Ali del Levante N.54 Dicembre 2012 - Aeroporti di Puglia
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Fontana <strong>di</strong> Trevi se non una facciata<br />
plastica che irra<strong>di</strong>a magnificenza in<br />
uno stretto spazio urbano altrimenti<br />
insignificante?<br />
Tutta l’e<strong>di</strong>lizia ottocentesca, ancora<br />
legata alla composizione simmetrica e<br />
quella <strong>del</strong> movimento moderno, alla<br />
ricerca <strong>di</strong> equilibri ponderali tra pieni e<br />
vuoti, è stata realizzata con una particolare<br />
attenzione alla geometria e ai<br />
materiali con i quali si componevano e<br />
costruivano le facciate. Quando architettura<br />
ed urbanistica non erano <strong>di</strong>vise<br />
non era concepibile pensare in modo<br />
separato la costruzione <strong>del</strong>l’e<strong>di</strong>ficio e<br />
lo spazio urbano nel quale si sarebbe<br />
collocato. Ma la grande <strong>di</strong>mensione dei<br />
fenomeni <strong>di</strong> inurbamento indotti dalla<br />
rivoluzione industriale costrinse ad<br />
introdurre nuovi parametri <strong>di</strong> progetto,<br />
<strong>di</strong> natura regolativa e quantitativa,<br />
grazie ai quali l’urbanistica assunse<br />
caratteristiche <strong>di</strong>sciplinari proprie. Il<br />
<strong>di</strong>stacco tra architettura ed urbanistica<br />
segna l’inizio <strong>del</strong> declino <strong>di</strong> un modo <strong>di</strong><br />
costruire le case e gli spazi pubblici <strong>di</strong><br />
relazione. Il movimento moderno, sia<br />
nella versione “europea” rappresentata<br />
dal Bauhaus e da Le Corbusier, sia<br />
nella versione “americana” rappresentata<br />
da F.L. Wright , nascevano come<br />
contestazione <strong>del</strong>la città ottocentesca<br />
e avevano in nuce una visione sostanzialmente<br />
antiurbana. La città <strong>di</strong> Le<br />
Corbusier è un territorio vasto, strutturato<br />
sulla mobilità automobilistica,<br />
dove prevale un ambiente naturale sul<br />
quale si ergono e<strong>di</strong>fici residenziali o<br />
<strong>di</strong>rezionali.<br />
La città <strong>di</strong> Wright è <strong>di</strong>chiaratamente<br />
antiurbana, è una conferma <strong>del</strong>la casa<br />
unifamiliare immersa nella natura,<br />
pre<strong>di</strong>letta dal pionierismo americano,<br />
un manifesto <strong>del</strong>la città <strong>di</strong>ffusa.<br />
L’invenzione <strong>del</strong>l’automobile fa nascere<br />
nuovi miti e nuovi riti. Il futurismo<br />
ne fa un simbolo <strong>di</strong> energia rinnovatrice.<br />
Le Corbusier è entusiasta <strong>del</strong> macchinismo<br />
fino a <strong>di</strong>chiarare la casa una<br />
“machine a habiter”. L’automobile non<br />
solo <strong>di</strong>venta la padrona incontrastata<br />
<strong>del</strong>la città, ma <strong>di</strong>venta lo strumento<br />
principe <strong>del</strong>la <strong>di</strong>spersione urbana, <strong>del</strong>lo<br />
sprawl, <strong>del</strong>l’ estensione senza confini<br />
<strong>di</strong> agglomerati incoerenti <strong>di</strong> residenze,<br />
fabbriche, centri commerciali, parchi<br />
<strong>di</strong>vertimenti, outlet. Costruzioni queste<br />
ultime nelle quali è raro se non impossibile<br />
trovare traccia <strong>di</strong> facciate pensate<br />
per comunicare qualcosa al pubblico.<br />
Sono poco più <strong>di</strong> capannoni <strong>del</strong>iberatamente<br />
chiusi verso l’esterno, non<br />
lasciano trapelare nulla, e lanciano un<br />
messaggio univoco: solo “dentro” puoi<br />
trovare comfort, sicurezza, opportunità<br />
<strong>di</strong> consumo e <strong>di</strong> svago, mentre<br />
“fuori”, negli spazi pubblici <strong>di</strong>sertati<br />
o degradati, c’è insicurezza, nessuna<br />
o poca offerta commerciale e devi<br />
confrontarti con le <strong>di</strong>fferenze sociali,<br />
culturali, etniche che <strong>di</strong>stinguono la<br />
città contemporanea. La facciata è stata<br />
contestata anche dalle correnti organiciste<br />
<strong>del</strong>l’architettura moderna che<br />
hanno pre<strong>di</strong>cato il riscontro formale<br />
tra la struttura compositiva <strong>del</strong>l’organismo<br />
architettonico e ciò che appare<br />
all’esterno. Le facciate barocche che<br />
tra<strong>di</strong>scono la struttura “naturale” <strong>del</strong>l’organismo<br />
architettonico sono viste<br />
come inganno manipolatore.<br />
Da questo sommario excursus possiamo<br />
trarre una conclusione: la demolizione<br />
<strong>del</strong>lo spazio pubblico urbano è<br />
andata <strong>di</strong> pari passo con la demolizione<br />
<strong>del</strong>la composizione formale e materiale<br />
<strong>del</strong>le facciate. Ma è <strong>del</strong> tutto fuorviante<br />
pensare ad un ritorno al passato, alla<br />
riproduzione in copia <strong>di</strong> tessuti urbani<br />
ed e<strong>di</strong>fici <strong>del</strong> passato.<br />
Camillo Sitte considerato padre<br />
spirituale <strong>del</strong> “New urbanism”<strong>di</strong>ceva<br />
in modo inequivocabile: “la<br />
vita moderna,con le nostre tecniche <strong>di</strong><br />
costruzione,non permette una fe<strong>del</strong>e imitazione<br />
dei complessi urbani antichi e bisogna<br />
riconoscerlo se non vogliamo perderci in vane<br />
fantasticherie. Le esemplari creazioni dei maestri<br />
d’altri tempi devono restare vive ma non<br />
me<strong>di</strong>ante un’imitazione senz’anima. Occorre<br />
esaminare quello che c’è <strong>di</strong> essenziale in quelle<br />
opere e adattarlo, in modo significativo, alle<br />
con<strong>di</strong>zioni moderne “ (L’arte <strong>di</strong> costruire<br />
le citta, pag.143, Jaca book).<br />
Abbandonando nostalgie regressive<br />
possiamo lavorare per un “ritorno alla<br />
13<br />
Ambiente<br />
città”, per una riqualificazione urbana<br />
e territoriale che restituisca valore agli<br />
spazi pubblici <strong>di</strong> relazione, a piazze<br />
e strade animate dal commercio,<br />
all’estensione <strong>del</strong>le aree pedonali, a<br />
ridurre l’uso <strong>del</strong>l’ automobile e incentivare<br />
il trasporto pubblico. Con<strong>di</strong>zioni<br />
che si possono creare a patto <strong>di</strong> una<br />
densificazione urbana che contrasti il<br />
consumo <strong>di</strong> suolo e lo sprawl.<br />
Il “ritorno alla città”, alla mescolanza<br />
<strong>di</strong> funzioni, a spazi pubblici accoglienti,<br />
è ravvisabile nei quartieri sostenibili costruiti<br />
negli ultimi anni, come Vauban<br />
a Friburgo, Hammerby a Stoccolma,<br />
Millennium village a Londra nei quali<br />
la partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni ha avuto<br />
un ruolo decisivo. “Mixed use, public<br />
space” è il motto <strong>di</strong> Richard Rogers che<br />
in qualità <strong>di</strong> Chief Advisor <strong>del</strong> governo<br />
inglese per le aree urbane non si<br />
è limitato ad esportare la griffe,maha<br />
approfon<strong>di</strong>to i temi <strong>del</strong>la città.<br />
La ricostruzione <strong>di</strong> spazi pubblici<br />
porta con sè il ri<strong>di</strong>segno degli e<strong>di</strong>fici,<br />
una cura per le facciate che, nella<br />
progettazione contemporanea, si affida<br />
prevalentemente a buoni serramenti,<br />
sobri ed eleganti design, resistenza dei<br />
materiali alle intemperie, facile manutenibilità.<br />
Sono i dettagli che fanno<br />
la qualità. Nella città <strong>di</strong> Terni appare<br />
evidente quanto Mario Ridolfi abbia<br />
impregnato <strong>del</strong> suo pensiero la città<br />
che peraltro l’ha onorato de<strong>di</strong>candogli<br />
la piazza principale. Negli e<strong>di</strong>fici da lui<br />
progettati e in quelli che si possono<br />
classificare come “ridolfismi”, un elemento<br />
<strong>di</strong> facciata non può non balzare<br />
agli occhi: le ringhiere in ferro dei<br />
balconi che attirano l’attenzione per la<br />
cura con la quale sono state <strong>di</strong>segnate e<br />
realizzate.<br />
“ Il ritorno alla città” si fa con la ricostruzione<br />
<strong>del</strong>la scena urbana, con la<br />
riunificazione <strong>di</strong> urbanistica ed architettura,<br />
con una progettazione <strong>del</strong>l’e<strong>di</strong>ficio<br />
attenta allo spazio pubblico<br />
e viceversa, con la partecipazione dei<br />
citta<strong>di</strong>ni, con un punto <strong>di</strong> vista con<strong>di</strong>viso:<br />
restituire qualità e <strong>di</strong>gnità al vivere<br />
urbano.<br />
(*) Coor<strong>di</strong>natore <strong>del</strong>la Biennale <strong>del</strong>lo spazio pubblico