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Diagnosi e monitoraggio delle infezioni a<br />
trasmissione verticale: problematiche attuali<br />
Infezioni da sottotipi non-B<br />
Vi sono due tipi principali di HIV: l’HIV-1 e l’HIV-2. Mentre<br />
l’HIV-2 è rimasto sostanzialmente localizzato nel centro-est<br />
Africa, l’infezione da HIV-1 è pandemica. In base<br />
alla variabilità genetica gli isolati primari di HIV-1 sono<br />
stati suddivisi in 10 sottotipi, da A a J, e sono state identificate<br />
almeno 16 varianti generate per ricombinazione<br />
tra sottotipi differenti (CRF; circulating recombinant<br />
forms). In Italia, così come in Europa e negli Stati Uniti,<br />
il sottotipo B è quello più diffuso; questo sottotipo, pur<br />
essendo quello più studiato, è minoritario a livello mondiale.<br />
Va sottolineato che molti dei tests molecolari commerciali<br />
sono stati messi a punto per rilevare ceppi virali<br />
appartenenti al sottotipo B di HIV-1 e quindi la loro capacità<br />
di rilevare virus appartenenti ad altri sottotipi varia<br />
sensibilmente.<br />
Tuttavia, in relazione soprattutto ai flussi migratori, sempre<br />
più frequentemente vengono isolati, anche in Italia,<br />
ceppi virali appartenenti ad altri sottotipi. Nella nostra<br />
casistica, la percentuale di nati da madre HIV-positiva di<br />
origine extraeuropea è salita dal 5% nel 1991 al 59 % nel<br />
2002 (Figura 3A); in una prima serie di analisi effettuate<br />
su 57 madri provenienti da vari paesi extraeuropei, per<br />
lo più africani, abbiamo identificato HIV appartenenti a<br />
più di 10 sottotipi/ CRF virali (Figura 3B).<br />
Nel bambino, data la persistenza degli anticorpi materni<br />
anche sino ai 18 mesi di età, la diagnosi di infezione<br />
deve essere effettuata mediante identificazione diretta<br />
del virus (mediante coltura virale) o di sequenze genetiche<br />
virali (mediante reazione polimerasica a catena, PCR)<br />
monografia<br />
Infezioni Sessualmente Trasmissibili<br />
(Tabella 3). L’isolamento virale, comunemente eseguito<br />
coltivando le cellule del paziente con linfociti di donatori<br />
sani prestimolati con fitoemoagglutinina, garantisce<br />
una specificità del 100% ed è l’unica metodica che permette<br />
di isolare l’agente virale infettante, indipendentemente<br />
dal sottotipo di appartenenza; ha gli svantaggi di<br />
essere lungo, costoso e complesso. La metodica senz’altro<br />
più agevole per la diagnosi diretta di infezione è la identificazione<br />
degli acidi nucleici virali mediante reazione<br />
polimerasica a catena (PCR). Poichè i saggi diagnostici<br />
molecolari possono essere meno sensibili per i sottotipi<br />
virali non-B e possono anche fallire nel caso di nuove<br />
varianti CRF, è importante onde evitare risultati “falsi<br />
negativi” validare nell’isolato virale materno il saggio<br />
molecolare impiegato per la diagnosi di infezione nel<br />
neonato.<br />
Diagnosi di infezione durante profilassi o allattamento<br />
Poichè la maggior parte delle infezioni avviene in periodo<br />
perinatale e sono necessari più cicli di replicazione<br />
virale per ottenere livelli virali documentabili, nessuno<br />
dei test disponibili permette di diagnosticare il 100% dei<br />
nati infetti alla nascita. Un risultato negativo entro i<br />
primi giorni di vita non è probante di assenza di infezione<br />
e la diagnosi deve essere ripetuta almeno dopo il<br />
primo e terzo mese di età. Data la capacità dei farmaci<br />
antiretrovirali di diminuire i livelli di replicazione virale,<br />
nei neonati sottoposti a profilassi è, a maggior ragione,<br />
opportuno che il test diagnostico sia ripetuto dopo il<br />
terzo mese di età. Va inoltre sottolineata, nonostante l’allattamento<br />
sia sconsigliato alle donne HIV-positive, la<br />
possibilità di una trasmissione via latte. Come sopra cita-<br />
Fig. 3<br />
(A). Origine geografica<br />
delle madri HIV-sieropositive<br />
afferenti al<br />
nostro centro dal<br />
1984 al 2002.<br />
(B). Analisi molecolare<br />
degli isolati virali in<br />
57 madri di origine<br />
extraeuropea.<br />
L’analisi filogenetica<br />
degli isolati virali con<br />
i ceppi di riferimento<br />
(contrassegnati dai<br />
diversi colori) è stata<br />
eseguita utilizzando<br />
le sequenze del gene<br />
env.<br />
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