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esadia16 - Roche

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so le cellule seminali infette o sia secondaria alla presenza<br />

di HIV nel liquido seminale, ma un’elevata carica virale<br />

spermatica sembra essere correlata ad un maggior<br />

rischio di trasmissione.<br />

È ancora controversa la correlazione fra i livelli di carica<br />

virale plasmatica e spermatica, ma è noto che maggiori<br />

quantità di HIV possono essere rilevate nel liquido seminale<br />

durante l’infezione acuta e nelle fasi più avanzate di<br />

malattia. La terapia antiretrovirale è in grado di ridurre<br />

il livello di HIV-RNA nel liquido e nelle cellule seminali e,<br />

quindi, di limitare la trasmissione sessuale dell’infezione.<br />

Analogamente a quanto osservato nel plasma, però, la<br />

terapia antiretrovirale favorisce l’emergenza, a livello del<br />

liquido seminale, di ceppi virali resistenti, con incidenza<br />

differente rispetto a quella osservata nel plasma.<br />

Il compartimento genitale si comporta cioè come un compartimento<br />

nettamente separato dal plasma, in cui la<br />

replicazione e la persistenza virale avvengono in maniera<br />

distinta rispetto a quanto si osserva a livello del plasma.<br />

Infatti la penetrazione dei farmaci attraverso la barriera<br />

emato-testicolare è estremamente variabile e la diversa<br />

concentrazione farmacologica nel compartimento genitale<br />

potrebbe comportare una scarsa soppressione virale e,<br />

quindi, la comparsa di ceppi virali resistenti diversi rispetto<br />

a quelli identificati nel plasma.<br />

Analogamente a quanto osservato nel compartimento<br />

genitale maschile, anche a livello dell’apparato genitale<br />

femminile, nel muco cervicale e nel liquido di lavaggio<br />

cervicovaginale, è possibile riscontrare livelli quantificabili<br />

di HIV; anche nelle donne si osserva una riduzione dell’HIV-RNA<br />

a livello tratto genitale in seguito a trattamento<br />

antiretrovirale.<br />

La trasmissione sessuale di HIV è poi influenzata da altri<br />

fattori, intrinseci al virus: diversi tipi di virus, infatti,<br />

dimostrano diversa infettività. Gli isolati virali a fenotipo<br />

non-syncytium-inducing sembrano essere più facilmente<br />

trasmessi per via sessuale rispetto a fenotipi syncytiuminducing;<br />

inoltre i differenti sottotipi virali sono associati<br />

a diversi tassi di infettività per via sessuale, con maggiore<br />

efficienza di trasmissione per i clade E, che è in grado<br />

di proliferare in maniera più efficace all’interno delle cellule<br />

dendritiche e epiteliali cervicali, e C, associato ad<br />

aumentato shedding virale a livello delle secrezioni genitali.<br />

Fattori di suscettibilità<br />

La suscettibilità all’infezione da HIV è la possibilità di<br />

acquisire l’infezione per un partner non infetto a seguito<br />

di un rapporto sessuale con partner infetto.<br />

monografia<br />

Infezioni Sessualmente Trasmissibili<br />

Fin dall’inizio dell’epidemia di HIV si era osservata la presenza<br />

di alcuni soggetti che, pur ripetutamente esposti<br />

per via sessuale al rischio di contagio, non acquisivano<br />

l’infezione.<br />

Questa osservazione implicava la presenza, in questi soggetti<br />

di un meccanismo di resistenza all’infezione, la cui<br />

natura è stata chiarita in seguito all’identificazione dei<br />

co-recettori, molecole che, insieme al recettore CD4 sono<br />

fondamentali per l’ancoraggio e l’entrata del virus nella<br />

cellula ospite. Una delezione a livello della base 32 della<br />

sequenza del co-recettore CCR-5 comporta una ridotta<br />

suscettibilità all’infezione da HIV.<br />

Tale mutazione è presente in circa l’1% dei soggetti di<br />

razza bianca e si riscontra con particolare frequenza nei<br />

soggetti esposti ma non infettati da HIV.<br />

Esistono peraltro alcune segnalazioni di trasmissione dell’infezione<br />

anche in presenza della delezione 32.<br />

Alcuni soggetti non contraggono l’infezione, nonostante<br />

ripetute esposizioni, pur in assenza della delezione 32: è<br />

stata ipotizzata, in questi pazienti, la presenza di difese<br />

Fig 4<br />

7

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