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Relazione agronomica - Comune di Romano d'Ezzelino

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<strong>Relazione</strong> Agronomica – a cura <strong>di</strong> dott. for. Diego Sonda – dott.ssa for. Silvia Forni – dott. for. Michele Cassol<br />

___________________________________________________________________________<br />

verificarne il suo corretto utilizzo; controllare che la tecnica <strong>agronomica</strong> sia rispondente al<br />

<strong>di</strong>sciplinare <strong>di</strong> produzione; verificare per chi adotta il marchio “Biobassano” che vi sia il<br />

mantenimento della qualifica <strong>di</strong> produttore biologico (controlli AIAB, Associazione Italiana<br />

per l’Agricoltura Biologica). Oltre a queste attività il Consorzio ha proceduto a identificare la<br />

meto<strong>di</strong>ca per il recupero e mantenimento della tipica varietà “Bassano” e a nominare una<br />

commissione tecnico-scientifica per lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> una migliore tecnica <strong>agronomica</strong> da<br />

consigliare ai soci, per elevare ulteriormente la qualità del prodotto. L’asparago <strong>di</strong> Bassano si<br />

<strong>di</strong>fferenzia dal altre coltivazioni similari per la delicatezza e fragranza dei turioni, che<br />

permettono al consumatore <strong>di</strong> gustarlo in tutta la sua lunghezza. La caratteristica al palato è<br />

data da un equilibrio nelle sue componenti dolce-amaro, frutto <strong>di</strong> una particolare<br />

composizione dei terreni del territorio storico. Per una ottimale conservazione e <strong>di</strong>stribuzione<br />

del prodotto sono fondamentali le tecniche <strong>di</strong> conservazioni. Per mantenere inalterate le<br />

pregiate caratteristiche del prodotto fresco, bisogna osservare alcune avvertenze, quali<br />

l’idrorefrigerazione ottimale (acqua a 6/8 gra<strong>di</strong>) per evitare la <strong>di</strong>sidratazione e conseguente<br />

ossidazione, evitare l’esposizione prolungata alla luce e all’aria e durante i trasporti assicurare<br />

bene il prodotto all’imballaggio per evitare rotture.<br />

Il prodotto venduto dal Consorzio presenta delle specifiche caratteristiche “estetiche” <strong>di</strong><br />

confezionamento, quali la legatura manuale su entrambe le sezioni da una “stroppa” o<br />

succhione <strong>di</strong> salice vulgaris dei mazzetti <strong>di</strong> turioni.<br />

La scoperta dell’asparago <strong>di</strong> Bassano, asparago <strong>di</strong> tipo “bianco”, si narra sia del tutto<br />

casuale e dovuta ad una gran<strong>di</strong>nata violentissima che si abbatté nella zona intorno al ‘500.<br />

Tale gran<strong>di</strong>nata avrebbe <strong>di</strong>strutto la parte epigea dell’ortaggio costringendo così il colono a<br />

cogliere la parte che stava sotto terra, cioè la parte bianca. Si accorse, con stupore, oltre ad<br />

essere commestibile era anche saporita e <strong>di</strong> gusto gradevole e da allora cominciò a cogliere<br />

l’asparago prima che spuntasse da terra. Tuttavia tra le genti del bassanese corre un’altra<br />

leggenda: si narra, infatti, che Sant’Antonio <strong>di</strong> Padova, <strong>di</strong> ritorno dalle missioni africane,<br />

avesse portato con sé alcune sementi dell’asparago delle quali si sarebbe servito per<br />

ammansire il feroce Ezzelino; infatti mentre se ne ritornava alla città patavina, percorrendo<br />

quel tratto <strong>di</strong> strada che va da Bassano a Rosà, avrebbe seminato tra le siepi le sementi<br />

dell’asparago, le quali avrebbero rigogliosamente allignato in una terra che tutt’oggi è fra le<br />

più feconde per la coltura del turione. Certo è che la coltivazione dell’asparago nel territorio<br />

<strong>di</strong> Bassano è antichissima; esaminando le note spese per banchetti della Repubblica veneta<br />

(XV e XVI sec.) si trovano notizie certe sull’esistenza dell’ortaggio. In alcuni documenti<br />

datati 1534 per esempio, ci si riferisce a spese fatte per il magnifico messer Hettor Loredan,<br />

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