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esadia16 - Roche

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monografia<br />

Invece la teoria colombiana sostiene che il dilagare in<br />

Europa del flagello fu susseguente al 1492, ossia dopo il<br />

viaggio di ritorno di Cristoforo Colombo dal Nuovo<br />

Mondo, con tassi di morbilità e mortalità elevatissimi, che<br />

secondo le cronache dell’epoca sarebbero da imputare ai<br />

massicci spostamenti di eserciti (le prime segnalazioni del<br />

mal venereo in Italia sono fatte risalire alla discesa di<br />

Carlo VIII nel 1494) e popolazioni civili in Europa e per gli<br />

studiosi più temerari ad una aumentata virulenza del treponema<br />

nell’epoca forse giustificata dall’associazione<br />

stretta della lue con la gonorrea, per cui veniva supposto<br />

un unico male. Alcuni addirittura hanno ascritto il fenomeno<br />

per gli alti tassi di morbilità e mortalità, ad una<br />

malattia concomitante ma sconosciuta.<br />

Comunque sia la Grande Sifilide provocò nei secoli a venire<br />

una vera e proprio pandemia raggiungendo le più<br />

estreme regioni asiatiche e dell’Africa.<br />

Le varie denominazione assunte nel corso dei tempi di<br />

“mal napoletano, morbo gallico, mal francese, mal portoghese,<br />

mal caraibico” delineano in maniera inequivocabile<br />

la vasta estensione della malattia ed il rimbalzo di<br />

responsabilità sulla sua diffusione.<br />

Alcuni tra i nomi più illustri da annotare purtroppo fra le<br />

vittime del morbo, anche a dimostrazione che la malattia<br />

non prediligeva solo gli strati sociali più bassi, sono:<br />

Beethoven, Schumann, Schubert, Paganini, Donizzetti,<br />

Nietzsche, Oscar Wilde.<br />

Un’ ultima annotazione riguarda l’etimologia delle denominazione<br />

della patologia, Lue e Sifilide.<br />

L’appellativo Lue deriva dal latino lues venereum, che<br />

significa malattia, pestilenza ed era originariamente<br />

applicato ad ogni malattia venerea (la lue si associava ed<br />

è spesso ancora associata alla gonorrea).<br />

Il termine Sifilide deve invece la sua origine ad un chirurgo<br />

di Verona, tal Girolamo Fracastoro che nel 1530<br />

scrisse un poemetto dove il pastore Siphilus viene punito<br />

da Apollo contagiandolo per la prima volta con un terribile<br />

morbo, detto appunto Sifilide.<br />

Epidemiologia<br />

La sifilide è una malattia trasmessa principalmente<br />

attraverso contatti sessuali, attraverso la placenta o<br />

canale del parto (sifilide congenita,ma forse più correttamente<br />

in quest’ultimo caso si dovrebbe denominare<br />

sifilide connatale) ed ormai raramente con la trasfusione<br />

di sangue infetto.<br />

A quest’ultimo riguardo si precisa che il Treponema pallidum<br />

non può mantenersi vitale per più di 24-48 ore nel<br />

sangue conservato nelle emoteche.<br />

Infezioni Sessualmente Trasmissibili<br />

E’ importante ricordare che il soggetto nella fase precoce<br />

della malattia risulta altamente contagiante (l’ulcera venerea<br />

pullula di treponemi) ma si ritiene comunque che dopo<br />

4 anni l’individuo infettato non possa più diffondere il<br />

microrganismo tramite rapporti sessuali.<br />

Il rapporto uomo/donna è nettamente a favore dei primi<br />

ed il picco si raggiunge fra i 20 ed i 25 anni. Alte frequenze<br />

di reinfezione sono presenti in soggetti ad alto<br />

rischio come gli omosessuali.<br />

In Italia come in tutta Europa dopo una relativa diminuizione<br />

dei casi nel periodo in cui il virus HIV incuteva<br />

molti timori, per cui l’uso del profilattico ha rappresentato<br />

un’efficiente barriera al contagio, sia per l’HIV che<br />

per il T. Pallidum. si assiste oggi, dagli ultimi dati disponibili,<br />

ad una sia pur modesta recrudescenza della malattia.<br />

Oltre ai dati raccolti ed elaborati dall’ Istituto Superiore<br />

di Sanità su segnalazioni dei centri sentinella per le MTS<br />

distaccati sul territorio nazionale, si aggiungono i dati<br />

elaborati dagli ultimi studi di incidenza e prevalenza<br />

della lue per gli anni 1999-2000 dal Sistema di sorveglianza<br />

delle donazioni di sangue e dalla cui analisi statistica<br />

risulta un significativo aumento dei casi.<br />

Gli ultimi dati disponibili sui nuovi casi di sifilide, forniti<br />

invece dall’OMS stimano in 12 milioni di casi la presenza<br />

a livello mondiale della malattia (Fig.1).<br />

I Paesi più investiti risultano rispettivamente con 4 milioni<br />

di casi, il sud e sudest asiatico e l’ Africa sub-sahariana;<br />

segue l’America Latina ed i Caraibi con 3 milioni di casi.<br />

Il rimanente milione è distribuito così nel globo:<br />

Nord Africa e Mediorente: 370.000 casi<br />

Asia orientale e Pacifico: 240.000 casi<br />

Europa: 140.000 casi<br />

Nord America:100.000 casi<br />

Europa dell’Est e Centro-Asia: 100.000 casi<br />

Australia e Nuova Zelanda: 10.000 casi<br />

Patogenesi e clinica<br />

Dopo la penetrazione attraverso soluzioni di continuo<br />

(basta una semplice abrasione) della cute o della mucosa<br />

intatta il batterio veicolato dai linfociti od attraverso il<br />

torrente circolatorio si dissemina in tutto il corpo compreso<br />

il sistema nervoso centrale. Il microrganismo inizia<br />

pertanto a moltiplicarsi dividendosi ogni 30 ore circa ed<br />

il periodo di incubazione è rapportato alla grandezza<br />

della carica batterica infettante.<br />

Anche se la suddivisione nei canonici stadi non può essere<br />

rigidamente schematizzabile a causa delle variabili dell’infezione,<br />

dell’ospite e dell’eventuale terapia intercorrente<br />

si suddivide artificiosamente il decorso in tre stadi.<br />

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