Lezione XV - Il Rinascimento artistico; sua ... - Francesco Ridolfi
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Cappella Sistina. I cartoni, che come si usava allora non vennero restituiti,<br />
rimasero nei Paesi Bassi, destando un’enorme impressione sugli artisti che ebbero<br />
così l’opportunità di vedere per la prima volta lo svolgimento compositivo di<br />
un’arte nuova, dall’essenzialità prospettica e anatomica, tanto diversa dall’analisi<br />
realistica del particolare che caratterizzava la produzione fiamminga; gli arazzi<br />
furono eseguiti nella bottega di P. van Aelst con la collaborazione di B. van Orley<br />
che entrò così in contatto con la pittura romana; assunto a Bruxelles da<br />
Margherita d’Austria, influì su J. Mostaert, olandese, che si aprì alle suggestioni<br />
del nuovo stile, oltre il minuzioso descrittivismo e i colori netti.<br />
Nasce dunque con il Gossaert e più tardi con J. Van Scorel che, passando per<br />
Venezia, fu a Roma dal 1521 al ’24 e potè giovarsi della protezione del papa<br />
fiammingo Adriano Vi, quella corrente di “italianisants” che una volta rientrati in<br />
patria divulgarono nel nord Europa i segreti della prospettiva, delle proporzioni e<br />
dell’anatomia. Ma l’inclinazione al fiabesco e alla ridondanza ornamentale fece sì<br />
che nelle opere di questi artisti il repertorio decorativo rinascimentale delle<br />
“grottesche, ammirate nella Domus aurea, proliferasse nella più sfrenata orgia<br />
decorativa, innestandosi senza sforzo sul ceppo fiammeggiante del gotico; essi<br />
portarono all’eccesso anche il gusto della figura ”serpentinata”di Michelangelo,<br />
trasformata in uno sfoggio di anatomia da culturista, con corpi nerboruti e<br />
possenti, avviluppate in pose innaturali; contribuendo al precoce slittamento del<br />
<strong>Rinascimento</strong> nei compiaciuti virtuosismi e nelle dotte contaminazioni del<br />
Manierismo. J. Van Scorel rappresentò in Olanda il primo aspetto delle influenze<br />
venete e romane (michelangiolesche), successivamente diffuso in un’intera<br />
generazione (vedi lez. n.19).<br />
P. Grammorseo operò a Casale dal 1521 al ’23 come aiuto di Gian Martino<br />
Spanzotti; P. Coecke van Aelst, tornato in patria nel 1527 da un lungo soggiorno<br />
in Italia, contribuì a diffondere il linguaggio formale del <strong>Rinascimento</strong> italiano,<br />
pubblicando nel ’39 la traduzione del trattato del Serlio sull’architettura e “Le<br />
invenzioni di colonne”, opera ricavata da Vitruvio; Joos van Cleve, ritrattista, fu a<br />
Genova dal 1526 al ’28, accogliendo modi leonardeschi, il chiaroscuro, che influì<br />
anche sulla pittura di A. Benson e di A. Isembrant. L’influsso di Raffaello si avverte<br />
in L. Blondeel che fu in Italia e operò a Bruges anche come scultore e architetto.<br />
Al movimento dei fiamminghi del secolo <strong>XV</strong>I è fatto risalire il fenomeno del<br />
“romanismo”; si definiscono “romanisti” o “romanizzanti” quei pittori stranieri che<br />
ebbero in comune un programma di studio dell’antico, di Michelangelo e di<br />
Raffaello; sorse una loro associazione, fondata a Roma nel 1572. Gli artisti<br />
intraprendevano il viaggio in Italia per assorbire direttamente alle fonti<br />
quell’ideale dell’antichità classica e del <strong>Rinascimento</strong> che in tutta Europa si<br />
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