scarica documento - Mostra internazionale del nuovo cinema
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LINO MICCICHÈ<br />
il segno <strong>del</strong>lo Scorpione non solo il più bel film dei Taviani assieme a San<br />
Michele aveva un gallo (e assieme a esso tra i più belli <strong>del</strong> nostro «<strong>nuovo</strong><br />
<strong>cinema</strong>») ma anche uno dei più importanti culturalmente (e dunque anche<br />
politicamente), è che, realizzato proprio mentre la contestazione si realizzava,<br />
esso vi partecipa con un’intensità pari alla lucidità critica, vivendone<br />
riti e miti con convinzione e al contempo con distacco. Il fatto che «nel<br />
breve periodo in cui “a sinistra” molti intellettuali, molti artisti rincorrevano<br />
– e non solo nel <strong>cinema</strong> l’“emergenza” politica, i Taviani manifestavano<br />
invece la loro presenza con un opera così filtrata, così lontana, così<br />
trasgressiva, da risultare assolutamente intraducibile nelle formule (nonché<br />
nei facili furori) allora ricorrenti» (Torri), è una conferma, dopo la<br />
indicazione già data con Sovversivi, di come questi due cineasti siano tra<br />
i pochi (e non soltanto nel <strong>cinema</strong> italiano) a muoversi nella direttrice, certamente<br />
tuttora problematica ma in genere assai poco frequentata, di una<br />
pratica formale materialistica e dialettica capace di vivere il presente storicizzandolo,<br />
cioè sottraendolo a qualsiasi ideologizzazione, e ponendo di<br />
volta in volta in discussione se stessa come prima “illusione” da negare per<br />
non precludersi il futuro.<br />
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