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18<br />
Le infezioni da Chlamydia trachomatis<br />
Adapted from: Bush,<br />
R.M. and Everett, K.D.E.<br />
(2001).<br />
Molecular Evolution<br />
of the Chlamydiaceae.<br />
Int. J. Syst. Evol.<br />
Microbiol. 51:<br />
203 – 220 Pubblicato su<br />
www.chlamydiae.com<br />
Complessivamente il ciclo biologico sembra rappresentare dal<br />
punto di vista evolutivo quanto di più perfezionato per il<br />
microrganismo; rimangono non chiariti numerosi punti: - il<br />
passaggio da corpo reticolare intracellulare a corpo elementare<br />
capace di affrontare l’ambiente esterno è stimolato<br />
dall’ambiente stesso?? o dal contatto con altre cellule??<br />
dalla sovraregolazione della produzione di istoni?? - Il<br />
rilascio avviene solo attraverso questo ciclo produttivo od<br />
anche per esocitosi?? cosa determina il blocco del ciclo, ed<br />
a che livello, nelle infezioni persistenti?? in che modo il<br />
sistema immunitario dell’ospite e l’ambiente che esso<br />
crea all’esterno della cellula influenzano la evoluzione<br />
della infezione e di conseguenza la clearance della stessa<br />
piuttosto che non la latenza e persistenza?? le Chlamydiae<br />
danno luogo a processi immunopatogenetici non reversibili<br />
in cui la terapia antibiotico-specifica non funziona? le<br />
Chlamydiae hanno sviluppato fenomeni di resistenza<br />
intracellulare legati a cambiamenti della loro morfologia<br />
e sfuggono in questo modo sia al sistema immunitario<br />
che alle terapie?<br />
Ad oggi questi appaiono tra i più importanti interrogativi che<br />
hanno non poco effetto sulla definizione delle varie infezioni<br />
clamidiali e sulla conseguente terapia delle stesse e sulla loro<br />
risoluzione o cronicizzazione.<br />
Classificazione delle Chlamydiae<br />
Durante la storia della tassonomia batterica le Chlamydiae<br />
sono state denominate Bedsoniae, grossi virus, Myagawella,<br />
Agenti dell’ornitosi, TRIC e PLT.<br />
La tassonomia delle Chlamydiae è stata chiarita soprattutto<br />
grazie agli studi basilari di Kareen Everett negli ultimi<br />
4 anni, dal 1999 ad oggi; già tra il 1945 ed il 1971 ci furo-<br />
no vari tentativi di classificare questi microrganismi fino<br />
alla classificazione di Page & Storz basata su tratti fenotipici<br />
stabili (caratteristiche morfologiche e chimiche) in 2<br />
specie C. trachomatis e C. pittaci. Questa classificazione fu<br />
poi cambiata dal 1988 in poi, quando Cox e colleghi utilizzarono<br />
la riassociazione DNA-DNA per distinguere i vari<br />
ceppi di Chlamydia, suggerendo almeno 4 generi ed 8<br />
specie. Gli studi del gruppo della Everett hanno definito<br />
4 distinte famiglie mutando completamente la vecchia<br />
classificazione, sulla base delle omologie delle sequenze<br />
ribosomiali.<br />
All’interno della famiglia Chlamydiaceae sono compresi<br />
due generi – Chlamydophila e Chlamydia – e nove specie.<br />
La tabella seguente tratta dal più famoso sito internet in<br />
cui su basi divulgative e scientifiche si parla di Chlamydiae<br />
evidenzia chiaramente le differenze tra la vecchia e la<br />
nuova classificazione.<br />
Il Genere Chlamydia<br />
Al genere Chlamydia appartengono attualmente 3 specie:<br />
C. trachomatis, C. suis, C. muridarum, una volta tutte ricompresse<br />
nella specie C. trachomatis.<br />
C. trachomatis rappresenta in assoluto la prima specie<br />
identificata come responsabile del tracoma oculare<br />
umano.<br />
Comprende due biovar umani: tracoma ed LGV (linfogranuloma<br />
venereo), il primo a tropismo epiteliale nelle<br />
mucomembrane, il secondo linfatico.<br />
Il Tracoma biovar comprende 14 serovars che causano tracoma,<br />
infezioni sessualmente trasmesse, artrite, polmonite<br />
e congiuntivite ad inclusi neonatale.<br />
L’LGV biovar comprende 4 serovars L1, L2, L2a, L3.