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Chlamydia Trachomatis: una subdola causa di infertilità<br />

La paziente può accusare dolori pelvici discontinui, che<br />

recedono sovente alla somministrazione di un banale<br />

analgesico, febbricola, modesta leucorrea, dolorabilità<br />

alla palpazione bimanuale delle regioni annessiali oppure<br />

la malattia può essere del tutto asintomatica, configurando<br />

quella che viene attualmente indicata come PID<br />

silente.<br />

Gli studi dimostrano che la PID determina danno tubarico<br />

sia nella forma conclamata che nella forma silente<br />

(Patton et al., 1989). Infezioni croniche o ricorrenti da C.t.<br />

possono indurre un processo fibrotico-cicatriziale a carico<br />

delle tube con successiva occlusione tubarica mono e/o<br />

bilaterale. La patogenesi del danno tubarico, principale<br />

causa di sterilità, non è del tutto chiarita. I primi studi<br />

effettuati a tal proposito suggerivano che l’infezione da<br />

Chlamydia trachomatis potesse essere la componente<br />

necessaria per la cronicizzazione di una salpingite e successiva<br />

occlusione tubarica distale in seguito all’azione<br />

citotossica diretta esercitata dal batterio.<br />

Studi recenti hanno invece evidenziato che sembra sia<br />

coinvolto un meccanismo reattivo di tipo immunologico<br />

rivolto contro un particolare costituente antigenico della<br />

C.t., la proteina CHSP-60 (“heat-shock-protein” del peso<br />

molecolare di 60 Kdalton).<br />

Tale proteina ha sequenze aminoacidiche del tutto simili<br />

ad analoghi determinanti antigenici, presenti già nell’organismo<br />

umano, nell’embrione e in altri batteri autoctoni.<br />

Si ipotizza che anticorpi rivolti contro epitopi della<br />

CHSP60 possano cross-reagire con quelli della HSP60<br />

umana ed innescare una risposta infiammatoria autoimmune<br />

con conseguente danno tubarico irreversibile (Arno<br />

et al., 1995; Witkin et al., 1993; 1994). Molti studi mostrano<br />

una correlazione tra la presenza nel siero di anticorpi<br />

anti-CHSP60 e PID, sterilità da fattore tubarico (Claman et<br />

al., 1997) e gravidanza ectopica (Brunham et al., 1993).<br />

L’anamnesi di coppie sterili evidenzia, nel 15-20% dei<br />

casi, un episodio di PID. In particolare, rappresentano<br />

fattori di rischio per questa complicanza il numero e la<br />

gravità degli episodi di infezione pelvica riferiti e l’età<br />

della donna al momento del primo episodio.<br />

Nella maggioranza dei casi non sono riconoscibili elementi<br />

anamnestici riferibili in alcun modo a processi<br />

infettivi pelvici. La tesi che presuppone comunque la presenza<br />

di una pregressa PID silente nella maggior parte di<br />

tali pazienti si basa sulla presenza di Ab anti-Chlamydia<br />

trachomatis maggiore che tra i soggetti di controllo e sul<br />

riscontro di lesioni anatomo-patologiche interessanti le<br />

tube identiche a quelle riscontrabili nei soggetti con<br />

accertati episodi di PID.<br />

Si stima che la sterilità da fattore tubarico sia inferiore al<br />

40% nei Paesi Industrializzati mentre raggiunge un’incidenza<br />

superiore all’85% nelle Aree in via di sviluppo.<br />

Un singolo episodio di PID espone ad un rischio del 10%<br />

di sterilità da fattore tubarico.<br />

Ogni episodio di PID duplica il rischio, che risulta pari a<br />

circa il 40% dopo tre o più episodi (Westrom et al., 1994).<br />

Anche la gravidanza extrauterina (GEU) è spesso riconducibile<br />

agli esiti cicatriziali tubarici di un’infezione da C.t.<br />

Il 90% delle gravidanze extrauterine è costituito da gravidanze<br />

ectopiche ad impianto tubarico.<br />

La GEU rappresenta la principale causa di mortalità<br />

materna nel primo trimestre di gravidanza nei Paesi<br />

Industrializzati. Il più importante fattore di rischio per<br />

GEU tubarica è il danno post-infettivo e/o post-chirurgico.<br />

In particolare, il 30-60% dei soggetti sottoposti ad<br />

intervento chirurgico per GEU ha un’anamnesi positiva<br />

per PID.<br />

Si stima che le donne con PID abbiano un rischio aumentato<br />

da sette a dieci volte di sviluppare una gravidanza<br />

tubarica rispetto a donne con anamnesi negativa per PID.<br />

La GEU rappresenta un marker per eventuali successive<br />

gravidanze ectopiche e per la sterilità femminile, con la<br />

possibilità che un nuovo evento gravidico sfavorevole si<br />

possa ripresentare nel 20% dei casi.<br />

L’infezione clamidiale nell’uomo<br />

Il rapporto tra infezione genitale da C.t. ed infertilità<br />

maschile è piuttosto dibattuto e complesso.<br />

La C.t. è l’agente eziologico più frequente dell’uretrite<br />

non gonococcica e dell’uretrite post-gonococcica nell’uomo.<br />

Quando sintomatica, l’infezione dà luogo a perdite<br />

uretrali, disuria e prurito uretrale.<br />

All’esame obiettivo è possibile evidenziare un eritema,<br />

con dolorabilità a livello del meato ed essudato uretrale,<br />

spesso dimostrabile solo dopo spremitura dell’uretra. In<br />

realtà, le infezioni da C.t. sono nel 30-50% dei pazienti<br />

asintomatiche o, comunque, solo paucisintomatiche e<br />

possono complicarsi con orchi-epididimite, prostatite e<br />

vescicolite, con alterazioni a carico della qualità del liquido<br />

seminale.<br />

Queste infezioni, se in forma clinicamente latente, possono<br />

determinare alterazioni irreversibili del parenchima<br />

testicolo-epididimario fino all’ostruzione delle vie seminali<br />

e successiva azoospermia.<br />

Nell’epididimite è stato, infatti, dimostrato il danno al<br />

sistema tubulare e alle cellule epiteliali spermatogeniche.<br />

In letteratura, non esistono comunque dati significativi<br />

riguardo all’incidenza dell’azoospermia post-flogosi cla-

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