Per il restauro e la conservazione <strong>del</strong> monumentale Monte <strong>di</strong> Pietà sono state scelte le soluzioni ed i materiali in pura calce idraulica naturale TASSULLO. Perché un’opera così bella merita almeno altri 500 anni... www.tassullo.com Il Monte <strong>di</strong> Pietà <strong>di</strong> Forlì è stato costruito 500 anni fa... ma non è mai stato così nuovo.
Jan FABRE e l‘opera CROCE CON SOLI (1987) penna Bic su carta, 238 x 165 cm; Collezione privata, Belgio; Courtesy Angelos/Jan Fabre Ph. Giuseppe Fioriello Il progetto, primo assoluto al Culture Programme <strong>del</strong>la Commissione europea, vede la <strong>Puglia</strong> come location privilegiata. WATERSHED, alla lettera “spartiacque”, ha metaforicamente il significato <strong>di</strong> “svolta”. È questo, infatti, il nuovo corso <strong>di</strong> INTRA- MOENIA EXTRA ART, iniziativa con cui, negli ultimi anni, abbiamo portato l’arte contemporanea nei più suggestivi castelli e palazzi storici <strong>di</strong> <strong>Puglia</strong>, un progetto che è stato ritenuto mo<strong>del</strong>lo d’eccellenza anche per l’Europa, risultando primo assoluto al Programma Cultura <strong>del</strong>la “INTRAMOENIA EXTRA ART / WATERSHED” porta Jan Fabre a Barletta <strong>di</strong> Giusy Caroppo* Commissione Europea per il <strong>2012</strong>. Oggi Watershed, dopo numerose “azioni” che ne caratterizzano la multi<strong>di</strong>sciplinarietà e la versatilità nell’adattarsi ai <strong>di</strong>fferenti luoghi ospitanti, punta a Barletta, in <strong>Puglia</strong>, dove da novembre a febbraio, l’outsider fiammingo Jan Fabre sceglie come location d’eccezione la Pinacoteca Giuseppe De Nittis, nel barocco Palazzo <strong>del</strong>la Marra, fino ad oggi deputato esclusivamente all’arte <strong>del</strong>l’800 e sede permanente <strong>del</strong>la collezione <strong>del</strong> noto impressionista italiano. Jan Fabre trae il titolo <strong>del</strong>la mostra da un’opera esposta, Art is a medusa, perché l’iniziativa, un po’ come le meduse, belle e tuttavia urticanti, s’insinua impertinente in questo santuario <strong>del</strong>l’arte più tra<strong>di</strong>zionale: ma Fabre è stato il primo artista contemporaneo ad occupare il Louvre e questo può bastare a 55 Mostre rompere la tra<strong>di</strong>zione. Esaltando le architetture interne <strong>del</strong> Museo, il grande fiammingo snoda un percorso visionario ed intimo, in controtendenza con le sue ultime mostre: due film d’annata, Tivoli e Schelda/Questa pazzia è fantastica!, e rari <strong>di</strong>segni realizzati con la penna biro blu, risalenti a più <strong>di</strong> vent’anni fa, molti <strong>del</strong>la propria collezione privata, quin<strong>di</strong> particolarmente preziosi. Da pensieri visivi come Art is a medusa, a Art is my home, Art sucks from life, Life sucks on art, L’orecchio e l’occhio <strong>del</strong>la pelle, piccoli formati, esposti in maniacale sequenza, che raccontano <strong>di</strong> metamorfosi e simbiosi, sino ai gran<strong>di</strong> quadri abitati da soluzioni grafiche al negativo, decoupage con spade, pugnali, girandole <strong>di</strong> soli e falci <strong>di</strong> luna. Tratte dal ciclo L’Ora Blu (1987- 1992) raccontano <strong>di</strong> “un blu <strong>di</strong>