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Lezione XV - Il Rinascimento artistico; sua ... - Francesco Ridolfi

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Spaz, Spatio, Spazzio, Spacio, Spazzo, Spezzo, Spezza, Spatz), originari di Lanzo,<br />

furono attivi fin oltre il secolo <strong>XV</strong>III, anche in altre parti d’Europa, così come i<br />

Carlone (Carloni dal secolo <strong>XV</strong>III), originari, un ramo di Scaria e un altro di Rovio, i<br />

Canevale (Ganeval, Kanneval); i De la Porta de Riva, i De Verda, I Taddei (Tade) di<br />

mandria e gli Allio (Lalio o Aglio) di Scaria operarono solo in Stiria e in Carinzia.<br />

Anche le corti arciducali, residenze dell’imperatore, di Graz, Innsbruck,<br />

Klagenfurt, Linz e quella arcivescovile di Salisburgo accolsero molti artisti italiani<br />

nel corso del ‘500.<br />

Domenico Allio, educato al gusto soprattutto veneto, figlio di Martino, citato come<br />

capomastro a Radkersburg verso il 1520 (il più antico membro di una numerosa<br />

famiglia di artisti, dediti soprattutto ad una attività costruttiva, sia come architetti,<br />

sia come muratori) fu chiamato nel ‘40 per ricostruire Klagenfurt, distrutta da un<br />

incendio, e fortificarla all’italiana; nel ’44 fu nominato architetto della Carinzia,<br />

lavorò a Vienna nel bastione dei domenicani; nel ’45 diresse i lavori di<br />

fortificazione di Marburg, Radkersburg, Pettau e Furstenfeld. Nel ’53 fu nominato<br />

architetto reale, due anni dopo fu eletto da Ferdinando I capo architetto delle<br />

borgate croate; nel ’58 fu nominato nobile. Le sue opere più importanti sono la<br />

ricostruzione dell’immenso castello con cisterna di cui resta la scala eretta nel ’54<br />

(a Graz con 80 connazionali), e i Landhaus, iniziato dopo il ’58 e ultimato dopo la<br />

<strong>sua</strong> morte nel ’80 da Giuseppe Vintana che, passato poi a Klagenfurt, fu destituito<br />

dalle autorità perché non volle convertirsi al protestantesimo. L’Allio fu il<br />

fondatore della scuola che sin nel tardo ‘600 continuerà a diffondere in Stiria e in<br />

Carinzia le regole da lui enunciate; acquisendo modi più plastici, si avvicinò<br />

sempre di più ai modi manieristici.<br />

In Boemia e in Moravia il <strong>Rinascimento</strong> italiano penetrò molto presto; l’ala del<br />

castello di Praga, detta di Vladislao (1483-’93) ha già tracce del nuovo gusto nelle<br />

porte e nelle finestre; nel castello moravo di Tovacoc alcune soluzioni<br />

architettoniche prendono le mosse dal palazzo di S. Marco (poi di Venezia) a<br />

Roma. Verso il 1530, quando la corona del regno di Boemia e la Moravia<br />

passarono agli Asburgo, gli architetti italiani vennero in compagnie ben<br />

organizzate, disposti a venire incontro ai desideri dei loro clienti. Sorsero edifici in<br />

splendido stile rinascimentale come il Belvedere della regina Anna nel giardino di<br />

corte dello Hradcany, residenza degli Asburgo fino alla guerra dei Trent’anni; vi<br />

lavorò dal 1536 al ‘50 Paolo della Stella, architetto e scultore, che l’imperatore<br />

Ferdinando definì “fabricae nostrae pragensis magister”, attivo anche in Polonia,<br />

morto a Praga nel ’52. Si sa che nella direzione dei lavori furono in seguito Pietro<br />

Ferabosco, Jacopo Spazio e Giovanni Maria Speciecasa. Lo stesso imperatore fece<br />

costruire nel ’55 il casino di caccia nel parco reale, decorato in stucco in modo<br />

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