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esadia16 - Roche

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ta dell’allattamento, e con particolari condizioni, quali<br />

mastiti. La sostituzione dell’allattamento materno con l’alimentazione<br />

artificiale, effettuato in un trial sperimentale<br />

in Africa, ha diminuito il tasso di trasmissione dal 37%<br />

al 21%; va, purtroppo, sottolineato che la mortalità<br />

infantile a 24 mesi era simile nei due gruppi (24% nei<br />

bambini allattati al seno e 20% nei bambini allattati<br />

artificialmente). Di interesse, anche per eventuali future<br />

strategie di prevenzione, è stato dimostrato che il colostro<br />

contiene significativamente più elevati livelli di HIV-RNA<br />

che non il latte raccolto dopo 14 giorni il parto.<br />

Caratteristiche genetiche nella trasmissione<br />

verticale di HIV<br />

Il virus HIV utilizza per l’entrata nella cellula bersaglio il<br />

recettore CD4 in associazione con un corecettore; tra<br />

almeno 10 molecole identificate funzionare come possibi-<br />

monografia<br />

Tabella 1<br />

Carica Virale* Tipo di parto Prematurità Probabilità di<br />

del neonato ** Trasmissione<br />

______________________________________________________<br />

BASSA CESAREO ELETTIVO NO 2.2 %<br />

____________________________________________________________________<br />

ELEVATA CESAREO ELETTIVO NO 4.9 %<br />

____________________________________________________________________<br />

BASSA CESAREO ELETTIVO SI 5.6 %<br />

____________________________________________________________________<br />

ELEVATA CESAREO ELETTIVO SI 12.3 %<br />

____________________________________________________________________<br />

BASSA VAGINALE NO 10.6 %<br />

____________________________________________________________________<br />

ELEVATA VAGINALE NO 21.8 %<br />

____________________________________________________________________<br />

BASSA VAGINALE SI 23.9 %<br />

____________________________________________________________________<br />

ELEVATA VAGINALE SI 42.7 %<br />

____________________________________________________________________<br />

* Bassa e elevata carica virale in base ai livelli rispettivamente sotto o sopra la media, stimata essere,<br />

in questa coorte, di 8.500 copie HIV-RNA/ml di plasma (4)<br />

** Prematurità: nascita prima della 37° settimana di gestazione<br />

Tab. 1<br />

Fattori di rischio<br />

nella trasmissione<br />

verticale<br />

Infezioni Sessualmente Trasmissibili<br />

li corecettori di HIV due sono risultate più importanti<br />

nelle infezioni naturali: la molecola CCR5, recettore delle<br />

β-chemochine RANTES, MIP-1α e MIP-1β, e la molecola<br />

CXCR4, recettore della α-chemochina SDF-1 (Figura 2).<br />

Nella maggior parte delle infezioni naturali è trasmesso<br />

un virus che impiega il corecettore CCR5 (virus tipo R5);<br />

virus che utilizzano il corecettore CXCR4, da solo (virus<br />

tipo X4) o più frequentemente in associazione con il CCR5<br />

(virus tipo R5X4), sono riscontrabili in circa la metà dei<br />

pazienti negli stadi avanzati di malattia. Mentre le β-chemochine<br />

interferiscono con l’infezione dei virus tipo R5,<br />

SDF-1 interferisce con l’infezione dei virus X4.<br />

Recentemente, è stata isolata una classe di proteine secrete<br />

dai linfociti CD8, le defensine α, in grado di inibire sia<br />

i virus di tipo R5 che i virus di tipo X4. E’ stato dimostrato<br />

che una delezione di 32 basi nel gene CCR5 (∆32) previene<br />

la sintesi della proteina recettoriale a livello della<br />

superficie cellulare; gli individui omozigoti per l’allele<br />

mutato sono resistenti alla infezione da parte di ceppi<br />

virali R5. E’ stato dimostrato che anche lo stato di eterozigosi<br />

può conferire una certa protezione nella trasmissione<br />

verticale, attraverso due meccanismi: diminuire i<br />

livelli di HIV nella madre e aumentare nel bambino il<br />

livello soglia di dose virale necessario per l’instaurarsi dell’infezione.<br />

Oltre a questa mutazione, peraltro presente in<br />

omozigosi solamente in una piccola percentuale di individui<br />

(circa l’1% nella popolazione caucasica), sono stati<br />

descritti dei polimorfismi nella regione promotrice del<br />

gene CCR5 che appaiono condizionare i livelli di trascritti<br />

virali e la conseguente espressione di proteina recettoriale;<br />

dati recenti suggeriscono che alcuni di tali polimorfismi<br />

possono condizionare il decorso di malattia, ma non<br />

appaiono rilevanti nella trasmissione.<br />

Particolari polimorfismi nei geni HLA, che condizionano<br />

la risposta immunitaria, sono stati descritti come possibili<br />

fattori protettivi nella trasmissione e/o nella progressione<br />

di malattia. Inoltre, sono state recentemente<br />

identificate altre proteine cellulari, coinvolte nel ciclo<br />

Fig. 2<br />

Classificazione degli isolati virali in base all’uso<br />

dei corecettori. Gli isolati di tipo X4 usano il<br />

corecettore CXCR4 e vengono inibiti dalla α<br />

chemochina SDF-1; gli isolati di tipo R5 usano il<br />

corecettore CCR5 e vengono inibiti dalle<br />

β chemochine RANTES, MIP-1α, MIP1β. Le defensine<br />

α sono in grado di interferire con gli isolati virali<br />

X4, R5 e dualtropici R5X4. Il genotipo ∆32/∆32<br />

CCR5 comporta una delezione nella<br />

proteina, mancata espressione sulla membrana<br />

cellulare e resistenza alla infezione da virus R5.<br />

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