Lezione XV - Il Rinascimento artistico; sua ... - Francesco Ridolfi
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greci; essi divennero anche i più dotti e attivi matematici teorici. L’indagine sulla<br />
prospettiva si affermò con i pittori Masaccio, Piero della Francesca, Paolo Uccello,<br />
ecc., e con gli scultori Donatello e Ghiberti; il termine “prospectiva” è entrato nel<br />
linguaggio comune a indicare la ”scienza della rappresentazione”, talvolta<br />
accompagnata dagli aggettivi “pingendi” o “pratica”, per distinguere la nuova<br />
disciplina da quella che per secoli era stata oggetto di studio di filosofi, ossia la<br />
“scienza della visione” di origine greca, conosciuta nel Medioevo come<br />
”perspectiva communis” o “naturalis”, un’intuizione visiva che studiava il<br />
fenomeno della visione come fatto fisico.<br />
Nel “De prospectiva pingendi” (1474) Piero della Francesca pone l’esigenza teorica<br />
di trasformare le osservazioni empiriche in “vera scientia”, cioè in dimostrazioni<br />
matematiche; egli si rende conto che le deformazioni che subiscono le figure<br />
quando il nostro occhio le guarda sottostanno a delle leggi matematiche precise e<br />
determinabili; il descrivere un oggetto non a partire dall’oggetto stesso ma dai<br />
vari modi secondo i quali è possibile osservarlo, l’idea cioè di dare maggiore<br />
importanza alle leggi di rappresentazione, è l’idea più originale e moderna che<br />
ispira tutto il trattato.<br />
Tra i puri teorici domina la personalità di Luca Pacioli, autore del “De divina<br />
proportione”, pubblicato nel 1509; egli applica i principi geometrici alla<br />
architettura e allo studio delle proporzioni del corpo umano, chiama il rapporto<br />
tra un segmento e la <strong>sua</strong> sezione aurea (parte dello stesso media proporzionale<br />
tra l’intero e la rimanenza) “proporzione divina” e vuole metterlo a fondamento<br />
della perfezione estetica di un edificio e dello stesso corpo umano; così nel<br />
canone della figura umana di Leonardo l’ombelico divide l’altezza totale secondo<br />
la sezione aurea. <strong>Francesco</strong> di Giorgio Martini, Piero della Francesca e Luca Pacioli<br />
furono attivi alla corte di Urbino, dove si formò con Luciano Laurana l’ideale<br />
geometrico dall’estrema purezza, irradiandosi poi fino ad influenzare tutte le<br />
scuole del <strong>Rinascimento</strong>.<br />
Nel 1505 il francese J. Pelerin (Viator) scrisse un trattato sulla prospettiva,<br />
rifacendosi ai testi dell’Alberti: “Les Italz tiennent la palme” - così egli affermò, il<br />
primo a diffondere nel nord il rapporto arte - scienza, ormai consolidato in Italia.<br />
Nel 1506 il Dürer si recò a Bologna per farsi insegnare non la pratica ma “la<br />
conoscenza teorica delle leggi della prospettiva” che poi esporrà nel suo libro<br />
sulle ombre portate; egli si può considerare il maggiore diffusore oltralpe della<br />
scienza prospettica italiana.<br />
Nella penisola iberica l’influsso delle teorie italiane si avverte nel trattato di F. de<br />
Hollanda, portoghese, seguace di Michelangelo, e attivo a Roma nel 1538; l’autore<br />
si basa su Vitruvio, Dürer e Pomponio Gaurico.<br />
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