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MONTECASSIANO - ARMANDO FOTO com

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<strong>MONTECASSIANO</strong><br />

1


2 3


L’epoca nella quale viviamo è percorsa dai fremiti di profonde<br />

trasformazioni che attengono <strong>com</strong>plessivamente allo stile di vita<br />

dell’umanità, impegnata sul fronte della reciproca convivenza e<br />

all’insegna di scambi <strong>com</strong>merciali e relazioni interpersonali oramai<br />

intercontinentali. La globalizzazione dell’economia pone a rischio<br />

l’originalità e la specificità delle produzioni locali, anche in campo<br />

gastronomico, confinando i saperi culturali e sapori della cucina in<br />

una dimensione generica ed indifferenziata.<br />

Rimane il territorio, con le sue ricchezze ambientali, i giacimenti<br />

culturali, la memoria storica, a presiedere un ‘identità locale che<br />

<strong>com</strong>unque ha bisogno di tutela e promozione.<br />

In questa prospettiva si inquadra l’imponente opera di risanamento<br />

conservativo del centro storico, che sta facendo riemergere un<br />

<strong>com</strong>plesso di spazi e luoghi carichi di storia e di eccellenze artistiche,<br />

i quali, posti in positiva sinergia con l’ iniziativa privata e le pubbliche<br />

istituzioni, possono incrementare l’economia locale, favorire l’<br />

aggregazione sociale, stimolare la crescita culturale.<br />

Il percorso intrapreso ha già meritato il prestigioso riconoscimento<br />

della Bandiera Arancione assegnato dal Touring Club d’ Italia al<br />

Comune di Montecassiano per la promozione delle risorse turistiche<br />

presenti nel territorio.<br />

Per queste ragioni l’Amministrazione <strong>com</strong>unale pubblica una nuova<br />

guida turistica quale risultato di lavoro <strong>com</strong>binato tra studiosi della<br />

storia cittadina, cultori dell’arte e amanti della buona tavola, al<br />

fine di valorizzare il patrimonio artistico, tutelare l’ambiente e le<br />

bellezze paesaggistiche di Montecassiano e coniugarli con la cultura<br />

dell’ospitalità.<br />

Voglio dedicare questo libro a chi ama questo paese, a chi ci è nato<br />

e a chi ha scelto di viverci e soprattutto a tutti coloro che, senza<br />

ri<strong>com</strong>pensa <strong>com</strong>e gli autori dei presenti testi, hanno partecipato alla<br />

realizzazione di questo volume, spendendo una parte di se stessi per<br />

Montecassiano.<br />

Il Sindaco<br />

Mario Capparucci<br />

4 5


<strong>MONTECASSIANO</strong><br />

Itinerarari nella storia, nell’arte,<br />

nel territorio<br />

e nell’enogastronomia<br />

6 7


Particolare tratto dalla mappa geografica “La Marca di Ancona” - Venezia 1783<br />

INDICE<br />

9 La storia<br />

di Elisabetta Rocco<br />

15 Itinerario di visita<br />

di Lucia Cingolani<br />

51 Il territorio<br />

di Laura Spatocco<br />

76 Le confraternite<br />

di Elisabetta Rocco,<br />

Andrea Trubbiani,<br />

Tiziana Asili<br />

82 Il Palio dei Terzieri<br />

di Gianni Fiacconi<br />

92 Le Taverne e il Centro degustazione<br />

di Gianni Fiacconi<br />

96 Montecassiano a tavola<br />

104 Gli eventi dell’anno<br />

112 Montecassiano prodotti tipici<br />

116 Motecassiano ristora<br />

120 Montecassiano e dintorni<br />

126 Informazioni utili<br />

8 9


LA STORIA<br />

Stele funeraria risalente al I sec.<br />

d. C. collocata nel Palazzo dei<br />

Priori.<br />

10 11<br />

C astrum<br />

Montis Sancte Marie questo è il primitivo toponimo<br />

del paese <strong>com</strong>e risulta dal primo documento conservato<br />

nell’ Archivio Comunale e datato 5 luglio 1151.<br />

Successivamente nel 1200 appare trasformato in “Montis Sancte<br />

Marie in Cassiano”.<br />

Una serie di fortunati rinvenimenti, <strong>com</strong>e quella del cippo in onore<br />

di Cassia Orestina nel 1602, piccole campagne archeologiche<br />

<strong>com</strong>e quella del 1925 in località Valle Cascia, dove fu ritrovata una<br />

necropoli pre-romana, e sulla collina ad ovest di Montecassiano,<br />

dove vennero alla luce statuine, monete e oggetti di epoca romana,<br />

infine i lavori di restauro del 1933 nel sottosuolo della Collegiata,<br />

testimoniano una frequentazione già dalle epoche più antiche.<br />

Almeno fin dal III secolo a.C. nella pianura che si apre a nord del<br />

fiume Potenza si stendeva l’abitato di Ricina. Esso si sviluppò ancor<br />

di più a partire dall’età augustea fino a raggiungere il massimo splendore<br />

grazie alla “colonizzazione” vera e propria realizzata da Settimio<br />

Severo (205 d.C.). La collina dove ora sorge Montecassiano si<br />

affacciava sulla pianura lambita dal fiume Potenza: qui gli abitanti<br />

di Ricina avevano edificato il tempio del “genius loci” ossia Venere<br />

Ericina e accanto ad esso uno dei magistrati ricinesi (il “curator<br />

fani”? un “sexvir”? un “augustalis”?) aveva costruito la sua “domus<br />

rusticationis”.<br />

Oltre alle invasioni dei Visigoti di Alarico (408 d.C.), danni enormi<br />

a tutto il territorio furono arrecati dalle “guerre gotiche” che, secondo<br />

Procopio di Cesarea, causarono la morte per fame e stenti di<br />

oltre cinquantamila abitanti del Piceno.<br />

I pochi scampati si arroccarono sulle colline più vicine ribattezzate<br />

successivamente con il nome di Castrum Montis Urbani (Monte<br />

Libano) e di Castrum Colline (Collina): loro centro principale era<br />

l’altura sulla quale sorgeva il tempio di Venere (Castrum Montis<br />

Sancte Marie) che, <strong>com</strong>e detto sopra, faceva capo alla “domus rusticationis”<br />

del vecchio magistrato ricinese, i cui discendenti, con il<br />

trascorrere dei secoli, fondarono una famiglia di così detti “Conti<br />

rurali”, ovvero i Cassiani. Questi ultimi governarono per secoli<br />

queste alture: un documento del 1151 tramanda il nome di Pietro,<br />

figlio del Conte Cassiano che, quale signore del luogo, confermò<br />

l’enfiteusi, che Pagano Barone aveva ottenuto già in precedenza,


sulla quarta parte del Castrum Montis Sancte<br />

Marie, su un aliud castrum (identificabile con il<br />

Castrum Colline) e sulla quarta parte ancora della chiesa di Santa<br />

Maria.<br />

Il nome della famiglia “Cassiani” rimanda a quella Cassia Orestina<br />

citata nel cippo risalente al I sec. d.C., rinvenuto nel 1602 e quindi,<br />

secondo alcuni storici locali, tra i quali lo Scaramuccia, testimonierebbe<br />

una continuità storica fra l’età “augustea” e l’ Alto medioevo<br />

del Castrum Montis Sancte Marie in Cassiano.<br />

Con il tempo però la potenza dei “ Cassiani” decadde. I benedettini<br />

cistercensi, che intorno il 1142 si erano sostituiti, nella valle del<br />

Fiastra, ai Farfensi di Santa Vittoria in Matenano, stavano circondando,<br />

grazie ad acquisti o donazioni, i possedimenti del conte<br />

Pietro e di Pagano Barone. Nel gennaio 1165 sia Pietro che i figli<br />

di Pagano Barone e gli abitanti di Castrum Colline si dichiararono a<br />

loro volta enfiteuti dei cistercensi obbligandosi di versare loro, quale<br />

riconoscimento di sudditanza, un canone annuale. I cistercensi,<br />

<strong>com</strong>unque, che non avevano un eccessivo peso in campo ecclesiastico,<br />

non ebbero ingerenze nella gestione delle chiese rurali di<br />

S. Nicolò e di S. Cristina, su cui vantavano influenze i vescovi<br />

ravennati che, nella zona, avevano conseguito donazioni o goduto<br />

possessi enfiteutici. Altrettanto può dirsi nei confronti della politica<br />

“estera” del Mons Sancte Marie in Cassiano, che partecipò, <strong>com</strong>e<br />

<strong>com</strong>une indipendente, alla pace di Polverigi del 1202.<br />

Alla stessa pace partecipò, ugualmente <strong>com</strong>e libero <strong>com</strong>une, il<br />

vicino Castrum Montis Urbani, che gravitava nella sfera della potentissima<br />

Osimo anche se in seguito gli abitanti del paese, sfuggendo<br />

alla tenaglia osimana e alle angherie dei vicini, decisero di trasferirsi<br />

a Macerata, precisamente presso il “borgo San Salvatore” (attuale<br />

via Garibaldi).<br />

A Monte Santa Maria si appoggiò invece il vicinissimo Castrum<br />

Colline che preferì, sia pure non immediatamente, inurbarsi nel<br />

“Monte” stesso. Diversa fu la vicenda di Nuncastro o Novum<br />

Castrum (ora, grosso modo, Valle Cascia e Palazzetto), residuo<br />

di un quartiere a est di Ricina, a sinistra del Potenza. Nel 1239<br />

infatti re Enzo (Heinz) figlio di Federico II, grato ai maceratesi che<br />

l’avevano coadiuvato nella lotta antipapale, concesse di includere<br />

Particolare della pala d’altare di<br />

A. Iachini raffigurante la città di<br />

Montecassiano.<br />

Antico stemma della città di<br />

Montecassiano.<br />

nei loro confini anche Nuncastro. In verità, anche se la contrada<br />

viene menzionata nel catasto maceratese del 1268-69, il Comune<br />

di Macerata si disinteressò di quella zona lontana dalla città e posta<br />

oltre il fiume. Nel 1234 l’abate Giasone decise di riedificare la chiesa<br />

madre dell’attuale Montecassiano, forse anche per rinsaldare i vincoli<br />

enfiteutici e per legare il <strong>com</strong>une alla politica pragmatista dell’ordine<br />

cistercense ora guelfa, ora ghibellina a seconda delle circostanze, <strong>com</strong>e<br />

annotava un cronista dell’epoca.<br />

Nel contempo gli abitanti di Montecassiano cercavano, in qualche<br />

modo, di sciogliersi dal vincolo enfiteutico evitando<br />

talvolta di versare il canone, oppure cedendo in<br />

enfiteusi terre che appartenevano ai cistercensi:<br />

nel 1334, tuttavia, essi furono condannati al versamento<br />

anche degli arretrati.<br />

A distanza di qualche anno Montecassiano - <strong>com</strong>e<br />

del resto gran parte d’Europa - fu decimato dalla<br />

famosa “peste nera” (1348). Nel 1353 Fra’ Moriale<br />

d’Albarno, capitano di ventura, “non cessò di<br />

stampare la Marca d’orrende vestigia”: anche<br />

Montecassiano subì una serie di vessazioni tanto<br />

che nel 1357 fu definita “civitas parva” contando<br />

all’incirca solamente mille abitanti.<br />

Per un certo periodo, sia pure a malincuore, il<br />

paese restò fedele al Papa finchè, fra il 1378 ed<br />

il 1417 dovette partecipare alle lotte fra Papi<br />

ed antipapi seguendo o le parti dei Varano, o<br />

dei Malatesta, e talvolta degli avventurieri <strong>com</strong>e<br />

Sopra: veduta del Palazzo dei<br />

Priori, del campanile della Collegiata<br />

di S. Maria Assunta e del<br />

Palazzo Compagnucci.<br />

Sotto: particolare del dipinto del<br />

XVII sec. sito nella chiesa di S.<br />

Marco raffigurante uno scorcio di<br />

Montecassiano.<br />

12 13


Braccio da Montone. Placatesi le lotte con il Concilio di Costanza,<br />

nel 1418 il nuovo Papa Martino V (Ottone Colonna) assolse il paese<br />

da ogni irregolarità <strong>com</strong>piuta durante lo “Scisma d’Occidente”.<br />

La tregua durò poco: nel 1434 giunse nella Marca Francesco Sforza<br />

che impose a Montecassiano i suoi Podestà, esattori di balzelli. Fu<br />

questo tuttavia un periodo di pace, tanto che nel 1437 si provvide<br />

alla costruzione delle mura castellane.<br />

Nel 1445 - dopo un breve periodo di dipendenza da Osimo -<br />

Montecassiano passò a far parte della ormai pontificia “Marca d’<br />

Ancona”. Solo allora, grazie all’ intervento, sia pure interessato,<br />

del Legato Cardinal Rodrigo Borgia (poi Papa Alessandro VI),<br />

Commendatario di Fiastra, fra il 1456 ed il 1457 Montecassiano<br />

riuscì a liberarsi <strong>com</strong>pletamente da ogni legame con l’ abbazia<br />

di Fiastra, recuperando la “libertas ecclesiastica”.<br />

Nello stesso tempo iniziò una serie<br />

di liti - per questioni territoriali - con la vicina<br />

Montefano, protetta da Osimo. Nel 1451<br />

si arrivò ad una pacificazione con l’intervento<br />

della vicina Macerata che, già nel 1448, aveva<br />

tutelato Montecassiano nei confronti di Osimo.<br />

Seguì un periodo di relativa pace, interrotto dalle<br />

guerre che si svolgevano nei dintorni, legate alla<br />

conquista di Camerino, all’invasione di Francesco<br />

Maria Della Rovere, alla lotta fra Clemente VII<br />

e Carlo V culminante con il tragico “Sacco di<br />

Roma” (1527); periodo nel contempo ricco di<br />

<strong>com</strong>mittenze artistiche, <strong>com</strong>e il dossale in maiolica<br />

robbiano (1527-1532), la sistemazione della<br />

chiesa di Salimbeni, l’ istituzione della festa di<br />

Santa Croce e la proclamazione di San Giuseppe<br />

<strong>com</strong>e protettore del paese (1521). All’ambiente<br />

umanistico dell’epoca si deve la formazione culturale<br />

di Nicolò Peranzoni, poeta petrarchesco ed<br />

autore del De laudibus Piceni, fonte di non poche<br />

notizie sulla provincia maceratese.<br />

Vicino agli ambienti della Riforma cattolica fu<br />

invece il Venerabile Giovanni da San Guglielmo,<br />

Sopra: particolare della Pala<br />

d’altare di Gia<strong>com</strong>o di Nicola da<br />

Recanati situata nella Collegiata<br />

di S. Maria Assunta.<br />

Sotto: bifora del campanile della<br />

Collegiata.<br />

agostiniano morto in odore di santità a Batignano (GR). Era<br />

tale inoltre la fama di Montecassiano che il celebre condottiero<br />

Emanuele Filiberto di Savoia affidò alla scuola di Anton Francesco<br />

Scaramuccia il figlio naturale Amedeo. Agli Scaramuccia, noti<br />

“Maestri di posta”, appartenne Angelita che scrisse la storia locale<br />

con amplissima <strong>com</strong>petenza filologica. Tra ‘500 e ‘600 visse l’artista<br />

Girolamo Buratto o Buratti, attivo in Toscana e nelle Marche.<br />

A questo felice ambiente culturale forse va ascritta la decisione di<br />

modificare lo stemma <strong>com</strong>unale che, con delibera del 27 marzo<br />

1549, vide aggiungersi ai tradizionali cinque colli la sovrastante<br />

“Croce patente”. La libertas ecclesiastica fu minacciata, a metà secolo<br />

XVI, da Papa Giulio III che voleva concedere Montacassiano<br />

in feudo al Cardinal Girolamo Verallo: l’accesa reazione popolare<br />

impedì la realizzazione del disegno. Montecassiano nel 1586 si<br />

liberò della tutela ecclesiastica di Osimo: papa Sisto V infatti, per<br />

rendere più importante la nuova diocesi di Loreto-Recanati, staccò<br />

il nostro territorio da quello osimano, aggregandolo al vescovato<br />

lauretano.<br />

Interessante - dal punto di vista urbanistico - la deliberazione<br />

del 1606 per cui si iniziò la costruzione a sud del paese, sulla<br />

ora Nazionale 77 e nei pressi del Potenza, di una chiesetta da<br />

dedicare a Sant’Egidio. Se nulla di rilevante va registrato nel<br />

sec. XVII, nel secolo XVIII il nostro territorio vide il passaggio<br />

delle truppe tedesche, spagnole e italiche che imposero<br />

tasse e balzelli. Ricorrendo alla protezione celeste, il Consiglio,<br />

nel 1728, decise di restaurare la chiesa di Santa Maria che, nel<br />

1761, grazie alla istituzione di un piccolo “Capitolo”, assunse<br />

il titolo di Collegiata.<br />

Oltre alle carestie e alle saltuarie pestilenze si verificò una<br />

serie di terremoti che <strong>com</strong>portarono nel 1741 la caduta della<br />

cuspide del campanile della chiesa madre (restaurata solo<br />

recentemente su progetto dell’architetto Guido Cirilli).<br />

Dal sec. XVIII al 1815 Montecassiano subì, purtroppo, una<br />

serie di danni al suo patrimonio artistico per mano dei giacobini<br />

(1798-99) e dei rappresentanti del napoleonico “Regno<br />

italico” mediante sequestri, incameramenti, vendite di argenterie,<br />

paramenti, dipinti.<br />

Sopra: particolare dell’altare di<br />

Fra’ Mattia della Robbia nella<br />

Collegiata di S. Maria Assunta.<br />

Sotto: particolare del dipinto di<br />

Juan Rodriguez Fernandez, inizi<br />

XVI sec. nel Palazzo dei Priori.<br />

14 15


Nel 1836 a queste calamità si aggiunse l’epidemia<br />

del colera. Ci si rivolse allora alla Madonna del<br />

Buon Cuore la cui immagine fu trasportata dalla<br />

chiesetta di Salimbeni nella Collegiata.<br />

A questa decisione si attribuì la salvezza della<br />

popolazione dal morbo.<br />

Dopo gli scontri del 1848-49, il 18 settembre<br />

1860 Montecassiano fu occupata dai piemontesi<br />

del Gen. Morozzo Della Rocca: nell’ottobre dello<br />

stesso anno lungo la cinta muraria sfilò il corteggio<br />

di Vittorio Emanuele II. La tradizione vuole<br />

che il sovrano abbeverasse il suo cavallo a quella<br />

che da allora fu chiamata fontana dei cavalli e che<br />

di recente è stata ripristinata nel sito originario a<br />

fianco della porta Diaz. Dopo il plebiscito del 4-5<br />

novembre 1860 Montecassiano venne a far parte<br />

ufficialmente del Regno d’Italia. Furono realizzati<br />

importanti lavori pubblici relativi all’acquedotto<br />

e all’installazione dell’energia elettrica; venne<br />

inaugurato, nell’ex convento degli Osservanti, un<br />

nuovo Ospedale; si restaurarono varie chiese e,<br />

principalmente, quella di Santa Maria. L’architetto<br />

Guido Cirilli - che ebbe l’incarico di questi lavori<br />

- restaurò (si disse troppo “romanticamente”) il<br />

palazzo Priorale.<br />

Un interessante provvedimento urbanistico fu<br />

costituito dal risanamento della zona de “re<br />

Cupacce” (attuale via Monreale).<br />

A questi lavori non furono estranei gli interventi<br />

dei Podestà che, dal 1925 alla fine del secondo<br />

conflitto mondiale, amministrarono il paese.<br />

Durante l’ultima guerra il nostro paese è stato<br />

teatro di fatti di violenza: fucilazioni, rappresaglie<br />

e bombardamenti.<br />

Nel secondo dopoguerra l’economia del paese, da<br />

agricola, fu indirizzata verso la produzione della<br />

piccola e media impresa.<br />

Sopra: la Fontana dei cavalli.<br />

Sotto: Porta S. Giovanni, già<br />

della Pesa.<br />

Sopra: la Porta Cesare Battisti,<br />

già di S. Nicolò.<br />

Sotto: la Porta Diaz, già del<br />

Cerreto.<br />

16 17<br />

M ontecassiano<br />

è un centro esemplare; l’inesorabile trascorrere<br />

dei secoli non ha <strong>com</strong>promesso la <strong>com</strong>patta struttura<br />

urbanistica tardomedioevale. Ancora oggi è possibile percorrere<br />

stradine, piagge e vicoli secondo un tragitto che dal sec. XV si è<br />

mantenuto inalterato. Il centro storico, il cuore di tutto il territorio,<br />

è <strong>com</strong>pletamente racchiuso dalla cinta muraria. Come un tempo,<br />

si accede all’interno solo attraverso una delle tre porte: Porta C.<br />

Battisti a nord-est, affacciata sulla SS. 361 verso Osimo, Porta S.<br />

Giovanni a sud-est e Porta A. Diaz a ovest, entrambe affacciate<br />

sulla circonvallazione.<br />

Il circuito viario interno si svolge secondo un andamento a cerchi<br />

concentrici che seguono la conformazione ascendente della collina.<br />

Questo andamento, caratteristico dell’urbanistica medioevale, è<br />

stato molto efficacemente definito “a foglie di cipolla”. Si può tranquillamente<br />

passeggiare per queste strade, seguire il tortuoso giro dei<br />

vicoletti, scoprire angoli e piaggette caratteristiche, affacciarsi dalle<br />

mura e godere della dolcezza del paesaggio circostante, magari sotto<br />

l’occhio un po’ indagatore dei<br />

montecassianesi.<br />

Vi suggeriamo un percorso guidato,<br />

che si propone di dare una<br />

prima, sommaria illustrazione<br />

delle principali opere d’arte racchiuse<br />

nel centro storico e nelle<br />

sue vicinanze. Questo percorso,<br />

<strong>com</strong>e le strade che seguiremo,<br />

può apparire un po’ tortuoso<br />

ma, speriamo, ricco e stimolante.<br />

In ogni caso, ognuno può<br />

iniziare l’itinerario da dove preferisce,<br />

anche se vi rac<strong>com</strong>andiamo<br />

di visitare attentamente<br />

tutti i luoghi citati. Nell’arco di<br />

qualche ora scoprirete piccoli e<br />

grandi tesori ancora gelosamente<br />

custoditi.


LA PIAZZA, IL PALAZZO<br />

DEI PRIORI E I PALAZZI<br />

VICINI<br />

L<br />

’itinerario parte dal cuore<br />

del paese, dal luogo più<br />

emblematico e scenografico<br />

dell’assetto urbano. Piazza G. Leopardi è la piazza principale,<br />

delimitata a nord dal Palazzo dei Priori, a ovest dal palazzo<br />

Compagnucci (ex palazzo Pretoriale), a est dalla facciata della<br />

chiesa di S. Marco e da parte dell’annesso ex convento agostiniano,<br />

a sud è chiusa da una schiera di abitazioni private sulla quale si<br />

affaccia la scalinata di via Roma, che collega direttamente la piazza<br />

a una delle tre porte di accesso, Porta S. Giovanni, che anticamente<br />

doveva essere l’ingresso principale del centro. Tra il Palazzo dei<br />

Priori e il palazzo Compagnucci sorge, in posizione più arretrata e<br />

al contempo più elevata, la chiesa Collegiata di S. Maria assunta,<br />

con la caratteristica facciata a un solo spiovente e l’alto campanile<br />

cuspidato cui fa eco, dalla parte opposta della piazza, la torre della<br />

chiesa di S. Marco, priva dell’originaria terminazione . Questa piazza<br />

è nata con il paese stesso poiché fin dal XII sec. vi sorgeva la corte<br />

del castello dei Cassi, uno dei<br />

tre nuclei originari del centro<br />

insieme alla pieve di S. Maria<br />

(sul luogo dell’attuale collegiata)<br />

e al terziere fortificato del<br />

Girone (sul luogo dell’attuale<br />

piazza del Girone).<br />

Il castello dei Cassi, indicati<br />

dalle pergamene <strong>com</strong>e i feudatari<br />

della zona fin dal sec.<br />

XI, era <strong>com</strong>posto da quattro<br />

edifici disposti intorno a un<br />

cortile quadrangolare che aveva<br />

più o meno le stesse dimensioni<br />

dell’odierna piazza. I quattro<br />

edifici erano collegati tra loro<br />

da un loggiato che forse correva<br />

lungo tutto il perimetro della<br />

corte. Questo spazio, nato <strong>com</strong>e<br />

fulcro politico e sociale attiguo<br />

Sopra: veduta della Piazza G.<br />

Leopardi.<br />

Sotto: scorcio del porticato del<br />

Palazzo dei Priori.<br />

Accanto: scalinata di accesso<br />

dalla piazza alla Collegiata:<br />

Al centro: capitello del porticato<br />

del Palazzo dei Priori.<br />

In basso: lapide nella facciata del<br />

Palazzo dei Priori collocata al<br />

termine dei lavori nel 1467.<br />

al vicino fulcro religioso (la pieve) ma da esso ben<br />

distinto, ha sempre mantenuto nel corso dei secoli<br />

il ruolo di rappresentanza della <strong>com</strong>unità civile.<br />

Alla fine del sec. XIV ognuno dei quattro corpi<br />

del castello dei Cassi aveva assunto una struttura<br />

autonoma e una specifica destinazione d’uso; sulla<br />

parte più antica e prestigiosa del castello nacque il<br />

Palazzo dei Priori, alla sua sinistra la chiesa di S.<br />

Marco, fatta erigere dal Comune, alla sua destra il<br />

palazzo Pretoriale, oggi destinato in parte a uso pubblico e in parte<br />

ad abitazione privata.<br />

Il Palazzo dei Priori, sede del Comune, esisteva già agli inizi del<br />

‘400; nel 1467 la facciata venne interamente ricostruita a opera di<br />

mastro Antonio Lombardo, autore di alcuni interventi anche nelle<br />

chiese di S. Marco e di S. Maria assunta. Alcuni interventi edilizi<br />

tra ‘800 e ‘900 hanno in parte turbato - ma non <strong>com</strong>promesso<br />

- l’omogeneità e l’armonia formale che egli ha raggiunto nelle sue<br />

costruzioni, caratterizzate dall’uso pressoché esclusivo del laterizio e<br />

da sobrie decorazioni in cotto a motivi geometrici o vegetali.<br />

L’aspetto odierno della facciata del Palazzo dei Priori è il risultato<br />

dell’opera di restauro condotta dal 1938 dall’arch. Guido Cirilli,<br />

autore di numerosi interventi di risanamento o di ricostruzione tra il<br />

1911 e il 1953. Gli interventi più importanti del Cirilli nel Palazzo<br />

dei Priori sono stati il ripristino della merlatura e la costruzione del<br />

grande arco di collegamento con il palazzo Compagnucci.<br />

La facciata è caratterizzata nella zona inferiore da un profondo<br />

loggiato, costituito da cinque archi a tutto sesto sostenuti da pilastri<br />

poligonali. La decorazione, molto ridotta, è <strong>com</strong>posta da piccoli<br />

ricci agli angoli dei capitelli e da motivi decorativi a pallini alternati<br />

a motivi a corda ritorta nell’estradosso degli archi.<br />

Sopra il secondo pilastro da sinistra è incassata una lapide, datata<br />

1467, che ricorda il rifacimento della facciata.<br />

Una cornice marcapiano, su cui poggiano le tre bifore, divide la zona<br />

inferiore, immersa nella penombra, da quella superiore, esposta alla<br />

luce battente del sole. Grazie a questo netto contrasto chiaroscurale<br />

le bifore che si aprono nella zona superiore assumono un maggior<br />

risalto. Esse sono separate da un’elegante colonnina scolpita, hanno<br />

18 19


Stemma della famiglia Scaramuccia<br />

nel quale è inserito<br />

anche lo scudo crociato di<br />

casa Savoia.<br />

Accanto: bifora del Palazzo<br />

dei Priori.<br />

Interni del Palazzo Compagnucci<br />

con decorazioni in<br />

stile pompeiano.<br />

le due cimase trilobate e sono inserite all’interno<br />

di arcate decorate da motivi a cordoni e a foglie<br />

intrecciate e lanceolate.<br />

Nella nicchia tra la prima e la seconda finestra da<br />

destra uno sbiadito affresco ottocentesco raffigura<br />

la Madonna con il Bambino.<br />

Un altro affresco, ben più antico (sec. XV), è situato sotto il loggiato,<br />

sulla parete laterale a destra; rappresenta San Cassiano vescovo,<br />

in posa benedicente assiso in trono, mentre due angeli gli porgono<br />

il pastorale e la mitra.<br />

Prima della scalinata che conduce agli ingressi del Palazzo dei Priori<br />

e della chiesa di S. Maria assunta sorge il palazzo Compagnucci.<br />

L’attuale facciata prospiciente la piazza è stata ricostruita nel 1806,<br />

arretrata di 5 m. rispetto alla precedente che minacciava di crollare.<br />

Fu sede dell’Archivio Comunale, del Monte di Pietà e della<br />

Cancelleria Civile e Criminale. L’abbattimento dell’originaria facciata<br />

e il suo successivo arretramento hanno cancellato una cospicua<br />

porzione degli ambienti destinati all’uso pubblico.<br />

La parte retrostante dell’edificio appartenne invece a illustri famiglie<br />

locali: prima agli Scaramuccia, poi ai Capponi e infine ai<br />

Compagnucci, dei quali il palazzo ha conservato il nome. Nel<br />

sec. XVI Anton Francesco Scaramuccia vi allevò segretamente<br />

per 5 anni Amedeo di Savoia, figlio naturale del duca Emanuele<br />

Filiberto. A testimonianza di questo evento, sopra il portale bugnato<br />

della facciata in via Perozzi n. 2, é ancora posto lo stemma in pietra<br />

della famiglia Scaramuccia, nel quale è inserito<br />

anche lo scudo crociato di casa Savoia.<br />

Salendo lungo la scalinata e svoltando a sinistra,<br />

in via Peranzone n. 1, si trova il portale di accesso<br />

al palazzo, oggi frazionato in uffici e abitazioni<br />

private. Le stanze del piano nobile, dove si conservano<br />

le decorazioni a guazzo e ad affresco in stile<br />

pompeiano, costituiscono la sede della Pinacoteca<br />

Civica.<br />

La pala raffigura Sant’ Anna che insegna a leggere<br />

a Maria Vergine e santi, in basso a destra è dipinto<br />

lo stemma della famiglia Buratto coronato<br />

Accanto: interni del Palazzo dei<br />

Priori ora sede del Comune di<br />

Montecassiano.<br />

In basso: porta di ingresso laterale<br />

della Collegiata.<br />

dall’aquila imperiale, merito di cui fu insignito il<br />

pittore Girolamo Buratto nel 1632. Seguono la<br />

tela di San Nicola da Tolentino che intercede per<br />

le Anime del Purgatorio e una Sacra Famiglia in<br />

gloria tra San Michele arcangelo e San Cassiano<br />

ve-scovo, che offre il paese dipinto al centro della<br />

<strong>com</strong>posizione. Sono riconoscibili l’antica porta<br />

S. Croce (oggi C. Battisti), la collegiata con il<br />

campanile sormontato da una cuspide a calotta su<br />

alto tamburo, la torre della chiesa di S. Marco con<br />

l’alta cuspide conica rossa e, all’estrema sinistra, la<br />

chiesa di S. Croce con il convento.<br />

La raccolta archeologica vanta alcuni importanti<br />

reperti di epoca picena (tra cui segnaliamo un<br />

elmo di tipo corinzio) e romana rinvenuti nel<br />

territorio <strong>com</strong>unale, a testimonianza che la zona<br />

fu abitata fin da tempi remoti.<br />

La quadreria raccoglie, insieme alle pale d’altare<br />

esposte in chiesa, notevoli esempi di pittura sacra<br />

e profana dei secc. XVII e XVIII provenienti dalle<br />

chiese e dai conventi soppressi del centro storico.<br />

Fanno parte della quadreria anche alcuni disegni, studi di nudo,<br />

ritratti e la grande tela con San Lorenzo che distri-buisce l’elemosina<br />

ai poveri del pittore Giovanni Cingolani (Montecassiano 1859<br />

– Santa Fè 1932). L’opera, dipinta agli inizi del ‘900, proviene dalla<br />

cappella funeraria in stile Liberty dei marchesi Ferri nel locale cimitero.<br />

Il soggetto allude alla generosità del marchese Camillo Ferri<br />

(1836-1902), grande benefattore del Comune. Colpisce la maestosità<br />

del gesto del santo che distribuisce le ricchezze della Chiesa ad<br />

alcuni poveri, dipinti secondo una romantica visione ancora ottocentesca.<br />

Il maggior pregio dell’opera è sicuramente la splendida gamma<br />

cromatica.<br />

Adiacente al Palazzo si trova il lato destro della Collegiata di S.<br />

Maria assunta, costruita a partire dal 1402. Si osservi la poderosa<br />

muratura, sostenuta da robuste fondazioni ad arco, e il piccolo<br />

ingresso laterale, cui si giunge per una doppia rampa di scale.<br />

Questo ingresso è segnato da un cinquecentesco portale in pietra<br />

20 21


ianca ingentilito da piccole mensole a voluta<br />

con motivi floreali, collocate all’interno degli<br />

spigoli superiori. Al centro dell’architrave c’è<br />

lo stemma <strong>com</strong>unale, mentre sul cornicione<br />

poggia una cuspide triangolare vuota.<br />

Anticamente entravano da questa porta i<br />

Magistrati che, in obbedienza allo Statuto<br />

Comunale, si recavano in chiesa dopo la loro<br />

elezione e prima di ogni seduta.<br />

Proseguendo a sinistra verso via Verdi, l’attenzione<br />

è inevitabilmente attratta dall’alto<br />

campanile che sovrasta la scalinata.<br />

La costruzione della torre va posta in con<strong>com</strong>itanza all’erezione<br />

della chiesa; nel 1472 la fabbrica del campanile era già avviata e<br />

nel 1526 venne <strong>com</strong>pletata. A causa di un terribile terremoto, nel<br />

1741 la parte superiore della cuspide si staccò e cadde nel mezzo<br />

della piazza principale. Durante i bombardamenti aerei dell’ultima<br />

guerra la torre venne ulteriormente danneggiata e la cuspide <strong>com</strong>pletamente<br />

distrutta. Nel 1952 l’arch. Guido Cirilli ha ricostruito<br />

la cella campanaria, i pinnacoli e la cuspide conica.<br />

Imboccata via Verdi, si sale la parte finale della scalinata, al termine<br />

della quale, di fronte al portale della Collegiata, si apre l’ingresso del<br />

Palazzo dei Priori.<br />

L’edificio risale al sec. XV ma nel secolo successivo il Comune provvide<br />

all’acquisto di alcune case limitrofe per ingrandirlo. L’attuale<br />

interno non ha conservato nulla delle antiche stanze quattrocinquecentesche<br />

poiché nel corso degli anni si sono resi necessari<br />

continui rifacimenti per consolidare gli ambienti o per renderli più<br />

idonei ad accogliere gli uffici <strong>com</strong>unali. Il palazzo è tuttora sede di<br />

rappresentanza dell’Amministrazione Comunale e di alcuni uffici<br />

pubblici.<br />

Nell’atrio, a sinistra, è collocata a terra una stele funeraria lapidea<br />

risalente al I sec. d. C. Venne ritrovata nel 1602 nella località di<br />

Valle Cascia, che probabilmente ha derivato il suo nome proprio<br />

da quello della gens Cassia. Nella stele è contenuta un’ epigrafe<br />

latina, catalogata dal MOMSEN (CIL IX, n. 5740), in cui Tusidio<br />

Ciro ricorda la defunta moglie Cassia Orestina: “AGLI DEI MANI.<br />

Sopra: Pala d’altare del XVII sec.<br />

Sotto: Il sogno di Giacobbe, con<br />

doppia attribuzione al Cigoli e al<br />

Buratto.<br />

GIROLAMO<br />

BURATTO<br />

Nato nel 1580 da una nobile<br />

famiglia montecassianese, il<br />

Buratto fu allievo del Pomarancio,<br />

insieme al quale avrebbe lavorato<br />

nel Santuario di Loreto. Per<br />

i suoi meriti artistici ottenne<br />

dall’imperatore Ferdinando II<br />

di aggiungere l’aquila imperiale<br />

sullo stemma gentilizio, <strong>com</strong>e è<br />

scritto sul diploma dello stesso<br />

imperatore in data 27 settembre<br />

1532. Della vasta produzione artistica del Buratto rimane,<br />

a Montecassiano, un solo quadro, rappresentante S.<br />

Giovanni Battista nel Deserto (nel quale figura lo stesso<br />

pittore) conservato nella chiesa di S Giovanni. Il resto<br />

delle sue opere fu venduto dai suoi eredi: di tali dipinti si è<br />

<strong>com</strong>pletamente persa la traccia.<br />

Al Buratto si devono le <strong>com</strong>posizioni bibliche presenti<br />

nella chiesa di S Maria della Carità in Ascoli, i tre dipinti<br />

su tela che spiccano nel presbiterio e le storie di Esodo nelle<br />

vele del soffitto.<br />

Il sogno di Giacobbe, tratto dal libro della Genesi , è<br />

raffigurato nella tela conservata nel Palazzo dei Priori,<br />

ancora di incerta provenienza. Montironi e Mozzoni la<br />

attribuiscono infatti al pittore toscano Cigoli, attivo tra ‘500<br />

e ‘600, un cui analogo dipinto datato 1593 è conservato a<br />

Nancy (Musèe des Beaux Arts). Pizzorusso ritiene invece<br />

la tela una copia del Buratto, che del Cigoli fu allievo a<br />

Roma. Il Buratto lasciò la capitale alla morte del Maestro<br />

per recarsi a Firenze e poi in Austria. Intorno al 1630 tornò<br />

in Italia, dove, ad Ascoli, eseguì la decorazione ad affresco<br />

della chiesa di S.Maria della Carità.Sono di questo periodo<br />

le altre sue opere conservate nelle Marche: Il Martirio di<br />

San Giorgio (Fabriano, chiesa di Santa Caterina), La<br />

Predica di San Giovanni Battista a Montecassiano, e Il Sogno<br />

di Giacobbe.<br />

Particolare del dipinto La<br />

predica di San Giovanni Battista<br />

del Buratto, sec. XVII.<br />

22 23


ALLA DEGNA CASSIA ORESTINA<br />

MOGLIE FEDELE PER I MERITI<br />

DELLA VITA PER L’ANIMO SEMPLICE<br />

E AFFETTUOSO TUSIDIO CIRO POSE<br />

QUESTA DEDICA ALLA AMATA”. Sopra<br />

la stele è appeso uno stemma lapideo della<br />

famiglia Pallotta.<br />

A destra un grande baule in ferro realizzato da<br />

Vincenzo Lippi nel 1786. L’autore ha posto il<br />

proprio nome e la data sul coperchio.<br />

Di fronte sono appesi alla parete alcuni<br />

antichi strumenti di misurazione in ferro<br />

battuto.<br />

Si prosegue lungo il corridoio a destra fino alla grande Sala Consiliare,<br />

coperta da un bel soffitto a capriate lignee e illuminata dalle tre bifore<br />

della facciata, dalle quali si può godere il suggestivo panorama della<br />

piazza e degli edifici circostanti fino al lontano orizzonte. Nella sala<br />

sono conservate tre straordinarie opere d’arte. Restaurata tra 2000<br />

e 2001 la tempera su tavola raffigurante la Madonna con Bambino<br />

in trono tra Sant’Andrea, Sant’ Elena e due angeli musicanti è opera<br />

di Joannes Ispanus (Juan Rodriguez Fernandez), pittore spagnolo<br />

attivo nell’Italia centro-settentrionale nei primi venti anni del ‘500.<br />

Sulla parete vicina è collocato il Sogno di Giacobbe attribuito<br />

all’artista toscano Ludovico Cardi detto il Cigoli (1559-1613).<br />

Sconosciuta è l’originaria collocazione dell’opera, caratterizzata da<br />

un impianto <strong>com</strong>positivo e da un cromatismo che preludono al<br />

Barocco. Giacobbe è disteso in primo piano, il braccio e il ginocchio<br />

destri sembrano oltrepassare lo spazio pittorico della tela proiettandosi<br />

verso lo spettatore, che viene in questo modo coinvolto e<br />

indotto a dirigere lo sguardo verso la luminosa visione celata nel<br />

mezzo dell’oscura notte che avvolge il paesaggio. Giacobbe “fece un<br />

sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva<br />

il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di<br />

essa”(Gen. 28, 12). Il tema del sogno, <strong>com</strong>e quello dell’estasi, è particolarmente<br />

caro alla poetica barocca che punta al coinvolgimento<br />

emotivo dello spettatore.<br />

Sulla parete di fronte si trova un olio su tela proveniente dalla chiesa<br />

Pala d’altare di Joannes Hispanus:<br />

La Madonna in trono con<br />

Bambino tra i ss. Andrea ed Elena<br />

ed angeli musicanti.<br />

JOANNES HISPANUS<br />

La Madonna in trono con Bambino tra i ss. Andrea ed Elena ed angeli<br />

musicanti costituisce l’espressione più significativa della raccolta<br />

civica di Montecassiano.<br />

La collocazione del dipinto ha subito diversi spostamenti: da quella<br />

originaria nella piccola “pintura” rurale di Santa Maria di Lenze,<br />

all’altare maggiore della chiesa <strong>com</strong>unale di San Marco e poi, in<br />

via definitiva, nella sala consiliare del Palazzo dei Priori. Nel 1948<br />

Federico Zeri, in base ad inconfondibili caratteri stilistici, assegna la<br />

paternità dell’ opera, prima attribuita al Perugino e poi al Pagani, ad<br />

un artista pressoché sconosciuto, loannes Hispanus, identificato con<br />

l’iberico Juan Rodriguez Fernandezll. Esigue tracce documentarie<br />

consentivano di circoscrivere il soggiorno marchigiano dell’artista,<br />

presunta tappa intermedia di un percorso che sarebbe iniziato tra<br />

la Toscana ed il Nord Italia e terminato con il ritorno in Aragona,<br />

agli anni 1508-1528. All’interno di questo arco cronologico veniva<br />

collocata la realizzazione della pala di Montecassiano.<br />

Allo stato attuale della ricerca, alcuni di questi elementi, in primo<br />

luogo la datazione, devono essere rettificati. Il dipinto fu realizzato,<br />

infatti, in anni diversi da quelli ormai <strong>com</strong>unemente accettati.<br />

Ioannes Hispanus era presente nel maceratese prima dell’agosto<br />

1508: la prima testimonianza di questa sua permanenza viene<br />

ad essere ora proprio la Maestà di Montecassiano. L’esecuzione<br />

della tavola, infatti, la cui iconografia richiama la devozione alla<br />

Croce, viva a Montecassiano per la presenza di una reliquia,<br />

risulta avviata tra l’ottobre e il novembre 1506, quando il magister<br />

loannes Hispanus pictor, alla fine di un’epidemia di peste, riceve dal<br />

Comune il primo acconto per il pagamento della sua opera.<br />

Queste note risultano importanti perché confermano l’attribuzione<br />

della tela all’Hispanus e gettano luce sulla <strong>com</strong>mittenza dell’opera,<br />

voluta e finanziata dal Comune di Montecassiano, forse non in<br />

modo esclusivo. Infatti in rogito di quei giorni si fa menzione di<br />

una cappella degli schiavoni forse identificabile con S Maria di<br />

Lenze. Quale che sia stato l’intervento degli schiavoni, va ribadito<br />

che la municipalità di Montecassiano rivestì <strong>com</strong>unque un ruolo<br />

determinante nella vicenda dell’Hispanus che dimorava nella<br />

cittadina presso un’abitazione privata a spese del Comune.<br />

Particolare della pala<br />

d’altare.<br />

24 25


di S. Giovanni Battista. Raffigura la Predicazione<br />

di S. Giovanni Battista nel deserto ed è opera del<br />

pittore Girolamo Buratto o Buratti.<br />

Discendente da una nobile famiglia locale,<br />

Girolamo Buratto nacque a Montecassiano nel<br />

1580. Benché indicato dagli antichi studiosi <strong>com</strong>e<br />

allievo del Pomarancio, Buratto fu soprattutto<br />

influenzato dai modi della pittura tardomanierista<br />

toscana. In quest’unica opera che rimane a<br />

Montecassiano egli stesso si è ritratto nell’angolo<br />

inferiore sinistro.<br />

ARCHIVIO STORICO<br />

E’ stato riordinato per tre volte nel secolo<br />

scorso: nel 1903 dall’avv. Zefferino Fogante,<br />

nel 1972 dal prof. Ernesto Zenobi e nel 1993<br />

dall’ins. Fernando Luchetti.<br />

Contiene 184 pergamene a partire dal 1131,<br />

33 volumi cartacei, 14 custodie contenenti<br />

documenti vari. A questi si aggiungono l’archivio<br />

del ‘900, libri, testi, raccolte, materiale<br />

bibliografico e storico-artistico, materiale<br />

non cartaceo e gli archivi dell’Ex ECA, delle<br />

Opere Pie e degli altri Enti di beneficenza.<br />

L’Archivio è in attesa di una collocazione<br />

idonea e definitiva che ne favorisca la consultazione<br />

da parte del pubblico.<br />

Sopra: di Girolamo Cingolani<br />

S. Lorenzo distribuisce l’elemonisina.<br />

Accanto: dello stesso autore:<br />

Studio di testa di vecchio.<br />

GIOVANNI<br />

CINGOLANI<br />

Opere di G. Cingolani:<br />

Autoritratto, il marchese<br />

Camillo Ferri, ritratto<br />

di giovane ragazza.<br />

Giovanni Cingolani nacque nel 1859 da una famiglia di<br />

agricoltori residenti nella frazione di Sant’Egidio. Rimasto<br />

analfabeta fino all’età di 12 anni ma dotato di un innato<br />

talento nel disegno, intraprese gli studi grazie all’intervento<br />

del pittore locale Amadio Iachini (suoi dipinti si trovano<br />

nelle chiese di S. Egidio e di Vissani) che ne intuì le promettenti<br />

doti artistiche.<br />

Entrato in contatto con il pittore neoclassico maceratese<br />

Giuseppe Mancini Cortesi, frequentò l’Accademia di<br />

Belle Arti di Perugia, dove recepì i modi della pittura purista<br />

e romantica.<br />

Nel 1880 si trasferì a Roma, dove entrò in contatto con la<br />

cerchia tedesca dei “Nazareni” e con Ludovico Seitz (autore<br />

del grande <strong>com</strong>plesso decorativo della Cappella Tedesca<br />

nella Basilica di Loreto). Ottenne l’incarico di restauratore<br />

dello Stato del Vaticano, lavorando al recupero dell’Appartamento<br />

Borgia del Pinturicchio, delle Stanze di Raffaello e<br />

degli affreschi michelangioleschi nella Cappella Sistina.<br />

Nel 1909 si trasferì definitivamente a Santa Fè, in Argentina,<br />

affiancando l’attività didattica al costante impegno artistico.<br />

Qui morì nel 1932, <strong>com</strong>pianto dalla nazione <strong>com</strong>e artista<br />

di consolidata fama.<br />

Opere di Giovanni Cingolani<br />

Oltre ai dipinti di proprietà <strong>com</strong>unale e a quelli appartenenti<br />

a privati cittadini montecassianesi, è possibile<br />

ammirare altre opere del pittore a Macerata, nel salone<br />

della Prefettura (Torquato Tasso che presenta la Gerusalemme<br />

Liberata all’Accademia dei Cate-nati) e nella villa Pampinoni<br />

(Le quattro età dell’uomo); a Pollenza, nella chiesa di San<br />

Biagio (La cena in Emmaus e Il martirio di San Tarcisio).<br />

Altri lavori si trovano a Conselve (Padova), a Maenza<br />

(Latina), a Santa Fè e a Istanbul.<br />

L.C.<br />

26 27


LA COLLEGIATA DI<br />

S. MARIA ASSUNTA<br />

L<br />

’edificio sorge su un luogo che fu tra i primi<br />

della collina a essere interessato da costruzioni.<br />

Si eleva infatti sulla sommità del colle,<br />

nella zona che fin dal sec. XII fu occupata dalla<br />

fortificazione del Girone. A quest’epoca risalgono<br />

le prime notizie di una pieve intitolata a S.<br />

Maria e costruita sulle rovine di un preesistente<br />

tempio pagano dedicato alla dea Venere. Con la<br />

diffusione del Cristianesimo, la devozione alla<br />

Madonna divenne il principale culto dei montecassianesi e si radicò<br />

così profondamente da dare il nome alla collina e all’antico castrum<br />

che sorgeva su di essa.<br />

Nel 1165 i monaci dell’abbazia di Chiaravalle di Fiastra entrarono<br />

in possesso del castello dei Cassi e della pieve, che venne ricostruita<br />

nel 1234. Questa seconda chiesa, che aveva il corpo orientato in<br />

direzione nord-sud, venne <strong>com</strong>pletamente modificata nel 1402,<br />

quando si decise la costruzione della terza, attuale chiesa, orientata<br />

invece in direzione est-ovest. I lavori di costruzione si protrassero<br />

nei secc. XV e XVI.<br />

Successivamente l’edificio è stato oggetto di continui restauri e<br />

parziali modifiche, che non hanno però intaccato la maestosità dell’originario<br />

impianto quattrocentesco.<br />

Grazie ai beni dell’antica pievania, nel 1761 vi venne istituito il collegio<br />

dei canonici, poi soppresso in epoca napoleonica e nuovamente<br />

con l’Unità d’Italia. La chiesa ha in seguito riacquistato il titolo di<br />

collegiata.<br />

La facciata è caratterizzata da un unico, originalissimo spiovente,<br />

sul quale si aprono il portale, sovrastato da un grande rosone in<br />

pietra bianca, e una monofora sulla destra. Il rosone e la monofora<br />

sono stati riaperti dal Cirilli nel 1930. L’architetto ha lavorato per<br />

molti anni al restauro della chiesa e l’iscrizione posta sull’architrave<br />

del portale testimonia che i lavori, iniziati nel 1927, vennero <strong>com</strong>piuti<br />

(con qualche piccola eccezione) nel 1942.<br />

Nella lunetta del portale sono incassati quattro bacili del ceramista<br />

recanatese Rodolfo Ceccaroni (1888-1983). In quello centrale<br />

è raffigurata la Madonna assunta tra San Cassiano vescovo e San<br />

Giuseppe, quest’ultimo eletto patrono del paese nel 1521.<br />

Sopra: Stemma e campanile della<br />

Collegiata di S. Maria Assunta.<br />

Sotto: ingresso principale.<br />

Il portale in bronzo è una delle ultime<br />

opere d’arte con le quali la <strong>com</strong>unità<br />

di Montecassiano ha abbellito la chiesa,<br />

secondo la secolare consuetudine che indica<br />

nella collegiata il centro privilegiato per<br />

innalzare nuovi manufatti artistici. Il portale è<br />

stato realizzato nel 1985 dallo scultore Sesto Amerigo<br />

Luchetti, nato a Montecassiano nel 1909. L’artista ha qui coagulato<br />

molteplici motivi, intrecciando episodi delle Sacre Scritture<br />

alla storia del paese e mescolando l’orrore della guerra all’aspirazione<br />

alla pace. Nelle formelle dello zoccolo, da sinistra, sono raffigurati<br />

gli emblemi del vescovo Tarcisio Carboni, delle sette confraternite<br />

del paese e infine lo stemma <strong>com</strong>unale. Le formelle della zona<br />

mediana seguono un andamento che va dal basso verso l’alto e dalle<br />

due fasce esterne alle due interne.<br />

L’interno della chiesa è diviso in tre navate coperte da volte a<br />

crociera sostenute da pilastri ottagonali. Nella navata centrale le<br />

volte sono marcate da costoloni. L’edificio è stato eretto in stile<br />

gotico cistercense con chiari riferimenti all’abbazia di Chiaravalle di<br />

Fiastra, sotto la cui giurisdizione ricadeva nel sec. XV il territorio<br />

di Montecassiano. L’architettura gotico cistercense è contraddistinta<br />

da rapporti dimensionali equilibrati e armonici e dal rifiuto<br />

dell’apparato decorativo, ritenuto un elemento di distrazione per<br />

chiunque voglia sostare in preghiera. In realtà, fin dal 1449 la devozione<br />

popolare ricoprì le pareti della chiesa di affreschi e altari, in<br />

gran parte rimossi dal Cirilli nel 1935 durante i lavori di restauro e<br />

consolidamento dell’edificio. Anche il bel pavimento è opera dell’architetto<br />

e risale al 1942.<br />

A sinistra, in una nicchia praticata nella torre campanaria, è collocato<br />

un modellino processionale in legno che riproduce il sacello<br />

marmoreo della Santa Casa nella Basilica di Loreto. Quest’opera,<br />

insieme ad altre custodite nella collegiata, testimonia la grande devozione<br />

dei montecassianesi per la Madonna di Loreto, invocata <strong>com</strong>e<br />

liberatrice dalle epidemie. Negli antichi documenti è frequente la<br />

deliberazione di indire pellegrinaggi a Loreto per portare l’olio che<br />

arde nella lampada dinanzi alla Madonna o per chiedere aiuto o per<br />

Rosone e finestra con vetri piombati<br />

della Collegiata.<br />

28 29


ingraziare per qualche scampato<br />

pericolo. Il modellino era<br />

originariamente collocato nella<br />

sede della Confraternita della<br />

Buona Morte in corso Alighieri.<br />

La struttura lignea e la decorazione<br />

pittorica, eseguita dal<br />

maceratese Paolo Giulio<br />

Candiotti, risalgono a metà<br />

‘700. L’opera fa parte di un<br />

nutrito gruppo di modellini<br />

ancora presenti in molte chiese marchigiane, tra i quali si contraddistingue<br />

per la cura pittorica nella resa dei particolari scultorei<br />

del sacello lauretano e la bella immagine della Madonna con il<br />

Bambino, avvolti nel turbine d’aria e disposti secondo due movimenti<br />

curvilinei contrapposti.<br />

Nella navata sinistra è collocata l’Incoronazione<br />

di Maria Vergine con San Francesco d’Assisi,<br />

San Giovanni evangelista, San Giovanni Battista<br />

e San Lorenzo tra un tripudio di angeli, santi<br />

e due donatori in preghiera posti in basso, sul<br />

prato fiorito. E’ una tempera su tavola attribuita<br />

a uno dei maggiori esponenti marchigiani del<br />

Gotico Internazionale: Gia<strong>com</strong>o di Nicola da<br />

Recanati. Il pittore l’avrebbe eseguita intorno<br />

al 1450, dopo la tavola della Visione del Beato<br />

Pietro da Treia nella collegiata di Treia e dopo la<br />

tavola della Madonna con il Bambino e santi nella<br />

Pinacoteca Civica di Macerata, opere con cui la<br />

pala di Montecassiano dimostra notevoli affinità.<br />

La tavola rivestiva originariamente il ruolo di pala<br />

dell’altare maggiore ma dopo circa 80 anni venne<br />

rimossa per far posto all’altare robbiano.<br />

La Cappella maggiore è stata costruita tra il 1500<br />

e il 1526. La pianta quadrata segue fedelmente<br />

la planimetria delle chiese cistercensi, abitualmente<br />

dotate di abside quadrata. La primitiva<br />

semplicità delle pareti è stata modificata a fine<br />

‘700, dopo l’erezione nel 1761 del collegio dei<br />

canonici. Nel 1776 venne dipinta la tela centra-<br />

le raffigurante la Vergine assunta. Nel 1787 la<br />

tribuna, <strong>com</strong>pletamente rinnovata, fu dotata degli<br />

attuali stalli di coro. Va segnalato il bel crocifisso<br />

ligneo del sec. XVI collocato sopra la pala<br />

centrale. Sulle pareti laterali due dipinti ottocenteschi<br />

raffigurano l’Annun-ciazione a destra e il<br />

Matrimonio della Vergine a sinistra.<br />

La cappella laterale destra è dedicata alla Madonna del Buon<br />

Cuore, oggetto di grande devozione presso i montecassianesi.<br />

L’immagine della Madonna, coronata da due angioletti mentre<br />

regge sulle ginocchia il Bambino benedicente, fu dipinta nel 1752<br />

dal pittore maceratese Saverio Alberti. Il pittore venne chiamato<br />

a copiare un antico affresco, forse risalente al sec. XIV, che si<br />

era <strong>com</strong>pletamente deteriorato e che raffigurava la Madonna delle<br />

Grazie. Il dipindo era collocato in un’edicola rurale ai piedi della<br />

collina di Montelibano, a circa 2 Km. dal paese. Nel 1526 il<br />

proprietario del terreno su cui sorgeva l’edicola, Giovanni Salimbeni,<br />

edificò una chiesetta che inglobò l’edicola così da proteggere meglio<br />

la miracolosa immagine. Da questo momento l’affresco venne anche<br />

denominato Madonna di Salimbeni. Con il passare degli anni crebbe<br />

la devozione alla Madonna ma l’affresco si deteriorò irrimediabilmente<br />

provocando la decisione di copiarlo. Nel 1839, in seguito<br />

a numerosi eventi miracolosi, la Madonna del Buon Cuore venne<br />

trasferita definitivamente nella collegiata e in suo onore sono tuttora<br />

celebrate solenni feste ogni cinque anni.<br />

Accanto alla cappella, sulla parete destra, si trova l’organo costruito<br />

dal veneziano Gaetano Callido nel 1775. Originariamente posto<br />

in una cantoria nella controfacciata, è stato rimosso dal Cirilli nel<br />

1930, quando venne riaperto il rosone. Lo strumento, restaurato, è<br />

in perfette condizioni.<br />

Proseguendo a destra si accede alla Cappella del SS. Sacramento,<br />

costruita nel 1829 dall’arch. Biagio Belli che ha condotto nello<br />

stesso periodo alcuni lavori di consolidamento statico dell’intero<br />

edificio. Le parti marmoree (pavimento, zoccolatura e balaustrata)<br />

Scorcio prospettico della Collegiata<br />

di S. Maria Assunta.<br />

Pag. accanto: pala lignea di<br />

Gia<strong>com</strong>o di Nicola da Recanati,<br />

1450 ca. sita nella Collegiata.<br />

Interno della chiesa.<br />

30 31


sono opera del Cirilli.<br />

Su richiesta da questa cappella è possibile<br />

accedere alla sacrestia, dove sono esposti un<br />

reliquiario a busto in legno di San Cassiano<br />

(sec. XVII) e un crocifisso in cartapesta<br />

dipinta (sec. XVIII).<br />

Proseguendo invece lungo la navata destra,<br />

si osserva un ottocentesco altare che oggi<br />

accoglie una statua di S. Giuseppe, patrono<br />

del paese. Quest’immagine ha recentemente<br />

sostituito una statua lignea della Madonna<br />

addolorata, di scuola bolognese del sec. XIX,<br />

trasferita nella chiesa di S. Croce.<br />

La monumentale pala d’altare in terracotta<br />

invetriata e dipinta è opera di fra’ Mattia Della Robbia, che vi<br />

lavorò dal 1527 al 1532. È importante non solo per le grandiose,<br />

inusuali dimensioni ma soprattutto perché è l’unica opera certa<br />

(cioè <strong>com</strong>provata dai documenti dell’Archivio Sto-rico Comunale)<br />

di uno degli ultimi esponenti della bottega fiorentina dei Della<br />

Robbia, famosissima nei secc. XV e XVI per la produzione di maioliche<br />

e terrecotte. Sulla base dei riscontri stilistici con questa pala è<br />

stato infatti possibile attribuire a fra’ Mattia altre terrecotte.<br />

Il quadro centrale rappresenta la Madonna con il Bambino in gloria<br />

tra San Sebastiano, San Rocco, San Cassiano e Sant’ Antonio di<br />

Padova. Nella predella ci sono le Storie dell’infanzia di Gesù alternate<br />

ai classici festoni di frutta robbiani. Ognuno dei due pilastri laterali<br />

è decorato da una teoria di sette angioletti che reggono cartigli<br />

e simboli della Passione, da cinque profonde nicchie vuote e da una<br />

treccia esterna. Alla base dei pilastri sono posti gli stemmi del <strong>com</strong>mittente,<br />

il Comune di Montecassiano, raffiguranti solo i cinque<br />

monti e le due stelle poiché la croce entrò definitivamente a far parte<br />

dello stemma solo nel 1549. Il fregio della trabeazione è decorato<br />

da una teoria di cherubini variamente atteggiati, intervallati da conchiglie<br />

e collegati da una ghirlanda verde. Nella lunetta si impone<br />

la figura di Dio Padre benedicente, affiancato da angeli suonatori<br />

e circondato da festoni e cherubini. Nella lunetta, sopra la testa<br />

dell’Eterno, c’è la data d’inizio dell’opera (MDXXVII). Sulle due<br />

Fra’ Mattia Della Robbia, altare<br />

in terracotta, 1527-1532 e particolare<br />

di angelo.<br />

Sotto:Madonna del Buon Cuore<br />

di S. Alberti, 1752.<br />

LA PALA D’ALTARE<br />

DI FRA’ MATTIA DELLA ROBBIA<br />

Fra’ Mattia Della Robbia, il cui nome<br />

di battesimo era Marco, nacque a Firenze<br />

nel 1468, secondogenito dei dodici figli di<br />

Andrea Della Robbia. Insieme al fratello<br />

Francesco (nato nel 1477), Marco divenne<br />

un seguace del predicatore Girolamo<br />

Savonarola e ricevette l’abito domenicano<br />

nel convento di S. Marco, cambiando il<br />

proprio nome in fra’ Mattia. Francesco<br />

assunse invece il nome di fra’ Ambrogio.<br />

Dopo la tragica morte del Savonarola nel<br />

1498 i due fratelli, pur restando domenicani,<br />

abbandonarono per sempre il convento.<br />

Grazie alla potente protezione del cardinale Armellini Medici,<br />

legato pontificio della Marca di Ancona, i Della Robbia si trasferirono<br />

nelle Marche. Dal 1523 fra’ Ambrogio visse e lavorò<br />

a Potenza Picena; nel 1527 iniziò, in collaborazione con fra’<br />

Mattia, una grandiosa pala d’altare per la chiesa di S. Francesco<br />

dei Minori Conventuali a Macerata. Purtroppo, la distruzione<br />

nel ‘700 della pala, a cui seguì quella dell’intera chiesa, ha<br />

cancellato il probabile prototipo dell’altare di Montecassiano,<br />

iniziato a pochi mesi di distanza da quello maceratese. La terracotta<br />

ripropone infatti lo stesso impianto architettonico e la<br />

stessa alternanza di parti invetriate e parti dipinte progettate per<br />

l’altare di Macerata.<br />

Dopo l’improvvisa morte di fra’ Ambrogio nel 1528, fra’<br />

Mattia proseguì da solo l’erezione del grandioso altare, che<br />

doveva essere appena iniziato nella lunetta. Lo scultore si trasferì<br />

in paese e il Comune provvide al suo mantenimento e alla<br />

costruzione di una nuova fornace per la cottura delle <strong>com</strong>ponenti<br />

dell’opera.<br />

Opere di fra’ Mattia Della Robbia nelle Marche<br />

Gran parte delle terrecotte che fra’ Mattia Della Robbia ha<br />

realizzato nelle Marche sono oggi s<strong>com</strong>parse, vendute o distrutte<br />

nei secoli scorsi. Tra le superstiti si segnalano: la pala dell’Incoronazio-ne<br />

della Vergine con Bambino e santi nel Museo Civico<br />

di Jesi; un Crocifisso con alcuni frammenti d’altare ri<strong>com</strong>posti<br />

in forma di paliotto nella chiesa di S. Medardo e una pala<br />

dell’Annunciazione nella chiesa di S. Maria del Soccorso ad<br />

Arcevia; quaranta frammenti di un altare nella Pinacoteca<br />

Civica di Ripatransone.<br />

L.C.<br />

Particolari della pala d’altare<br />

di Della Robbia.<br />

32 33


Accanto: particolare del portone<br />

della Collegiata con bassorilievi<br />

in bronzo di S. A. Luchetti.<br />

Sotto: reliquiario a statua di S.<br />

Giuseppe di A. Arrighi, 1744.<br />

estremità della trabeazione poggiano due putti reggicandelabro.<br />

I documenti d’archivio ci indicano che la monumentale pala<br />

venne eretta da fra’ Mattia Della Robbia (e inizialmente anche<br />

da suo fratello fra’ Ambrogio, ben presto deceduto) a spese del<br />

Comune, che in questo modo intendeva invocare l’intercessione<br />

della Madonna e dei santi per scampare a una terribile pestilenza.<br />

Nella pala sono infatti raffigurati alcuni santi taumaturghi (i SS.<br />

Rocco, Sebastiano e Antonio di Padova) e anche la stessa immagine<br />

della Vergine va interpretata <strong>com</strong>e una Madonna di Loreto, tradizionalmente<br />

invocata <strong>com</strong>e liberatrice dalle epidemie.<br />

L’opera, <strong>com</strong>pletata nel 1532, fu posta nella nuova tribuna costruita<br />

dal 1500. Da qui venne rimossa a fine ‘700 in occasione della<br />

ristrutturazione del coro. L’aspetto monumentale e le ricche dorature,<br />

profuse un po’ ovunque, conferivano alla pala, eretta sull’Altare<br />

Maggiore, un grande impatto emotivo, oggi attenuato sia dalla diversa<br />

collocazione sia dalla s<strong>com</strong>parsa quasi totale delle dorature stesse.<br />

La statua d’argento di S. Giuseppe patrono del Comune<br />

di Angela Montironi<br />

Un cenno merita la statua d’argento di S. Giuseppe, che risale al 1744<br />

ed è opera di un non meglio identificato artista romano, probabilmente<br />

uscita da una delle tante botteghe romane dove l’antica tradizione scultorea<br />

e la ugualmente antica tecnica della fusione dei metalli, pur non<br />

raggiungendo livelli di altissima qualità, manifestano un non sopito<br />

ricordo della grande scuola scultorea romana. La statuina, non misura<br />

infatti che 80 centimetri di altezza totale <strong>com</strong>presa la base di rame<br />

dorato, è in argento massiccio e consta di due figure a tutto tondo:<br />

S. Giuseppe e il Bambino che sorregge in mano la verga fiorita della<br />

tradizione.<br />

La sottile asta, dorata e quindi differenziata coloristicamente dal resto<br />

dell’ opera, manifesta nelle dimensioni e nella evidenziazione cromatica<br />

un evidente scopo funzionale all’insieme tesa a riequilibrare l’impostazione<br />

statica del gruppo argenteo, lievemente sbilanciato all’indietro<br />

e traboccante lateralmente dalla base del plinto con un lembo del mantello<br />

ed impercettibilmente anche con il piede sinistro del Santo.<br />

DALLA PIAZZA<br />

ALLA CHIESA<br />

DI S. GIACOMO<br />

Suddivisione in terzieri<br />

del centro storico.<br />

Si esce dalla Collegiata e si prosegue a sinistra lungo via Verdi;<br />

la prima traversa a sinistra conduce alla piazza del Girone,<br />

culmine della collina interessato da fortificazioni fin dal sec. XII. Il<br />

Girone, denominato anche Terziere di S. Salvatore, costituiva uno<br />

dei tre terzieri nei quali era diviso il territorio di Montecassiano in<br />

epoca medioevale. Gli altri due, situati fuori dalla fortificazione,<br />

erano il Terziere di S. Michele a sud-est e il Terziere di S. Nicolò<br />

a nord-ovest.<br />

Si prosegue lungo via Verdi e al n. 22 si può osservare un settecentesco<br />

esempio di edilizia privata.<br />

Si esce infine in via Catena, anticamente denominata “via montana”<br />

per il suo affacciarsi a occidente, verso i monti Sibillini.<br />

Sopra le mura, nella zona oggi adibita a verde pubblico, sorgevano<br />

alcune abitazioni abbattute a più riprese nei secc. XIX e XX.<br />

Tali abitazioni <strong>com</strong>pletavano il cerchio di case costruito su tutto<br />

il perimetro delle mura. Oggi, affacciandosi da queste mura o<br />

passeggiando lungo la circonvallazione nord, si può godere la vista<br />

del sottostante Parco del Cerreto, che occupa un’area di 1,2 ha ed<br />

è provvistodi un percorso verde attrezzato e di un’area pic-nic. In<br />

lontanaza appare il dolce panorama della campagna circostante, con<br />

la ricca vallata del fiume Potenza, le città di<br />

Macerata, Treia e Pollenza e, all’orizzonte, la<br />

cerchia degli Appennini dal Monte San Vicino<br />

fino ai Sibillini.<br />

A destra si imbocca via Alighieri. All’uscita di<br />

questa strada si erge Porta A. Diaz, attraverso<br />

la quale si esce sulla circonvallazione. La<br />

decisione di edificare la cinta muraria risale<br />

al 1403 ma gran parte del lavoro venne <strong>com</strong>piuto<br />

dalle maestranze lombarde nel 1437,<br />

quando vennero edificate anche le tre porte di<br />

accesso. Nel sec. XIX tutta la cerchia muraria<br />

è stata oggetto di restauri e rimaneggiamenti.<br />

La porta, anticamente denominata Porta del<br />

Cerreto, sorge in posizione arretrata rispetto<br />

alle mura fortemente scarpate. E’ dotata di<br />

bertesca centrale e di merlatura ricostruita. Sul<br />

Piazza del Girone e scorci delle<br />

mura.<br />

34 35


fianco destro è attaccata, a scopo difensivo, a una torre di<br />

rinfianco cimata per uso abitativo. Da questa torre, fino<br />

al 1720, venne esposta la reliquia della S. Croce durante<br />

i temporali.<br />

Si rientra in via Alighieri dove, a sinistra, si trova la chiesa<br />

di S. Gia<strong>com</strong>o che faceva parte di un più vasto <strong>com</strong>plesso<br />

adibito a ospedale e retto dalla Confraternita dei SS.<br />

Filippo e Gia<strong>com</strong>o.<br />

L’Ospedale vecchio era situato sul retro della chiesa, nella piazzetta<br />

dove oggi sorgono alcune abitazioni private. Agli inizi del ‘400 era<br />

un semplice lazzaretto adibito al ricovero di malati e pellegrini. Nel<br />

1456 la confraternita ottenne formalmente il <strong>com</strong>pito di reggere<br />

l’ospedale e nel 1464 iniziò a ingrandirlo fino a fabbricare, nel<br />

1540, alcune case al di là della porta, sulla zona dei giardinetti.<br />

Questo ospedale venne utilizzato fino al 1901, quando fu inaugurata<br />

la nuova struttura ospedaliera nell’ex convento annesso alla<br />

chiesa di S. Croce.<br />

La chiesa di S. Gia<strong>com</strong>o fu invece costruita nel sec. XVIII.<br />

L’esterno, di forma molto semplice, pre- senta una facciata<br />

scandita da quattro lesene che<br />

sorreggono il timpano, un portale<br />

anch’esso con timpano e un campanile<br />

a vela sul fianco destro.<br />

L’interno, ad aula unica con<br />

copertura a vela, ospita il Museo delle Confraternite<br />

che raccoglie gli oggetti processionali appartenenti alle sette confraternite<br />

del paese. Questi oggetti vengono ancora utilizzati nelle<br />

solenni processioni. Sulla parete dell’altare è affrescata una splendida<br />

Madonna con Gesù Bambino in trono, opera di scuola marchigiana<br />

della prima metà del sec. XVI. L’affresco, anteriore rispetto alla<br />

costruzione dell’edificio, faceva parte di una preesistente chiesa e<br />

aveva dimensioni più grandi, includendo forse ai lati del trono<br />

alcuni santi secondo l’usuale iconografia delle Sacre Conversazioni.<br />

Lungo la chiesa sono disposte lanterne, insegne e crocifissi processionali.<br />

Vanno segnalate le insegne processionali dell’argentiere maceratese<br />

Antonio Piani (1747-1825), appartenenti alla Confraternita<br />

del SS. Sacramento e disposte nel presbiterio e il grande stendardo<br />

In alto: chiesa di S.<br />

Gia<strong>com</strong>o e Paliotto<br />

devozionale.<br />

Crocefisso processionale<br />

di Dionisio Boemer,<br />

XVIII sec.<br />

Affresco del XVI sec. nella chiesa<br />

di S. Gia<strong>com</strong>o.<br />

Particolare del crocefisso processionale<br />

della Confraternita della<br />

Madonna del Carmine.<br />

Lampioni processionali nel Museo<br />

delle Confraternite.<br />

settecentesco della Confraternita della Madonna del Carmine.<br />

La visita agli arredi processionali prosegue nella sacrestia. Qui ci<br />

sono ancora lanterne, insegne, croci e statue devozionali. Fra i tanti<br />

oggetti si segnala il cataletto in legno dipinto<br />

e dorato della Confraternita dei SS. Filippo e<br />

Gia<strong>com</strong>o (sec. XVIII), con cui viene trasportato<br />

il Cristo morto nella processione del Venerdì<br />

Santo; un piccolo Vesperbilder (Pietà) in terracotta<br />

dipinta, opera di uno scultore nordico del<br />

sec. XV, proveniente dalla chiesa di S. Marco;<br />

la croce processionale in legno scolpito e dorato<br />

(sec. XVII) della Confraternita della SS. Trinità; il<br />

crocifisso processionale, con il Cristo in argento<br />

fuso, della Confraternita del SS. Sacramento (sec.<br />

XVIII), opera dell’argentiere tedesco Dionisio<br />

Boemer, nato a Monaco ma attivo a Macerata<br />

che gli conferì la cittadinanza nel 1721; gli arredi<br />

processionali in argento della Confraternita della<br />

Madonna del Carmine, che aveva sede nella sop-<br />

36 37


Facciata e interno della chiesa<br />

di S. Gia<strong>com</strong>o ora Museo delle<br />

Confraternite.<br />

pressa chiesa di S. Michele in via Scaramuccia. Fra questi ultimi i<br />

pezzi più importanti sono: le insegne, il grande emblema e la croce<br />

in lamina d’argento sbalzata, opera dell’orafo maceratese Domenico<br />

Piani (1725-1799), che ha firmato e datato 1774 la bellissima croce<br />

sulla base del braccio verticale, ponendovi anche lo stemma della<br />

famiglia Ferri, <strong>com</strong>mittente<br />

dell’opera.<br />

Si esce dalla chiesa e si prosegue<br />

lungo il corso Alighieri. Tutto il<br />

caseggiato a destra, costruito nel<br />

‘600, è stato riallineato nel sec.<br />

XIX. Sul lato opposto era situata<br />

l’antica sede della Confraternita<br />

della Buona Morte e da qui<br />

proviene il modellino della S.<br />

Casa nella collegiata.<br />

A circa metà percorso si apre a<br />

sinistra la piazza G. Cingolani,<br />

sulla quale si affacciano i palazzi<br />

che dal sec. XVII appartennero ad alcune nobili famiglie locali:<br />

i Buratti, gli Antolini e i Ferri.<br />

Dopo il 1830 venne abbattuta una parte dell’edificio di proprietà<br />

Antolini e nel sec. XX venne aggiunta alla restante parte<br />

la merlatura. La facciata del palazzo che chiude la piazza, di<br />

proprietà Ferri, venne rifatta nel corso dell’Ottocento. A questo<br />

periodo risalgono anche le decorazioni in alcune stanze interne.<br />

Si prosegue lungo il corso Alighieri e si ritorna in piazza<br />

Leopardi.<br />

Palazzo Ferri<br />

Ultima residenza del N. H. Camillo Ferri, M.se di Monte Ferro<br />

che, morendo nel 1902, lasciò tutti i suoi averi al Comune, all’<br />

Ospedale Umberto I, all’asilo Vittorio Emanale II, all’Orfanatrofio<br />

Carradori-Pianetti , alla Società Operaia, al Gabinetto di<br />

Lettura A. Scaramuccia ed alla Banda Filarmonica.<br />

La facciata principale del palazzo è in stile tardo neoclassico<br />

ed il piano nobile presenta ancora due soffitti affrescati con<br />

motivi mitologici.<br />

In alto: Porta S. Giovanni.<br />

Sopra: via G. Verdi.<br />

Sotto: palazzo Ferri.<br />

38 39


LA CHIESA<br />

DI S. MARCO<br />

La chiesa di S. Marco<br />

mostra una semplice facciata<br />

in mattoni, marcata lateralmente<br />

da due lesene che sorreggono<br />

l’architrave con cornicione<br />

sporgente.<br />

Un’iscrizione sopra il portale, datata 1765, ricorda che la chiesa<br />

è dedicata anche alla Madonna del Buon Consiglio, della quale è<br />

presente all’interno una venerata immagine.<br />

La chiesa venne fatta costruire dal Comune nell’ultimo decennio<br />

del sec. XIV. Considerata luogo più sicuro rispetto al Palazzo dei<br />

Priori, fu spesso utilizzata <strong>com</strong>e sala per il Consiglio Comunale<br />

durante i periodi di guerra e di pestilenza. Tra il<br />

1460 e il 1469 mastro Antonio Lombardo edificò<br />

il campanile quadrangolare, abbellito da fasce<br />

decorative policrome in cotto a motivi floreali.<br />

La torre, che presenta una bifora su ogni lato<br />

della cella campanaria, era sormontata da un’alta<br />

cuspide policroma crollata ben due volte: nel<br />

1546 e nel 1853. Il motivo dei ripetuti crolli<br />

va forse imputato all’eccessiva altezza di questo<br />

coronamento, così voluto da Antonio Lombardo<br />

a causa del <strong>com</strong>penso pattuito a metraggio. Nel<br />

1492 la chiesa venne affidata all’Ordine degli<br />

Agostiniani, che provvidero all’allargamento<br />

del vicino convento attraverso ristrutturazioni<br />

e accorpamenti. Il <strong>com</strong>plesso, che dalla chiesa<br />

si espande verso via Rossini, venne nuovamente<br />

ingrandito tra il 1574 e il 1579. Qui prese i<br />

voti il venerabile p. Giovanni Nicolucci da San<br />

Guglielmo (Montecassiano 1552 - Batignano<br />

di Grosseto 1621). Nel corso del ‘700 la chiesa<br />

venne <strong>com</strong>pletamente ristrutturata. Si iniziò con<br />

la demolizione nel 1734 dell’arco che univa la<br />

facciata al Palazzo dei Priori (ne rimane traccia<br />

all’estrema destra del loggiato del palazzo). Ciò<br />

provocò alcuni problemi di stabilità che portaro-<br />

La chiesa di S. Marco.<br />

Sotto: particolare del dipinto<br />

S. Marco Evangelista di Alessio<br />

Mancini, 1707.<br />

Particolare della pala di S. Anna<br />

che insegna a leggere a Maria<br />

Vergine e Santi, sec. XVII.<br />

Sotto: particolare di Davide con<br />

la testa di Golia, sec. XVII-<br />

XVIII.<br />

S. Giovanni Battista in prigione,<br />

inizio del XVII sec.<br />

no alla decisione di ristrutturare<br />

tra il 1752 e il 1765 l’intera<br />

chiesa.<br />

Nel 1867 il convento venne<br />

demaniato, sebbene nel 1873 vi<br />

dimorassero ancora due frati.<br />

Dopo la partenza degli agostiniani, seguita alle soppressioni del sec.<br />

XIX, tutto il <strong>com</strong>plesso è entrato a far parte delle proprietà <strong>com</strong>unali.<br />

Alla fine del secolo il <strong>com</strong>plesso divennesede degli uffici <strong>com</strong>unali.<br />

L’interno della chiesa è un grazioso esempio di Barocchetto<br />

marchigiano. Le tre navate sono abbellite da bianche decorazioni<br />

a stucco con angioletti. La navata centrale è coperta da volte a vela<br />

e illuminata da finestre termali. Le navate laterali sono coperte da<br />

cupoline fortemente schiacciate in ogni campata.<br />

Le pale collocate negli altari laterali sono ottimi esempi di pittura<br />

marchigiana e centro-italiana del sec. XVII. Tutti i dipinti sono<br />

stati tagliati nella zona superiore per adattarli alle cornici centinate<br />

dei nuovi altari settecenteschi. Da sinistra: la Madonna della cintura<br />

con S. Giuseppe e santi, la Madonna con Bambino in gloria<br />

tra Santa Maria Maddalena e San Filippo Neri, la Madonna con<br />

Bambino tra Sant’Agostino e Santa Lucia.<br />

Sull’Altare maggiore è collocata l’edicola in legno marmorizzato<br />

che accoglieva la Madonna del Buon Consiglio. In un cartiglio nel<br />

retro è contenuta una dedica alla Vergine da parte dei contadini di<br />

Montecassiano per essere stati preservati dall’epidemia del bestiame<br />

nel 1786. Ai lati del presbiterio due coretti settecenteschi in legno<br />

intagliato, marmorizzato e dorato.<br />

Nella cantoria lignea della controfacciata si trova un organo della<br />

fine del ‘700 attribuito all’anconitano Vincenzo Montecucchi.<br />

Nell’ex convento agostiniano, in attesa di più degna collocazione è<br />

custodito anche l’Archivio Storico Comunale, ricco di pergamene,<br />

manoscritti e documenti storici che risalgono fino al sec. XII.<br />

40 41


Si prosegue verso l’ex convento delle clarisse,<br />

ora Scuola Media “G. Cingolani”.<br />

La scuola media utilizza parte di un grande <strong>com</strong>plesso<br />

conventuale abita- to dall’Ordine delle Clarisse<br />

fin dal 1584. Con le soppressioni del Regno<br />

d’Italia il <strong>com</strong>ples- so è entrato a far parte<br />

delle proprietà <strong>com</strong>unali. Il convento è<br />

frutto di aggrega- zioni, succedutesi dal sec.<br />

XVI fino al sec. XIX, di diverse unità edilizie<br />

che non si sono mai <strong>com</strong>pletamente amalgamate. Il<br />

nucleo più antico è costituito dalla chiesa di S. Giovanni Battista<br />

posta lungo la scalinata di via Roma che scende da piazza Leopardi.<br />

I documenti d’archivio attestano che la chiesa fu sede della seconda<br />

parrocchia costituitasi in paese dopo quella di S. Nicolò. La possente<br />

e austera muratura esterna, di forma rettangolare con campanile<br />

retrostante in via Monreale, mostra in facciata una semplice copertura<br />

a capanna e un doppio portale.<br />

L’interno, <strong>com</strong>pletamente rinnovato nel 1758, è invece a pianta<br />

ottagonale con copertura a cupola lobata impostata su un cornicione<br />

aggettante. Le pareti sono fastosamente arricchite da decorazioni<br />

in stucco bianco. La chiesa è sede del museo degli arredi sacri: vi si<br />

conservano tra l’altro anche numerosi oggetti liturgici, <strong>com</strong>e reliquiari,<br />

calici e croci, opere di botteghe orafe marchigiane e romane<br />

dei secc. XVIII e XIX. I pezzi più importanti sono: gli argenti dei<br />

maceratesi Domenico e Antonio Piani (sec. XVIII-primo quarto<br />

sec. XIX); una croce astile in argento fuso, inciso e dorato firmata<br />

da Lorenzo d’Ascoli e datata 1414; una stauroteca (reliquiario<br />

della S. Croce) in argento inciso realizzata nella seconda metà<br />

del sec. XV e acquistata dal Comune nel 1481, particolarmente<br />

importante perché contiene una fra le più antiche raffigurazioni<br />

della Traslazione della S. Casa di Loreto; un reliquiario a statua<br />

in argento del patrono S. Giuseppe, realizzato nel 1744 dall’orafo<br />

romano Antonio Arrighi.<br />

In fondo alla scalinata di via Roma si trova Porta S. Giovanni o<br />

della Pesa, antico ingresso principale al centro storico.<br />

Verso l’interno la porta è stata <strong>com</strong>pletamente inglobata dalle<br />

Accanto: croce astile di Lorenzo<br />

d’Ascoli, 1414.<br />

Sotto: busto di San Cassiano.<br />

costruzioni adiacenti mentre all’esterno si è maggiormente<br />

preservata.<br />

Osservando la porta dalla circonvallazione esterna<br />

si nota il basamento di un rivellino poligonale,<br />

abbattuto nel sec. XIX, posto anticamente a<br />

protezione della rampa di accesso alla porta. Da<br />

questo punto, se si prosegue a sinistra lungo la<br />

circonvallazione che incrocia la SS. 361, si può<br />

ammirare ancora una volta il panorama circostante<br />

e <strong>com</strong>pletare il giro d’orizzonte da Macerata e<br />

dai Sibillini attraverso i paesi di Montelupone e<br />

Potenza Picena fino al mare.<br />

Sopra le mura che costeggiano la SS. 361 si erge<br />

l’ottocentesco palazzo Buscalferri con il bel giardino<br />

antistante.<br />

Si rientra per Porta S. Giovanni e si osserva a sinistra<br />

la caratteristica via Monreale, chiamata dai<br />

montecassianesi “cupacce” (luoghi cupi) poiché<br />

in mezzo all’odierna strada sorgeva una fila di<br />

case, abbattute nel sec. XX, che rendeva i vicoli<br />

prospicienti umidi e bui.<br />

A destra, si percorre via Ferri; i prospetti delle<br />

abitazioni sulla destra, movimentati da cornici<br />

marcapiano, profilature alle finestre e portoni<br />

centinati, hanno conservato il caratteristico mattone<br />

a facciavista. Il portone al n. 30 è sormontato<br />

dallo stemma della famiglia Gentilucci.<br />

In piazza XX Settembre, l’ultima palazzina a sinistra<br />

ha la facciata in timido stile Liberty conclusa<br />

da uno sporgente cornicione.<br />

Si esce infine da Porta C. Battisti su borgo<br />

Garibaldi. La porta, anticamente denominata<br />

Porta S. Croce o S. Nicolò, era munita di ponte<br />

levatoio. Dalla parte interna mostra il parapetto<br />

aggettante con coronamento di merli in cui sono<br />

inserite le feritoie per il tiro. All’interno dell’arco,<br />

in basso, sono ancora parzialmente visibili<br />

Sopra: uscita dalla Porta S.<br />

Giovanni o di S. Michele.<br />

Sotto: Via Roma, già piaggia<br />

S. Giovanni<br />

42 43


Veduta di palazzo Buscalferri<br />

con giardino sulle antiche<br />

mura.<br />

Sotto: via dell’asilo.<br />

Campana del 1382 della<br />

chiesa di S. Nicolò.<br />

le camere di alloggiamento delle bombardiere laterali, nascoste in<br />

seguito all’interramento del fossato che cingeva la porta.<br />

All’uscita, si nota sopra l’arco tutto l’apparato a sporgere munito di<br />

caditoie per la difesa ravvicinata della porta.<br />

Da borgo Garibaldi si prosegue verso viale Italia (SS. 361); a sinistra<br />

sorge la piccola chiesa di S. Nicolò, con l’abside rivolta verso<br />

la strada.<br />

La chiesa, costruita nel sec. XIII e dotata della più antica campana<br />

della Marca (fusa nel 1382), fu sede della prima parrocchia istituita<br />

in paese. Dopo la costruzione delle mura nel ‘400, l’edificio perse<br />

la sua primaria importanza poiché venne a trovarsi all’esterno della<br />

cinta muraria, in posizione più indifesa. Non fu però abbattuto, a<br />

differenza di molte chiese circostanti ritenute un facile nascondiglio<br />

per i nemici. Nel 1565 perse il titolo di parrocchia.<br />

L’esterno è caratterizzato dalla graziosa abside romanica scandita<br />

da quattro lesene intervallate da cinque archetti pensili in pietra.<br />

A sinistra si eleva il piccolo campanile a vela e sul fianco destro,<br />

in posizione atipica, si trova l’ingresso. Risalgono all’originario<br />

impianto architettonico le due piccolissime monofore archiacute<br />

poste sulle due fiancate.<br />

L’interno ad aula era originariamente coperto da affreschi a carattere<br />

devozionale, opere di scuola marchigiana del sec. XIV con ritocchi<br />

effettuati nei secc. XV e XVI. Oggi sono ridotti a pochi superstiti<br />

frammenti sull’abside e sulla parete sinistra, dove sono riconoscibili<br />

una Madonna con Bambino e un Sant’ Antonio abate.<br />

Dopo aver percorso la prima parte di viale Italia, si gira a destra per<br />

via Oberdan. In fondo si trova la piccola chiesa dell’Annunziata o<br />

Sacrario dei Caduti.<br />

L’edificio è opera dell’arch. Guido Cirilli, che nel 1918 fu incaricato<br />

dal Comune di edificare un sacrario ai caduti nella Prima<br />

Guerra Mondiale sul luogo della decrepita chiesa dell’Annunziata.<br />

Quest’ultima era stata costruita nel 1637 su un terreno di proprietà<br />

lateranense. Il nuovo sacrario fu inaugurato nel 1923.<br />

La facciata è divisa in due parti. Quella inferiore è occupata da un<br />

breve portico sostenuto da due colonne. Le lapidi sotto il portico, a<br />

sinistra e a destra, ricordano rispettivamente il rifacimento della chiesa<br />

e la sua consacrazione ai caduti nella Grande Guerra. La parte supe-<br />

Chiesa di S. Nicolò.<br />

Sotto: particolari degli affreschi<br />

della chiesa di S. Nicolò.<br />

Chiesa dell’Annunziata o<br />

Sacrario dei Caduti.<br />

riore, con copertura a capanna,<br />

è movimentata da decorazioni<br />

e da una finestra centrale con<br />

timpano curvilineo.<br />

L’interno ha conservato l’altare<br />

barocco, in stucco bianco,<br />

fiancheggiato da figure allegoriche.<br />

La pala d’altare è una<br />

copia dell’Annunciazione che<br />

il pittore urbinate Federico<br />

Barocci dipinse nel 1582-84 per<br />

la Cappella dei Duchi di Urbino<br />

nella Basilica di Loreto (oggi nei<br />

Musei Vaticani). Lungo le pareti<br />

laterali sono posti i nomi delle<br />

tante vittime della guerra.<br />

Si torna indietro e si prosegue<br />

lungo viale Italia fino all’incrocio<br />

con via Murri. A destra, al n.<br />

1, sorge un villino neogotico<br />

costruito dall’ing. Bonservizi<br />

nel 1924 per la<br />

famiglia Smorlesi.<br />

Prima di girare<br />

per via Murri<br />

e salire fino<br />

alla chiesa di S.<br />

Croce, si può<br />

cogliere l’occasione<br />

per ammirare<br />

un suggestivo<br />

scorcio del centro<br />

storico.<br />

44 45


LA CHIESA DI S. CROCE<br />

La prima edificazione della chiesa di S. Croce risale<br />

al 1558, anno in cui il Comune decise di costruire un<br />

nuovo edificio che potesse accogliere degnamente la reliquia<br />

della Croce (oggi in collegiata) conservata in una piccola<br />

cappella. Dopo neanche 40 anni, nel 1595, la prima<br />

chiesa manifestò problemi statici talmente gravi da indurre<br />

il Comune ad abbatterla e riedificarla. Il nuovo progetto venne<br />

affidato a fra’ Bernardino dell’Ordine dei Minori Osservanti,<br />

chiamati ad aver cura della chiesa e dell’annesso convento.<br />

Nel 1606 l’edificio fu consacrato ma nei secoli seguenti continuò a<br />

essere oggetto di ampliamenti e restauri.<br />

Nel 1898 il <strong>com</strong>plesso conventuale, abbandonato dai francescani<br />

dopo le soppressioni e acquistato dalla famiglia Ferri, venne ceduto<br />

dal marchese Camillo Ferri alla Congregazione di Carità, che vi<br />

aprì un ospedale (inaugurato nel 1901) e una casa<br />

di ricovero per anziani.<br />

Oggi nell’ex convento ha sede il Distretto Sanitario<br />

mentre la chiesa è sempre rimasta aperta al culto.<br />

Nei giardini posti di fronte al <strong>com</strong>plesso sorge un<br />

monumento dedicato al marchese Ferri.<br />

La facciata è caratterizzata da un portico, costruito<br />

nel 1660, a tre campate coperte da volte a<br />

crociera.<br />

L’interno è ad aula unica. Lungo le pareti laterali<br />

sono disposte otto cappelle realizzate nel 1660 e<br />

ornate da stucchi, tele, affreschi e arredi dei secc.<br />

XVII-XVIII. Restaurate tra il 1944 e il 1948, le<br />

cappelle appartennero a nobili famiglie locali che<br />

posero i loro stemmi alla sommità degli archi<br />

d’ingresso.<br />

A destra, la cappella iniziale è stata rimossa per<br />

ottenere una porta di collegamento con l’adiacente<br />

ex convento.<br />

La prima cappella a sinistra, di proprietà della<br />

famiglia Buscalferri che l’ha ereditata dai Tosi, è<br />

dedicata a S. Pietro. La pala d’altare raffigura San<br />

Pietro che resuscita Tabita.<br />

Crocefisso e altare della chiesa di<br />

S. Croce di G. Hagemann e A.<br />

Pappelli, fine XVII sec.<br />

La seconda cappella, anticamente di proprietà della famiglia Tulli,<br />

è dedicata a S. Fran-cesco d’Assisi. Nella pala d’altare è dipinto<br />

San Francesco che riceve le stimmate. Nell’angolo inferiore destro<br />

<strong>com</strong>pare lo stemma dei Tulli, che è anche posto all’apice dell’arco<br />

d’ingresso. Nelle tele laterali: a sinistra San Francesco rinuncia ai<br />

beni ed è accolto dal vescovo di Assisi, a destra Onorio III conferma<br />

la regola francescana. Negli affreschi nell’imbotte dell’arco: al centro<br />

l’Incoro-nazione della Vergine, a sinistra San Matteo, a destra San<br />

Nicolò.<br />

La terza cappella, un tempo<br />

di proprietà della famiglia<br />

Antolini, è dedicata alla<br />

Madonna. Nella pala d’altare<br />

è dipinta la Madonna<br />

della cintura tra San<br />

Lorenzo, San Nicola di Bari<br />

e devoti. L’altare in marmo<br />

scuro reca gli emblemi della<br />

famiglia Antolini.<br />

Gli affreschi laterali raffigurano<br />

Sant’Agnese a sinistra<br />

e Santa Caterina a destra.<br />

Nell’imbotte dell’arco: l’Annunciazione<br />

a sinistra e la<br />

Visitazione a destra.<br />

La quarta cappella è stata<br />

restaurata nel 1946 dalla<br />

Interno e prospetto della chiesa di<br />

S. Croce.<br />

46 47


Pag. accanto: decorazioni parietali<br />

e affreschi della chiesa di S.<br />

Croce.<br />

Di lato: Coro ligneo e Sacrestia.<br />

Sotto: particolare degli stucchi<br />

decorativi.<br />

Congregazione di Carità in<br />

memoria di Camillo Ferri, di<br />

cui ricorrono gli stemmi negli<br />

affreschi laterali. L’altare è dotato<br />

di gradini e di cornice in<br />

legno riccamente intagliato e<br />

dorato. Ai lati sono affrescati i<br />

quattro evangelisti.<br />

L’Altare maggiore è certamente<br />

l’opera più importante fra gli<br />

arredi della chiesa. In legno intagliato<br />

e dorato, è databile tra<br />

la fine del ‘600 e l’inizio del<br />

‘700. Mostra una grande ricchezza<br />

ornamentale congiunta a una<br />

consumata abilità tecnica. Il disegno<br />

viene attribuito al fiammingo<br />

Guglielmo Hagemann e l’esecuzione<br />

all’ebanista maceratese<br />

Amico Pappelli, entrambi impegnati dal 1694 al 1702 nella costruzione<br />

della monumentale sacrestia lignea della chiesa di S. Giovanni<br />

a Macerata.<br />

L’altare è diviso in tre parti e ha lo scopo di separare il presbiterio dal<br />

retrostante coro. La parte centrale è fiancheggiata da due colonne <strong>com</strong>posite<br />

che sostengono un fastigio spezzato.<br />

La tela della Madonna addolorata, dotata di meccanismo che la rende<br />

scorrevole, nasconde un bellissimo crocifisso ligneo attribuito allo stesso<br />

Hagemann. Una tradizione locale vuole invece che sia stato scolpito<br />

dal legno di un pero che sorgeva in un terreno di proprietà dei Ferri.<br />

I dipinti ovali, incastonati nel fastoso intaglio delle parti laterali, raffigurano<br />

Gesù coronato di spine a sinistra e la Flagellazione a destra.<br />

Dalle porte sottostanti si accede al coro ligneo sul retro (sec. XVIII).<br />

Sulle pareti sono appesi alcuni dipinti di ispirazione francescana (secc.<br />

XVII-XVIII).<br />

La porta a sinistra conduce nella sacrestia. La stanza, a pianta ottagonale,<br />

ha le pareti ricoperte da armadi in legno e radica di noce movimentati<br />

da colonne tortili, cornici mistilinee e fastigi con lo stemma fran-<br />

48 49


cescano. Venne realizzata nel 1825, nel periodo in cui i frati tornarono<br />

ad abitare il convento dopo la soppressione napoleonica e prima della<br />

definitivo allontanamento con l’Unità d’Italia.<br />

Si ritorna in chiesa e si prosegue la visita alle cappelle laterali a destra,<br />

partendo dal presbiterio verso il fondo.<br />

La terza cappella, che anticamente apparteneva alla famiglia Gentilucci,<br />

si differenzia dalle altre per la totale decorazione a stucco del sec. XVII<br />

a eccezione dell’altare, aggiunto successivamente. Gli stucchi riproducono<br />

figure allegoriche, santi e, nel sottarco, la Natività a sinistra,<br />

l’Adorazione dei Magi a destra e l’Eterno benedicente al centro. Nella<br />

nicchia sull’altare è collocata la Madonna addolorata di scuola bolognese<br />

del sec. XIX, proveniente dalla collegiata. Il paliotto d’altare è un<br />

ottimo esempio di arte francescana del sec. XVIII. E’ in legno dipinto a<br />

imitazione di un tessuto ricamato e, nel medaglione centrale, è inserita<br />

la Madonna immacolata.<br />

La seconda cappella, di proprietà della famiglia Buratti, è decorata da<br />

stucchi e affreschi e dedicata alla Passione di Gesù. La pala d’altare è una<br />

copia della Deposizione che Daniele da Volterra dipinse ad affresco<br />

nel 1541 nella Cappella Orsini nella chiesa di Trinità dei Monti a<br />

Roma.<br />

Negli affreschi: a sinistra Ecce homo, a destra Gesù cade sotto la croce;<br />

nel sottarco a sinistra l’Orazione nell’orto, a destra la Flagellazione, al<br />

centro la Resurrezione; nell’intradosso più esterno alcuni angeli sorreggono<br />

i simboli della Passione.<br />

La prima cappella, di proprietà della famiglia Pallotta che l’ha ereditata<br />

Organo di G. Attili, 1750.<br />

dai Capponi, è dedicata alla Madonna delle Grazie. Nella cornice<br />

in legno intagliato e dorato al centro dell’altare è inserita una bella<br />

immagine della Madonna con Bambino o delle Grazie (sec. XVIII).<br />

La decorazione della cappella è <strong>com</strong>pletata da stucchi e affreschi che<br />

rappresentano figure allegoriche e santi.<br />

La cantoria nella controfacciata, in stile Rococò, accoglie un organo<br />

del 1750 attribuito a Giuseppe Attili da Ortezzano. Il parapetto mistilineo,<br />

sostenuto da mensole e dalla bussola, è arricchito da decorazioni<br />

a festoni e a trofei musicali. Gli stessi ornamenti sono ripetuti nella cassa<br />

lignea dell’organo, sormontata da un<br />

grande stemma francescano.<br />

In questa pagina e accanto:<br />

veduta delle cappelle laterali e<br />

particolari dei dipinti e delle decorazioni<br />

della chiesa di S. Croce.<br />

50 51


52 53


IL TERRITORIO<br />

Montecassiano ha una particolare struttura<br />

urbanistica, a vie concentriche circondate da<br />

gradinate che culminano nella piazza principale.<br />

Il centro storico è ancora, in parte, cinto da mura<br />

conservate in ottime condizioni, intervallate da<br />

tre, uniche vie per accedere all’interno.<br />

Porta Cesare Battisti.<br />

Accanto e pagine seguenti: scorci<br />

panoramici dalla città di Montecassiano.<br />

Veduta panoramica della circonvallazione<br />

ovest.<br />

Sotto: veduta panoramica dai giardini<br />

pubblici di via Garibaldi.<br />

Porta A. Diaz già del Cerreto e vista<br />

del parco.<br />

54 55


Attraverso vicoli e piaggie si scoprono i tesori<br />

custoditi nel cuore del paese seguendo un percorso<br />

rimasto inalterato nel corso dei secoli.<br />

Le porte di ingresso delle mura si aprono su<br />

scorci di panorama intenso, che può essere<br />

apprezzato pienamente con lunghe e rilassanti<br />

passeggiate. Viali freschi e alberati circondano<br />

l’esterno delle mura e si snodano sugli spalti delle<br />

stesse, assicurando una veduta a tutto tondo sulla<br />

valle del fiume Potenza, che scorre ai piedi della<br />

collina.<br />

Dal nucleo urbano in un attimo si è in aperta<br />

campagna, ancora venata da ombrose stradine<br />

dove è piacevole passeggiare. Durante il lento<br />

camminare non di rado ci si imbatte in solitarie<br />

e antiche chiesette rurali, con vecchie campane<br />

suonate a mano, e in edicole sacre, che custodiscono<br />

immagini ed effigi venerate. Ovunque ci si trovi<br />

basta alzare lo sguardo e subito riappare a poca<br />

distanza la sommità del colle di Montecassiano,<br />

con il campanile che svetta sulle abitazioni.<br />

Sopra: giardini pubblici di via<br />

Garibaldi.<br />

Sotto: villino neogotico della<br />

fam. Smorlesi costruito dall’ing.<br />

Bonservizi nel 1924.<br />

Sopra: Parco del Cerreto.<br />

Accanto: passeggiate lungo le<br />

mura castellane.<br />

Sotto: il Percorso Vita e le attrezzature<br />

sportive del Parco del<br />

Cerreto.<br />

56 57


Le chiese rurali di: Salimbeni,<br />

Rinaldi, S. Giuseppe e Sant’ Anna<br />

58 59


Passeggiando nei dintorni di<br />

Montecassiano è facile incontrare<br />

antiche edicole sacre.<br />

Pag. accanto: fonte e lavatoio<br />

pubblico.<br />

Montecassiano, dal 2006, si è colorato di<br />

arancione. Il Comune, infatti, è entrato a far parte<br />

della lista delle località del Bel Paese la cui qualità<br />

turistico-ambientale è certificata dalla Bandiera<br />

Arancione.<br />

Istituito nel 1998, questo riconoscimento è<br />

assegnato dal Touring Club Italiano ai piccoli<br />

centri dell’entroterra, in base a rigorosi parametri<br />

turistici e ambientali.<br />

La certificazione è stata pensata dal punto di vista<br />

del turista e della sua esperienza di visita. Viene<br />

assegnata, dunque, non solo per le caratteristiche<br />

storiche, culturali e ambientali delle località, ma<br />

anche, e soprattutto, per la loro capacità di offrire<br />

un’accoglienza di qualità e garantire un soggiorno<br />

di alto livello.<br />

Dal 1998 il Touring ha ricevuto la candidatura<br />

di oltre 1500 Comuni e ne ha certificati 119,<br />

dimostrando il rigore dello strumento di selezione,<br />

il Modello di Analisi Territoriale, che prevede<br />

oltre 135 parametri turistici e ambientali.<br />

Le Marche attualmente vantano ben 16 Comuni<br />

con la certificazione Bandiera Arancione,<br />

media molto alta rispetto alle altre regioni della<br />

penisola.<br />

60 61


Le colline tanto amate dal poeta marchigiano<br />

Leopardi accolgono, <strong>com</strong>e in uno scenario di<br />

quinte teatrali, il paese di Montecassiano, che,<br />

con lo scorrere del tempo, non ha perduto la<br />

caratteristica di borgo medievale.<br />

Ancora intatto, ben conservato e adeguatamente<br />

ristrutturato, Montecassiano è una perla del<br />

territorio marchigiano, circondato da altri piccoli<br />

borghi e paesini, luogo ideale per riscoprire le<br />

radici e le tradizioni.<br />

Ad accogliere il visitatore c’è un paesaggio florido<br />

e ricco di colori, mutevole con il mutare delle<br />

stagioni, coltivato e curato, che porta a dimenticare<br />

naturalmente l’automobile e ad addentrarsi tra le<br />

residenze storiche, le viuzze e i vicoli, che ne sono<br />

protagonisti.<br />

Camminando in uno dei molti sentieri<br />

incontaminati, tra olivi e querce si scoprono<br />

chiesette di una silente bellezza, campi di grano<br />

verdissimo o dal colore dorato. Le stradine<br />

brecciate sono puntellate a lato da edicole sacre<br />

e fontanelle, ispiratrici di artisti del ‘900, <strong>com</strong>e<br />

Luigi Bartolini, e abbeveratoi per il bestiame, un<br />

tempo tenuto non solo in grandi stalle.<br />

Alzando gli occhi verso l’orizzonte si scorge il<br />

mare, incastonato tra gli scorci di ville patrizie,<br />

sontuose testimonianze di un periodo felice, oggi<br />

spesso restaurate e trasformate in hotel e bed &<br />

breakfast per accogliere, in armonia con la natura,<br />

il visitatore.<br />

Villa Due Pini, edificata nel 1596 dal cardinale<br />

Evangelista Pallotta, nasce <strong>com</strong>e casino di caccia,<br />

poi trasformata in una residenza di campagna,<br />

nell’800, dal cardinale Antonio Pallotta. La<br />

villa è circondata da rigogliosi boschetti di lecci,<br />

tigli e pini, arricchita da un curato giardino<br />

all’italiana, da terrazze e da un bel caffeaus in<br />

Entrambe le pagine: Villa Due<br />

Pini: vedute della villa, del parco<br />

e del Caffeaus.<br />

62 63


Complesso di Villa Forano:<br />

edifici rustici adibiti ad attività<br />

di agriturismo.<br />

Villa Forano: l’edificio principale.<br />

I vigneti e le cantine del<br />

<strong>com</strong>plesso.<br />

64 65


In alto: Villa Mattei.<br />

Al centro: tipica casa rurale, ora<br />

adibita a ristorante agrituristico,<br />

del <strong>com</strong>plesso di Villa Forano.<br />

In basso: passeggiata fra i vigneti.<br />

posizione panoramica sul paesaggio, in cui<br />

riposarsi e degustare bevande. La loggia colonnata,<br />

trasformata in museo dal conte Paride Pallotta,<br />

ospita numerose epigrafi antiche, di provenienza<br />

cristiana e pagana, e davanti alla villa si estende<br />

un parterre regolare, disegnato intorno ad una<br />

fontana.<br />

Altra antica residenza, attualmente adibita a<br />

struttura ricettiva, è Villa Quiete, meta prescelta,<br />

per i loro soggiorni, dai più importanti nomi<br />

della lirica mondiale che si alternano ogni estate<br />

sul palco prestigioso dello Sferisterio di Macerata,<br />

a pochissimi chilometri di distanza. La nobiltà<br />

dell’edificio, costruito verso la fine del ‘700 dal<br />

nobile Domenico Perozzi <strong>com</strong>e luogo di sosta e<br />

raduno durante le battute di caccia, e la bellezza<br />

del luogo hanno fatto di Villa Quiete un hotel<br />

elegante e tranquillo, immerso in un rigoglioso<br />

parco secolare di 20.000 mq, scelto da registi,<br />

cantanti e artisti famosi per lunghi periodi di relax<br />

tra luglio e agosto.<br />

Il <strong>com</strong>plesso con Hotel e parco di<br />

Villa Quiete.<br />

66 67


Non meno importante è Villa<br />

Forano, che si erge su una<br />

collina di 300 metri, in posizione<br />

dominante sul paesaggio e sulle<br />

circostanti case coloniche, tutte<br />

attualmente ristrutturate, dove<br />

ancora, non molti anni fa,<br />

resisteva la mezzadria.<br />

Gli antichi agricoltori che<br />

abitavano queste terre hanno<br />

lasciato in eredità ai loro<br />

discendenti l’amore per le<br />

tradizioni e la genuinità, che si concretizza in<br />

attività imprenditoriali nel settore dell’agriturismo,<br />

dell’agricoltura biologica e del vino.<br />

I vitigni prescelti sono autoctoni della zona<br />

e coltivati con una densità alta, per far sì che<br />

la pianta produca meno uva ma di maggiore<br />

concentrazione. Il mare poco distante opera<br />

un’azione mitigante sul clima e la vendemmia è<br />

pianificata con diversi passaggi di raccolta, per<br />

assicurare il raggiungimento della maturazione<br />

ottimale delle uve. Il vino così prodotto viene<br />

conservato nella cantina, posta interamente sotto<br />

il livello del terreno per godere di valori costanti<br />

di umidità e di temperatura durante tutto l’anno,<br />

aperta al pubblico per visite e degustazioni<br />

enologiche e gastronomiche.<br />

Dall’alto: Villa Commenda.<br />

Villa Forano:Casa colonica.<br />

Villa Pediconi.<br />

In alto: Villa Antolini in<br />

località Collina.<br />

Al centro: mezzo di trasporto<br />

pubblico<br />

In basso: l’Aviostazione.<br />

Villa Commenda, antica residenza di<br />

campagna oggi adibita ad accogliente e<br />

tranquillo bed & breakfast, è situata in cima<br />

ad una collina, immersa nel verde e dal clima<br />

temperato grazie alla vicinanza del mare,<br />

incastonato all’orizzonte. Dalla villa si gode<br />

di un’ottima posizione panoramica a 360°<br />

sul paesaggio circostante e sul vicino borgo<br />

medievale di Montecassiano, di cui si scorge<br />

la Rocca ad un solo chilometro di distanza.<br />

Sulla strada statale che dall’interno porta<br />

verso la costa si trova l’Hotel Recina, confortevole<br />

albergo per soggiorni, dotato di<br />

ampi spazi per banchetti ed eleganti sale per<br />

congressi.<br />

I collegamenti territoriali, sia tra i nuclei urbani<br />

che verso il vicino mare, sono assicurati<br />

da una fitta rete di autolinee.<br />

In località S. Anna l’aviosuperfice assicura<br />

regolari <strong>com</strong>unicazioni aeree sia<br />

<strong>com</strong>merciali che per diporto.<br />

68 69


Impianti sportivi del Comune di<br />

Montecassiano.<br />

Campo di calcio e pista di atletica<br />

S. Liberato<br />

Campo polivalente S. Liberato<br />

Bocciodromo del capoluogo<br />

Campo da tennis<br />

Centro aereomodellismo<br />

Palazzetto dello sport del capoluogo<br />

70 71


LE FRAZIONI<br />

Vissani<br />

Valle Cascia<br />

Montecassiano sorge su un contrafforte tra il torrente Monocchia<br />

e il fiume Potenza, a 215 metri s.l.m., con una popolazione di<br />

più di 6500 abitanti. Il suo territorio, confinante con quelli di<br />

Macerata, Recanati, Appignano e Montefano, si estende per circa<br />

33 Kmq e <strong>com</strong>prende quattro importanti poli urbani: le frazioni di<br />

Sambucheto, Sant’Egidio, Vissani e la località di Valle Cascia.<br />

Sant’Egidio<br />

Sambucheto<br />

Luogo con importanti riferimenti storici del territorio di<br />

Montecassiano è Valle Cascia, da sempre conosciuta <strong>com</strong>e<br />

possessione Cassia. In un campo della possessione è stata trovata<br />

la stele funeraria del I secolo d.C., con dedica alla defunta Cassia<br />

Orestina, oggi conservata nella Pinacoteca Comunale.<br />

Alla fine del 1800 nasce la fornace Smorlesi, ancora oggi attiva con<br />

prodotti laterizi esportati in tutto il mondo; attorno ad essa <strong>com</strong>incia<br />

a nascere un primo agglomerato di case. La fornace conserva ancora<br />

un forno per laterizi “tipo<br />

Hofman” del 1910, unico<br />

esempio nelle Marche. A poca<br />

distanza si trova Villa Perozzi,<br />

oggi Villa Quiete, elegante hotel<br />

scelto per tranquilli soggiorni da<br />

una raffinata clientela.<br />

La seconda metà del ‘900<br />

ha visto un rapido sviluppo<br />

urbano della zona, mentre, dal<br />

punto di vista economico, c’è<br />

stato un fiorire di insediamenti<br />

produttivi.<br />

La fornace Smorlesi a<br />

Valle Cascia.<br />

72 73


S<br />

ambucheto è attualmente la frazione più importante del<br />

territorio montecassianese, dal punto di vista della densità della<br />

popolazione e delle abitazioni. Si distribuisce lungo la S.S 77, ai<br />

confini con il territorio di Recanati.<br />

I primi agglomerati urbani <strong>com</strong>inciano ad insediarsi e svilupparsi<br />

all’inizio del secolo. Di pari passo si fa pressante la richiesta, da<br />

parte degli abitanti, di avere una chiesa propria che viene realizzata<br />

nel 1932 e dedicata a Santa Teresa del Bambin Gesù.<br />

La seconda metà del ‘900 rappresenta per Sambucheto un<br />

periodo di intenso sviluppo<br />

urbanistico e demografico,<br />

con la costruzione di strutture<br />

e l’attivazione di servizi per la<br />

popolazione (impianti sportivi,<br />

scuole) nonché economico e<br />

<strong>com</strong>merciale, con la nascita di<br />

un’importante zona industriale<br />

e di punti per l’acquisto di<br />

genuini prodotti tipici.<br />

Pagina accanto: veduta aerea<br />

della frazione di Sambucheto.<br />

Chiesa di Santa Teresa del Bambin<br />

Gesù.<br />

Sopra: giardini pubblici, <strong>com</strong>plesso<br />

sportivo e bocciodromo.<br />

74 75


Il <strong>com</strong>une di Montecassiano è<br />

circondato da due poli rurali<br />

che, da tempo, costituiscono un<br />

punto di riferimento per il suo territorio.<br />

Uno di questi è Vissani, fulcro della parte collinare alle spalle del<br />

paese, che deriva il suo nome dalla famiglia Compagnucci, guelfa e<br />

originaria di Visso, che acquistò diverse proprietà nel territorio.<br />

Nel 1607 viene edificata la chiesa di Santa Maria delle Grazie de’<br />

Vissani, attorno a cui si sviluppa il primo nucleo della frazione. La<br />

chiesa viene elevata a parrocchia nel 1765 e arricchita con tre tele<br />

dello Iachini, pittore locale, e con una reliquia di San Clemente,<br />

martirizzato sotto Valeriano nel IV secolo d.c. Al Santo è attribuito<br />

anche un miracolo, la guarigione della moglie in fin di vita dell’artista<br />

che ricoprì di cera il suo corpo, contenuto in una bella urna ed<br />

ornato con tessuti e pietre preziose.<br />

Dopo la II Guerra mondiale la<br />

frazione ha perso la sua funzione<br />

precipua di riferimento,<br />

soprattutto per la diminuzione<br />

sensibile del numero di abitanti,<br />

ma mantiene intatta la bellezza<br />

del territorio e del paesaggio.<br />

Poco distante c’è Villa Due<br />

Pini, edificata alla fine del 1500<br />

dalla famiglia Pallotta, con un<br />

bel giardino all’italiana e un<br />

museo ricco di epigrafi antiche,<br />

cristiane e pagane.<br />

S. Maria delle Grazie de’<br />

Vissani e particolare di<br />

una tela dello Iachini.<br />

Un altro polo rurale di riferimento per il<br />

territorio di Montecassiano è Sant’ Egidio,<br />

storicamente importante perché via di passaggio<br />

tra Macerata e Recanati, lungo l’attuale S.S.<br />

77, e sede di un’osteria di posta con albergo<br />

per viandanti. Foto aeree scattate sul versante<br />

settentrionale del fiume Potenza indicano che il<br />

territorio delle due frazioni era tagliato da una<br />

centuriazione romana. Lungo la statale, nei pressi di Sant’Egidio, si<br />

elevano i resti molto rimaneggiati di un’antica torre di avvistamento<br />

per il controllo della strada e del fiume. Accanto all’osteria di posta<br />

era edificata una piccola icòne in onore di Sant’ Egidio abate.<br />

Il 6 agosto del 1600, per la prima volta, viene organizzata una fiera,<br />

che ben presto si sviluppa talmente tanto da essere prorogata per<br />

più giorni. Da allora la fiera è l’ appuntamento immancabile di<br />

ogni anno, eccezionalmente mancato solo nel 1799 per un motivo<br />

davvero inusuale: la mancanza di vino. Infatti i prodotti locali, sia<br />

enologici che gastronomici, rappresentano le merci caratteristiche<br />

della fiera, insieme al legname, al bestiame e oggetti<br />

di ceramica, ormai retaggio del passato. L’importanza<br />

della fiera è attestata anche da un detto popolare,<br />

che recita “ Se voli proà tre ogne de gustu, va a san<br />

Gniulià, san Gniju e san Gniustu”, ricordando le tre<br />

fiere più rinomate della provincia di Macerata.<br />

Il flusso di gente e ricchezza portata dalla fiera convince<br />

il Consiglio Comunale a sostituire la piccola icòne di<br />

Sant’Egidio con una chiesetta, edificata nel 1606 ma<br />

<strong>com</strong>pletata solo nel 1742, davanti a cui passarono e<br />

talvolta sostarono personaggi illustri, da Napoleone I<br />

e Gioacchino Murat a Pio IX e Gregorio XVI. Nella<br />

seconda metà del ‘900 la frazione ha vissuto uno<br />

sviluppo notevole sia dal punto di vista urbano che<br />

<strong>com</strong>merciale, con la nascita di punti di acquisto di<br />

prodotti tradizionali.<br />

Pala d’altare di A. Iachini<br />

e resti della torre di avvistamento<br />

medievale.<br />

76 77


LE CONFRATERNITE<br />

Le Confraternite del paese, <strong>com</strong>e del resto<br />

tutti i sodalizi simili, hanno influenzato,<br />

dal medioevo in poi, fino alla soppressione con<br />

l’annessione dello Stato Pontificio al Regno<br />

d’Italia, la vita sociale, religiosa ed artistica del<br />

nostro Paese. Ne hanno dato notizie, sia pure<br />

saltuariamente, gli storici locali che si rifanno<br />

anche agli atti ufficiali del Comune (Libri<br />

delle Riformanze), ai registri parrocchiali<br />

ecc. Purtroppo una larga quantità di questi<br />

ultimi sono andati persi nel 1622, col<br />

trasferimento degli archivi parrocchiali<br />

dalla chiesa di S. Giovanni a l l a<br />

Pieve di Santa Maria.<br />

Le Confraternite<br />

a Montecassiano<br />

svolgevano, oltre<br />

alla funzione religiosa,<br />

anche <strong>com</strong>piti sociali<br />

ed umanitari o di tutela di particolari<br />

categorie di persone. Va inoltre riconosciuto<br />

loro il merito di aver conservato, restaurato e<br />

costruito chiese e opere d’arte.<br />

Molti uomini illustri del paese furono<br />

Priori, Camerlenghi o Sindaci delle stesse<br />

Confraternite.<br />

Oggi esse partecipano numerose<br />

alle processioni e alle varie funzioni<br />

liturgiche con i camici di vari colori che le<br />

contraddistinguono, con gli stendardi, le<br />

mazze d’argento, i Crocifìssi artisticamente<br />

cesellati, i lampioni e i medaglioni.<br />

Ultimamente la chiesa di S. Gia<strong>com</strong>o è stata<br />

restaurata e le confraternite l’hanno eletta<br />

<strong>com</strong>e loro sede dove conservare tutti i gli<br />

arredi di valore artistico e storico.<br />

Di esse si forniscono ora le vicende storiche<br />

seguendo, per quant’è possibile, la successione<br />

cronologica.<br />

CONFRATERNITA DEI SANTI FILIPPO E<br />

GIACOMO<br />

Le notizie riguardo alla costituzione e alla<br />

finalità di questa confraternita si estrapolano<br />

dagli scritti di un nobile montecassianese,<br />

Francesco Scaramuccia, che trascrisse i<br />

“Capitoli” originali della Confraternita.<br />

Essa fu costituita a Montecassiano 1’8<br />

settembre del 1399 dalla<br />

Compagnia dei Bianchi<br />

(chiamati così per<br />

il colore del saio<br />

indossato), che si era<br />

mossa dal Piemonte,<br />

con a capo un sacerdote,<br />

per convertire alla penitenza, alle<br />

opere pie e alla carità. Il 25 settembre 1456<br />

la confraternita ottenne dal Consiglio<br />

Comunale la gestione del preesistente<br />

ospedale, e nel 1540 l’autorizzazione alla<br />

costruzione di una nuova struttura di<br />

ricovero, esistito fino al 1894. A questo<br />

sodalizio è inoltre riconosciuto il merito di<br />

aver costruito, nel corso del 1600, la chiesa<br />

di S. Gia<strong>com</strong>o, poi affidata alla confraternita<br />

del SS.mo Sacramento, e di aver salvato<br />

l’immagine della Madonna di S. Gia<strong>com</strong>o<br />

di Vincenzo Pagani, fra le maggiori opere<br />

d’arte del paese. La veste distintiva di questa<br />

confraternita è un camice bianco coperto da<br />

un rocchetto nero bordato di bianco; le donne<br />

hanno una fascia ugualmente nera e bianca ai<br />

bordi.<br />

Accanto: il crocefisso della confraternita<br />

della SS.ma Trinità.<br />

Sopra e pagine seguenti: momenti<br />

delle processioni delle diverse<br />

confraternite.<br />

CONFRATERNITA DEL SANTISSIMO<br />

SACRAMENTO<br />

Gli scritti storici testimoniano l’esistenza di una<br />

confraternita intitolata al “Corpo di Cristo”,<br />

costituita intorno al 1420, proprietaria esclusiva e<br />

amministratrice del Monte di Pietà, un istituto di<br />

credito su pegno con finalità assistenziali, fondato<br />

nel 1474 dal <strong>com</strong>une , che ne riprende possesso nel<br />

1537. Rimangono <strong>com</strong>ponenti della confraternita<br />

gli impiegati e i rettori.<br />

A questa corporazione era affidato il <strong>com</strong>pito di<br />

provvedere ai luminari per le feste religiose di S.<br />

Giuseppe, S. Croce, Corpus Domini, S. Cassiano<br />

e per la venuta della Santa Casa di Loreto.<br />

Svolgeva inoltre attività sociali in campo<br />

assistenziale e sanitario, avendo in gestione<br />

un ospedale dei poveri, e <strong>com</strong>merciale, con la<br />

costituzione di una spezieria e di due botteghe,<br />

nel corso del 500. Merito della confraternita fu<br />

anche la costruzione del Cappellone del SS.mo<br />

Sacramento nella chiesa di S. Maria.<br />

Gli arredi d’argento del sodalizio, acquistati nella<br />

seconda metà del XVIII secolo, il Crocifisso,<br />

l’ostensorio, l’incensiere, le mazze, il medaglione<br />

pettorale del Priore e quelli degli assistenti sono<br />

opera della famiglia Piani, orafi di Macerata di<br />

notevole bravura. Tutti questi accessori sono<br />

esibiti ancora oggi durante le processioni insieme<br />

alla divisa distintiva, costituita da un camice<br />

bianco e un rocchetto rosso con bordo bianco.<br />

Le donne indossano una fascia rossa bordata di<br />

bianco.<br />

78 79


CONFRATERNITA DELLO SPIRITO<br />

SANTO<br />

Nel XVI0 secolo esistevano tre diverse <strong>com</strong>pagnie,<br />

S. Antonio Abate, S. Rocco e S. Lucia, che<br />

si unirono a formare una sola confraternita,<br />

intitolata nel 1603 allo Spirito Santo.<br />

La divisa distintiva della corporazione è costituita<br />

da un camice bianco coperto da un rocchetto rosso<br />

con bordo azzurro, mentre le donne indossano<br />

una fascia rossa e azzurra.<br />

CONFRATERNITA DELLA SANTISSIMA<br />

TRINITÀ<br />

Le notizie storiche riguardo alla nascita di questa<br />

<strong>com</strong>pagnia sono contrastanti. L’evento certo<br />

è la sua partecipazione al Giubileo del 1600 e<br />

l’attribuzione del merito di aver restaurato, nel<br />

1922, la chiesa di S. Nicolò, con il contributo dei<br />

fedeli e del Ministero della Pubblica Istruzione.<br />

La divisa di questa Confraternita è rimasta<br />

invariata nel tempo in quanto ha mantenuto il<br />

camicione rosso fermato in vita da un cingolo.<br />

CONFRATERNITA DELLA BUONA<br />

MORTE<br />

Di questa Confraternita non si conosce la data<br />

esatta di istituzione, anche se è certo che ebbe<br />

luogo nella seconda metà del XVI secolo, quando<br />

Montecassiano venne colpita da una terribile<br />

epidemia di peste. Dai numerosi documenti<br />

rinvenuti è emerso che la Compagnia svolgeva,<br />

a titolo principale, l’opera di misericordia di<br />

provvedere alla sepoltura dei cadaveri. Nei più<br />

antichi documenti reperiti, datati 1589, essa<br />

risultava sotto il titolo di “Compagnia della<br />

Santissima Orazione e Morte”, poiché oltre a<br />

seppellire i cadaveri, usava pregare per la loro<br />

anima esponendo il Sacramento.<br />

La confraternita della Buona Morte potè disporre<br />

di una chiesa propria, dedicata a Sant’ Antonio<br />

da Padova. In seguito alla perdita di detta chiesa,<br />

la confraternita ebbe in uso temporaneo la chiesa<br />

di Santa Chiara - San Giovanni e locali annessi,<br />

per poi passare alla sede attuale, cioè la chiesa dei<br />

Santi Filippo e Gia<strong>com</strong>o.<br />

La confraternita è oggi <strong>com</strong>posta da circa<br />

trentacinque confratelli. Tra loro vi sono anche<br />

delle donne, riammesse negli anni ‘90, che<br />

indossano una fascia di colore verde con lo<br />

stemma della confraternita, che riproduce la<br />

liberazione delle anime dal Purgatorio.<br />

Compiti attuali della confraternita sono le<br />

iniziative per il suffragio dei defunti nel mese di<br />

novembre, oltre alla partecipazione, insieme alle<br />

altre confraternite, alle varie processioni.<br />

80 81


CONFRATERNITA DELLA MADONNA<br />

DEL CARMINE<br />

Fu fondata nel 1739 da due nobildonne<br />

montecassianesi, le marchese Anna e Costanza<br />

Ferri, dopo aver ascoltato una fervida omelia di<br />

S. Leonardo da Porto Maurizio, nel luogo per<br />

<strong>com</strong>piere una missione.<br />

Purtroppo di questa confraternita non rimangono<br />

tracce evidenti, in quanto l’altare della Madonna<br />

del Carmine fu demolito nel 1839, in occasione<br />

della ristrutturazione degli altari laterali della<br />

Collegiata.<br />

La divisa distintiva della confraternita è costituita<br />

da un camice bianco con rocchetto celeste con<br />

bordi bianchi, la fascia delle donne è celeste e<br />

bianca.<br />

CONFRATERNITA DEL PIO SODALIZIO<br />

DI CARITÀ<br />

Fondata il 30 settembre 1791 con il nome<br />

“Congregazione dei fratelli della carità”, questa<br />

unione aveva <strong>com</strong>e scopo l’attuazione di opere<br />

pie. Fu stabilito che non potesse contare più di 20<br />

soci, gli altri erano detti fratelli aggregati.<br />

Dopo una lunga sospensione, l’attività della<br />

congregazione riprese nel 1805 con una grande<br />

festa nella chiesa di S. Gia<strong>com</strong>o<br />

Fin dall’origine la confraternita nutrì una<br />

grande devozione verso la Madonna delle Grazie<br />

conservata nella Chiesa di Salimbeni.<br />

La Confraternita sfila nella processione del<br />

Venerdì Santo: la sua presenza è assai coinvolgente<br />

emotivamente, perché la divisa è costituita<br />

CONFRATERNITA DEGLI SCHIAVONI<br />

Un momento della tradizionale processione<br />

delle confraternite che si snoda lungo le contrade<br />

di Montecassiano. Questo rito si tramanda da<br />

secoli con una viva partecipazione di tutta la<br />

popolazione.<br />

da un sacco di iuta (per questo viene detta de’<br />

“i sacconi”), fermato in vita da una corda di<br />

canapa e una grande corona del Rosario. Alcuni<br />

confratelli, con il volto coperto da un cappuccio,<br />

portano i simboli della Passione di Gesù. LE CONFRATERNITE DI SAMBUCHETO<br />

Una confraternita oggi estinta, formata da<br />

dalmati, chiamati allora “schiavoni”, che in gran<br />

numero, dalla metà del ‘400 ai primi decenni del<br />

‘500, giunsero nel territorio di Montecassiano<br />

con gli albanesi, per sfuggire all’invasione turca,<br />

alla fame, alla peste e agli orrori della guerra.<br />

I primi anni della loro permanenza furono<br />

caratterizzati da contrasti con gli abitanti del<br />

luogo, ma l’integrazione non tardò ad arrivare:<br />

nel giro di qualche generazione si fusero con<br />

la popolazione locale, perdendo lingua, usi e<br />

costumi originari. Proprio le Confraternite,<br />

intorno alle quali si aggregavano intere <strong>com</strong>unità<br />

di forestieri, furono determinanti nell’accelerare<br />

il processo di integrazione.<br />

Oltre alle confraternite del capoluogo, anche la<br />

frazione di Sambucheto ha due corporazioni<br />

proprie. La prima è la confraternita del Santissimo<br />

Crocifisso, l’altra è quella del Santissimo<br />

Sacramento. Come ogni confraternita, il cui nome<br />

deriva dal latino Confratemitas-atis, anche queste<br />

associazioni cristiane hanno un proprio statuto,<br />

un titolo, un nome ed una foggia particolare di<br />

abiti. I loro <strong>com</strong>ponenti conservano lo stato laico<br />

e restano nella vita secolare, non hanno quindi<br />

l’obbligo di prestare i voti, di fare vita in <strong>com</strong>une,<br />

di fornire il proprio patrimonio e la propria<br />

attività per la confraternita.Ogni corporazione<br />

è costituita canonicamente in una chiesa con<br />

formale decreto dell’Autorità ecclesiastica, la sola<br />

che può modificarla o sopprimerla.<br />

82 83


Dal terzo giovedì alla quarta domenica del mese<br />

di luglio a Montecassiano si svolge la consueta<br />

rievocazione storica del Palio del Terzieri, dal<br />

nome degli antichi borghi nei quali era suddiviso<br />

il paese durante il Medioevo.<br />

I terzieri erano costituiti da tre porzioni del territorio<br />

<strong>com</strong>preso dentro le mura castellane e prendevano<br />

il nome dal principale edificio sacro in<br />

esse contenuto.<br />

Il terziere di San Nicolò, trae origine dall’oratorio<br />

di San Nicolò risalente al XIII secolo e nel quale si<br />

conserva la più antica campana delle Marche.<br />

Il terziere di San Michele dé Cesis, deriva il nome<br />

di origine dall’omonima chiesa distrutta al tempo<br />

delle <strong>com</strong>pagnie di ventura per averla ripetutamente<br />

utilizzata quale ricettacolo per le milizie<br />

che assediavano il Comune di Montecassiano.<br />

Il terziere di San Salvatore, fa riferimento ad un<br />

antico edificio sacro demolito e ricostruito più<br />

volte intra ed extra moenia.<br />

Ambientata nella metà del 1400, l’edizione moderna<br />

del Palio vuole essere non soltanto un momento<br />

di aggregazione popolare, ma soprattutto<br />

occasione di riscoperta e di valorizzazione del Comune<br />

di Montecassiano, del suo territorio e della<br />

sua identità storico-culturale. Nel 1225 Montecassiano<br />

si dà un ordinamento <strong>com</strong>unale con uno<br />

Statuto che ebbe l’approvazione papale.<br />

Nel 1291 papa Nicolò IV, confermando lo Statuto<br />

e la autonomia del Comune, rinnovò ai montecassianesi<br />

il diritto di eleggersi il Podestà.<br />

Dopo alterne vicende politiche, delle quali sarebbe<br />

<strong>com</strong>plicato e lungo riferire, il 18 ottobre 1418<br />

vengono eletti a Montecassiano dodici uomini<br />

appartenenti ai tre terzieri per riformare gli antichi<br />

Statuti del Comune, con facoltà di correggerli<br />

e modificarli sotto il controllo dell’autorità<br />

Montecassiano<br />

84 85


ecclesiastica.<br />

L’avvenimento storico che si celebra risale al 18<br />

ottobre 1418 quando Montecassiano elegge dodici<br />

uomini appartenenti ai tre terzieri per riformare<br />

gli antichi Statuti del Comune, con facoltà di<br />

correggerli e modificarli sotto il controllo dell’autorità<br />

ecclesiastica.<br />

Gli eletti furono :<br />

Terziere di S. Michele<br />

Francesco Cichini<br />

Giovanni d’Antonio<br />

Peranzo Metedeo<br />

Pietro di Gia<strong>com</strong>ello<br />

Abitanti 344<br />

Terziere di S. Nicolò<br />

Antonio di Marino<br />

Pietro di Nutarello<br />

Bartolomeo de’Vannii<br />

Egidio d’Antonio di Monte<br />

Abitanti 214<br />

Il totale degli abitanti dei terzieri era 723. Capitano<br />

Reggente e capo dei difensori, (questo fu<br />

il nome assegnato ai rappresentanti dei terzieri),<br />

fu nominato A. Francesco Buratto e podestà era<br />

“Angelino Neri da Santo Giglio “<br />

In realtà l’archivio priorale riferisce di un torneo<br />

della balestra disputato in onore di S. Bartolomeo.<br />

La fama dell’abilità dei balestrieri di Montecassiano<br />

era assai rinomata, cosicchè in occasione<br />

dei festeggiamenti in onore del loro patrono, si<br />

svolgeva una gara al termine della quale si assegnava<br />

un premio al vincitore. Una delibera dal<br />

1439 riferisce di un pallio di seta da assegnarsi a<br />

chi meglio tirava di balestra, e nell’anno 1452 si<br />

precisa che la balestra dovesse essere nuova.<br />

Nell’edizione moderna il Palio e le contrade sono<br />

state ripartite in funzione di un ‘ideale appartenenza<br />

agli antichi terzieri di S. Salvatore (colori<br />

Terziere di S. Salvatore<br />

Rinaldo d’Angelo<br />

Vanni di Marino.di Botto<br />

Venanzo di Marino di Federico<br />

Giovanni d’Antonio<br />

Abitanti 165<br />

bianco/rossi), S. Nicolò (colori giallo/azzurro), S.<br />

Michele (colori verde/nero).<br />

Per dodici giorni l’antico centro riacquista l’originaria<br />

dimensione medioevale con le vie e le piazze<br />

animate da dame, cavalieri, mercanti, magistrati,<br />

menestrelli, armigeri, giocolieri, saltimbanchi,<br />

sforzandosi di coniugare al meglio la ricostruzione<br />

storica più rigorosa con l’aspetto ludico e<br />

spettacolare.<br />

Cibi succulenti, cucinati secondo tradizione,<br />

copiosamente innaffiati da corposi vini potranno<br />

essere degustati, nelle taverne dei Terzieri, da<br />

contradaioli e turisti.<br />

I quattrocento figuranti dei cortei storici, gli ospiti,<br />

le gare popolari, le tenzoni degli arcieri, la giostra<br />

dei cavalieri, la rievocazione di scene di vita<br />

medievale costituiscono un ‘occasione irripetibile<br />

per dar libero sfogo all ‘entusiasmo popolare e<br />

alla partecipazione individuale.<br />

Questa sagace <strong>com</strong>mistione di socializzazione e<br />

di riscoperta delle radici dell’identità locale, ha<br />

consentito al Palio di imporsi all’attenzione dei<br />

contradaioli e degli ospiti <strong>com</strong>e l’evento più coinvolgente<br />

ed atteso dell’anno, sforzandosi di coniugare<br />

al meglio la più rigorosa ricostruzione storica<br />

con l’aspetto ludico e spettacolare. Il programma<br />

del Palio, infatti, spazia dalle conferenze-dibattito,<br />

alle mostre, dai giochi castellani ai cortei, alle<br />

prove di abilità, spettacoli di piazza, mercati rievocativi<br />

della vita pubblica e privata del medioevo,<br />

liturgie religiose e cerimonie civili.<br />

Un cenno particolare va riservato alla rievocazione<br />

del borgo medievale nel quale si rivive la vita pubblica<br />

e privata della Montecassiano del Quattrocento<br />

ed ai cortei <strong>com</strong>posti da oltre quattrocento<br />

figuranti, rappresentativi delle magistrature cittadine<br />

laiche, religiose e dei ceti popolari. Spiccano<br />

86 87


Accanto: il Sindaco nelle<br />

vesti del Podestà.<br />

Sotto: il Presidente del Palio<br />

nelle vesti del Capitano<br />

reggente.<br />

le figure del Podestà (impersonificato dal primo<br />

cittadino), i Priori, il Camerlengo, i Difensori dei<br />

Terzieri, il Magistrato per la legna, il Procuratore<br />

dei poveri, il Capitano reggente, i tamburini e gli<br />

sbandieratori, gli armigeri e gli arcieri.<br />

I costumi sono tutti eseguiti secondo i canoni di<br />

una puntuale ricerca storica, basata sullo studio<br />

delle parti e delle documentazioni, sulla lettura<br />

di saggi di storia del costume, sull’osservazione<br />

attenta delle pitture rinascimentali.<br />

Il modus operandi si è fissato quindi in una precisa<br />

sequenza:<br />

scelta del modello pittorico, esecuzione di un<br />

bozzetto esplicativo, individuazione dei colori, ricerca<br />

dei materiali (stoffe, fodere, bottoni ecc...).<br />

Quando la ricerca delle stoffe non si rivela soddisfacente,<br />

si passa alla realizzazione di ricami, all’applicazione<br />

di trine e pizzi. Ci si ingegna anche<br />

nel ricostruire i gioielli da capo o di ornamento<br />

all’abito, sempre secondo le indicazioni delle pitture<br />

rinascimentali. Le calzature sono studiate in<br />

modo rigoroso, siano esse pianelle o alti zoccoli<br />

decorati. Nascono così costumi preziosi ispirati<br />

alla Maria Maddalena e alla Caterina d’Alessandria<br />

del Crivelli, polittico di Montefiore dell’Aso<br />

di Ascoli Piceno,<br />

Altro merito del Palio è stato il recupero di ambienti<br />

da tempo abbandonati e oggi adibiti a taverne<br />

e luoghi di ritrovo, il riuso sociale di interi<br />

spazi del centro storico, il rifiorire degli studi sulla<br />

storia locale e la convinta partecipazione del corpo<br />

sociale.<br />

Il Palio è dedicato alla Vergine del Buon Cuore, la<br />

cui devozione popolare era ed è largamente diffusa<br />

a livello popolare.<br />

88 89<br />

Dama del<br />

Palio<br />

Dama del<br />

Terziere di<br />

S. Salvatore<br />

Dama del<br />

Terziere di<br />

S. Nicolò<br />

Dama del<br />

Terziere di<br />

S. Michele


TERZIERE DI S. NICOLO’<br />

motto: Numquam denuntio vana<br />

colori: Giallo-azzurro<br />

contrade: S.Liberato, S.Giuseppe<br />

Collina, Rinaldi, S.Anna, Annunziata<br />

Villa Mattei, Sambucheto<br />

Oratorio di San Nicolò<br />

San Nicolò o Nicola di Mira fu santo e vescovo e<br />

visse nel IV sec. d.c.<br />

Della sua vita si conosce poco benché sia uno dei<br />

santi più venerati in Italia. Molte le leggende che<br />

lo esaltano <strong>com</strong>e taumaturgo. Quasi tutti i patronati<br />

attribuitigli sono ispirati ai miracoli <strong>com</strong>piuti.<br />

Per avere riportato in vita 3 bambini assassinati,<br />

fatti a pezzi e nascosti in una vasca salamoia,<br />

è ricordato <strong>com</strong>e patrono dei bambini, ma lo è<br />

anche dei fabbricanti di botti, dei droghieri dei<br />

farmacisti e dei mercanti.<br />

Il patronato dei bambini ha dato origine anche a<br />

personaggio di Babbo Natale, per questo la festa,<br />

originariamente celebrata il 6 di dicembre, si è<br />

gradualmente spostata al Natale.<br />

TERZIERE DI S. SALVATORE<br />

motto: Crux Domini mecum<br />

colori: Bianco-rosso<br />

contrade: M. Libano, Commenda<br />

Serralta, Pallotta, Campolungo,<br />

Vissani, M. Pulciano, Cimarella<br />

S.Cristina, Palazzetto<br />

Chiesa di S. Salvatore<br />

“ Si per tradizione costante e non mai.....de “ vecchi<br />

di questa patria che la chiesa antichissima di<br />

S. Salvatore fosse situata in campagna, fabbricata<br />

ne suolo e fondo dé beni del suo beneficio e precisamente<br />

nel campo posto in contrada et vocabolo<br />

S. Salvatore, detto anche la Torretta, per la<br />

strada maestra che dalla Villa dè Vissani va a S.<br />

Francescodi Forano et ad Appianano. In capo di<br />

questo campo si fa un trivio di strade et è confinate<br />

con li beni del..Compagnucci e illustrissimo<br />

conte Pallotta. Questa chiesa fu diruta non si sa<br />

se per causa di guerre o pestilenze; ancora si conoscono<br />

li...de cementi e nell’arare il campo si...<br />

li...delle muraglie. Gli abitanti dé Vissani hanno<br />

fatto più volte raccolta dé cementi per le fabbriche<br />

de le loro case, in specie ne le fabbrica della Chiesa<br />

rurale dé Vissani ce ne furono molti impiegati;<br />

<strong>com</strong>e poi sia stata trasportata questa chiesa et fabbricata<br />

dentro Montecassiano et <strong>com</strong>e la memorie<br />

nel tertio sesto quinterno dé consigli.... Gli anni<br />

1418 e 1420 stanno allegati due fogli di carattere<br />

diverso et nel Consiglio ivi registrato del 18 aprile<br />

si propone di costruire e rendere <strong>com</strong>pita la chiesa<br />

di S.Salvatore.<br />

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TERZIERE DI SAN MICHELE<br />

Motto: signifer<br />

Colori: verde-nero<br />

Contrade: Salimbeni, fontanelle, Valle Cascia,<br />

S.Egidio, Piane di Potenza<br />

Chiesa di San Michele De Cesis<br />

San Michele Arcangelo é uno dei re arcangeli il<br />

cui culto è stato ereditalo dall’Ebraisimo.<br />

La Chiesa cattolica lo onora <strong>com</strong>e capo degli eserciti<br />

degli angeli. Grazie alle due apparizioni avvenute<br />

nel Gargano alla fìne del V secolo, il culto in<br />

Italia è alquanto diffuso, infatti numerose sono le<br />

città e le diocesi italiane che si onorano di averlo<br />

<strong>com</strong>e patrono. E’ patrono dei cavalieri, dei fabbricanti<br />

d’arme, dei farmacisti, dei giudici e dei<br />

notai, dei misuratori di pesi cioè di professionisti<br />

o mestieri legati al suo <strong>com</strong>pito di pesatore, delle<br />

anime che ac<strong>com</strong>pagna al Giudizio divino.<br />

La sua festa è celebrata il 29 settembre.<br />

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LE TAVERNE<br />

Le taverne costituiscono un luogo di aggregazione popolare e uno<br />

stimolo insostituibile per il mantenimento e la valorizzazione dei<br />

percorsi enogastronomici della cucina marchigiana e locale. Rigorosamente<br />

costruite con pavimenti in cotto e volte a faccia vista, le<br />

taverne misurano <strong>com</strong>plessivamente oltre quattrocento metri quadrati<br />

con una capacità di accoglienza di circa trecentocinquanta<br />

ospiti.<br />

Costituita da un unico ambiente, la taverna di S. Michele è collocata<br />

all’interno del <strong>com</strong>plesso del monastero della Clarisse che<br />

vanta un impianto edilizio risalente al XII sec. E’ provvista di un<br />

deposito per la raccolta dell’acqua piovana e si apre su un largo, un<br />

tempo orto della monache e<br />

oggi luogo di ritrovo sociale. Fino all’ultimo dopoguerra una parte<br />

del lungo locale è stato adibito a forno per la cottura del pane.<br />

Nelle cantine dell’aristocratico palazzo del M.se Ferri, in via Scaramuccia,<br />

il terziere di S. Salvatore ha ubicato la propria taverna.<br />

Articolata in tre navate, più spaziosa delle altre, la taverna si amplia,<br />

verso l’esterno, in un cortile. L’interrato è attraversato da una grotta<br />

che originariamente <strong>com</strong>unicava con le altre degli edifici limitrofi.<br />

Il centrale Convento degli Agostiniani del XV sec. ospita la taverna<br />

del terziere di S Nicolò, presso la quale è aperto un centro di degustazione<br />

di vini, preparazione di piatti e tipicità locali.<br />

La taverna è collegata al convento ed alla grotta sottostante da una<br />

piaggia un tempo percorsa da animali da soma, carichi di derrate<br />

alimentari. Il grano, invece, scivolava sul fondo da un foro praticato<br />

sulle volte della cantina. La grotta manteneva al fresco vino e olio e<br />

il vicino pozzo assicurava l’approvvigionamento dell’acqua.<br />

Sono annessi alla taverna la cucina e il centro degustazione, attrezzato<br />

con il banco per la mescita, vetrine per l’esposizione della gastronomia<br />

locale e tavoli per la consumazione.<br />

Adiacente al convento e a copertura della taverna un cortile pavimentato<br />

in cotto che sostituisce l’originario orto dei frati collegato<br />

alle vie G. Rossini e N. Sauro.<br />

All’interno delle taverne e in bella vista, i contradaioli espongono<br />

riproduzioni di armi d’epoca, rappresentative dei trofei conquistati<br />

dal terziere nelle gare disputate per l’assegnazione del Palio.<br />

Interno della taverna di<br />

S. Michele.<br />

IL CENTRO<br />

DEGUSTAZIONE<br />

DELLA TAVERNA<br />

DI S NICOLÒ<br />

Il Bianco dei Colli Maceratesi<br />

e il Verdicchio, vini locali di<br />

Montecassiano, rappresentano<br />

dei significativi e concreti<br />

esempi di vini italiani autoctoni.<br />

Il <strong>com</strong>prensorio della denominazione di riferimento è una vallata<br />

aperta, con influenze marine , dove le particolari condizioni climatiche,<br />

precipitazioni abbondanti, inverni molto freddi ed estati<br />

molto calde, conferiscono al vino più forza ed acidità e un’aroma<br />

decisamente fruttato. I <strong>com</strong>uni interessati sono Montecassiano,<br />

Montefano, Appignano Treia Pollenza in provincia di Macerata; e<br />

Loreto in Provincia di Ancona.<br />

In nessun’altra area vitivinicola si riscontra, per un vino derivato<br />

da monovitigno autoctono, un’analoga ricchezza di proposte con<br />

standard qualitativi così eccellent, che fanno dei verdicchi uno dei<br />

grandi vini bianchi italiani e stranieri. Le qualità di questo vino<br />

sono una suadente eleganza, notevole struttura e una sorprendente<br />

capacità di evoluzione dei caratteri organolettici, che permettono<br />

numerosi abbinamenti per vie tipologiche : dai tradizionali piatti<br />

di pesce alla carni bianche sino a preparazioni di una certa <strong>com</strong>plessità.<br />

Il vino della nostre zone, grazie alla sua particolare struttura e inconfondibile<br />

tipicità, determinata dal gradevolissimo sapore amarognolo,<br />

è considerato nell’ ambito dei vini bianchi secchi d’Italia,<br />

tra i più idonei per gli abbinamenti. Il verdicchio infatti possiede<br />

un estratto secco ( è privo d’acqua, alcol e altri <strong>com</strong>ponenti volatili)<br />

molto elevato per un vino bianco ( 17- 28 per mille ), paragonabile<br />

se non superiore a quello di un vino rosso. Questa notevole struttura<br />

e il tipico retrogusto, più o meno intenso e piacevolmente amaro,<br />

permettono al Verdicchio di abbinarsi bene con un gran numero<br />

di preparazioni della cucina tradizionale e moderna. A ogni area<br />

della zona di Macerata ed ad ogni castello corrisponde inoltre un<br />

certo tipo di vino, con sfumature nei profumi e negli aromi sempre<br />

rispettosi della tipicità ma diversi per soddisfare varie esigenze<br />

di professionisti e semplici gourmet. Per lungo tempo, anche nella<br />

gastronomia marchigiana, si è mescolato il gusto salato con quello<br />

Interno della taverna di<br />

S. Nicolò, sede del Centro<br />

degustazione.<br />

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dolce. Si deve al maceratese Antonio Nebbia l’iniziativa gastronomica<br />

di separare queste due sensazioni contrastanti. Nel suo trattato<br />

l’espertissimo cuoco marchigiano precisa anche l’ordine in cui<br />

si deve articolare il banchetto, riducendo di molto il numero delle<br />

portate: antipasto, pasta, carne, formaggio e dolce.<br />

Il vino bianco locale è di ac<strong>com</strong>pagnamento a tutto pasto: ben si<br />

sposa con i diversi sapori che articolano le varie portate.<br />

L’antipasto alla marchigiana s’identifica con quello classico all’italiana:<br />

un piatto di salumi affettati (salame, ciauscolo, prosciutto,<br />

lonza, coppa) ac<strong>com</strong>pagnati da olive bianche e nere, acciughe, burro<br />

e qualche foglia di insalata, in estate arricchito con melone e<br />

fichi. Questo antipasto viene gradevolmente ac<strong>com</strong>pagnato con un<br />

verdicchio abbastanza caldo di alcol, fresco di acidità, con profumi<br />

delicati e abbastanza intensi e persistenti, sapido e abbastanza morbido,<br />

con retrogusto amarognolo. Antipasti di pesce, sia freddi che<br />

caldi, <strong>com</strong>e pannocchie in bianco, pargoli in porchetta, seppia in<br />

insalata, vanno bene con un verdicchio piuttosto delicato, sapido<br />

con profumi e aromi abbastanza intensi e persistenti, armonico e<br />

con un retrogusto amarognolo non troppo pronunciato.<br />

I primi piatti nella cucina marchigiana preferiscono preparazioni<br />

semplici: usando ingredienti genuini, legati al territorio, e giovandosi<br />

di manipolazioni e cotture sapienti si ottengono piatti saporiti<br />

e gustosi. Minestre, sia asciutte che in brodo, a base di pasta fatta in<br />

casa, infarcita o meno a seconda delle ricorrenze, zuppe di verdura<br />

o legumi che riempiono fondine fino all’orlo, tagliatelle condite con<br />

vari sughi ( il ragù di manzo, di maghetti, alla marinara), gli agnolotti<br />

alla marchigiana, i vincisgrassi. Tutti questi piatti si abbinano<br />

con verdicchio abbastanza caldo di corpo, sapido fresco di acidità,<br />

con profumi ed aromi intensi e persistenti, non troppo strutturato<br />

e delicatamente amarognolo.<br />

Interno della taverna di<br />

S. Salvatore.<br />

LA CUCINA MARCHIGIANA<br />

La cucina delle Marche offre una ricchezza e varietà di vivande che<br />

hanno basi differenti a seconda delle zone.<br />

Lungo il litorale domina il pesce con zuppe, grigliate e fritture.<br />

Nell’entroterra l’ottima produzione di carni rosse ( vitello, agnello,<br />

maiale) e di animali da cortile ( polli, conigli) consente la preparazione<br />

di piatti “rustici” legati alla tradizione. La ricchezza la grande<br />

varietà di sapori dei secondi piatti chiedono un verdicchio maturo,<br />

caldo di a1col, di buona struttura, armonico, con profumi ed aromi<br />

intensi e persistenti. Un particolare abbinamento che somiglia ad<br />

un matrimonio d’amore è quello tra il verdicchio e le carni di coniglio<br />

e pollo cotte in potacchio, con il loro inconfondibile profumo<br />

di vino, rosmarino ed aglio.<br />

Piatto di sapore antico che conserva immutata una eleganza raffinata<br />

sono anche i piccioni ripieni. La carne bianca del piccione, di<br />

consistenza delicata, subisce durante la cottura, un arricchimento<br />

da parte degli aromi speziati della riempitura. Se cotti in umido,<br />

poi, il sugo può benissimo ac<strong>com</strong>pagnare le tagliatelle.<br />

La produzione casearia della zona è fatta di ricotte, caciotte, pecorino<br />

poco salato che può essere consumato fresco o stagionato. Il formaggio<br />

pecorino si abbina perfettamente con un verdicchio di buona<br />

struttura, maturo, sapido, di sapore intenso e persistente, con un<br />

retrogusto decisamente amarognolo. La regola da rispettare è quella<br />

che ad un formaggio pecorino fresco va abbinato un verdicchio con<br />

caratteristiche fievoli e gentili; viceversa, a un pecorino stagionato<br />

va abbinato un verdicchio maturo, di corpo intenso e persistente<br />

nei profumi, sapido e con retrogusto marcatamente amarognolo.<br />

Montecassiano ha conservato la tradizione culinaria marchigiana<br />

intatta nel corso degli anni. Tra i primi piatti tipici ci sono i vincisgrassi<br />

( una sorta di lasagne preparate con ragù di carni miste e<br />

frattaglie ), i fagioli con le cotiche, i tajulì pilusi (tagliatelle fatte con<br />

acqua, farina e sale ), la polenta, condita anche con sapa (il mosto<br />

concentrato).<br />

Tra i secondi piatti si possono gustare il coniglio in bottacchio, lo<br />

stoccafisso con le patate o in bottacchio, il pollo arrosto, il baccalà<br />

in umido e con le patate, frittata con zucchine e con i carciofi.<br />

Gustosi contorni sono il gobbo in umido, olive in sottofortora, i<br />

fiori di zucca fritti.<br />

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<strong>MONTECASSIANO</strong><br />

A TAVOLA<br />

Altri esempi di piatti tradizionali sono la crescia e il pane con i grasselli,<br />

il ciauscolo ( salame morbido condito con aglio ), le ciambelle<br />

con l’ anice, le pizze di formaggio pasquali, fave e finocchio falso,<br />

fava cotta e in porchetta, carciofo con finocchio falso, carciofo in<br />

porchetta e fritto, pomodori sulla graticola, pane con l’olio, panzanella<br />

Fra i tanti dolci sono tipici di Montecassiano i sughitti ( una sorta<br />

di polenta dolce realizzata con farina di mais, mosto e noci ) a cui<br />

viene dedicata la sagra, che si svolge ad ottobre, il cui inizio risale<br />

agli anni Venti.<br />

Ancora tra i dolci ci sono i cavallucci ( pasta frolla ripiena di cioccolato<br />

e noci ), gli scroccafusi e la cicerchiata a carnevale, le pizze e le<br />

ciambelle pasquali, i biscotti e le ciambelle di mosto.<br />

Ottimo ac<strong>com</strong>pagnamento per i dolci è il vino cotto e, nel periodo<br />

della vendemmia, l’acquaticcio.<br />

CARGIU’<br />

Fare la sfoglia con 6 uova e<br />

600gr di farina.<br />

Preparare il ripieno:<br />

700 gr di ricotta di pecora<br />

4 tuorli<br />

parmigiano q.b.<br />

noce moscata<br />

maggiorana<br />

sale<br />

Fare dei dischi aiutandosi con<br />

un bicchiere, riempirli di ricotta,<br />

chiuderli bene e lessarli in<br />

acqua bollente.<br />

SUGHITTI<br />

TAGLIULI’ PILUSI<br />

Ingredienti<br />

farina<br />

acqua<br />

sale<br />

Impastare gli<br />

ingredienti, fare<br />

una sfoglia e, con un<br />

coltello affilato, fare<br />

i tagliolini. Lessarli in<br />

acqua bollente salata,<br />

scolarli e condirli con<br />

sugo nella spianatoia.<br />

Ingredienti<br />

3 kg di mosto<br />

500 gr di zucchero<br />

500 gr di noci sbucciate e<br />

tritate<br />

1,2 kg di farina di granturco<br />

Far bollire il mosto per 30<br />

minuti, poi aggiungere lo<br />

zucchero, la farina e le noci,<br />

continuando a mescolare per<br />

un’altra mezzora. Versare su un<br />

piatto e lasciare raffreddare<br />

VINCISGRASSI<br />

Ingredienti<br />

1/2 kg di pasta sfoglia<br />

1/2 kg di carne trita di manzo<br />

1 cipolla, 1 sedano, 1 carota<br />

1 bottiglia di passato di pomodoro<br />

1 l di latte<br />

burro, olio extravergine di oliva, sale,<br />

limone<br />

parmigiano grattuggiato, farina q.b.<br />

In una pentola preparare il sugo con una<br />

base di carote, cipolle, sedano e la carne,<br />

facendo cuocere per almeno un’ora.<br />

A parte fare la besciamella, bollendo<br />

per mezzora latte, limone, burro, farina<br />

e sale, fino ad avere un <strong>com</strong>posto omogeneo.<br />

Cuocere in acqua salata i quadrati di<br />

pasta sfoglia, adagiarli in una teglia imburrata<br />

a più strati, condendo col sugo,<br />

la besciamella e parmigiano.<br />

Cuocere in forno a 200 ° per circa 25<br />

minuti.<br />

SPAGHETTI CON LE NOCI<br />

Ingredienti<br />

600 gr di spaghetti<br />

12 gherigli di noci<br />

2 cucchiai di prezzemolo tritato<br />

20 gr di pinoli<br />

1 spicchio di aglio<br />

Sale e pepe<br />

Pestare nel mortaio le noci e i pinoli,<br />

aggiungendoli poi al soffritto di<br />

prezzemolo e aglio, e far cuocere per<br />

10 minuti. Condire gli spaghetti, cotti al<br />

dente, col pesto di noci e una spolverata<br />

di parmigiano.<br />

ZUPPA DI CICERCHIA<br />

Ingredienti<br />

80 gr di cicerchia a persona<br />

1 spicchio di aglio<br />

50 gr di lardo o pancetta<br />

2 cucchiai di pomodoro<br />

Sale e pepe<br />

Mettere a bagno la cicerchia per<br />

24 ore.<br />

Lessarla salando l’acqua a fine<br />

cottura. A parte far soffriggere<br />

il lardo o la pancetta, aggiungendo<br />

il pomodoro, sale e pepe.<br />

Scolare la cicerchia unendola al<br />

soffritto e continuare la cottura<br />

aggiungendo dell’acqua. Servire la<br />

zuppa ac<strong>com</strong>pagnata da crostini e<br />

condendo con dell’olio a crudo.<br />

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CRESCIA DI<br />

POLENTA<br />

Ingredienti<br />

polenta fredda<br />

farina q.b.<br />

olio<br />

Impastare la polenta<br />

con la farina, salare<br />

e fare delle cresce<br />

da cuocere sulla<br />

graticola. Durante la<br />

cottura ungere con<br />

dell’olio, aiutandosi con<br />

un ramo di rosmarino.<br />

PARMIGIANA DI GOBBI (CARDI)<br />

Ingredienti<br />

Gobbi (Cardi bianchi)<br />

Uovo<br />

Farina<br />

Polpa di pomodoro<br />

Pancetta<br />

250 gr di muscolo di vitello<br />

Funghi secchi<br />

Carote, cipolla, sedano<br />

CORATELLA DI AGNELLO<br />

Pulire e spezzare finemente la coratella. Farla<br />

cuocere in padella con olio, aglio, rosmarino, vino<br />

bianco, poca acqua, sale e pepe.<br />

Si puo’ aggiungere, a cottura ultimata e lontano dal<br />

fuoco, l’uovo lavorato insieme al succo di limone.<br />

Preparare il sugo facendo un soffritto di carota, cipolla e sedano ben tritati,<br />

aggiungendo poi la carne e la pancetta sminuzzata. Far soffriggere leggermente<br />

e aggiungere la polpa di pomodoro e i funghi ammollati in acqua tiepida, facendo<br />

cuocere fino a quando il sugo non si sia ristretto.<br />

Nettare i cardi dalle parti dure e dai filamenti delle costole, tagliando a fette la<br />

parte tenera strofinata con limone, per evitare che annerisca.<br />

Cuocere per un paio di ore in acqua salata, poi sgocciolare le fette, passarle<br />

nell’uovo battuto e nella farina e friggerle.<br />

Condire le fette di cardi così cotte con il sugo e servirle.<br />

SUGO DI PAPERA<br />

Spezzare la papera.<br />

Far soffriggere nell’olio<br />

il sedano, la carota<br />

e la cipolla; aggiungere<br />

la carne, bagnare<br />

con il vino bianco;<br />

aggiungere il pomodoro,<br />

il sale, il chiodo di<br />

garofano e portare a<br />

cottura.<br />

<strong>MONTECASSIANO</strong><br />

A TAVOLA<br />

FRASCARELLI (RISO CORGO)<br />

Ingredienti<br />

1,5 l di acqua<br />

2 bicchieri di riso<br />

farina q.b.<br />

sale q.b.<br />

PANCOTTO<br />

Portare l’acqua ad ebollizione, salare e<br />

versare il riso.<br />

A metà cottura unire la farina a pioggia<br />

e girare con una frusta fino alla fine<br />

della cottura del riso. Togliere dal fuoco<br />

e versare sulla tavola di legno. Condire<br />

con un sugo fatto con pomodoro, lonza e<br />

pancetta.<br />

Mettere il pane raffermo, tagliato<br />

a fette sottili in una pentola con<br />

l’acqua salata. Portare ad ebollizione<br />

e cuocere fino a quando le fette<br />

di pane non si disfano. Per renderlo<br />

piu’ saporito si possono aggiungere<br />

pezzettini di carota, di sedano e di<br />

pomodoro o, a fine cottura, un uovo.<br />

Servire con parmigiano grattugiato<br />

e olio.<br />

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FRITTELLE DI POLENTA<br />

Ingredienti<br />

polenta<br />

farina bianca<br />

olio per friggere<br />

Impastare la farina con la polenta.<br />

Fare le frittelle stendendole con il<br />

mattarello e friggerle in abbondante<br />

olio. Scolarle nella carta assorbente e<br />

cospargerle di zucchero.<br />

<strong>MONTECASSIANO</strong><br />

A TAVOLA<br />

PISELLATA ALLA MACERATESE<br />

Ingredienti<br />

700 gr di piselli sbucciati<br />

100 gr di pancetta<br />

200 gr di polpa di pomodoro<br />

½ cipolla<br />

1 spicchio di aglio<br />

Prezzemolo<br />

Maggiorana<br />

Fettine di pane bruschettato<br />

Sale<br />

Pepe<br />

Mettere in una pentola la pancetta<br />

tritata, il pomodoro, la cipolla,<br />

l’aglio, il prezzemolo, la maggiorana,<br />

aggiustando di sale e pepe. Portare ad<br />

ebollizione con 2 litri e mezzo di acqua.<br />

Aggiungere i piselli e far cuocere a<br />

fuoco dolce per 20 minuti, servendo<br />

il tutto ben caldo ac<strong>com</strong>pagnato dalle<br />

bruschette.<br />

OLIVE RIPIENE<br />

Ingredienti<br />

500 gr di olive verdi, grosse e<br />

carnose<br />

pollo arrosto<br />

prosciutto crudo<br />

formaggio grattugiato<br />

2 uova<br />

noce moscata<br />

farina<br />

pangrattato<br />

Triturare finemente il pollo e il<br />

prosciutto e impastare il trito con un<br />

tuorlo, il formaggio e un pizzico di noce<br />

moscato. Snocciolare le olive a spirale<br />

e riempirle con il trito, impanarle con<br />

farina, uovo battuto e pangrattato e<br />

friggerle in abbondante olio bollente.<br />

Sgocciolarle su carta assorbente e<br />

servire, sia calde che fredde.<br />

PICCIONI RIPIENI<br />

Ingredienti<br />

3 piccioni giovani<br />

18 castagne di media grandezza<br />

1 uovo intero<br />

1 tuorlo<br />

100 gr di burro<br />

3 fettine di lardo<br />

Sale e pepe<br />

Spennare vuotare i piccioni, passandoli<br />

alla fiamma per eliminare la peluria<br />

rimasta, e tagliare la parte inferiore<br />

delle zampette.<br />

Sbucciare le castagne, metterle in<br />

una casseruola con dell’acqua e far<br />

bollire per 25 minuti, passandole poi<br />

al setaccio.<br />

Mescolare la purea di castagne con le<br />

uova e sale e pepe e riempire i piccioni<br />

con questo <strong>com</strong>posto, mettendo una<br />

fettina di lardo sul petto e imburrando<br />

la superficie.<br />

Mettere i piccioni così preparati e<br />

cuocerli in forno per circa mezzora.<br />

CALCIONI<br />

Ingredienti<br />

Formaggio pecorino<br />

Uova<br />

Zucchero<br />

Limone grattugiato<br />

Vaniglia<br />

Strutto<br />

Farina<br />

Mescolare il formaggio grattugiato<br />

con gli albumi delle uova, la vaniglia,<br />

lo zucchero e il limone grattugiato.<br />

Impastare la farina con le uova<br />

intere, i tuorli residui, zucchero e<br />

strutto, tirare la sfoglia e realizzare<br />

dei cerchietti del diametro di 10 cm.<br />

Porre su ogni dischetto un cucchiaio<br />

di ripieno e richiudere a saccottino,<br />

cuocendo poi in forno a 250°.<br />

COTTA DE FOJE<br />

Ingredienti<br />

crispigne<br />

speranie<br />

smorace<br />

cicoria<br />

papaole<br />

barba dei frati<br />

Pulire e lavare le verdure, lessarle in<br />

acqua bollente per circa 20 minuti,<br />

scolarle. Condirle semplicemente<br />

con olio e sale o ripassarle in padella<br />

(strascinarle) con olio e pancetta.<br />

CIAMBELLE CON ANICI<br />

Ingredienti<br />

500 gr di farina<br />

25 gr di lievito di birra<br />

acqua tiepida q.b. per un impasto<br />

morbido ed elastico<br />

4 cucchiai di olio<br />

50 gr di anici<br />

sale<br />

Impastare tutti gli ingredienti sulla<br />

tavola, fare le ciambelle e farle<br />

lievitare. Cuocere nel forno molto<br />

caldo.<br />

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SCROCCAFUSI<br />

Ingredienti<br />

6 uova<br />

farina q.b. per un impasto morbido<br />

4 cucchiai di zucchero<br />

100 gr di olio di semi<br />

150 gr di mistrà<br />

5 gr di bicarbonato<br />

cremore, strutto, miele<br />

Amalgamare tutti gli ingredienti,<br />

formare delle ciambelline e lessarle<br />

in acqua. Dopo averle asciugate bene,<br />

friggerle nello strutto e cospargerle<br />

di miele.<br />

SFRAPPE<br />

Ingredienti<br />

400 gr di farina<br />

4 uova<br />

2 cucchiai di olio<br />

2 cucchiai di zucchero<br />

4 cucchiai di mistrà<br />

Succo di limone<br />

Pizzico di sale<br />

Olio per friggere<br />

Alchermes<br />

Zucchero a velo<br />

Impastare la farina, le uova, l’olio,<br />

lo zucchero, il limone e il mistrà fino<br />

ad ottenere una massa, da stendere<br />

e ritagliare a striscioline con una<br />

rotella dentata.<br />

Friggere l losanghe così ottenute<br />

in olio o strutto, spruzzandole con<br />

alchermes e spolverandole con<br />

zucchero a velo.<br />

FAVE DEI MORTI<br />

Ingredienti<br />

½ kg di zucchero<br />

½ kg di farina<br />

250 gr di mandorle sbucciate<br />

Tostare le mandorle al forno e<br />

tagliarle a in modo grossolano.<br />

Impastare la farina e lo zucchero<br />

con dell’acqua calda fino ad<br />

ottenere un impasto piuttosto duro,<br />

aggiungendo le mandorle. Formare<br />

dalla pasta così ottenuta dei<br />

pezzetti da cuocere in forno, su una<br />

teglia cosparsa di crusca. Servire<br />

con una spolverata di zucchero a<br />

velo.<br />

SAPA CONDITA<br />

Ingredienti<br />

Sapa<br />

Biscotti<br />

Caffé<br />

Mandorle e noci<br />

Scorza di arancia<br />

Cannella<br />

Preparare la sapa facendo bollire<br />

in una casseruola del mosto fresco,<br />

rimestando continuamente. La sapa è<br />

pronta quando il <strong>com</strong>posto è raffermo,<br />

tanto da non colare se disposto su un<br />

piatto.<br />

Aggiungere alla sapa il caffé,<br />

molto forte, la scorza grattugiata<br />

dell’arancia, la cannella, i biscotti<br />

sbriciolati, le mandorle e le noci<br />

tritate.<br />

CRESCIA CON GRASSELLI<br />

Ingredienti<br />

500 gr di farina<br />

2 bicchieri di acqua tiepida<br />

25 gr di lievito<br />

2 cucchiai di strutto<br />

250 gr di grasselli<br />

sale<br />

Impastare tutti gli ingredienti<br />

sulla tavola,, stendere l’impasto<br />

in una teglia da forno unta, far<br />

lievitare e mettere in forno a<br />

250°, fino a quando non risulta<br />

dorata.<br />

<strong>MONTECASSIANO</strong><br />

A TAVOLA<br />

CIAMMELLOTTU<br />

Ingredienti:<br />

3 uova;<br />

1 bicchiere di latte;<br />

1 bicchiere di olio di semi;<br />

200 gr di zucchero;<br />

buccia di limone grattugiata;<br />

1 bustina di lievito;<br />

farina q.b.<br />

Lavorare insieme gli ingredienti,<br />

mettere l’impasto in uno stampo a<br />

ciambelle imburrato e infarinato e<br />

far cuocere nel forno per 40 minuti<br />

a 190°.<br />

CICERCHIATA<br />

2 cucchiai di olio<br />

2 cucchiai di zucchero<br />

½ bicchiere di mistrà<br />

Qualche goccia di succo di limone<br />

Un pizzico di sale<br />

Per il caramello:<br />

150 gr di zucchero<br />

200 gr di miele<br />

Buccia grattugiata di un limone e di<br />

un’arancia<br />

100 gr di mandorle spellate e<br />

tostate.<br />

Mescolare tutti gli ingredienti a<br />

formare un impasto morbido. Fare<br />

dei rotolini molto sottili e tagliarli a<br />

tocchetti, modellandoli con le mani.<br />

Friggere le palline così ottenute in<br />

una padella larga con strutto o olio,<br />

eliminando con una schiumarola la<br />

schiuma che si forma in superficie.<br />

A parte, in un altro legame, fare<br />

sciogliere lo zucchero e il miele, nel<br />

quale si gettano le palline fritte, fatte<br />

asciugare nella carta assorbente, con<br />

la scorza del limone e dell’arancia.<br />

Mescolare molto velocemente perché<br />

il caramello leghi bene tutte le palline<br />

e dare la forma che si preferisce,<br />

allungata o a semicerchio.<br />

104 105


GLI EVENTI<br />

DELL’ANNO<br />

Il martedì grasso, nella piazza principale del paese, gruppi<br />

mascherati, <strong>com</strong>plessi musicali e bandistici e carri allegorici<br />

si alternano in uno sfavillio di colori, suoni e fantastica<br />

allegria.<br />

Al calar della sera un fantomatico ac<strong>com</strong>pagno funebre<br />

cadenzato dalla recita di litanie dialettali, si snoda per le vie<br />

del paese per offrire l’estremo saluto al fantoccio di “Carnuà”<br />

disteso sopra un carro ornato di alloro. Arrivato in piazza un<br />

rogo purificatorio lo avvolgerà tra le sue fiamme distruggendo<br />

ogni traccia dei divertimenti e delle gozzoviglie godute mentre<br />

le maschere, disposte in circolo, ne piangono la morte.<br />

E’ l’inizio della Quaresima.<br />

Superfluo ricordare che le fasi del rito si tramandano per<br />

generazioni restando immutate nel tempo.<br />

Il mese di marzo è contrassegnato dalla ricorrenza della festa<br />

di S. Giuseppe eletto patrono principale del Comune nel<br />

1521.<br />

Da tempo immemorabile le pubbliche autorità usavano<br />

distribuire al popolo, che ne consumava in grande quantità,<br />

Carri di Carnevcale in una foto<br />

d’epoca.<br />

Sotto: i lupini per la festa di<br />

S. Giuseppe.<br />

sacchi di lupini innaffiati con vini dal sapore corposo. In tempi<br />

di paternalismo politico, non era infrequente l’elargizione al<br />

popolo di bevande e cibo da parte del potere in occasioni<br />

di particolari ricorrenze religiose o civili. Tuttavia stupisce<br />

l’originalità della scelta di un frutto noto per la povertà del suo<br />

potere calorico e per la facilità di reperirlo e che, purtroppo,<br />

attesta lo stato di indigenza nel quale versava una parte<br />

consistente della popolazione.<br />

A tutt’oggi si ignora l’ origine di tale usanza che fa da supporto<br />

alla istituzione della sagra del lupino, organizzata dalla Pro<br />

Loco e caratteristica esclusiva di Montecassiano non soltanto<br />

in campo provinciale.<br />

Nella prima decade del mese di maggio ricorre la festa di S.<br />

Croce le cui memorie risalgono al 27 marzo del 1483 anche se<br />

le celebrazioni ufficiali vengono datate al 1487.<br />

Nella chiesa omonima erano conservate le reliquie della Croce<br />

di Cristo successivamente trasferite, per motivi di sicurezza,<br />

presso la chiesa Collegiata.<br />

Il giorno tre del mese di maggio si celebrava una grande festa<br />

In alto: Concerto lirico-sinfonico.<br />

Accanto: i lupini la cui sagra si<br />

tiene in occasione della festa del<br />

Patrono.<br />

106 107


“con luminarie, spari, giochi e corse che culminava con una<br />

solenne processione a cui partecipavano le autorità civili e<br />

religiose”(Memorie – P. Marchetti 1836).<br />

Nel 1636 le notevoli dimensioni raggiunte dalla festa spinsero<br />

i Priori ad istituire una fiera di tre giorni a partire dal primo<br />

maggio.<br />

Al termine della tradizionale processione il Palio dei Terzieri<br />

offre al Crocifisso, che troneggia sopra l’altare principale, una<br />

lampada votiva in segno di fede.<br />

La Pro loco ha intenzione di ripristinare l’antica fiera.<br />

Tra la fine del mese di giugno e la prima settimana di luglio si<br />

organizza nel capoluogo la Festa della birra, una tra le occasioni<br />

di ritrovo sociale più frequentate dai giovani che accorrono<br />

numerosi da ogni parte della provincia per divertirsi intorno<br />

ad un boccale di birra e ballare con l’ac<strong>com</strong>pagnamento di<br />

gruppi musicali del genere pop, underground, jazz.<br />

Il primo mercoledì di festa la Pro loco offre a tutti i partecipanti<br />

un piatto di maccheroncini e altre specialità gastronomiche<br />

del luogo.<br />

La gara ciclistica “S. Giuseppe”<br />

Velo Club.<br />

Sotto: a giugno la festa della<br />

Birra.<br />

Dalla terza alla quarta domenica di luglio si svolge il Palio<br />

dei Terzieri organizzato e gestito dall’omonima Associazione<br />

nella quale è presente un rappresentante della Pro Loco.<br />

Il <strong>com</strong>plesso delle manifestazioni punta alla riscoperta della<br />

identità culturale di Montecassiano e del suo territorio<br />

sforzandosi di coniugare al meglio la ricostruzione storica più<br />

rigorosa con l’aspetto ludico e spettacolare.<br />

L’origine del Palio risale alla metà del Quattrocento ed in<br />

particolare alle gare disputate dai balestrieri in occasione<br />

delle feste di San Bartolomeo loro patrono. Giochi e disfide<br />

allietavano anche la festa di S. Croce, ma già nel 1205 si<br />

rintracciano notizie del dono di un palio di seta offerto dalla<br />

<strong>com</strong>unità di Montecassiano per le feste di San Leopardo<br />

vescovo di Osimo. Tuttavia l’occasione storica del Palio è<br />

legata alla data del 18 ottobre 1418, quando dodici uomini<br />

rappresentativi dei tre terzieri furono eletti per riformare gli<br />

antichi Statuti <strong>com</strong>unali.<br />

Il calendario delle manifestazioni si articola nell’arco di<br />

otto giorni nei quali si alternano riti religiosi, cortei, giochi<br />

castellani, gare gastronomiche, tenzoni degli arcieri, giostre<br />

In alto: la festa delle Canestrelle.<br />

Accanto: veduta notturna del<br />

Palazzo dei Priori.<br />

108 109


di cavalieri, gare popolari, ospitalità di gruppi storici,<br />

drammatizzazioni, rievocazioni dal vivo di scene di vita<br />

medievale, conferenze, dibattiti, pubblicazioni sulla storia di<br />

Montecassiano.<br />

Il 15 di agosto con la festa delle Canestrelle si celebra la<br />

Madonna del Buon Cuore in onore della quale, ogni cinque<br />

anni, si organizzano anche le feste quinquennali.<br />

L’origine dei festeggiamenti religiosi e civili risale al 1793,<br />

quando il popolo si rivolse all’intercessione di Maria per<br />

ottenere la fine della pioggia che durava ininterrottamente da<br />

cinquanta giorni.<br />

Ottenuta la grazia, i fedeli e le autorità, in segno di riconoscenza,<br />

costruirono una cappella nella chiesa Collegiata in onore<br />

della Madonna delle Grazie e vi collocarono un dipinto con<br />

la riproduzione della Sua immagine fino ad allora custodito<br />

nelle chiesa rurale di Salimbeni.<br />

A coronamento della festa religiosa si organizzò il “corteo<br />

delle canestrelle” nel quale venivano offerti alla Madre di Dio<br />

“sacchi di grano trasportati da carri tirati da buoi riccamente<br />

infioccati” (G. Svampa Montecassiano nella storia, nell’arte,<br />

nel folklore - 1935).<br />

I numerosi vigneti che crescono abbondanti e rigogliosi sulle<br />

colline delle nostre campagne, sono alla origine della “Sagra<br />

dei Sughitti”, organizzata annualmente nella prima settimana<br />

di ottobre.<br />

La festa deriva il nome da un dolce tipico locale fatto con<br />

il mosto e rappresenta l’ultima occasione di ritrovo sociale<br />

all’aria aperta prima dell’arrivo dell’ inverno. Il vino, la<br />

gastronomia locale, le costumanze del mondo rurale, le<br />

Sopra e accanto: vedute notturne<br />

della Piazza G. Leopardi e<br />

panoramica di Montecassiano.<br />

Sotto: a ootobre la Sagra dei<br />

“Sughitti”, dolce tipico con il<br />

mosto dell’uva.<br />

filastrocche, i ritornelli sono la materia costitutiva della sagra<br />

che a tutt’oggi segna una tappa irrinunciabile nel panorama<br />

delle manifestazioni popolari di Montecassiano.<br />

Il mese di novembre è generalmente dedicato alla riproposizione<br />

delle mostre che nel periodo estivo hanno riscosso un<br />

maggiore afflusso di pubblico al fine di consentirne la visione<br />

agli alunni delle scuole presenti nel territorio .<br />

Durante il periodo natalizio, un gruppo di volontari ha<br />

ripristinato l’antica consuetudine dei presepi artistici.<br />

Presso la chiesa dei SS. Marco ed Agostino situata nel cuore<br />

del paese ed avvalendosi della preziosa collaborazione di<br />

maestri d’arte del luogo,la Pro loco allestisce uno o più presepi<br />

che raccontano visivamente la Natività di Nostro Signore ed<br />

i momenti salienti della Sua vita terrena e della Sua missione<br />

salvifica.<br />

La ricerca dei particolari, la narrazione evangelica, la<br />

fedeltà nella riproduzione dei paesaggi nativi del Redentore,<br />

l’abbigliamento dei personaggi, gli effetti delle luci, dei suoni<br />

e dei colori avvolgono il visitatore in un alone di mistica<br />

suggestione spingendolo al raccoglimento e dalla preghiera.<br />

L’affluenza del pubblico e gli apprezzamenti ricevuti, hanno<br />

spinto in più di una occasione la Pro loco a prolungare i tempi<br />

di esposizione del presepe.<br />

110 111


La galleria d’arte contemporanea<br />

“Piazza delle Erbe” in via<br />

Villa Pallotta, 7 ospita rassegne<br />

e installazioni di artisti nazionali<br />

ed internazionali.<br />

Tel, 0733 290580<br />

piazzaerbeartgallery@libero.it<br />

<strong>MONTECASSIANO</strong><br />

EVENTI<br />

GENNAIO<br />

Concerto di Capodanno<br />

Banda P. Giorgi<br />

Presepio vivente<br />

C.I.F., Pro Loco<br />

FEBBRAIO<br />

Carnevale dei bambini<br />

Pro Loco, Parrocchia di S.<br />

Maria Assunta, Parrocchia<br />

di S. Teresa.<br />

Carnevale in piazza<br />

Pro Loco<br />

Torneo Naz. di bocce<br />

“il Pallino d’oro”<br />

Bocciofila di Sambucheto<br />

112 113<br />

MARZO<br />

Festa di S. Giuseppe,<br />

Patrono del Comune<br />

di Montecassiano,<br />

Parrocchia di S. Maria<br />

Assunta,<br />

Sagra del lupino<br />

Comune, Pro Loco<br />

Concerto in onore del<br />

Patrono<br />

Banda P. Giorgi<br />

Gara ciclistica<br />

“S. Giuseppe”<br />

Velo Club<br />

APRILE<br />

Anniversario della<br />

Liberazione<br />

MAGGIO<br />

1° Maggio al Parco del<br />

Cerreto<br />

Comune, Pro Loco<br />

Concerto di primavera<br />

Corale P. Giorgi<br />

Festa e Fiera di S. Croce<br />

Comune, Pro Loco,<br />

Parrocchia di S. Maria<br />

Assunta<br />

Festa della Madonna<br />

della Rosa<br />

Comitato Valle Cascia<br />

Sagra dei vini<br />

Cooperativa Val Potenza<br />

GIUGNO<br />

Festa della Solidarietà<br />

Circolo ACLI<br />

Festa dello sport<br />

Comune, Associazioni<br />

sportive<br />

Sagra del prosciutto e<br />

melone<br />

Comitato Vissani<br />

Svicolando<br />

Pantagruel<br />

Marcia della Solidarietà<br />

Soc. Atletica<br />

Montecassiano<br />

Festa della birra<br />

Pro Loco<br />

LUGLIO<br />

Palio dei Terzieri<br />

Associazione Palio<br />

Concerto<br />

Banda P. Giorgi<br />

Estate montecassianese<br />

Pro Loco<br />

AGOSTO<br />

Concerto lirico-sinfonico<br />

Pro Loco, Comune,<br />

Associazione Sferisterio di<br />

Macerata<br />

Festa della Terza Età<br />

Circolo pensionati ,Pro<br />

Loco<br />

Poesie e musica<br />

Circolo “A. Scaramuccia<br />

SETTEMBRE<br />

Fiera di S. Egidio<br />

Comune, Circolo ACL<br />

OTTOBRE<br />

Festa di S. Teresa<br />

Parrocchia di S. Teresa<br />

Sagra dei “Sughitti”<br />

Pro Loco<br />

Stagione Teatrale<br />

Comune, Pro Loco<br />

NOVEMBRE<br />

Festa dell’Unità<br />

Nazionale<br />

Concerto<br />

Banda e Corale P. Giorgi<br />

DICEMBRE<br />

Festa dell’atletica<br />

Soc. Atletica<br />

Montecassiano<br />

Concerto di S. Cecilia<br />

Banda P.Giorgi<br />

Presepio artistico


<strong>MONTECASSIANO</strong><br />

PRODOTTI<br />

Da 3 generazioni la famiglia<br />

Cartechini produce un olio<br />

extravergine di oliva, nella<br />

versione affabile e rustica, con<br />

certificazione biologica, che<br />

sprigiona sapori e odori della<br />

migliore terra marchigiana.<br />

Quest’olio di qualità viene<br />

utilizzato anche per conservare<br />

verdure di prima scelta, secondo<br />

le tradizionali ricette delle<br />

nonne. Si possono così gustare<br />

pomodori secchi, peperoni<br />

grigliati, cipolle balsamiche,<br />

olive con mandorle, utilizzando<br />

poi l’olio di conserva per<br />

deliziose bruschette o per<br />

arrosti.<br />

L’oleificio Cartechini con i suoi<br />

prodotti di qualità si trova in<br />

via Collina, 13/A.<br />

Azienda vitivinicola Fattoria<br />

Forano dei Conti Lucangeli<br />

Contrada Forano, 40<br />

Appignano<br />

Tel/Fax 0733 57102<br />

www.villaforano.it<br />

info@villaforano.it<br />

La scelta accurata dei vitigni<br />

autoctoni e la vendemmia,<br />

organizzata in più fasi per<br />

raggiungere la maturazione<br />

ottimale delle uve, permettono<br />

di ottenere mosti raffinati,<br />

che si trasformano in sublimi<br />

vini rossi e bianchi, tipici della<br />

nostra regione. Rosso Piceno,<br />

Montelipa e Bulciano <strong>com</strong>e<br />

vini rossi , Monteferro e Colli<br />

Maceratesi i bianchi, tutti con<br />

Denominazione di Origine<br />

Controllata.<br />

Con il rosato Occhio di Gallo<br />

e l’acquavite di uve rosse<br />

Bulciano, tutti i vini sono<br />

custoditi nelle cantine della<br />

tenuta, poste interamente<br />

sotto il livello del terreno per<br />

mantenere immutate nel corso<br />

dell’anno i valori di umidità e<br />

temperatura.<br />

114 115


<strong>MONTECASSIANO</strong><br />

PRODOTTI<br />

Gastronomia<br />

Le delizie di Tiziana<br />

Via Tambroni, 22<br />

62010 Montecassiano<br />

0733 290802<br />

A Sambucheto un punto garantito<br />

per l’acquisto di genuini prodotti<br />

tipici.<br />

Gastronomia<br />

La bottega di campagna<br />

P.zza Leopardi<br />

62010 Montecassiano<br />

Telefono ?<br />

In pieno centro storico una sosta<br />

tra la tipicita e la bontà dei<br />

prodotti marchigiani.<br />

Salumificio<br />

La bottega di Luciano<br />

via De Gasperi, 58<br />

62010 Montecassiano<br />

Telefono ?<br />

A S. Egidio pecializzato nella<br />

produzione tradizionale di<br />

salumi e formaggi.<br />

Mielificio Valenti Silvano<br />

Via Commenda, 12<br />

62010 Montecassiano<br />

333 6156431<br />

Il connubio tra la passione nella<br />

cura delle api e la salubrità<br />

dell’aria marchigiana fanno di<br />

questo miele uno dei più rinomati<br />

sul mercato nazionale. Molino Ciccarelli Giuseppe<br />

Contrada Collina, 19<br />

62010 Montecassiano<br />

Tel/Fax 0733 598159<br />

La purezza del grano e<br />

Pastificio Fratelli Ciccarelli<br />

Via Sant’Egidio, 8<br />

62010 Montecassiano<br />

0733 598642<br />

www.pastificiociccarelli.it<br />

pastificiociccarelli@tin.it<br />

A S. Egidio tutto il sapore della<br />

pasta tradizionale, che conserva<br />

intatte la qualità delle materie<br />

prime e la passione.<br />

Cittadini Alessandro<br />

Via Nazionale, 30a<br />

62010 Montecassiano<br />

0733 599065<br />

A Sambucheto le carni suine sono<br />

scelte accuratamente e lavorate<br />

in modo attento, per salumi<br />

che assicurano un alto grado di<br />

qualità e bontà.<br />

Azienda orto-floro-vivaistica<br />

Ciucciovè Pietro<br />

0733/598020<br />

Via Fontanelle, 21<br />

Montecassiano<br />

Il calore del sole e la fertilità della<br />

terra sono garanzia della bontà<br />

dei prodotti ortofrutticoli e della<br />

bellezza dei fiori, piantati e<br />

curati nei vivai del territorio di<br />

Montecassiano.<br />

Serra Tarabelli Ezio<br />

0733/599652<br />

Via Fontanelle, 35<br />

Montecassiano<br />

la conservazione dei gesti<br />

tradizionali assicurano la qualità<br />

della farina prodotta.<br />

Carnevali Luca<br />

Via S. Anna, 3a<br />

62010 Montecassiano<br />

0733 599505<br />

3286188109<br />

Carne bovina e animali da<br />

cortile: la sicurezza della<br />

produzione biologica.<br />

Azienda agraria<br />

Giuseppucci Francesco<br />

0733/599865<br />

Via Fontanelle, 21<br />

Montecassiano<br />

116 117


<strong>MONTECASSIANO</strong><br />

RISTORA<br />

Ristorante Pizzeria Belvedere<br />

Via Garibaldi, 37/B<br />

0733 599283<br />

Ristorante Pizzeria Vesuvio<br />

Via Nazionale, 115/117<br />

0733 599291<br />

Ristorante Il Postiglione<br />

Via De Gasperi, 28<br />

0733 290244<br />

Ristorante Bar Pizzeria Leone di mare 2<br />

Via 1° luglio, 8<br />

0733 596004<br />

Ristorante Pizzeria Le Criniere<br />

Località Piane di Potenza, 58<br />

0733 290067<br />

Ristorante Pizzeria Potenza<br />

Località Vallecascia, 33/H<br />

0733 290484<br />

Ristorante Villa Quiete<br />

Via Vallecascia, 6<br />

0733 599559<br />

Ristorante Arlecchino<br />

Via Vallecascia, 40<br />

0733 598639<br />

Ristorante Osteria Corona<br />

Via Nazionale, 34 G/H<br />

0733 599881<br />

Bar Pasticceria Gelateria Fiordilatte<br />

Via Nazionale, 8/C<br />

0733 290456<br />

Bar Pasticceria Paradiso<br />

Via Nazionale, 109<br />

0733 290440<br />

Bar Pasticceria Giaconi Sergio Celso<br />

Località Piane di Potenza<br />

0733 599919<br />

Pizzeria Bar Da Cesco<br />

Via De Gasperi, 96<br />

0733 598599<br />

Pizzeria Bar Smile<br />

Via Nazionale, 2/A<br />

0733 598622<br />

Pizzeria Bar Royal Bar<br />

Via De Gasperi, 30<br />

0733 290463<br />

Bar Pizzeria Bar Del Corso<br />

Corso Dante Alighieri, 24<br />

0733 290480 - 290812<br />

<strong>MONTECASSIANO</strong><br />

RISTORA<br />

Pub Giusy Pub<br />

Via del Commercio, 57<br />

0733 599843<br />

Pub Sir McLean<br />

Via Carducci, 93<br />

0733 290457<br />

Bar Cordial Bar<br />

Via De Gasperi, 52<br />

0733 290741<br />

Bar Nuovo Bar Centrale<br />

Piazza Leopardi, 15<br />

0733 290479<br />

Bar Magic 2001<br />

Via Nazionale, 63<br />

0733 598980<br />

Bar Carletti<br />

Via Nazionale, 74<br />

0733 290458<br />

Bar Forno del Corso<br />

Via Piermanni, 8 D/E<br />

0733 598139<br />

Bar Fermanelli e Fossaroli<br />

Località Piane di Potenza, 5/B<br />

0733 290194<br />

Bar Quattroequattrotto<br />

Località Collina, 4<br />

0733 290476<br />

Bar Pettinari<br />

Via San Clemente, 6<br />

290478<br />

Bar South Park Cafè<br />

Via Garibaldi, 35/37<br />

0733 290475<br />

Bar Vintage Cafè<br />

Via Vallecascia<br />

393 9344013<br />

Kebab Alae<br />

Via Nazionale, 56<br />

Forno Borghiani<br />

Via Montelci, 10 - Via Nazionale, 49<br />

0733 599317<br />

Forno del Corso<br />

Via Piermanni - P.zza Leopardi<br />

0733 598139<br />

Panificio Pasticceria Dolce Forno<br />

Via dell’Artigianato - Via Garibaldi, 1<br />

0733 599119<br />

118 119


<strong>MONTECASSIANO</strong><br />

RISTORA<br />

Hotel Ristorante Recina Hotel (****)<br />

Località Vallecascia, 40 Montecassiano<br />

Tel 0733 598639 - Fax 0733 598964<br />

www.recinahotel.it<br />

Hotel Ristorante Villa Quiete (****)<br />

Via E.Mattei, 5 Montecassiano<br />

Tel/ Fax 0733 599559<br />

Bed & Breakfast Villa Commenda -<br />

Serangeli Raffaella<br />

Località Commenda, 47 Montecassiano<br />

Tel 0733 598136 - Fax 0733 598136<br />

www.villa<strong>com</strong>menda.it<br />

<strong>MONTECASSIANO</strong><br />

RISTORA<br />

Ristorante e affittacamere Belvedere<br />

– Cesini e Moschini Snc<br />

Via Garibaldi, 37/B Montecassiano<br />

Tel/ Fax 0733 599283<br />

Affittacamere Letto e Riletto<br />

Via Bachelet, 33 Montecassiano<br />

Tel/ Fax 0733 290890<br />

Country House Liolà<br />

Località Piane Potenza, 9 Montecassiano<br />

Tel/ Fax 0733 290365<br />

120 121


DA <strong>MONTECASSIANO</strong> A ...<br />

Da Montecassiano è facile raggiungere tanto le spiagge dorate<br />

dell’Adriatico quanto i “Monti Azzurri” che si stagliano all’orizzonte.<br />

Ancora più vicini sono città e borghi medievali che possono vantare<br />

una ricchezza architettonica, storica e ambientale di alto livello.<br />

A soli 11 km di distanza da Montecassiano si trova Macerata,<br />

capoluogo di provincia, distesa sui colli della dorsale che divide la<br />

valle del Chienti da quella del Potenza, a 314 s.l.m.<br />

Storicamente Macerata nasce dalle ceneri dell’insediamento romano<br />

di Helvia Ricina, distrutto nel 408 d.c, che sorgeva a poca distanza<br />

dall’attuale sito e a cui la città deve etimologicamente il suo nome. I<br />

resti dell’antico insediamento sono ancora visibili presso la frazione<br />

di Villa Potenza.<br />

MACERATA<br />

Effettivamente, però, Macerata si costituisce in Comune nella<br />

seconda metà del X secolo, con la fusione di Poggio San Giuliano e<br />

del Castello, sottrattisi all’autorità del vescovo di Fermo.<br />

Conserva in buono stato la cinta muraria quattro - cinquecentesca,<br />

che circonda il centro storico dalla caratteristica forma trapezoidale.<br />

Molteplici sono i monumenti storici di Macerata, palazzi signorili ed<br />

edifici religiosi sorti tra il XVI e il XIX secolo.<br />

Tra questi va ricordato lo Sferisterio, grandiosa costruzione<br />

neoclassica eretta nel 1829, su disegno di Ireneo Aleandri per l’obolo<br />

spontaneo dei Cento Consorti, maceratesi che vollero dotare lo città<br />

di uno spazio in cui praticare il gioco della “Palla al bracciale”, allora<br />

molto in voga. Per la prima volta negli anni Venti del ‘900, e poi<br />

in modo regolare dal 1967,<br />

ogni estate l’Arena Sferisterio<br />

è lo scenario di una prestigiosa<br />

Stagione lirica, che rende<br />

Macerata famosa nel mondo e<br />

meta di migliaia di turisti e di<br />

amanti del bel canto. Nomi di<br />

prestigio si sono avvicendati sul<br />

palco e alla direzione artistica<br />

della stagione, primo fra tutti il<br />

recanatese Beniamino Gigli, che<br />

qui si esibì nel 1927.<br />

11 Km<br />

122 123


APPIGNANO<br />

Appignano, a 200 metri s.l.m., ha un centro medievale ancora<br />

circondato in parte da mura, a cui si accede attraverso Porta Vittorio<br />

Emanuele. Poco distante si trova la chiesetta dei Santi, il cui altare è<br />

arricchito da una tela quattrocentesca raffigurante la Madonna. Del<br />

‘400 è anche il campanile cuspidato che sovrasta la Parrocchiale di<br />

S. Giovanni Battista, il cui interno, ad una navata, è ricco di opere<br />

antiche. Vi si trova infatti lo “Sposalizio di S. Caterina”, tela di Ernst<br />

de Schaichis, una tavola cinquecentesca raffigurante la Madonna<br />

con Bambino e Santi, e un organo del 1753.<br />

A poca distanza dal paese, al di là del torrente Monocchia, si incontra<br />

il Convento di Forano, originario del XIII secolo, in cui soggiornò<br />

S. Francesco d’Assisi. La chiesa conserva l’originaria porta chiodata,<br />

mentre il portale è in stile gotico contornato da affreschi del XIV<br />

secolo. L’interno ad una navata è ricco di altari in legno e resti di<br />

affreschi, frutto però di rifacimenti successivi. Appignano, oltre al<br />

patrimonio storico-culturale, vanta anche mobilifici e industrie tessili<br />

fiorenti ed una tradizione secolare nell’artigianato della ceramica.<br />

9,5 Km<br />

RECANATI<br />

Dall’antica via romana che attraversa le frazioni di Montecassiano si<br />

giunge a Recanati, città natale di Gia<strong>com</strong>o Leopardi, Vate nazionale<br />

dell’800.<br />

Non c’è angolo della Recanati antica che non parli di lui, a partire<br />

da piazza Leopardi, centro della cittadina. Sistemata negli ultimi<br />

decenni dell’800, la piazza è dominata dal Palazzo Comunale,<br />

imponente costruzione in laterizi. L’ampio portico ospita numerose<br />

lapidi <strong>com</strong>memorative, così <strong>com</strong>e l’antica biblioteca, ricca di cimeli<br />

in ricordo di un altro grande recanatese, Beniamino Gigli, testimone<br />

del bel canto in tutto il mondo. Il Palazzo ospita anche il Museo<br />

della Chitarra, intitolata a Oliviero Pigini, fondatore della Eko, casa<br />

produttrice di chitarre nota a livello mondiale.<br />

Al centro della piazza troneggia il monumento raffigurante Leopardi,<br />

eretto in occasione del centenario della nascita del poeta, nel 1898,<br />

mentre sulla sinistra si staglia, con i suoi 36 metri di altezza, la Torre<br />

del Borgo, risalente al XII secolo.<br />

Le vie e le piazze di Recanati sono intitolate agli emozionanti carmi<br />

del Poeta, a partire da piazza Sabato del Villaggio, su cui si affaccia<br />

Casa Leopardi, in cui nacque e visse il Vate, tuttora abitata dai suoi<br />

discendenti. All’interno è ospitata la Biblioteca Leopardiana, ricca<br />

di circa 15000 pezzi tra libri, scritti, recensioni e riviste. Attigua al<br />

Palazzo è la chiesa di S. Maria di Monte Morello, rifatta nel 1581<br />

da due antenati del poeta e in cui lo stesso fu battezzato. Di fronte<br />

si trovano le antiche scuderie, con l’abitazione di Silvia, figlia del<br />

cocchiere di casa Leopardi. Collegato a palazzo Leopardi è il “Centro<br />

nazionale di Studi leopardiani”, meta di studiosi e turisti da tutto il<br />

mondo.<br />

Altro luogo ispirato alla poesia leopardiana è il Colle dell’Infinito,<br />

sommità del Monte Tabor, da cui si gode un panorama vastissimo,<br />

cantato a soli 21 anni da Gia<strong>com</strong>o nell’omonima poesia. Sul colle si<br />

trova un antico convento che attualmente ospita il “Centro mondiale<br />

della Poesia e della Cultura G. Leopardi”.<br />

15 Km<br />

124 125


MONTELUPONE<br />

A Montelupone sono state attribuite la certificazione Touring Club<br />

della Bandiera Arancione e la denominazione di uno dei borghi più<br />

belli d’Italia. Posto sul versante del fiume Potenza, Montelupone<br />

conserva le mura, torri di avvistamento, porte e tracce di sistemi<br />

difensivi.<br />

Si entra nel centro storico attraverso la Porta del Cassero, incontrando<br />

subito i giardini pubblici, da cui si gode un panorama che va dai<br />

Monti Sibillini al Conero, abbracciando il litorale adriatico da<br />

Numana a Civitanova Marche.<br />

La centrale piazza del Comune è dominata dal trecentesco Palazzo<br />

del Podestà, sede della Pinacoteca civica, in cui si trovano opere,<br />

provenienti sia da collezioni private che da enti religiosi, attinenti<br />

alla vita del paese. Annessa al palazzo è la Torre Civica, ornata da<br />

un’orlatura ghibellina, in cui si trovano lo stemma più antico della<br />

città, l’ orologio civico e il grande campanone in bronzo fuso.<br />

Sulla piazza si trova anche il Palazzo Comunale del ‘300, che ospita<br />

il teatro “Nicola Degli Angeli” e il Museo delle Arti e dei Mestieri<br />

antichi. Poco distante c’è la chiesa di S. Francesco, costruita nel 1251<br />

e rinnovata più volte, che conserva il portale e l’abside originali.<br />

15 Km<br />

MONTEFANO<br />

A soli 8 km da Montecassiano c’è un altro interessante borgo antico,<br />

Montefano, a 250 metri s.l.m., sulla cresta dei torrenti Fiumicello e<br />

Monocchia.<br />

Montefano si trova nelle vicinanze dell’antica Veragra, stazione<br />

militare romana distrutta all’inizio del VI sec. d.C dai barbari. Gli<br />

abitanti, per sfuggire al saccheggio, si spostarono verso la collina<br />

di Montefano, su cui si ergeva una rocca, dando inizio ai primi<br />

insediamenti da cui si sviluppò poi il centro.<br />

La piazza principale del paese è dominata dallo storico Palazzo<br />

Municipale, attualmente sede solo della Sala consiliare. Il Palazzo,<br />

sormontato dalla Torre Civica, ospita al suo interno il Teatro<br />

<strong>com</strong>unale della Rondinella, il cui cartellone annuale è ricco di<br />

importanti appuntamenti. Il disegno del Teatro è opera dell’ingegnere<br />

Tombolini, che si ispirò alla Fenice di Venezia. Degne di nota sono<br />

le tele sul soffitto, con le allegorie delle Muse Tersicore, Euterpe,<br />

Talia e Melpomene.<br />

Dietro al Palazzo municipale è la Collegiata di San Donato, in cui si<br />

trovano una targa romana e le spoglie di Sant’ Onorio e San Saverio.<br />

Le mura quattrocentesche che cingono il centro storico conservano<br />

intatto il torrione.<br />

La chiesa di S. Maria custodisce una tela di Claudio Ridolfi, mentre<br />

la chiesa di S. Filippo è un grazioso esempio di arte barocca.<br />

126 127<br />

8 Km


Montecassiano:<br />

cultura e istruzione<br />

UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO<br />

In collaborazione con la Pro Loco, il Cif, il Circolo Culturale “A.<br />

Scaramuccia” e il Palio dei Terzieri, l’ Amministrazione Comunale<br />

ha organizzato l’Universita’ del Tempo Libero per coinvolgere la<br />

cittadinanza in un percorso di scoperta e di impiego delle abilità<br />

personali, per acquisire o confermare nuove <strong>com</strong>petenze indipendentemente<br />

dall’età o dalla formazione culturale.<br />

La sede è presso l’ Ufficio turistico di via Dante<br />

ISTITUTO MUSICALE O. SVAMPA<br />

Il Conservatorio “G.B. Pergolesi” di Fermo, Istituto di Alta Formazione<br />

artistica e musicale , ha stipulato una convenzione con il<br />

Comune di Montecassiano per intraprendere una collaborazione<br />

professionale con la scuola <strong>com</strong>unale di musica intitolata a Svampa,<br />

musicista ed etnomusicologo montecassianese .<br />

Scopo della scuola è l’attivazione di corsi orientamento musicale per<br />

l’apprendimento degli strumenti e per l’educazione al canto. Il personale<br />

docente impiegato è segnalato dal Conservatorio, preposto<br />

anche all’ organizzazione dei piani di studio.<br />

La sede dell’Istituto O. Svampa è ubicata presso l’Ufficio turistico<br />

di via Dante, con i corsi che <strong>com</strong>inceranno nell’a.s. 2007-08.<br />

ISTITUTO COMPRENSIVO G. CINGOLANI<br />

Le scuole di Montecassiano offrono un’offerta formativa che include<br />

la scuola dell’infanzia, la primaria e la secondaria di primo<br />

grado. Quest’ultima è presente soltanto nel capoluogo e occupa i<br />

due terzi dell’ex Convento delle Clarisse, mentre gli altri ordini scolastici<br />

sono presenti anche nella frazione di Sambucheto.<br />

L’Istituto è intitolato al pittore montecassianese G. Cingolani.<br />

COMUNE DI <strong>MONTECASSIANO</strong><br />

(Provincia di Macerata)<br />

Cap. 62010, Via Verdi, 2<br />

Comune: 0733 299811<br />

Fax: 0733 299898<br />

e-mail: ufficio.segreteria@<strong>com</strong>une.montecassiano.mc.it<br />

www.<strong>com</strong>une.montecassiano.mc.it<br />

ProLoco: 0733 290141<br />

Vigili Urbani: 0733 598240<br />

Carabinieri: 0733 598114<br />

Distretto sanitario: 0733 598110<br />

Guardia medica: 0733 598684; 118<br />

Ufficio turistico: 0733-299811<br />

e-mail: ufficio.turistico@<strong>com</strong>une.montecassiano.mc.it<br />

L’UFFICIO TURISTICO<br />

L’assegnazione della bandiera Arancione per l’anno<br />

2007 da parte del Touring Club d’ Italia al<br />

Comune di Montecassiano ha spinto l’Amministrazione<br />

<strong>com</strong>unale a istituire, presso il Palazzo<br />

dei Priori, un Ufficio turistico gestito in collaborazione<br />

con l’Associazione Palio.<br />

Alla conduzione dell’Ufficio turistico si alterna-<br />

no volontari locali e tirocinanti delle Facoltà di<br />

Scienze della Comunicazione e dei Beni Culturali<br />

dell’ Università di Macerata.<br />

Orari di apertura<br />

Periodo invernale :orari uffici <strong>com</strong>unali.<br />

Periodo estivo (Maggio-Ottobre):<br />

Lunedì – Giovedì dalle 17 alle 19<br />

Venerdì e Sabato dalle 10 alle 11.<br />

128 129


Servizio fotografico: Armando Pettinari<br />

www.armandostudio.it<br />

info@armandostudio.it<br />

Le fotografie.<br />

pag. 83-92 di Lorenzo Spernanzoni<br />

di pag. 104 di Giuliano Marconi<br />

pag.107 di Delio Melagrani<br />

Computergrafica: Luigi Ricci<br />

www.luigiricci.it<br />

riccilui@tin.it<br />

Le ricette<br />

di Rosalba Rocco<br />

Stampa: Bieffe<br />

www.bieffesrl.<strong>com</strong><br />

info@beffesrl.<strong>com</strong><br />

luglio 2007<br />

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