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Le infezioni da Chlamydia trachomatis<br />
altri, postulano per un ruolo autoimmune od immunomediato<br />
nel determinismo di questa come di molte delle<br />
patologie profonde genitali ed estragenitali da C.T. (prostatiti,<br />
artrite reattiva).<br />
Tra le patologie extragenitali recentemente correlate a<br />
Chlamydia trachomatis vorrei citare l’Artrite reattiva, la<br />
Sindrome di Reiter; la periepatite e la periappendicite,<br />
tra le complicanze addominali; la congiuntivite neonatale<br />
e la polmonite neonatale; il suo postulato ruolo<br />
nell’aborto e nelle sue complicanze, nel parto prematuro<br />
e nel Morbo di Crohn.<br />
Diagnostica della infezione da Chlamydia<br />
trachomatis<br />
Verso la metà degli anni ottanta hanno cominciato a<br />
comparire in Italia i primi tests diagnostici non colturali<br />
per chalmydia trachomatis. Questi erano costituiti dai<br />
primi tests di immunofluorescenza diretta, atti a mettere<br />
in evidenza i Corpi elementari di C.t. nei vari materiali<br />
bilogici grazie all’uso di anticorpi monoclonali coniugati<br />
con fluorocromi e dagli ELISA (enzyme linked immunosorbent<br />
assay) basati su anticorpi monoclonali e policlonali<br />
anti-Chlamydiali.<br />
Questi metodi sono ancora utilizzati in larghi studi epidemiologici<br />
ed in particolari realtà ove siano inapplicabili<br />
i più moderni metodi molecolari. Tuttavia per ancora<br />
moltissimi anni il “golden standard” è stato la ricerca<br />
in coltura di C.t.. Soprattutto ai fini legali ancora oggi<br />
(abusi sessuali) viene riconosciuto il ruolo importantissimo<br />
delle colture cellulari con la presenza dei caratteristici<br />
inclusi.<br />
Numerose cellule permissive sono state utilizzate, quali le<br />
Hep-2 le cellule Vero, estremamente produttive, etc.; tuttavia<br />
questo metodo era estremamente lungo, necessitava<br />
di essenziali terreni e mezzi di trasporto dei campioni<br />
biologici idonei a mantenere la vitalità del microrganismo,<br />
prima dell’inoculo. Insomma, tale diagnostica era<br />
confinata a Laboratori di riferimento nel mondo che avessero<br />
una adeguata esperienza e controlli di qualità e che<br />
facessero ricerca.<br />
I metodi molecolari sono basati sul rilevamento degli<br />
acidi nucleici chlamydiali, soprattutto DNA, tramite ibridazione<br />
in situ od amplificazione degli acidi nucleici.<br />
Polymerase chain reaction (PCR), ligase chain reaction<br />
(LCR), strand displacement amplification (SDA) e transcripted<br />
mediated amplification (TMA), offrono una maggiore<br />
sensibilità e specificità degli altri metodi; addirittura<br />
hanno mostrato piu efficienza nel rilevare le infezioni<br />
delle colture cellulari. Con l’era biomolecolare si è amplia-<br />
to il numero dei campioni biologici su cui è stato possibile<br />
rilevare C.T..<br />
Infatti, le urine primo-mitto della mattina, hanno quasi<br />
completamente sostituito il tampone uretrale maschile e<br />
femminile, assai poco accettato dal paziente; tamponi<br />
vari (congiuntivali, nasali, faringei, anali), lacrime, materiali<br />
di origine operatoria, liquidi biologici vari (pelviperitoneale,<br />
sinoviale, da accessi ovarici, testicolari etc.), eiaculato<br />
totale, materiale da massaggio prostatico, sono<br />
utilizzabili previa estrazione del DNA totale, nella mia<br />
personale esperienza, per la diagnostica in PCR.<br />
Questo ha permesso di confermare infezioni che potevano<br />
soltanto essere supposte, permettere la cura e la<br />
remissione, quando possibile, della infezione nel paziente<br />
infetto, anche se l’utlizzo di tali materiali biologici non<br />
viene normalmente “licensed”.<br />
I tests biomolecolari permettono il rilevanmento di DNA<br />
plasmidico, cromosomiale ed rRNA con diverso significato<br />
diagnostico. Inoltre data la grande sensibilità e specificità<br />
di questi metodi si sta pensando ai grandi screenings di<br />
massa con prelievi self-made da parte del paziente od al<br />
prelievo endovaginale femminile, ugualmente efficiente,<br />
ed applicazioni a realtà prima impensabili quali quelle<br />
dei paesi del terzo mondo su larga scala. Per quanto<br />
riguarda la diagnosi sierologia delle infezioni da Chlamydia<br />
trachomatis essa rimane a mio avviso un ausilio<br />
importante soprattutto nelle infezioni profonde (MIP).<br />
La MIF - microimmunofluorescenza è stata considerata a<br />
lungo un buon test e permette anche di valutare la presenza<br />
di anticorpi sierotipospecifici.<br />
I nuovi tests diagnostici immunoenzimatici peptide-specifici<br />
sembrano, comunque, molto più specifici di quelli<br />
basati sugli antigeni totali.<br />
Nelle infezioni superficiali a trasmissione sessuale la produzione<br />
anticorpale è scarsa a livello serico ed inferiore<br />
nei maschi che nelle femmine. Fondamentale appare il<br />
crearsi dei limiti di riferimento di popolazione.<br />
Nel nostro laboratorio la diagnosi sierologica delle infezioni<br />
clamidiali risulta di ausilio nella diagnosi multiparametrica<br />
di queste infezioni, anche per seguire in longterm<br />
follow-up i pazienti.<br />
Da anni, inoltre, vengono rilevate le IgA secretorie in tutti<br />
i mateiali biologici dei pazienti e la loro presenza/assenza<br />
permette di seguire l’efficacia della terapia e la infezione.<br />
L’uso di Western-Blot specie-specifici e classe anticorpale<br />
specifici (IgA, IgG, IgM) ci ha permesso di valutare<br />
la presenza di una immuoreattività proteino-specifica<br />
nei pazienti, per patologia.<br />
In conclusione, a mio avviso, la diagnosi microbiologica