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4 IL SEGRETO DELL'INQUISIZIONE, I SEGRETI DELLA REPUBBLICA

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Naturalmente, non ci stiamo riferendo alle condizioni del tutto peculiari delle aree ove<br />

il cattolicesimo, pur sopravvivendo, era divenuto minoritario e clandestino, in quanto<br />

avversato dall’autorità politica, come nell’Inghilterra elisabettiana 1534 . Né a quelle di varie<br />

regioni situate nella parte centro-meridionale del continente europeo, e in primo luogo<br />

all’interno del territorio imperiale, ove la confessione cattolica era ancora presente, ma entro<br />

un regime dualistico e comunque dipendente dalla scelta dei “principi”. Qui l’influenza<br />

romana si potè esplicare solo in forme per lo più indirette, tramite l’azione diplomatica dei<br />

nunzi o, in maniera complementare, mediante l’attività di persuasione realizzata dagli ordini<br />

religiosi 1535 . E anche la situazione della Francia dei re “cristianissimi”, d’altra parte,<br />

costituisce un caso a se stante. Al suo interno, infatti, come è noto, la robusta tradizione di<br />

controllo statale esercitato dalla monarchia, mai disposta a cedere alla Curia la direzione della<br />

chiesa gallicana, da ultimo, dopo l’emanazione dell’editto di Nantes, si era addirittura<br />

congiunta con una situazione di tolleranza formale verso gli ugonotti 1536 . Ben altra era la<br />

situazione nel resto dell’Europa del Sud, contraddistinta dall’uniformità religiosa e culturale.<br />

Qui, inoltre, seppur con ovvie differenze, il connubio tra la Curia ed i poteri civili era<br />

tendenzialmente “simbiotico”, e anche le frizioni si consumavano all’interno di un regime di<br />

sostanziale collaborazione. Tuttavia, per impostare la nostra analisi, sarà opportuno notare<br />

che, nonostante l’alleanza mai messa seriamente in discussione a livello internazionale,<br />

peraltro destinata a consolidarsi, anche le relazioni tra il pontefice e il nuovo monarca di<br />

Spagna, Filippo III, a causa di divergenze createsi intorno alla realizzazione delle rispettive<br />

politiche assolutistiche, conobbero alcune increspature, soprattutto in alcune aree italiane<br />

direttamente sottoposte al dominio della Corona. Ricordiamo, in primo luogo, il caso della<br />

Sicilia, dove le peculiari prerogative dei vicerè spagnoli, in merito alla disposizione delle<br />

nomine ecclesiastiche locali; alla prassi di vagliare le decisioni papali, prima che queste<br />

diventassero esecutive; e soprattutto al monopolio della giustizia criminale mediante un'alta<br />

corte, detta “Monarchia Sicula”, le cui decisioni non potevano essere nemmeno oggetto di<br />

1534 Brambilla, La giustizia intollerante, cit., pp. 174-177. Dal 1559, erano sottoposti all’accusa di lesa maestà<br />

tutti i cattolici “politici” che ricusavano di prestare il giuramento alla Corona scismatica. Viceversa, coloro che<br />

accettavano l’imposizione erano privati dei diritti politici, ma non di quelli civili.<br />

1535 Nell’ultimo quarto del sedicesimo secolo, la Santa Sede aveva sviluppato una rete diplomatica che, oltre a<br />

comprendere la Spagna, la Francia, il Portogallo e la Polonia, concerneva anche Lucerna, in Svizzera, Colonia,<br />

nel nord-ovest tedesco, Graz, nell’Austria interna, e Bruxelles per la Fiandra, in Bonora, La Controriforma, cit.,<br />

p. 43. Per quanto concerne il ruolo delle missioni gesuitiche e cappuccine nella “riconquista” cattolica nelle<br />

stesse aree, si rinvia alle osservazioni svolte in Frajese, Nascita dell’Indice, cit., pp. 251-253 e, più in generale, a<br />

L. Chatellier, L’Europa dei devoti, cit., pp. 67 e sgg., e P. Hartman, I gesuiti, Roma Carocci, 2003, pp. 44-46.<br />

1536 Una riflessione recente sul tema, che punta a collegare la coscienza nazionale francese con il<br />

“gallicanesimo”, il peculiare rapporto Stato-Chiesa espresso dalla monarchia francese, si trova in A. Tallon,<br />

Conscience nazionale et sentiment religieux en France au XVI siècle. Essai sur la vision gallicane du monde,<br />

Paris, Presses Universitaires de France, 2002. Al saggio si rinvia anche per l’abbondante storiografia<br />

sull’argomento, riportata alle pp. 297-305.<br />

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