scarica documento - Mostra internazionale del nuovo cinema
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LINO MICCICHÈ<br />
GLI “UTOPISTI” E GLI “ESAGERATI”<br />
Giovane o no, il <strong>cinema</strong> degli anni sessanta fonda buona parte <strong>del</strong> proprio<br />
successo sul chiasso di un rumoroso apparato industriale, capace,<br />
anche oltre i normali canali pubblicitari, di profonde penetrazioni mascherate<br />
all’interno <strong>del</strong>la pubblicistica sul <strong>cinema</strong>. Per questo, dagli isolati<br />
esordi di Fina e di De Bosio alle filmografie di Olmi e di De Seta, la ricerca<br />
di voci autentiche <strong>del</strong> <strong>nuovo</strong> <strong>cinema</strong> italiano tra quelle che sembrano sommesse,<br />
soltanto perché lontane dal coro e non partecipi <strong>del</strong> chiasso, può<br />
diventare quasi una regola storiografica.<br />
Proprio in questo ristretto ambito di intellettuali schivi e seriamente<br />
intenti in un lavoro di ricerca autenticamente problematico si collocano<br />
le figure dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani e di Valentino Orsini (la cui<br />
filmografia procede congiunta sino alla metà <strong>del</strong> decennio), che sono un<br />
esempio tra i più coerenti e tra i più costanti <strong>del</strong> <strong>nuovo</strong> <strong>cinema</strong> italiano<br />
degli anni sessanta, dove essi esordiscono, nel 1962, con il lungometraggio<br />
Un uomo da bruciare. Ma il sodalizio fra i tre cineasti ha basi solide e<br />
anteriori a tale data, risalendo a quando, all’inizio degli anni cinquanta, il<br />
ventiquattrenne Orsini (nato nel 1926), il ventunenne Vittorio Taviani<br />
(nato nel 1929) e il diciannovenne Paolo Taviani (nato nel 1931) prendono<br />
a operare insieme nell’ambito <strong>del</strong> <strong>cinema</strong>: dapprima a Pisa dove fondano<br />
cineclub e promuovono attività culturali, poi a Roma dove, alternandoli<br />
ad alcune aiuto-regie, realizzano una serie di documentari pregevoli per<br />
impegno politico, passione civile e rigore culturale, tra i quali il più noto<br />
è San Miniato, luglio ‘44, uno tra i migliori risultati <strong>del</strong> cortometraggio<br />
antifascista italiano. Legatisi, con rapporti che superano quelli tradizionali<br />
tra autore e produttore, a un animatore di produzioni impegnate, Gaetano<br />
«Giuliani» De Negri – un antifascista ligure che già era stato dietro<br />
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