Rivista online - Siad
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VOCE DEL GIORNALISTA – E oggi?<br />
DALLA CHIESA – Oggi mi colpisce il policentrismo della<br />
mafia, anche in Sicilia, e questa è la vera svolta storica. Oggi<br />
la mafia non è più geograficamente limitata alla Sicilia occidentale;<br />
oggi la mafia è forte anche a Catania.<br />
VOCE DEL GIORNALISTA – La mafia, a differenza del terrorismo,<br />
uccide tra i malavitosi, salvo rare eccezioni. Come<br />
spiega che le sue ultime vittime sono state Pio Latorre, deputato<br />
comunista; Pier Santi Mattarella, presidente della Regione;<br />
Gaetano Costa, procuratore della Repubblica; Boris Giuliano,<br />
capo della squadra mobile?<br />
DALLA CHIESA – Ho indagato su questo fatto nuovo e credo<br />
di aver capito le nuove regole del gioco: la mafia uccide un<br />
potente quando è diventato troppo pericoloso, ma solo quando<br />
può ucciderlo perché è isolato. Questa lotta alla mafia l’hanno<br />
persa tutti, da sempre. Ma io sono ottimista, perché confido<br />
nella mia professionalità e sono convinto che un lento e<br />
paziente lavoro psicologico può sottrarre potere alla mafia,<br />
perché ho capito una cosa, semplice ma definitiva: e cioè che<br />
gran parte delle protezioni mafiose, che gran parte dei privilegi<br />
mafiosi, tanto caramente pagati dai cittadini, non sono altro<br />
che i loro più elementari diritti. Assicuriamoli, togliamo questo<br />
potere alla mafia e facciamo dei suoi sudditi i nostri alleati.<br />
VOCE DEL GIORNALISTA – Nel í48 lei era capitano dei<br />
carabinieri a Corleone, dove si scontrò per la prima volta con<br />
la mafia. Lei condusse le indagini sull’assassinio del sindacalista<br />
Placido Rizzotto, riuscì a scoprire il mandante e a portare<br />
sul banco degli accusati gli esecutori materiali del delitto...<br />
Musica.<br />
Il generale Dalla Chiesa si alza, indossa il cappotto, avanza<br />
verso il centro e legge dai foglietti del suo diario.<br />
DALLA CHIESA ...«che il mio lavoro possa essere utile<br />
alla gente, tutto è lasciato al mio entusiasmo. I politici saranno<br />
pronti a buttarmi al vento, non appena determinati interessi<br />
saranno toccati e compromessi...».<br />
Ripresa della musica.<br />
Interno dell’ospedale civile.<br />
Una Ragazza, in camicia da notte, è rannicchiata su una sedia.<br />
Si lamenta come una bestia ferita.<br />
La luce, inizialmente, illumina soltanto il corpo della Ragazza.<br />
Poi, lentamente, si allargherà a tutta la scena.<br />
RAGAZZA – Io sola... dietro l’albero e non mi posso muovere...<br />
(Mostra le dita aperte) Cinque... trascinano quel corpo...<br />
un attimo... polvere... la faccia!... sangue, sangue... sì, cinque,<br />
erano cinque, cinque, erano in circolo, c’è qualcuno in mezzo,<br />
e poi una pietra in alto, puntuta... pietra enorme... cade<br />
giù... un grido... (Un urlo strozzato)<br />
DOTTORE – (ancora in ombra. Voce dolce, paterna, carezzevole)<br />
Lo conoscevi?<br />
RAGAZZA – (smarrita, implorante, si guarda attorno) Dottore...<br />
DOTTORE – (c. s.) Lo sai chi era? Uno del paese?<br />
RAGAZZA – Dottore... mi aiuti: lo sente? Mio padre dice che<br />
sono «stralunata»... Come faccio a dire che non l’ho visto,<br />
dottore? Io l’ho visto, a pochi metri da me... Cinque, cinque...<br />
(Mostra le dita della mano) Erano cinque... e in mezzo c’era<br />
lui!... Cinque...<br />
16<br />
TESTI<br />
DOTTORE – (è venuto avanti, indossa il camice bianco: è un<br />
uomo anziano, tranquillo, bonario, ispira subito fiducia)<br />
Figlia mia, parla tranquillamente, non aver paura, non sono<br />
tuo padre... Di’ tutto quello che sai. Poi ti sentirai meglio.<br />
RAGAZZA – Io voglio parlare... dire tutto ai carabinieri... Io...<br />
DOTTORE Certo, certo, figlia mia. Ma tuo padre ti ha portato<br />
qui, in ospedale, per curarti. In queste condizioni non puoi<br />
parlare. Ora ti trovi in uno stato confusionale, devi calmarti,<br />
riposarti... Poi, a mente fresca, vai dai carabinieri e dici tutto.<br />
Il morto lo conoscevi?<br />
RAGAZZA – Sì!<br />
DOTTORE – Come si chiamava?<br />
RAGAZZA – «Saetta» era nominato.<br />
DOTTORE – E poi? Lo sai come si chiamava davvero?<br />
RAGAZZA – Rizzotto, Rizzotto Placido...<br />
DOTTORE – Figlia mia, tu vuoi andare dai carabinieri, sì o no?<br />
RAGAZZA – Sì!<br />
DOTTORE – E allora ti devi preparare. Quelli, i carabinieri,<br />
così fanno: a domanda risposta.<br />
RAGAZZA – Mio padre dice che se parlo, mi ammazza lui prima<br />
degli altri...<br />
DOTTORE – E allora tu che fai?<br />
RAGAZZA – Io parlo.<br />
DOTTORE – Buono. Questo... Rizzotto che mestiere faceva?<br />
RAGAZZA – Sindacalista.<br />
DOTTORE – E questo sindacalista dove lavorava?... Parla,<br />
dove lavorava?<br />
RAGAZZA – A Corleone... la camera del lavoro...<br />
DOTTORE – E a che partito apparteneva?<br />
RAGAZZA – Mi pare socialista, ma ci aiutava tutti...<br />
DOTTORE – I banditi... tu li hai visti?... Li avevi mai visti prima?<br />
RAGAZZA – (con sforzo) Uno...<br />
DOTTORE – Allora li conoscevi?<br />
RAGAZZA – (c. s.) Uno...<br />
DOTTORE – Chi?<br />
RAGAZZA – Quello che...<br />
DOTTORE – Quello... della pietra?<br />
RAGAZZA – Sì, lui! Quello che ha dato il colpo... Io forse l’avevo<br />
visto prima...<br />
DOTTORE – Dove?<br />
RAGAZZA – Nella piazza del paese.<br />
DOTTORE – (accarezza la Ragazza sul viso, teneramente) Ma<br />
non hai sempre detto che era tardi e stava scurendo?<br />
RAGAZZA – Sì, il sole era già sotto, ma si vedeva, si vedeva...<br />
DOTTORE – Però in questo luce luce non potevi essere sicura...<br />
RAGAZZA – (confusa) Sì... no... non so se era proprio lui o no...<br />
DOTTORE – (si distacca dalla Ragazza) Sei stanca, rimandiamo<br />
a domani...<br />
RAGAZZA – (cerca di trattenere il Dottore, finisce per cadere<br />
per terra) No, no, dottore, non mi lasci sola...<br />
DOTTORE – Hai bisogno di qualcosa.<br />
RAGAZZA – Sì...<br />
DOTTORE – Chiamo la suora...<br />
RAGAZZA – No, dottore, quella come mi vede, alza il crocifisso<br />
e dice: «Assatanata, assatanata!»... Io quello che ho<br />
visto ho visto...<br />
Musica alla radio, anni quaranta, con comunicati pubblicitari<br />
dell’epoca.<br />
Interno caserma dei carabinieri. Un tavolino e due sedie. Entra