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esadia16 - Roche

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iscontrata in caso di interruzione volontaria di gravidanza<br />

o in neonati a termine.<br />

E’ stato Kundsin, nel 1967, ad isolare per la prima volta<br />

U. Urealyticum dal corion, amnios, decidua e cordone<br />

ombelicale di un feto abortito spontaneamente alla 17°<br />

settimana. Negli anni seguenti altri studi hanno confermato<br />

questi risultati per quanto venisse obiettato che l’isolamento<br />

di questi microrganismi dal prodotto abortivo<br />

poteva essere la conseguenza di una contaminazione<br />

avvenuta al momento del passaggio attraverso il canale<br />

del parto: un isolamento dall’endometrio avrebbe reso<br />

più evidente la correlazione. Stray-Pedersen ha messo in<br />

evidenza come in pazienti con aborti ripetuti la colonizzazione<br />

endometriale da U. urealyticum sia significativamente<br />

più elevata rispetto ad un gruppo di controllo<br />

(28% e 7% rispettivamente); anche Barbi, in studio condotto<br />

su 40 donne con problemi di poliabortività ha isolato<br />

questi microrganismi dall’endometrio nel 30% dei<br />

casi e solo nell’8,3% dei controlli.<br />

Una corionamnionite soprattutto se silente, può comportare<br />

una maggiore fragilità delle membrane che possono<br />

quindi rompersi prematuramente e portare ad un parto<br />

pretermine e/o ad una alterazione della nutrizione fetale<br />

con conseguente iposviluppo. La frequenza con cui questi<br />

microrganismi sono stati ritrovati in casi di rottura prematura<br />

delle membrane e di parto pretermine si aggira<br />

intorno al 20-30%. E’ stato anche dimostrato che in caso<br />

di travaglio pretermine, il tempo che intercorre tra l’amniocentesi<br />

ed il parto è notevolmente più breve in donne<br />

con infezione amniotica da Ureaplasma.<br />

Diversi studi hanno evidenziato che i neonati colonizzati<br />

da Micoplasmi hanno un peso alla nascita inferiore<br />

rispetto a quelli che non lo sono e che donne con questo<br />

tipo di infezione danno alla luce neonati con un peso<br />

medio alla nascita significativamente più basso rispetto a<br />

quello di bambini nati da donne non colonizzate.<br />

Sia M. hominis, sia U. urealyticum sono stati isolati da<br />

emocolture di pazienti con febbre post partum o post<br />

abortum. A volte sono state osservate anche delle vere<br />

setticemie accompagnate da complicanze neonatali con<br />

isolamento dello stesso microrganismo dai prelievi endotracheali.<br />

Per quanto riguarda la febbre post-partum, sappiamo<br />

che essa complica circa il 5% delle nascite e che spesso‚ é<br />

dovuta ad una endometrite, una cicatrice infetta, una<br />

infezione urinaria o una trombo-flebite. Mycoplasma<br />

hominis sembra essere la causa più frequente di questo<br />

tipo di complicanza mentre Ureaplasma urealyticum giocherebbe<br />

un ruolo nelle endometriti tardive come risulta-<br />

monografia<br />

Infezioni Sessualmente Trasmissibili<br />

to di una risalita a partire dalla cervice o dalla vagina.<br />

Mycoplasma hominis è stato isolato in circa il 10% delle<br />

donne che sviluppavano ipertermia dopo un parto o un<br />

aborto, ma solo raramente in caso di aborto senza febbre.<br />

Il loro ruolo in tali patologie è certamente sottostimato<br />

in quanto la loro ricerca non rientra nel profilo classico<br />

dell’emocoltura.<br />

Infezioni neonatali<br />

Numerosi studi suggeriscono che la colonizzazione da U.<br />

urealyticum in neonati pretermine rappresenta un fattore<br />

di rischio per lo sviluppo di broncodisplasia o malattia<br />

polmonare cronica. In particolare i nati da madre con<br />

infezione del LA o con corionamnionite presentano<br />

un’aumentata morbilità neonatale come distress respiratorio,<br />

polmonite, displasia broncopolmonare, emorragia<br />

intraventricolare, enterocolite necrotizzante e sepsi.<br />

Secondo alcuni autori queste ultime in particolare sarebbero<br />

addirittura duplicate.<br />

La malattia polmonare cronica interessa soprattutto i<br />

neonati che necessitano di ventilazione nei primi giorni di<br />

vita ed è caratterizzata da una compromissione polmonare<br />

cronica con dipendenza dall’ossigenoterapia a 28 giorni<br />

di vita o a 36 settimane di epoca gestazionale. Questa<br />

patologia interessa ancora dal 15 al 40% dei neonati con<br />

peso alla nascita molto basso (< 1.500 gr) e, malgrado i<br />

notevoli progressi delle terapie intensive neonatali, resta<br />

una causa importante di morbilità e mortalità in questa<br />

popolazione 41 . Tra gli studi pubblicati negli ultimi anni,<br />

molti riportano un aumento del rischio di sviluppare una<br />

malattia polmonare cronica variabile dall’1,6 al 4,1 nei<br />

neonati colonizzati da U. urealyticum.<br />

U. urealyticum è stato anche isolato in un numero significativo<br />

di gravidanze a rischio con morte endouterina del<br />

feto e in casi di infezioni del sistema nervoso centrale e in<br />

sepsi neonatali.<br />

M. hominis non sembra implicato in casi di mortalità<br />

neonatale ma è stato ritrovato in casi di infezioni del<br />

sistema nervoso centrale (meningiti, meningo-encefaliti,<br />

ascessi cerebrali) 47 ed é stato inoltre associato ad artriti,<br />

ascessi sottocutanei, congiuntiviti e polmoniti.<br />

Uretriti<br />

Il ruolo eziologico di U. urealyticum nelle UNG è ancora<br />

controverso anche se molti autori sono concordi nel ritenere<br />

che U.urelyticum sia, insieme a Chlamydia trachomatis,<br />

uno dei più comuni agenti eziologigi di uretriti<br />

nell’uomo. E’ opinione diffusa che tali microrganismi possano<br />

essere responsabili di quadri sintomatologici a<br />

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