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Apparato Locomotore.pdf - ISIS Paschini Marchi

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A.S. 2012/2013<br />

L’APPARATO LOCOMOTORE<br />

<strong>ISIS</strong> <strong>Paschini</strong> Tolmezzo


OSTEOLOGIA<br />

GENERALITÀ<br />

Lo studio delle ossa o segmenti scheletrici costituisce l'osteologia. Le ossa, connesse tra loro mediante le articolazioni e<br />

le giunture, formano lo scheletro che rappresenta il dispositivo di sostegno del corpo. Lo scheletro, sul quale si<br />

inseriscono muscoli striati volontari, costituisce, insieme al sistema muscolare, l'apparato locomotore. Le ossa e le<br />

articolazioni rappresentano gli organi passivi dei movimenti, i muscoli gli organi attivi: questi ultimi infatti, poiché si<br />

inseriscono su segmenti scheletrici fra di loro mobili mediante le articolazioni, contraendosi e quindi accorciandosi<br />

danno origine ai movimenti stessi.<br />

I segmenti scheletrici si dividono in: lunghi, piatti e corti (fig. 1 ). Si possono distinguere, inoltre, le ossa pneumatiche,<br />

sesamoidi e wormiane<br />

Fig. 1. Le tre forme di osso.<br />

A, osso lungo (omero, visto anteriormente), con: 1, diafisi; 2, epifisi superiore o<br />

prossimale; 3, epifisi inferiore o distale; B, osso piatto (scapola, vista posteriormente);<br />

C, osso corto (calcagno, visto lateralmente).<br />

Le ossa lunghe (fig. 1 e 2) sono quelle nelle quali prevale la dimensione della lunghezza sulla larghezza e sullo spessore<br />

(p. es. le principali ossa degli arti). In un osso lungo si distinguono una parte centrale o diafisi e due estremità dette<br />

epifisi; le epifisi a loro volta sono indicate come epifisi prossimale e distale: la prima è quella più vicina alla radice<br />

dell'arto (in genere è l'estremità superiore), l'altra è quella più lontana dalla radice dell'arto (in genere è l'estremità<br />

inferiore).<br />

Fig. 3. Sezione trasversale di tibia, condotta a circa metà della diafisi.<br />

1, margine anteriore; 2, margine mediale; 3, margine interosseo; 4, faccia mediale; 5,<br />

faccia laterale; 6, faccia posteriore; 7, canale midollare<br />

Fig. 2. Sezione longitudinale della tibia.<br />

1, epifisi (tessuto spugnoso); 2, 2', tessuto spugnoso a grosse maglie); 3, diafisi (tessuto compatto); 4, canale midollare;<br />

5, residui della saldatura della epifisi con la diafisi (linea diafiso-epifisaria); 6, periostio; 7, sezione di cartilagine<br />

articolare.<br />

1


Fig. 4. Sezione di un osso piatto della volta cranica.<br />

1, superficie esterna o esocranica; 2, superficie interna o endocranica; 3, tavolato esterno;<br />

4, tavolato interno; 5, tessuto spugnoso o diploe.<br />

Le ossa lunghe sono costituite da tessuto osseo compatto in corrispondenza della diafisi e da tessuto spugnoso in<br />

corrispondenza delle epifisi.<br />

La diafisi è formata da un cilindro osseo cavo di tessuto compatto, che delimita centralmente una cavità o cavità<br />

midollare occupata dal midollo osseo (fig. 2 e 3).<br />

Le epifisi sono costituite da tessuto spugnoso ed in superficie da un sottile strato di tessuto compatto. Nelle areole del<br />

tessuto spugnoso è contenuto parimenti midollo osseo che si continua con quello della cavità midollare (fig. 2).<br />

Le epifisi di un osso lungo si saldano alla diafisi verso il 20 0 anno. Prima di questa età esiste tra diafisi ed epifisi una<br />

lamina di tessuto cartilagineo, detta cartilagine di coniugazione o di accrescimento, perché ad essa compete la funzione<br />

dell'accrescimento in lunghezza dell'osso.<br />

Le ossa piatte sono prevalentemente sviluppate in larghezza ed hanno uno spessore ridotto (es. ossa della volta cranica,<br />

scapola) (fig. 4). Sono costituite, come può osservarsi in una sezione, da due tavolati ossei, formati da tessuto osseo<br />

compatto, tra i quali si trova tessuto spugnoso.<br />

Le ossa corte sono le ossa nelle quali le dimensioni di lunghezza, larghezza e spessore si equivalgono; sono esempi di<br />

ossa corte le vertebre, le ossa del carpo e del tarso ecc. (fig. 5). Sono costituite da tessuto spugnoso rivestito da un<br />

sottile strato di tessuto compatto.<br />

Fig. 5. Sezione di un osso corto (astragalo).<br />

1, cartilagine articolare; 2, periostio; 3, tessuto spugnoso e sue areole; 4, tessuto più denso che<br />

forma la periferia dell'osso, spugnoso, ma formato da areole sottilissime.<br />

I segmenti scheletrici pneumatici sono rappresentati da ossa nelle quali è scavata una cavità tappezzata da una mucosa:<br />

p. es. le ossa dello splancnocranio in comunicazione con le cavità nasali (osso mascellare, frontale, etmoide e sfenoide),<br />

l’osso temporale, comunicante con la cassa del timpano, quest’ultima è in continuità, attraverso la tuba uditiva, con la<br />

faringe.<br />

Tutti i segmenti scheletrici sono ricoperti da una membrana connettivale che aderisce alla loro superficie, detta periostio; la<br />

membrana che tappezza la superficie interna di cavità ossee non comunicanti con l'esterno (cavità cranica, canale midollare delle<br />

ossa lunghe) è detta endostio. Nello spessore del periostio e dell'endostio decorrono i vasi e i nervi che si distribuiscono all'osso.<br />

Esiste un rapporto fra forma, architettura delle ossa e sollecitazioni meccaniche agenti sui segmenti ossei stessi. Nelle ossa lunghe la<br />

diafisi cava resiste alla flessione ed alla pressione più di un cilindro pieno; parimenti la struttura lamellare offre maggiore resistenza<br />

alla flessione ed alla torsione. I sistemi lamellari ossei, nelle epifisi, sono orientati secondo direttrici tali da opporre la maggiore<br />

resistenza alle flessioni ed alle trazioni che si esercitano su di esse. Anche l'impalcatura delle trabecole nel tessuto spugnoso delle<br />

ossa lunghe e corte è orientata in modo da garantire la maggiore resistenza possibile alle stesse forze. Ciò risulta chiaramente<br />

dall'architettura dei sistemi trabecolari della epifisi prossimale del femore e dei segmenti ossei distali dell'arto inferiore, poiché su di<br />

essi grava nella stazione eretta il peso del corpo (fig. 6) .<br />

La superficie delle ossa presenta rilievi di varia forma che vengono indicati col nome di processi, tubercoli, tuberosità, apofisi, creste,<br />

linee; possono osservarsi inoltre zone di aspetto rugoso dette impronte o solchi, fori, canali, incisure. I rilievi e le impronte della<br />

superficie ossea sono dovuti in genere alla inserzione di tendini; i solchi, i fori e i canali danno passaggio a vasi o nervi.<br />

2


Fig. 6. Sezione schematica che rappresenta tanto la direzione delle travate del tessuto<br />

spugnoso, quanto la direzione delle componenti le forze che agiscono su alcune ossa, fra loro<br />

a contatto.<br />

1, estremità inferiore della tibia, vista lateralmente; 2, astragalo; 3, calcagno. Il numero 3 è posto nella<br />

regione meno resistente, quella cioè che è soggetta alle più deboli pressioni<br />

La superficie ossea a livello della quale si stabilisce l'articolazione tra due ossa è liscia e regolare, perché rivestita allo stato fresco da<br />

cartilagine articolare; queste superfici sono dette articolari o faccette articolari. Il midollo osseo, contenuto nel canale midollare<br />

delle ossa lunghe e nelle areole del tessuto spugnoso (fig. 7), è un tessuto di consistenza gelatinosa: si presenta di colorito rosso o<br />

giallo-roseo. È detto tessuto emopoietico perché ha la funzione di generare le cellule del sangue.<br />

Ossa sesamoidi. – Le ossa sesamoidi sono piccole ossa corte, irregolarmente sferiche, che si sviluppano in vicinanza di<br />

alcune articolazioni della mano e del piede, sempre nello spessore di un tendine o di un legamento.<br />

Ossa wormiane. – Sono dette wormiane, piccole ossa accessorie, variabili per numero, forma e grandezza, che possono<br />

osservarsi lungo le suture del cranio o in corrispondenza delle fontanelle.<br />

Fori e vasi nutritizi. – Si dicono fori nutritizi gli orifici che si aprono alla superficie dei segmenti scheletrici, soprattutto<br />

nella diafisi delle ossa lunghe e che danno passaggio ai vasi sanguigni dell'osso (fig. 7). Al foro nutritizio segue un sottile<br />

canale (canale nutritizio che attraversa obliquamente il guscio diafisario e raggiunge la cavità midollare della diafisi.<br />

L'arteria nutritizia, percorso il canale nutritizio, si divide nella cavità midollare in due rami divergenti, uno di calibro<br />

maggiore che volge verso una delle epifisi ed uno ricorrente di calibro più esile diretto verso l'opposta epifisi.<br />

Fig. 7 A. Osso lungo in sezione longitudinale: sono riprodotti il midollo osseo e l'a. nutritizia.<br />

1, tessuto osseo spugnoso e midollo rosso; 2, rami dell'a. nutritizia; 3, a. nutritizia; 4, periostio (distaccato); 5,<br />

periostio; 6, epifisi distale; 7, cartilagine articolare; 8, tessuto spugnoso dell'epifisi; 9, fossa olecranica; 10, canale<br />

midollare con midollo osseo giallo; 11, tessuto osseo compatto; 12, dialisi; 13, testa dell'omero; 14, cartilagine<br />

articolare; 15, residuo della cartilagine metafisaria; 16, epifisi prossimale.<br />

3


Lo scheletro si divide in scheletro assile e scheletro appendicolare.<br />

Lo scheletro assile è costituito dal cranio, dalla colonna vertebrale, dalle coste, dallo sterno; lo scheletro appendicolare<br />

consta del cingolo scapolare, che connette alla parte assile i segmenti ossei dell' arto superiore, e dal cingolo pelvico che<br />

connette allo scheletro assile i segmenti ossei dell' arto inferiore.<br />

I segmenti scheletrici, in numero di 213 (214) nel soggetto adulto, sono così suddivisi:<br />

Ossa del cranio 28 (neurocranio 8; splancnocranio 14 e 6 ossicini dell’udito)<br />

Osso ioide 1<br />

Colonna vertebrale 33 (34)<br />

Gabbia toracica 25 (coste e sterno)<br />

Cingolo scapolare 4<br />

Arti superiori 60<br />

Cingolo pelvico 2<br />

Arti inferiori 60<br />

4


CRANIO (OSSA DEL CRANIO)<br />

Il cranio è costituito dalle ossa del neurocranio e dalle ossa dello splancnocranio<br />

Fig. 9. Cranio nel suo insieme, visto anteriormente.<br />

1, osso frontale; 2, osso temporale; 3, osso zigomatico; 4, osso mascellare; 5, osso<br />

nasale; 6, mandibola<br />

.<br />

Fig. 8. Scheletro della testa, visto dal lato sinistro.<br />

1, frontale; 2, parietale, con 2', foro parietale; 3, occipitale; 4, temporale,<br />

con 4', processo zigomatico del temporale, e 4", processo mastoideo; 5,<br />

grande ala dello sfenoide; 6, osso zigomatico; 7, mascellare, con 7', processo<br />

frontale del mascellare, e 7”, spina nasale; 8, osso nasale; 9, etmoide; 10,<br />

lacrimale; 11, solco lacrimale; 12, processo pterigoideo; 13, processo<br />

stiloideo; 14, meato acustico esterno; 15-16, linee temporali, inferiore e<br />

superiore; 17, sutura lambdoidea; 18, sutura coronale; 19, sutura<br />

frontosfenoidale; 20, sutura temporosfenoidale; 21, sutura<br />

temporoparietale; 22, sutura parietosfenoidale; 23, sutura frontozigomatica;<br />

24, sutura fra zigomatico e temporale, in corrispondenza dell'arcata<br />

zigomatica; 25, foro infraorbitario; 26, mandibola; 27, foro mentoniero; 28,<br />

osso wormiano; a, bregma; b, lambda; c, inion; d, obelion; e, asterion; f,<br />

stefanion; g, pterion; h, glabella; i, nasion; k, punto alveolare; I, punto<br />

mentoniero; m, gonion; n, dacryon.<br />

Fig. 10. Sezione sagittale mediana dello scheletro della testa.<br />

1, volta del palato osseo; 2, vomere; 3, lamina verticale dell’etmoide, con 3’,<br />

crista galli; 4, frontale; 5, parietale; 6, occipitale, con 6’, condilo; 7, temporale;<br />

8, parte basilare dell'occipitale; 9, sella turcica; 9' seno sfenoidale; 10, fossa<br />

pterigoidea; 11, foro ottico; 12, lamina cribrosa dell'etmoide; 13, 13', seno<br />

frontale; 14, canale dell'ipoglosso; 15, condotto o meato acustico interno; 16,<br />

foro giugulare; 17, processo stiloideo; 18, sutura occipitotemporale; 19, sutura<br />

sfenofrontale; 20, sutura frontoparietale; 21, solchi vascolari; 22, sutura<br />

lambdoidea; 23, solco del seno sigmoideo; 24, sutura temporoparietale.<br />

5


Ossa del neurocranio<br />

Delimitano la cavità cranica nella quale è contenuto<br />

l’encefalo. Esse sono:<br />

Osso frontale<br />

Osso temporale<br />

Osso parietale<br />

Osso occipitale<br />

Sfenoide<br />

Etmoide<br />

Osso joide<br />

6<br />

Ossa dello splancnocranio<br />

Costituisco lo scheletro della faccia:<br />

Osso mascellare<br />

Osso zigomatico<br />

Osso lacrimale<br />

Osso nasale<br />

Osso palatino<br />

Vomere<br />

Mandibola<br />

Fig. 11 A. Osso joide, visto dalla faccia anteriore.<br />

1, corpo dell'osso joide; 2, grandi corna; 3, piccole corna; 4, articolazione delle grandi<br />

corna con il corpo dell'osso.<br />

B. Osso joide, visto dalla faccia laterale di destra.<br />

1, corpo; 2, grande corno; 3, piccolo corno; 4, articolazione del grande corno con il<br />

corpo dell'osso<br />

COLONNA VERTEBRALE<br />

La colonna vertebrale o rachide (fig.12), costituita dalla sovrapposizione di ossa corte dette vertebre, forma lo scheletro<br />

assile del tronco.<br />

Le vertebre (fig.13) sono ossa corte, in numero di 33-34, disposte in successione una sull’altra e fra loro articolate.<br />

Si dividono in: 7 vertebre cervicali, 12 toraciche, 5 lombari, 5 sacrali, 4-5 coccigee. Le vertebre sacrali sono fuse tra loro<br />

formando l’osso sacro; le vertebre coccigee, anch’esse saldate tra loro, formano il coccige. Si parla pertanto di regione<br />

vertebrale cervicale, toracica, lombare, sacrale e coccigea della colonna<br />

Fig. 12. Colonna vertebrale. A, vista anteriormente; B, vista<br />

lateralmente; C, vista posteriormente.<br />

Le frecce rosse indicano il punto di separazione fra le differenti regioni<br />

della colonna; le cifre 1, 7, 19, 24, 29 e 34 indicano il numero d'ordine<br />

delle vertebre, secondo il quale sono distribuite andando dall'alto verso il<br />

basso<br />

Fig. 13. Schema della vertebra.<br />

1, corpo vertebrale; 2, foro<br />

vertebrale; 3, processo trasverso; 4,<br />

processo spinoso; 5, peduncolo; 6,<br />

lamina vertebrale; 7, processo<br />

articolare


Vertebre cervicali<br />

Atlante (1 a Vertebra)<br />

Epistrofeo (2 a Vertebra)<br />

Fig. 14 A. Atlante, visto dall'alto.<br />

1, arco anteriore; 2, foro vertebrale ; 3, arco posteriore, con 3', doccia per l'arteria vertebrale; 4, tubercolo<br />

posteriore; 5, masse laterali, con 5', tubercolo di inserzione per il legamento trasverso; 6, faccetta articolare<br />

superiore (cavità glenoidea); 7, processo trasverso; 8, foro per l'arteria vertebrale (la freccia indica il tragitto<br />

dell'arteria); 9, faccetta articolare per il dente dell'epistrofeo,<br />

B. Atlante, visto anteriormente.<br />

1, arco anteriore; 2, arco posteriore; 3, tubercolo anteriore; 4, processo trasverso; 5, masse laterali; 6,<br />

faccetta articolare superiore (cavità glenoidea); 7, processo articolare inferiore.<br />

Fig. 15 A. Epistrofeo o Asse, visto posteriormente.<br />

1, corpo; 2, foro vertebrale; 3, processo spinoso con, 3', i suoi due tubercoli; 4, processo trasverso; 5, lamine; 6, processo articolare superiore; 7,<br />

processo articolare inferiore; 8, foro trasversario per l'arteria vertebrale; 9, dente; 10, faccia articolare posteriore del dente, per il legamento<br />

trasverso.<br />

B, Epistrofeo o Asse, visto anteriormente,<br />

1, corpo; 2, processo trasverso; 3, faccetta articolare superiore; 4, faccetta articolare inferiore; 5, dente; 6, faccetta articolare, posta in<br />

corrispondenza della faccia anteriore di questo processo per l'articolazione con l'arco anteriore dell'atlante,<br />

C. Epistrofeo o Asse, visto dal lato destro,<br />

1, corpo; 2, processo spinoso; 3, lamina; 4, processo trasverso; 5, processo articolare superiore; 6, processo articolare inferiore; 7, foro trasversario<br />

per l'arteria vertebrale; 10, dente con, 8 e 9, le sue due faccette articolari.<br />

Fig. 16, Vertebra cervicale vista dall'alto,<br />

1, corpo (faccia superiore) con 1', processi semilunari ; 2, foro vertebrale ; 3, processo<br />

spinoso; 4, processi trasversi, con 4', tubercolo anteriore; 4", tubercolo posteriore; 5,<br />

foro trasversario posto alla base di questi processi; 6, processi articolari superiori; 7,<br />

processi articolari inferiori; 8, lamine; 9, peduncoli<br />

7


Vertebre toraciche<br />

Vertebre lombari<br />

Fig. 17 A. Vertebra toracica vista dall'alto.<br />

1, corpo; 2, foro vertebrale; 3, processo spinoso; 4, 4', processi trasversi, con le loro faccette articolari<br />

per il tubercolo della costola corrispondente; 5, processi articolari superiori; 6, lamine; 7, peduncoli; 8,<br />

semifaccetta articolare superiore per la testa delle coste; 9, sporgenza laterale, dovuta alla semifaccetta<br />

articolare inferiore.<br />

B. Vertebra toracica vista di lato.<br />

1, corpo; 2, semifaccette articolari superiore ed inferiore per la testa delle coste; 3, processo trasverso; 4,<br />

faccetta articolare per il tubercolo delle coste; 5, processo spinoso; 6, processo articolare superiore; 7,<br />

processo articolare inferiore; 8, peduncolo, con, 8', sua incisura superiore, e 8”, sua incisura inferiore.<br />

Fig. 18 A. Vertebra lombare, vista dall'alto.<br />

1, corpo; 2, forame vertebrale; 3, processo spinoso; 4, processo trasverso e costiforme; 5, processo<br />

articolare superiore, con 5', tubercolo mammillare; 5", tubercolo accessorio; 6, processo articolare<br />

inferiore; 7, lamina; 8, peduncolo.<br />

B. Vertebra lombare, vista di lato.<br />

1, corpo; 2, foro vertebrale; 3, processo spinoso; 4, processo trasverso; 5 processo articolare<br />

superiore; 5', processo mammillare; 5”, processo accessorio; 6, processo articolare inferiore; 7,<br />

lamina; 8, peduncolo<br />

8


Osso sacro (Vertebre sacrali)<br />

Coccige (Vertebre coccigee)<br />

9<br />

Fig. 19 A. Sacro, faccia anteriore.<br />

l, Il, III, IV e V, le cinque vertebre sacrali ; 1,<br />

forami sacrali pelvici; 1', docce sacrali<br />

pelviche ; 2, parti laterali del sacro; 3,<br />

faccia articolare della base del sacro; 4,<br />

processi articolari superiori; 5, apice del<br />

sacro; 6, ali del sacro.<br />

B. Sacro, faccia posteriore.<br />

1, processi spinosi delle vertebre sacrali,<br />

fra loro fusi (cresta sacrale media); 2,<br />

docce sacrali; 3, fori sacrali dorsali; 4,<br />

orifizio superiore del canale sacrale; 5,<br />

processi articolari superiori (della prima<br />

vertebra sacrale); 6, apice del sacro con la<br />

sua faccetta articolare per il coccige; 7,<br />

corna del sacro; 8, faccette auricolari; 9,<br />

creste sacrali laterali; 10, creste sacrali<br />

intermedie.<br />

C. Osso sacro e coccige, visti<br />

lateralmente.<br />

1, tuberosità sacrali; 2, faccia auricolare<br />

dell'osso sacro; 3, vertebra coccigea I; 4,<br />

coccige; 5, corno coccigeo; 6, corno<br />

sacrale; 7, cresta sacrale mediana; 8, osso<br />

sacro.<br />

Fig. 20. Coccige. A, faccia pelvica; B, faccia dorsale.<br />

1,2,3,4 e (5), primo, secondo, ecc., pezzo del coccige (vertebre coccigee); 6, base del<br />

coccige con la faccetta articolare per il sacro; 7, corna del coccige; 8, apice del coccige; 9,<br />

angoli laterali del coccige.


Fig. 22. Bacino di donna visto dal davanti.<br />

1, sacro; 2, fossa iliaca; 3, spina iliaca anteriore superiore; 4,<br />

acetabolo; 5, sinfisi pubica; 6, ischio; 7, forame otturato<br />

MANO (OSSA DELLA MANO)<br />

Fig. 21. Le ossa della mano, viste dalla faccia dorsale.<br />

1, radio; 2, ulna; 3, scafoide; 4, semilunare; 5, piramidale; 6, pisiforme; 7, trapezio; 8, trapezoide; 9, grande<br />

osso; 10, uncinato; 11, primo metacarpale; 12, 2°, 3°, 4° e 5° metacarpale; 13, falange prossimale del<br />

pollice; 14, falangi prossimali delle altre dita; 15, falange intermedia; 16, falange distale del pollice; 17,<br />

falangi distali delle altre quattro dita.<br />

BACINO<br />

PIEDE<br />

Fig. 23. Articolazione della caviglia vista dalla faccia posteriore<br />

a, tibia; b , perone o fibula; c, talo o astragalo; d, calcagno; e, scafoide. 1, docce dei mm.<br />

peronei laterali; 2, tubercolo laterale del calcagno, con 3, doccia del m. peroneo laterale<br />

breve, posto al davanti; 4, doccia del m. peroneo laterale lungo, posto al didietro; 5, doccia<br />

del m. flessore proprio dell'alluce; 6, doccia del m. flessore comune delle dita; 7, doccia del<br />

m. tibiale posteriore.<br />

10


Fig. 24. Piede visto dalla faccia superiore o dorsale.<br />

1, calcagno; 2, astragalo o talo; 3, navicolare; 4, cuboide; 5, 1 ° cuneiforme; 6, 7, 2°<br />

e 3° cuneiforme; I, II, IlI, IV, V, le cinque ossa metatarsali; 8, falange prossimale e 9,<br />

falange distale dell'alluce; 10, falange prossimale; 11, falange media e 12, falange<br />

distale delle dita.<br />

B. Piede visto dalla faccia inferiore o pIantare.<br />

1, calcagno; 2, astragalo o talo; 3, navicolare; 4, cuboide; 5, 1° cuneiforme; 6, 7, 2°<br />

e 3° cuneiforme; I, II, III, IV, V, le cinque ossa metatarsali; 8, falange prossimale e 9,<br />

falange distale dell'alluce; 10, falange prossimale; 11, falange media e, 12, falange<br />

distale delle dita; 13, doccia del cuboide, per il m. peroneo laterale lungo; 14, osso<br />

sesamoide interno e 15, osso sesamoide esterno, dell'articolazione metatarsofalangea<br />

dell'alluce.<br />

SCHELETRO GENERALE<br />

11


MIOLOGIA<br />

GENERALITÀ<br />

In generale si distinguono, nel corpo umano tre tipi di muscoli:<br />

Muscoli Striati (volontari)<br />

Muscoli Lisci (involontari)<br />

Muscolo Cardiaco (capace di contrazione propria)<br />

I muscoli striati detti anche scheletrici rappresentano gli organi attivi del movimento in quanto con la loro contrazione<br />

realizzano la mobilizzazione degli elementi passivi, costituiti dai segmenti scheletrici e dalle relative articolazioni (figg. 9<br />

e 10).<br />

Nel muscolo si considerano due parti: la carne muscolare che forma il muscolo in senso stretto ed il tendine, che serve<br />

alla inserzione del muscolo sui segmenti scheletrici.<br />

Dal punto di vista morfologico si distinguono quattro tipi di muscoli: lunghi (fig. 1), corti, larghi (fig. 2) e circolari (fig. 3 e<br />

4).<br />

Nei muscoli lunghi si possono riconoscere un corpo o ventre muscolare e due estremità che rispettivamente<br />

costituiscono il tendine di origine del muscolo, generalmente inserito sul segmento osseo fisso o che resta fisso nel<br />

movimento, ed il tendine di terminazione o di inserzione terminale che generalmente si fissa sul segmento scheletrico<br />

mobile, al di là quindi di una o più articolazioni.<br />

In riferimento alla morfologia del corpo muscolare, possono essere distinti muscoli fusiformi (fig. 1), unipennati (fig. 5),<br />

bipennati (fig. 6), digastrici (fig. 8) e poligastrici (fig. 9), a seconda che il corpo muscolare abbia, rispettivamente, una<br />

forma fusata, che coincide con il muscolo classico, o di una penna di uccello o che sia suddiviso in due o più ventri<br />

muscolari; nel caso dei muscoli digastrici, fra i due ventri muscolari sta interposto un tendine intermedio (fig. 8) che può<br />

scorrere entro un occhiello, a seconda che si contraggano uno solo o entrambi i ventri muscolari (muscolo riflesso),<br />

mentre nel muscolo poligastrico la contrazione coinvolge l'intero muscolo; in tal caso il tendine intermedio prende il<br />

nome di iscrizione tendinea (v. muscolo retto dell'addome.<br />

Anche in<br />

12


iferimento al tendine, possono essere presenti situazioni diverse, in quanto un muscolo può avere due o più corpi<br />

muscolari, ciascuno provvisto di un tendine proprio (bicipite, tricipite o quadricipite ) (fig. 7).<br />

L'inserzione terminale può a sua volta avvenire mediante due o più tendini (bi- e tri- caudato ecc.; p. es. muscoli flessori<br />

ed estensori delle dita).<br />

I muscoli corti sono caratterizzati dalla loro brevità (muscoli intertrasversari e interspinosi).<br />

I muscoli larghi sono muscoli laminari che generalmente prendono origine da più punti scheletrici, direttamente con le<br />

estremità carnose o per mezzo di laminette tendinee (digitazioni), e terminano con un tendine largo e appiattito detto<br />

aponeurosi di inserzione. Questi muscoli generalmente sono disposti in corrispondenza delle cavità corporee e ne<br />

delimitano, costituendone le pareti, il relativo contenuto.<br />

I muscoli circolari o anulari circondano alcuni orifici dell'organismo e possono essere distinti in<br />

orbicolari e sfinteri (fig. 3 e 4). I muscoli orbicolari sono applicati ad una apertura la quale per effetto della contrazione<br />

del muscolo viene chiusa (mm. orbicolare delle palpebre, delle labbra); i muscoli sfinteri sono applicati invece ad un<br />

orificio tenuto costantemente chiuso dalla contrazione muscolare, che con l'intervento della volontà cessa,<br />

determinando il rilasciamento muscolare e quindi l'apertura (sfintere anale, vescicale ).<br />

Meccanica muscolare<br />

Si è detto che la peculiarità del tessuto muscolare consiste nella contrazione che accorciando il ventre<br />

muscolare determina l'avvicinamento dei punti di inserzione ossea, possibile per la presenza delle articolazioni, per cui<br />

si ottiene il movimento. Nelle inserzioni dei muscoli si considerano: il punto fisso del muscolo e cioè quello in direzione<br />

del quale si svolge il movimento, ed il punto mobile e cioè quello corrispondente alla parte che per la contrazione<br />

muscolare viene posta in movimento. Nella esecuzione di alcuni movimenti il punto fisso può divenire mobile e<br />

correlativamente il mobile comportarsi da fisso (fig. 9).<br />

Fig. 9. Schema destinato a mostrare l'azione meccanica dei muscoli.<br />

A, muscolo allo stato di riposo: a, b, due leve ossee, unite da una articolazione; c, muscolo, con: d, sua inserzione d'origine; e, sua inserzione<br />

terminale .<br />

B, muscolo allo stato di contrazione:1, la leva b (mobile) si è inclinata verso la leva a (fissa); 2, la leva a (mobile) si è inclinata verso la leva b (fissa);<br />

3, le due leve, a e b (tutte e due mobili), si sono inclinate reciprocamente l'una verso l'altra.<br />

I segmenti scheletrici quindi funzionano come sistemi di leve nelle quali si possono riconoscere gli stessi punti di una<br />

leva meccanica e cioè il fulcro, il punto di applicazione della potenza e quello della resistenza (fig. 10).<br />

Fig. 10. Schema che rappresenta i<br />

differenti tipi di leva nei loro<br />

rapporti con l'azione meccanica dei<br />

muscoli: A, leva di primo tipo; B,<br />

leva di secondo tipo; C, leva di terzo<br />

tipo.<br />

Al di sotto di ciascuno dei tre schemi si<br />

trova riprodotta la leva corrispondente).<br />

a. punto d'appoggio o fulcro; p, potenza,<br />

con p' punto d'applicazione della forza;<br />

r, resistenza, con r' punto d'applicazione<br />

della resistenza.<br />

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Al fulcro corrisponde l'articolazione, al punto di applicazione della potenza l'inserzione di terminazione del muscolo, a<br />

quello della resistenza il peso stesso del segmento o eventuali altre sollecitazioni.<br />

Le leve meccaniche sono di genere diverso a seconda dell'ordine in rapporto al quale sono disposti i tre<br />

differenti punti. La leva è considerata tanto più vantaggiosa, ai fini meccanici e dinamici, quanto più il braccio della<br />

potenza è maggiore del braccio della resistenza.<br />

La leva di primo genere o interfissa (può essere sia vantaggiosa che svantaggiosa) ha il fulcro tra la resistenza e la<br />

potenza, che sono poste agli estremi; una leva anatomica di questo tipo può essere individuata a livello<br />

dell'articolazione atlanto-occipitale nella quale il fulcro è dato dall'articolazione suddetta, la resistenza dal peso del<br />

massiccio facciale e la potenza dai muscoli della nuca.<br />

La leva di secondo genere o interresistente (sempre vantaggiosa)può riscontrarsi a livello dell'articolazione tibioperoneo-astragalica,<br />

sede dell'applicazione della resistenza, consistente nel peso corporeo, mentre nell'articolazione<br />

metatarso-falangea è situato il fulcro ed a livello della tuberosità posteriore del calcagno la potenza, rappresentata dal<br />

punto di inserzione del tendine di Achille.<br />

La leva di terzo genere o interpotente (sempre svantaggiosa) può essere identificata a livello dell'avambraccio dove<br />

l'articolazione del gomito rappresenta il fulcro, la resistenza è data dall'avambraccio e dalla mano, al quale può<br />

eventualmente essere applicato un peso, mentre la potenza è data dalla inserzione del muscolo bicipite.<br />

La leva interfissa e quella interresistente permettono di superare notevoli resistenze con sforzo moderato. La leva<br />

interpotente, fornita di un lungo braccio della resistenza, consente ampie e veloci escursioni.<br />

Nella esecuzione di un determinato movimento, non interviene solitamente un solo muscolo, bensì un gruppo di<br />

muscoli che concorrono alla produzione del movimento.<br />

I muscoli che insieme concorrono ad eseguire un movimento sono detti agonisti: in questo gruppo si riconosce il<br />

protagonista del movimento. Si dicono muscoli antagonisti quelli che producono il movimento opposto o si oppongono<br />

all'azione degli agonisti.<br />

Nell'esecuzione dei movimenti abituali l'azione dei muscoli agonisti è bilanciata da quella degli antagonisti<br />

e dall'associazione dei due gruppi muscolari deriva il sinergismo che assicura la condizione ottimale dell'azione<br />

muscolare.<br />

Nella normale attività contrattile un muscolo si accorcia con aumento del diametro del ventre muscolare; tale<br />

contrazione viene detta isotonica; si dice contrazione isometrica quella in cui il muscolo si contrae, senza accorciamento.<br />

Nella contrazione isotonica, non varia il tono, ma si modifica la dimensione della lunghezza, nella contrazione isometrica<br />

il muscolo si irrigidisce, accentuandosi il tono muscolare, mentre restano costanti le dimensioni del muscolo stesso.<br />

Il tono muscolare è il grado di tensione che un muscolo possiede anche al di fuori dello stato di contrazione. Un muscolo<br />

privato della innervazione regolatrice del proprio tono muscolare diviene flaccido (paralisi flaccida).<br />

MUSCOLI DEL DORSO<br />

Piano superficiale = muscoli spino-appendicolari<br />

Trapezio (o muscolo cucullare) – dall’occipitale, dalla 7 a vertebra cervicale e dalle prime 7 vertebre alla clavicola,<br />

all’acromion e alla spina della scapola (estende la testa e eleva la spalla)<br />

Grande dorsale (latissimo del dorso) – dalle ultime 6 vertebre toraciche, dalle vertebre lombari, dalla cresta<br />

iliaca e dalla cresta sacrale all’omero (adduce e ruota il braccio)<br />

Romboide – dalle vertebre C7, T1-T4 alla scapola (porta la scapola verso l’interno e la eleva)<br />

Elevatore della scapola – dalle prime 4 vertebre cervicali alla scapola (innalza la scapola)<br />

Piano medio = muscoli spino-costali<br />

Dentato posteriore superiore – dalle vertebre C7, T1, T2 e T3 alla 2 a , 3 a , 4 a e 5 a costola (solleva le costole =<br />

muscolo inspiratore)<br />

Dentato posteriore inferiore – dalle vertebre T11 e T12 e dalle prime tre vertebre lombari alle prime 4 costole<br />

(abbassa le costole = muscolo espiratore<br />

Piano profondo = muscoli spino-dorsali<br />

Splenio della testa e Splenio del collo – dalla nuca alle prime 5 vertebre cervicali<br />

Sacrospinale – dalla nuca al sacro (estende la colonna vertebrale e la inclina lateralmente); comprende:<br />

M. ileocostale, più laterale<br />

M. lunghissimo, più mediale<br />

Spinale – dalle vertebre lombari a quelle toraciche e da quelle toraciche a quelle cervicali (estende la colonna<br />

vertebrale)<br />

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Trasverso spinale – tra i processi trasversi delle vertebre (estende e ruota la colonna vertebrale)<br />

Mm. interspinali – tra i processi spinosi delle vertebre (estendono la colonna vertebrale)<br />

Mm. intertrasversari – tra i processi trasversi delle vertebre vicine (inclinano la colonna vertebrale)<br />

Muscoli sub-occipitali. Si estendono dall’osso occipitale alle prime due vertebre cervicali (estendono, ruotano<br />

lateralmente e inclinano la testa)<br />

M. Grande retto posteriore della testa<br />

M. Piccolo retto posteriore della testa<br />

M. Obliquo superiore della testa<br />

M. Obliquo inferiore della testa<br />

M. Retto laterale della testa<br />

MUSCOLI DEL COLLO<br />

Muscoli anteriori<br />

M. Pellicciaio del collo – dalla cute sottoclavicolare alla mandibola (abbassa la mandibola, il labbro e la guancia)<br />

Mm. Sopra-joidei – dal temporale e dalla mandibola all’osso joide (abbassano la mandibola e alzano l’osso joide)<br />

Mm. Sotto-joidei – dalla scapola, dallo sterno e dalla clavicola all’osso joide (abbassano l’osso joide e la laringe)<br />

Muscoli prevertebrali<br />

M. Lungo del collo – dalla prime vertebre toraciche alle vertebre cervicali (flette il collo)<br />

M. Lungo della testa – dalle vertebre cervicali all’occipitale (flette la testa)<br />

M. Retto anteriore della testa – dall’atlante all’occipitale (inclina e flette la testa)<br />

Muscoli laterali<br />

M. Sterno-cleido-mastoideo – dallo sterno e dalla clavicola alla mandibola (flette, inclina e ruota la testa)<br />

Mm. Scaleni – dalle vertebre cervicali alle prime due costole (sollevano le costole = mm. Inspiratori e inclinano il<br />

collo)<br />

MUSCOLI DEL TORACE<br />

Muscoli toraco-appendicolari<br />

M. Grande pettorale – dalla clavicola, dallo sterno e dalle costole all’omero (adduce il braccio ed eleva le costole<br />

= m. inspiratore)<br />

M. Piccolo pettorale – dalle costole alla scapola (solleva le costole = m. inspiratore e abbassa la spalla)<br />

M. Succlavio – dalla 1 a costola alla clavicola (abbassa la clavicola)<br />

M. Dentato anteriore – dalle prime 9/10 costole alla scapola (eleva le costole = m. inspiratore e porta in<br />

fuori/avanti la scapola)<br />

Muscoli intrinseci del torace<br />

M. Intercostali – tra le costole (elevano e abbassano le costole = m. inspiratori/espiratori)<br />

Mm. Elevatori delle costole – dalla 7C e dalle 1T-11T alle costole (innalzano le costole = mm. Inspiratori)<br />

Mm. Sottocostali – tra le costole (abbassano le costole = mm. Espiratori)<br />

M. Trasverso del torace – dallo sterno alle costole (abbassa le costole = m. espiratore)<br />

Muscolo diaframma<br />

Disposto trasversalmente divide la cavità toracica dalla cavità addominale. È costituito da una porzione centrale<br />

(centro frenico), da una porzione lombare che si origina dalle vertebre lombari, da una porzione sternale con origine<br />

nello sterno e da una porzione costale che trae origine dalle costole (la sua contrazione aumenta il volume della<br />

cavità toracica = m. inspiratore)<br />

MUSCOLI ADDOMINALI<br />

Mm. anteriori e laterali dell’addome<br />

M. Retto dell’addome – dallo sterno e dalle costole al pube (flette la colonna toracica e lombare, comprime i<br />

visceri e abbassa le costole = m. espiratore)<br />

M. Piramidale – dal pube alla linea alba (divide le due parti dei mm. addominali) (tende la linea alba)<br />

Mm Obliqui esterno e interno dell’addome – dalle costole alla cresta iliaca (comprimono i visceri, flettono la<br />

colonna lombare e abbassano le costole = mm. espiratori)<br />

M. Cremastere (solo maschile) – è una dipendenza del m. obliquo interno e termina nel testicolo (solleva il<br />

testicolo)<br />

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M. Trasverso dell’addome – dalle ultime 6 costole e dalla cresta iliaca alla linea alba e al pube (comprime i<br />

visceri e agisce sulle epirazione)<br />

Mm. posteriori dell’addome<br />

M. Quadrato dei lombi – dal bacino alle vertebre lombari e alla 12 a costola (inclina il torace e abbassa le costole<br />

= m. espiratore<br />

M. Ileo-psoas (grande psoas + m. iliaco) – dall’ultima vertebra T, dalle prime 4 L e dall’ileo al piccolo trocantere del<br />

femore (flette e ruota all’esterno la coscia)<br />

MUSCOLI DELLA SPALLA<br />

Deltoide – dalla clavicola e dalle scapola all’omero (abduce e ruota il braccio)<br />

Sopraspinato – dalla scapola all’omero (abduce il braccio)<br />

Sottospinato – dalla scapola all’omero (ruota verso l’esterno il braccio)<br />

Piccolo rotondo – dalla scapola all’omero (ruota verso l’esterno e adduce il braccio)<br />

Grande rotondo – dalla scapola all’omero (adduce il braccio e eleva la spalla)<br />

Sottoscapolare – dalla scapola all’omero (adduce e ruota verso l’interno il braccio)<br />

MUSCOLI DEL BRACCIO<br />

Mm anteriore<br />

Bicipite brachiale (capo lungo e capo corto) – dalla scapola al radio (flette l’avambraccio sul braccio e ne<br />

determina la supinazione)<br />

Coraco-brachiale – dalla scapola all’omero (proietta in avanti e antepone il braccio)<br />

Brachiale – dall’omero all’ulna (flette l’avambraccio)<br />

Muscoli posteriori<br />

Tricipite (capo lungo, capo laterale o vasto esterno e capo mediale o vasto interno) – dalla scapola e dall’omero<br />

all’olecrano dell’ulna (estende l’avambraccio sul braccio e determina la retroproiezione del braccio)<br />

Anconeo – dall’omero al radio e all’ulna (estende l’avambraccio)<br />

MUSCOLI DELL’AVAMBRACCIO<br />

Mm. anteriori (flessori delle dita e pronatori della mano)<br />

Pronatore rotondo, flessore radiale del carpo, palmare lungo e flessore ulnare del carpo<br />

Flessore superficiale delle dita<br />

Flessore profondo delle dita e flessore lungo del pollice<br />

Pronatore quadrato<br />

Mm, laterali (estendono e provocano sia pronazione che supinazione della mano)<br />

M. Brachio-radiale, estensore radiale lungo del carpo e estensore radiale corto del carpo<br />

Mm. posteriori<br />

M. Estensore delle dita, m. estensore del mignolo e muscolo estensore del carpo<br />

M. Supinatore, m. abduttore lungo del pollice, m. estensore corto del pollice, m. estensore lungo del pollice, m.<br />

estensore dell’indice<br />

MUSCOLI DELLA MANO<br />

Mm. dell’Eminenza Tenar (flettono, adducono e oppongono il pollice)<br />

Mm. dell’Eminenza Ipoternar (abducono, flettono e oppongono il mignolo)<br />

Mm. delle regione palmare media (adducono, abducono e flettono il 2°, 3° e 4° dito)<br />

MUSCOLI DELL’ANCA<br />

Mm. situati sulla superficie esterna del bacino<br />

Grande Gluteo – dal sacro, dal coccige e dall’ileo verso il femore (estende, abduce e ruota verso l’esterno la<br />

coscia<br />

Medio gluteo – dalla cresta iliaca al grande trocantere del femore (abduce, inclina e ruota in fuori il femore)<br />

Piccolo gluteo – dall’ileo al grande trocantere del femore (abduce, inclina e ruota in fuori il femore)<br />

Mm. gemelli superiore e inferiore – dal ischio al femore (abducono e ruotano lateralmente la coscia)<br />

Quadrato del femore – dall’ischio al grande trocantere del femore (ruota all’esterno la coscia)<br />

Tensore della fascia lata – vedi mm. della coscia<br />

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Mm. situati sulla superficie interna del bacino<br />

Piriforme – dal sacro al grande trocantere del femore (abduce e ruota esternamente la coscia)<br />

Otturatore esterno – dall’ischio al grande trocantere del femore (adduce e ruota esternamente la coscia)<br />

Ileo-psoas – vedi mm. posteriori dell’addome<br />

MUSCOLI DELLA COSCIA<br />

Mm. antero-laterali<br />

M. Sartorio – dall’ileo alla tibia (costituisce la zampa d’oca) (flette la gamba sulla coscia e la coscia sul bacino)<br />

Quadricipite femorale – (retto del femore, vasto laterale, vasto intermedio e vasto mediale) – dall’ileo, dal grande<br />

trocantere del femore, dal corpo del femore alla base della rotula (tendine rotuleo) (estende la gamba e flette la<br />

coscia sul bacino)<br />

Tensore della fascia lata – dall’ileo alla parte laterale della coscia e della gamba (mantiene eretto il tronco)<br />

Mm. mediali<br />

Pettineo – dal pube e dall’ileo al femore (adduce, flette e ruota lateralmente la coscia)<br />

Adduttore lungo – dal pube al femore (adduce, flette e ruota lateralmente la coscia)<br />

Adduttore grande – dall’ischio e dal pube al femore (adduce la coscia)<br />

Adduttore corto – dal pube al femore adduce, flette e ruota in fuori la coscia)<br />

Adduttore minimo – dal pube al femore (adduce la coscia)<br />

Gracile – dal pube alla tibia (zampa d’oca) (flette la gamba e adduce la coscia)<br />

Otturatore esterno – dall’ischio al femore (ruota verso l’esterno la coscia)<br />

Mm. posteriori<br />

Bicipite femorale (capo lungo + capo corto) – dall’ischio e dal femore al perone (flette la gamba)<br />

Mm. Semitendinoso e Semimembranoso – dall’ischio alla tibia (flettono la gamba)<br />

MUSCOLI DELLA GAMBA<br />

Mm. anteriori<br />

Tibiale – dalla tibia al tarso e al metatarso (flette il piede)<br />

Mm. Estensore lungo dell’alluce e delle dita – dalla tibia e dal perone alle falangi (estendono alluce e dita)<br />

Peroneo terzo – dal perone al metatarso (flette, ruota lateralmente e abduce il piede)<br />

Mm. laterali<br />

Mm. peroneo lungo e peroneo corto – dalla tibia e dal perone al metatarso (estende, ruota lateralmente e<br />

abduce il piede)<br />

Mm. posteriori<br />

Tricipite della sura gastrocnemio (capo laterale e capo mediale) + soleo - dal femore, dal perone e dalla tibia al calcagno<br />

(tendine di Achille) (stende il piede e flette la gamba)<br />

M. plantare – dal femore al calcagno (aiuta il tricipite)<br />

Popliteo – dal femore alla tibia (flette e ruota all’interno la gamba)<br />

Flessore lungo delle dita e dell’alluce – dalla tibia e dal perone alle ultime falangi delle dita e dell’alluce (flettono<br />

le dita e l’alluce)<br />

Tibiale posteriore – dalla tibia e dal perone al tarso (estende, adduce e ruota all’interno il piede)<br />

MUSCOLI DEL PIEDE<br />

Mm. dorsali<br />

Mm. Estensore corto delle dita e dell’alluce – dal calcagno alle falangi delle dita (estendono le dita)<br />

Mm. plantari<br />

Mm. Adduttore, abduttore e flessore dell’alluce – dal tarso alla falange dell’alluce<br />

Mm. Abduttore, flessore e opponente del 5° dito – dal tarso alla falange del 5° dito<br />

M. Flessore corto delle dita – dal tarso alle falangi delle dita<br />

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ARTROLOGIA<br />

GENERALITÀ<br />

L'artrologia studia i collegamenti esistenti tra i vari segmenti ossei dello scheletro; tali collegamenti costituiscono le<br />

giunture che possono essere: per continuità, dette sinartrosi, o per contiguità, diartrosi; le giunture che hanno le<br />

caratteristiche di entrambi i tipi di giunture sono dette anfiartrosi.<br />

Sinartrosi<br />

Le sinartrosi o giunture per continuità (fig. 1) sono costituite da uno o più segmenti scheletrici<br />

tenuti insieme dalla interposizione di un tessuto connettivale diverso da quello osseo; quando<br />

questo tessuto va incontro ad ossificazione, la giuntura si trasforma in sinostosi. I diversi<br />

caratteri morfologici delle sinartrosi sono definiti dal tipo del tessuto interposto che stabilisce<br />

la continuità e pertanto distinguiamo:<br />

A) le sindesmosi, giunture nelle quali la continuità è assicurata da tessuto connettivo di tipo<br />

fibroso. Esempi tipici di sindesmosi sono le membrane interossee che collegano insieme le<br />

diafisi delle ossa lunghe.<br />

Sono inoltre sindesmosi due categorie di giunture: le suture e gonfosi.<br />

a) Le suture sono giunture tra segmenti scheletrici piatti, che si uniscono mediante i margini; in relazione alla forma<br />

secondo la quale sono tagliati i margini stessi, si avranno:<br />

- suture armoniche, in cui i margini sono lisci, p. es. tra le ossa nasali (fig. 2 C e C’)<br />

- suture dentate "in cui i margini sono scolpiti come un ingranaggio, p. es. la sutura parieto-occipitale (fig. 2 A)<br />

- suture squamose, in cui i margini sono scolpiti di sbieco, p. es. la sutura parieto-temporale (fig. 2 B)<br />

- suture a tenone o schindilesi ,in cui il margine di un segmento si incastra in una doccia scavata nel segmento<br />

contiguo, p. es. la sutura tra il rostro dello sfenoide e le ali del margine superiore del vomere (fig. 2 D).<br />

b) La gonfosi è la giuntura che si realizza tra i denti che sono infissi come veri e propri chiodi ad espansione dentro i<br />

propri alveoli; il tessuto connettivo che stabilisce la continuità e la fissità prende il nome di periodonzio.<br />

B) La sinelastosi è, una giuntura in cui la continuità è garantita da tessuto elastico; è la sinartrosi più mobile; tale<br />

mobilità è tanto maggiore, quanto più aumenta la distanza tra i segmenti scheletrici; mentre l'allontanamento è<br />

assicurato da sollecitazioni muscolari, il ritorno è garantito dalle peculiarità elastiche della giuntura; p. es. i legamenti<br />

gialli fra le lamine vertebrali.<br />

C) La sincondrosi è una giuntura in cui la continuità è assicurata da tessuto cartilagine o ialino; talune sindesmosi<br />

(suture) della testa, al termine dell'accrescimento, si trasformano in sinostosi; p. es. la giuntura sfeno-occipitale fra<br />

corpo dello sfenoide e processo basilare dell'occipitale.<br />

D) La sinfìsi (fig.3) è l'unica giuntura nella quale la continuità è assicurata da due tessuti cartilaginei diversi: ialino a<br />

ridosso delle superfici ossee, a garantire l'accrescimento, fibroso nella porzione centrale; quest'ultima è sovente scavata<br />

da una cavità o da una fessura; p. es. le sinfisi intersomatiche vertebrali o la sinfisi pubica.<br />

Fig. 2 Fig. 3<br />

19


Diartrosi<br />

Le diartrosi o articolazioni vere sono giunture per contiguità. Sono costituite da uno o più segmenti scheletrici fra i quali<br />

esiste contiguità attraverso una cavità articolare; la continuità è esclusivamente periferica ed è assicurata dalla capsula<br />

articolare che delimita la cavità (fig. 4).<br />

Fig. 4<br />

Gli elementi caratterizzanti una diartrosi dal punto di vista morfologico sono rappresentati dai capi ossei articolari, dalle<br />

cartilagini articolari, dalla capsula articolare, distinta in capsula fibrosa e membrana sinoviale, dai legamenti articolari,<br />

che possono essere intra- o extra-articolari, dalla -cavità articolare, la cui forma deriva dalla morfologia dell'articolazione<br />

stessa e da eventuali dispositivi diartrodiali quali i labbri glenoidali, I dischi ed i menischi.<br />

A) La capsula articolare è costituita da tessuto connettivo diversamente specializzato che collega le due estremità ossee articolate;<br />

essa può essere distinta in capsula fibrosa e membrana sinoviale.<br />

a) La capsula fibrosa è la più periferica e risulta costituita da tessuto connettivo fibroso, teso, secondo diverse direzioni, fra i due<br />

capi articolari e rinforzato, come si vedrà più avanti, dai legamenti capsulari.<br />

b) La membrana sinoviale è una lamina connettivo-cellulare preposta al rivestimento delle superfici non articolate delle diartrosi ed<br />

alla produzione del liquido sinoviale o sinovia; riveste quindi tutta la superficie interna della cavità articolare che non è rivestita dalla<br />

cartilagine articolare. La membrana sinoviale è quindi una lamina di tessuto connettivo specializzato che acquisisce struttura diversa<br />

a seconda delle zone articolari sottoposte o meno alle sollecitazioni derivate dal movimento articolare.<br />

B) I legamenti articolari sono dispositivi fibrosi nastriformi, per lo più inestensibili, disposti sulla superficie esterna delle capsule<br />

fibrose. Dal punto di vista strutturale essi sono costituiti da tessuto fibroso denso molto simile a quello che costituisce i tendini.<br />

Dal punto di vista topografico possono essere classificati come:<br />

-legamenti applicati quando sono adesi alla capsula articolare, rinforzandola secondo le direttrici di maggior sollecitazione;<br />

-legamenti a distanza, quando adempiono allo stesso compito senza aderire intimamente a essa; p.es. il legamento coracoomerale<br />

dell'artico articolazione della spalla;<br />

-legamenti intraarticolari quando sono posti all'interno della cavità articolare e sono rivestiti quindi dalla membrana sinoviale; p. es.<br />

i legamenti crociati dell'articolazione del ginocchio.<br />

Dal punto di vista funzionale i legamenti vengono classificati invece come segue:<br />

-legamenti di adesione se presiedono esclusivamente ad assicurare la perfetta contrapposizione e quindi la recisa contiguità tra le<br />

superfici articolari dell'articolazione; p. es. i legamenti gleno- omerali;<br />

-legamenti di guida nel caso in cui assicurano una precisa motilità articolare durante il movimento, evitando le deviazioni; p. es. i<br />

legamenti collaterali tibiale e peroneale del ginocchio;<br />

-legamenti di arresto nel caso in cui ad un certo punto della escursione articolare è necessario avere un blocco che arresta il<br />

movimento; p. es. i legamenti crociati del ginocchio.<br />

La cavità articolare è uno spazio fessurale delimitato dalle cartilagini articolari e dalla membrana sinoviale contenente il liquido<br />

sinoviale.<br />

C) La cartilagine articolare o di incrostazione è costituita da tessuto cartilagineo ialino, disposto a rivestire le superfici articolari dei<br />

capi ossei (fig.); la sua morfologia quindi varierà in rapporto alla conformazione della superficie articolare alla quale è applicata;<br />

perifericamente si continua, senza soluzione, con la membrana sinoviale.<br />

D) I labbri glenoidali, i dischi ed i menischi sono dispositivi articolari presenti nelle articolazioni<br />

nelle quali le superfici articolari contrapposte non sono perfettamente complementari e congruenti.<br />

La compensazione che rende complementari e congrue le superfici convesse è rappresentata dal labbro glenoidale che completa la<br />

concavità della superficie da contrapporre a quella convessa, p. es.<br />

l'articolazione della spalla o dell'anca; mentre i dischi o i menischi articolari sono presenti nel caso in cui una superficie convessa è<br />

contrapposta ad una piana; es. il disco articolare dell'articolazione sterno-clavicolare ed i menischi dell'articolazione del ginocchio.<br />

E) Morfologia delle diartrosi. In rapporto alla forma delle superfici articolari le diartrosi sono suddivise in diartrosi a<br />

superfici pianeggianti e diartrosi a superfici curve.<br />

20


a) La diartrosi a superfici piane è detta artrodia; le superfici articolari contrapposte sono perfettamente complementari<br />

e scivolano una sull'altra secondo la direzione del movimento; sono caratteristiche delle ossa corte; p. es. fra i processi<br />

articolari delle vertebre toraciche.<br />

b) Le diartrosi a superfici curve (fig. 5) a seconda della morfologia delle superfici, sono classificate in:<br />

Enartrosi o sferartrosi: è l'articolazione a forma di sfera con le superfici articolari complementari, una concava e<br />

l'altra convessa; se la sfera è regolare tutti i diametri sono uguali e tutti possono essere considerati assi di<br />

movimento; nella enartrosi sono quindi possibili tutti i movimenti che possono essere riferiti ai tre assi<br />

fondamentali: trasversale (flessione ed estensione), sagittale (abduzione ed adduzione),verticale (rotazione<br />

interna ed esterna) ed inoltre la circonduzione; esempi sono dati dalle articolazioni delle radici degli arti<br />

(articolazioni della spalla e dell'anca).<br />

Condilartrosi o ellissartrosi: l'articolazione a superfici ellissoidali, una concava e l'altra convessa; i due assi sui<br />

quali si compiono i movimenti sono dati dai diametri interpolare ed equatoriale; su quello maggiore, interpolare<br />

trasverso, generalmente si compiono i movimenti di flessione e di estensione, su quello minore, generalmente<br />

sagittale, i movimenti di abduzione e di adduzione , anche se l’escursione è certamente minore della<br />

precedente; è anche possibile una leggera circonduzione, mentre è impossibile la rotazione. es. le articolazioni<br />

metacarpo-falangee.<br />

Ginglimo o cilindrartrosi: è una articolazione ad un asse che possiede le superfici foggiate a segmento di cilindro,<br />

uno pieno e l'altro cavo; a seconda che il cilindro è in asse con l'asse longitudinale dei segmenti scheletrici<br />

articolati o in perpendicolare are si avrà un in ginglimo assiale o un ginglimo angolare.<br />

- Ginglimo assiale è quindi l'articolazione nella quale l'asse di movimento, posto verticalmente, è sovrapponibile<br />

a quello del segmento scheletrico articolato; p.es. il dente dell'epistrofeo e l'arco anteriore dell'atlante; in<br />

questa articolazione è possibile solo il movimento di rotazione. Se gli assi non sono perfettamente<br />

sovrapponibili, anche se sono verticali e paralleli, l'articolazione prende Il nome di ginglimo laterale o trocoide;<br />

in questo caso il cilindro cavo ruota attorno al cilindro pieno il cui asse longitudinale fa da perno; p. es.<br />

l'articolazione radio-ulnare distale; in questo caso il movimento si indica come pronazione e supinazione.<br />

- Ginglimo angolare è invece l'articolazione nella quale i due cilindri sono posti con il loro asse trasversalmente e<br />

quindi perpendicolarmente rispetto all'asse longitudinale dei segmenti scheletrici (p. es. art. tibio-peroneoastragalica).<br />

Questa diartrosi consente quindi soltanto movimenti di flesso-estensione; qualora i due assi non<br />

sono perfettamente perpendicolari, ma formano rispettivamente angoli ottusi ed acuti , l’articolazione viene<br />

detta trocleare o trocleoartrosi p. es. l'articolazione omero-ulnare.<br />

La deviazione degli assi longitudinali dei segmenti scheletrici è indicata rispettivamente come valgismo e varismo. Nel<br />

primo caso l'angolo che si forma ed il cui vertice corrisponde all'interlinea articolare è aperto lateralmente; nel secondo<br />

caso l'angolo è invece aperto medialmente.<br />

Pedartrosi o articolazione a sella è una diartrosi a due assi che possiede le superfici articolari sagomate a mo' di<br />

sella; ciascuna superficie quindi presenta rispettivamente una concavità ed una convessità, i cui assi sono fra<br />

loro perpendicolari; le superfici divengono complementari contrapponendo alla concavità di una superficie la<br />

convessità dell'altra.<br />

L’articolazione a sella consente movimenti di flessione-estensione, adduzione-abduzione e di circonduzione ; p.<br />

es. l’articolazione trapezio-metacarpale I.<br />

Fig. 5: A, enartrosi o sferartrosi; B, condiloartrosi o ellissartrosi; C, ginglimo o cilindrartrosi; D, art. a sella o pedartrosi .<br />

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Anfiartrosi<br />

L'anfiartrosi è una giuntura nella quale coesistono continuità e contiguità (fig. 6); generalmente è costituita da una<br />

artrodia, i cui movimenti di scivolamento sono limitati da una sindesmosi; p. es. l'anfiartrosi sacro-iliaca.<br />

Fig. 6: Sezione trasversale della giuntura sacroiliaca (anfiartrosi).<br />

1, sacro. ,1’, primo forame sacrale dorsale; 2, osso dell'anca; 3, interlinea articolare; 4,<br />

legamento sacroiliaco-anteriore; 5, legamento sacroiliaco posteriore (piano superficiale), con 5',<br />

piano profondo o legamento interosseo; 6, una grossa vena, sezionata obliquamente.<br />

GIUNTURE DELLA TESTA<br />

Sinartrosi della testa<br />

► Sincondrosi:<br />

Sfeno-Occipitale (sfenoide e occipitale)<br />

Sfeno-Petrosa (sfenoide e piramide del temporale)<br />

Petro-Basilare (piramide del temporale e base dell’occipitale)<br />

► Suture:<br />

Armoniche = tra le ossa nasali – tra l’osso mascellare e zigomatico – tra le lamine delle ossa palatine<br />

Dentate = tra l’osso frontale e l’osso parietale (sutura coronale) – tra le ossa parietali (s. sagittale) – tra<br />

occipitale e ossa parietali (s. lambdoidea)<br />

Squamose = tra temporale, parietale e ala dello sfenoide<br />

Schindilesi (o suture a tenone) = tra il vomere e il rostro dello sfenoide<br />

Articolazione temporo-mandibolare. È una condiloartrosi doppia e composta<br />

MOVIMENTI DELLA MANDIBOLA<br />

Apertura e chiusura<br />

Protrusione e retrusione (slittamento avanti e indietro)<br />

Movimenti laterali<br />

GIUNTURE DELLA COLONNA VERTEBRALE<br />

Giunture tra i corpi vertebrali<br />

► Giunture intersomatiche vertebrali. Sono delle sinfisi caratterizzate da dall’interposizione di un disco<br />

intervertebrale costituto da un anello fibroso – cartilagineo; un nucleo polposo e due strati cartilaginei esterni<br />

► Giunture tra le facce anteriori e posteriori dei corpi vertebrali che costituiscono delle sindesmosi<br />

Giunture tra le lamine vertebrali = sinelastosi<br />

Giunture tra i processi trasversi e i processi spinosi = sindesmosi<br />

Giunture tra i processi articolari = diartrosi (artrodie nel tratto cervicale e toracico, ginglimi assiali nel tratto<br />

lombare)<br />

Giuntura sacro-coccigea = sinostosi tra i segmenti coccigei, sinfisi tra il sacro e il coccige<br />

GIUNTURE DELLA TESTA CON LA COLONNA VERTEBRALE<br />

Sindesmosi occipito-alantoidea (tra il foro occipitale e gli archi vertebrali dell’atlante)<br />

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Condiloartrosi occipito-atlantoidea (tra il foro occipitale e le masse laterali dell’atlante)<br />

Sindesmosi occipito odontoidea (tra il foro occipitale e il dente dell’epistrofeo)<br />

Sindesmosi occipito-epistrofica (tra i condili dell’occipitale e il corpo dell’epistrofeo)<br />

Sindesmosi atlanto-epistrofica<br />

Ginglimo (assiale) atlanto-odontoideo (tra l’arco dell’atlante e il dente dell’epistrofeo)<br />

Artrodia atlanto-epistrofica<br />

MOVIMENTI DELLA COLONNA VERTEBRALE<br />

Nel suo insieme può realizzare movimenti di:<br />

Flessione-estensione<br />

Inclinazione laterale<br />

Torsione destra e sinistra<br />

Circonduzione<br />

E chiaro che la mobilità tra due vertebre è estremamente limitata, mentre è rilevante l’escursione che la colonna<br />

vertebrale realizza nel suo insieme, quale risultato delle somma dei parziali spostamenti tra i singoli segmenti vertebrali,<br />

nelle singole ma molteplici giunture intervertebrali.<br />

GIUNTURE DELLA GABBIA TORACICA<br />

Giunture costo-vertebrali<br />

► Articolazioni costo-somatiche = artrodie tra il capitello delle costole e vertebre corrispondenti<br />

► Articolazioni costo-trasversali = artrodie tra costole e processi trasversi vertebrali<br />

► Sindesmosi costo-trasversarie = dal collo delle costole al processo trasverso della vertebra soprastante e<br />

corrispondente<br />

Giunture condro-sternali<br />

► Tra la 1a costola e il manubrio dello sterno = sincondrosi<br />

► Tra la 2a costola e lo sterno = artrodia<br />

► Tra le costole dalla 3a alla 7a e il corpo dello sterno = artrodie rinforzate da legamenti<br />

Giunture intercondrali = artrodie o sindesmosi variabili<br />

MOVIMENTI DELLA GABBIA TORACICA<br />

Movimenti delle singole costole a livello delle giunture costo-vertebrali<br />

Innalzamento e abbassamento dell’estremità costale sternale<br />

Dalla somma di questi piccoli, singoli movimenti deriva l’aumento dei diametri del torace<br />

GIUNTURE DEL CINGOLO TORACICO<br />

Articolazione sterno-clavicolare = articolazione a sella (diartrosi a superfici curve a due assi o pedartrosi)<br />

Articolazione acromio-clavicolare = artrodia tra l’acromion della scapola e la clavicola<br />

MOVIMENTI DEL CINGOLO TORACICO<br />

Elevazione<br />

Abbassamento<br />

Proiezione e retroposizione della clavicola<br />

Rotazione della scapola<br />

GIUNTURE DELL’ARTO SUPERIORE<br />

Articolazione della spalla o scapolo-omerale o gleno-omerale = enartosi tra la cavità glenoidale della scapola e la<br />

testa dell’omero<br />

MOVIMENTI DELL’ARTICOLAZIONE DELLA SPALLA<br />

Proiezione avanti (anteposizione) e in dietro (retroposizione)<br />

Adduzione e abduzione<br />

Intrarotazione ed extrarotazione<br />

Circonduzione interna ed esterna<br />

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Articolazione del gomito. È una diartrosi complessa costituita da:<br />

► Articolazione omero-ulnare = ginglimo angolare di tipo trocleare<br />

► Articolazione omero-radiale = enartrosi (o sferartrosi)<br />

► Articolazione radio-ulnare prossimale = ginglimo assiale<br />

Sindesmosi radio-ulnare<br />

Articolazione radio-ulnare distale = ginglimo assiale laterale o trocoide<br />

MOVIMENTI DEL GOMITO E DELL’AVANBRACCIO<br />

Flessione ed estensione<br />

Pronazione e supinazione dell’avanbraccio (rotazione dell’avambraccio + rotazione scapolo-omerale)<br />

Articolazione radio-carpica = condiloartrosi (o ellissartrosi) dall’epifisi distale del radio alle prime tre ossa del carpo<br />

(scafoide, semilunare e piramidale)<br />

MOVIMENTI DEL POLSO<br />

Flessione ed estensione<br />

Adduzione e abduzione (limitati)<br />

Circonduzione interna ed esterna<br />

Pronazione e supinazione<br />

Giunture intercarpiche<br />

► Giuntura intercarpica prossimale = è un’anfiartrosi tra scafoide, semilunare e piramidale e un’artrodia tra<br />

pisiforme e piramidale<br />

► Giuntura intercarpica distale = è un’anfiartrosi tra trapezio, trapezoide, capitato e uncinato<br />

► Articolazione medio carpica = condiloartrosi irregolare tra le ossa carpali e uncinato e capitato; artrodia tra<br />

trapezoide e scafoide/trapezio<br />

Giunture carpo-metacarpiche<br />

► Articolazione carpo-metacarpea del pollice = pedartrosi tra trapezio e 1° osso metacarpale<br />

► Articolazione carpo-metacarpea comune = diartrosi complessa:<br />

Artrodia tra il 2°, 3° e 4° osso metacarpale e trapezio, trapezoide, capitato e uncinato<br />

Pedartrosi (articolazione a sella ) tra il 5° metacarpale e l’uncinato<br />

Giunture intermetacarpali = anfiartrosi tra le facce anteriori e posteriori delle ossa metacarpali e sindesmosi tra le<br />

teste delle ossa metacarpali (dal 2° al 5°)<br />

Articolazioni metacarpo-falangee<br />

► Articolazione metacarpo-falangea del pollice = ginglimo angolare<br />

► Articolazioni metacarpo-falangee delle altre dita = condiloartrosi<br />

► Articolazioni interfalangee = ginglimo angolare<br />

MOVIMENTI DELLE DITA DELLE MANI<br />

Flessione ed estensione<br />

Adduzione e abduzione (a livello delle articolazioni metacarpo-falangee)<br />

Opposizione del pollice a tutte le altre dita<br />

GIUNTURE DEL CINGOLO PELVICO<br />

Giuntura sacro-iliaca = anfiartrosi<br />

Giuntura inter-pubica = sinfisi<br />

Giuntura Ileo-ischio-pubica = sincondrosi nei soggetti in accrescimento. Diventa una sinostosi in età adulta (dai 10 ai<br />

16 anni)<br />

GIUNTURE DELL’ARTO INFERIORE<br />

Articolazione dell’anca o coxo-femorale o ileo-femorale = enartrosi<br />

MOVIMENTI DELL’ANCA<br />

Proiezione avanti (anteposizione) e in dietro (retroposizione)<br />

Adduzione e abduzione<br />

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Intrarotazione ed extrarotazione<br />

Circonduzione interna ed esterna<br />

Articolazione del ginocchio = ginglimo angolare complesso costituito da:<br />

► Menisco mediale a forma di semiluna e menisco laterale a forma di “O” incompleta<br />

► Legamento trasverso che fissa anteriormente i due menischi<br />

► Legamento crociato anteriore (dalla faccia mediale del condilo femorale laterale all’area anteriore del condilo<br />

tibiale) e legamento crociato posteriore (dalla faccia laterale del condilo femorale mediale alla parte posteriore<br />

del condilo tibiale)<br />

► Legamenti capsulari: legamenti rotulei (tendine del quadricipite o rotuleo e legamenti alari della rotula);<br />

legamenti collaterali (mediale o tibiale e laterale o fibulare); legamenti poplitei (obliquo e arcuato.<br />

MOVIMENTI DEL GINOCCHIO<br />

Flessione ed estensione<br />

Leggera rotazione durante la flessione<br />

Articolazione tibio-fibulare = artrodia tra tibia e perone distalmente<br />

Sindesmosi tibio-fibulare costituita dai legamenti che fissano il malleolo del perone alla tibia<br />

Articolazione talo-crurale o tibio-peroneo-astragalica = ginglimo angolare a incastro tra facce articolarti di tibia e<br />

perone e la superfice superiore dell’astragalo. Costituto da:<br />

► Legamenti mediali o legamento deltoideo (tibio-calcaneare; tibio-navicolare e tibio-talare)<br />

► Legamenti laterali (talo-fibulare anteriore e posteriore)<br />

Articolazione talo-calcaneare = ginglimo assiale obliquo tra astragalo e calcagno<br />

Articolazione trasversa del tarso dello Chopart = enartrosi talo-navicolare e articolazione a sella calcaneocuboidea<br />

MOVIMENTI DELLA CAVIGLIA<br />

Flessione plantare (estensione) e dorsale (flessione vera e propria)<br />

Adduzione e abduzione<br />

Rotazione (pronazione e supinazione)<br />

Giunture interossee distali = anfiartrosi tra 1°, 2° e 3° cuneiforme; tra 3° cuneiforme e cuboide; tra navicolare e<br />

cuboide<br />

Giunture tarso-metatarsee o articolazione del Lisfranc = artrodie tra cuboide e cuneiforme e ossa metatarsali sulla<br />

linea trasversale e anfiartrosi sulla linea sagittale<br />

Giunture intermetatarsee = sindesmosi tra le 5 ossa del metatarso<br />

Articolazioni metatarso-falangee = ginglimo angolare tra il 1° metatarso e falange del 1° dito; condiloartrosi le altre<br />

Articolazioni interfalangee = ginglimi angolari regolari<br />

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