<br />

2γ<br />

γ−1<br />

P1<br />

P2<br />

2<br />

γ+1<br />

Portata attraverso la turbina<br />

<br />

con<br />

<br />

r 2<br />

γ − r γ+1 <br />

γ<br />

γ+1<br />

2(γ−1)<br />

se r><br />

se r ≤<br />

γ<br />

2 γ−1<br />

γ+1<br />

2<br />

γ+1<br />

γ<br />

γ−1<br />

Anche per quanto riguarda l’equazione della portata attraverso la turbina,<br />

che verrà trattata in maggior dettaglio nel prossimo capitolo, viene utilizzata<br />

una versione mo<strong>di</strong>ficata dell’equazione <strong>di</strong> De Saint-Venant (I.Kolmanovsky<br />

et al., 1997).<br />

˜Ψ(r, χvgt) =<br />

W2t = Avgt(χvgt) P2<br />

√<br />

RT2<br />

⎧<br />

⎪⎨<br />

⎪⎩<br />

˜Ψ<br />

<br />

Pout<br />

,χvgt<br />

P2<br />

<br />

(r − g(χvgt)+1) 2<br />

γ − (r − g(χvgt)+1) γ+1<br />

γ<br />

<br />

con (1.6)<br />

se<br />

<br />

r > rc(χvgt)<br />

(rc(χvgt) − g(χvgt)+1) 2<br />

γ − (rc(χvgt) − g(χvgt)+1) γ+1<br />

γ<br />

se r ≤ rc(χvgt)<br />

Portata attraverso il compressore<br />

La portata attraverso il compressore è invece sostanzialmente ricostruita con<br />

un equazione che si basa sulla mappatura che deriva dal costruttore e verrà<br />

descritta in maggior dettaglio nel capitoli seguenti.


Modello del sottosistema aria 36<br />

Wc1 = Pamb<br />

RTamb<br />

<br />

Tamb<br />

Tref<br />

Portata in ingresso al motore<br />

<br />

P1<br />

Γc ,N<br />

Pamb<br />

0 tc<br />

<br />

(1.7)<br />

La portata in ingresso al cilindro è descritta in modo classico dalla relazione<br />

W1e = ncylVd<br />

ηv(Ne,P1)NeP1<br />

120RT1<br />

dove ηv(Ne,P1) è il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> aspirazione che viene mappato in funzione<br />

del punto motore.<br />

Portata in uscita dal motore<br />

La portata in uscita dai cilindri in stazionario è la somma della portata<br />

entrante più quella dovuta al carburante iniettato.<br />

We2 = W1e + Wf<br />

Temperatura all’uscita del compressore<br />

La temperatura in uscita dal compressore è data dalla trasformazione isoen-<br />

tropica descritta da:<br />

Tc = Tamb<br />

⎡<br />

⎣1+<br />

ηc<br />

1<br />

<br />

Ntc,Tamb, P1<br />

Pamb<br />

P1<br />

<br />

Pamb<br />

γ−1<br />

γ<br />

Temperatura all’uscita dell’INTERCOOLER<br />

<br />

− 1<br />

⎤<br />

⎦<br />

La temperatura dei gas in uscita dall’INTERCOOLER è funzione del ren<strong>di</strong>-<br />

mento dell’INTERCOOLER ηic


Modello del sottosistema aria 37<br />

Tic = Tambηic +(1− ηic)Tc<br />

Temperatura all’uscita del cooler EGR<br />

Analogamente la temperatura in uscita del cooler EGR per il raffreddamento<br />

dei gas che ricircolano dal collettore <strong>di</strong> scarico verso quello <strong>di</strong> aspirazione<br />

viene descritta in funzione del ren<strong>di</strong>mento del cooler EGR ηec<br />

Tec = Tambηec +(1− ηec)T2<br />

Nelle equazioni delle trasformazioni termo<strong>di</strong>namiche nel cooler EGR e<br />

nell’ INTERCOOLER, i comportamenti sono piuttosto stabili e quin<strong>di</strong> in<br />

prima approssimazione i rispettivi ren<strong>di</strong>menti ηec e ηic vengono posti pari<br />

a delle costanti da identificare. Se l’efficienza dei cooler è molto elevata in<br />

prima approssimazione le temperature in uscita possono essere anche fis-<br />

sate come delle costanti. Altrimenti valgono le equazioni sopra in<strong>di</strong>cate con<br />

l’approssimazione <strong>di</strong> porre i ren<strong>di</strong>menti dei cooler costanti.<br />

Rapporto aria/carburante normalizzato<br />

Infine il rapporto aria carburante, che è stato in<strong>di</strong>cato come una delle uscite<br />

<strong>di</strong> interesse del modello, è ricostruito a partire dalla frazione <strong>di</strong> inerte presente<br />

nel collettore <strong>di</strong> aspirazione a dalla quantità <strong>di</strong> combustibile iniettato.<br />

λ =<br />

(1 − F1)W1e<br />

Wf


Capitolo 2<br />

Turbocompressore<br />

La composizione e la descrizione dell’intero modello rispecchia, per quanto<br />

riguarda la descrizione delle <strong>di</strong>namiche collettore delle trasformazioni nell’E-<br />

GR e nei due cooler, nonchè nella descrizione della portata in ingresso ed in<br />

uscita dal cilindro, uno schema a valori me<strong>di</strong>.<br />

L’uso <strong>di</strong> schemi a valori me<strong>di</strong>, che come si può capire anche dalla letter-<br />

atura (M.Fons et al., 1999), (H.Bengtsson, 2002), rappresenta uno standard<br />

già ben collaudato per la costruzione <strong>di</strong> modelli “control-oriented” per motori<br />

a combustione interna. L’elemento su cui ci siamo soffermati maggiormente<br />

in questa attività, sia per il carattere <strong>di</strong> maggior contenuto innovativo, sia<br />

per la concreta <strong>di</strong>fficoltà che ne comporta la trattazione, è il modello del<br />

sistema turbocompressore e la sua integrazione in un modello complessivo<br />

che permetta <strong>di</strong> valutare le interazioni <strong>di</strong> tale <strong>di</strong> componente con altri quali<br />

ad esempio l’EGR e <strong>di</strong> valutare come il funzionamento dell’intero sistema ne<br />

venga influenzato.<br />

Il turbo sovralimentatore a gas <strong>di</strong> scarico utilizzato per le prove sperimen-<br />

tali nell’ambito del presente lavoro è quello utilizzato sul motore 1.3 Multijet,<br />

ovvero un KKK KP35 (prodotto dalla Borg Warner Turbo System) dotato


Turbocompressore 39<br />

<strong>di</strong> palette del <strong>di</strong>stributore della turbina a calettamento variabile (Variable<br />

Nozze Turbine, VGT).<br />

Figura 2.1: Turbocompressore Borg Warner KP35.<br />

Questa caratteristica rispetto alla turbina a geometria fissa con valvola<br />

waste-wate (P.Andersson, 2002), permette <strong>di</strong> ottenere valori più elevati<strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> espansione in turbina, che può adattarsi ai <strong>di</strong>versi regimi mo-<br />

tore e garantire così oltre che un miglior ren<strong>di</strong>mento complessivo, anche una<br />

migliore risposta ai transitori e una caratteristica <strong>di</strong> coppia del motore più<br />

favorevole alla trazione stradale.<br />

La maggiore efficienza della turbina è giustificata dal fatto che, grazie<br />

alla possibilità <strong>di</strong> variare l’incidenza delle palette del <strong>di</strong>stributore, si possono


Turbocompressore 40<br />

Figura 2.2: Turbocompressore Borg Warner KP35, sezione.<br />

ridurre le per<strong>di</strong>te dovute all’urto all’ingresso del rotore. Soprattutto nelle ap-<br />

plicazioni veicolistiche, può infatti capitare spesso, a causa <strong>di</strong> variazioni della<br />

portata o del regime <strong>di</strong> rotazione rispetto alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progetto, che la<br />

velocità in ingresso non risulti tangente al bordo <strong>di</strong> attacco della paletta ro-<br />

torica: controllando il calettamento delle palette statoriche si riesce ad avere<br />

un angolo <strong>di</strong> ingresso sempre prossimo alle con<strong>di</strong>zioni ottimali, riducendo le<br />

per<strong>di</strong>te e migliorando quin<strong>di</strong> il ren<strong>di</strong>mento.<br />

Un altro aspetto importante è legato alla possibilità <strong>di</strong> regolare la sezione<br />

<strong>di</strong> passaggio del <strong>di</strong>stributore della turbina, da un valore minimo a un valore<br />

massimo (corrispondente alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> piena apertura). Ridotte sezioni


Turbocompressore 41<br />

<strong>di</strong> passaggio sono particolarmente utili ai bassi regimi e carichi, per avere un<br />

elevato rapporto <strong>di</strong> espansione attraverso la turbina e <strong>di</strong> conseguenza elevate<br />

velocità dei gas a valle del <strong>di</strong>stributore. Aumentando il regime <strong>di</strong> rotazione<br />

del motore (e con esso la portata <strong>di</strong> gas evolventi), il <strong>di</strong>stributore viene pro-<br />

gressivamente aperto per poter smaltire tale portata senza aumentare ecces-<br />

sivamente il rapporto <strong>di</strong> espansione, e contenendo quin<strong>di</strong> l’incremento della<br />

contropressione allo scarico. Va notato che, in assenza <strong>di</strong> un circuito <strong>di</strong> by-<br />

pass (come nel caso in cui si utilizzi una valvola <strong>di</strong> by-pass della turbina,<br />

detta waste-gate), l’intera portata <strong>di</strong> gas <strong>di</strong> scarico viene elaborata dalla<br />

turbina, con un conseguente migliore recupero energetico della loro entalpia.<br />

L’impiego <strong>di</strong> un sistema a geometria variabile permette <strong>di</strong> ridurre inoltre le<br />

<strong>di</strong>mensioni della turbomacchina ed in particolare del rotore, contenendo l’in-<br />

erzia delle parti rotanti e quin<strong>di</strong> garantendo una risposta molto più pronta<br />

alle variazioni <strong>di</strong> carico.<br />

Per interpretare adeguatamente le curve caratteristiche <strong>di</strong> compressore<br />

e turbina che i costruttori rendono <strong>di</strong>sponibili, è necessario introdurre una<br />

convenzione. Tali prestazioni infatti vengono misurate su un banco prova<br />

con aria in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura e pressione <strong>di</strong>verse da quelle alle quali<br />

compressore e turbina si trovano ad operare su motore e devono quin<strong>di</strong> essere<br />

corrette. La stragrande maggioranza dei costruttori assumono come riferi-<br />

mento la temperatura e la pressione ambiente (circa 20 ◦ C, cioè 293 K, e<br />

circa 1 bar o, le stesse grandezze espresse in unità del sistema anglosassone).<br />

Per poter correlare correttamente le portate misurate al banco a quelle effet-<br />

tive nell’impiego su motore si definisce così la portata corretta o ridotta e la<br />

velocità <strong>di</strong> rotazione corretta o ridotta.<br />

Si possono così definire grandezze cosiddette pseudo-a<strong>di</strong>mensionali che de-<br />

scrivono il comportamento <strong>di</strong> una turbomacchina operatrice con vali<strong>di</strong>tà del


Turbocompressore 42<br />

tutto generale:<br />

• Rapporto <strong>di</strong> espansione β = P2<br />

P1<br />

• Velocità ridotta<br />

<br />

T0<br />

n0 = n T1<br />

• Portata massica ridotta m0 ˙ = ˙m P0<br />

<br />

T1<br />

P1 T0<br />

• Portata volumetrica ridotta<br />

<br />

T0<br />

mv0 ˙ = ˙mv T1<br />

in cui, per capire, m0 è la portata in massa misurata quando l’aria aspirata<br />

è alla temperatura <strong>di</strong> riferimento T0 ed alla pressione <strong>di</strong> riferimento P0 ed<br />

n0 è il corrispondente regime <strong>di</strong> rotazione, mentre m è la portata in massa<br />

che verrebbe misurata alla temperatura T1 ed alla pressione P1 alla velocità<br />

<strong>di</strong> rotazione n. Ad esempio, per il compressore i costruttori forniscono delle<br />

curve <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza del rapporto <strong>di</strong> compressione β (cioè il rapporto tra la<br />

pressione allo scarico del compressore e quella all’aspirazione dello stesso)<br />

dalla portata m0 al variare del regime <strong>di</strong> rotazione n0. Se il compressore<br />

aspira aria ad una temperatura T ed una pressione P , la portata che dovremo<br />

attenderci è<br />

al regime <strong>di</strong> rotazione:<br />

˙m = ˙<br />

P<br />

m0<br />

P0<br />

n = n0<br />

T0<br />

T<br />

T<br />

T0<br />

Per la turbina le considerazioni sono del tutto analoghe con la sola lieve<br />

<strong>di</strong>fferenza che si in<strong>di</strong>ca con β il rapporto <strong>di</strong> espansione cioè il rapporto tra<br />

la pressione all’ingresso della turbina e quella allo scarico della stessa (per<br />

entrambelemacchineè quin<strong>di</strong> superiore ad uno).


Turbocompressore 43<br />

Inoltre quando il turbocompressore è montato su <strong>di</strong> un motore, se la cor-<br />

rezione da apportare alle portate del compressore è generalmente piccola<br />

(perché esso aspira aria a temperatura poco <strong>di</strong>scosta da T0 e pressione poco<br />

<strong>di</strong>versa da P0), lo stesso non può <strong>di</strong>rsi per la turbina che aspira gas combusti<br />

molto cal<strong>di</strong> a pressione spesso nettamente superiore a quella atmosferica.<br />

Nei successivi paragrafi riallacciandosi alla equazioni introdotte nel Capi-<br />

tolo 1 analizzeremo, dopo una piccola introduzione <strong>di</strong> carattere generale il<br />

modello del compressore e della turbina.<br />

Compressore<br />

Il principio <strong>di</strong> funzionamento è il seguente: l’aria viene aspirata dal com-<br />

pressore (dopo aver attraversato il filtro, ben inteso) ed interagisce con la<br />

girante dotata <strong>di</strong> palette. Questa, muovendosi, fornisce energia all’aria che<br />

viene contemporaneamente forzata ad allontanarsi dall’asse <strong>di</strong> rotazione della<br />

macchina (da qui il nome centrifugo). In questo moto, l’energia delle parti-<br />

celle <strong>di</strong> aria aumenta e con essa anche la pressione e la velocità (oltre alla<br />

temperatura). Quando esce dalla girante l’aria ha una elevata energia cinet-<br />

ica, che viene trasformata in un ulteriore aumento <strong>di</strong> pressione nel <strong>di</strong>ffusore<br />

e nella voluta, cioè in quella parte della cassa del compressore che si trova a<br />

valle della girante stessa.<br />

Un importante parametro che definisce la qualità della trasformazione opera-<br />

ta dal compressore sull’aria é il cosiddetto ren<strong>di</strong>mento a<strong>di</strong>abatico o isentrop-<br />

ico. Esso è dato dal rapporto tra la potenza che spenderebbe una macchina<br />

perfetta per comprimere l’aria e la potenza che invece spende il compressore<br />

reale per raggiungere la stessa pressione. In pratica il ren<strong>di</strong>mento a<strong>di</strong>abatico<br />

massimo dei compressori impiegati su motori stradali non supera attual-


Turbocompressore 44<br />

Figura 2.3: Schema <strong>di</strong> un compressore centrifugo.<br />

mente l’80 %. I <strong>di</strong>ffusori utilizzati sui piccoli turbocompressori sono lisci,<br />

cioè non alettati, al contrario dei compressori più gran<strong>di</strong> e concepiti per el-<br />

evati rapporti <strong>di</strong> compressione, che sono provvisti <strong>di</strong> alette. I <strong>di</strong>ffusori lisci<br />

sono caratterizzati da un intervallo <strong>di</strong> portate <strong>di</strong> utilizzo più esteso <strong>di</strong> quelli


Turbocompressore 45<br />

alettati, da un minor costo e da un ren<strong>di</strong>mento minore (perché il fluido è<br />

meno guidato che nei <strong>di</strong>ffusori alettati).<br />

È possibile <strong>di</strong>mostrare che l’aria può<br />

essere compressa ad una pressione tanto più elevata quanto maggiore èla<br />

velocità periferica delle palette che compongono la girante. Se il <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong><br />

quest’ultima è piccolo, come avviene nel caso dei compressori per autoveicoli,<br />

la sua velocità <strong>di</strong> rotazione deve essere molto elevata se si vogliono raggiun-<br />

gere rapporti <strong>di</strong> compressione significativi. Così un piccolo compressore per<br />

un Diesel può ruotare fino ad oltre 250.000 giri al minuto.<br />

La teoria sulla determinazione del flusso che attraversa il compressore e<br />

del ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> compressione è molto complessa (N.Watson<br />

and M.S.Janota, 1982), (S.Sandrolini, 1998) e (S.Sandrolini, 1997). Inoltre,<br />

il modello ottenuto da un approccio <strong>di</strong> questo tipo è solitamente piuttosto<br />

scadente. Quin<strong>di</strong> si è cercato <strong>di</strong> utilizzare le mappe fornite dal costruttore<br />

cercando <strong>di</strong> trovare qualche metodo per interpolarle.<br />

Il compressore KP35 utilizzato sul propulsore preso in considerazione<br />

è una macchina ra<strong>di</strong>ale centrifuga. Le prestazioni sono state fornite dal<br />

Costruttore in forma <strong>di</strong> curve caratteristiche, le quali rappresentano la por-<br />

tata corretta in funzione del rapporto <strong>di</strong> compressione per valori costanti<br />

della velocità <strong>di</strong> rotazione, sullo stesso <strong>di</strong>agramma sono anche rappresentate<br />

anche le curve isoren<strong>di</strong>mento (Fig.2.4)


Turbocompressore 46<br />

Rapporto <strong>di</strong> compressione [-]<br />

4,2<br />

3,8<br />

3,4<br />

3,0<br />

2,6<br />

2,2<br />

1,8<br />

1,4<br />

115597<br />

185960<br />

155804<br />

211090<br />

0.6<br />

TURBOCOMPRESSORE KKK KP35 1575DBC 426.18<br />

n redV = 261349 min -1<br />

231193<br />

246271<br />

0.68<br />

0.65<br />

0.68<br />

0.7<br />

0.72<br />

isV = 0.73<br />

0.72<br />

0.7<br />

0.68<br />

0.65<br />

0.6<br />

0.55<br />

75389<br />

1,0<br />

0,00 0,<strong>01</strong> 0,02 0,03 0,04 0,05 0,06 0,07 0,08 0,09 0,10 0,11 0,12 0,13<br />

0.55<br />

Portata volumetrica ridotta [m3/s]<br />

Figura 2.4: Mappa compressore KP35, lega la portata volumetrica ridotta che<br />

P1<br />

,alrapportopressione, alla velocità ridotta del<br />

attraversa il compressore S0 c1 Pamb<br />

turbocompressore N 0 tc ed al ren<strong>di</strong>mento isoentropico ηc.<br />

Le equazioni introdotte nel Capitolo 1 per la portata attraverso il com-<br />

pressore<br />

Wc1 = Pamb<br />

RTamb<br />

<br />

Tamb<br />

Tref<br />

<br />

P1<br />

Γc ,N<br />

Pamb<br />

0 tc<br />

e per la trasformazione termo<strong>di</strong>namica isoentropica che avviene nel compres-<br />

sore<br />

Ωc = Wc1cpTamb<br />

<br />

ηc S0 c1, P1<br />

Pamb<br />

<br />

P1<br />

Pamb<br />

γ−1<br />

γ<br />

− 1<br />

sono state implementate nello schema Simulink descritto <strong>di</strong> seguito


Turbocompressore 47<br />

P_monte_comp [kPa]<br />

P_valle_comp [kPa]<br />

T_monte_comp [K]<br />

N_tc [rpm]<br />

W_c [kg/s]<br />

eta_c<br />

2.Portata attraverso il compressore e<br />

ren<strong>di</strong>mento isoentropico<br />

2<br />

W_c [kg/s]<br />

T_monte_comp [K]<br />

P_valle_comp [kPa]<br />

P_monte_comp [kPa]<br />

W_c [kg/s]<br />

eta_c<br />

P_c [W]<br />

4.Equazione trasformaszione isoentropica<br />

lato compressore<br />

Figura 2.5: Schema Simulink Compressore.<br />

<br />

P1<br />

dove le due mappe Γc Pamb ,Ntc<br />

<br />

e ηc Ntc,Tamb, P1<br />

<br />

che compaiono<br />

Pamb<br />

sono state ottenute dai dati forniti dal costruttore tramite procedure trattate<br />

più approfon<strong>di</strong>tamente nel Capitolo 4.


Turbocompressore 48<br />

2<br />

P_valle_comp [kPa]<br />

3<br />

P_monte_comp [kPa]<br />

R<br />

Costante dei gas<br />

[kJ/ (kg*K)]<br />

Cp_c<br />

Calore specifico<br />

pressione costante<br />

lato compressore<br />

[kJ/ (kg*K)]<br />

u(1)^u(2)<br />

1<br />

4<br />

W_c [kg/s]<br />

5<br />

eta_c<br />

1<br />

T_monte_comp [K]<br />

portata massica compressore potenza assorbita dal compressore<br />

ren<strong>di</strong>mento isoentropico compressore<br />

Figura 2.6: Potenza assorbita dal compressore.<br />

Figura 2.7: Portata e ren<strong>di</strong>mento compressore.<br />

1<br />

P_c [W]


Turbocompressore 49<br />

Turbina<br />

Figura 2.8: Schema <strong>di</strong> una cturbina centripeta.<br />

La turbina è costituita da una parte rotante, detta girante o rotore, e da<br />

una parte fissa ancorata al motore, detta cassa. Nella cassa èricavatoun<br />

condotto a forma <strong>di</strong> chiocciola, detto voluta, che ha la funzione <strong>di</strong> convogliare


Turbocompressore 50<br />

opportunamente i gas <strong>di</strong> scarico verso la girante. Questi ultimi entrano nella<br />

girante con <strong>di</strong>rezione centripeta (da qui il nome), interagiscono con le palette<br />

della girante stessa cedendole potenza meccanica e vengono poi scaricati in<br />

<strong>di</strong>rezione parallela all’asse del rotore, attraversando un <strong>di</strong>ffusore che ha il<br />

compito <strong>di</strong> rallentarli.<br />

La turbina presa in esame è una turbina a geometria variabile dotata <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stributore a palette orientabili (Fig.2.9)<br />

Figura 2.9: Turbina a geometria variabile KP35VTG 42mm.<br />

La turbina a geometria variabile (nota anche con la sigla VGT Variable<br />

Geometry Turbine) permette <strong>di</strong> regolare la potenza fornita dalla macchina<br />

senza <strong>di</strong>ssipare il salto entalpico dei gas <strong>di</strong> scarico.<br />

Tale soluzione, pur presentando maggiori costi derivanti dalla complicazione<br />

costruttiva e dal controllo dell’angolo <strong>di</strong> calettamento, garantisce migliori<br />

prestazioni rispetto alla soluzione che prevede l’utilizzo della valvola waste-


Turbocompressore 51<br />

gate. Lavalvolawaste-gate consente <strong>di</strong> controllare la portata ed il rapporto<br />

<strong>di</strong> espansione dei gas attraverso la turbina. Aprendo la valvola si effettua<br />

il by-pass <strong>di</strong> una certa portata <strong>di</strong> gas <strong>di</strong> scarico, riducendo così lapoten-<br />

za erogata dalla macchina. Allo stesso modo, nel caso <strong>di</strong> una macchina a<br />

geometria variabile, si può agire aumentando la sezione <strong>di</strong> passaggio del <strong>di</strong>s-<br />

tributore e riducendo la pressione a monte della stessa, e provocando una<br />

<strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> potenza erogata dalla turbina; aprendo gli ugelli ai regimi più<br />

alti e chiudendoli a quelli più bassi.<br />

Figura 2.10: Dettaglio geometria variabile.


Turbocompressore 52<br />

L’utilizzo dell’energia dei gas combusti può essere ottimizzato in tutto il<br />

campo <strong>di</strong> funzionamento del motore, garantendo un consistente incremento<br />

<strong>di</strong> coppia ai bassi regimi ed evitando allo stesso tempo che la velocità della<br />

turbomacchina aumenti eccessivamente quando il motore opera nella zona <strong>di</strong><br />

massima potenza. Un altro vantaggio garantito da questa soluzione consiste<br />

nel fatto che è possibile ottimizzare per ogni con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> funzionamento il<br />

ren<strong>di</strong>mento della turbina, minimizzando le per<strong>di</strong>te per urto tra <strong>di</strong>stributore<br />

e rotore.<br />

Come nel caso del compressore le prestazioni sono state fornite dal costrut-<br />

tore in forma <strong>di</strong> curve caratteristiche, le quali rappresentano sia la portata<br />

corretta in funzione del rapporto <strong>di</strong> compressione per valori costanti del-<br />

la posizione dell’attuatore sulla geometria della turbina che il prodotto tra<br />

Figura 2.11: Portata turbina geometria variabile. Lega la portata attraverso la<br />

turbina W2t alla posizione del VGT χvgt, alrapportopressioniPout ed alla velocità<br />

P2<br />

del turbocompressore Ntc. .<br />

ren<strong>di</strong>mento meccanico del gruppo turbocompressore e ren<strong>di</strong>mento isoentrop-


Turbocompressore 53<br />

ico della turbina la variare della portata corretta. Le equazioni introdotte<br />

Figura 2.12: Ren<strong>di</strong>mento turbina geometria variabile. Lega il ren<strong>di</strong>mento isoen-<br />

tropico della turbina ηt alla posizione del VGT χvgt, alrapportopressioni Pout<br />

P2 ed<br />

alla velocità del turbocompressore Ntc<br />

nel Capitolo 1 per la portata attraverso la turbina<br />

W2t = Avgt(χvgt) P2<br />

<br />

Pout<br />

√ ˜Ψ ,χvgt<br />

RT2 P2<br />

con<br />

˜Ψ(r, χvgt) =<br />

⎧<br />

⎪⎨<br />

⎪⎩<br />

<br />

(r − g(χvgt)+1) 2<br />

γ − (r − g(χvgt)+1) γ+1<br />

γ<br />

se<br />

<br />

r > rc(χvgt)<br />

(rc(χvgt) − g(χvgt)+1) 2<br />

γ − (rc(χvgt) − g(χvgt)+1) γ+1<br />

γ<br />

se r ≤ rc(χvgt)<br />

e per la trasformazione termo<strong>di</strong>namica isoentropica che avviene nella turbina<br />

<br />

χvgt,Ntc,T2, Pout<br />

γ−1 <br />

Pout<br />

γ<br />

1 −<br />

Ωt = W2tcpT2 ηt<br />

sono state implementate nello schema Simulink descritto <strong>di</strong> seguito<br />

P2<br />

P2


Turbocompressore 54<br />

P_monte_turb [kPa]<br />

P_valle_turb [kPa]<br />

T_monte_turb [K]<br />

X_VGT<br />

2<br />

P_valle_turb [kPa]<br />

1<br />

P_monte_turb [kPa]<br />

W_t [kg/s]<br />

eta_t*eta_m<br />

1.Portata attraverso la turbina<br />

e ren<strong>di</strong>mento isoentropico<br />

4<br />

X_VGT<br />

1<br />

W_t [kg/s]<br />

T_monte_turb [K]<br />

P_valle_turb [kPa]<br />

P_monte_turb [kPa]<br />

W_t [kg/s]<br />

eta_t*eta_m<br />

Figura 2.13: Schema Simulink turbina.<br />

r<br />

X_VGT<br />

Xsi (r, X_VGT)<br />

P(u)<br />

O(P) = 2<br />

Polynomial<br />

a(X_VGT)<br />

Xsi (r,X_VGT)<br />

a(X_VGT)<br />

kPa<br />

3<br />

T_monte_turb [K]<br />

P(u)<br />

O(P) = 3<br />

3° Order Polynomial<br />

p_etaTm<br />

sqrt<br />

P_t [W]<br />

3.Equazione trasformaszione isoentropica<br />

lato turbina<br />

Saturation<br />

Sup=1<br />

Inf=0<br />

portata massica corretta turbina [kg*sqrt(K)/ (s*bar)]<br />

1/100<br />

bar<br />

kPa --> bar<br />

2<br />

prodotto del ren<strong>di</strong>mento isoentropico turbina e<br />

del ren<strong>di</strong>mento meccanico turbocompressore eta_t*eta_m<br />

portata massica turbina<br />

Figura 2.14: Equazione portata attraverso la turbina.<br />

1<br />

W_t [kg/s]


Turbocompressore 55<br />

2<br />

X_VGT<br />

Cp_t<br />

Calore specifico<br />

pressione costante<br />

lato turbina<br />

[kJ/ (kg*K)]<br />

R<br />

Costante dei gas<br />

[kJ/ (kg*K)]<br />

1<br />

r<br />

P(u)<br />

O(P) = 2<br />

Polynomial<br />

rc(X_VGT)<br />

P(u)<br />

O(P) = 2<br />

Polynomial<br />

g(X_VGT)<br />

rc(X_VGT)<br />

Cv_t<br />

calore specifico<br />

volume costante<br />

lato turbina<br />

[kJ/ (kg*K)]<br />

>=<br />

g(X_VGT)<br />

Thr=0.5<br />

gamma = C_p / C_v<br />

C_v = C_p - R<br />

==><br />

gamma = C_p / (C_p - R)<br />

1<br />

gamma<br />

1<br />

2<br />

[gamma]<br />

[gamma]<br />

u(1)^u(2)<br />

u(1)^u(2)<br />

Figura 2.15: Dettaglio funzione ˜ Ψ.<br />

sqrt<br />

1<br />

Xsi (r,X_VGT)<br />

Le funzioni Avgt(χvgt),g(χvgt) erc(χvgt) sono ricavate, con modalità de-<br />

scritte nel Capitolo 4, a partire dai dati costruttore e dai dati sperimentali.


Turbocompressore 56<br />

2<br />

P_valle_turb [kPa]<br />

3<br />

P_monte_turb [kPa]<br />

R<br />

Costante dei gas<br />

[kJ/ (kg*K)]<br />

Cp_t<br />

Calore specifico<br />

pressione costante<br />

lato turbina<br />

[kJ/ (kg*K)]<br />

5<br />

eta_t*eta_m<br />

u(1)^u(2)<br />

1<br />

4<br />

W_t [kg/s]<br />

1<br />

T_monte_turb [K]<br />

portata massica turbina<br />

prodotto del ren<strong>di</strong>mento isoentropico turbina e del ren<strong>di</strong>mento meccanico turbocompressore<br />

Figura 2.16: Potenza fornita dalla turbina.<br />

potenza fornita dalla turbina<br />

1<br />

P_t [W]


Turbocompressore 57<br />

Accoppiamento meccanico<br />

L’equazione <strong>di</strong>namica<br />

˙Ntc = 60<br />

2π<br />

ηmΩt − Ωc<br />

ItcNtc<br />

descrive l’accoppiamento meccanico delle due turbomacchine tramite l’al-<br />

bero <strong>di</strong> trasmissione, ottenendo così il complessivo modello del sistema tur-<br />

bocompressore.<br />

3<br />

P_monte_turb [kPa]<br />

2<br />

P_valle_turb [kPa]<br />

4<br />

T_monte_turb [K]<br />

1<br />

X_VGT<br />

Saturation<br />

Sup=1<br />

Inf=0<br />

5<br />

P_monte_comp [kPa]<br />

6<br />

P_valle_comp [kPa]<br />

7<br />

T_monte_comp [K]<br />

P_monte_turb [kPa]<br />

P_valle_turb [kPa]<br />

T_monte_turb [K]<br />

X_VGT<br />

P_monte_comp [kPa]<br />

P_valle_comp [kPa]<br />

T_monte_comp [K]<br />

N_tc [rpm]<br />

W_t [kg/s]<br />

eta_t*eta_m<br />

1.Portata attraverso la turbina<br />

e ren<strong>di</strong>mento isoentropico<br />

W_c [kg/s]<br />

eta_c<br />

2.Portata attraverso il compressore e<br />

ren<strong>di</strong>mento isoentropico<br />

1<br />

W_t [kg/s]<br />

2<br />

W_c [kg/s]<br />

T_monte_turb [K]<br />

P_valle_turb [kPa]<br />

P_monte_turb [kPa]<br />

W_t [kg/s]<br />

eta_t*eta_m<br />

T_monte_comp [K]<br />

P_valle_comp [kPa]<br />

P_monte_comp [kPa]<br />

W_c [kg/s]<br />

eta_c<br />

P_t [W]<br />

3.Equazione trasformaszione isoentropica<br />

lato turbina<br />

P_c [W]<br />

4.Equazione trasformaszione isoentropica<br />

lato compressore<br />

P_t [W]<br />

P_c [W]<br />

<br />

.<br />

N_tc [rpm]<br />

5.Dinamica giri albero turbocompressore<br />

Figura 2.17: Modello complessivo gruppo turbocompressore.<br />

1<br />

P_t [W]<br />

potenza fornita dalla turbina [w]<br />

2<br />

potenza assorbita dal compressore [w]<br />

P_c [W]<br />

I_tc<br />

Momento d'inerzia turbocompressore [kgm^2]<br />

1<br />

Constant<br />

max<br />

MinMax<br />

N_tc [rad/s]<br />

Figura 2.18: Equazione <strong>di</strong>namica all’albero del turbocompressore.<br />

1<br />

s<br />

Integrator<br />

N_tc [rad/s]<br />

60/(2*pi)<br />

rad/s --> rpm<br />

N_tc [rpm]<br />

3<br />

N_tc [rpm]<br />

1<br />

N_tc [rpm]


Turbocompressore 58<br />

Attuatore VGT<br />

Un ulteriore relazione che può essere introdotta è quella tra il comando in du-<br />

ty cycle sull’attuatore del VGT e sulla posizione normalizzata dell’attuatore<br />

χvgt, così da avere come ingresso manipolabile non più la posizione dell’at-<br />

tuatori ma il relativo comando in duty cycle Dutyvgt. In figura (Fig.2.19) è<br />

rappresentato come esempio lo schema <strong>di</strong> un tipico circuito <strong>di</strong> comando.<br />

Figura 2.19: Schema circuito <strong>di</strong> comando attuatore VGT.<br />

La centralina invia un segnale elettrico <strong>di</strong> comando ad una elettrovalvola<br />

modulatrice <strong>di</strong> vuoto. Essa regola un segnale <strong>di</strong> pressione (minore <strong>di</strong> quella<br />

atmosferica) ottenuto tramite una pompa a vuoto trascinata dal motore (in<br />

genere la pompa del servofreno nei motori Diesel). Il segnale <strong>di</strong> depressione è


Turbocompressore 59<br />

trasmesso ad una capsula pneumatica che lo traduce nello spostamento <strong>di</strong> una<br />

asta <strong>di</strong> comando; in questo modo lo spostamento dell’asta che corrisponde<br />

allo spostamento percentuale dell’attuatore VGT, risulta proporzionale al<br />

valore <strong>di</strong> depressione stesso.<br />

Figura 2.20: Caratteristica dell’attuatore VGT.<br />

Le curve caratteristiche fornite dal costruttore, (Fig.2.20), mostrano lo<br />

spostamento dello stelo <strong>di</strong> comando in funzione del segnale <strong>di</strong> depressione in<br />

ingresso al circuito: la caratteristica presenta una notevole isteresi, essendo<br />

presenti due curve <strong>di</strong>verse in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> apertura e chiusura.


Capitolo 3<br />

Misureesperimentazione<br />

Come accennato nell’introduzione, il lavoro è stato per la maggior parte<br />

svolto presso la sede <strong>di</strong> Bologna <strong>di</strong> Magneti Marelli, che ha messo a <strong>di</strong>spo-<br />

sizione tutta la strumentazione necessaria per poter eseguire tutti i rilievi<br />

sperimentali necessari.<br />

Certamente si è <strong>di</strong>mostrato fondamentale l’uso <strong>di</strong> un banco motore <strong>di</strong>nam-<br />

ico messo a <strong>di</strong>sposizione per l’attività, (Fig.3.1). Il banco era allestito con<br />

il motore Fiat 1.3l Multijet 90cv, (Fig.3.2), con il turbocompressore oggetto<br />

del lavoro.<br />

Come strumento <strong>di</strong> misura e sperimentazione il banco motore è certa-<br />

mente uno strumento completo e sofisticato. Oltre infatti a permettere <strong>di</strong><br />

simulare tutte le più consuete manovre che caratterizzano la vita <strong>di</strong> un mo-<br />

tore, è in grado <strong>di</strong> acquisire una gran quantità <strong>di</strong> dati aggiuntivi rispetto a<br />

quelli presenti in un normale allestimento motore su vettura. Tra quelli <strong>di</strong><br />

maggior interesse:<br />

• Pressione collettore <strong>di</strong> aspirazione (P1);<br />

• Pressione atmosferica (Pamb);


Misure e sperimentazione 61<br />

Figura 3.1: Celle motori con banco <strong>di</strong>namico messo a <strong>di</strong>sposizione da Magneti<br />

Marelli.<br />

Figura 3.2: Banco motore con Fiat 1.3l Multijet con turbocompressore KKK KP35.


Misure e sperimentazione 62<br />

• Pressione allo scarico (valle turbina) (Pout);<br />

• Pressione al collettore <strong>di</strong> scarico(monte turbina) (P2);<br />

• Temperatura atmosferica (Tamb);<br />

• Temperatura nel collettore <strong>di</strong> scarico (T2);<br />

• Temperatura nel collettore <strong>di</strong> aspirazione (T1);<br />

• Portata attraverso il compressore(che in stazionario coincide con la<br />

portata attraverso la turbina a meno della portata <strong>di</strong> combustibile)<br />

(Wc1);<br />

• Rapporto normalizzato aria/combustibile (λ);<br />

• Concentrazione inerte nel collettore <strong>di</strong> aspirazione F1;<br />

• Concentrazione inerte nel collettore <strong>di</strong> scarico F2;<br />

Tuttavia già in fase <strong>di</strong> progettazione delle prove ci si è subito resi con-<br />

to della necessità <strong>di</strong> rilevare due particolari grandezze che forniscono infor-<br />

mazioni importanti sul sistema <strong>di</strong> sovralimentazione: velocità <strong>di</strong> rotazione<br />

della girante del compressore (Ntc) e lo spostamento dell’attuatore che re-<br />

gola l’orientamento delle palette della turbina a geometria variabile (χvgt).<br />

Non essendosi mai presentata l’esigenza in Magneti Marelli <strong>di</strong> utilizzare sen-<br />

sori per queste grandezze, si è dovuto procedere alla messa a punto <strong>di</strong> questi<br />

sensori a livello prototipale.<br />

Sensore giri turbocompressore<br />

Il sensore giri del turbocompressore è stato certamente quello che a richiesto<br />

più lavoro. Dopo una fase <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o ed alcune prove si è deciso <strong>di</strong> realizzare


Misure e sperimentazione 63<br />

un sensore che si basa su un principio <strong>di</strong> tipo ottico. Si preleva un impulso<br />

ogni giro del turbocompressore e si contano gli impulsi in un unità <strong>di</strong>tempo,<br />

ottenendo così un’in<strong>di</strong>cazione in giri al secondo.<br />

Riprendendo lo schema <strong>di</strong> principio illustrato nel Capitolo 1, (Fig.3.3),<br />

la girante del compressore è posta in una zona <strong>di</strong> bassa temperatura. L’aria<br />

Girante compressore<br />

Figura 3.3: Posizione girante compressore.<br />

che arriva è a temperatura ambiente. La temperatura del compressore èco-<br />

munque più alta <strong>di</strong> quella atmosferica a causa della conduzione termica che<br />

c’è tra la turbina posta allo scarico (e quin<strong>di</strong> in una zona <strong>di</strong> alte temperature)<br />

ed il compressore stesso. In questo punto quin<strong>di</strong> è stato possibile realizzare<br />

un sistema <strong>di</strong> acquisizione costituito da un illuminatore costituito da una


Misure e sperimentazione 64<br />

semplice lampa<strong>di</strong>na e da un foto-transistor capaci <strong>di</strong> rilevare la riflessione<br />

della luce su <strong>di</strong> une delle palette della girante del compressore opportuna-<br />

mente verniciata <strong>di</strong> bianco, (Fig.3.4). Il sistema <strong>di</strong> acquisizione costituito da<br />

Figura 3.4: Campione girante compressore com paletta verniciata.<br />

un foto-transistor e una lampa<strong>di</strong>na è stato montato su <strong>di</strong> un cono <strong>di</strong> teflon<br />

adatto per essere fissato al collettore <strong>di</strong> ingresso del compressore (Fig.3.5)<br />

in modo tale da far sì che lampa<strong>di</strong>na e foto-transistor risultino <strong>di</strong>rettamente<br />

affacciati alla girante del compressore durante le prove. Il sistema e colle-<br />

gato ad un connettore attraverso una porzione <strong>di</strong> tubo da sostituire al tubo<br />

proveniente dal filtro aria in ingresso al compressore (Fig.3.6). Il cono <strong>di</strong><br />

resina viene inserito nel collettore del compressore ed una volta in sede viene<br />

collegato il tubo aria al condotto che proviene dal filtro come illustrato nelle<br />

figure (Fig.3.7) e (Fig.3.8). La presenza della strozzatura determinata da


Misure e sperimentazione 65<br />

Figura 3.5: Sistema <strong>di</strong> fissaggio foto-transistor.<br />

Figura 3.6: Tubo <strong>di</strong> ingresso aria al compressore.


Misure e sperimentazione 66<br />

Figura 3.7: Cono <strong>di</strong> teflon inserito nel collettore del compressore.<br />

lampa<strong>di</strong>na e foto-transistor introduce il problema dell’invasività delsensore<br />

che va a in parte a perturbare la portata d’aria in ingresso al motore, come<br />

si è potuto verificare confrontando le rilevazioni sperimentali effettuate con<br />

e senza il sensore; tuttavia tali perturbazioni sono apprezzabili solo alle alte<br />

portate, ve<strong>di</strong> Capitolo 5, e ai fini dell’attività svolta questo inconveniente non<br />

crea problemi. A parte è stato realizzato un circuito per la polarizzazione del<br />

foto-transistor, per l’alimentazione della lampa<strong>di</strong>na e per la trattazione del<br />

segnale proveniente dal foto-transistor. Il circuito per la trattazione del seg-<br />

nale è un circuito squadratore che è stato realizzato con un Trigger <strong>di</strong> Schmitt.<br />

Il sensore quin<strong>di</strong> fornisce un onda quadra che è bassa in corrispondenza della<br />

rilevazione della paletta verniciata. Il segnale quin<strong>di</strong> viene passato ad un fre-<br />

quenzimetro (convertitore frequenza.tensione) che converte infine il segnale in


Misure e sperimentazione 67<br />

Figura 3.8: Sensore al termine dell’installazione.<br />

Figura 3.9: Segnale squadrato sensore giri turbocompressore e frequenzimetro.


Misure e sperimentazione 68<br />

un segnale in tensione proporzionale al numero <strong>di</strong> giri e quin<strong>di</strong> acquisito dal<br />

banco nel quale è stata impostata la caratteristica del frequenzimetro così<br />

da poter leggere <strong>di</strong>rettamente i giri/min dell’albero del turbocompressore.<br />

(Fig.3.9) e (Fig.3.10).<br />

Figura 3.10: Segnale sensore giri turbocompressore acquisito dal banco.


Misure e sperimentazione 69<br />

Sensore attuatore VGT<br />

Per il sensore sul comando alla girante della turbina il lavoro è stato più sem-<br />

plice, è bastato utilizzare uno spostometro filare (consiste in un elementare<br />

potenziometro “a filo avvolgibile”) posizionato in corrispondenza dell’asti-<br />

cella dell’attuatore (Fig.3.11), il cui corpo è stato reso solidale alla struttura<br />

del motore tramite un braccio in acciaio. Il potenziometro è stato collegato<br />

Asticella attuatore VGT<br />

Figura 3.11: Schema posizione attuatore VGT.<br />

all’asta mobile dell’attuatore pneumatico come mostrato in figura (Fig.3.12),<br />

conoscendo la caratteristica del potenziometro (Fig.3.13) è stato possibile<br />

passare dall’uscita in tensione allo spostamento del filo potenziometrico e con-<br />

seguentemente a quello dell’attuatore VGT che è stato <strong>di</strong>rettamente acquisito<br />

dal banco.


Misure e sperimentazione 70<br />

Tensione [V]<br />

Figura 3.12: Dettaglio montaggio sensore attuatore VGT.<br />

10,000<br />

9,000<br />

8,000<br />

7,000<br />

6,000<br />

5,000<br />

4,000<br />

3,000<br />

2,000<br />

1,000<br />

0,000<br />

LEGGE SPOSTOMETRO<br />

(ALIMENTAZIONE 10 V)<br />

Spostamento [mm]<br />

V = 1,4805s - 1,406<br />

0 20 40 60 80 100 120<br />

Serie1 0,065 1,566 3,05 4,53 5,96 7,45 8,99<br />

Figura 3.13: Legge potenziometro “a filo avvolgibile”.<br />

Dopo l’allestimento del sensore si è determinato sperimentalmente il <strong>di</strong>a-<br />

gramma che riporta la posizione effettiva assunta dall’attuatore (o meglio la<br />

corsa) in base al segnale <strong>di</strong> comando dello stesso: come visto in precedenza


Misure e sperimentazione 71<br />

nel Capitolo 2, emerge la presenza <strong>di</strong> una notevole isteresi, essendovi due<br />

curve <strong>di</strong>verse in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> apertura e chiusura (Fig.3.14).<br />

Posizione [mm]<br />

0,600<br />

0,550<br />

0,500<br />

0,450<br />

0,400<br />

0,350<br />

0,300<br />

0,250<br />

0,200<br />

0,150<br />

0,100<br />

0,050<br />

LEGAME DUTY - POSIZIONE<br />

0,000<br />

0 10 20 30 40 50<br />

Duty [%]<br />

60 70 80 90 100<br />

VGT TESTER up<br />

VGT TESTER down<br />

VGT HELIOS up<br />

VGT HELIOS down<br />

Acquisizioni in stazionario<br />

Figura 3.14: Caratteristica rilevata attuatore VGT. Lega il duty cycle applicato<br />

all’attuatore e la posizione VGT (χvgt) realizzata.<br />

Misure<br />

Le misure sono state effettuate sia sui transitori che in stabilizzati. Le prove<br />

in transitorio sono state condotte fissando <strong>di</strong>verse velocità <strong>di</strong> rotazione del<br />

motore (1500-2000-2500-3000-3500-4000-4500 rpm) ed imponendo per og-<br />

nuna <strong>di</strong> esse un profilo <strong>di</strong> coppia prefissato (0%-60%-100%-80%-60%-80%-<br />

100%-60%-20%-20%-100%-100%-20%-0% della coppia massima, passo del<br />

profilo 5 secon<strong>di</strong>). Di seguito si riportano a titolo <strong>di</strong> esempio i risultati<br />

relativi ad alcune <strong>di</strong> queste prove eseguite


Misure e sperimentazione 72<br />

[°C] - [Nm]<br />

700<br />

650<br />

600<br />

550<br />

500<br />

450<br />

400<br />

350<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70<br />

Tempo [s]<br />

Coppia<br />

T in turbina<br />

T out turbina<br />

T out compressore<br />

T cooler out<br />

T in compressore<br />

Figura 3.15: Prova in transitorio eseguita a 1500rpm, grafico temperature. Il<br />

profilo della coppia descrive il transitorio effettuato. Sono state acquisite la temperatura<br />

a monte e a valle sia della turbina (T2 e Tout) che del compressore (Tamb<br />

e Tc) ed inoltre quella all’uscita dell’INTERCOOLER (Tic). Da notare che la<br />

temperatura a monte del compressore è <strong>di</strong> fatto la temperatura ambiente e che<br />

all’uscita dell’INTERCOOLER <strong>di</strong> fatto la temperatura torna ad essere pressochè<br />

costante ed uguale a quella ambiente.


Misure e sperimentazione 73<br />

[mg/str] - [Nm]<br />

800<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

0 5 10 15 20 25 30 35<br />

Tempo [s]<br />

40 45 50 55 60 65 70<br />

Figura 3.16: Prova in transitorio eseguita a 1500rpm, grafico portata in ingresso<br />

Wc1. Il profilo della coppia motore descrive il transitorio effettuato. E’ stata<br />

acquisita la portata in ingresso al sistema aria letta dal debimetro (sensore MAF).<br />

Coppia<br />

Portata aria


Misure e sperimentazione 74<br />

[mbar] - [Nm]<br />

2500<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

500<br />

-500<br />

0<br />

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70<br />

Tempo [s]<br />

Figura 3.17: Prova in transitorio eseguita a 2000rpm, grafico pressioni. Il profilo<br />

della coppia motore descrive il transitorio effettuato. Sono state acquisite le pressioni<br />

all’ingresso (P2) e all’uscita (Pout) della turbina, la pressione all’uscita del<br />

compressore (P1) e quella all’uscita dell’INTERCOOLER (sempre P1). Le pressioni<br />

sono riferite a quella all’ingresso del compressore che è quella ambiente (Pamb).<br />

Si nota come conferma che la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione attraverso l’INTERCOOLER è<br />

trascurabile.<br />

Coppia<br />

P in turbina<br />

P out compressore<br />

P out cooler<br />

P out turbina


Misure e sperimentazione 75<br />

[rpm] - [Nm*100]<br />

300000<br />

250000<br />

200000<br />

150000<br />

100000<br />

50000<br />

0<br />

0 5 10 15 20 25 30 35<br />

Tempo [s]<br />

40 45 50 55 60 65 70<br />

Figura 3.18: Prova in transitorio eseguita a 3000rpm, grafico giri turbocompressore,<br />

Ntc. Il profilo della coppia motore descrive il transitorio effettuato.<br />

Si è acquisito attraverso il sensore sviluppato il numero <strong>di</strong> giri dell’asse del<br />

turbocompressore Ntc.<br />

Coppia<br />

Giri Turbospeed Turbo


Misure e sperimentazione 76<br />

Come accennato precedentemente sono state eseguite anche delle prove<br />

in stazionario in cui si sono considerati i punti motore (con tempo <strong>di</strong> perma-<br />

nenza <strong>di</strong> 3 minuti su ciascuno dei punti) facenti parte della griglia costituita<br />

dai regimi 1500 - 2000 - 2500 - 3000 - 4000 - 5000 rpm e dai valori <strong>di</strong> coppia<br />

corrispondenti al 100% - 80% - 60% del valore massimo <strong>di</strong> coppia per ogni<br />

<strong>di</strong>versa giratura del motore. Questo per far si <strong>di</strong> ottenere <strong>di</strong>versi rappor-<br />

ti pressione (lato turbina) per ogni <strong>di</strong>versa posizione dell’attuatore VGT e<br />

analogamente per il compressore <strong>di</strong>versi rapporti pressione per ogni <strong>di</strong>versa<br />

giratura dell’albero del turbocompressore.<br />

I valori <strong>di</strong> coppia motore e <strong>di</strong> pressione collettore <strong>di</strong> aspirazione (P1) massimi<br />

per ciascuna giratura motore sono quelli in<strong>di</strong>cati in tabella (Tab.3.1).<br />

Giri Motore (rpm) 1500 2000 2500 3000 4000 5000<br />

Coppia motore max. generata (Nm) 157 188 180 171 136 77<br />

P max. al collettore <strong>di</strong> asp. (mbar) 1810 2250 2260 2250 2140 1890<br />

Tabella 3.1: Valori <strong>di</strong> coppia motore e <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong> collettore aspirazione (P1)<br />

massimi per ogni <strong>di</strong>versa giratura motore. I valori <strong>di</strong> coppia generata dal motore<br />

non sono signifcativi ai fini dell’analisi sul sistema aria, ma essendo la pressione<br />

collettore <strong>di</strong> aspirazione legata strettamente alla coppia generata dal motore,<br />

quest’ultima è stata utilizzata come “leva” per ottenere le pressioni desiderate in<br />

quanto il banco motore è in grado <strong>di</strong> fissare la coppia generata ad un valore a<br />

piacere (chiaramente entro i limiti fisici del motore).


Misure e sperimentazione 77<br />

Portata [Kg/h]<br />

350<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

PORTATA D'ARIA ASPIRATA<br />

0<br />

0 1000 2000 3000<br />

Regime [rpm]<br />

4000 5000 6000<br />

Figura 3.19: Prova in stazionario per la portata in ingresso al sistema aria, Wc1.<br />

Le percentuali sono riferite alla coppia motore, cioè 80% in<strong>di</strong>ca 80% della coppia<br />

massima erogabile dal motore a quella giratura. Per le pressioni al collettore <strong>di</strong><br />

aspirazione (P1), la curva a pressione massima è quella in<strong>di</strong>cata come “nominale”,<br />

nelle altre è in<strong>di</strong>cato il delta pressione applicato. I valori <strong>di</strong> pressione corrispondenti<br />

sono quelli in<strong>di</strong>cati in tabella (Tab.3.1).<br />

100%, nominale<br />

100%, -150 mbar<br />

100%, -300 mbar<br />

100%, -450 mbar<br />

80%, nominale<br />

80%, -150 mbar<br />

80%, -300 mbar<br />

80%, -450 mba<br />

60%, nominale<br />

60%, -150 mbar<br />

60%, -300 mbar<br />

60%, -450 mba


Misure e sperimentazione 78<br />

Giri Turbo [rpm]<br />

300.000<br />

250.000<br />

200.000<br />

150.000<br />

100.000<br />

50.000<br />

Giri Turbo<br />

0<br />

0 1000 2000 3000<br />

Regime [rpm]<br />

4000 5000 6000<br />

Figura 3.20: Prova in stazionario per il numero <strong>di</strong> giri del turbocompressore, Ntc.<br />

La prova è strutturata in modo analogo alla precedente prova per la portata Wc1.<br />

I dati sono stati acquisiti con il sensore prototipale realizzato. Da notare coma al<br />

regime motore <strong>di</strong> 4000rpm, per i valori massimi <strong>di</strong> coppia e pressione collettore da<br />

aspirazione (Tab.3.1), il turbocompressore arrivi quasi a 300.000rpm.<br />

100%, nominale<br />

100%, -150 mbar<br />

100%, -300 mbar<br />

100%, -450 mbar<br />

80%, nominale<br />

80%, -150 mbar<br />

80%, -300 mbar<br />

80%, -450 mba<br />

60%, nominale<br />

60%, -150 mbar<br />

60%, -300 mbar<br />

60%, -450 mba


Misure e sperimentazione 79<br />

VGT [%]<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

0 1000 2000 3000<br />

Regime [rpm]<br />

4000 5000 6000<br />

Figura 3.21: Prova in stazionario pe la posizione dell’attuatore VGT, χvgt.<br />

Analogamente alle prove precedenti i dati <strong>di</strong> coppia e pressione <strong>di</strong> riferimento<br />

sono quelli <strong>di</strong> tabella (Tab.3.1). Da notare come alle varie girature motore, la<br />

posizione dell’attuatore VGT (χvgt), sia strettamente correlata con la pressione<br />

realizzata nel collettore <strong>di</strong> aspirazione, P1.<br />

VGT<br />

100%, nominale<br />

100%, -150 mbar<br />

100%, -300 mbar<br />

100%, -450 mbar<br />

80%, nominale<br />

80%, -150 mbar<br />

80%, -300 mbar<br />

80%, -450 mba<br />

60%, nominale<br />

60%, -150 mbar<br />

60%, -300 mbar<br />

60%, -450 mba


Capitolo 4<br />

Identificazione<br />

turbocompressore<br />

Nelle equazioni statiche introdotte nel Capitolo 2 per la descrizione delle<br />

portate che attraversano il compressore e la turbina e i rispettivi ren<strong>di</strong>-<br />

menti isoentropici delle trasformazioni termo<strong>di</strong>namiche coinvolte, sono state<br />

introdotte delle mappe derivate dai dati che fornisce il costruttore.<br />

Solitamente i punti sperimentali <strong>di</strong>sponibili forniti dal costruttore sono in<br />

numero limitato e relativi ad una zona ristretta <strong>di</strong> funzionamento.<br />

Nel normale utilizzo che dovrà essere fatto <strong>di</strong> un modello “control-oriented”<br />

del sistema turbocompressore come quello in oggetto, deve necessariamente<br />

essere previsto <strong>di</strong> far funzionare il modello oltre che su tutti i punti <strong>di</strong><br />

stazionario fisicamente plausibili anche su tutti i possibili transitori che pos-<br />

sano verificarsi. Questo fa si che ci sia la necessità <strong>di</strong> descrivere ad esempio la<br />

caratteristica <strong>di</strong> portata del compressore anche in zone che non corrispondono<br />

a degli stazionari, ma che corrispondono solo a delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> transito-<br />

rio e che quin<strong>di</strong> non fanno parte del set <strong>di</strong> dati forniti dal costruttore che<br />

invece è relativo a tutte con<strong>di</strong>zioni stazionarie realizzate sperimentalmente.


Identificazione turbocompressore 81<br />

Inoltre per poter considerare la descrizione effettuata attraverso una mappa<br />

una descrizione utilizzabile come relazione algebrica che descrive il legame<br />

tra <strong>di</strong>verse grandezze attraverso il passaggio da con<strong>di</strong>zioni quasi statiche,<br />

occorre che la granularità dei dati sia sufficientemente fine. Risulta chiaro<br />

quin<strong>di</strong> che a partire dai dati forniti dal costruttore è necessario prevedere una<br />

qualche tecnica sia per l’estensione dei dati, sia per il loro infittimento. A<br />

quest’ultimo proposito occorre precisare che applicare, al problema specifico<br />

della mappatura delle caratteristiche <strong>di</strong> portata <strong>di</strong> un compressore, le normali<br />

tecniche <strong>di</strong> interpolazione dei dati senza particolari attenzioni può portare a<br />

commettere errori non trascurabili.<br />

L’approccio che si è utilizzato è <strong>di</strong>verso per la turbina e per il compressore.<br />

Infatti, considerando ad esempio le portate per la turbina si èusatocome<br />

modello una versione mo<strong>di</strong>ficata dell’equazione <strong>di</strong> De Saint-Venant (1.6) e<br />

quin<strong>di</strong> un approccio gray-box nel quale a partire da uno scheletro con un<br />

equazione ben definita dobbiamo identificare alcuni parametri ed in partico-<br />

lare le funzioni rc(χvgt), g(χvgt) eAvgt(χvgt).<br />

Per il compressore invece si è utilizzato invece un approccioblack-box, nel<br />

quale a parte le correzioni per riportarsi nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> attuale funzion-<br />

amento a partire da quelle <strong>di</strong> riferimento, la portata è totalmente descrit-<br />

<br />

P1<br />

ta dalla mappa Γc Pamb ,Ntc<br />

<br />

. Nei prossimi paragrafi verranno trattate le<br />

<strong>di</strong>verse tecniche utilizzate per l’identificazione delle mappe nei due casi.<br />

Identificazione equazione portata turbina<br />

Riprendendo l’equazione della portata attraverso la turbina (1.6) an<strong>di</strong>amo<br />

a vedere il significato delle tre mappe da determinare rc(χvgt), g(χvgt) e<br />

Avgt(χvgt)


Identificazione turbocompressore 82<br />

A titolo <strong>di</strong> esempio, per chiarire le cose, consideriamo la figura (Fig.4.1)<br />

che descrive una tipica caratteristica <strong>di</strong> portata attraverso una turbina in<br />

funzione del rapporto pressioni a monte e valle della turbina, parametrizza-<br />

ta in funzione della posizione dell’attuatore della geometria variabile della<br />

turbina (I.Kolmanovsky et al., 1997). Per la determinazione delle mappe<br />

sono <strong>di</strong> interesse le aree in<strong>di</strong>cate con 1 ,2 e 3 in figura.<br />

Figura 4.1: Grafico della portata attraverso la turbina (kg/sec) W2t in funzione<br />

del rapporto pressioni Pout<br />

P2 edellaposizioneVGTχvgt.<br />

Area 1) Avgt(χvgt) rappresenta l’area equivalente attraverso un condotto<br />

strozzato che modellizza la teoria nell’equazione <strong>di</strong> De Saint-Venant. Questa<br />

mappa è approssimata con un polinomio funzione della posizione normaliz-<br />

zata VGT (χvgt), ricostruibile dalle misure in stazionario <strong>di</strong> portata. Tale<br />

funzione viene identificata sulla base del valore <strong>di</strong> portata che la turbina re-


Identificazione turbocompressore 83<br />

alizza con bassi rapporti pressione, quando la portata non èpiù funzione del<br />

rapporto <strong>di</strong> pressione ma solo, come si vede dal grafico <strong>di</strong> figura (Fig.4.1) -<br />

ellisse 1, come funzione della sola posizione χvgt.<br />

Retta 2) rc(χvgt) è la funzione che mappa il rapporto pressioni critico (col<br />

quale si intende quello al <strong>di</strong> sopra del quale la portata non <strong>di</strong>pende più dalla<br />

pressione, ma è una costante) in funzione della posizione normalizzata VGT<br />

(χvgt). Anche quella è approssimata con un polinomio. E’ ricostruibile dalle<br />

misure in stazionario <strong>di</strong> portata. Tale funzione identifica l’andamento, in<br />

funzione della posizione VGT, del valore <strong>di</strong> rapporto pressioni al <strong>di</strong> sotto<br />

del quale il grafico della portata è orizzontale o in altre parole la portata<br />

non <strong>di</strong>pende più dal rapporto pressioni monte/valle turbina, ma solo dalla<br />

posizione χvgt, come riportato nel grafico <strong>di</strong> figura (Fig.4.1) - retta 2.<br />

Area 3) g(χvgt) è la funzione che mappa il rapporto pressioni a monte e<br />

a valle turbina, quando la portata attraverso la turbina si annulla, come fun-<br />

zione della posizione del VGT. E’ approssimata con un polinomio ricostruibile<br />

dalle misure in stazionario <strong>di</strong> portata. Tale funzione identifica l’andamen-<br />

to del punto <strong>di</strong> intersezione del grafico delle portate con l’asse del rapporto<br />

pressioni in funzione della posizione χvgt, come riportato nel grafico <strong>di</strong> figura<br />

(Fig.4.1) - ellisse 3.<br />

L’identificazione <strong>di</strong> questi tre polinomi rc(χvgt), g(χvgt) eAvgt(χvgt) sulla<br />

base dei dati forniti dal costruttore è stata realizzata dapprima estraendo i<br />

dati <strong>di</strong> stazionario dalla caratteristica fornita dal costruttore (Fig.4)<br />

E’ stata effettuata quin<strong>di</strong> l’inversione del rapporto pressione e delle por-<br />

tate per riportarsi nella stessa forma del grafico <strong>di</strong> figura (Fig.4.1). Quin<strong>di</strong>


Identificazione turbocompressore 84<br />

Figura 4.2: Mappa fornita dal costruttore.<br />

sono stati identificati dei polinomi che approssimano i dati sperimentali sulla<br />

portata e permettono <strong>di</strong> estendere l’andamento della portata al <strong>di</strong> fuori della<br />

zona <strong>di</strong> lavoro identificata dai dati costruttore (Fig.4.3).<br />

A questo punto occorre fare alcune precisazioni. Innanzi tutto, come<br />

si può notare dalle due figure precedenti e fissando l’attenzione sul set <strong>di</strong><br />

dati corrispondenti ad una posizione fissata <strong>di</strong> χvgt, ad esempio quello per<br />

χvgt = Max, ci sono tre <strong>di</strong>versi insiemi <strong>di</strong> dati per tre <strong>di</strong>verse velocità <strong>di</strong><br />

rotazione della turbina. Tuttavia la <strong>di</strong>pendenza dalla velocità della turbina<br />

e decisamente modesta se confrontata a quella <strong>di</strong>pendente dal rapporto pres-<br />

sioni o alla posizione VGT. Se infatti ripren<strong>di</strong>amo l’equazione (1.6) ve<strong>di</strong>amo<br />

che non compare la velocità <strong>di</strong> rotazione albero turbina Ntc. Questa con-<br />

siderazione spiega la scelta fatta per l’equazione che approssima la portata


Identificazione turbocompressore 85<br />

Portata [kg/s]<br />

1.2<br />

1<br />

0.8<br />

0.6<br />

χ =10%<br />

vgt<br />

0.4<br />

0.2<br />

0<br />

χ vgt =Max<br />

χ vgt =60%<br />

χ vgt =40%<br />

χ vgt =Min<br />

−0.2<br />

0.2 0.3 0.4 0.5 0.6<br />

Rapporto pressioni<br />

0.7 0.8 0.9 1<br />

Figura 4.3: Curve portata turbina identificate e dati costruttore.<br />

attraverso la turbina, si è infatti potuto utilizzare un equazione relativa-<br />

mente semplice, e questa risulta una caratteristica fondamentale in modelli<br />

“control-oriented”, dove i parametri da identificare sono piuttosto semplici e<br />

possono essere identificati o successivamente rettificati oltre che dai dati del<br />

produttore anche da misure <strong>di</strong> portata fatte al banco motore. Inoltre l’utiliz-<br />

zo <strong>di</strong> tale approccio, fa sì che la quantità <strong>di</strong> punti in stazionario necessari per<br />

identificare il modello sia decisamente inferiore rispetto all’utilizzo <strong>di</strong> una<br />

mappa, e questo al prezzo <strong>di</strong> perdere la <strong>di</strong>pendenza dalla velocità turbina<br />

Ntc, cheperò risulta essere decisamente <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne minore.<br />

Inoltre, osservando il grafico <strong>di</strong> figura (Fig.4.3), si nota che una volta identi-<br />

ficate la curve relative al set <strong>di</strong> dati forniti dal costruttore è possibile iden-<br />

tificare i punti caratteristici per l’identificazione delle tre funzioni rc(χvgt),


Identificazione turbocompressore 86<br />

g(χvgt)eAvgt(χvgt)epotercosì estendere con continuità la stima della portata<br />

a qualsiasi posizione interme<strong>di</strong>a del VGT. L’approssimazione delle funzioni,<br />

sempre nell’ottica <strong>di</strong> un compromesso tra accuratezza dell’approssimazione e<br />

semplicità del modello, è stata fatta con polinomi del secondo or<strong>di</strong>ne. Ed il<br />

risulatato è quello mostrato nelle figure (Fig.4.4), (Fig.4.5) e (Fig.4.6)<br />

a(χ vgt )<br />

1<br />

0.9<br />

0.8<br />

0.7<br />

0.6<br />

0.5<br />

0.4<br />

Area equivalente attarverso la turbina a(χ vgt )<br />

Punti estratti da curve portata<br />

Polinomio 2° or<strong>di</strong>ne approssimante<br />

0.3<br />

0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5<br />

χ<br />

vgt<br />

0.6 0.7 0.8 0.9 1<br />

Figura 4.4: Risultato identificazione Avgt(χvgt).


Identificazione turbocompressore 87<br />

g(χ vgt )<br />

0.935<br />

0.93<br />

0.925<br />

0.92<br />

0.915<br />

0.91<br />

0.905<br />

0.9<br />

0.895<br />

Rapporto pressioni a portata nulla g(χ vgt )<br />

Punti estratti da curve portata<br />

Polinomio 2° or<strong>di</strong>ne approssimante<br />

0.89<br />

0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5<br />

χ<br />

vgt<br />

0.6 0.7 0.8 0.9 1<br />

Figura 4.5: Risultato identificazione g(χvgt).


Identificazione turbocompressore 88<br />

rc(χ vgt )<br />

0.53<br />

0.52<br />

0.51<br />

0.5<br />

0.49<br />

0.48<br />

0.47<br />

Rapporto critico rc(χ vgt )<br />

Punti estratti da curve portata<br />

Polinomio 2° or<strong>di</strong>ne approssimante<br />

0.46<br />

0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1<br />

χ<br />

vgt<br />

Figura 4.6: Risultato identificazione rc(χvgt).


Identificazione turbocompressore 89<br />

Calibrabilità del modello<br />

Occorre infine fare un ultima precisazione sui polinomi rc(χvgt), g(χvgt) ed<br />

in particolare su Avgt(χvgt), appena descritti.<br />

Come si vede dall’equazione (1.6), Avgt(χvgt) nella sostanza fissa la porta-<br />

ta attraverso la turbina per alti rapporti pressione, quando la portata non<br />

<strong>di</strong>pende più dal rapporto pressioni stesso. Una volta che sia stata completata<br />

l’identificazione del modello, quando si passa alla sua utilizzazione sul cam-<br />

po, è possibile verificare il valore <strong>di</strong> portata ottenuto ad una posizione fissata<br />

del VGT ed eventualmente mo<strong>di</strong>ficarlo a piacimento mo<strong>di</strong>ficando Avgt(χvgt)<br />

che a questo punto può essere interpretato come una come una “leva” da<br />

utilizzare per mo<strong>di</strong>ficare il comportamento del modello.<br />

Quello che può essere fatto, quin<strong>di</strong>, è parametrizzare questi tre polinomi in<br />

funzione <strong>di</strong> uno, massimo due parametri da poter utilizzare per una parziale<br />

ricalibratura del modello che è possibile fare <strong>di</strong>rettamente sul campo. Aspet-<br />

to questo che riveste una notevole importanza nel caso <strong>di</strong> utilizzo industriale,<br />

dove spesso è in<strong>di</strong>spensabile dare all’applicatore, che non è necessariamente<br />

tenuto a conoscere tutti i dettagli del modello, la possibilità <strong>di</strong>poterfare<br />

autonomamente dei semplici interventi sul modello per poterne mo<strong>di</strong>ficare<br />

entro certi limiti il comportamento a suo piacimento, senza dover richiedere<br />

il supporto <strong>di</strong> chi ha sviluppato il modello.<br />

Identificazione ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> es-<br />

pansione<br />

Sulla definizione del ren<strong>di</strong>mento turbina occorre fare una considerazione a<br />

parte. Riprendendo l’equazione per la potenza erogata dalla turbina (1.5), si


Identificazione turbocompressore 90<br />

vede che il ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> espansione è stato in<strong>di</strong>cato come una<br />

<br />

funzione <strong>di</strong> ηt χvgt,Ntc,T2, Pout<br />

<br />

. In modo classico <strong>di</strong>fatti, tale ren<strong>di</strong>mento<br />

P2<br />

può essere espresso come funzione della posizione VGT (χvgt) e del blade-<br />

speed ratio ( U )(I.Kolmanovskyet al., 1997), definito come il rapporto tra<br />

C<br />

la velocità periferica della girante e la velocità che si ottiene se il gas segue<br />

una espansione isoentropica.<br />

dove<br />

U<br />

C =<br />

ηt = f1( U<br />

C )f2(χvgt) (4.1)<br />

<br />

60<br />

πDNtc<br />

2cpT2(1 − Pout<br />

P2<br />

γ−1<br />

) γ<br />

(4.2)<br />

In generale l’andamento del ren<strong>di</strong>mento al variare del blade-speed ratio parametriz-<br />

zato nella posizione VGT è del tipo mostrato in figura (Fig.4.7).<br />

etat<br />

0.8<br />

0.7<br />

0.6<br />

0.5<br />

0.4<br />

0.3<br />

0.2<br />

0.1<br />

0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5<br />

U/C<br />

0.6 0.7 0.8 0.9 1<br />

0.5<br />

0.7<br />

0.3<br />

0.9<br />

0.1<br />

Figura 4.7: Dipendenza <strong>di</strong> ηt da U<br />

C<br />

e χvgt.<br />

Per ognuna delle posizioni del VGT, il ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> es-<br />

pansione può essere approssimato in modo sod<strong>di</strong>sfacente con un polinomio


Identificazione turbocompressore 91<br />

identificato con il metodo dei minimi quadrati partendo dei dati forniti<br />

dal costruttore. Dato l’andamento piuttosto regolare al variare della po-<br />

sizione VGT, i valori per posizioni interme<strong>di</strong>e possono essere ben interpolati<br />

(H.Bengtsson, 2002).<br />

Fatta questa doverosa premessa sul tipo <strong>di</strong> approccio più standard, in<br />

questo lavoro si è preferito adottare una tecnica <strong>di</strong>versa, sempre nell’ottica<br />

<strong>di</strong> cercare un compromesso tra semplicità e coerenza del modello che sia par-<br />

ticolarmente vantaggiosa per un utilizzo del modello ai fini della validazione<br />

e dello sviluppo <strong>di</strong> controllori “model-based”.<br />

Il costruttore, oltre al set <strong>di</strong> dati standard per la descrizione del ren<strong>di</strong>men-<br />

to isoentropico <strong>di</strong> espansione della turbina, fornisce una mappa che descrive<br />

una relazione fra la portata corretta che attraversa la turbina ed il prodotto<br />

tra i ren<strong>di</strong>menti isoentropico <strong>di</strong> espansione turbina e meccanico del gruppo<br />

turbocompressore, si veda Fig.4.8<br />

Thermodynamik Variable Turbinengeometrie - PKW<br />

T*m<br />

0,7<br />

0,65<br />

0,6<br />

0,55<br />

0,5<br />

0,45<br />

0,4<br />

KP39 / KP35- VTG Durchsatz- und Wirkungsgrad<br />

Standard- Turbinenrad mit verschiedenen Läufer- Konturen<br />

Turbinendruckverhältnis 1.80<br />

KP 35<br />

KP 39<br />

0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 1,1 1,2<br />

Durchsatz Kennwert [ kg* SQRT(K) / (sec * bar ]<br />

Pflüger, Thermodynamik<br />

F. Pflüger, Thermodynamik PKW- Motoren<br />

Figura 4.8: Dati costruttore per KP39 e KP35.


Identificazione turbocompressore 92<br />

Prendendo i dati relativi alla turbina KP35 e sfruttando la portata mas-<br />

sica ottenuta me<strong>di</strong>ante il proce<strong>di</strong>mento illustrato nel precedente paragrafo<br />

otteniamo il rapporto dei due ren<strong>di</strong>menti con un semplicissimo polinomio <strong>di</strong><br />

or<strong>di</strong>ne tre identificato con il metodo dei minimi quadrati come illustrato in<br />

Fig.4.9<br />

η t η m<br />

0.7<br />

0.65<br />

0.6<br />

0.55<br />

0.5<br />

Dati costruttore<br />

Polinomio interpolante or<strong>di</strong>ne 3<br />

0.45<br />

0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2<br />

Portata corretta [ kg* SQRT(K) / (sec * bar ]<br />

Figura 4.9: ηtηm funzione della portata corretta turbina.


Identificazione turbocompressore 93<br />

Identificazione equazione portata compressore<br />

Riprendendo l’equazione della portata attraverso il compressore (1.7), an<strong>di</strong>-<br />

<br />

P1<br />

amo a vedere il significato della mappa da identificare Γc Pamb ,N0 <br />

tc .Questa<br />

rappresenta la caratteristica <strong>di</strong> portata del compressore, in sostanza questa<br />

equazione mappa le caratteristiche geometriche del compressore e descrive la<br />

portata ridotta attraverso il compressore una volta fissato il numero <strong>di</strong> giri<br />

ridotto del turbo-compressore ed il rapporto pressioni. E’ chiaramente una<br />

mappa che è caratteristica del compressore considerato che viene costruita<br />

partendo dai dati che fornisce il costruttore (Fig.2.4). Come nel caso della<br />

turbina, i dati costruttore si riferiscono ad alcuni punti stazionari che sono<br />

stati fisicamente realizzabili, ma per poter utilizzare la mappa all’interno del<br />

modello occorre arricchire la mappa sia andando ad infittire i punti all’inter-<br />

no della zona <strong>di</strong> lavoro, sia andando ad aggiungere i punti limite che stanno<br />

ai margini della zona <strong>di</strong> lavoro e che verranno visitati durante i transitori.<br />

Questo viene fatto con uno script Matlab che opera nel seguente modo.<br />

Partendo dai dati <strong>di</strong>sponibili, per ogni valore costante <strong>di</strong> velocità ridotta<br />

<strong>di</strong>sponibile nei dati costruttore, vengono estratti i punti corrispondenti <strong>di</strong><br />

portata ridotta in funzione del rapporto pressioni come si vede in Fig.4.10.<br />

Osservando la figura si nota che ci sono due zone ai margini del grafico, in<strong>di</strong>-<br />

cate con 1 e 2, dove non ci sono dati. Questo perchè il costruttore costruisce<br />

queste mappe con delle prove in stazionario e tali zone non corrispondono a<br />

degli stazionari. La zona 1 corrisponde a punti <strong>di</strong> bassa portata, mentre la<br />

zona 2 corrisponde ai punti dove il rapporto pressioni a cavallo del compres-<br />

sore tende ad 1.<br />

Per entrambe queste zone è necessario estendere i dati visto che questi pun-<br />

ti possono essere visitati durante i transitori, questo è stato fatto andando<br />

ad estrapolare i valori nelle due zone con delle polinomiali. In questa fase,


Identificazione turbocompressore 94<br />

Rapporto pressioni<br />

4.5<br />

4<br />

3.5<br />

3<br />

2.5<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

0.5<br />

1<br />

0<br />

−0.02 0 0.02 0.04 0.06 0.08 0.1 0.12 0.14<br />

Portata ridotta<br />

Figura 4.10: Estrazione dati portata compressore. Questa mappa, per valori fissati<br />

), descrive il rapporto pressioni a cavallo<br />

<strong>di</strong> velocita ridotta del compressore (N 0 tc<br />

del compressore (P1/Pamb) in funzione della portata volumetrica ridotta attraverso<br />

il compressore (S0 c1 ).<br />

inoltre, i dati vengono regolarizzati scartando gli outlier in modo da risultare<br />

monotoni all’aumentare del rapporto pressioni così da poter poi invertire gli<br />

assi ed esprimere la portata in funzione del rapporto pressioni. Infine, sempre<br />

in questa fase, i dati vengono interpolati linearmente negli intervalli interni<br />

in modo da ottenere delle curve (parametrizzate nella velocita compressore)<br />

il più regolari possibile, che descrivono la portata ridotta in funzione del<br />

rapporto pressioni. Il risultato è mostrato in Fig.4.11.<br />

Una volta ottenute le curve <strong>di</strong> portata per valori costanti <strong>di</strong> velocità,<br />

2


Identificazione turbocompressore 95<br />

Portata ridotta<br />

0.09<br />

0.08<br />

0.07<br />

0.06<br />

0.05<br />

0.04<br />

0.03<br />

0.02<br />

0.<strong>01</strong><br />

0<br />

1 1.5 2 2.5 3 3.5<br />

Rapporto pressioni<br />

Figura 4.11: Curve portata compressore. Partendo dal grafico <strong>di</strong> figura (Fig.4.10),<br />

qui gli assi sono invertiti, e si puo vedere il risultato della costruzione delle curve,<br />

parametrizzate in velocita ridotta compressore (N 0 tc), che descrivono la portata<br />

ridotta attraverso il compressore (S0 c1 ), in funzione del rapporto pressioni a cavallo<br />

del compressore (P1/Pamb)<br />

i valori corrispondenti alle velocità interme<strong>di</strong>e, per i quali non si èpotuto<br />

costruire delle curve per mancanza <strong>di</strong> dati, vengono ottenuti me<strong>di</strong>ante un<br />

interpolazione a tratti cubica <strong>di</strong> Hermite, ottenendo così la mappa finale che<br />

caratterizza il compressore mostrata in Fig.4.12.


Identificazione turbocompressore 96<br />

Figura 4.12: Mappa portata volumetrica ridotta compressore, Γc<br />

Risultato finale dopo l’interpolazione a tratti cubica <strong>di</strong> Hermite.<br />

<br />

P1<br />

Pamb ,N0 <br />

tc .


Identificazione turbocompressore 97<br />

Identificazione ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> com-<br />

pressione<br />

Per quello che riguarda il ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> compressione, il costrut-<br />

tore mette a <strong>di</strong>sposizione un notevole quantitativo <strong>di</strong> punti, sufficienti a de-<br />

scrivere con buona precisione il valore <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento corrispondente ad ogni<br />

coppia <strong>di</strong> portata volumetrica ridotta e rapporto pressioni ll’interno della<br />

zona <strong>di</strong> lavoro.<br />

Osservando infatti il <strong>di</strong>agramma fornito dal costruttore per la caratteriz-<br />

zazione del compressore (Fig.2.4), osserviamo che sullo stesso <strong>di</strong>agramma<br />

sono rappresentate sia le curve isoren<strong>di</strong>mento come funzione del rapporto<br />

pressioni e della portata volumetrica ridotta. Sia le curve <strong>di</strong> portata utiliz-<br />

zate per la mappa portate come descritto al paragrafo precedente.<br />

Per ciascuna <strong>di</strong> queste curve viene riportato il corrispondente valore <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>-<br />

mento isoentropico <strong>di</strong> compressione, quin<strong>di</strong> rispetto al caso precedente, siamo<br />

in una situazione <strong>di</strong>versa, in particolare:<br />

• All’interno della zona <strong>di</strong> lavoro, essendoci una grande quantità <strong>di</strong>dati,<br />

non è necessaria un interpolazione;<br />

• Ai margini della zona <strong>di</strong> lavoro, nei punti corrispondenti ai transitori,<br />

l’andamento del ren<strong>di</strong>mento risulta avere una certa regolarità, decaden-<br />

do a valori molto bassi, quin<strong>di</strong> non è necessaria una vera estensione.<br />

Dunque più che procedure per l’estensione o l’infittimento dei dati, qui si è<br />

trattato <strong>di</strong> combinare più serie <strong>di</strong>verse <strong>di</strong> dati.<br />

Estraendo i dati <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento relativi alle curve <strong>di</strong> portata utilizzate al<br />

paragrafo precedente, si ottiene una prima mappa per il ren<strong>di</strong>mento, che è<br />

quella mostrata in Fig.4.13.


Identificazione turbocompressore 98<br />

Ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> compressione<br />

0.75<br />

0.7<br />

0.65<br />

0.6<br />

0.55<br />

0.5<br />

0.45<br />

3.5<br />

3<br />

2.5<br />

Rapporto pressione<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

0<br />

0.02<br />

0.04<br />

0.06<br />

0.08<br />

Portata volumetrica ridotta<br />

<br />

Figura 4.13: Mappa ren<strong>di</strong>mento isoentropico compressore (ηc S0 <br />

P1<br />

c1 , ) ottenu-<br />

Pamb<br />

ta dalle curve <strong>di</strong> portata. Questa mappa è quella ottenuta utilizzando i soli dati<br />

<strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento delle curve <strong>di</strong> portata, quelle usate per costruire la mappa par la<br />

portata.<br />

Il secondo passo è stato l’estrazione dei dati <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento dalle curve<br />

a isoren<strong>di</strong>mento (le curve concentriche nel grafico <strong>di</strong> Fig.2.4). Con questo<br />

secondo insieme <strong>di</strong> dati si ottiene un ulteriore mappa, mostrata in Fig.4.14).<br />

Quin<strong>di</strong> come ultimo passo combinando i due insiemi <strong>di</strong> dati otteniamo la<br />

versione finale della mappa per la descrizione del ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong><br />

compressione che è caratterizzata da un elevato livello <strong>di</strong> accuratezza, e che<br />

è mostrata in Fig.4.15 e Fig.4.16.<br />

0.1


Identificazione turbocompressore 99<br />

Figura 4.14: Mappa ren<strong>di</strong>mento isoentropico compressore (ηc<br />

ottenuta dalle curve isoren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Fig.2.4 .<br />

Figura 4.15: Mappa ren<strong>di</strong>mento isoentropico compressore (ηc<br />

Risultato finale.<br />

<br />

S0 <br />

P1<br />

c1 , ) Pamb<br />

<br />

S0 <br />

P1<br />

c1 , ). Pamb


Identificazione turbocompressore 100<br />

Figura 4.16: Mappa ren<strong>di</strong>mento isoentropico compressore (ηc<br />

Risultato finale, vista 2D.<br />

<br />

S0 <br />

P1<br />

c1 , ). Pamb


Capitolo 5<br />

Validazione sperimentale del<br />

modello<br />

Sulla verifica dell’accuratezza del modello, almeno per quello che riguarda<br />

la descrizione delle parti rappresentabili me<strong>di</strong>ante sistemi <strong>di</strong> equazioni alge-<br />

briche, a causa della <strong>di</strong>fficoltà oggettiva <strong>di</strong> eseguire <strong>di</strong>rettamente rilevazioni<br />

sperimentali, in molti lavori si effettuano delle valutazioni <strong>di</strong> tipo analiti-<br />

co date dal confronto tra i dati sperimentali forniti dal costruttore che si<br />

sono utilizzati, o da una loro sottoparte, e quelli ottenuti al termine delle<br />

varie procedure <strong>di</strong> costruzione della mappe o delle relazioni statiche che si<br />

vuole descrivere. D’altra parte per loro stessa natura le procedure <strong>di</strong> iden-<br />

tificazione che vengono utilizzate tendono ovviamente a descrivere in modo<br />

piuttosto preciso le relazioni in corrispondenza <strong>di</strong> ogni punto sperimentale<br />

utilizzato per la loro stessa costruzione, spesso poi non si è in possesso <strong>di</strong> una<br />

quantità tale <strong>di</strong> dati da potersi permettere <strong>di</strong> non utilizzarli tutti per l’iden-<br />

tificazione e riservarne una parte per la successiva validazione, un esempio<br />

su tutti è il caso della portata attraverso il compressore che vede invece la<br />

necessita <strong>di</strong> un arricchimento ed un estensione dei dati costruttore per poter


Validazione sperimentale del modello 102<br />

arrivare infondo all’identificazione.<br />

Nel caso <strong>di</strong> questo lavoro, la continua collaborazione durante tutto lo svol-<br />

gimento dell’attivita con Magneti Marelli Powertrain, che ha fornito supporto<br />

sia <strong>di</strong> mezzi che <strong>di</strong> persone, ha permesso <strong>di</strong> superare questo limite dando la<br />

possibilità <strong>di</strong> effettuare una cospicua attività <strong>di</strong> sperimentazione. L’attività<br />

<strong>di</strong> validazione del modello quin<strong>di</strong>, più che sulla verifica degli errori commessi<br />

in corrispondenza <strong>di</strong> ogni punto sperimentale fornito dal costruttore, è stata<br />

incentrata in un attività <strong>di</strong> sperimentazione per la verifica per così <strong>di</strong>re,sul<br />

campo, del modello.<br />

Quin<strong>di</strong> una volta messo a punto il modello ed effettuate le sperimentazioni<br />

descritte nel Capitolo 3. Si è passati a fare una valutazione comparativa delle<br />

risposte del modello confrontate alle misure fatte.<br />

L’attività <strong>di</strong>sperimentazioneè stata incentrata sul modello del turbocom-<br />

pressore in quanto costituisce la parte innovativa aggiunta al sottosistema<br />

aria. Qui si riporta il risultato <strong>di</strong> alcune prova fatte in riferimento alle<br />

grandezze <strong>di</strong> maggior interesse per il modello del turbocompressore:<br />

• Portata massica attraverso la turbina W2t;<br />

• Portata massica attraverso il compressore Wc1;<br />

• Giri turbocompressore Ntc.


Validazione sperimentale del modello 103<br />

Portata attraverso la turbina, W 2t [kg/s]<br />

0.09<br />

0.08<br />

0.07<br />

0.06<br />

0.05<br />

0.04<br />

0.03<br />

0.02<br />

Portata attraverso la turbina W 2t<br />

modello<br />

misure<br />

180 200 220 240<br />

Tempo [s]<br />

260 280<br />

Figura 5.1: Portata massica attraverso la turbina W2t, prova 1. Si vede che<br />

nonostante la semplicità delle equazioni utilizzate per la il calcolo della portata,<br />

il modello riesce a descrivere il comportamento della turbina con buona<br />

approssimazione.


Validazione sperimentale del modello 104<br />

Portata attraverso la turbina W 2t [kg/s]<br />

0.05<br />

0.045<br />

0.04<br />

0.035<br />

0.03<br />

0.025<br />

0.02<br />

0.<strong>01</strong>5<br />

0.<strong>01</strong><br />

0.005<br />

Portata attraverso la turbina W 2t<br />

modello<br />

misure<br />

20 30 40 50<br />

Tempo [s]<br />

60 70 80<br />

Figura 5.2: Portata massica attraverso la turbina W2t, prova 2. Un dettaglio<br />

da cui si può notare che nonostante vengano commessi degli errori numerici non<br />

trascurabili. Il modello riesce, a ricalcare la turbina in tutti i comportamenti.


Validazione sperimentale del modello 105<br />

Portata attraverso il compressore W c1 [kg/s]<br />

0.09<br />

0.08<br />

0.07<br />

0.06<br />

0.05<br />

0.04<br />

0.03<br />

Portata attraverso il compressore W c1<br />

modello<br />

misure<br />

260 280 300 320 340 360 380 400<br />

Tempo [s]<br />

Figura 5.3: Portata massica attraverso il compressore Wc1, prova1. Perilcompressore<br />

i risultati sono ancora migliori, il modello descrive in modo piuttosto<br />

preciso la portata che attraversa il compressore.


Validazione sperimentale del modello 106<br />

Portata attraverso il compressore W c1 [kg/s]<br />

0.1<br />

0.09<br />

0.08<br />

0.07<br />

0.06<br />

0.05<br />

0.04<br />

0.03<br />

Portata attraverso il compressore W c1<br />

modello<br />

misure<br />

255 260 265 270 275 280 285 290 295 300 305<br />

Tempo [s]<br />

Figura 5.4: Portata massica attraverso il compressore Wc1, prova 2. Un dettaglio<br />

da cui si vede che in certe zone <strong>di</strong> funzionamento i risultati del modello sono molto<br />

buoni. Dal punto <strong>di</strong> vista numerico quello che si nota è, come nel caso della<br />

turbina, una certa “rumorosità” del modello rispetto alle misure.


Validazione sperimentale del modello 107<br />

La rumorosità del modello in alcune zone <strong>di</strong> funzionamento deriva da al-<br />

cune oscillazioni veloci presenti anche nel sistema fisico che vengono riprodotte<br />

in modo accentuato dal modello.<br />

Una delle cause è anche la descrizione statica per le portate attraverso il com-<br />

pressore e la turbina. Si vede che la portata attraverso il compressore,Wc1,<br />

è quella che manifesta maggior rumorosità, questo perchè mentre la portata<br />

attraverso la turbina, W2t, è descritta in modo analitico, quella attraverso il<br />

compressore è sostanzialmente descritta da una mappa. Una soluzione molto<br />

semplice, come possibile sviluppo, per <strong>di</strong>minuire la rumorosità della portata<br />

attraverso il compressore, è quella <strong>di</strong> mettere un filtro passa basso per ridurre<br />

o togliere queste oscillazioni.<br />

Portata attraverso il compressore W c1 [kg/s]<br />

0.08<br />

0.07<br />

0.06<br />

0.05<br />

0.04<br />

0.03<br />

0.02<br />

Portata attraverso il compressore W c1<br />

modello<br />

misure<br />

165 170 175 180 185<br />

Tempo [s]<br />

190 195 200 205 210<br />

Figura 5.5: Portata massica attraverso il compressore Wc1, prova 3. Un dettaglio<br />

in una zona <strong>di</strong> funzionamento in cui è ancor più evidente la “rumorosità” del<br />

modello.


Validazione sperimentale del modello 108<br />

Giri turbocompressore N tc [rpm]<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

x 10 4<br />

Giri turbocompressore N tc<br />

modello<br />

misure<br />

10 20 30 40 50<br />

Tempo [s]<br />

60 70 80 90<br />

Figura 5.6: Giri turbocompressore Ntc, prova 1. I giri del turbocompressore sono<br />

certamente un buon in<strong>di</strong>ce per la valutazione del modello, infatti danno una misura<br />

<strong>di</strong> quanto siano state ben approssimate le potenze nel compressore e nella turbina.<br />

Si vede che il modello fornisce risultati confortanti, dal momento che gli andamenti<br />

qualitativi corrispondono. Inoltre nei giri non si manifesta il comportamento<br />

rumoroso osservato nella descrizione delle portate.


Validazione sperimentale del modello 109<br />

Giri turbocompressore N tc [rpm]<br />

x 105<br />

2.6<br />

2.4<br />

2.2<br />

2<br />

1.8<br />

1.6<br />

1.4<br />

1.2<br />

1<br />

0.8<br />

0.6<br />

Giri turbocompressore N tc<br />

modello<br />

misure<br />

190 200 210 220 230 240 250 260 270 280<br />

Tempo [s]<br />

Figura 5.7: Giri turbocompressore Ntc, prova 2. Un dettaglio in cui si vede che<br />

in alcune zone <strong>di</strong> funzionamento si riesce a descrivere i fenomeni non lineari e<br />

<strong>di</strong>namici con un ottima precisione.


Validazione sperimentale del modello 110<br />

Giri turbocompressore N tc [rpm]<br />

x 10<br />

2.8<br />

5<br />

2.6<br />

2.4<br />

2.2<br />

2<br />

1.8<br />

1.6<br />

1.4<br />

1.2<br />

1<br />

0.8<br />

Giri turbocompressore N tc<br />

modello<br />

misure<br />

280 290 300 310 320<br />

Tempo [s]<br />

330 340 350 360<br />

Figura 5.8: Giri turbocompressore Ntc, prova 3. Un dettaglio in cui si nota che<br />

in altre zone <strong>di</strong> lavoro (in generale corrispondenti ad alte girature, qui siamo a<br />

girature dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 250.000rpm) il modello non riesce a descrivere con la stessa<br />

precisione vista precedentemente il gruppo turbocompressore.


Validazione sperimentale del modello 111<br />

L’errore sul numero <strong>di</strong> giri turbocompressore, Ntc, che si manifesta alle<br />

alte girature è dovuto principalmente a due fattori.<br />

Il primo è che la descrizione delle portate lato compressore e turbina, avviene<br />

attraverso un modello che è stato identificato principalmente sulla base delle<br />

mappe caratteristiche fornite dal costruttore. Come si nota dalle mappe<br />

stesse, Fig.4.13, a girature molto alte o molto basse siamo in una zona <strong>di</strong><br />

margine nella quale la precisione dei dati è decisamente minore.<br />

Un secondo motivo è dato dalla strumentazione <strong>di</strong> misura allestita per la rile-<br />

vazione dei giri del turbocompressore. Infatti come accennato nel Capitolo 3,<br />

dove tale strumentazione è stata descritta, il sensore giri produce una stroz-<br />

zatura sul collettore in ingresso al compressore determinata da lampa<strong>di</strong>na e<br />

foto-transistor, Fig.5.9. Questo fà si che nelle misure dove è stato utilizzato<br />

tale sensore, la portata d’aria realmente in ingresso al compressore a parità<br />

<strong>di</strong> rapporto pressione sia minore <strong>di</strong> quella “nominale”.<br />

Questo fenomeno, apprezzabile solo alle alte portate, introduce il problema<br />

FLUSSO<br />

SENSORE<br />

OTTICO<br />

Paletta<br />

Verniciata<br />

Figura 5.9: Schema invasività sensore giri turbocompressore Ntc sul condotto <strong>di</strong><br />

aspirazione del compressore.


Validazione sperimentale del modello 112<br />

dell’invasività del sensore che va in parte a perturbare la geometria del com-<br />

pressore e quin<strong>di</strong> la portata d’aria in ingresso.<br />

Per il superamento <strong>di</strong> tale limite, come possibile sviluppo, occorre utilizzare<br />

un sensore che non sia invasivo.<br />

Giri turbocompressore N tc [rpm]<br />

2.4<br />

2.2<br />

2<br />

1.8<br />

1.6<br />

1.4<br />

1.2<br />

1<br />

0.8<br />

0.6<br />

0.4<br />

x 10 5<br />

Giri turbocompressore N tc<br />

modello<br />

misure<br />

80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180<br />

Tempo [s]<br />

Figura 5.10: Giri turbocompressore Ntc, prova 4. Si nota che in una larga parte <strong>di</strong><br />

tutta la zona <strong>di</strong> funzionamento, il modello riesce a descrivere le proprietà <strong>di</strong>namiche<br />

del gruppo turbocompressore con buona precisione.


Validazione sperimentale del modello 113<br />

Giri turbocompressore N tc [rpm]<br />

12<br />

11<br />

10<br />

9<br />

8<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

x 10 4<br />

Giri turbocompressore N tc<br />

modello<br />

misure<br />

42 44 46 48 50 52 54 56<br />

Tempo [s]<br />

Figura 5.11: Giri turbocompressore Ntc, prova 5. Un ingran<strong>di</strong>mento su un dettaglio<br />

per mettere in evidenza che anche da un punto <strong>di</strong> vista più granulare, le<br />

fenomenologie del gruppo turbocompressore sono riprodotte dal modello.<br />

Nonostante la validazione sia stata principalmente incentrata sul modello<br />

del turbocompressore in quanto costituisce la parte innovativa aggiunta al<br />

sottosistema aria. Nelle figure Fig.5.12 e Fig.5.13 sono riportati i grafici<br />

realtivi alle pressioni <strong>di</strong> collettore <strong>di</strong> aspirazione P1 e <strong>di</strong> scarico P2, incuisi<br />

può apprezzare che le <strong>di</strong>namiche dei due collettori sono ben rappresentate.


Validazione sperimentale del modello 114<br />

Pressione collettore aspirazione P 1 [mbar]<br />

Pressione collettore <strong>di</strong> scarico P 2 [mbar]<br />

2200<br />

2000<br />

1800<br />

1600<br />

1400<br />

1200<br />

1000<br />

Pressione collettore aspirazione P 1<br />

Modello<br />

Misure<br />

60 80 100 120 140<br />

Tempo [s]<br />

160 180 200 220<br />

Figura 5.12: Pressione collettore <strong>di</strong> aspirazione, P1.<br />

3000<br />

2500<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

Pressione collettore <strong>di</strong> scarico P 2<br />

Misure<br />

Modello<br />

50 100 150<br />

Tempo [s]<br />

200 250<br />

Figura 5.13: Pressione collettore <strong>di</strong> scarico, P2.


Conclusioni<br />

amb amb P T , amb amb<br />

vgt<br />

P Ta , a<br />

Air Filter<br />

Intercooler<br />

Tic<br />

ic<br />

EGR<br />

valve<br />

Air Flow<br />

Meter<br />

EGR cooler<br />

c t<br />

N tc , I tc<br />

C T<br />

P<br />

vgt<br />

out<br />

Wc1 c m , t <br />

W c c1<br />

Tec<br />

ec W2t <br />

2 , P 2 , F 2 ,<br />

T 2 , V 2<br />

W2t W21 , N e<br />

W f<br />

<br />

egr<br />

<br />

1 , P 1 1,<br />

, F F1 ,<br />

T T1 , V 1<br />

1 1 1<br />

Figura 5.14: Schema motore con riferimenti alle grandezze misurate dai sensori a<br />

bordo vettura e alle attuazioni effettuate dalla centralina.<br />

Il questo lavoro ci siamo proposti <strong>di</strong> sviluppare tecniche <strong>di</strong> modellistica<br />

per il sistema aria <strong>di</strong> un moderno motore Diesel, da poter essere utilizzate<br />

ECU


Conclusioni 116<br />

sia per la simulazione in ambienti “Hardware-In-the-Loop” (HIL), sia nella<br />

progettazione dei controllori. Affinche la modellistica, risultato del lavoro,<br />

risultasse sufficientemente semplice, in modo da poter essere agevolmente<br />

utilizzata anche in ambito industriale, si è adottato un’approccio <strong>di</strong> tipo<br />

“control-oriented”.<br />

Seguendo questo approccio è stato realizzato un modello del sistema aria.<br />

χ vgt<br />

χ egr<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

0 50 100 150 200 250 300<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

0 50 100 150<br />

Time [s]<br />

200 250 300<br />

Figura 5.15: In riferimento allo schema <strong>di</strong> Fig.5.14, qui è riportato l’andamento<br />

dei due ingressi <strong>di</strong> controllo χvgt e χegr.<br />

Il modello è costruito attorno ai bilanci <strong>di</strong> massa nei due collettori <strong>di</strong> aspi-<br />

razione e <strong>di</strong> scarico. Le relazioni corrispondenti a tutti i vari componenti<br />

sono state descritte nel Capitolo 1.<br />

L’attenzione e stata focalizzata quin<strong>di</strong> nel modello del gruppo turbocom-<br />

pressore che <strong>di</strong> fatto costituisce la parte innovativa nel modello del sistema<br />

aria. Il turbocompressore è stato descritto in modo approfon<strong>di</strong>to nel Capi-<br />

tolo 2 e nel Capitolo 4.


Conclusioni 117<br />

W 2t [kg/s]<br />

P 2 [mbar]<br />

T 2 [degC]<br />

0.1<br />

0.05<br />

4000<br />

3000<br />

2000<br />

0<br />

0 50 100 150 200 250 300<br />

1000<br />

0 50 100 150 200 250 300<br />

1000<br />

800<br />

600<br />

400<br />

0 50 100 150<br />

Tempo [s]<br />

200 250 300<br />

Figura 5.16: Andamento delle variabili caratteristiche del collettore <strong>di</strong> scarico P2,<br />

T2 e della portata turbina W2t, in seguito agli ingressi <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> Fig.5.15.<br />

W c1 [kg/s]<br />

P 1 [mbar]<br />

T 1 [degC]<br />

0.1<br />

0.05<br />

2500<br />

2000<br />

1500<br />

0<br />

0 50 100 150 200 250 300<br />

1000<br />

0 50 100 150 200 250 300<br />

310<br />

300<br />

290<br />

280<br />

0 50 100 150<br />

Time [s]<br />

200 250 300<br />

Figura 5.17: Andamento delle variabili caratteristiche del collettore <strong>di</strong> aspirazione<br />

P1, T1 e della portata compressore Wc1, in seguito agli ingressi <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong><br />

Fig.5.15.


Conclusioni 118<br />

E’ stata eseguita anche una massiccia attività <strong>di</strong> sperimentazione, descritta<br />

nel Capitolo 3, che ha permesso <strong>di</strong> ottenere una gran quantità <strong>di</strong>datisiaper<br />

la messa punto finale del modello che per la sua verifica, Capitolo 5.<br />

Nonostante la semplicità dell’approccio usato per la realizzazione del mod-<br />

P 1 [mbar]<br />

P 2 [mbar]<br />

χ vgt [%]<br />

2500<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

0 50 100 150 200 250 300<br />

3000<br />

2000<br />

1000<br />

0 50 100 150 200 250 300<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

0 50 100 150 200 250 300<br />

6<br />

λ<br />

4<br />

2<br />

0<br />

0 50 100 150<br />

Tempo [s]<br />

200 250 300<br />

Figura 5.18: Andamento delle pressioni nei due collettori <strong>di</strong> aspirazione (P1) e<strong>di</strong><br />

scarico (P2) , della variabile <strong>di</strong> comando dell’attuatore VGT (χvgt) edelrapporto<br />

aria/carburante λ.<br />

ello, i risultati ottenuti sono stati confortanti. In riferimento al turbocom-<br />

pressore, le prove <strong>di</strong> verifica eseguite, hanno mostrato la capacità del modello<br />

<strong>di</strong> descrivere qualitativamente in modo corretto l’impianto.<br />

Questo era certamente il requisito più importante unito alla semplicità del<br />

modello che invece è stata garantita dall’approccio tenuto per lo sviluppo del<br />

modello. Il risultato può <strong>di</strong>rsi dunque sod<strong>di</strong>sfacente ed il modello sviluppato<br />

è <strong>di</strong> sicura utilita sia per la simulazione in ambienti HIL, sia per il suo utilizzo<br />

per la progettazione <strong>di</strong> algoritmi <strong>di</strong> controllo in modo “model-based”.<br />

La <strong>di</strong>sponibilità in azienda del modello proposto, ha permesso un maggiore


Conclusioni 119<br />

comprensione dell’interazione del turbo VGT sul sistema aria, ha avuto im-<br />

patto sulle comprensione delle capacità <strong>di</strong> regolazione <strong>di</strong> portata, carica mo-<br />

tore, pressioni e frazioni <strong>di</strong> gas combusti che si ottengono agendo su EGR<br />

e VGT, grafici da Fig.5.15 a Fig.5.18. Infine ha avuto impatti sulla sintesi<br />

dei controllori per questi due attuatori, ovvero sul modo <strong>di</strong> calibrarli, con<br />

conseguenti attività in parte già concluse e in parte ancora in corso.


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turbomacchine. Pitagora. Como.


Si desidera ringraziare:<br />

Magneti Marelli Powertrain s.p.a. ed in particolare l’Ing.Walter Nesci<br />

e l’Ing.Gabriele Serra per il supporto <strong>di</strong> mezzi tecnici e persone messo a <strong>di</strong>s-<br />

posizione.<br />

http://www.marelli.it<br />

Il laboratorio PARADES ed in particolare l’Ing.Andrea Balluchi per la<br />

<strong>di</strong>sponibilità e le utili <strong>di</strong>scussioni.<br />

http://www.parades.rm.cnr.it<br />

Il <strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> Elettronica <strong>Informatica</strong> e <strong>Sistemi</strong>stica (DEIS)<br />

dell’Università della Calabria ed in particolare il professor Alessandro Casavola<br />

per tutta l’assistenza fornita.<br />

http://www.deis.unical.it<br />

Clau<strong>di</strong>o Gambelli per tutti gli anni <strong>di</strong> continua collaborazione e per il<br />

supporto durante la fase <strong>di</strong> stesura della tesi.<br />

http://www.gambelli.org

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