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Psiconeuroimmunologia - Maria Corgna

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<strong>Psiconeuroimmunologia</strong><br />

Sviluppare e diffondere lo studio delle relazioni tra i<br />

grandi sistemi di regolazione dell’organismo umano:<br />

tra il nervoso, l’endocrino e l’immunitario e tra questi<br />

e la psiche, intesa come identità emozionale e<br />

cognitiva che contraddistingue ciascuno di noi.<br />

I tempi sembrano davvero maturi per valorizzare ciò<br />

che già esiste nel nostro paese e per diffondere la<br />

nuova cultura scientifica e medica, che emerge dagli<br />

studi di psiconeuroendocrinoimmunologia (pnei). In<br />

che consiste l’innovazione? Sta nell’idea che non sia<br />

possibile studiare, efficacemente, l’attività dei grandi<br />

sistemi biologici prima ricordati e della psiche,<br />

separandoli tra di loro. Nella realtà del vivente, essi<br />

s’influenzano reciprocamente, dialogano tra loro,<br />

attraverso molecole che, spesso, solo<br />

artificiosamente, vengono assegnate a questo o a<br />

quel sistema e quindi a questa o a quella<br />

specializzazione medica.<br />

Un esempio illuminante viene da una molecola<br />

celebre, il fattore di crescita nervoso (NGF in sigla),<br />

scoperto da Rita Levi Montalcini. Tradizionalmente,<br />

questa molecola è stata assegnata al cervello, ora, in<br />

realtà, si dimostra un potente fattore stimolante del<br />

sistema immunitario.<br />

Addirittura questa molecola è molto importante per la<br />

pelle. Nella cute, infatti, NGF viene prodotto sia dalle<br />

fibre nervose, sia da tutte le cellule del sistema immunitario cutaneo, sia dai cheratinociti, che<br />

sono cellule dello strato superficiale dell’epidermide. Una eccessiva produzione di NGF, ad<br />

esempio, può indurre una iperproliferazione dei cheratinociti e una attivazione infiammatoria<br />

immunitaria (degranulazione dei mastociti). La conseguenza può essere la comparsa di placche<br />

infiammate (eritematose) tipiche della psoriasi.<br />

In effetti, è sempre più chiaro che lo stesso gruppo di molecole può fungere, al tempo stesso,<br />

da neurotrasmettitori, ormoni e citochine. La dimostrazione di questo dato è relativamente<br />

recente: nella seconda metà degli anni ‘80 è stata provata la versatilità di molte molecole e<br />

anche l’esistenza di recettori per queste sostanze nelle cellule dei tre tessuti. In sostanza,<br />

abbiamo numerose prove scientifiche che l’organismo umano possiede un linguaggio unitario<br />

che unifica “centro” e “periferia”, cervello, ghiandole endocrine e sistema immunitario.<br />

L’organismo umano funziona quindi come una rete, un network, che influenza e può essere<br />

influenzato dall’identità psichica individuale.<br />

Con gli studi, pluridecennali, sul sistema dello stress e con quelli, più recenti, sulla<br />

neurobiologia delle emozioni, abbiamo capito che le vie nervose attivate dalle emozioni sono<br />

strettamente collegate a quelle che attivano la reazione di stress. La quale, dal cervello, con<br />

una cascata di ormoni e neurotrasmettitori, invia messaggi che modificano molte funzioni<br />

dell’organismo: l’equilibrio del sistema immunitario, l’umore e perfino il metabolismo dei grassi<br />

e degli zuccheri.<br />

E’ per questo che non è più stravagante connettere emozioni, traumi, abusi, cattiva gestione<br />

dello stress e malattie di diversa origine ed entità. Così come non è un salto mortale<br />

scientifico, interpretare sintomi fisici (stanchezza) neurologici (mal di testa, nausea) e psichici<br />

(depressione) come possibile frutto dell’attivazione del sistema immunitario e quindi<br />

dell’infiammazione nel cervello.<br />

Con la Pnei si chiude così la storica separazione, contrapposizione, tra mente e corpo.<br />

La psiconeuroendocrinoimmunologia studia quindi l’organismo umano nella sua interezza e nel<br />

suo fondamentale rapporto con l’ambiente, nella sua accezione più vasta. Lo sviluppo delle<br />

ricerca in questo campo concretizza una visione globale, olistica, scientificamente fondata,<br />

della medicina, che consente, tra l’altro, il dialogo e il recupero, attraverso una verifica<br />

scientifica, di tradizioni mediche antiche e non convenzionali, nell’ottica di una nuova,<br />

superiore, sintesi medica.<br />

1


Il dialogo dei massimi sistemi<br />

Nella psiconeuroendocrinoimmunologia (pnei) convergono, all’interno di un unico modello,<br />

conoscenze acquisite, negli ultimi settanta anni, dall’endocrinologia, immunologia e<br />

neuroscienze.<br />

Nel 1936, Hans Selye, scienziato di origine ungherese scomparso nel 1982, dimostrò che la<br />

reazione di stress è indipendente dalla natura dello stimolo. Ricerche successive rafforzarono il<br />

concetto dimostrando che lo stress può essere attivato da fattori fisici (caldo, freddo,<br />

radiazioni), infettivi (virus, batteri), psichici (emozioni, traumi). Indipendentemente dal tipo di<br />

agente stressante, si attiva una cascata chimica che libera ormoni e neurotrasmettitori dalle<br />

surrenali. Negli anni 60 e ’70 si è avuta la dimostrazione che è il cervello, in particolare una<br />

sua area, l’ipotalamo, a comandare la reazione di stress. Sempre dall’ipotalamo partono altri<br />

segnali che governano la produzione dei principali ormoni: tiroidei, sessuali, della crescita,<br />

dell’allattamento.<br />

A metà degli anni ’70, Hugo Besedowsky, attualmente all’Università tedesca di Marburgo,<br />

dimostrò che la reazione di stress, con l’aumento della produzione del cortisolo da parte delle<br />

surrenali, causa una soppressione della risposta immunitaria. Fu stabilito così il primo<br />

collegamento biologico tra cervello, stress e immunità. Nella seconda metà degli anni ’80, il<br />

fisiologo statunitense Edween Blalock dimostrò che i linfociti, fondamentali cellule immunitarie,<br />

hanno recettori per gli ormoni e i neurotrasmettitori prodotti dal cervello e che, al tempo<br />

stesso, producono ormoni e neurotrasmettitori del tutto simili a quelli cerebrali.<br />

Più recentemente, sono stati aggiunti altri tasselli che completano il quadro delle relazioni tra i<br />

massimi sistemi del nostro organismo. Assieme al cortisolo e ai neurotrasmettitori liberati dalle<br />

surrenali, altre sostanze, liberate dall’ipotalamo e dell’ipofisi, entrano nel gioco della<br />

regolazione della risposta immunitaria (vedi l’immagine in questa pagina).<br />

Inoltre, si è dimostrato che le fibre nervose periferiche, quelle che innervano l’insieme<br />

dell’organismo, rilasciano sostanze (neuropeptidi) che attivano o sopprimono la risposta<br />

immunitaria. Al tempo stesso è ormai chiaro che le sostanze (citochine) rilasciate dalle cellule<br />

immunitarie, viaggiando con il sangue o con i grandi nervi cranici (come il nervo vago), sono in<br />

grado di segnalare fin dentro il cervello e quindi di influenzare sia le attività biologiche (febbre,<br />

fame, sazietà, ecc) sia quelle psicologiche (ansia, depressione). (f.b.)<br />

Emozioni, salute e malattia<br />

Gli anni ’90 hanno visto una crescita significativa degli studi sulla neurobiologia delle emozioni.<br />

Joseph LeDoux, neurobiologo dell’Università di New York, ha dimostrato che una emozione<br />

primordiale come la paura ha nell’amigdala il suo centro di attivazione. Quest’area cerebrale<br />

riceve i segnali di pericolo che giungono dalla vista e dall’udito e, al tempo stesso, tramite i<br />

suoi collegamenti con ipotalamo e locus ceruleus, è capace di attivare il sistema dello stress.<br />

L’amigdala si forma precocemente durante lo sviluppo del cervello e può essere segnata da<br />

traumi o eventi stressanti fin nel grembo materno, alterando e condizionando nel tempo il<br />

sistema dello stress del bambino.<br />

Antonio Damasio, neurologo dell’Università dell’Iowa, nel suo decennale lavoro su coscienza ed<br />

emozioni, ha dimostrato che la tristezza, più della collera, è capace di attivare intensamente<br />

l’ipotalamo e alcune aree corticali.<br />

La disregolazione del sistema dello stress da parte di emozioni, traumi ed eventi stressanti in<br />

genere, altera potentemente l’assetto e il funzionamento del sistema immunitario. Se nel breve<br />

periodo, il cortisolo, l’adrenalina e la noradrenalina (catecolamine) hanno un effetto tonificante<br />

anche sull’immunità, nel medio-lungo periodo, queste sostanze collocano la risposta<br />

immunitaria su una posizione (Th2) inadatta a combattere virus e tumori. Al tempo stesso, la<br />

disregolazione dell’asse dello stress può favorire lo sviluppo di malattie autoimmuni di vario<br />

tipo.<br />

2


Studi recenti dimostrano che anche patologie come l’aterosclerosi, tradizionalmente concepite<br />

come frutto dell’eccesso di colesterolo nel sangue, sono fortemente condizionate dall’umore: la<br />

depressione, con la sovrapproduzione di cortisolo e catecolamine che spesso accompagna la<br />

malattia, contribuisce ad alterare la parete interna dei vasi, favorendo la formazione della<br />

tipica lesione aterosclerotica.<br />

Infine, i lavori di Robert Sapolsky, neurobiologo della Stanford University, hanno dimostrato<br />

che l’alterazione del sistema dello stress e la sovrapproduzione di cortisolo, tipiche della<br />

depressione maggiore, possono avere ripercussioni sull’ippocampo, area cerebrale deputata<br />

alla formazione della memoria a lungo termine, inducendo morte dei neuroni e atrofia.<br />

Certo, la risposta allo stress è individuale, è segnata dalla storia della nostra individualità<br />

psicobiologica. Per alcuni, un evento stressante può essere destabilizzante, per altri<br />

galvanizzante. Lo studio delle differenze, delle “costituzioni”, dei “terreni”, è una delle frontiere<br />

attuali della psiconeuroendocrinoimmunologia.<br />

3

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