Relazione agronomica - Comune di Romano d'Ezzelino

COMUNE DI ROMANO D'EZZELINO 

Provincia di Vicenza 

Elaborato Scala 

083134 

083133 

104014 

104013 

104054 

083132 

104011 

GRUPPO DI LAVORO 

- REGIONE VENETO 

Direzione Urbanistica 

- PROVINCIA DI VICENZA 

Servizio Urbanistica 

- COMUNE DI ROMANO D'EZZELINO 

Ufficio tecnico 

RELAZIONE AGRONOMICA 

083131 083144 083141 

104012 

104051 

083143 

104024 

104023 

104064 

- Arch. Enrico Franzin 

- Studio di Progettazione 

per l'Amb. ed il Territorio 

Dott. For. Diego Sonda 

Dott.ssa For. Silvia Forni 

083142 

104021 

104022 

104061 

083154 

- Studio Pro.Ge.A. 

Dott.ssa Geol. Patrizia Miniutti 

- Dott. For. Michele Cassol 

- Ing. Vincenzo D'Agostino 

P.A.T. 

REGIONE VENETO 

PROVINCIA VICENZA 

SINDACO 

SEGRETARIO 

PROGETTISTI 

GENNAIO 2011

INDICE 

1. Informazioni territoriali...................................................................................................3 

2. I suoli..................................................................................................................................5 

2.1 Capacità d’uso dei suoli........................................................................................13 

2.2 Carbonio organico ................................................................................................17 

2.3 Azoto ....................................................................................................................19 

3. Uso del suolo....................................................................................................................21 

4. La superficie agricola utilizzata ....................................................................................28 

5. Le aziende agricole .........................................................................................................31 

6. I prodotti certificati ........................................................................................................40 

6.1 Asparago bianco di Bassano.................................................................................40 

6.2 Miele del Grappa ..................................................................................................42 

6.3 Formaggi...............................................................................................................44 

6.4 Marchi di qualità...................................................................................................45 

6.4.1 Denominazione di Origine Controllata (DOC) ............................................45 

6.4.2 Denominazione di Origine Protetta (DOP) ..................................................46 

6.4.3 Identificazione Geografica Tipica (IGT)......................................................47 

7. Gli allevamenti zootecnici ..............................................................................................48 

7.1 Allevamenti anno 2008.........................................................................................52 

7.2 Allevamenti intensivi............................................................................................54 

8. Rete ecologica..................................................................................................................60 

8.1 Flora e Fauna ........................................................................................................63 

8.1.1 Vegetazione ..................................................................................................66 

8.1.2 I boschi .........................................................................................................68 

8.1.3 Piano di Riassetto Forestale..........................................................................70 

8.1.4 Carta della Natura.........................................................................................71 

8.2 Aree a tutela speciale............................................................................................72 

9. Il paesaggio......................................................................................................................74 

9.1 Le macroaree ........................................................................................................74 

9.2 Gli elementi del paesaggio ...................................................................................75

Relazione Agronomica – a cura di dott. for. Diego Sonda – dott.ssa for. Silvia Forni – dott. for. Michele Cassol 

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1. Informazioni territoriali 

Storicamente il comune di Romano d’Ezzelino faceva parte del territorio trevigiano e 

solo con le vicende napoleoniche è stato collegato e saldato intimamente a Bassano del 

Grappa, sino a passare sotto la provincia di Vicenza. Il territorio comunale è costituito da una 

superficie di 21.4 km 2 , suddivisa per circa un terzo in zona montuosa e altrettanto in area di 

pianura nella zona meridionale, mentre nella parte centrale si colloca un’area collinare, 

limitata ad ovest dai terrazzamenti alluvionali del Fiume Brenta. 

La superficie agricola, nonostante si sia notevolmente ridotta negli ultimi 20 anni, 

rappresenta ancora una discreta porzione del territorio comunale, soprattutto nella zona più a 

sud. Si registra un’agricoltura intensiva, molto spesso mono specifica a granoturco, ma vi 

sono anche attività più specifiche legate al territorio, quali la coltivazione dell’asparago 

bianco. Inoltre, si rileva una spiccata attività zootecnica con allevamenti di una certa 

importanza di bovini, cunicoli e volatili. 

Seppure marginale nel territorio del Comune di Romano è presente anche una certa 

produzione di miele. Si tratta di una realtà produttiva piuttosto limitata, ma rappresenta un 

prezioso indicatore dello stato di salute del territorio, specie in questo periodo nel quale la 

problematica della moria di alveari per avvelenamento da insetticida è molto sentita. 

Le opportunità economiche offerte dallo sviluppo dell’industria e dell’artigianato hanno 

condizionato gli orientamenti lavorativi delle nuove generazioni. Rimangono ancora vitali e 

con manodopera giovanile solo quelle aziende impegnate in allevamenti bovini di una certa 

consistenza o alla ricerca di soluzioni produttive innovative, quali l’allevamento zootecnico 

industriale e l’agricoltura specializzata. Accanto alle aziende agricole di maggiori dimensioni 

permangono numerosissime aziende di piccole dimensioni a conduzione famigliare con 

indirizzi produttivi tradizionali oppure impegnate in produzioni di qualità. 

3


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Figura 1 – Localizzazione territorio comunale 

4


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2. I suoli 

Le unità cartografiche dei suoli sono inserite in una struttura gerarchica che prevede 

quattro livelli, in accordo con quanto proposto a livello nazionale per il Progetto “Carta dei 

Suoli d’Italia in scala 1 : 250.000”. 

Il primo livello è quello delle regioni di suoli (L1 – soil regions); queste sono il risultato 

della rielaborazione avvenuta a livello nazionale della carta delle soil regions d’Europa, 

elaborata dall’European Soil Bureau ed allegata al “Manuale delle Procedure per un Database 

Georeferenziato dei Suoli Europei”: 

Le regioni dei suoli corrispondono a grandi ambienti, diversi per fattori 

geologici, geomorfologici e climatici, responsabili della differenziazione 

pedologica. La loro caratterizzazione avviene principalmente in base al materiale 

parentale ed al clima. 

Il secondo livello corrisponde alle provincie dei suoli (L2 – soil subreagions): 

La regione del Veneto è stata suddivisa in 21 provincie dei suoli, 4 nell’area 

alpina, 10 nell’area prealpina, comprendendo anche le aree collinari contigue ai 

rilievi prealpini e la grande valle alpina della Valbelluna, 2 nell’area collinare, 

costituita dai rilievi isolati in pianura e dagli anfiteatri morenici, e 5 in pianura. I 

criteri utilizzati per la loro individuazione sono principalmente riferibili, per 

l’area montana e collinare, alla morfologia, alla litologia e al bioclima. Per la 

pianura, le principali discriminanti utilizzate sono la morfologia, la 

granulometria dei sedimenti (suddivisa tra alta e bassa pianura) e l’età delle 

superfici (pianura antica e recente). 

Il terzo livello è il sistema dei suoli (L3 – great soilscapes): 

In base agli elementi discriminanti del secondo livello, nella Regione Veneto, 

sono stati individuati 56 sistemi di suoli, per i quali viene riportata una breve 

descrizione della morfologia, della litologia di alcune caratteristiche dei suoli, 

come la profondità e lo scheletro, e dei principali processi pedologici, insieme al 

gruppo e all’unità pedologica di riferimento secondo il World Reference Base of 

Soil Resources (WRB). Per le unità di pianura è risultata discriminante la 

suddivisione in base alla morfologia e alla granulometria dei sedimenti. 

Il quarto livello corrisponde alle unità cartografiche (L4 – sottosistemi di suoli – 

soilscapes): 

5


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Questo livello è suddiviso in 214 unità cartografiche. Per quanto riguarda il 

paesaggio, la descrizione fa riferimento alla morfologia, al materiale parentale, 

alle quote, alla vegetazione, all’uso del suolo, al regime idrico e alla presenza di 

non suolo (urbano o rocce e detriti). L’unita tipologica del suolo è individuata da 

3 lettere ed 1 numero. 

Il sistema di classificazione adottato è il World Reference Base of Soil Resources 

(WRB), redatto dalla FAO (1998). 

Il territorio comunale di Romano d’Ezzelino a livello regionale (L1) si colloca nelle 

categorie 18.8 (Pianura Padano – Veneta) e 34.3 (Alpi meridionali calcaree) ed i suoli sono 

classificati come riportato nella Tabella 1. 

L1 L2 L3 L4 

18.8 AA AA2 AA2.1 

34.3 RC RC2 RC2.1 

34.3 RC RC2 RC2.1 

34.3 RC RC3 RC3.3 

34.3 SA SA1 SA1.10 

34.3 SA SA1 SA1.9 

34.3 SI SI2 SI2.1 

34.3 SI SI2 SI2.1 

34.3 SI SI2 SI2.1 

34.3 

Tabella 1 – Classificazione suoli comunali 

SI SI2 SI2.4 

Primo livello L1: 

18.8: Cambisol – Luvisol – Region con Fluvisols, Calcisols, Vertisols, Gleysols 

(Arenosols e Histosols) della pianura Padano – Veneta. Materiale perentale: 

depositi alluvionali e glaciali quaternari. 

34.3: Leptosol – Region con Cambisols delle Alpi meridionali. Materiale 

parentale: rocce calcaree mesozoiche (dolomie e calcari). 

Secondo livello L2: 

AA: Alta pianura antica, ghiaiosa e calcarea, costituita da conoidi fluvioglaciali 

localmente terrazzati (Pleistocene). Quote: 20 – 200 m. Le precipitazione medie 

annue sono comprese tra 700 e 1300 mm con prevalente distribuzione in tarda 

primavera ed autunno; le temperature medie annue oscillano tra 12 e 13 °C. Uso 

6


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del suolo prevalente: seminativi irrigui (mais), prati, frutteti e vigneti. Suoli ad 

alta differenziazione del profilo (Luvisols). 

RC: Rilievi collinari prealpini posti al piede dei massicci, in forma di dorsali 

strette ed allungate o di emergenza tabulari, con morfologia strettamente 

controllata dalla giacitura e dalla diversa competenza dei materiali, su rocce 

della serie stratigrafica terziaria (calcari marnosi, conglomerati calcarei, 

calcareniti, marne, argilliti). Localizzazione: fascia collinare. Quote: 100 – 500 

m. Le precipitazioni medie annue sono comprese tra 1000 e 1700 mm, con 

prevalente distribuzione in primavera ed autunno; le temperature medie annue 

oscillano tra 6 e 13 °C. Uso del suolo prevalente: vigneti e ostrio – querceti; 

orno – ostrieti e castagneti sui versanti ripidi. Suoli a differenziazione del profilo 

da bassa (Regosols) ad alta (Luvisols e Calcisols). 

SA: Superfici sommitali ondulate e rilievi tabulari uniformemente inclinati delle 

Prealpi, su rocce della serie stratigrafica giurassico – cretacica costituita 

prevalentemente da calcari duri e calcari marnosi fittamente stratificati. 

Localizzazione: fascia montana e subalpina. Quote: 700 – 2000 m. Le 

precipitazioni medie annue sono comprese tra 1000 e 2000 mm con prevalente 

distribuzione in primavera e in autunno; le temperature medie annue oscillano 

tra 6 e 13 °C. Vegetazione prevalente: prati – pascoli, faggete e peccete sui 

versanti acclivi e dirupati. Suoli a differenziazione del profilo da alta (Luvisols) 

a bassa (Cambisols e Leptosols). 

SI: Canyon ed altre profonde incisioni fluviali e torrentizie delle Prealpi, con 

versanti brevi ed estremamente acclivi, su rocce dolomitiche e su formazioni 

della serie stratigrafica giurassico – cretacica (calcari duri e calcari marnosi). 

Localizzazione: fascia collinare e montana. Quote: 300 – 1700 m. Le 

precipitazioni medie annue sono comprese tra 900 e 2000 mm con prevalente 

distribuzione in primavera ed autunno; le temperature medie annue oscillano tra 

6 e 13 °C. Vegetazione prevalente: ostrieti – querceti, orno – ostrieti e faggete. 

Suoli a moderata differenziazione del profilo (Cambisols) su formazioni 

marnose a minor competenza, e suoli a bassa differenziazione del profilo 

(Leptosols) su formazioni a maggior competenza o in zone erose. 

7


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Terzo livello L3: 

AA2: Suoli di conoidi fluvioglaciali, con poche tracce di idrografia relitta, 

formatisi da sabbie e ghiaie, da fortemente a estremamente calcaree. Suoli 

profondi, ghiaiosi, ad alta differenziazione del profilo, decarbonatati, con 

accumulo di argilla in profondità (Cutanic Luvisols). 

RC2: Suoli su rilievi collinari estremamente articolati ad altissima densità di 

drenaggio, formatisi da substrati poco competenti. Suoli moderatamente 

profondi, pietrosi, ad alta differenziazione del profilo, con accumulo di carbonati 

in profondità (Haplic Calcisols). 

RC3: Suoli su aree collocate prevalentemente al piede dei principali rilievi e 

subordinatamente in conche intermontane, occupate da depositi detritici 

eterogenei quali depositi alluvionali, colluvionali, torrentizi e lacustri, di varia 

età. Suoli moderatamente profondi, pietrosi, a moderata differenziazione del 

profilo e ad iniziale decarbonatazione (Calcaric Cambisols). 

SA1: Suoli con superfici da sub pianeggianti a ondulate e versanti, in calcari 

duri, localmente interessati da fenomeni carsici. Suoli moderatamente profondi, 

su roccia, ad alta differenziazione del profilo, con accumulo di argilla in 

profondità (Leptic Luvisols) su superfici boscate, e suoli sottili, su roccia, a 

moderata differenziazione del profilo, con accumulo di sostanza organica in 

superficie (Leptic Cambisols). 

SI2: Suoli su incisioni vallive e scarpate in calcari duri, con versanti 

moderatamente dirupati a forte pendenza. Suoli molto sottili, su roccia, a bassa 

differenziazione del profilo, con accumulo di sostanza organica in superficie 

(Rendzic Leptosols) sui versanti dirupati, e suoli moderatamente profondi, molto 

pietrosi, a moderata differenziazione del profilo, con accumulo di sostanza 

organica in superficie (Mollic Cambisols) su falda detritica. 

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Unità 

cartografica 

SA1.9 

SA1.10 

Quarto livello L4: 

Paesaggio 

Valli secche con 

fondo piatto 

localmente 

pascolato, 

delimitate da 

ripidi versanti 

boscati con 

presenza di 

carsismo. 

Materiale 

parentale: 

calcareo. 

Quote: 900 – 

1400 m 

Vegetazione – 

uso del suolo: 

faggete, 

subordinati prati 

– pascoli. 

Sigla 

UTS 

MAF1 

CPL1 

CNT1 

FIL1 

Versanti VLP1 

irregolari e a 

balze 

caratterizzati da 

diffusi 

affioramenti di 

IND1 

Rosso 

Ammonitico e 

calcari duri, con 

locali creste 

arrotondate in 

Biancone. CPG1 

Materiale 

parentale: 

calcareo e 

calcareo – 

marnoso. 

Quote: 1100 – NAO1 

1700 m. 

Uso del suolo: 

pascoli. 

Non suolo: 10% 

(roccia e detrito) CTN1 

Frequenza 

(%) 

25 – 50 

10 – 25 

10 – 25 

10 – 25 

25 – 50 

10 – 25 

10 – 25 


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Unità 

cartografica 

SI2.1 

SI2.4 

Paesaggio 

Incisioni con 

versanti da brevi 

a medi a bassa 

rocciosità poco 

dirupati. 

Materiale 

parentale: 

calcareo. 

Quote: 200 – 

1300 m. 

Vegetazione: 

ostrio – 

quesrceti, 

faggete e pinete 

di pino silvestre. 

Non suolo: 5% 

(roccia e detriti). 

Scarpate con 

versanti regolari, 

arrotondati o 

balze, 

prevalentemente 

stabili. 

Materiale 

perentale: 

calcaero. 

Quote: 300 – 

1400 m. 

Vegetazione: 

ostrio – querceti 

e faggete. 

Non suolo: 5% 

(roccia e detriti). 

Sigla 

UTS 

CPG1 

CMG1 

CPL1 

MAF1 

NAO1 

CPG1 

MAF1 

CPL1 

MUS1 

NAO1 

Frequenza 

(%) 

25 – 50 

10 – 25 

10 – 25 

10 – 25 


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Unità 

cartografica 

RC2.1 

RC3.3 

Paesaggio 

Fasce collinari, 

sviluppate su 

substrati 

facilmente 

erodibili (marne 

calcaree) 

strutturate 

prevalentemente 

in forma di 

superfici sub 

pianeggianti 

terrazzate 

delimitate da 

ripidi e bravi 

scarpate, con 

stretti 

fondovalle. 

Materiale 

parentale: 

calcareo – 

marnoso. 

Quota: 100 – 

300 m. 

Vegetazione / 

uso del suolo: 

seminativi e 

vigneto, 

subordinati 

ostrio – querceti 

e castagneti. 

Non suolo: 

urbano (5%). 

Ampi conoidi 

coalescenti che 

ricoprono piane 

vallive o la 

pianura esterna. 

Materiale 

parentale: ghiaie 

e sabbie 

calcaree. 

Quote: 200 – 

500 m. 


prati e 

seminativi. Non 

suolo: 20% 

(urbano). 

Sigla 

UTS 

RSR1 

GIA1 

SLC1 

MEA1 

CRG1 

MEA1 

LEM1 

CAD1 

Frequenza 

(%) 

25 – 50 

25 – 50 

10 – 25 

10 – 25 

10 – 25 

25 – 50 

10 – 25 

10 – 25 

Descrizione sintetica 

Suoli a profilo A – Bw – (BC) – R, 

moderatamente profondi, tessitura media, 

reazione acida, saturazione bassa, drenaggio 

buono. 

Suoli a profilo A – C – Cr, sottili, tessitura 

moderatamente fine, estremamente calcarei, 

drenaggio mediocre 

Suoli a profilo Ap – Bw – Bk – (Ck) – C, 

moderatamente profondi, tessitura 

moderatamente fine, scheletro comune, 

molto calcarei, estremamente in profondità, 

drenaggio mediocre, con concrezioni di 

carbonato di calcio. 

Suoli a profilo A – Bw – (BC) – C, 


scheletro frequente, abbondante in 

profondità, moderatamente calcarei, 

fortemente in profondità, drenaggio buono. 

Suoli a profilo A (p) – Bt, molto profondi, 

tessitura moderatamente fine, fine in 

profondità, scheletro comune, reazione 

subacida, saturazione acida, drenaggio 

buono, con rivestimenti di argilla 

Suoli a profilo A – Bw – (BC) – C, 


scheletro frequente, abbondante in 


fortemente in profondità, drenaggio buono. 

Suoli a profilo Ap – C, sottili, a contenuto 

di sostanza organica moderatamente alto in 

superficie, tessitura media, scheletro 

frequente, fortemente calcarei, drenaggio 

moderatamente rapido. 

Suoli a profilo A – Bw, profondi, tessitura 

fine, scheletro frequente, abbondante in 


drenaggio buono. 

Classificazione 

WRB 

Dystri – 

Endoleptic 

Cambisols 

Calcari – Gleyic 

Regosols 

Capacità 

d’uso 

VIe 

IVs 

Haplic Calcisols IIIse 

Episkeleti – 

Calcaric 

Cambisols 

Chromi – 

Profondic 

Luvisols 

(Cutanic) 


Calcaric 

Cambisols 

Skeleti – 

Calcaric 

Regosols 


Calcaric 

Cambisols 

IVsc 

IVe 

IVsc 

VIs 

IVse 

11


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Unità 

cartografica 

AA2.1 

Paesaggio 

Superficie 

modale del 

conoide 

fluvioglaciale 

del Brenta 

(conoide di 

Bassano) del 

Leogra, con 

tracce di canali 

intrecciati poco 

evidenti, sub 

pianeggiante 

(0.5 – 1% di 

pendenza). 

Materiale 

parentale: sabbie 

e ghiaie 

fortemente 

calcaree. 

Quote: 40 – 170 

m 


seminativi 

(mais) e prati 

Non suolo: 30% 

(urbano) 

Regime idrico: 

udico 

Sigla 

UTS 

CGN1 

CTD1 

Frequenza 

(%) 

50 – 75 

25 – 50 

Descrizione sintetica 

Suoli a profilo Ap – Bt – C, profondi, 

tessitura moderatamente grossolana, 

grossolana in profondità, scheletro 

frequente, abbondante in profondità, 

reazione neutra, alcalina in profondità, non 

calcarei, molto calcarei in profondità, 

drenaggio moderatamente rapido, con 

rivestimenti di argilla. 

Suoli a profilo Ap – Bt – C, profondi, 

tessitura media, scheletro comune, 

abbondante in profondità, reazione 

subacida, neutra in profondità, non calcarei, 

drenaggio buono, con rivestimenti di argilla 

Classificazione 

WRB 

Cutani – 

Chromic 

Luvisols 

(Endoskeletic) 

Cutanic 

Luvisols 

Capacità 

d’uso 

IIIs 

IIs 

12


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2.1 Capacità d’uso dei suoli 

Per capacità d’uso dei suoli a fini agro – forestali (Land capacity classification) si 

intende la potenzialità del suolo a ospitare e favorire l’accrescimento di piante coltivate e 

spontanee (Giordano, 1999). All’interno della classe di capacità d’uso del suolo è possibile 

raggruppare i suoli per tipo di limitazione all’uso agricolo e forestale; ciò avviene con una o 

più lettere minuscole, apposte dopo il numero romano che indica la classe (es. IIs); con le 

lettere si segnala se la limitazione, la cui intensità ha determinato la classe di appartenenza, è 

dovuta a proprietà del suolo (s), ad eccesso idrico (w), rischio di erosione (e) o ad aspetti 

climatici (c). 

Classi di capacità 

uso del suolo 

I 

II 

III 

IV 

V 

VI 

VII 

VIII 

Ambiente 

naturale 

Forestazione 

Tabella 2 – Classi di capacità d’uso del suolo 

Limitato 

Pascolo Coltivazioni agricole 

Moderato 

Intenso 

Limitate 

Moderate 

Intensive 

Molte 

intensive 

I suoli vengono attribuiti a 8 classi che rappresentano limitazioni crescenti in funzione 

delle diverse utilizzazioni. Le classi da I a IV identificano suoli coltivabili; la classe V suoli 

frequentemente inondati, tipici di aree golenali; le classi VI e VII suoli adatti solo alla 

forestazione o pascolo e l’ultima classe (VIII) suoli con limitazioni tali da escludere ogni 

utilizzo a scopo produttivo. 

Per l’attribuzione alla classe di capacità d’uso, si considerano 13 caratteri limitanti 

relativi al suolo, alle condizioni idriche, al rischio di erosione e al clima. 

I caratteri del suolo (s) che costituiscono limitazione sono: 

Profondità utile alle radici; 

Lavorabilità; 

Rocciosità; 

Pietrosità superficiale; 

13


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Fertilità chimica; 

Salinità. 

Le caratteristiche indicatrici di limitazioni dovute all’eccesso idrico (w) sono: 

Drenaggio; 

Rischio di inondazione. 

I caratteri considerati in relazione al rischio di erosione (e) sono: 

Pendenza; 

Franosità; 

Stima dell’erosione attuale. 

Gli aspetti climatici (c ) che costituiscono limitazione sono: 

Rischio di deficit idrico; 

Interferenza climatica. 

La classe di capacità d’uso del suolo viene individuata in base al fattore più limitante. 

All’interno della classe è possibile indicare il tipo di limitazione all’uso agricolo o forestale, 

con una o più lettere minuscole, apposte dopo il numero romano, che identifica se la 

limitazione, la cui intensità ha determinato la classe di appartenenza, è dovuta a proprietà del 

suolo (s), ad eccesso idrico (w), rischio di erosione (e) o ad aspetti climatici (c ). 

Nel PRG vigente del Comune di Romano d’Ezzelino è presente una dettagliata 

classificazione agronomica dei suoli, basata su analisi chimico – fisiche dei terreni presenti 

nell’area di pianura; seppure l’analisi condotta abbia diversi anni (1985), nell’ultimo 

ventennio non vi sono stati eventi o fenomeni tali da ipotizzare un’evoluzione o degrado dei 

suoli tale da comportare una revisione delle analisi condotte a suo tempo. Per questa ragione è 

stata ripresa l’analisi condotta nel 1985, che individua per tutta l’area agricola la classe di 

capacità III, ovvero suoli di origine alloctona, alluvionali, generati dal Fiume Brenta, 

generalmente franco – sabbiosi con una percentuale di scheletro che varia dal 5% al 25%; a 

sud della scarpata, che limita il primo terrazzamento, i suoli presentano un cappello di 

alterazione attorno ai 40 cm; qui il pH nella maggior parte dei campioni dei suoli analizzati si 

attesta su valori subacidi (6 – 6.8); solamente nella zona a nord di C. Battocchio i suoli 

risultano più leggeri. In classe III ricadono anche i terreni ad est di Col Roigo e quelli a nord 

della scarpata che limita il primo terrazzamento; questi terreni nonostante una discreta 

profondità e generati da alluvioni pedecollinari, sono condizionati dalla scarsa profondità 

della falda estiva. 

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I terreni ad est di Romano Alto ricadono, invece, in classe IV, in quanto si tratta di 

terreni costituiti da substrato calcareo – arenaceo – marnoso, sui quali si sono sviluppati suoli 

di origine autoctona, con pendenze variabili tra il 30 – 60%, scarsa profondità e presenza di 

scheletro che determinano una scarsa propensione per l’attività agricola. 

I suoli montani ricadono in classe IV o VI a causa della forte pendenza, della scarsa 

profondità e della roccia affiorante. In particolare in classe VI, ricadono i terreni scoscesi e 

ripidi a destra di Valle Santa Felicita fino alla zona dell’ulivo. In classe IV, invece, ricadono i 

terreni montani con minor pendenza e minor roccia affiorante. 

Figura 2 – Caratteristiche chimico fisiche dei suoli (Fonte: PRG vigente) 

15


___________________________________________________________________________ 

La Regione del Veneto nel 2000 ha avviato il progetto per la realizzazione della carta 

dei suoli, terminata nel 2003. Secondo questo studio nel territorio di Romano d’Ezzelino si 

hanno le seguenti classi. 

CL_LCC LIMIT LCC_LIMIT 

III s IIIs 

IV sec IVsec 

IV(VI) sec IV(VI)sec 

VI sec VIsec 

VI sc VIsc 

VI ec VIec 

Tabella 3 – Classi di capacità uso del suolo (Regione Veneto, 2003) 

In classe III ricadono tutti i suoli agrari della pianura fino al primo gradone alluvionale; 

il fattore limitante, che interessa questi terreni, è la caratteristica fisica dei suoli. 

In classe IV ricadono i suoli a monte del gradone fino alle pendici del Monte Grappa, ad 

esclusione dei terreni collinari, che ricadono in classe IV (VI). 

Tutti i terreni montani, invece, ricadono in classe VI, anche se con differenti fattori 

limitanti. 

Figura 3 – Caratteristiche chimico fisiche e limitazioni (Fonte: Regione Veneto, 2003) 

16


___________________________________________________________________________ 

2.2 Carbonio organico 

La sostanza organica favorisce l’aggregazione e la stabilità delle particelle del terreno 

con l’effetto di ridurre l’erosione, il compattamento, il crepacciamento e la formazione di 

croste superficiali; il carbonio organico si lega in modo efficace con numerose sostanze 

migliorando la fertilità del suolo e la sua capacità tampone; migliora l’attività microbica e la 

disponibilità per le piante di elementi nutritivi come azoto e fosforo. 

La diminuzione di sostanza organica è una delle principali “minacce” identificate dalla 

proposta di Direttiva del Parlamento e del Consiglio Europeo (COM 232/2006) e desta 

particolari preoccupazioni soprattutto nelle zone mediterranee. Il contenuto di sostanza 

organica nei suoli, oltre ad essere connessa al fenomeno della desertificazione, ha un 

importante ruolo nelle strategie di mitigazione delle emissioni di gas ad effetto serra, CO2 in 

particolare. A livello globale il carbonio nel suolo è infatti stimato essere tre volte maggiore 

rispetto a quello immagazzinato nella biomassa del soprassuolo. 

L’importanza del ruolo del carbonio organico nel suolo viene riconosciuta ed inserita 

anche negli strumenti di programmazione per le politiche agricole regionali (Piano di 

Sviluppo Rurale 2007/2013 per il Veneto) con misure che favoriscono pratiche agronomiche 

di conservazione della risorsa. 

Secondo la Good Practice Guidance for Land Use, Land-Use Change and Forestry 

elaborate dalla Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) nel 2003, il contenuto di 

carbonio organico nel suolo è ottenuto sommando i contenuti dei singoli orizzonti. Con 

riferimento all’Unità Tipologica di Suolo (UTS) e al tipo di copertura, il contenuto per 

singolo orizzonte è dato dal prodotto tra il quantitativo ponderale di carbonio e la densità 

apparente dell’orizzonte, sottraendo il volume occupato dai frammenti grossolani. 

Per l’ambiente di montagna oltre alla stima del carbonio organico stoccato nei suoli è 

fondamentale considerare anche il carbonio inglobato negli orizzonti organici di superficie 

(humus). 

Dato che le unità tipologiche di suolo della carta a scala 1:250.000 sono spesso 

associate ad una notevole variabilità nell’uso del suolo o nella vegetazione naturale, il dato 

ottenuto dalla carta pedologica deve essere necessariamente corretto con le informazioni sulla 

copertura. 

Il quadro conoscitivo regionale ha messo a disposizione la cartografia prodotta da 

ARPAV. La cartografia prodotta è stata elaborata a partire dai dati attribuiti alle diverse unità 

tipologiche di suolo riconosciute nella Carta dei Suoli regionale. In particolare, è stato 

17


___________________________________________________________________________ 

calcolato il valore di carbonio organico, espresso sia in percentuale in peso sia in tonnellate 

per ettaro, nei primi 30 cm di profondità e nel primo metro. Anche per il carbonio organico il 

dato è stato esteso a livello di unità cartografiche prevedendo per i complessi o le associazioni 

una media pesata in base alla distribuzione delle unità tipologiche di suolo all’interno 

dell’unità cartografica. Attualmente nella banca dati pedologica regionale, aggiornata e gestita 

presso l’Osservatorio Regionale Suolo dell’ARPAV, sono disponibili oltre 3000 punti per i 

quali sono disponibili dati analitici. 

Figura 4 – Carbonio organico presente nei suoli comunali (Fonte: Regione Veneto) 

La maggiore concentrazione si rileva nei suoli di montagna dove il contenuto in 

sostanza organica risulta sempre da moderatamente alto ad alto, sia su coperture boschive sia 

sulle aree a pascolo (maggiore di 75 t/ha). L’accumulo negli orizzonti superficiali è infatti 

favorito da diversi fattori, quali il cospicuo apporto della lettiera nelle aree boscate o dell’erba 

da sfalcio sui pascoli, le temperature più rigide, la presenza di carbonati che inibiscono la 

rapida mineralizzazione della sostanza organica e soprattutto l’assenza di uno sfruttamento 

agronomico intensivo. 

18


___________________________________________________________________________ 

I suoli di pianura, intensamente sfruttati dalle coltivazioni, presentano generalmente 

contenuti bassi; le frequenti arature e l’assenza di copertura vegetale per lunghi periodi sono 

fattori che contribuiscono al depauperamento della risorsa. Solo in presenza di determinati usi 

del suolo (prati, vigneti e frutteti inerbiti) si assiste ad un contenuto più elevato di sostanza 

organica. 

Il trend futuro dell’indicatore è fortemente legato ai cambiamenti d’uso in quanto il 

contenuto di carbonio organico aumenta passando da seminativi a colture legnose, se inerbite, 

quindi a prati e a bosco. 

2.3 Azoto 

Il rischio di potenziale contaminazione delle acque dipende da parametri specifici del 

territorio, quali le caratteristiche del suolo e del sottosuolo, nonché climatiche e di uso del 

suolo. 

Utilizzando le caratteristiche chimico-fisiche delle principali tipologie di suolo 

individuate sulla base della Carta dei Suoli, l’ARPAV ha applicato dei modelli di simulazione 

del bilancio idrico e azotato (MACRO, SOILN), che considerano anche altre variabili quali i 

sistemi colturali e le variazioni climatiche. L’applicazione di tali modelli ha permesso di 

individuare sulla base dei flussi idrici alla base del suolo delle classi di capacità protettiva dei 

suoli; tali classi sono state successivamente incrociate con la stima dell’azoto in eccesso 

ricavato dalla differenza tra i carichi di azoto derivanti dall’utilizzo di concimi e deiezioni 

zootecniche e le asportazioni da parte delle colture. La cartografia prodotta individua delle 

classi di rischio di percolazione dell’azoto nelle acque profonde delle aree coltivate di 

pianura. 

Il territorio comunale coltivato, ovvero dalle pendici del Grappa fino alla pianura di 

Sacro Cuore, ad esclusione dei Colli attorno a Romano, ricade nella classe molto alto (Figura 

5). 

Quest’analisi supporta l’inserimento del territorio comunale in area vulnerabile da 

nitrati, come indicato nella Delibera Consiglio Regionale n. 62 del 17 maggio 2006. 

19


___________________________________________________________________________ 

Figura 5 – Rischio percolazione azoto nelle acque profonde (Fonte: Regione Veneto) 

20


___________________________________________________________________________ 

3. Uso del suolo 

Il territorio del Comune di Romano d’Ezzelino ha subito una forte evoluzione dal 

dopoguerra ad oggi. Questo aspetto può essere meglio descritto con una analisi delle 

dinamiche evolutive del territorio condotte su foto aeree, dove è possibile analizzare lo 

sviluppo dell’uso del suolo in una visione multitemporale. 

In occasione della redazione del Piano Regolatore del 2002, poi ritirato, è stata condotta 

un’analisi di fotointerpretazione, confrontando una foto aerea del volo USA 1954 e la 

situazione all’anno 2000; l’interpretazione, avvenuta attraverso la classificazione secondo 

Corine Land Cover, consente di apprezzare in modo emblematico le trasformazioni avvenute. 

Al fine di permettere un confronto di più facile lettura tra le diverse situazioni osservate 

si propone una rielaborazione dell’analisi effettuate, sia per macroaree (Tabella 4), sia nel 

dettaglio delle singole categorie (Tabella 5). 

L’analisi delle tabelle evidenzia, in primo luogo, come il tessuto residenziale sia 

aumentato di quasi quattro volte, mentre quello produttivo è accresciuto di circa 10 volte. Un 

aspetto positivo collegato all’aumento residenziale è la realizzazione di aree verdi urbane, per 

le quali negli anni ’50 non si sentiva la necessità, mentre oggi rappresentano un aspetto 

fondamentale della moderna pianificazione urbanistica. Anche le aree estrattive e discariche 

sono aumentate in modo considerevole, ciò è dovuto all’apertura di nuovi siti estrattivi, anche 

se oggigiorno sono quasi tutte dismesse. 

Descrizione land cover 

Superficie in ha 

Anno 1954 Anno 2000 

Tessuto residenziale 114.28 394.27 

Insediamenti produttivi 15.95 156.24 

Aree estrattive e discariche 1.83 27.01 

Aree verdi urbane 0.38 49.72 

Seminativi ed aree coltivate in genere 1414.83 913.66 

Aree boscate 150.44 448.28 

Altre aree naturaliformi 442.65 151.18 

Tabella 4 – Confronto uso del suolo 1954 – 2000 (macroaree) 

TOTALE COMPLESSIVO 2140.36 2140.36 

21


___________________________________________________________________________ 

Superficie (ha) 

1600 

1400 

1200 

1000 

800 

600 

400 

200 

0 

Tessuto 

residenziale 

Insediamenti 

produttivi 

Figura 6 – Confronto uso del suolo anni 1954 – 2000 

Aree estrattive e 

discariche 

Uso del Suolo 


Aree verdi urbane Seminativi ed aree 

coltivate in genere 

Descrizione land cover 

Aree boscate Altre aree 

naturaliformi 

L’aumento delle aree residenziali e produttive è andato a discapito delle superfici 

agricole, che si sono ridotte di un terzo. Nelle zone montane, invece, si è assistito ad un 

aumento delle zone boscate e ciò è da leggere non tanto come un aspetto positivo, ma rientra 

nel più generale fenomeno dell’abbandono della montagna ed in particolare nell’abbandono 

delle attività silvo – pastorali. Le aree naturaliformi, in particolare le praterie montane 

utilizzate come pascoli, sono state abbandonate e ciò ha permesso l’espansione del bosco. Nel 

corso degli ultimi 50 anni la superficie boscata è triplicata, al ritmo di crescita medio del 4% 

all’anno. 

22


___________________________________________________________________________ 

Descrizione Corine Land Cover 

Superficie in ha 


Tessuto residenziale continuo mediamente denso 2.15 3.42 

Tessuto residenziale discontinuo 31.08 247.96 

Tessuto residenziale rado o nucleiforme 81.05 142.89 

Insediamento industriale o artigianale 116.90 

Insediamento dei grandi impianti di servizi 7.99 

Insediamenti degli impianti tecnologici 0.98 

Reti stradali e spazi accessori 15.95 29.94 

Parcheggi asfalti e non 0.43 

Aree estrattive 1.83 2.37 

Discariche 3.01 

Cantieri e spazi in costruzione e scavi 21.63 

Aree verdi urbane 33.98 

Aree sportive 13.94 

Aree cimiteriali 0.38 1.80 

Seminativi 1258.40 781.47 

Vivai 2.02 

Colture orticole in pieno campo 11.62 

Vigneti 37.89 25.03 

Superfici a copertura erbacea densa 20.86 39.16 

Colture temporanee associate a colture permanenti 45.69 

Sistemi colturali e particellari complessi 0.94 

Aree prevalentemente occupate da colture agrarie 51.99 53.42 

Formazioni riparie naturali o seminaturali 1.37 3.48 

Formazioni planiziali di latifoglie 4.09 

Formazioni collinari o montane di latifoglie 86.96 314.55 

Boschi di conifere 25.77 49.90 

Boschi misti di conifere e latifoglie 36.34 76.26 

Aree a pascolo naturale e praterie 179.96 49.63 

Cespuglieti e arbusteti 33.59 11.51 

Aree a ricolonizzazione naturale 193.71 78.28 

Aree a ricolonizzazione artificiale 0.54 

Spiagge, sabbie e letti sassosi 13.13 2.59 

Aree con vegetazione rada 22.26 8.63 

Tabella 5 – Confronto uso del suolo 1954 – 2000 

TOTALE COMPLESSIVO 2140.36 2140.36 

Per una visione aggiornata lo stato di uso del suolo pregresso (1954 e 2000) è stato 

messo a confronto con la situazione attuale. L’analisi è stata aggiornata analizzando l’uso del 

suolo dedotto dalle foto aeree del 2006 (volo più recente a disposizione). 

In una prima fase di analisi l’interpretazione non è stata basata sulle categorie di Corine 

Land Cover, ma sulla reale tipologia di utilizzazione presente. Sono state individuate 21 

categorie come riassunto nella Tabella 6. 

23


___________________________________________________________________________ 

TIPOLOGIA AREA (m 2 ) AREA (ha) 

Boschetto di villa 59012.9059944 5.90 

Bosco 5092888.62476308 509.29 

Campi 3324804.55279151 332.48 

Cava 169668.8837761 16.97 

Filari arborei e boschetti 798219.789136414 79.82 

Laghetto o lama d'alpeggio 1208.1879253125 0.12 

Mosaico di colture 173146.767688203 17.31 

Parco di villa 108966.0340815 10.90 

Pascoli di alta quota 324792.215801995 32.48 

Prati aridi 220485.80756856 22.05 

Prato 4239501.83331019 423.95 

Prato abbandonato 213737.341007621 21.37 

Rimboschimenti artificiali 295471.615932132 29.55 

Strade 156362.65113166 15.64 

Tare e incolti 23431.79978779 2.34 

Urbano industriale 1330710.8305209 133.07 

Urbano residenziale 4402113.05603092 440.21 

Vigneti e Uliveti 553892.498252835 55.39 

Villa 39636.29674389 3.96 

Zona detritica 70611.9377466051 7.06 

Zone rupestri e ghiaioni con vegetazione erbacea e/o arborea 506315.3522311 50.63 

TOTALE 22104978.98 2210.50 

Tabella 6 – Uso del suolo attuale (2006) 

In una seconda fase, al fine di poter avere un confronto con le analisi precedenti, si sono 

raggruppate alcune tipologie in macroaree riscontrabili nel tempo (Tabella 7). Si ottiene un 

confronto semplificato che però mette in luce come le principali categorie d’uso del suolo si 

siano evolute, mettendo soprattutto in luce il trend negativo dell’estensione dell’area agricola 

a discapito di un consumo indiscriminato del suolo per l’urbanizzazione. In 50 anni, la 

superficie agricola è diminuita del 39%, contro un aumento della superficie residenziale del 

285% e un aumento degli insediamenti produttivi del 832%. La tabella ribadisce anche il 

concetto dell’abbandono delle aree montane, meno produttive e difficilmente raggiungibili a 

favore delle aree boscate, aumentate del 315%. 

SUPERIFICIE (ha) 

TIPOLOGIA Anno Anno Anno 

1954 2000 2006 

Tessuto residenziale 114.28 394.27 440.21 

Insediamenti produttivi 15.95 156.24 148.71 

Aree estrattive e discariche 1.83 27.01 24.03 

Seminativi ed aree coltivate in genere 1414.83 913.66 861.61 

Aree boscate 150.44 448.28 624.56 

Tabella 7 – Confronto uso del suolo per macroaree 

24


___________________________________________________________________________ 


1600 

1400 

1200 

1000 

800 

600 

400 

200 

0 

Uso del suolo 

Anno 1964 Anno 2000 Anno 2006 

Tessuto residenziale Insediamenti produttivi Aree estrattive e 

discariche 

Tipologia 

Seminativi ed aree 

coltivate in genere 

Aree boscate 

Nel 2009 la Regione Veneto ha pubblicato lo studio della copertura del Suolo del 

Veneto. Il programma è stato attuato per la realizzazione della Banca Dati della Copertura del 

Suolo ad elevata accuratezza geometrica e tematica per istituire una base di riferimento per le 

scelte di programmazione territoriale ed ambientale e per il controllo dell'uso del suolo. 

Questa banca dati, aggiornabile nel tempo proprio per comprendere le dinamiche di 

trasformazione del territorio, consente, tra i vari output possibili, di produrre la Carta di 

Copertura del Suolo, quale “fotografia” del territorio regionale a una data prefissata. 

Lo sviluppo del programma è avvenuto in due fasi: 

1. con il progetto G.S.E. Land - Urban Atlas, promosso e finanziato dalla 

Commissione Europea e dall'E.S.A. (European Space Agency), è stata 

sviluppata approfonditamente la definizione dei suoli urbani ed industriali con 

standard di qualità validato e certificato a livello europeo; 

2. con il progetto per l'approfondimento tematico della mappa dell’uso del suolo 

G.S.E. Land - Urban Atlas, è stata acquisita la copertura del suolo delle aree 

extraurbane (Territori agricoli, Territori boscati ed aree seminaturali, Ambiente 

umido e Ambiente delle acque), utilizzando dati telerilevati unitamente ad altre 

fonti ausiliarie di grande dettaglio, grazie alle quali è stato notevolmente 

incrementato il livello di accuratezza della Carta di Copertura del Suolo 

regionale. 

25


___________________________________________________________________________ 

Con il termine copertura del Suolo si intende ciò che attiene alle caratteristiche fisiche 

della superficie terreste con la distribuzione di vegetazione, acqua, ghiacciai, deserti e altre 

caratteristiche fisiche indotte dalle attività antropiche come infrastrutture ed insediamenti. La 

Carta della Copertura del Suolo, quindi, con un linguaggio condiviso e conforme alle direttive 

comunitarie, discrimina il territorio regionale in 5 categorie generali (Territori modellati 

artificialmente, Territori agricoli, Territori boscati ed aree seminaturali, Ambiente umido e 

Ambiente delle acque), che si sviluppano per successivi livelli di dettaglio in funzione della 

scala di rappresentazione. 

La Banca Dati della Copertura del Suolo articola la lettura del territorio regionale al V 

livello di dettaglio, per un totale di 174 classi di copertura del suolo, con un’unità minima 

cartografata pari ad un quarto di ettaro (2500 m 2 ). Tale banca dati costituisce un prodotto di 

grande precisione geometrica ed estremo dettaglio tematico per tutto il territorio regionale. Si 

tratta di un supporto informativo fondamentale per la pianificazione territoriale ed il controllo 

dell’uso del suolo (espansioni urbane, trasformazioni e cambiamento dell'uso del suolo) e, in 

modo particolare, per le applicazioni e gli studi che si basano su dati tematici di precisione. 

La Carta della Copertura del Suolo si affiancherà alle banche dati territoriali già presenti 

nel Sistema Informativo Territoriale Regionale a supporto dell’attività dell'Osservatorio 

Territoriale, istituito della legge urbanistica regionale L. R. 11/04, e fornirà uno strumento 

condiviso con le strutture regionali e gli enti locali territoriali, per le attività legate alla 

pianificazione territoriale. 

Per il territorio comunale di Romano d’Ezzelino sono state individuate 49 categorie di 

copertura del suolo, come riportato in Tabella 9. Se si raggruppano in macroaree, adottando 

uno schema tipo quello riportato in Tabella 7, si ottengono valori simili di superficie (Tabella 

8). 


Tipologia Ortofoto Copertura 

(IT 2006) suolo 

Tessuto residenziale 440.21 451.86 

Insediamenti produttivi 148.71 164.78 

Aree estrattive e discariche 24.03 10.33 

Seminativi ed aree coltivate in genere 861.61 867.29 

Aree boscate 624.56 612.64 

Tabella 8 – Confronto uso del suolo interpretazione ortofoto 2006 e Carta della Copertura del suolo Regione 

2009 

26


___________________________________________________________________________ 

Tipologia Superficie (ha) Superficie (m 2 ) 

Aceri – frassineto con ostria 1.46 14627.017 

Altre colture permanenti 9.50 95101.786 

Arbusteto 24.35 243457.616 

Aree destinate a servizi pubblici, militari e privati 13.94 139497.972 

Aree destinate ad attività industriali 160.00 1599895.327 

Aree destinate ad attività sportive ricreative 21.22 212279.194 

Aree estrattive 9.22 92201.084 

Aree in attesa di una destinazione d'uso 6.67 66668.533 

Aree in costruzione 2.37 23688.964 

Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati 0.76 7611.169 

Aree verdi urbane 4.04 40418.142 

Bosco di latifoglie 23.37 233705.609 

Castagneto dei suoli xerici 0.08 806.886 

Cereali in aree irrigue 49.75 497533.896 

Classi di tessuto urbano speciali 4.30 43035.247 

Complessi residenziali comprensivi di area verde 3.87 38730.172 

Faggeta montana tipica esalpica 77.33 773275.525 

Faggeta submontana con ostria 4.78 47787.535 

Foraggere in aree irrigue 45.60 456016.415 

Foraggere in aree non irrigue 10.49 104894.003 

Formazione antropogena di conifere 88.45 884516.628 

Frutteti 5.99 59926.249 

Girasole in aree irrigue 0.58 5842.926 

Mais in aree irrigue 249.68 2496757.806 

Mais in aree non irrigue 3.08 30766.106 

Malghe (edificio e annessi) 0.27 2706.771 

Oliveti 19.42 194202.099 

Orno – ostrieto primitivo 113.18 1131806.329 

Orno – ostrieto tipico 168.75 1687533.001 

Orticole in pieno campo in aree irrigue 1.48 14810.315 

Ostrio – querceto tipico 60.91 609104.637 

Pascoli diversi 29.18 291830.540 

Rete stradale secondaria con territori associati 81.41 814056.578 

Robinieto 35.29 352881.803 

Rovereto tipico 4.19 41869.215 

Sistemi colturali e particellari complessi 13.53 135287.378 

Strutture residenziali isolate 31.44 314364.497 

Superfici a copertura erbacea: graminacee non soggette a rotazione 214.66 2146592.056 

Superfici a riposo in aree irrigue 12.91 129054.984 

Tabacco in aree irrigue 0.55 5470.894 

Terreni arabili in aree irrigue 210.08 2100758.575 

Terreni arabili in aree non irrigue 13.52 135217.686 

Tessuto urbano discontinuo 10.12 101165.206 

Tessuto urbano discontinuo denso con uso misto (Sup. Art. 50%-80%) 148.19 1481867.450 

Tessuto urbano discontinuo medio, principalmente residenziale (Sup. 

Art. 30%-50%) 72.94 729366.619 

Tessuto urbano discontinuo rado, principalmente residenziale (Sup. Art. 

10%-30%) 60.93 609261.120 

Vigneti 13.95 139538.872 

Vivai in aree irrigue 3.53 35272.284 

TOTALE 2141.31 21413060.716 

Tabella 9 – Carta della Copertura del Suolo (Regione Veneto 2009) 

27


___________________________________________________________________________ 

4. La superficie agricola utilizzata 

La Superficie Agricola Utilizzata (SAU) è stata calcolata sulla base della metodologia 

riportata nell’Allegato A della DGR n. 3650 del 25/11/2008 – lettera C. La metodologia 

proposta è finalizzata al contenimento del consumo del territorio agricolo, poiché lo sviluppo 

economico ha comportato una profonda trasformazione dell’assetto territoriale con la 

sottrazione alla SAU di suoli destinati a processi di urbanizzazione ed industrializzazione a 

carattere diffuso. Tale fenomeno di consumo del territorio ha profondamente inciso sia sul 

settore produttivo agricolo sia sulla funzione di salvaguardia del sistema idrogeologico, del 

paesaggio agrario e dell’equilibrio ecologico e naturalistico. 

La SAU comunale è stata determinata considerando l’effettivo uso del suolo, 

utilizzando l’ultima edizione disponibile delle ortofoto, ovvero volo Italia 2006, e la Carta 

Tecnica Regionale Numerica, aggiornata in modo speditivo dal Comune, anche mediante 

verifiche puntuali sul territorio. 

L’atto di indirizzo della legge urbanistica definisce le utilizzazioni dei terreni che sono o 

non sono da considerare SAU, come riportato nella Tabella 10. 

Utilizzazioni che determinano SAU 

SEMINATIVI 

Cereali per la produzione Barbabietola da zucchero Piante sarchiate da Fiori e piante ornamentali 

di granella 

foraggio 

Legumi secchi Piante industriali Piantine Foraggere avvicendate 

Patata Ortive Sementi Terreni a riposo 

COLTIVAZIONI LEGNOSE AGRARIE 

Vite Agrumi Fruttiferi Vivai 

Olivo per produzione di Coltivazioni legnose in Altre coltivazioni agrarie Orti famigliari 

olive 

serra 

Pascoli Prati permanenti 

ARBORICOLTURA DA LEGNO 

ALTRE 

Utilizzazioni da non considerarsi 

Boschi Fustaie Cedui Altre superfici 

Tabella 10 – Categorie da considerare o no nel calcolo della SAU. 

Dall’analisi territoriale è emersa una SAU complessiva di 978 ha circa, alla quale va 

aggiunta il 9,5 % della superficie boscata comunale (circa 47 ha), in quanto il territorio del 

Comune di Romano d’Ezzelino è classificato territorio collinare. 

28


___________________________________________________________________________ 

Il limite di trasformabilità della zona agricola con caratteristiche SAU è determinato nel 

seguente metodo: 

Individuazione della Superficie Territoriale Comunale; 

Individuazione della SAU esistente; 

Calcolo dell’indice di trasformabilità SAU attraverso il rapporto SAU/STC; 

Aggiunta alla SAU esistente della quota pari al 9,5% della superficie boscata 

comunale per i Comuni di collina. 

I dati utilizzati sono riportati nella Tabella 11. 

Superficie Territoriale Comunale (m²) 21 405 900.00 

Superficie Agricola Utilizzata esistente (m²) 9 781 968.36 

Rapporto SAU/STC (%) 45.70 

Aumento del 9.5% della Superficie boscata (m²) 469 889.00 

SAU Totale (m²) 10 251 857.36 

Indice di trasformabilità (%) 1.30 

Superficie Agricola Trasformabile (m²) 133 274.15 

Aumento del 10% (m²) 13 327.41 

Superficie Agricola Trasformabile totale (m²) 146 601.56 

Superficie Agricola Trasformabile totale (ha) 14.66 

Tabella 11 – Dati e schema di calcolo della SAU 

Applicando lo schema di calcolo previsto dalla normativa vigente (L.R. 11/04) la 

superficie agricola trasformabile è pari a 13.33 ha. Tale valore può essere aumentato del 10% 

a discrezione dell’Amministrazione arrivando ad un valore massimo di 14.66 ha. 

Il Sistema Statistico Regionale consente di consultare le serie storiche dei diversi 

censimenti dell’Agricoltura, mettendo in risalto la costante perdita di terreni agricoli utilizzati, 

passando da 1664 ha del 1970 a 995 ha nel 2006, ovvero con una perdita percentuale del 40%. 

Dall’analisi del confronto storico emerge che la maggior superficie agricola persa si è 

verificata nel boom economico degli anni ’70 – ’80, mentre nell’ultimo decennio la perdita si 

è rallentata notevolmente. 

Se confrontiamo i dati del V° Censimento dell’Agricoltura ISTAT con i dati disponibili 

aggiornati al 2006, ma con metodologie di calcolo differenti, si registra una perdita di SAU 

del -5% circa. 

29


___________________________________________________________________________ 

1970 1982 1990 2000 

SAU SAU totale SAU SAU totale SAU SAU totale SAU SAU totale 

media (ha) (ha) media (ha) (ha) media (ha) (ha) media (ha) (ha) 

4.10 1664.28 3.47 1165.72 3.27 1073.20 3.43 1045.83 

1970 1970 – 1982 var. % 1982 1982 – 1990 var. % 


media (ha) (ha) media 


4.10 1664.28 -15.36 -29.96 3.47 1165.72 -5.69 -7.94 

1990 1990 – 2000 var. % 2000 1970 – 2000 var. % 




3.27 1073.20 4.80 -2.55 3.43 1045.83 -16.34 -37.16 

Tabella 12 – Superficie Agricola Utilizzata nel tempo e confronto 

Sperficie (ha) 

1800 

1600 

1400 

1200 

1000 

800 

600 

400 

200 

0 

Superfici Agricola Utilizzata 

1970 1982 1990 

Tempo (anno) 

2000 2006 

Figura 7 – Confronto temporale Superficie Agricola Utilizzata 

30


___________________________________________________________________________ 

5. Le aziende agricole 

I dati utilizzati per l’analisi delle aziende agricole hanno origine dalle informazioni 

messe a disposizione dalla Regione Veneto nel quadro conoscitivo, che si rifà ai 3 censimenti 

dell’agricoltura (1982 – 1990 – 2000). 

Il V° Censimento Generale dell’Agricoltura del 2000, fornisce i dati in merito alla 

superficie aziendale, ovvero le 305 aziende presenti occupano una superficie totale aziendale 

di 1319.80 ha e una Superficie Agricola Utilizzata pari a 1045.83 ha, ovvero il 79%. 

Negli ultimi 30 anni il numero di aziende agricole è diminuito passando da 406 aziende 

nel censimento del 1970 a 305 del 2000, con una flessione di – 24.87%, ma soprattutto con la 

perdita di superficie aziendale totale, che da 2410.04 ha del 1970 si è quasi dimezzata nel 

2000, attestandosi su valori di 1313.80 ha (-45.24%). 

1970 1982 1990 2000 

N. aziende Sup. totale N. aziende Sup. totale N. aziende Sup. totale N. aziende Sup. totale 

(ha) 

(ha) 

(ha) 

(ha) 

406 2410.04 336 1710.73 328 1556.76 305 1313.80 

Tabella 13 – Aziende e superfici occupate nel tempo 

Aziende (numero) 

420 

400 

380 

360 

340 

320 

300 

Superficie Aziende 

1970 1982 1990 2000 

Tempo (anno) 

Figura 8 – Aziende e superficie aziendale totale: analisi temporale 

2600 

2400 

2200 

2000 

1800 

1600 

1400 

1200 

1000 

Superficie aziendale totale (ha) 

31


___________________________________________________________________________ 

I dati a disposizione forniscono solamente dal 1982 in poi il dato relativo alla superficie 

agricola aziendale, ovvero la superficie agricola media e la superficie coltivata a cereali. 

Anno 1982 1990 2000 

Sup. agricola 515.70 339.24 377.10 

Sup. a cereali 

Tabella 14 – Superfici aziendali 

266.96 241.53 365.64 

I dati ribadiscono come la superficie agricola media aziendale sia diminuita circa del 

27% nei 18 anni in esame, passando da 515 ha a 377 ha, portando ad una specializzazione 

monoculturale dell’agricoltura con un significativo aumento (36%) della superficie a cereali 

(Figura 9). 

I dati dell’ultimo censimento descrivono minuziosamente le aziende, in particolare, il 

75% della superficie aziendale, ovvero 987.51 ha, è in proprietà, il 15%, ossia circa 196 ha 

sono in affitto e circa 135 ha, pari al 10%, sono in uso gratuito. 

Le aziende sono composte totalmente da 808 corpi edificio. La forma di conduzione che 

prevale è quella famigliare con sola manodopera interna, 22 aziende segnalano una 

manodopera famigliare prevalente, circa il 15% presenta una conduzione con salariati e 

solamente 2 aziende hanno dichiarato di servirsi di manodopera extra famigliare. 


550 

500 

450 

400 

350 

300 

250 

200 

Figura 9 – Superfici aziendali 

agricola cereali 

1982 1990 

Tempo (anno) 

2000 

32


___________________________________________________________________________ 

Nell’ultimo decennio la conduzione aziendale è notevolmente cambiata; si osserva una 

riduzione delle piccole aziende a conduzione diretta a favore di aziende specializzate di medie 

– grosse dimensioni, che lavorano con salariati o compartecipanti. 

Anno 

Tabella 15 – Conduzione aziendale nel tempo 

N. aziende a 

conduzione diretta 

coltivatore 

N. aziende con 

salariati 

1970 375 6 

1982 323 7 

1990 319 9 

2000 262 43 

Conduzione 

N. aziende Sup. Totale 

(ha) 

SAU 

(ha) 

Con salariati 43 481 342 

Con manodopera extra famigliare 2 1 1 

Con manodopera famigliare prevalente 22 56 52 

Con manodopera famigliare 238 782 650 

Tabella 16 – Conduzione delle aziende agricole (anno 2000) 

In particolare, le aziende del territorio di Romano per il 99% si presentano come ditte 

individuali, mentre si registra un’azienda in accomandita semplice e una in forma comune. 

Forma giuridica N. aziende Sup. Totale (ha) SAU (ha) 

Azienda individuale 303 963 818 

Comune 1 321 199 

In accomandita semplice 1 36 29 

Tabella 17 – Forma giuridica delle aziende agricole (anno 2000) 

Solamente 3 aziende, circa 1 % del totale, sono destinate all’agricoltura biologica con 

una superficie interessata pari a 4.90 ha, ovvero 0.5 % circa della SAU, su una superficie 

totale aziendale di 7.19 ha. Quasi il 7% delle aziende, ovvero 21 attività, adottano misure agro 

ambientali dell’Unione Europea per una SAU totale pari a 331.98 ha, ossia il 31.74%. In 

realtà la superficie interessata dalle misure agro ambientali è minore, poiché si segnalano per 

la “Conservazione e recupero di prati e pascoli di collina e di montagna (PP)” 30.23 ha e per 

la misura di “Conservazione prati stabili di pianura e conversione seminativi in prati stabili 

(PPS)” una superficie pari a 85.72 ha. In totale dunque la superficie interessata dalle misure di 

tutela è pari a 115.95 ha, ovvero il 35% della SAU aziendale (331.98 ha) e l’11% della totale 

(1046.00 ha). 

33


___________________________________________________________________________ 

Il commercio elettronico è una realtà non presente nelle aziende agricole del territorio; i 

dati ISTAT e le visite presso le aziende hanno permesso di appurare come non sono provviste 

di collegamento alla rete internet e neppure si avvalgono del commercio elettronico per 

l’acquisto o vendita dei prodotti. 

I dati ISTAT del V° Censimento dell’Agricoltura (2000) riportano la descrizione 

dell’utilizzo del terreno agrario (Tabella 18). 

Raggruppando i dati per tipologia di seminativo si osserva che: 

La superficie a seminativo è pari a 377.10 ha, di cui il 97% è a cereali; 

La superficie utilizzata a cereali è pari a 365.60 ha di cui l’87% seminata a 

granoturco; 

La superficie totale dei boschi è pari a 186.36 ha e le coltivazioni legnose agrarie 

si estendono per 32.37 ha; 

La superficie a prati permanenti e pascoli ammonta a 633.15 ha; 

La superficie a vigneti è di circa 19 ha, suddivisa nelle seguenti specie di uva: Barbera 

nero 1 ha, Cabernet Franc nero 1 ha, Garganega nero 1 ha, Merlot nero 11 ha, Prosecco 

bianco 2 ha, Trebbiano di Soave bianco 1 ha, e in misura inferiore all’ ettaro di Tocai friulano, 

Pinot bianco, Mammolo nero e Plassa nero; una sola azienda coltiva 0.03 ha di uva per la 

produzione di vini DOC. 

A livello comunale assume una certa rilevanza la cantina “Montelvini Cà Cornaro”, 

unica struttura, che vende prodotti vinicoli tipici fatti in casa. I prodotti tipici sono comunque 

utilizzati nelle varie strutture turistico – alberghiere, ed in particolare nei 2 agriturismi 

presenti in località Rivoltella e Col Roigo. 

34


___________________________________________________________________________ 

Utilizzo terreno 

N° 

aziende 

ha Utilizzo terreno 

N° 

aziende 

ha 

Avena 1 3.00 Melo 7 0.37 

Frumento duro 8 11.61 Pero 3 0.11 

Frumento tenero e spelta 4 10.00 Pesco 4 0.10 

Granoturco 176 318.24 Vite 88 18.90 

Orzo 9 16.51 Frutta a guscio – Altra frutta 1 0.10 

Riso 1 2.00 Fruttiferi – Altra frutta 5 0.92 

Segale 1 2.00 Pascoli 21 266.92 

Sorgo 1 2.00 Prati permanenti 

Coltivazioni legnose agrarie e prati 

202 366.23 

Altri cereali 1 0.28 permanenti e pascoli 1 0.56 

Fagioli 2 0.07 Latifoglie 11 21.18 

Fava 1 0.05 Cedui composti 22 23.25 

Pisello 1 0.05 Cedui semplici 33 118.65 

Altri legumi secchi 2 0.06 Conifere 2 1.63 

Patata 4 0.17 Miste di conifere e latifoglie 12 21.65 

Tabacco 

Coltivazioni di pieno campo-Altre 

1 0.53 Altra arboricoltura da legno 5 1.68 

ortive 

Orti stabili o industriali – Altre 

7 1.50 Altre piante industriali 2 0.60 

ortive 

Orti stabili o industriali – Pomodoro 

14 1.73 Legna da ardere 38 - 

da mensa 

Olivo per la produzione di olive – 

5 0.11 Altra superficie 219 38.00 

Da tavola 1 0.05 Boschi altri interventi 2 - 

Olivo per la produzione di olive – 

Boschi altri interventi di 

Per olio 

Terreni a riposo-Soggetti a regime di 

38 10.80 manutenzione 1 - 

aiuto 3 6.12 Boschi intervento ripulitura 5 - 

Albicocco 2 0.07 Boschi miglioramento 1 - 

Castagno 4 1.25 Boschi taglio periodico 37 - 

Tabella 18 – Utilizzo del suolo – Anno 2000 (Fonte: ISTAT) 

L’ISTAT fornisce anche la suddivisione del territorio per classi di superficie; questa 

classificazione descrive l’estensione delle aziende agricole presenti sul territorio. Dai dati 

emerge che 2 aziende, per una superficie totale aziendale di 5 ha, non presentano superficie 

agricola utilizzata e che all’opposto è presente un’azienda che si estende per una superficie di 

321 ha, di cui 199 ha utilizzati. La maggior parte delle ditte, n. 119, presentano superfici 

aziendali inferiori all’ettaro, 71 hanno una superficie aziendale tra 1 e 2 ettari, 38 aziende tra 2 

e 3 ettari, 33 aziende tra 3 e 5 ettari, 23 ditte tra 5 e 10 ettari, 12 aziende tra 10 e 20 ettari, 4 

aziende tra 20 e 30 ettari e 3 aziende tra 30 e 50 ettari e 1 azienda tra 50 e 100 ettari. 

35


___________________________________________________________________________ 

Classe Superficie 

totale (ha) 

Classe Superficie 

totale (ha) 

Classe 

Superficie 

totale (ha) 

Classe Superficie SAU 

Senza superficie Meno di 1 ettaro 1 -- 2 ettari 2 -- 3 ettari 

N. 

Aziende 

Sup 

Tot 

Sup 

SAU 

N. 

Aziende 

Sup 

Tot 

Sup 

SAU 

N. 

Aziende 

Sup 

Tot 

Sup 

SAU 

Meno di 

1 119 72 64 

1 -- 2 1 2 0 20 29 12 50 74 69 

N. 

Aziende 

2 -- 3 4 9 3 8 18 13 26 67 62 

3 -- 5 1 3 0 2 7 1 2 6 4 5 17 14 

5 -- 10 1 6 1 1 8 2 

TOTALE 2 5 0 145 117 80 61 104 87 32 92 78 

N. 

Aziende 


Sup 

Tot 

3 -- 5 ettari 5 -- 10 ettari 10 -- 20 ettari 20 -- 30 ettari 

Sup 

Tot 

Sup 

SAU 

3 -- 5 23 89 84 

N. 

Aziende 

Sup 

Tot 

Sup 

SAU 

5 -- 10 5 29 22 16 118 107 

N. 

Aziende 

Sup 

Tot 

10 -- 20 1 13 4 5 62 39 6 88 82 

Sup 

SAU 

N. 

Aziende 

20 -- 30 4 108 100 

30 -- 50 1 36 29 

TOTALE 29 131 110 21 180 146 6 88 82 5 144 129 

N. 

Aziende 


30 -- 50 ettari 50 -- 100 ettari 100 ed oltre ettari 

Sup 

Tot 

Sup 

SAU 

30 -- 50 2 67 67 

N. 

Aziende 

Sup 

Tot 

Sup 

SAU 

N. 

Aziende 

Sup 

Tot 

Sup 

SAU 

50 -- 100 1 70 69 

oltre 100 1 321 199 

TOTALE 2 67 67 1 70 69 1 321 199 

Tabella 19 – Suddivisione del territorio per classi di superficie 

Sup 

Tot 

36 

Sup 

SAU 

Sup 

SAU


___________________________________________________________________________ 


120 

100 

80 

60 

40 

20 

0 

Meno di 1 1 - 2 2 - 3 3 - 5 5 - 10 10- 20 20 - 30 30 - 50 50-100 oltre 100 

Aziende agricole 119 71 38 33 23 12 4 3 1 1 

Figura 10 – Estensione aziende agricole – superficie aziendale 


160 

140 

120 

100 

80 

60 

40 

20 

0 

Senza 

sup 

Meno di 

1 

Superficie aziendale (Ha) 

Aziende agricole 2 145 61 32 29 21 6 5 2 1 1 

Superficie SAU (Ha) 

Figura 11 – Estensione aziende agricole – superficie agricola utilizzata 

1 - 2 2 - 3 3 - 5 5 - 10 10- 20 20 - 30 30 - 50 50-100 oltre 100 

37


___________________________________________________________________________ 

I dati regionali del settore primario, aggiornati all’anno 2008, presentano la 

registrazione presso gli archivi dell’anagrafe regionale del settore primario di 390 aziende 

agricole, che hanno sede e/o conducono terreni nel territorio comunale. Tra queste 107 

presentano sede legale extra comunale (Asolo, Bassano del Grappa, Borso del Grappa, 

Caprino Veronese, Cassola, Castelcucco, Castelfranco Veneto, Crespano del Grappa, Enego, 

Fonte, Gazzo, Grantorto, Loria, Marostica, Mussolente, Pianezze, Pove del Grappa, Roncade, 

Rosà, Rossano Veneto, Rozzano, San Martino di Lupari, San Nazario, San Zenone degli 

Ezzelini, Solagna, Tezze sul Brenta, Treviso, Verona e Vicenza), mentre 10 aziende con sede 

legale in Romano d’Ezzelino presentano sede aziendale extra comunale (Borso del Grappa, 

Vidor, Fonte, Castelcucco, Villa del Conte, Santa Giustina in Colle, Enego, Possagno, 

Mussolente e Tezze sul Brenta). 

Il quadro conoscitivo regionale fornisce anche i dati relativi ai terreni condotti dalle 

aziende iscritte all’anagrafe, ma per 139 aziende su 390 dichiarate non è possibile collegare la 

superficie territoriale interessata; per le aziende riportanti i dati di superficie, si ricava che 

totalmente l’area aziendale è pari a 708 ha, in netta flessione rispetto ai dati dell’ISTAT (anno 

2000, 1313.80 ha). 

La regione sulla base degli ultimi piani di utilizzazione territoriale ha fornito anche le 

colture dichiarate; anche in questa caso non è possibile associare l’informazione a tutte le 

superfici precedentemente dichiarate, ma soltanto per una superficie di 671 ettari (Tabella 20). 

L’utilizzo che prevale è la coltivazione di cereali con 283 ha circa, di cui 229 ha 

coltivati a granoturco, 50 ha coltivati a frumento ed il rimanente (4 ettari) ad orzo. 

I foraggi occupano una superficie appena inferiore, ovvero 248 ettari complessivamente 

suddivisi in 199 ha di prato, 18 ha di pascolo, 12 ha coltivati ad erba medica, 8 ha di erbaio 

misto, 5 ha di prato – pascolo non avvicendato, 3.5 ha di erbaio di graminacee e circa 2 ettari 

ad altre specie foraggere. 

Gli altri utilizzi dichiarati riguardano 49 ettari a bosco, 13 ettari circa di piante oleifere e 

di vigneti. 

38


___________________________________________________________________________ 

Utilizzo Superficie (ha) Coltura Superficie (ha) 

Cereali 283.2334 

Granoturco 229.0525 

Frumento 50.0517 

Orzo 4.1292 

Foraggio 247.9810 

Prato 198.7103 

Pascolo 18.0800 

Erba medica 12.4650 

Erbaio misto 7.9900 

Prato pascolo 5.3200 

Erbaio 

graminacee 

3.5972 

Bosco 49.2724 

Piante oleifere 12.7979 

Viti 13.1449 

Superfici 

disattivate 

3.8040 

Ortive 3.261 

Alberi da frutta 2.5150 

Vivaio 2.1900 

Superfici ritirate 

dalla produzione 

1.600 

Superfici ad uso 

non agricolo 

50.9108 

TOTALE 671.2745 

Tabella 20 – Utilizzazioni agrarie dichiarate nei piani di utilizzo 

Foraggere 1.8185 

Girasole 0.200 

Olivo 12.5979 

Orti famigliari 1.8824 

Asparagi 05400 

Ortaggi 0.5286 

Patate 0.3100 

39


___________________________________________________________________________ 

6. I prodotti certificati 

Dall’analisi sopra esposta è evidente che nel territorio comunale l’attività agricola è 

presente anche se in netta diminuzione rispetto ad un tempo. Oggi giorno l’agricoltura 

classica non soddisfa appieno le esigenze di mercato e anche le nuove normative europee 

impongono delle nuove tecniche colturali; un’alternativa per la sopravvivenza alla 

concorrenza è la coltivazione di prodotti tipici di zona che siano certificati, primo fra tutti 

l’asparago bianco di Bassano. 

6.1 Asparago bianco di Bassano 

La maggior parte delle aziende presenti nel territorio di Romano e che coltivano 

l’asparago bianco hanno aderito al Consorzio dell’Asparago di Bassano. Quest’ultimo si è 

costituito nel 1980 con lo scopo di tutelare, incrementare e valorizzare la produzione di questa 

coltura, studiare tecniche colturali e di commercializzazione atte a migliorare le caratteristiche 

qualitative e commerciali del prodotto ed a salvaguardarne le peculiari caratteristiche e la 

tipicità. Il Consorzio provvede a controllare che non vi sia intrusione di prodotto estraneo, 

proveniente da zone di produzione diverse da quelle tipiche; infatti, l’asparago di Bassano, per 

poter essere venduto come tale, può essere prodotto solo nei comuni di Bassano del Grappa, 

Cartigliano, Cassola, Mussolente, Pove del Grappa, Romano d’Ezzelino, Rosà e Rossano 

Veneto. Il Consorzio inoltre si occupa della gestione del marchio, curandone la riproduzione e 

la corretta utilizzazione. I consorziati possono apporre al prodotto confezionato il marchio del 

Consorzio, se questo corrisponde alle caratteristiche previste dal regolamento. In quest’ultimo 

sono definiti i parametri commerciali e le norme che disciplinano l’uso del marchio, i relativi 

controlli e sanzioni. Possono far parte del Consorzio quei produttori, le cui aziende siano 

comprese nelle zone su indicate, e che pongano a coltura una superficie minima di 100 m 

lineari. Il prodotto viene commercializzato prevalentemente dalla cooperativa agricola da 

tempo funzionante e che rifornisce i vari punti vendita quali negozi, ristoranti, mercati 

regionali e rionali. L’asparago dunque rappresenta una vera tradizione per l’area e per tale 

motivo tra gli obbiettivi prioritari del Consorzio vi è quello di salvaguardarlo e valorizzarlo, 

incentivando la prosecuzione generazionale nell’attività di coltivazione. Gli obiettivi del 

Consorzio si possono riassumere in: tutelare e valorizzare la produzione dell’asparago di 

Bassano nel comprensorio storico degli otto comuni; fornire il marchio ai propri associati e 

40


___________________________________________________________________________ 

verificarne il suo corretto utilizzo; controllare che la tecnica agronomica sia rispondente al 

disciplinare di produzione; verificare per chi adotta il marchio “Biobassano” che vi sia il 

mantenimento della qualifica di produttore biologico (controlli AIAB, Associazione Italiana 

per l’Agricoltura Biologica). Oltre a queste attività il Consorzio ha proceduto a identificare la 

metodica per il recupero e mantenimento della tipica varietà “Bassano” e a nominare una 

commissione tecnico-scientifica per lo studio di una migliore tecnica agronomica da 

consigliare ai soci, per elevare ulteriormente la qualità del prodotto. L’asparago di Bassano si 

differenzia dal altre coltivazioni similari per la delicatezza e fragranza dei turioni, che 

permettono al consumatore di gustarlo in tutta la sua lunghezza. La caratteristica al palato è 

data da un equilibrio nelle sue componenti dolce-amaro, frutto di una particolare 

composizione dei terreni del territorio storico. Per una ottimale conservazione e distribuzione 

del prodotto sono fondamentali le tecniche di conservazioni. Per mantenere inalterate le 

pregiate caratteristiche del prodotto fresco, bisogna osservare alcune avvertenze, quali 

l’idrorefrigerazione ottimale (acqua a 6/8 gradi) per evitare la disidratazione e conseguente 

ossidazione, evitare l’esposizione prolungata alla luce e all’aria e durante i trasporti assicurare 

bene il prodotto all’imballaggio per evitare rotture. 

Il prodotto venduto dal Consorzio presenta delle specifiche caratteristiche “estetiche” di 

confezionamento, quali la legatura manuale su entrambe le sezioni da una “stroppa” o 

succhione di salice vulgaris dei mazzetti di turioni. 

La scoperta dell’asparago di Bassano, asparago di tipo “bianco”, si narra sia del tutto 

casuale e dovuta ad una grandinata violentissima che si abbatté nella zona intorno al ‘500. 

Tale grandinata avrebbe distrutto la parte epigea dell’ortaggio costringendo così il colono a 

cogliere la parte che stava sotto terra, cioè la parte bianca. Si accorse, con stupore, oltre ad 

essere commestibile era anche saporita e di gusto gradevole e da allora cominciò a cogliere 

l’asparago prima che spuntasse da terra. Tuttavia tra le genti del bassanese corre un’altra 

leggenda: si narra, infatti, che Sant’Antonio di Padova, di ritorno dalle missioni africane, 

avesse portato con sé alcune sementi dell’asparago delle quali si sarebbe servito per 

ammansire il feroce Ezzelino; infatti mentre se ne ritornava alla città patavina, percorrendo 

quel tratto di strada che va da Bassano a Rosà, avrebbe seminato tra le siepi le sementi 

dell’asparago, le quali avrebbero rigogliosamente allignato in una terra che tutt’oggi è fra le 

più feconde per la coltura del turione. Certo è che la coltivazione dell’asparago nel territorio 

di Bassano è antichissima; esaminando le note spese per banchetti della Repubblica veneta 

(XV e XVI sec.) si trovano notizie certe sull’esistenza dell’ortaggio. In alcuni documenti 

datati 1534 per esempio, ci si riferisce a spese fatte per il magnifico messer Hettor Loredan, 

41


___________________________________________________________________________ 

Official alle Rason Vecchie “... per sparasi mazi 130, lire 3 et soldi 10”. Persino durante il 

Concilio di Trento (1545-1563) alcuni padri conciliari, passano per Bassano con il loro 

seguito, ebbero modo di gustare tra i vari prodotti locali, anche i “sparasi”: così tra discussioni 

teologiche e “magnade de sparasi” i padri conciliari promossero, forse, il primo lancio 

turistico dell’asparago di Bassano, mettendone in risalto soprattutto le virtù diuretiche. 

Indipendentemente dalla vera origine o scoperta dell'asparago bianco, il turione 

bassanese si è sempre più diffuso, arrivando ad essere conosciuto e apprezzato in tutto il 

mondo. 

6.2 Miele del Grappa 

L’altro prodotto tipico del territorio è il miele del Grappa. Un gruppo di apicoltori della 

pedemontana, da più di venticinque anni, ha avviato un piano di recupero e valorizzazione del 

patrimonio apistico presente nella zona, riattivando in modo razionale e produttivo l’antica e 

fiorente tradizione dell’apicoltura, che in queste zone ha sempre costituito uno spiccato 

interesse ed un interessante momento culturale. Il gruppo degli apicoltori del Grappa si è 

costituito in associazione nel 1982 e da allora ha sempre operato in forma organizzata, 

collaborando attivamente con tutti gli Enti, Associazioni ed Istituzioni inerenti l’apicoltura, 

costruendo anno dopo anno un importante sviluppo e pianificazione del settore apistico 

attraverso una precisa identificazione di un territorio montano e pedemontano, uniforme per le 

condizioni fisiche, climatiche, ambientali e vegetazionali e quindi in buon equilibrio con le 

esigenze dell’allevamento ed ambientali richieste dalla vita delle api. Su questo territorio è 

stato attuato e si continua ad approfondire, uno studio permanente: Flora – Api – Mieli – 

Aambiente. Si tratta di una forma costante di aggiornamento tecnico, il cui scopo è quello di 

creare una cultura permanente dell’apicoltura e nello stesso tempo accrescere presso gli 

apicoltori le capacità tecnico-gestionali degli apiari, creare un rapporto di fiducia e attiva 

collaborazione reciproca nell’affrontare tutte le problematiche del settore in sinergia con le 

istituzioni del territorio, le produzioni agricole tipiche e tradizionali e non ultimo, offrire una 

originale e qualitativa forma di vita e accoglienza sia al turista sia alla popolazione locale. 

Da uno studio sulle caratteristiche qualitative dei mieli e sulla selezione, l’allevamento e 

il potenziamento dei ceppi di api regine locali, condotto in collaborazione con il centro 

regionale apistico e l’istituto nazionale di apicoltura di Bologna, si è accertato che le 

42


___________________________________________________________________________ 

coltivazioni del Grappa rientrano nella razza dell’ape Ligustica per le caratteristiche 

fenotipiche. 

Tutte le attività di ricerca e di formazione sono condotte direttamente dai soci apicoltori, 

dislocati nei punti più significativi della pedemontana del Grappa al fine di promuovere e 

divulgare un’apicoltura a completo servizio del territorio, cercando di sostenere i complessi 

equilibri ecologico ambientali che stanno alla base di un reale miglioramento delle nostre 

condizioni di vita. E’ stato istituito, con uno specifico disciplinare, sin dal 1982 e 

gradualmente sempre più perfezionato e valorizzato, uno specifico marchio associativo 

comune, strettamente legato al territorio definito: “Miele del Grappa”. Oggi questo 

importante riferimento diventa più completo grazie alle finalità di sviluppo che gli “Apicoltori 

del Grappa” hanno saputo costruire operando con l’Associazione Regionale dei Produttori di 

Miele del Veneto, in quanto è stato possibile allargare il territorio nella forma 

interprovinciale, con una aggregazione di comuni, geograficamente più naturale, che vede il 

Monte Grappa al centro di tre province del Veneto: Belluno, Vicenza e Treviso. Storicamente, 

un territorio ideale per l’apicoltura, non solo per le coltivazioni e per la grande varietà di 

specie botaniche, ma in particolare perché è possibile valorizzare un nomadismo interno da 

100 metri sul livello del mare, fino a 1780 m del Monte Grappa; quindi, partendo dalle zone 

pianeggianti e protette coltivate ad ulivi, a sud della fascia pedemontana, ambiente ideale per 

lo svernamento delle famiglie d’api, è possibile arrivare sulla parte più alta della montagna 

dove l’apicoltura vive una seconda primavera nei pascoli delle malghe alpeggiate. Tutto 

questo favorisce maggiore forza e sviluppo delle colonie d’api e una qualità e quantità 

indiscussa di produzione. Dal 1995 gli “Apicoltori del Grappa”, partecipano alla fondazione 

dell’Associazione Regionale Produttori Miele del Veneto, e fino ad oggi costituiscono, per 

consistenza, produttività ed attività varie, la terza sezione, dopo quelle di Verona e Vicenza. 

Qui di seguito sono riepilogati i dati più significativi: 

Apicoltori n° 160; 

Alveari circa n° 3.000; 

Produzione miele stimata quintali 600 – 800; 

Produzione di nuclei e regine di potenziamento degli apiari autogestite; 

Produzioni minori, in fase sperimentale, di propoli, polline e pappa reale; 

Coltivazione di erbe officinali e mellifere a supporto degli apiari. 

L’utilizzo del marchio degli Apicoltori del Grappa è disciplinato in modo tale garantire 

e tutelare gli iscritti. Secondo quanto stabilito dal regolamento possono utilizzare il marchio 

43


___________________________________________________________________________ 

solo gli apicoltori associati, residenti e che allevano le api nel territorio della Comunità 

Montana del Grappa e nei comuni limitrofi ad esso, interessando: 

Nella provincia di Vicenza i comuni di: Bassano, Cismon, Mussolente, Pove, Romano 

d’Ezzelino, S. Nazario e Solagna. 

Nella provincia di Treviso i comuni di: Asolo, Borso, Castelcucco, Cavaso, Crespano, 

Crocetta, Cornuda, Fonte, Maser, Monfumo, Paderno, Pederobba, Possagno, 

Segusino, S.Zenone, Valdobbiadene e Vidor. 

Nella provincia di Belluno i comuni di: Alano, Arsiè, Quero, Seren e Vas. 

La localizzazione geografica non è il solo elemento che consente l’utilizzo del marchio. 

Al socio apicoltore è richiesto il rispetto e la scrupolosa osservanza delle disposizioni di 

legge, dei regolamenti vigenti in materia e lo specifico disciplinare di produzione che 

qualifica il “Miele del Grappa”. 

L’apicoltura riveste poi un ruolo di indicatore ambientale fondamentale. Infatti l’ape è 

un insetto particolarmente sensibile alla presenza di agenti inquinanti sottoforma di 

antiparassitari. La moria osservata nelle annate passate è un sintomo dell’utilizzo spesso 

indiscriminato di antiparassitari, che alterano le dinamiche evolutive di molte popolazioni di 

insetti. 

6.3 Formaggi 

Altri prodotti tipici dell’area del Monte Grappa sono i formaggi, in particolare il 

“Bastardo”e il “Morlacco”. Il primo è un formaggio, la cui produzione risale all’800, periodo 

in cui era prodotto nelle malghe venete e così chiamato perché si tratta di un ibrido di 

lavorazione tra l’Asiago pressato e l’Asiago d’allevo. È un prodotto tradizionale degli alpeggi 

del Grappa la cui diffusione ha avuto inizio dopo il secondo dopoguerra, con l’affermarsi di 

condizioni economiche e sociali meno precarie. La notevole diversità di ambienti presenti nel 

Grappa assicura foraggi con flora assai ricca e varia; ciò permette di apportare una maggiore 

ricchezza di aromi e sapori al latte. Molte aziende agricole con sede legale in Comune di 

Romano ne sono produttrici, anche se le malghe per la monticazione estiva sono localizzate 

nelle parti sommitali del Monte Grappa e quindi nei territori amministrativi limitrofi. 

Il formaggio “Morlacco”, invece, pare che prenda il proprio nome dai Morlacchi, 

un’antica popolazione dalmata alla quale appartenevano alcuni gruppi etnici, stabilitisi nei 

44


___________________________________________________________________________ 

secoli passati nella zona del Monte Grappa e a cui la tradizione attribuisce la creazione di 

questo prodotto caseario. Il suo sapore risulta molto più interessante al termine di una 

stagionatura piuttosto lunga, di circa sei mesi, quando la forma è ricoperta da una 

caratteristica muffa verdastra che conferisce un sapore pungente e abbastanza complesso. 

Prodotto solo d’estate nell’area del Grappa, il formaggio acquista la sua straordinaria 

ricchezza di aromi e sapori grazie alla diversità di ambienti d’alpeggio che assicurano una 

flora assai ricca e varia al latte. Viene prodotto ancora con metodi artigianali. Alcune aziende 

agricole, con sede legale in Comune di Romano ne sono produttrici, anche se le malghe per la 

monticazione estiva sono localizzate nelle parti sommitali del Monte Grappa e quindi nei 

territori amministrativi limitrofi. 

6.4 Marchi di qualità 

Il territorio comunale ricade in numerose aree di prodotti tipici veneti, in particolare in 

aree riconosciute dai marchi di qualità DOC, DOP ed IGT. 

6.4.1 Denominazione di Origine Controllata (DOC) 

La denominazione di origine controllata, nota con l’acronimo DOC, è un marchio di 

origine italiano, che certifica la zona di origine e delimita l’area della raccolta delle uve 

utilizzate per la produzione del vino sul quale è apposto il marchio. Il marchio fu ideato negli 

anni cinquanta dall’avvocato romano Rolando Ricci, funzionario dell’allora ministero 

dell’Agricoltura. 

Esso viene utilizzato per designare un prodotto di qualità, le cui caratteristiche sono 

connesse all’ambiente naturale, ai fattori umani e che rispettano uno specifico disciplinare di 

produzione approvato con decreto ministeriale. 

Tali vini, prima di essere messi in commercio, devono essere sottoposti in fase di 

produzione ad una preliminare analisi chimico-fisica e ad un esame organolettico che 

certifichi il rispetto dei requisiti previsti dal disciplinare; il mancato rispetto dei requisiti ne 

impedisce la messa in commercio con la dicitura DOC. 

L’area dalle pendici del Grappa fino a tutta la pianura ricade nella sottozona B361 – 

Vicenza, riconosciuta con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 18 

settembre 2000 (Gazzetta Ufficiale n. 225 del 26 settembre 2000), mentre tutto il territorio 

45


___________________________________________________________________________ 

comunale ricade nella sottozona B399 – Prosecco riconosciuta con Decreto del Capo di 

Dipartimento del 17 luglio 2009 (Gazzetta Ufficiale n. 173 del 28 luglio 2009). 

6.4.2 Denominazione di Origine Protetta (DOP) 

Denominazione di origine protetta, meglio noto con l’acronimo DOP, è un marchio di 

tutela giuridica della denominazione, che viene attribuito - solitamente per legge - a quegli 

alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente 

dal territorio in cui sono prodotti. 

L’ambiente geografico comprende sia fattori naturali (clima, caratteristiche ambientali), 

sia fattori umani (tecniche di produzione tramandate nel tempo, artigianalità, savoir-faire) che, 

combinati insieme, consentono di ottenere un prodotto inimitabile al di fuori di una 

determinata zona produttiva. 

Affinché un prodotto sia DOP, le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione 

devono avvenire in un’area geografica delimitata. Chi fa prodotti DOP deve attenersi alle 

rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione, e il rispetto di tali regole è 

garantito da uno specifico organismo di controllo. 

Tutto il territorio comunale ricade nell’area geografica di ben 6 prodotti: 

Asparago Bianco di Bassano, istituito con Regolamento CE n. 1050 del 12 

settembre 2007 e Legge n. 240 del 13 settembre 2007; 

Formaggio Asiago, istituito con Regolamento CE n. 1107 del 12 giugno 1996 e 

Regolamento CE n. 1200 del 15 ottobre 2007, recepiti con Legge n. 148 del 21 

giugno 1996 e con Legge n. 271 del 16 ottobre 2007; 

Formaggio Grana Padano, istituito con Regolamento CE n. 1107 del 12 giugno 

1996 e recepito con Legge n. 148 del 21 giugno 1996; 

Olio Extra Vergine d’Oliva “Veneto del Grappa”, istituito con Regolamento CE 

n. 2036 del 17 ottobre 2001 e recepito con Legge n. 275 del 18 ottobre 2001; 

Provolone Valpadana, istituito con Regolamento CE n. 1107 del 12 giugno 1996 

e recepito con Legge n. 148 del 21 giugno 1996; 

Sopressa Vicentina, istituito con Regolamento CE n. 492 del 18 marzo 2003 e 

recepito con Legge 73 del 19 marzo 2003. 

46


___________________________________________________________________________ 

6.4.3 Identificazione Geografica Tipica (IGT) 

L’indicazione geografica tipica, meglio nota con l’acronimo IGT, è la terza delle quattro 

classificazioni dei vini riconosciuti dal Governo Italiano. Essa indica vini da tavola di qualità 

prodotti in aree generalmente ampie. 

Questa categoria comprende i vini da tavola prodotti in determinate regioni o aree 

geografiche (autorizzate per legge), talvolta secondo un generico disciplinare di produzione; 

essi possono riportare sull’etichetta, oltre all’indicazione del colore, anche l’indicazione del o 

dei vitigni utilizzati e l’annata di raccolta delle uve. 

Generalmente in questa categoria rientrano i vini da tavola di qualità, ma inferiori 

rispetto ai vini a Denominazione di Origine Controllata e a denominazione di origine 

controllata e garantita (DOCG). È opportuno precisare inoltre che la collocazione di un vino 

tra gli IGT è dovuta sia a scelte commerciali, sia all’impossibilità, per la loro composizione 

(vitigni utilizzati), di rientrare nei disciplinari dei vini di qualità delle zone di produzione 

(DOC e DOCG). 

Tutto il territorio comunale ricade in 2 aree geografiche tipiche: 

Veneto, istituita con DM del 27 giugno 2008 (Gazzetta Ufficiale n. 158 del 8 

luglio 2008): i vini prodotti sono Bianco nelle tipologie normale, frizzante, 

amabile e passito; Rosato nelle tipologie normale, frizzante e amabile; rosso 

nelle tipologie normale, frizzante, amabile, passito e novello, prodotti nell’intero 

territorio della regione Veneto. 

Delle Venezie, istituita con DM del 14 luglio 2000 (Gazzetta Ufficiale n. 176 del 

29 luglio 2000): i vini prodotti sono Bianco nelle tipologie normale e frizzante; 

Rosato nelle tipologie normale e frizzante; Rosso nelle tipologie normale, 

frizzante e novello. 

47


___________________________________________________________________________ 

7. Gli allevamenti zootecnici 

I dati forniti dalla Regione Veneto si basano sui censimenti dell’ISTAT del 1982 – 1990 

– 2000, ma consultando il sito internet del Sistema Statistico Regionale, si sono avute anche 

alcune informazioni per l’anno 1970. 

Anno 1982 1990 2000 

N. Aziende allevamenti 225 121 170 

Tabella 21 – Aziende con allevamenti 

Le informazioni riportano che nell’anno del V° Censimento dell’Agricoltura su 305 

aziende agricole presenti sul territorio comunale, 170 ditte, pari al 56%, conducono anche una 

forma di allevamento. 

Analizzando invece nel complesso la serie storica a disposizione, invece, si osserva 

come la zootecnia presenti un trend negativo molto più marcato rispetto alle aziende agricole; 

nel 1982 su 336 aziende ben 225 si occupavano anche di zootecnia, ovvero il 67% circa, che 

nel 1990 sono scese drasticamente al 37% per ricrescere nell’ultima rilevazione attestandosi al 

56% circa. 

Gli ultimi dati a disposizione, riportano però che 218 aziende presentano delle 

automazioni per l’allevamento, ovvero vi sono 48 ditte che si occupano solamente di 

zootecnia. 


350 

300 

250 

200 

150 

100 

Aziende agricole Aziende zootecniche 

S i 3 S i 4 

1982 1990 

Tempo (anno) 

2000 

Figura 12 – Incidenza delle aziende zootecniche rispetto alle aziende agricole 

48


___________________________________________________________________________ 

La maggior parte delle aziende alleva bovini, anche se il maggior numero di capi è 

prodotto dall’allevamento cunicolo ed avicolo. 

Anno Allevamenti avicoli Bovini Bufalini 

1982 3683 1950 - 

1990 417 1791 - 

2000 3722 1134 - 

Anno Caprini Conigli Equini 

1982 2 7915 3 

1990 7 15814 37 

2000 26 7998 35 

Anno Ovini Struzzi Suini 

1982 - - 135 

1990 6 - 81 

2000 7 - 68 

Tabella 22 – Allevamenti e numero capi presenti nelle aziende agricole 

In particolare, l’allevamento avicolo comprende quaglie, faraone, galline e polli, oche e 

tacchini. 

Allevamenti Quaglie Faraone Oche 

N. capi 1300 37 10 

Allevamenti Galline da uova Polli da carne Tacchini 

N. capi 1373 994 8 

Tabella 23 – Allevamenti avicoli presenti nelle aziende agricole del territorio – Anno 2000 

L’allevamento bovino, invece, è suddiviso a seconda dell’età dell’animale e della 

destinazione di produzione. 

Di età inferiore 

ad 1 anno – 

destinati ad 

essere macellati 

come vitelli 


ad 1 anno – 

Femmine da 

allevamento 


ad 1 anno – 

Femmine da 

macello 


ad 1 anno – 

Maschi da 

macello 


ad 1 anno – 

Maschi da 

riproduzione 

17 131 28 147 3 

Da 1 anno a 

meno di 2 anni 

– Femmine da 

allevamento 

Da 1 anno a 


– Femmine da 

macello 

Da 1 anno a 


– Maschi da 

macello 

Da 1 anno a 


– Maschi da 

riproduzione 

132 63 169 6 

Di 2 anni e più 

– Vacche da 

carne o lavoro 


– Manze da 

allevamento 


– Manze da 

macello 


– Maschi da 

macello 


– Maschi da 

riproduzione 


– Vacche da 

latte 

16 10 4 3 1 404 

Tabella 24 – Allevamenti bovini presenti nelle aziende agricole del territorio – Anno 2000 

49


___________________________________________________________________________ 

I dati rilevano la presenza di 130 capi, pari al 11.4% del totale, di provenienza estera. 

L’allevamento caprino è descritto da 18 capre, che hanno già partorito, nessuna capra 

montata per la prima volte e 8 altre capre, mentre quello ovino individua 2 pecore da latte e 5 

altre pecore. 

L’allevamento cunicolo comprende 1870 fattrici e 6128 altri conigli, mentre quello 

equino deriva dall’allevamento di 31 cavalli e 4 asini. 

Per terminare l’allevamento di suini è descritto dalle dimensioni degli animali (Tabella 

25). 

Scrofe montate Suini di peso inferiore Suini da 50 Kg a Suini da 80 Kg a Suini da 110 Kg e 

a 20 Kg 

meno di 80 Kg meno di 110 Kg 

più 

1 10 20 1 36 

Tabella 25 – Allevamenti di suini presenti nelle aziende agricole del territorio – Anno 2000 

I dati ISTAT dell’ultimo censimento si soffermano anche sul livello di automazione 

delle aziende con allevamento, ovvero se sono fornite di abbeveraggio ed alimentazione 

automatico oppure se possiedono la depurazione dei liquami e lo sgombero del letame 

automatico. 

Abbeveraggio automatico 

No Si 

N. Capi Per Sup Sau 


N. Aziende Ricovero Azienda N. Aziende Ricovero Azienda 

Ovili 2 2 6 1 1 1 

Pollai 83 84 157 - - - 

Porcilaie 

Ricoveri per altri 

18 18 67 - - - 

allevamenti 25 32 56 3 3 15 

Stalle per bovini 56 59 246 24 29 256 

Stalle per equini 6 6 14 - - - 

Totale 190 201 547 28 33 273 

Tabella 26 – Dati di abbeveraggio automatico 

50


___________________________________________________________________________ 

Alimentazione automatica 

No Si 




Ovili 3 3 7 - - - 

Pollai 83 84 157 - - - 

Porcilaie 


18 18 67 - - - 

allevamenti 26 33 62 2 2 10 



Totale 214 230 795 4 4 24 

Tabella 27 – Dati di alimentazione automatica 

Mungitura meccanica 

No Si 




Ovili 3 3 7 

Pollai 83 84 157 

Porcilaie 


18 18 67 

allevamenti 28 35 72 


Stalle per equini 6 6 14 

Totale 203 214 569 15 20 250 

Tabella 28 – Dati di mungitura meccanica 

Depurazione liquame 

No Si 

N. N. Capi Per Sup Sau 


Aziende Ricovero Azienda N. Aziende Ricovero Azienda 

Ovili 3 3 7 - - - 

Pollai 83 84 157 - - - 

Porcilaie 


18 18 67 - - - 

allevamenti 27 34 66 1 1 6 

Stalle per bovini 80 88 502 - - - 


Totale 217 233 814 1 1 6 

Tabella 29 – Dati di depurazione liquami 

51


___________________________________________________________________________ 

N. 

Aziende 

N. Capi Per 

Ricovero 

Sgombero letame 

No Si 

Sup Sau 

Azienda N. Aziende 

N Capi Per 

Ricovero 

Sup Sau 

Azienda 

Ovili 3 3 7 - - - 

Pollai 83 84 157 - - - 

Porcilaie 


18 18 67 - - - 

allevamenti 25 31 58 3 4 14 



Totale 196 207 548 22 27 271 

Tabella 30 – Dati di sgombero letame 

I dati ISTAT del V° Censimento Generale dell’Agricoltura del 2000 forniscono a 

conclusione dell’analisi zootecnica una stima della quantità di azoto contenuto nei reflui 

zootecnici, distinti per specie animale al netto delle perdite di stoccaggio (Kg/anno), in 

riferimento alla consistenza degli allevamenti come da censimento. 

Specie animali 

allevati 

Vacche e manze Vitelloni 

Vitelli a carne 

bianca 

Ovicaprini Equini 

Azoto (Kg/anno) 43534 12592 146 144 1232 

Specie animali 

allevati 

Suini da 

riproduzione 

Suini da ingrasso Cunicoli Avicoli 

Azoto (Kg/anno) 26 708 2426 942 

Tabella 31 – Quantità di azoto contenuto nei reflui zootecnici (Kg/anno) 

7.1 Allevamenti anno 2008 

I dati del censimento ISTAT del 2000 sono stati aggiornati ai primi mesi dell’anno 2008 

su apposita richiesta presentata all’Ufficio Anagrafe Bovina dell’Asl n. 3 di Bassano del 

Grappa. Inoltre, l’Ufficio Ecologia del Comune di Romano d’Ezzelino, nella primavera 2006, 

a causa della diffusione dell’influenza aviaria, ha effettuato il censimento di tutti gli avicoli 

presenti sul territorio. 

I dati evidenziano una netta diminuzione delle aziende che si occupano di allevamenti; 

infatti i dati dell’Asl riguardano solamente 61 aziende, mentre nel censimento risultano 218, 

con una diminuzione del 72%. E’ probabile però che alcuni allevamenti dichiarati nel 

censimento siano ad uso famigliare e quindi non risultino all’Asl veterinaria, comunque negli 

52


___________________________________________________________________________ 

ultimi anni lo stesso ufficio veterinario ha affermato che molti allevamenti stanno chiudendo, 

spesse volte per il cambio di generazione che non continua l’attività di famiglia. 

Le aziende fornite dall’Asl si localizzano: 26 nella frazione di Romano, 20 a Fellette, 13 

a Sacro Cuore e solamente 2 a San Giacomo. 

Allevamento N. Aziende % 

Allevamento bovini 

carne 15 24.59 


riproduzione 29 47.54 

Avicoli 2 4.92 

Caprini 1 1.64 

Cunicoli 2 4.92 

Equini 11 18.03 

Suini 1 1.64 

TOTALE 61 100.00 

Tabella 32 – Suddivisione delle aziende zootecniche (dati Asl 2008) 

Il numero di capi allevati è schematizzato nella tabella seguente. 

Tipo allevamento N. capi allevati Tipo allevamento N. capi allevati 


158 Allevamento bovini 1242 

carne 

riproduzione 

Avicoli 65000 quaglie potenziali + 6000 

fagiani potenziali 

Caprini 5 

Cunicoli 450 fattrici + 4000 capi da 

ingrasso potenziali 

Equini 36 

Suini 8 

Tabella 33 – Numero capi seguiti dal servizio veterinario dell’Asl n. 3 

L’indagine promossa dall’Amministrazione comunale nel 2006 ha interessato tutto il 

territorio e si è occupato degli avicoli ad uso domestico o quasi, censendo 323 pollai per un 

totale di 3398 capi, di cui 260 sono palmipedi. La maggior parte degli allevamenti, n. 234 pari 

al 72% circa, possiede un numero di capi inferiore a 10, 66 pollai, pari al 20% circa possiede 

tra i 10 e i 20 capi, 13 famiglie allevano tra 20 e 30 animali, 4 signori allevano 35 avicoli e in 

6 casi i capi dichiarati superano i 50 bipedi. 

N. allevamenti N. Capi allevati N. allevamenti N. Capi allevati 

234 1-10 66 10-20 


13 20-30 4 30-40 


2 40-50 4 50-70 

Tabella 34 – Numero capi avicoli allevati ad uso domestico 

53


___________________________________________________________________________ 

Gli allevamenti avicoli si localizzano: 132 nella frazione di Romano; 91 a Fellette; 72 a 

Sacro Cuore e 28 a San Giacomo. 

7.2 Allevamenti intensivi 

La legge regionale n. 11 del 2004 prevede, all’art. 50, la necessità di adottare e 

pubblicare i provvedimenti attuativi della legge. Alla lettera d sono previste le specifiche 

relative all’edificabilità nelle zone agricole ed in particolare: 

1. la definizione dei parametri di redditività minima delle imprese agricole sulla 

base di quanto stabilito dalla Giunta regionale ai sensi dell’articolo 18 della 

legge regionale 12 dicembre 2003, n. 40 e successive modificazioni; 

2. i parametri per la redazione e per la valutazione della congruità del piano 

aziendale di cui all’articolo 44, comma 3; 

3. la definizione di strutture agricolo – produttive; 

4. i parametri per la valutazione di compatibilità ambientale e sanitaria dei nuovi 

allevamenti rispetto a quelli esistenti; 

5. le modalità di realizzazione degli allevamenti zootecnici intensivi e la 

definizione delle distanze sulla base del tipo e dimensione dell’allevamento 

rispetto alla qualità e quantità di inquinamento prodotto; 

6. le deroghe, per le aree di montagna, al divieto di edificare sopra i 1.300 metri di 

cui all’articolo 44, comma 10; 

7. i parametri per la determinazione dell’ampiezza del fondo di pertinenza da 

vincolare ai sensi dell’articolo 45. 

Con la Deliberazione n. 329 del 16 febbraio 2010, la Giunta regionale ha aggiornato gli 

Atti di Indirizzo, di cui alla DGR n. 3178/2004 per l’edificabilità nelle zone agricole, 

modificando in particolare: 

i parametri di redditività minima delle imprese agricole; 

i parametri per la redazione e valutazione della congruità del piano 

aziendale; 

i limiti delle classi dimensionali degli allevamenti (individuati non più 

dal peso massimo a fine ciclo, ma dal peso vivo medio allevato); 

54


___________________________________________________________________________ 

i punteggi attribuiti per i sistemi di ventilazione degli allevamenti; 

introducendo la possibilità per i Comuni di partecipare nella 

realizzazione degli interventi di riqualificazione degli allevamenti 

(miglioramento dell'inserimento ambientale nel territorio). 

La previgente normativa in materia di distanze degli allevamenti dagli insediamenti 

civili (DGR n. 7949/1989) era stata adottata allo scopo di evitare l’insorgere, sul territorio ed 

in particolare nelle vicinanze di centri abitati, di problemi di ordine ambientale a seguito della 

realizzazione di nuovi insediamenti zootecnici intensivi. Per la definizione degli allevamenti 

zootecnico – intensivi, ai soli fini dell’applicazione della normativa in argomento, erano stati 

considerati il criterio della connessione funzionale con il fondo in coltivazione e le dimensioni 

assolute dell’allevamento: si erano pertanto inclusi tra gli allevamenti zootecnico – intensivi 

gli allevamenti privi di connessione funzionale con il fondo e gli allevamenti che, pur dotati 

della citata connessione funzionale, erano caratterizzati da un carico zootecnico superiore a 

determinati valori di peso vivo. 

Nel confermare il complessivo impianto metodologico, che ha ispirato la stesura della 

DGR n. 7949/1989, le nuove disposizioni normative intendono recepire le modificazioni 

produttive e tecnologiche intervenute che, in molti casi, hanno sensibilmente ridotto l’impatto 

ambientale degli allevamenti. 

L’art. 44 della legge regionale n. 11/04 conferma la distinzione tra gli allevamenti in 

connessione funzionale con il fondo agricolo, definiti come “strutture agricolo – produttive 

destinate ad allevamento”, e quelle privi di tale connessione funzionale, rubricati come 

“allevamenti zootecnico-intensivi”. 

La normativa prevede tre criteri per la definizione di allevamento intensivo, ovvero la 

sussistenza del nesso funzionale tra l’allevamento e l’azienda agricola, il rapporto degli 

animali rispetto alla superficie e il rapporto di copertura delle strutture rispetto alla superficie 

complessiva del fondo di proprietà o disponibilità. 

In base ai dati a disposizione (numero capi fornito dall’Asl n. 3 e dati del quadro 

conoscitivo regionale), si è valutato di indagare gli allevamenti con una consistenza superiore 

ai 10 capi, per un totale di 29 aziende. 

Sulla base dei sopra citati criteri 11 aziende zootecniche sono risultate intensive, ossia: 

2 aziende avicole presenti sul territorio, ovvero quella di fagiani a Fellette e 

quella di quaglie a Sacro Cuore; 

2 aziende che allevano bovini da carne a Romano; 

55


___________________________________________________________________________ 

7 allevamenti di bovini da latte, sparsi sul territorio comunale. 

Il parametro che ha reso le aziende allevamenti intensivi è stato il rapporto tra il peso 

vivo medio annuo massimo per ettaro (t/ha), che per i territori ricadenti in zona vulnerabile da 

nitrati, come è il territorio comunale di Romano d’Ezzelino, deve essere inferiore a: 

per i bovini 1.2; 

per i vitelloni 2; 

per i fagiani e le quaglie 0.7. 

L’indagine ha comunque evidenziato una realtà zootecnica molto provata, alcuni 

allevamenti hanno recentemente chiuso e alcuni resistono solamente come seconda attività o 

per passione, ma che molto probabilmente per mancanza di passaggio generazionale andranno 

alla chiusura. 

Agli allevamenti sopra elencati, se ne possono aggiungere altri 3 – 4, che pur 

dimostrando il nesso funzionale meriterebbero una particolare attenzione in quanto presentano 

una certa consistenza aziendale; per cui su 29 aziende indagate solamente la metà presentano 

un’importanza rilevante nel territorio. 

L’indagine ha messo in evidenza come la quasi totalità di allevamenti cunicoli soffra di 

una crisi notevole: 1 allevamento ha chiuso recentemente, 1 presenta solamente la sede legale 

in territorio comunale, mentre l’allevamento è in comune di Rosà, e l’ultimo ha ristretto 

drasticamente il numero di capi ad un uso quasi famigliare (25 fattrici su una potenzialità di 

150); inoltre si sono rilevati alcuni capannoni una volta adibiti a questa tipologia di 

allevamento oggigiorno chiusi. 

L’atto di indirizzo prevista all’art. 50 delle Legge Regionale 11/2004, lettera d, al punto 

5, prevede la “Modalità di realizzazione degli allevamenti zootecnici intensivi e la definizione 

delle distanze sulla base del tipo e dimensione dell’allevamento rispetto alla qualità e quantità 

di inquinamento prodotto”. La presente normativa si applica ai nuovi allevamenti nonché agli 

ampliamenti di centri zootecnici pre – esistenti per i quali sia previsto un aumento del numero 

di capi allevati nei limiti e con le specificazioni sotto elencate. Non si applica, invece, per la 

costruzione di edifici funzionali ad allevamenti esistenti, ma diversi da quelli destinati alla 

stabulazione degli animali, con esclusione delle vasche scoperte e delle concimaie aperte. In 

particolare le distanze di cui la lettera d punto 5 si fa riferimento riguardano: 

• i nuovi allevamenti zootecnico-intensivi, ovvero gli allevamenti che non 

soddisfano i requisiti del nesso funzionale con l’azienda agricola, come definiti 

56


___________________________________________________________________________ 

dal provvedimento adottato dalla Giunta Regionale ai sensi del punto 3, lett. d, 

comma 1, art. 50 della legge regionale n. 11/04; 

• i nuovi allevamenti agricolo – produttivi, che pur rispettando i requisiti di nesso 

funzionale di cui al punto precedente, superano in ambito aziendale il peso vivo 

medio riportato, per ciascuna tipologia d’allevamento; 

• gli ampliamenti di centri zootecnici pre – esistenti per i quali l’aumento del 

numero dei capi allevati comporta la perdita dei requisiti del nesso funzionale 

con l’azienda agricola; 

• gli ampliamenti di centri zootecnici pre – esistenti per i quali l’aumento del 

numero dei capi allevati comporta il superamento, in ambito aziendale, del peso 

vivo medio riportato, per ciascuna tipologia d’allevamento. 

Al fine di correlare la determinazione delle distanze reciproche al concetto di 

inquinamento potenziale, preliminarmente è necessario determinare la classe dimensionale in 

termini di carico zootecnico di appartenenza dell’allevamento tenuto conto sia della specie 

allevata sia del tipo di produzione ottenuta. 

Gli 11 allevamenti zootecnici intensivi attuali (Figura 13) presenti nel territorio 

comunale ricadono in classe dimensionale 1, ad esclusione dell’azienda ID02408602005, che 

ricade in classe 2. 

Le distanze minime dai confini di proprietà, sono stabilite secondo la classificazione per 

classi dimensionali previste alla Tabella 35. Le distanze dai confini di proprietà devono essere 

rispettate per le sole strutture per il ricovero degli animali, per le vasche di raccolta liquame 

scoperte e per le concimaie aperte; per gli altri edifici funzionali all’allevamento si adottano, 

qualora più favorevoli, le distanze dai confini di proprietà definite dai PRG. 

Classe numerica Distanza (m) 

1 15 

2 20 

3 30 

Tabella 35 – Distanze minime dai confini di proprietà degli insediamenti zootecnici suddivisi per le diverse 

“classi numeriche” (Lettera d, punto 5) 

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___________________________________________________________________________ 

Figura 13 – Allevamenti intensivi (LR 11/2004 Art. 50 – lettera d – punto 3) 

Ai fini della definizione delle distanze reciproche dalle civili abitazioni viene attribuito 

un punteggio sulla base di 3 variabili: 

• tipologia dell’ambiente di stabulazione e del sistema di pulizia; 

• sistema di ventilazione; 

• sistema di stoccaggio e trattamento delle deiezioni; 

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___________________________________________________________________________ 

I punteggi attribuiti alle 11 aziende intensive presenti attualmente sul territorio 

comunale sono riportati in Tabella 36. 

ID_STRUT 

Classe 

dimensionale 

Punteggi 

02408601001 1 30 

02408601002 1 10 

02408602001 1 20 

02408602002 1 20 

02408602003 1 10 

02408602004 1 30 

02408602005 2 30 

02408602006 1 30 

02408602007 1 40 

02408606001 1 40 

02408607001 1 30 

Tabella 36 – Punteggi per la determinazione delle distanze reciproche 

In base ai punteggi sopra esposti con riferimento alle tabelle 3 – 4 – 5 dell’Allegato 

lettera d punto 5 all’art. 50 della legge regionale 11/2004, si individuano reciprocamente: 

• le distanze minime reciproche dai limiti della zona agricola (tabella 3 della 

normativa); 

• le distanze minime reciproche da residenze singole e concentrate (tabelle 4 e 5 

della normativa); 

In occasione della realizzazione di nuovi insediamenti residenziali, ivi comprese le aree 

di espansione edilizia, vanno rispettate le suddette distanze reciproche qualora si sia già in 

presenza di un insediamento zootecnico. 

Nella cartografia di analisi, carta degli elementi produttivi agricoli (Figura 13, estratto 

della cartografia), sono stati inseriti i limiti di distanza minimi previsti dalla normativa. 

La cartografia mette in evidenza anche come in alcune aree del territorio vi sia una 

concentrazione di allevamenti che va a scapito della sicurezza per l’igiene animale; infatti in 

località “Pragalera” vi sono già 2 allevamenti della stessa tipologia (bovini) le cui distanze si 

sovrappongono, come è a rischio pure la zona di “Col Roigo”, ove anche se non vi sono 

sovrapposizioni si riscontrano 4 allevamenti di bovini molto vicini. 

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___________________________________________________________________________ 

8. Rete ecologica 

La particolare forma ed ubicazione del territorio di Romano d’Ezzelino, fa si che si 

possano individuare tre grossi ambiti con caratteristiche differenti tra loro: montagna, collina, 

pianura. 

Al fine di promuovere la continuità ecosistemica, favorire la multifunzionalità in 

agricoltura e perseguire una maggiore sostenibilità degli insediamenti, è stata individuata una 

rete ecologica, attraverso cui si possa tutelare e accrescere la biodiversità, in coerenza con 

l’articolo 3 della Direttiva “Uccelli” 79/409, con l’articolo 10 della Direttiva “Habitat” 

92/43 e con le vigenti normative nazionali. 

I corridoi ecologici rappresentano superfici spaziali che appartengono al paesaggio 

naturale esistente o creati appositamente attraverso interventi dell’uomo tramite processi di 

rinaturalizzazione e rinaturazione del territorio. All’interno di un corridoio ecologico uno o 

più habitat naturali permettono lo spostamento della fauna e lo scambio dei patrimoni genetici 

tra le specie presenti, aumentando il grado di biodiversità. Attraverso tali aree gli individui 

delle specie evitano di rimanere isolati e subire le conseguenze delle fluttuazioni e dei disturbi 

ambientali. La dispersione della fauna facilita inoltre la ricolonizzazione ed evita fenomeni di 

estinzioni locali. 

Il tipo di vegetazione, la presenza o meno di acqua, la forma e le dimensioni sono gli 

elementi fondamentali che determinano la qualità di un corridoio ecologico; un alto grado di 

qualità ambientale favorisce inoltre la creazione di siti sicuri per la sosta di specie migratorie. 

Un corridoio ecologico efficiente deve contenere un adeguato insieme di habitat. Il tipo 

di habitat e la qualità possono non essere uniformi in un corridoio, di solito hanno una 

distribuzione a “mosaico”. Un corridoio ecologico può, inoltre, essere considerato come una 

striscia di territorio differente dalla matrice (di solito agricola) in cui si colloca, aumentando 

in maniera rilevante il valore estetico del paesaggio. 

60


___________________________________________________________________________ 

Per giungere alla determinazione e all’individuazione delle diverse aree che formano la 

rete ecologica, sono state individuate cinque tipologie di zonizzazione del territorio, basandosi 

anche sulle direttive contenute nel testo del PTRC. Si tratta in sintesi di: 

• Area nucleo; 

• Area tampone; 

• Corridoio ecologico; 

• Stepping stones; 

• Spazio urbano – rurale. 

Tutte queste zonizzazioni formano la rete ecologica che si estende su gran parte del 

territorio amministrativo, in cui le aree nucleo sono in interconnessione tra di loro attraverso 

le altre componenti ambientali. Il primario obiettivo della rete ecologica è il mantenimento 

delle dinamiche di distribuzione degli organismi e della vitalità delle popolazioni e delle 

comunità vegetali ed animali. 

Nello specifico le aree nucleo, attorno al quale si basa l’intero studio, sono delle aree, 

denominate anche nodi o core areas, che presentano i maggiori valori di biodiversità sulla 

base delle segnalazioni nazionali e delle azioni di tutela stratificate nel tempo. Esse 

corrispondono ad aree protette, Zone di Protezione Speciale, Siti di Interesse Comunitario, ma 

anche ai parchi e i giardini delle ville presenti sul territorio, nonché l’importante area boschiva 

che copre i pendii circostanti la Torre di Romano. 

Si tratta di aree ove l’elevato grado di naturalità (vedi SIC/ZPS) o il minor tenore di 

disturbo all’interno del tessuto urbano (parchi e boschi), consente alle diverse tipologie di 

animali di utilizzare questi nodi come aree dove vivere e individuare al loro interno zone da 

adibire come aree di riproduzione e nidificazione. 

Anche la ex – cava localizzata a sud di Sacro Cuore è stata considerata come punto 

strategico per la realizzazione della rete ecologica data la sua attuale rinaturalizzazione 

spontanea. 

Contigue ai nodi e ai corridoi ecologici sono state individuate le aree tampone, zone 

cuscinetto o buffer zones, localizzate nelle tipologie di sufficiente estensione e naturalità. Esse 

sono essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie 

vegetali ed animali e svolgono una funzione di protezione ecologica, limitando e filtrando gli 

61


___________________________________________________________________________ 

effetti dell’antropizzazione. È inoltre considerata area tampone per il sito della rete Natura 

2000, ove possibile, una fascia di 200 m esternamente al confine. 

Sono stati inclusi in questa zonizzazione soprattutto i prati falciati che, oltre a 

rappresentare una fondamentale componente del paesaggio rurale, offrono agli animali una 

fonte di alimenti e un luogo di riparo. Non mancano poi le aree coltivate a campo, o 

mantenute a uliveto e vigneto, oltre a importanti filari arborei. Le aree tampone corrispondono 

inoltre a aree di collegamento tra aree cuore prossime, ma non comunicanti. 

Una terza zona omogenea è quella dei corridoi ecologici, ovvero aree, note anche come 

corridoi lineari continui o corridoi diffusi, in grado di svolgere necessarie funzioni di 

collegamento per alcune specie o gruppi di specie in grado di spostarsi su grandi distanze, sia 

autonomamente (animali) sia tramite vettori (piante o parti di esse). Nei corridoi possono 

essere ricompresse anche le isole ad elevata naturalità, o stepping stones, che rappresentano 

un elemento di collegamento funzionale non continuo. 

Ai corridoi continui vengono fatti corrispondere i corsi d’acqua e comprendono anche le 

fasce ripariali, che assicurano i collegamenti ecologici multispecifici tra le diverse aree 

nucleo. Anche alcune aree prative sono considerate importanti corridoi ecologici per le specie 

animali e vegetali. 

I corridoi discontinui interessano aree biopermeabili di estensione molto variabile 

(boschetti, siepi, ecc) e sono costituiti generalmente da spazi residuali delle estese attività di 

urbanizzazione e di agricoltura intensiva. Queste stepping stones si concentrano soprattutto 

nella parte meridionale del territorio amministrativo, laddove è maggiore il grado di 

urbanizzazione e diminuisce al contempo quella che è la naturalità dell’ambiente. 

Un’ulteriore zona omogenea individuata è quella corrispondente agli spazi urbano – 

rurali, aree di interconnessione tra le aree urbanizzate e la campagna circostante, individuate 

per salvaguardare ambiti ancora recuperabili a ridosso degli abitati, mascherare gli impatti 

visivi di aree degradate o mitigarne gli effetti inquinanti. 

Si tratta nel complesso di aree comprendenti i territori interessati da uso agricolo 

intensivo ed estensivo, aree periurbane variamente degradate o vigneti che costituiscono la 

matrice di riferimento ecologico per gli elementi della rete definiti in precedenza, seppur con 

gradi di occlusione o, al contrario, di efficienza ecorelazionale, molto diversificati in funzione 

delle specie di volta in volta considerabili. In effetti sono incluse in questa componente della 

rete ecologica gran parte del territorio sottoposto ad agricoltura intensiva, riguardante la quasi 

62


___________________________________________________________________________ 

esclusiva monocoltura a mais, che si estende nel territorio comunale circostante i centri urbani 

maggiori. 

Per quanto concerne, infine, le aree urbane siano esse residenziali sia industriali, esse 

non rientrano in nessuna tipologia di zonizzazione del territorio appena descritte. 

8.1 Flora e Fauna 

La zona montana, che occupa la parte più settentrionale del territorio comunale, è parte 

integrante dell’area SIC e ZPS IT 3230022 “Massiccio del Grappa”; in questo ambito è 

inclusa anche la Valle di Santa Felicita, che risulta essere una delle zone più importanti dal 

punto di vista naturalistico. 

La zona collinare è collocata nella parte centro-settentrionale del Comune ed è 

caratterizzata dalla presenza di prati stabili, boschi, filari arborei e boschetti, vigneti e uliveti. 

I prati stabili sono dominati dalle graminacee con elevata presenza di Arrhenatherum elatius, 

Festuca rubra, Cynosurus cristatus, Dactylis glomerata, Lolium multiflorum; si tratta di 

specie foraggere di pregio, che vengono sottoposte a due – tre sfalci annui. I tipi di 

soprassuolo forestale presenti in ambito collinare invece sono: 

• Orno-ostrieto: boschi termofili dominati da carpino nero (Ostrya carpinifolia) e 

orniello (Fraxinus ornus), si collocano nella parte bassa dei versanti montuosi; 

• Orno-ostrieto con roverella: si tratta di boschi dominati da carpino nero (Ostrya 

carpinifolia) e orniello (Fraxinus ornus), in cui si riconosce un’aliquota di roverella 

(Quercus pubescens) superiore al 30%. Si tratta di boschi che si collocano nella 

fascia submontana, nella parte bassa dei pendii montani, con esposizione favorevole; 

sono boschi caldi, caratterizzati da una scarsa presenza di acqua nel sottosuolo, ma 

con importanti fioriture nel sottobosco. Sono inoltre importanti aree per gli animali, 

tra cui alcuni insetti rari e protetti (primo tra tutti il Cervo volante). 

I filari arborei sono elementi lineari costituiti da una specie arborea principale, come ad 

esempio tiglio (Tilia sp.) o pioppo nero (Populus nigra), e alcune specie accessorie, tra cui 

l’onnipresente robinia (Robinia pseudoacacia). Si tratta per lo più di alberature stradali, filari 

collocati lungo piccoli fossati privi d’acqua e confini di proprietà. Si inseriscono in questo 

contesto anche filari di gelso (Morus alba) con piante capitozzate e piccoli impianti artificiali 

63


___________________________________________________________________________ 

presenti in diverse zone del territorio comunale. I boschetti sono costituiti da specie come 

frassino maggiore (Fraxinus excelsior), carpino (Carpinus betulus), pioppo nero (Populus 

nigra) e robinia (Robinia pseudoacacia); sono delle aree con estensioni limitate, presenti per 

lo più in aree private. Vigneti ed uliveti sono impianti di modeste estensioni; alcuni sono assai 

giovani, mentre altri presentano piante più mature, con portamento e fusto tipiche di questa 

specie. 

Le specie dell’avifauna, che maggiormente interessano questo ambito, sono: Falco 

pecchiaiolo (Pernis apivorus), Cinciarella (Parus caeruleus), Ghiandaia (Garrulus 

glandarius), Frosone (Coccothraustes coccothraustes), Civetta (Athene noctua), Rondine 

(Hirundo rustica), Allodola (Alauda arvensis), Passera mattugia (Passer montanus). I 

mammiferi sono: Riccio europeo (Erinaceus europaeus), Toporagno comune (Sorex 

araneus), Talpa europea (Talpa europaea), Lepre comune (Lepus europaeus), Ghiro (Myoxus 

glys), Moscardino (Muscadinius avellanarius), Topo selvatico (Apodemus sylvaticus), Volpe 

(Vulpes vulpes), Tasso (Meles meles), Donnola (Mustela nivalis), Faina (Martes faina), 

Capriolo (Capreolus capreolus). Tra gli anfibi e i rettili si segnalano: Rospo comune (Bufo 

bufo), Raganella italiana (Hyla intermedia), Rana verde (Rana synklepton), Orbettino (Anguis 

fragilis), Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), Lucertola muraiola (Podarcis muralis). 

La zona di pianura occupa la porzione centrale e meridionale del territorio 

amministrativo di Romano d’Ezzelino, risultando il più esteso dei tre ambiti. Essa include i 

maggiori centri abitati (la parte meridionale di Romano, San Giacomo, Fellette e Sacro 

Cuore), le aree sportive, le varie zone industrializzate e le ampie superfici agricole mantenute 

a prato o coltivate a mais, che si inframmezzano ai centri residenziali. La componente 

ambientale risulta pertanto fortemente alterata dall’antropizzazione, tanto che la sua naturalità 

è ridotta al minimo. Gli ambiti non urbanizzati più significativi sono i campi, i prati, i filari e 

boschetti, i parchi delle ville. Nei campi viene coltivato quasi esclusivamente il mais per fini 

zootecnici, si tratta pertanto di ambiti molto omogenei con biodiversità limitata, mentre i prati 

e i filari e boschetti hanno la stessa composizione descritta nell’ambito collinare. Nei parchi 

delle ville, oltre a zone prative con specie che ben si adattano allo sfalcio meccanico, sono 

presenti superfici boscate che rappresentano importanti “polmoni verdi”, inseriti nel contesto 

urbano residenziale, che costituiscono importanti aree rifugio e di riproduzione per specie 

ornitiche. All’interno di questi boschetti si possono osservare elementi arborei nostrani ed 

esotici di dimensioni notevoli, con diametri anche di 50 – 60 cm e altezze anche superiori ai 

30 m.; si riscontra la presenza di soggetti di frassino maggiore (Fraxinus excelsior), 

64


___________________________________________________________________________ 

ippocastano (Aesculus hippocastanum), ailanto (Ailanthus altissima), carpino bianco 

(Carpinus betulus), cedro dell’atlante (Cedrus atlantica), spino di Giuda (Gleditsia 

triacanthos) e altre specie ancora. 

Per quanto riguarda gli aspetti faunistici, la situazione della pianura sarebbe 

potenzialmente simile a quella descritta per l’ambito collinare, ma l’elevato grado di 

antropizzazione fa si che la numerosità di specie animali sia molto ridotta, fatta eccezione per 

i parchi delle ville e i filari arborati, che sono importanti elementi della rete ecologica residua 

all’interno del paese. Per quanto riguarda gli uccelli, quelli che meglio si adattano alle aree 

urbanizzate sono: Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto), Rondone (Apus apus), 

Storno (Sturnus vulgaris), Balestruccio (Delichon urbica), Passera d’Italia (Passer italiae). Le 

aree boscate seppur di piccole dimensioni possono ospitare specie di origine forestali come 

Merlo (Turdus merula), Fringuello (Fringilla coelebs), Verzellino (Serinus serinus). I 

mammiferi che frequentano maggiormente questo ambito sono quelli che meglio si adattano 

alla convivenza con l’uomo e gli ambienti antropizzati: Riccio europeo (Erinaceus 

europaeus), Talpa europea (Talpa europaea), Volpe (Vulpes vulpes), Tasso (Meles meles), 

Lepre (Lepus timidus). Tra gli anfibi e i rettili si segnalano il Rospo comune (Bufo bufo), 

Raganella italiana (Hyla intermedia), Rana verde (Rana synklepton), Lucertola muraiola 

(Podarcis muralis). 

Per quanto riguarda i corsi d’acqua, la maggior parte di essi, per lo più ruscelli e piccoli 

torrentelli, si localizzano lungo le pendici dei monti che caratterizzano la parte settentrionale 

del territorio comunale. Nella parte centro-meridionale i corsi d’acqua presenti sono assai 

limitati in numero e quelli presenti sono tombinati per la maggior parte della loro lunghezza. 

Lungo le rive di questi ruscelli sono presenti delle fasce boscate ripariali, costituite da pioppo 

nero (Populus nigra), ontano nero (Alnus glutinosa), nocciolo (Corylus avellana), sanguinella 

(Cornus sanguinea), frassino maggiore (Fraxinus excelsior), sambuco (Sambucus nigra) e 

altre ancora. 

65


___________________________________________________________________________ 

8.1.1 Vegetazione 

Il suolo e il clima sono le componenti essenziali cui è strettamente connessa la 

composizione della copertura vegetale. Oltre che dalla reazione del suolo, essa è influenzata 

dal regime d’acqua e dalle sostanze nutritive e dal microclima che determina la successione 

della vegetazione in senso verticale. 

In Valle Santa Felicita, i terreni sono generalmente poveri di sostanze nutritive a causa 

dell’elevata pendenza dei suoi fianchi e alla presenza di rocce affioranti, anche se l’ampia 

variabilità morfologica, dovuta ai numerosi valloni e valli secondarie, fa sì che nel breve tratto 

di pochi metri si susseguano un’ampia gamma di situazioni ambientali; si passa così dal prato 

arido alla rupe boscata, al bosco di forra, al ghiaione, al bosco. Questa elevata varietà di 

specie vegetali dipende anche dalla ripidità dei versanti, Giuseppe Busnardo scrive: “Tra il 

fondovalle e i prati più alti, ad esempio, si verifica una forte differenza nelle temperature 

stagionali: nei pressi della chiesetta dedicata a S. Felicita, all’imboccatura orientale della 

Valle, si possono trovare dei gruppi d’un cespuglio tipico della macchia mediterranea, 

l’Alaterno o Legno puzzo (Rhamnus alaternus); in alto invece, nelle vallette di Col 

Campeggia e del Col Serrai, è già diffusissimo il Faggio (Fagus sylvatica), l’albero per 

eccellenza della media montagna. Ecco che all’interno della stessa valle, sono presenti due 

impronte climatiche assai diverse”. A conclusione di quanto detto, si può capire l’importanza 

botanica del Massiccio del Grappa e di Valle di Santa Felicita. 

Un recente studio condotto da Giuseppe Busnardo e da Cesare Lasen ha rilevato la 

presenza accertata di ben 1.378 piante vascolari. A queste vanno aggiunte altre specie 

“dubbie” (segnalate in passato, ma non ancora confermate), che portano il numero di specie a 

circa 1.500. 

Il numero di per sé notevole, se scorporato nelle sue componenti, dà un quadro ancora 

più interessante: delle 1.500 specie presenti, ben 78 sono endemiche, cioè specie la cui area 

distributiva comprende un territorio ben definito e limitato. Sono perciò entità molto rare che 

si possono trovare solo sul Grappa e in pochissimi altri posti: di queste 78 specie rare e 

notevoli, 8 sono state identificate nella Valla di Santa Felicita. 

66


___________________________________________________________________________ 

Le specie identificate sono: 

• Adenophora liliifolia L.: di origine Eurasiatica, la Valle di Santa Felicita 

rappresenta il suo locus classicus, ossia il luogo dove venne scoperta per la 

prima volta da Prospero Alpini all’inizio del XVII secolo. Pianta perenne, 

erbacea, alta 30 – 100 cm. Fiore con petali saldati, corolla lunga 12 – 18 mm, di 

colore violaceo. Fiorisce da giugno a settembre. 

• Centaurea Alpina L.: localizzata nei prati aridi e rupestri, è una delle specie più 

rare e più importanti del Grappa. Uno dei più illustri botanici dell’800, John 

Ball, primo scalatore del Monte Pelmo (a lui è dedicata la lunga cengia della via 

normale alla vetta) e marito della figlia di Alberto Parolini, condusse delle 

esplorazioni in valle alla ricerca di questa rarità. Pianta erbacea perenne, alta 40 

– 90 cm con infiorescenza di diametro 30 – a 50 mm di colore giallo. Fiorisce in 

giugno – luglio. 

• Cytisus pseudoprocubens M.: vive sui terreni calcarei di tipo arido – rupestre, 

ben soleggiati. Terreni superficiali. Arbusto nano alto 20 – 30 cm, fiori gialli con 

petali liberi lunghi 10 – 12 mm. Fiorisce in aprile – maggio. 

• Eranthis hiemalis S.: pianta erbacea perenne alta 8 – 15 cm, fiori con petali 

liberi di diametro 20 – 30 mm, di colore giallo. Fiorisce da gennaio a marzo. 

• Iris cengialti A.: presente in ambienti rupestri nella parte meridionale della 

Valle. E’ un’erba perenne con rizoma orizzontale legnoso e fusto eretto (20 – 60 

cm). Foglie a forma di lama. Fiori grandi (6 – 9 cm), riuniti a 2 – 3 all’apice del 

fusto, azzurro – violacei o violacei – purpurei. Fiorisce in aprile – maggio. 

• Lilium carniolicum B.: localizzato sui prati rupestri montani della Valle. Erba 

perenne con grosso bulbo ovale e fusto di 30 – 50 cm. Foglie lineari con densi 

peli bianchi. Fiore generalmente unico, pendulo, con sei tepali lunghi fino a 5 

cm, di colore variante dal giallo carico all’arancione. Fiorisce da maggio a 

luglio. 

• Linum narbonense L.: presente sulle balze rupestri. Pianta erbacea perenne, 

alta 40 – 60 cm. Fiori celesti con petali liberi di diametro 25 – 40 mm. Fiorisce 

da maggio a luglio. 

• Moltkia suffruticosa L.: colonizza i pendii arido – rupestri. Rara. Arbusto nano 

alto 10 – 25 cm. Fiori con petali saldati, corolla lunga 8 – 12 mm, di colore 

viola. Fiorisce in maggio giugno. 

67


___________________________________________________________________________ 

8.1.2 I boschi 

Nel Massiccio del Grappa, l’antropizzazione ha svolto un ruolo rilevante nel 

depauperamento dei boschi. La Repubblica di Venezia ha sfruttato intensamente il legname 

per costruire navi, i carbonai successivamente hanno utilizzato il faggio per produrre carbone 

e la Grande Guerra (1915-18) ha causato forse il disboscamento più intenso, soprattutto nella 

parte alta. Pochi sono i boschi che non hanno subito danni nel tempo, anche se, nelle zone 

medio basse, si possono reperire formazioni molto interessanti, quali i boschi di forra. Questi 

si insediano nei canaloni più stretti dove il sole raramente arriva, creando così un ambiente 

molto particolare, caratterizzato da scarsa insolazione, umidità accentuata e disponibilità 

d’acqua. Le specie tipiche sono: Tigli (Tilia cordata e Tilia platyphyllos), Acero di monte 

(Acer pseudolatanus), Carpino nero (Ostrya carpinifolia). 

In generale, i boschi sono governati a ceduo o a fustaia. I cedui sono composti da alberi 

a foglia caduca che hanno la capacità di ricrescere una volta tagliati (ceduati). Per questa loro 

caratteristica vengono utilizzati per ricavare legna da ardere. 

La fustaia è formata da boschi nati da seme. Nelle nostre zone sono costituite 

prevalentemente da abeti. Una volta tagliati non hanno più la possibilità di ricrescere. I boschi 

tipici della bassa e media montagna sono qui rappresentati dagli Ostrieti, governati 

prevalentemente a ceduo. Sono formati prevalentemente da Carpino nero, qualche Acero, e 

sporadicamente vi si trova la Roverella (Quercus pubescens). 

Nella parte alta, 800 – 1.600 m, i popolamenti forestali sono rappresentati in 

maggioranza dal Faggio (Fagus sylvatica), un tempo governato a ceduo, attualmente in fase di 

conversione a fustaia: sono presenti allo stato più puro o più frequentemente consociate con 

Abete rosso (Picea excelsa) o con Abete bianco (Abies alba). I alcune zone sono stati fatti 

impianti artificiali e rimboschimenti di Abete rosso. 

Nella Valle di Santa Felicita sono presenti, nella parte medio – bassa (quota 200 – 400 

m), Ostrieti con partecipazione di nocciolo (Corylus avellana), di Orniello (Fraxinus ornus). 

Nel fondovalle, vegetano conifere non autoctone, Pino nero (Pinus nigra), Cedri (Cedrus 

spp.), Pino strombo (Pinus strobus), frutto di rimboschimenti fatti negli anni ’60. Negli stretti 

valloni troviamo i popolamenti tipici dei boschi di forra, mentre nella parte medio-alta sono 

ancora le formazioni a Carpino nero a prevalere con la presenza però di conifere, qualche 

Acero, rare Roverelle, sporadico il Sorbo montano (Sorbus aria). A quota 900 m iniziano le 

faggete, gli Abeti rossi, quasi sempre in impianto artificiale, o in bosco misto con Faggio, 

qualche Betulla (Betula alba). 

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___________________________________________________________________________ 

Nel quadro conoscitivo regionale, la Direzione Regionale Foreste ed Economia 

Montana mette a disposizione la “Carta Regionale delle categorie forestali”. L’elenco 

conferma le indagini effettuate in campo e descritte precedentemente. 

Categoria Tipo Copertura Area (ha) 

Aceri – frassineti e aceri - tiglieti Aceri – frassineto con ostria 71-100% 1.6 

Arbusteti Arbusteto 31-70 % 2.16 

Arbusteti Arbusteto 71-100% 16.69 

Castagneti e rovereti Castagneto dei suoli xerici 71-100% 5.68 

Castagneti e rovereti Rovereto tipico 71-100% 2.36 

Faggete Faggeta montana tipica esalpica 71-100% 70.00 

Faggete Faggeta submontana con ostria 71-100% 5.24 

Formazioni antropogene Formazione antropogena di conifere 71-100% 78.72 

Formazioni antropogene Robinieto 71-100% 33.00 

Orno – ostrieti e ostrio – quercieti Orno – ostrieto primitivo 31-70 % 37.40 

Orno – ostrieti e ostrio – quercieti Orno – ostrieto primitivo 71-100% 22.55 

Orno – ostrieti e ostrio – quercieti Orno – ostrieto tipico 31-70 % 46.79 

Orno – ostrieti e ostrio – quercieti Orno – ostrieto tipico 71-100% 115.83 

Orno – ostrieti e ostrio – quercieti Ostrio – querceto tipico 71-100% 62.20 

Tabella 37 – Carta Regionale delle categorie forestali 

Le formazioni antropogene di conifera si suddividono in pecceta su faggeta montana 

tipica esalpica, per una superficie di 20.77 ha, in pecceta su faggeta submontana con ostria 

(18.59 ha), in pecceta su orno – ostrieto (0.75 ha) e in pineta di pino nero su orno – ostrieto 

(38.62 ha). 

Inoltre, sono individuate delle categorie forestali a copertura insufficiente, ovvero aree 

boscate con copertura arborea compresa tra il 10 e il 30 %. 

Categoria Tipo 

Superficie 

(ha) 

Arbusteti Arbusteto (non bosco) 3.43 

Formazioni antropogene 

Formazione antropogena di conifere (peccta su 

faggeta montana tipica esalpica 

10.12 

Formazioni antropogene 

Formazione antropogena di conifere (pineta di pino 

0.73 

nero su orno – ostrieto) 

Orno-ostrieti e ostrio-querceti Orno – ostrieto primitivo 32.15 

Orno-ostrieti e ostrio-querceti Orno – ostrieto tipico 1.36 

Tabella 38 – Categorie forestali a copertura insufficiente 

Queste formazioni presentano una bassa copertura probabilmente perché sono in fase di 

colonizzazione di aree precedentemente sfalciate o pascolate; i popolamenti artificiali invece 

potrebbero avere queste caratteristiche per un sesto di impianto molto ampio o perché la loro 

non naturalità li ha resi vulnerabili ad attacchi di varia natura che hanno decimato i soggetti. 

69


___________________________________________________________________________ 

8.1.3 Piano di Riassetto Forestale 

Nel 2005 la Comunità Montana del Brenta, usufruendo di un contributo regionale, ha 

incaricato il Dott. For. Pietro Strobbe di provvedere alla revisione coordinata dei Piani di 

Riassetto Forestale dei Comuni di Campolongo, Pove del Grappa e Romano d’Ezzelino. 

Il piano è suddiviso in una prima parte, comune ai tre piani, comprendente 

l’inquadramento storico, geografico, ecologico e tipologico forestale ed una seconda, 

specifica per ogni entità amministrativa, comprendente le analisi assesta mentali, le linee di 

intervento gestionale, il piano dei miglioramenti ed il piano dei tagli. 

Gli obiettivi della revisione del piano di riassetto sono stati: 

• Verifica della confinazione della proprietà demaniale e del particellare; 

• Calcolo delle superfici colturali e loro limiti topografici; 

• Individuazione e localizzazione delle tipologie forestali; 

• Verifica ed aggiornamento del modello selvicolturale adottato per i boschi 

assestati; 

• Definizione degli interventi selvicolturali funzionali al riequilibrio dei parametri 

ecologici dei popolamenti prossimi alla normalità strutturale; 

• Definizione degli interventi di normalizzazione dei popolamenti artificiali 

lontani dalla normalità; 

• Previsione delle opere viarie; 

• Verifica delle superfici effettive del pascolo e del carico bovino e definizione 

degli interventi di miglioramento strutturale delle malghe. 

Il Piano ha interessato la proprietà degli usi civici, confermando, per il Comune di 

Romano d’Ezzelino, il particellare in atto suddiviso in 3 comprese: 

• Compresa A: fustaia transitoria di faggio ed abete rosso – bosco a prevalente 

funzione produttiva; particelle n. 1 (fustaia di abete rosso associata a faggio) – 3 

– 4 – 5 (fustaia di faggio associata irregolarmente ad abete rosso) – 6 – 7 (ceduo 

invecchiato da convertire a fustaia di faggio); 

• Compresa B: soprassuoli misti – bosco a prevalente funzione protettiva; 

particelle n. 2 – 8 – 9 – 10 – 11 – 12 – 15 

• Compresa C: pascolo; particelle n. 13 – 14; 

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Le informazioni cartografiche di localizzazione delle comprese sono più aggiornate e 

più precise rispetto alla Carta Regionale delle Categorie Forestali, ma meno aggiornate 

rispetto alla Carta della Natura. 

8.1.4 Carta della Natura 

Il progetto Carta della Natura, nato con la Legge Quadro per le Aree Naturali Protette 

(L. N. 394/91), è uno strumento finalizzato alla pianificazione territoriale e alla definizione di 

misure preventive a favore della conservazione della biodiversità. La Carta della Natura, oltre 

a fornire una rappresentazione cartografica del territorio, consente di raccogliere le 

conoscenze naturalistiche della Regione, spesso disperse e frammentarie, in modo omogeneo 

e di aggiornarle periodicamente. La realizzazione della carta alla scala 1:50.000 permette 

inoltre di individuare ambiti omogenei che corrispondono agli habitat e di effettuarne una 

valutazione attraverso specifici indicatori. Il completamento della Carta è avvenuto a cura di 

ARPAV, che nel 2004 è subentrata nel progetto iniziato negli anni ’90 dall’APAT. 

Nel territorio comunale sono identificati gli habitat riportati nella Tabella 39. 

HABITAT Superficie (ha) 

Boscaglie di Ostrya carpinifolia 298,24 

Castagneti 0,15 

Cave 3,90 

Cespuglieti medio-europei 14,87 

Citta', centri abitati 747,05 

Colture di tipo estensivo e sistemi agricoli complessi 120,21 

Faggete neutrofile e mesofile delle Alpi 53,59 

Foreste mediterranee ripariali a pioppo 4,78 

Formazioni postcolturali a frassino maggiore e nocciolo 60,32 

Ghiaioni basici alpini del piano altimontano e subalpino 3,68 

Grandi parchi 11,00 

Oliveti 6,02 

Prati aridi sub-mediterranei orientali 22,32 

Prati concimati e pascolati; anche abbandonati e 

vegetazione postcolturale 

97,49 

Prati falciati e trattati con fertilizzanti 47,46 

Querceto a rovere dell?Italia settentrionale 18,00 

Rimboschimenti a conifere indigene 118,17 

Robinieti 9,94 

Seminativi intensivi e continui 492,98 

Siti industriali attivi 5,55 

Vigneti 3,78 

Tabella 39 – Carta della Natura – ARPAV 

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___________________________________________________________________________ 

8.2 Aree a tutela speciale 

Il territorio comunale è interessato per la zona montana dall’area SIC e ZPS IT 3230022 

“Massiccio del Grappa”. L’area a tutela speciale si sviluppa complessivamente per una 

superficie complessiva di 22 47 ha, suddivisa tra le province di Belluno, Treviso e Vicenza. I 

Comuni interessati sono: Alano di Piave, Arsié, Borso del Grappa, Cavaso del Tomba, 

Cismon del Grappa, Crespano del Grappa, Feltre, Fonzaso, Paderno del Grappa, Pederobba, 

Possagno, Pove del Grappa, Quero, Romano d’Ezzelino, San Nazario, Seren del Grappa, 

Solagna. Tutta l’area ricade nella regione biogeografia alpina, con altitudine minima di 200 m 

s.l.m. e massima di 1.775 m s.l.m., corrispondente alla cima del Monte Grappa. 

L’area montana del massiccio del Monte Grappa si pone come uno dei più interessanti, 

complessi e diversificati ambienti della montagna Veneta. La posizione geografica, la varietà 

delle situazioni morfologiche, altimetriche, orografiche, climatiche, lo scarso livello di 

disturbo antropico favoriscono, infatti, la presenza di ambienti diversificati e di comunità 

animali di assoluto pregio. 

Si possono rinvenire associazioni vegetali e animali, nonché, specie proprie tanto di 

ambienti termofili quanto dei distretti dolomiti più interni. Il sito come riportato nella 

specifica scheda descrittiva della Banca Dati della Regione Veneto, è caratterizzato da un 

“Massiccio prealpino, notevole per i fenomeni carsici e per la complessità ambientale dovuta 

a gran diversità geomorfologica e a secolare presenza dell’uomo; fiumi alpini con 

vegetazione riparia, perticaie di pino mugo e foreste alluvionali residue dell’Alnion 

glutinoso-incanae; formazioni vegetali di grande interesse ed originalità su prati aridi 

pedemontani (Saturejon subspicatae) e montani (Caricion austroalpinae) ed in ambienti di 

forra (Tilio - Acerion, Cystopteridion)”. 

Gli habitat cartografati all’interno del SIC/ZPS nel territorio comunale di Romano 

d’Ezzelino appartenenti alla Rete Natura 2000 sono: 

91H0* Boschi pannonici di Quercus pubescens: in questo caso degli ornoostrieti 

con roverella. A prescindere dalla priorità assegnata a questo tipo di 

habitat, si tratta di boschi interessanti a livello floristico in quanto ricchi di 

elementi del prato arido e degli orli termofili. Il loro interesse è maggiore se il 

bosco è rado, sia per quanto riguarda la flora che per quanto riguarda la fauna. I 

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___________________________________________________________________________ 

boschi di roverella offrono condizioni ideali per l’insediamento del Cervo 

volante (Lucanus cervus). 

91K0 Foreste illiriche di Fagus sylvatica (Aremonion-Fagion): sono faggete 

che svolgono funzioni di primaria importanza a livello ecosistemico; la presenza 

di arbusti e altre specie di latifoglie contribuisce a diversificare le comunità 

animali. 

6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su 

substrato calcareo (Festuco-Brometalia): si tratta di un habitat che, soprattutto 

se come in questo caso vi sono affioramenti superficiali di rocce carbonatiche, 

riveste una primaria valenza naturalistica; esso include specie rare, numerose 

specie di Lista Rossa, e localizzate al margine dell’areale. 

6510 Praterie montane da fieno a bassa altitudine: si tratta di arrenatereti, 

prati in cui l’azione antropica è notevole e fondamentale, con un elevato valore 

paesaggistico e colturale; anche il contributo alla biodiversità è importante per la 

numerosità delle specie vegetali e animali che li popolano. 

6520 Praterie montane da fieno: sono prati che rivestono grande importanza 

dal punto di vista paesaggistico, per le spettacolari fioriture in successione 

stagionale. 

Si segnalano anche alcuni habitat che non appartengono alla Rete Natura 2000, quali 

Pinete di Pino silvestre, Orno-ostrieti, Neoformazioni forestali, Robinieto, Rimboschimenti 

artificiali e Colture agrarie. 

Gli habitat faunistici Natura 2000 segnalati all’interno dei confini comunali riguardano, 

per quanto concerne gli uccelli, il falco pellegrino (Falco peregrinus), l’averla piccola (Lanius 

collurio), il succiacapre (Caprimulgus europaeus) e la coturnice (Alectoris graeca), mentre 

per quanto riguarda i mammiferi si segnalano diverse specie di chirotteri. 

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9. Il paesaggio 

Nell’ambito del nuovo Piano di Assetto del Territorio del Comune di Romano 

d’Ezzelino, l’oggetto principale dello studio è la componente ambientale su tutto il territorio 

comunale. A questo proposito sono stati intrapresi diversi sopralluoghi tutto nel territorio 

comunale, in modo che si potesse meglio comprendere l’assetto territoriale e la composizione 

del tessuto urbano. 

Con questa prima analisi del paesaggio si è cercato di suddividere il territorio in ambiti 

omogenei (Macroaree), procedendo poi all’individuazione dei principali elementi del 

paesaggio ed infine all’identificazione delle unità di paesaggio. L’ultimo passaggio, il più 

importante, è stata la determinazione di una rete ecologica che potesse basarsi sulle 

definizioni presenti nel PTRC del Veneto. 

9.1 Le macroaree 

Durante i primi sopralluoghi nell’ambito territoriale di Romano d’Ezzelino si è 

provveduto principalmente a prendere in considerazione ed approfondire le caratteristiche 

stazionali e morfologiche del territorio; in questo modo è stato possibile suddividere lo stesso 

in macroaree omogenee, basate sugli elementi geo-morfologici e fisici. Sono emerse pertanto 

tre macroaree che descrivono al meglio l’intera realtà comunale: 

• la zona montana; 

• la zona collinare; 

• la pianura. 

In base a questa suddivisione, la superficie totale del territorio comunale, pari a 

2.139,50 ettari, risulta suddivisa come riportato in Tabella 40: 

Macroarea Superficie (ha) % 

Zona montana 612,07 28,608 

Zona collinare 269,45 12,594 

Pianura 1.257,98 58,798 

TOTALE 2.139,50 100,000 

Tabella 40- Suddivisione del territorio comunale in macroaree di paesaggio 

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La zona montana occupa la parte settentrionale del territorio amministrativo di Romano 

d’Ezzelino, comprendendo la quasi totalità dei versanti prealpini sud occidentali del massiccio 

del Monte Grappa ricadenti all’interno dell’ambito comunale. La macroarea si estende 

pertanto dalla Val del Campo fino ai pendii sovrastanti l’abitato di Romano Alto; comprende 

Col Campeggia (1.115 m s.l.m.), il punto più alto del territorio comunale, Colle Averto (1.095 

m s.l.m.), Monte Noselari (923 m s.l.m.), Monte La Gusella (816 m s.l.m.) e i versanti 

occidentali della Valle di Santa Felicita. 

La zona collinare si colloca nella porzione centro – settentrionale del territorio 

amministrativo, lungo una fascia posta sotto la macroarea montana. Essa include il fondovalle 

della Valle di Santa Felicità e le zone abitate poste lungo la pedemontana prealpina (parte di 

Romano Alto, Farronati, Signori, Ghiaia, ecc.). La macroarea presenta un’importante 

propaggine verso sud-est che corre lungo il confine orientale, includendo le aree ondulate 

della Torre di Romano, Case Bontorin e dell’ex Sanatorio. 

La zona di pianura occupa la porzione centrale e meridionale del territorio 

amministrativo, risultando la più estesa delle macroaree e dove si sviluppano i centri abitati; 

San Giacomo, Fellette, Sacro Cuore e la parte meridionale di Romano Alto, nonché le aree 

sportive, le varie zone industriali e le ampie superfici agricole mantenute a prato o coltivate a 

mais, che si inframmezzano ai centri residenziali. La componente ambientale risulta pertanto 

fortemente alterata dall’antropizzazione, tanto che la naturalità del paesaggio è ridotta al 

minimo. 

9.2 Gli elementi del paesaggio 

Lo studio del paesaggio comunale è proseguito quindi con un’altra analisi delle 

componenti del paesaggio. Si tratta di un’ulteriore suddivisione del territorio in fattori aventi 

caratteristiche simili, che ha portato all’individuazione di elementi areali e lineari con 

dimensioni assai eterogenee. In questo modo si sono individuati alcune componenti del 

paesaggio naturale e rurale di Romano d’Ezzelino, consistenti in: 

Boschetto di villa: componente arborea costituente parte importante dei parchi 

delle ville inserite nel territorio comunale. Si tratta di importanti “polmoni 

verdi”, inseriti nel contesto urbano residenziale, che costituiscono importanti 

75


___________________________________________________________________________ 

aree rifugio e di riproduzione per specie ornitiche. Sono costituite da elementi 

arborei nostrani ed esotici di dimensioni notevoli, con diametri anche di 50-60 

cm e altezze anche superiori ai 30 m; si riscontra la presenza di soggetti di 

frassino maggiore (Fraxinus excelsior), ippocastano (Aesculus hippocastanum), 

ailanto (Ailanthus altissima), carpino bianco (Carpinus betulus), cedro 

dell’atlante (Cedrus atlantica), spino di Giuda (Gleditsia triacanthos) e altre 

specie ancora. Le piccole superfici alberate si estendono all’interno dei giardini e 

dei terreni circostanti le principali ville, che si collocano nella porzione centrale 

del territorio di Romano d’Ezzelino. Si tratta di Villa Cornaro, Villa Negri e 

Palazzo Storto; 

Bosco: superficie ricoperta da elementi arborei, di ampia estensione, localizzata 

nella zona montana e pedemontana, ma anche nella zona collinare, attorno alla 

Torre di Romano. Sono inseriti in questa componente del paesaggio anche le 

aree abbandonate in via di ricolonizzazione forestale, oltre alle zone ex prative 

invase dalla robinia (Robinia pseudoacacia). Il paesaggio boschivo è alquanto 

vario e presenta formazioni forestali tipiche di queste latitudini. Non mancano le 

aree prative abbandonate, in cui le specie arboree ricolonizzatrici hanno invaso 

gli appezzamenti oppure le superfici interessate da impianti artificiali di 

conifere. In particolare si possono distingue diverse tipologie di soprassuolo 

forestale come l’orno – ostrieto, l’orno – ostrieto con roverella, la faggeta 

montana, le formazioni di conifere su latifoglie, le neo – formazioni forestali e i 

robinieti puri. 

Campi: aree sottoposte alle pratiche agronomiche della coltivazione di specie 

cerealicole da reddito (in primis mais); si collocano in prevalenza nella zona 

pianeggiante del territorio comunale. Il paesaggio dei campi si colloca 

principalmente nella zona pianeggiante del territorio comunale, occupando 

buona parte della porzione ad est dell’abitato di Fellette e un’ampia area 

circostante il centro abitato di Sacro Cuore. Si riscontrano inoltre aree coltivate 

tra San Giacomo e Romano Alto così come nella zona ad est di Molinetto, ma 

anche nella parte più occidentale del comune, a monte della superstrada. 

Cava: L’unica cava attiva presente sul territorio comunale, è la cava Nardi, 

colloca nella porzione più meridionale dell’ambito amministrativo di Romano 

d’Ezzelino. L’area interessata dalla cava di sabbia e ghiaia si estende su una 

superficie di circa 3.5 ha, con un ambiente notevolmente e continuamente 

76


___________________________________________________________________________ 

sottoposto a modifiche ed alterazioni che non consentono la presenza di elementi 

naturali. Tutt’attorno alla zona di cava è presente un filare arboreo artificiale, 

che ne limita la visione ed abbassa in parte l’impatto visivo sull’ambiente 

circostante. Vi è inoltre da segnalare l’ex cava localizzata a Sacro Cuore che 

assume una particolare valenza ambientale. La cava si estende per una superficie 

di circa 11 ha, ricadente in parte anche in Comune di Cassola. Attualmente solo 

una minima parte dell’area è ancora utilizzata per la lavorazione inerti, mentre la 

restante superficie in parte è utilizzata, in accordo con il Consorzio di Bonifica 

Pedemontano – Brenta, come bacino di raccolta delle acque del Torrente 

Cornara, ed in parte è lasciata alla naturale evoluzione, dove si osserva una 

discreta vegetazione arborea e la presenza specie notevoli della fauna autoctona, 

come il tasso ed il gufo reale. 

Corsi d’acqua: elementi lineari corrispondenti ai numerosi greti di ruscelli e 

torrentelli, con deflusso non permanente. Infatti i letti sono asciutti per la 

maggior parte dell’anno e si riempiono durante i fenomeni piovosi intesi che 

caratterizzano la fascia prealpina; ciò è dovuto al fenomeno di permeabilità dei 

letti, per lo più ciottolosi e rocciosi, e al tipico carsismo della loro componente 

calcarea. La maggior parte dei corsi d’acqua, per lo più ruscelli e piccoli 

torrentelli, si localizza lungo le pendici dei monti che caratterizzano la parte 

settentrionale del territorio comunale. Lungo le rive di questi ruscelli sono 

presenti delle fasce boscate ripariali, costituite da pioppo nero (Populus nigra), 

ontano nero (Alnus glutinosa, nocciolo (Corylus avellana), sanguinella (Cornus 

sanguinea), frassino maggiore (Fraxinus excelsior), sambuco (Sambucus nigra) 

e altre ancora. Nella parte centro - meridionale i corsi d’acqua presenti sono 

assai limitati in numero e quelli presenti sono in parte tombinati, specie a ridosso 

o nei tratti di attraversamento delle zone urbane. Ne risulta che la naturalità 

originaria dei corsi d’acqua è del tutto scomparsa, così come la presenza dei 

boschetti ripariali, importanti corridoi ecologici, è del tutto assente. 

Filari arborei e boschetti: aree boscate lineari e di estensione limitata, che si 

collocano in maggior parte nei dintorni dei centri abitati e corrispondono a 

boschetti interpoderali e a piccole aree boscate su superficie contenuta. Sono 

inclusi i boschetti ripariali, come elementi che si collocano lungo i ruscelli o i 

greti torrentizi (anche privi d’acqua) presenti nel territorio comunale. Importanti 

sono poi i filari arborei, corrispondenti a viali alberati, filari di gelsi capitozzati, 

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filari di salici o altre specie arboree. I filari arborei sono elementi lineari 

costituiti da una specie arborea principale, come ad esempio tiglio (Tilia 

platyphyllos) o pioppo nero (Populus nigra), e alcune specie accessorie, tra cui 

l’onnipresente robinia (Robinia pseudoacacia). Si tratta per lo più di alberature 

stradali, filari collocati lungo piccoli fossati privi d’acqua e confini di proprietà. 

Si inseriscono in questo contesto anche filari di gelso (Morus alba) con piante 

capitozzate e piccoli impianti artificiali presenti in diverse zone del territorio 

comunale. 

I boschetti sono delle aree coperte da vegetazione arborea e/o arboreo-arbustiva 

con estensioni limitate, presenti per lo più in aree private; tali aree si rinvengono 

presso vecchie case coloniche o centri aziendali, ma anche su terreni 

abbandonati già invasi da specie colonizzatrici. I boschetti sono costituiti da 

specie tipiche della pianura come frassino maggiore (Fraxinus excelsior), 

carpino (Carpinus betulus), pioppo nero (Populus nigra) e robinia (Robinia 

pseudoacacia). Non mancano poi sul territorio comunale aree coltivate con 

impianti arborei artificiali di pioppo, specie a rapido accrescimento per la 

produzione di pasta di legno. Sono situazioni circoscritte ad alcune proprietà 

fondiarie. Assai importanti sono infine i boschetti ripariali, elementi lineari che 

si sviluppano lungo le rare aste torrentizie o le piccole rogge che solcano il 

territorio di Romano d’Ezzelino. Infatti, data la tendenza a tombinare i piccoli 

corsi d’acqua per lasciare spazio all’urbanizzazione, solamente nella porzione a 

nord di San Giacomo si sono rinvenuti questi elementi del paesaggio. Le specie 

che costituiscono i boschetti ripariali sono per lo più quelle tipiche legate alla 

presenza di acqua di scorrimento: pioppo nero (Populus nigra), salice bianco 

(Salix alba), salicone (Salix caprea), ontano nero (Alnus glutinosa) e frassino 

maggiore (Fraxinus excelsior). 

Laghetti o lame di alpeggio: piccole superfici lacustri di origine artificiale, 

create dall’uomo nei pascoli affinché gli animali possano dissetarsi, per 

sopperire alla mancanza di sorgenti d’acqua naturali. La pozza si riempie 

d’acqua in modo del tutto naturale grazie alle precipitazioni estive che 

interessano la fascia prealpina. Si tratta di cinque piccole pozze d’acqua che si 

collocano nella parte alta del territorio comunale: quattro sono dislocate tra i 

pascoli di Col Campeggia, mentre una è sul pendio settentrionale di Monte 

Noselari, non lontano dalla strada “Cadorna”. 

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Mosaico di colture: componente importante, costituita essenzialmente da 

superfici arate e destinate alla coltivazione del mais o di altri erbai, a cui si 

alternano lembi di prato falciato e piccoli filari interpoderali, non estrapolabili 

dal contesto agrario. Le diverse aree sono state individuate nella zona centrale e 

meridionale del territorio comunale. In particolar modo la maggior parte di esse 

si colloca ad ovest di Romano Alto, mentre le rimanenti si posizionano a ridosso 

dei centri abitati principali. 

Parco di villa: superfici prative rientranti all’interno dei parchi-giardini delle 

principali ville presenti all’interno del territorio comunale. Sono regolarmente 

sottoposte allo sfalcio più volte durante la stagione estiva, con mezzi meccanici. 

Pascolo di alta quota: superficie prativa collocata nella parte settentrionale del 

territorio, nei pressi di Col Campeggia, su cui viene praticato il pascolo. La 

superficie è caratterizzata dalla presenza di aree dominate da Arrhenatherum 

elatius e da zone in cui predomina Trisetum flavescens, che vanno a formare un 

mosaico inscindibile di associazioni prative che si compenetrano; siamo infatti 

nella fascia di passaggio tra gli Arrenatereti, tipici dei fondovalle e della fascia 

submontana, e i Triseteti, i classici prati della fascia montana. A questi si 

aggiungono elementi di Brometi, prati aridi dominati da Bromus erectus, che si 

localizzano dove le pendenze sono più accentuate e l’esposizione è favorevole. 

Come in tutti i pascoli si riscontrano aree dove il degrado dovuto al 

pascolamento risulta più evidente (è il caso delle zone di stazionamento del 

bestiame), e zone che più si avvicinano all’aspetto tradizionale dei pascoli. 

Prati aridi: superfici prative caratterizzate oltre che dall’elevata inclinazione 

anche dalla presenza di salti di roccia calcarea. Si tratta di prati asciutti tipici di 

ambienti caldi, in cui la specie guida è la graminacea Bromus erectus, 

caratterizzati dalla scarsa presenza di acqua nel terreno e dall’esposizione 

favorevole. Questi prati vengono pertanto classificati come Brometi, 

associazione vegetazionale che occupa solitamente questi ambienti fortemente 

soleggiati, caratterizzati per la fioritura di splendide orchidee nostrane. Non 

mancano in questi prati aridi comunità di ginepro (Juniperus communis) o 

elementi arborei (carpino nero, roverella e pino silvestre), segno di una lenta 

avanzata del boscoSi localizzano sul versante in destra idrografica della Valle di 

Santa Felicita, all’altezza della Val dei Corvi che ne costituisce la linea mediana. 

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Prato abbandonato: aree prative non più sottoposte alle pratiche agronomiche 

dello sfalcio. L’abbandono è dovuto, nella maggioranza dei casi, alle condizioni 

stazionali proibitive (elevata pendenza, marginalità, ecc.), che favoriscono la 

fine dello sfalcio. I prati abbandonati si collocano nella porzione centrosettentrionale 

del territorio comunale di Romano d’Ezzelino. Si trovano, 

solitamente, in condizioni di elevata pendenza o in aree marginali. In alcuni casi 

si assiste all’ingresso di specie arboree colonizzatrici. Alcuni casi sono in 

prossimità del centro abitato di Romano Alto. Il grado di abbandono è vario, 

passando dalle aree prative in cui si riconoscono ancora le specie tipiche dei 

luoghi, ad altre in cui predominano specie erbacee banali, tipiche 

dell’abbandono (Brachypodium, Agropyron), ad altre ancora in cui si riscontra 

un’elevata percentuale di necromassa fogliare, facilmente infiammabile. Nei casi 

di abbandono più avanzato si assiste all’ingresso di specie prenemorali 

(lampone, rosa di macchia, felci) e arboree rustiche e frugali che costituiscono 

aree di neoformazione forestale; si tratta delle tipiche specie colonizzatrici 

(roverella – Quercus pubescens, robinia – Robinia pseudoacacia, ecc.), segno 

inequivocabile dell’avanzata del bosco a discapito delle aree aperte; 

Prato: superficie erbosa sottoposta alla regolare pratica agronomica dello 

sfalcio, ed eventualmente alla concimazione con letame maturo o liquame. Le 

zone mantenute a prato stabile si localizzano nella porzione centrale e 

meridionale del territorio comunale. In particolar modo le maggiori estensioni si 

concentrano nella macroarea della collina, attorno all’abitato di Romano Alto, e 

verso la zona di Mardignon, mentre tra Fellette e Sacro Cuore la presenza di 

prati falciati si riduce a vantaggio delle zone a campo coltivato e delle aree 

urbane. Particolarmente apprezzabile è la zona dolcemente ondulata di Case 

Bontorin, caratterizzata da ampie superfici prative regolarmente falciate; 

Rimboschimenti: aree boscate di chiara origine antropica su ex terreni coltivati 

o mantenuti a prato o pascolo. Si tratta di ambienti artificiali che presentano un 

sottobosco praticamente assente. Si collocano nella zona montana del territorio 

comunale. I tre più ampi rimboschimenti si collocano lungo la strada “Cadorna”, 

all’altezza dell’ex cava di pietra sul Colle Averto. Un altro lembo di questo 

paesaggio si colloca, sempre a cavallo della S.P. n. 148, ma a 340 m di quota. 

Infine l’ultima area si posiziona lungo la Val di Campo. La specie utilizzata per 

questi rimboschimenti è quasi sempre l’abete rosso (Picea abies). Questi 

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ambienti artificiali presentano un sottobosco quasi del tutto assente data la 

disposizione assai fitta delle piante, poste a righe ed equidistanti tra di loro. Con 

il passare del tempo e con la senescenza e morte delle piante meno vigorose, si 

aprono delle buche nelle quali possono entrare i rovi (Rubus fruticosus) o il 

nocciolo (Corylus avellana) e mineralizzare l’abbondante quantità di sostanza 

organica, accumulatasi negli anni sotto copertura, si ha così l’inizio di una 

colonizzazione naturale di queste aree. Solo in un secondo momento entreranno 

le specie forestali tipiche della zona e si andrà incontro ad un consorzio misto di 

latifoglie e conifere. 

Vigneti e uliveti: appezzamenti coltivati con ulivi o filari di vite, si inseriscono 

nel paesaggio comunale. Gli appezzamenti coltivati con piante di ulivo si 

concentrano nella porzione collinare del comune di Romano d’Ezzelino. Si tratta 

di impianti di modeste estensioni; alcuni sono assai giovani, mentre altri 

presentano piante più mature, con portamento e fusto tipiche di questa specie. La 

zona collinare, con la sua esposizione favorevole e le sue pendenze non 

eccessive, ben si addice a questa coltura, da cui si ottiene un buon prodotto 

finale. Interessante è la presenza di questa coltura nella parte bassa dei pendii 

meridionali del Monte La Gusela. Per quanto concerne i filari di vite, sono stati 

esclusi quelli di modeste dimensioni e quelli in cui è presente un solo filare. Per 

lo più si tratta di vigneti ad uso familiare in cui vengono utilizzati cultivar di uva 

da vino; talora questi filari si affiancano a prati e a campi familiari oppure sono 

collocati in zone prossime a edifici di civile abitazione. L’area maggiormente 

interessata si sviluppa a confine con il territorio di Bassano e di Pove ove è 

presente un’importante azienda vinicola (Cantina Montelvini Cà Cornaro). 

Zona detritica: aree detritiche naturali, presenti nel fondovalle della Valle di 

Santa Felicita, ed aree antropiche derivanti dalla dismissione di cave. Le diverse 

aree sono caratterizzate da un’elevata presenza di materiale detritico in via di 

ricolonizzazione da parte di essenze prative; 

Zone rupestri e ghiaioni con vegetazione: aree rocciose, caratterizzate da 

pendenze elevate, talora a perpendicolo, con salti di roccia e piccole pareti 

verticali. In questa componente del paesaggio è compresa anche un’area 

caratterizzata da depositi detritici che si colloca nella parte bassa dei pendii che 

si affacciano sulla Valle di Santa Felicita. Laddove la pendenza si fa meno 

accentuata e nei punti in cui si accumula della sostanza organica (sporgenze, 

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rientranze, salti e spuntoni di roccia) riescono a sopravvivere soggetti arborei 

pionieri, solitamente di carpino nero (Ostrya carpinifolia) o pino silvestre (Pinus 

sylvestris) e pino nero (Pinus nigra). Si formano pertanto dei popolamenti assai 

radi, primitivi, in continuità con l’ambiente roccioso che li ospita. Coesistono 

con questi aspetti arborei primitivi anche situazioni erbose di ambienti aridi. Si 

tratta, in vero, di ex prati aridi in via di colonizzazione da parte delle medesime 

specie arboree precedentemente individuate; non mancano aspetti arbustivi con 

ginepro (Juniperus communis), che aumentano la biodiversità ambientale di 

questo paesaggio difficile. Infine l’unica area caratterizzata da depositi detritici 

si colloca nella parte bassa dei pendii che si affacciano sulla Valle di Santa 

Felicita. La componente detritica è ormai quasi del tutto invisibile dato il forte 

grado di ricolonizzazione da parte della vegetazione erbacea, ma soprattutto 

arborea. Anche qui le specie dominanti sono carpino nero (Ostrya carpinifolia) e 

pino silvestre (Pinus sylvestris). Nel complesso le diverse situazioni (roccia, 

alberi, prato) sono difficilmente separabili tra di loro e formano, pertanto, un 

mosaico complesso di notevole importanza. 

Secondariamente è stata individuata e cartografata la componente antropica dell’intero 

territorio comunale; essa è stata suddivisa in: 

Strade: importanti vie di comunicazione che attraversano il territorio comunale; 

Urbano industriale: area urbanizzata destinata ad accogliere capannoni 

industriali, fabbriche e simili. Le diverse zone si collocano principalmente nella 

zona centro – meridionale del territorio comunale, in prossimità delle principali 

vi di comunicazione stradale. Il grado di naturalità è del tutto assente, se non si 

eccettuano piccoli filari alberati. 

Urbano residenziale: area urbana residenziale, comprende sia le civili 

abitazioni che le piastre servizi (scuola, municipio, centro sportivo), oltre alla 

zona della torre di Romano. Il tessuto urbano residenziale è assai sviluppato 

all’interno del territorio comunale, estendendosi nella zona centrale e 

meridionale come una rete a maglie larghe in cui sono ben visibili i principali 

centri abitati (Romano Alto, San Giacomo, Fellette e Sacro Cuore); 

Ville: edifici di interesse culturale e storico che si inseriscono nel territorio di 

Romano d’Ezzelino all’interno dei loro parchi e giardini. In particolare si 

individuano Villa Cornaro, Villa Stecchini, Villa Negri e Palazzo Storto. 

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Relazione agronomica - Comune di Romano d'Ezzelino

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