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della infezione da Chlamydia t. non può essere che multiparametrica<br />

e la negatività ai tests, anche biomolecolari<br />

ultrasensibili, nei materiali biologici, non esclude la presenza<br />

del microrganismo e non deve mai esser valuatata<br />

come assenza della infezione stessa.<br />

Immunobiologia della infezione da Chlamydiae<br />

20 anni di recenti ricerche hanno focalizzato il loro interesse<br />

nel cercare di chiarire i postulati fondamentali della<br />

immunobiologia della infezione chalmydiale. Tutti gli<br />

studi sono ovviamente mirati a definire la immunità protettiva,<br />

nell’ottica dell’ottenimento di un possibile vaccino.<br />

Inoltre mirano a chiarire i meccanismi immunopatogenetici<br />

della malattia da Chlamydia t..<br />

Utilizzando modelli animali si è chiarito che la immunità<br />

protettiva è mediata da una risposta cellula mediata T<br />

che comprende la induzione ed il reclutamento di linfociti<br />

CD4+ e CD8+ Th1 a livello mucosale.<br />

Cohen e collaboratori (2000) hanno chiarito definitivamente<br />

che anche nell’uomo le risposte immunitarie T cellulo-mediate<br />

sono essenziali per la immunità protettiva.<br />

Anche le cellule dendritiche sembrano giocare un ruolo<br />

fondamentale con la loro capacità di trasportare antigeni<br />

e di processarli e presentarli ad altre cellule immunocompetenti.<br />

Rappresentano inoltre degli induttori preferenziali<br />

di immunità del tipo Th1. Morrison (2001) ha provato<br />

che la risposta umorale, sia sistemica che mucosale,<br />

gioca un ruolo fondamentale nella immunità protettiva<br />

facilitando le risposte memoria ed aumentando la immunità<br />

cellulo-mediata nella reinfezione.<br />

Una ampia risposta umorale di anticorpi secretori specifici<br />

viene prodotta a livello mucosale, ma, sembra che essa<br />

non sia associata a protezione dalla infezione, ruolo<br />

meglio svolto dalle IgG2aTh1 associate (Igietsmeme et al.,<br />

1998); la risposta immunologia con produzione di IgA<br />

secretorie specifiche anti C. trachomatis viene prodotta<br />

durante le infezioni dell’apparato urogenitale maschile e<br />

femminile, ma sembra sicuramente più relata a fenomeni<br />

di tipo patologico, come dimostrato anche dal nostro<br />

gruppo nelle prostatiti, ad es. (Mazzoli et al.1996), dove<br />

si vede il perdurare della presenza di IgA secretorie specifiche<br />

col perdurare dei sintomi e della presenza di DNA<br />

plasmidico e cromosomiale; con produzione di interleukine<br />

soprattutto Th2-type relate, come la IL-10 nell’eiaculato<br />

totale, a marcare il perdurare della infezione (infezione<br />

cronico-persistente) ed uno shift della risposta immunitaria<br />

verso quella TH2-type, incapace di eliminare completamente<br />

C. trachomatis.<br />

Sempre nello studio di pazienti con prostatite, abbiamo<br />

monografia<br />

Infezioni Sessualmente Trasmissibili<br />

notato, nell’eiaculato, un ruolo fondamentale dei macrofagi<br />

nel mantenere la infezione e nel diffonderla nel<br />

corpo (artrite rattiva associata), e la presenza in microscopia<br />

elettronica di forme chlamydiali modificate,<br />

miniature reticulary bodies (MRB), identiche a quelle già<br />

trovate nella infezione persistente indotta in animali da<br />

esperimento (Mazzoli et al., 2000), sia nei macrofagi che<br />

in vescicole libere nel liquido seminale.<br />

La produzione di anticorpi secretori specifici anti-Chlamydia<br />

t. è prevalentemente prodotta in questi pazienti con<br />

prostatite cronica ed infezione chlamydiale, contro proteine<br />

della MOMP 1 e MOMP2 e proteine al alto peso<br />

molecolare, coinvolte nell’immunorisposta della cronicizzazione,<br />

includendovi anticorpi anti HSP60 che sono stati<br />

messi piu’ volte in relazione anche ai danni tissutali nella<br />

MIP femminile ed alla infertilità.<br />

Ovviamente nel determinismo della infezione chlamydiale,<br />

e nel passaggio da infezione acuta a cronico-persistente,<br />

sembrano giocare fattori fondamentali quali la<br />

processazione dell’antigene, e di quale antigene, la produzione<br />

della risposta anticorpale, e contro quale antigene,<br />

il ruolo delle APCs (antigen presenting cells), la<br />

produzione cytokinica immunorelata, che crea l’ambiente<br />

esterno in cui la infezione cellulare si svolge, il tipo di<br />

risposta immune prodotta, e non ultimo, il serovar infettante<br />

di Chlamydia trachomatis.<br />

Lo studio sempre più accurato di questi fattori dipendenti<br />

dall’ospite e dal microrganismo, ed altri probabilmente<br />

ancora sconosciuti, una diagnostica biomolecolare<br />

e sierologia sempre più sofisticate, ci permetteranno di<br />

arrivare ad una produzione di un vaccino per l’uomo e di<br />

una terapia per le infezioni da C.t. che sempre più dovrà<br />

rivolgersi, a mio modestissimo avviso, ad una immunoregolazione<br />

della infezione, per essere completamente<br />

efficace, poiché la terapia antibiotica, anche se specifica<br />

ed adeguata, si è dimostrata, da sola, assolutamente<br />

insufficiente, soprattutto nella clearance della infezione<br />

cronico-persistente.<br />

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