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dell’alterata risposta immunitaria, può avere un decorso<br />
più grave, verificandosi inoltre un aumento delle recidive<br />
rispetto al periodo pre-gravidico. La trasmissione dell’infezione<br />
da HSV al neonato è legata prevalentemente ad<br />
infezioni primarie; il rischio aumenta quanto più tardiva<br />
è l’acquisizione.<br />
Rispetto allo stato gravidico, l’infezione da HSV può essere<br />
classificata secondo l’epoca gestazionale, e conseguenti<br />
modalità di trasmissione, nella quale si verifica, vale a<br />
dire come infezione intrauterina, perinatale, post-natale.<br />
L’infezione intrauterina risulta dalla trasmissione di HSV<br />
per via transplacentare o per via ascendente dalla cervice<br />
uterina e rappresenta il 5% dei casi clinicamente apprezzabili.<br />
E’ caratterizzata dalla triade costituita da manifestazioni<br />
cutanee, oculari ed interessamento del sistema<br />
nervoso centrale.<br />
La maggior parte (85%) delle infezioni neonatali da HSV<br />
è secondaria al contatto con secrezioni materne infette<br />
durante il passaggio nel canale del parto. Il virus penetra<br />
nel neonato attraverso gli occhi, il nasofaringe o soluzioni<br />
di continuo della cute. Tale infezione si esprime come:<br />
a) malattia disseminata (25%). E’ un’infezione sistemica<br />
grave che coinvolge principalmente fegato e surreni, con<br />
interessamento del SNC nel 60-75% dei casi.<br />
La prognosi è grave: con terapia ad alte dosi la mortalità<br />
è del 30%.<br />
b) malattia localizzata al SNC (35%). E’ un’encefalite<br />
caratterizzata da febbre, tremori, convulsioni. Con l’introduzione<br />
della terapia la mortalità è scesa al 14%. Le<br />
sequele neurologiche nell’encefalite da HSV includono la<br />
microcefalia, la cecità, il ritardo mentale.<br />
c) malattia della cute, degli occhi, e/o della bocca (SEM).<br />
E’ la forma meno severa, in quanto non conduce praticamente<br />
mai a morte; in passato era anche la meno frequente,<br />
ora la frequenza è aumentata fino ad arrivare al<br />
43,4%, probabilmente in conseguenza del riconoscimento<br />
e del trattamento dell’infezione in fase SEM, prima cioè<br />
della sua progressione ad una fase più grave di malattia (8).<br />
La trasmissione da madre a bambino può avvenire anche<br />
in fase post-natale (10%), attraverso il contatto con persone<br />
affette da herpes oro-labiale o cutaneo.<br />
Diagnosi<br />
Poiché vi è una considerevole sovrapposizione clinica tra<br />
le infezioni genitali da HSV ed altre cause infettive e non<br />
infettive di ulcere genitali, è necessario individuare nella<br />
maggior parte dei casi di ulcere genitali la causa eziologia.<br />
Per porre diagnosi di herpes genitale, si deve isolare HSV<br />
da lesioni cutaneo-mucose di sedi genitali o da tamponi<br />
monografia<br />
Infezioni Sessualmente Trasmissibili<br />
di sedi mucose-genitali apparentemente sane.<br />
Le alternative all’isolamento virale sono l’evidenziazione<br />
diretta di antigeni virali nelle cellule delle lesioni cutaneo-mucose<br />
e l’amplificazione del DNA virale contenuto<br />
nel campione clinico. La sola determinazione degli anticorpi<br />
anti-HSV o anche anti-HSV-1 e anti-HSV-2 di per sé<br />
non consente di trarre alcuna conclusione circa la diagnosi<br />
di herpes genitale, in quanto sia la presenza di<br />
anticorpi comuni, sia la presenza di anticorpi tipo-specifici<br />
può essere l’espressione di un’infezione erpetica esclusivamente<br />
a carico della sede orale o comunque di sedi al<br />
di sopra della linea ombelicale trasversa.<br />
Esame citologico<br />
HSV provoca una caratteristica degenerazione palloniforme<br />
con fusione cellulare delle cellule infette negli strati<br />
dell’epidermide.<br />
Perciò le tecniche citologiche quali gli strisci effettuati<br />
sulle lesioni o sui tessuti e trattati secondo Pap o secondo<br />
Tzanck possono evidenziare inclusioni endonucleari o<br />
cellule giganti polinucleate caratteristiche dell’infezione<br />
virale erpetica.<br />
Queste tecniche sono poco costose e largamente diffuse,<br />
ma non sono specifiche (non distinguono le infezioni da<br />
HSV dal VZV) e presentano una sensibilità pari al 50-60%<br />
se confrontate con l’isolamento del virus.<br />
Isolamento ed identificazione virale<br />
L’isolamento di HSV dalla lesione è la metodica di riferimento.<br />
Può essere eseguito su una grande varietà di colture<br />
cellulari sia primarie, sia diploidi (fibroblasti embrionali<br />
umani), sia in linea continua (ad es. cellule Vero,<br />
Hep-2, HeLa, ecc.).<br />
L’effetto citopatico di tipo arrotondamento cellulare sia<br />
focale che generalizzato (in rapporto alla quantità di virus<br />
contenuto nell’inoculo) porta rapidamente al distacco<br />
delle cellule dalla superficie di crescita fino al distacco<br />
totale del monostrato cellulare. Tale effetto diventa di<br />
solito evidente dopo 1-3 giorni di coltura.<br />
All’effetto di arrotondamento cellulare spesso si associa<br />
quello di tipo sinciziante, più frequentemente osservabile<br />
con i ceppi di HSV-2. L’identificazione viene eseguita<br />
mediante impiego di anticorpi monoclonali tipo-specifici<br />
marcati con fluorescina (fig 3).<br />
Tipizzazione diretta di HSV sui campioni clinici<br />
La tipizzazione diretta del virus sui campioni clinici rappresenta<br />
un metodo rapido per giungere all’identificazione<br />
del virus in un determinato campione biologico, evi-<br />
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