28.05.2012 Views

La provincia di Foggia tra storia, arte e natura ( Pro Loco Volturino)

Il tavoliere delle Puglie è una zona localizzata nella parte settentrionale della regione e occupa gran parte della provincia di Foggia. Dal nome tavoliere è facilmente intuibile che stiamo parlando di un territorio completamente pianeggiante. Ha una superficie di 4000 chilometri quadrati e confina con il Gargano e il Mare Adriatico a est, il fiume Ofanto a sud, il fiume Fortore a nord e la catena dei monti Dauni a ovest.

Il tavoliere delle Puglie è una zona localizzata nella parte settentrionale della regione e occupa gran parte della provincia di Foggia. Dal nome tavoliere è facilmente intuibile che stiamo parlando di un territorio completamente pianeggiante.
Ha una superficie di 4000 chilometri quadrati e confina con il Gargano e il Mare Adriatico a est, il fiume Ofanto a sud, il fiume Fortore a nord e la catena dei monti Dauni a ovest.

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Capitolo I<br />

<strong>La</strong> Daunia è qualcosa <strong>di</strong> unico al mondo, non c’è nessuna al<strong>tra</strong> zona in Italia, e forse in<br />

Europa, che possegga la stessa varietà ambientale, paesaggistica e culturale della<br />

<strong>provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Foggia</strong>.<br />

Dall’ arcipelago delle Tremiti alle lagune <strong>di</strong> Lesina e Varano, dal Parco Nazionale del<br />

Gargano all’oasi <strong>di</strong> <strong>La</strong>go Salso, dall’incre<strong>di</strong>bile Tavoliere - la seconda pianura d’Italia dopo<br />

quella Padana, con i suoi colori che variano secondo le stagioni, all’antica civiltà dei Monti<br />

della Daunia con la s<strong>tra</strong>or<strong>di</strong>naria genuinità dei suoi valori umani.<br />

Ricca perfino nei nomi, essendo conosciuta anche con Daunia o Capitanata, la <strong>Pro</strong>vincia <strong>di</strong><br />

<strong>Foggia</strong> è unica, perché è nello stesso tempo “sapori e saperi”.<br />

<strong>La</strong> sua agricoltura, le attività <strong>di</strong> pesca e <strong>di</strong> caccia, gli allevamenti bovini, ovini, equini, la<br />

pastorizia, la <strong>tra</strong><strong>di</strong>zionale raccolta <strong>di</strong> verdure selvatiche e <strong>di</strong> quant’altro madre <strong>natura</strong><br />

regala spontaneamente offrono un infinito caleidoscopio <strong>di</strong> sapori.<br />

Gli uomini hanno scelto <strong>di</strong> abitare questa terra fin dall’alba della civiltà e <strong>di</strong> mettervi le<br />

ra<strong>di</strong>ci.<br />

Perfino l’Arcangelo Michele la elesse quale sua <strong>di</strong>mora pre<strong>di</strong>letta.<br />

Questo pro<strong>di</strong>gio della <strong>storia</strong> è stato determinato dalla sua posizione geografica, che la<br />

colloca a <strong>natura</strong>le cerniera <strong>tra</strong> il bacino del Me<strong>di</strong>terraneo, l’Oriente e l’Europa. Per<br />

capire questa terra bisogna venirci, bisogna viverla.<br />

3


Capitolo II<br />

Il tavoliere delle Puglie è una zona localizzata nella p<strong>arte</strong> settentrionale della regione e<br />

occupa gran p<strong>arte</strong> della <strong>provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Foggia</strong>. Dal nome tavoliere è facilmente intuibile che<br />

stiamo parlando <strong>di</strong> un territorio completamente pianeggiante.<br />

Ha una superficie <strong>di</strong> 4000 chilometri quadrati e confina con il Gargano e il Mare<br />

Adriatico a est, il fiume Ofanto a sud, il fiume Fortore a nord e la catena dei monti<br />

Dauni a ovest.<br />

Quanto a superficie il tavoliere delle Puglie è secondo solo alla Pianura Padana.<br />

Il tavoliere delle Puglie assunse questo nome in epoca romana in quanto era l'espressione<br />

che identificava le aree terriere riservate alle coltivazioni e agli allevamenti.<br />

Durante gli anni del Me<strong>di</strong>oevo gli abitanti del Tavoliere delle Puglie cessarono<br />

gradualmente <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi all'agricoltura per concen<strong>tra</strong>rsi sui pascoli, dato che era<br />

considerata un'area scarsamente produttiva .<br />

Oggi invece, grazie ad intense e <strong>di</strong>ligenti opere <strong>di</strong> bonifica in<strong>tra</strong>prese durante il XIX<br />

secolo, il Tavoliere delle Puglie è per la maggior p<strong>arte</strong> occupato da campi coltivati<br />

soprattutto a cereali, a ortaggi, uliveti e vigneti da cui provengono oli d'oliva pregiati<br />

esportati in tutto il mondo e vini <strong>di</strong> alta qualità.<br />

4


Le più importanti località del tavoliere delle Puglie sono <strong>Foggia</strong>, San Severo, Lucera e<br />

Cerignola. Esse conservano i segni del loro passato me<strong>di</strong>oevale e prestigiose<br />

testimonianze lasciate dai popoli normanni, svevi, aragonesi e angioini che si sono<br />

susseguiti uno dopo l'altro scrivendo una buona p<strong>arte</strong> della <strong>storia</strong> del tavoliere delle<br />

Puglie.<br />

Il clima è sostanzialmente mite anche se le temperature invernali possono raggiungere<br />

valori molto vicini a quelli delle regioni più continentali a causa delle correnti <strong>di</strong> aria<br />

fredda provenienti dall'est Europa. Le estati sono calde e caratterizzate da scarse<br />

precipitazioni per cui sono frequenti i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> siccità.<br />

Morfologicamente il Tavoliere delle Puglie può essere sud<strong>di</strong>viso in due sezioni:<br />

• l'alto tavoliere delle Puglie: corrisponde alla p<strong>arte</strong> settentrionale del Tavoliere delle<br />

Puglie e si caratterizza per la presenza <strong>di</strong> terrazzamenti che danno origine a rilievi <strong>di</strong><br />

piccole <strong>di</strong>mensioni. Le temperature sono <strong>di</strong> tipo continentale.<br />

• il basso tavoliere delle Puglie: corrisponde alla p<strong>arte</strong> meri<strong>di</strong>onale del tavoliere delle<br />

Puglie e a <strong>di</strong>fferenza dell'alto tavoliere si compone <strong>di</strong> un'area quasi del tutto<br />

pianeggiante ad eccezione <strong>di</strong> lievi pendenze che non raggiungono nemmeno i 400 m <strong>di</strong><br />

altezza.<br />

5


Numerose sono i monumenti e le cattedrali che arricchiscono i centri storici delle<br />

maggiori località del tavoliere delle Puglie. A questo proposito segnaliamo le cose più<br />

interessanti da vedere per la gioia dei turisti che sanno apprezzare il fascino della<br />

<strong>storia</strong> e della cultura: la Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Foggia</strong>, del 1100 e sottoposta a ristrutturazione<br />

nel XVIII secolo, che conserva l'Icona Vetere, cioè l'immagine della Madonna bizantina,<br />

il Museo Civico, sempre a <strong>Foggia</strong> che custo<strong>di</strong>sce reperti archeologici <strong>di</strong> grande pregio e<br />

alcuni elementi tipici della <strong>tra</strong><strong>di</strong>zione del luogo, la chiesa delle Benedettine e <strong>di</strong> San<br />

Nicola, il Palazzo <strong>di</strong> Città e la chiesa <strong>di</strong> San Severino nella città <strong>di</strong> San Severo, Cerignola<br />

<strong>di</strong> epoca preromana dove spiccano il Duomo e le rovine <strong>di</strong> Herdoniae, l'anfiteatro romano<br />

<strong>di</strong> Lucera a cui si aggiungono il Duomo, le rovine della <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> Carlo I d'Angiò e le<br />

chiese <strong>di</strong> San Domenico e San Francesco.<br />

I comuni che app<strong>arte</strong>ngono al Tavoliere delle Puglie sono: Carapelle, Cerignola,<br />

Margherita <strong>di</strong> Savoia, Ordona, San Fer<strong>di</strong>nando <strong>di</strong> Puglia, San Paolo <strong>di</strong> Civitate, San<br />

Severo, Stornara, Stornarella, Torremaggiore, Trinitapoli e Zapponeta.<br />

6


Capitolo III<br />

Questa magnifica zona dell’Italia meri<strong>di</strong>onale, detta anche “Sperone d’Italia”, è<br />

splen<strong>di</strong>damente bagnata dal Mare Adriatico. Il Gargano è ricco <strong>di</strong> incantevoli paesaggi,<br />

scorci suggestivi, baie meravigliose e deliziose citta<strong>di</strong>ne. Ma il territorio del Gargano è<br />

anche ricoperto da ricca vegetazione tipicamente me<strong>di</strong>terranea, come uliveti ed agrumeti.<br />

Nel Gargano si estende inoltre, per circa 10.500 ettari all’interno del suo territorio, la<br />

magnifica riserva <strong>natura</strong>le della Foresta Umbra.<br />

Ma anche il mare contribuisce ad abbellire, la già splen<strong>di</strong>da zona costiera del Gargano.<br />

Esso è infatti e cristallino ed incontaminato e <strong>di</strong> un blu intenso d’incomparabile bellezza.<br />

Le coste <strong>di</strong> questa zona, sono in buona p<strong>arte</strong> fatte <strong>di</strong> can<strong>di</strong>da pie<strong>tra</strong> carsica, e lungo il<br />

litorale si alternano <strong>tra</strong>tti <strong>di</strong> costa che degradano dolcemente verso il mare a maestose<br />

pareti a s<strong>tra</strong>piombo. Il sole accarezza praticamente tutto l’anno queste terre, che sono un<br />

insieme armonioso <strong>di</strong> <strong>storia</strong>, cultura, splen<strong>di</strong>de opere architettoniche e spettacolari<br />

località balneari. Il Parco Nazionale del Gargano, istituito nel 1995, racchiude e protegge<br />

tutti questi pregiati tesori.<br />

L’origine <strong>di</strong> queste terre è antichissima; l’uomo infatti le abitò già dal paleolitico. Una<br />

popolazione che si legò in<strong>di</strong>ssolubilmente a queste terre è quella dei Dauni, le cui <strong>tra</strong>cce<br />

sono presenti un po’ ovunque nel territorio garganico.<br />

Le famose stele funerarie, che sono state rinvenute nel tempo nella zona del Gargano,<br />

sono la testimonianza del loro passaggio.<br />

7


Il territorio del Gargano fu comunque anche meta ambita <strong>di</strong> altre popolazioni, che qui si<br />

susseguirono lasciando prove del loro passaggio.<br />

<strong>La</strong> Puglia fu infatti assoggettata a Roma, e ancora a popoli come quello dei Bizantini, dei<br />

Saraceni, dei Normanni, degli Angioini ed degli Aragonesi <strong>tra</strong> gli altri.<br />

Ma tutte queste popolazioni fortunatamente hanno solo contribuito ad abbellire<br />

ulteriormente, con i monumenti da loro e<strong>di</strong>ficati, queste già suggestive terre.<br />

Inoltre l’anima marinara degli abitanti della zona costiera del Gargano ha adornato gli<br />

emozionanti litorali, con splen<strong>di</strong><strong>di</strong> e pittoreschi <strong>tra</strong>bucchi, antichi marchingegni da pesca<br />

fatti in legno <strong>di</strong> pino d’aleppo, molto <strong>di</strong>ffuso in Puglia.<br />

Queste strutture sono costituite da palafitte dotate <strong>di</strong> “antenne” che si protendono<br />

verso il mare.<br />

<strong>La</strong> presenza dell’uomo sul Gargano risale all’età paleolitica, 40.000 anni fa, a testimoniarlo<br />

sono stati il ritrovamento <strong>di</strong> pitture rupestri, ru<strong>di</strong>mentali utensili <strong>di</strong> pie<strong>tra</strong> e sepolture.<br />

In passato l’uomo si de<strong>di</strong>cò principalmente alla caccia e alla raccolta, col passare del<br />

tempo iniziò ad apprendere la pratica della pastorizia e dell’allevamento, abbandonando<br />

così l’era del noma<strong>di</strong>smo e favorendo l’inse<strong>di</strong>amento stabile.<br />

Documenti importanti che permettono <strong>di</strong> notare l’evoluzione dell’uomo del Gargano sono<br />

nei pressi <strong>di</strong> Manfredonia, a Coppa Nevigata, e la “grotta Scaloria” caratterizzata da un<br />

complesso <strong>di</strong> caverne, grotte e meandri. Nei pressi <strong>di</strong> Rignano Garganico con la “grotta<br />

Pagliacci” , nelle vicinanze dei laghi <strong>di</strong> Varano e <strong>di</strong> Lesina, altri paesi come Carpino,<br />

Peschici, Sannicandro, Vieste, Ro<strong>di</strong> Garganico.<br />

8


Uno dei passaggi più importanti si verificò in seguito alla nascita <strong>di</strong> nuove civiltà, <strong>tra</strong><br />

l’VIII e il IX secolo a.C. con l’arrivo <strong>di</strong> coloni provenienti dalla sponda opposta<br />

dell’Adriatico, si formò il gruppo etnico dei Dauni. Il Gargano col passare degli anni<br />

<strong>di</strong>venne un importante centro <strong>di</strong> vita spirituale, sul Monte Dodoneo, attualmente Monte<br />

Sacro, dove sorse un tempio de<strong>di</strong>cato a Zeus. Tra il IV e il III secolo a.C. avvenne<br />

l’arrivo dei Romani che sottomisero il Gargano e il resto della Puglia. Sia Vieste che<br />

Siponto <strong>di</strong>vennero porti importanti per gli scambi commerciali con la Grecia.<br />

Successivamente con la caduta dell’impero romano si verificò il fenomeno della malaria<br />

soprattutto nelle zone con palu<strong>di</strong> e acquitrini, a questo si aggiunsero le incursioni<br />

saracene e bizantine che provocarono migrazioni del popolazione dalle zone costiere, e a<br />

<strong>di</strong>rigersi verso le zone più interne e sicure del Gargano.<br />

In seguito a tutto questo ci fu un netto calo demografico e un arre<strong>tra</strong>mento<br />

dell’agricoltura.<br />

Tra il VI e il XII secolo nacque il culto dell’Arcangelo Michele, il santuario a Monte<br />

Sant’Angelo ebbe notevole importanza, <strong>di</strong>ventando la tappa obbligatoria per chi si recava<br />

in quelle zone.<br />

Il Gargano ebbe <strong>di</strong>versi inse<strong>di</strong>amenti, dai Longobar<strong>di</strong> ai Bizantini, ai Normanni, agli<br />

Angioini e gli Aragonesi. All’inizio del XV secolo fu sud<strong>di</strong>viso fra i <strong>di</strong>versi feudatari, e<br />

successivamente sotto il dominio spagnolo e borbonico, tutto ciò terminò con l’Unità<br />

d’Italia.<br />

9


Il Gargano o meglio il Parco Nazionale del Gargano presenta una varietà <strong>di</strong> ecosistemi<br />

che ha permesso la nascita e l’istaurarsi <strong>di</strong> numerose specie animali e vegetali.<br />

L’aspetto faunistico è caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong> una gran varietà <strong>di</strong> volatili, vi<br />

sono 170 specie <strong>di</strong> uccelli e rapaci che vivono e ni<strong>di</strong>ficano <strong>tra</strong> cui: il pettirosso, la cincia,<br />

il merlo, l’allocco, l’assiolo, il falco pellegrino, l’airone rosso, il gru, il cavaliere d’Italia, ed<br />

ancora la beccaccia, il chiurlo, il rondone, il cingo fenicottero, il fagiano, la poiana, il<br />

nibbio reale, il gheppio, il pecchiaiolo, il biancone, il gufo reale e comune, la civetta, il<br />

barbagianni, il corvo imperiale e l’airone cinerio <strong>di</strong> notevole importanza.<br />

Spiccano anche il cuculo e l’upupa che migrano dall’Africa e ben 5 specie <strong>di</strong> picchi, rosso<br />

maggiore, rosso dorso bianco, rosso mezzano, rosso minore, e verde e la gallina prataiola.<br />

Altri animali che popolano questo paesaggio <strong>tra</strong> i principali vi è sicuramente il capriolo<br />

garganico, nelle zone più scure domina il cinghiale, vi è il gatto selvatico che rappresenta<br />

un ottimo predatore e arrampicatore che trova rifugio nei tronchi cavi, oltre alla lepre<br />

salentina. Durante la notte escono allo scoperto il tasso, la faina, la volpe, la martora il<br />

riccio, l’istrice, il ghiro. Nelle zone umide e nascoste del sottobosco vivono le salamandre,<br />

mentre nei pressi dei corsi d’acqua prevalgono il rospo smeraldo e la rana verde.<br />

Nel periodo del corteggiamento in primavera è possibile osservare il tritone, lungo le<br />

radure vi sono lucertole e ramarri, mentre nelle zone impervie ed esposte al sole vi è la<br />

presenza <strong>di</strong> vipere e altri rettili. Il Parco Nazionale del Gargano grazie alla sua posizione<br />

geografica e alla morfologia del suo territorio offre un paesaggio molto vario, dalla<br />

macchia me<strong>di</strong>terranea, alle fitte ed estese foreste, agli altopiani carsici.<br />

10


Le più importanti formazioni vegetali sono costituite dal Pino d’Aleppo, dal Faggio, dal<br />

Cerro e dal Leccio, inoltre vi è il tasso, l’acero, il carpino, il tiglio e agrumeti. Il Pino<br />

d’Aleppo ricopre gran p<strong>arte</strong> della superficie del Gargano, vi sono estese pinete che si<br />

incon<strong>tra</strong>no anche a livello del mare. Il Faggio occupa una notevole superficie con le sue<br />

estese faggete. Cresce nelle zone umide ed elevate a 800-900m circa e rappresentano<br />

esemplari dalle <strong>di</strong>mensioni eccezionali. Il Cerro ha anch’esso una vasta estensione, vi sono<br />

numerosi boschi e coppe ricoperti da cerrete. Necessita <strong>di</strong> temperature miti e<br />

precipitazioni piovose. Il Leccio ha un’estensione minore. Tra i fiori principali e<br />

caratteristici vi è l’Orchidea, se ne conoscono numerose specie, inoltre sono presenti in<br />

primavera campanule, ranuncoli, car<strong>di</strong> ecc. A predominare la zona costiera vi è la macchia<br />

me<strong>di</strong>terranea che copre gran p<strong>arte</strong> del territorio. Il Gargano si definisce come un<br />

giar<strong>di</strong>no botanico in cui sono stati fatti numerosi stu<strong>di</strong> a livello nazionale. I comuni che<br />

app<strong>arte</strong>ngono al Gargano sono: Apricena, Cagnano Varano, Carpino, Ischitella, Lesina,<br />

Manfredonia, Mattinata, Monte Sant’ Angelo, Peschici, Poggio Imperiale, Rignano<br />

Garganico, San Giovanni Rotondo, San Marco il <strong>La</strong>mis, San Nicandro Garganico, Vico del<br />

Gargano, Vieste e le Isole Tremiti.<br />

11


Capitolo IV<br />

Il Subappennino Dauno è un’ area montuosa situata a nord della puglia, proprio sul<br />

confine con il Molise e la Campania. Il nome Dauno deriva dall’antica popolazione dei Dauni<br />

che abitava queste zone. Si <strong>tra</strong>ttava <strong>di</strong> una popolazione dalle caratteristiche uniche e<br />

peculiari, che nulla avevano a che fare né con quelle delle vicine popolazioni campane, né<br />

con quelle <strong>di</strong> influenza greca che abitavano nel resto dell’ attuale Regione Puglia. I Dauni<br />

che vivevano in queste zone approfittarono per lungo tempo della posizione privilegiata<br />

offerta dall’altitu<strong>di</strong>ne più elevata dei loro centri abitati rispetto a quelli delle popolazioni<br />

circostanti.<br />

Oggi la situazione però è cambiata e gli abitanti <strong>di</strong> queste zone nonostante le<br />

infrastrutture soffrono dell’isolamento geografico determinando così il decremento<br />

della popolazione. A livello <strong>natura</strong>listico il territorio è sicuramente molto vario e molto<br />

interessante a tal punto che la Regione Puglia ha applicato una serie <strong>di</strong> norme volte a<br />

tutelare e conservare il patrimonio faunistico e <strong>natura</strong>le della zona. Tra le zone protette<br />

citiamo per esempio Orsara <strong>di</strong> Puglia, Roseto Valfortore, Faeto ecc…<br />

Per ciò che concerne la flora nel Subappennino Dauno troviamo a livello boschivo <strong>di</strong>verse<br />

specie <strong>tra</strong> cui il Cerro,la Roverella, il Carpino, la Carpinella e l’Acero campestre. Per ciò<br />

che riguarda invece il sottobosco citiamo il Biancospino comune, la Cornetta dondolina, la<br />

vescicaria, la Sanguinella.<br />

Per quanto concerne la fauna la Regione ha attuato una serie <strong>di</strong> azioni volte a favorire il<br />

ripopolamento <strong>di</strong> varie specie <strong>tra</strong> cui il Nibbio reale, il Lupo, la Lon<strong>tra</strong>.<br />

12


Il<br />

Subappennino è ricco <strong>di</strong> bellezze <strong>natura</strong>li e paesaggistiche, ma anche <strong>di</strong> <strong>storia</strong> e <strong>di</strong><br />

memorie. Non per caso la sua "capitale", Lucera è forse la città più bella della Capitanata<br />

ed è certo quella più carica <strong>di</strong> passato: basti pensare all'Anfiteatro romano (I sec. a.C.),<br />

alla Fortezza Sveva, al suo bellissimo Duomo Gotico. App<strong>arte</strong>ngono al Subappennino oltre a<br />

Lucera:<br />

Acca<strong>di</strong>a: E’ <strong>tra</strong> i comuni più giovani della <strong>provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Foggia</strong> ed è gradevolmente circondata<br />

dal verde dei bei colli dell’ Appennino.<br />

Anzano <strong>di</strong> Puglia: Paese dalle antiche origini recentemente annesso alla <strong>provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Foggia</strong>.<br />

Ascoli Satriano: Un vasto territorio costellato da inse<strong>di</strong>amenti archeologici testimonia la<br />

vivacità che ha caratterizzato il passato e la <strong>storia</strong> <strong>di</strong> questo paese.<br />

Biccari: E’ uno dei paesi più caratteristici del Subappennino Dauno il cui paesaggio è<br />

variamente assortito compreso <strong>tra</strong> vari boschi e paesini <strong>tra</strong>nquilli.<br />

Bovino: <strong>La</strong> citta<strong>di</strong>na offre una bella visuale della Valle del Cervaro e dall’alto dei suoi quasi<br />

650 metri vanta un’aria sempre gradevole.<br />

Candela: Il paese ha un bel centro storico e <strong>di</strong>versi e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> una certa importanza.<br />

Carlantino: Sorge all’estremo limite settentrionale della Puglia e segna i confini con il<br />

Molise. Dall’abitato è possibile ammirare l’invaso <strong>di</strong> Occhito, il Tavoliere, il Gargano, le<br />

isole Tremiti ecc...<br />

13


Casalnouvo Monterotaro: E’ uno dei tanti paesini sparsi nel Subappennino Dauno<br />

settentrionale, quello che guarda da vicino il confinante Molise. E’ costituito da molti<br />

affluenti che conferiscono acqua al Fortore e sorge su una piccola collina.<br />

Castelnuovo della Daunia: Dall’alto dei suoi 560 metri domina la piana del Fortore, in<br />

uno scenario <strong>natura</strong>le assai gradevole.<br />

Castelluccio dei Sauri: Dotato <strong>di</strong> un grande ippodromo inaugurato nel 1995 e subito<br />

inserito nel circuito nazionale dando al paese una certa notorietà.<br />

Castelluccio Valmaggiore: Paesino in ci è possibile godere <strong>di</strong> aria sana e gradevole.<br />

Celle <strong>di</strong> San Vito: E’il comune più piccolo della <strong>provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Foggia</strong> e forse <strong>di</strong> tutta la<br />

Puglia.<br />

Chieuti: Il paesino ha un caratteristico centro storico, animato da viuzze, archi e<br />

balconi fioriti.<br />

Deliceto: Il paese si identifica con il possente castello Normanno del sec. XI che dopo<br />

vari anni <strong>di</strong> oblio sta tornando a nuova vita grazie ad una complessa opera <strong>di</strong> recupero.<br />

Monteleone <strong>di</strong> Puglia: E’ il comune più alto della nos<strong>tra</strong> regione e si caratterizza per i<br />

suoi cibi genuini in particolare i prodotti derivanti dal latte, noti in tutta la <strong>provincia</strong>.<br />

14


Motta Montecorvino: Meta ideale per programmare escursioni e passeggiate all’insegna<br />

della <strong>natura</strong>.<br />

Panni: E’ <strong>tra</strong> le vette più alte dell’Appennino Dauno Meri<strong>di</strong>onale circondata da boschi e da<br />

alti colli.<br />

Rocchetta Sant’Antonio: Paese al confine con la Basilicata e la Campania.<br />

Sant’Agata <strong>di</strong> Puglia: Certamente è uno dei paesini più suggestivi <strong>di</strong> tutta la <strong>provincia</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Foggia</strong> per il suo centro storico costituito da minuscole s<strong>tra</strong>de da numerosi archi e chiese<br />

antichissime.<br />

San Marco la Càtola: Tra i motivi che attirano l’attenzione dei gitanti e dei turisti il vicino<br />

Bosco <strong>di</strong> San Cristoforo, autentica oasi <strong>di</strong> verde, il <strong>La</strong>go <strong>di</strong> Occhito e lo svolgimento della<br />

me<strong>di</strong>evale “Gios<strong>tra</strong> della Jaletta” organizzata in occasione della festa patronale e nel<br />

corso della quale i p<strong>arte</strong>cipanti a dosso <strong>di</strong> cavalli privi <strong>di</strong> sella devono cen<strong>tra</strong>re il bersaglio<br />

servendosi <strong>di</strong> un lungo bastone.<br />

Serracapriola: E’ possibile godere <strong>di</strong> una bella vista panoramica sul Tavoliere.<br />

Troia: Nota ovunque per il suo splen<strong>di</strong>do rosone ricamato della sua celebre Cattedrale.<br />

<strong>Volturino</strong>: Il paesino si presente come una sorta <strong>di</strong> balconata e seppure costretta ad<br />

affrontare i fred<strong>di</strong> venti, d’estate è scelta da numerose famiglie per <strong>tra</strong>scorrervi<br />

piacevoli giornate. Non è solo l’aria fresca ad attirare ma note sono anche le qualità delle<br />

acque e la bontà della cucina locale.<br />

15


Orsara <strong>di</strong> Puglia: Borgo <strong>di</strong> origine me<strong>di</strong>evale che ospitò i Cavalieri <strong>di</strong> Cala<strong>tra</strong>va. In questa<br />

località della Puglia è consigliabile visitare anche l'abbazia <strong>di</strong> Sant'Angelo, la fontana<br />

pubblica, la residenza <strong>di</strong> Torre Guevara e il dono dei Guervara.<br />

Faeto: Uno dei paesi più suggestivi del Subappennino Dauno, immerso negli incantevoli<br />

Boschi <strong>di</strong> faggio. In questa località della Puglia si potrà anche visitare la Chiesa e il Museo<br />

Etnografico.<br />

Monte Cornacchia: Il monte più alto della Puglia (1151 metri) raggiungibile dalle località <strong>di</strong><br />

Orto Zolfo, dove si può anche visitare il lago Pescara.<br />

<strong>La</strong>go <strong>di</strong> Occhito: Un bacino artificiale creato lungo il Corso del Fortore, è situato al<br />

confine con la Regione del Molise.<br />

Voltura Appula: Un borgo della Puglia ricco <strong>di</strong> <strong>storia</strong>, caratterizzato dalla sua <strong>storia</strong> <strong>di</strong><br />

origine antica. Una località che merita <strong>di</strong> essere visitata durante le proprie vacanze in<br />

Puglia.<br />

Pie<strong>tra</strong> Montecorvino: Una località della Puglia, a sud della Dauina, uno dei luoghi più<br />

suggestivi della Puglia. In questa località del Subappennino Dauno vi è presente una Chiesa<br />

risalente al settecento. Pie<strong>tra</strong> Montecorvino è dominata da un imponente torre<br />

quadrangolare merlata risalente all'epoca me<strong>di</strong>evale.<br />

16


Casalvecchio <strong>di</strong> Puglia: Un paese della Puglia dove sono presenti le <strong>tra</strong>cce della<br />

popolazione albanese. In questa località della Puglia vi è anche la Chiesa <strong>di</strong> Santi Pietro e<br />

Paolo, consacrata dal Car<strong>di</strong>nale Orsini nel Settecento.<br />

Roseto Valfortone: Una citta<strong>di</strong>na situata a sud del Subappennino Dauno e della Puglia,<br />

caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong> una Chiesa Madre in pie<strong>tra</strong>.<br />

Castello <strong>di</strong> Dragonars: Condato nel mille e passato ai Di Sandri nel Quattrocento. Il<br />

Castello <strong>di</strong> Dragonars: ha una forma quadrangolare e vi sono presenti torri circolari e<br />

quadrate. Il Castello è situato lungo la s<strong>tra</strong>da che da Torremaggiore sale verso<br />

Casalnuovo Monterotaro.<br />

Calenza Valfortore: Un Borgo assai suggestivo della Puglia <strong>di</strong> origine antica. A Calenza<br />

Valfortore si trova il Castello dei Gambacorta.<br />

17


E si ederge ar<strong>di</strong>tamente sulla vetta, quasi<br />

che voglia imporsi alle alture sottostanti,<br />

famoso per i venti, ma anche per gli<br />

sconfinati orizzonti dove l’occhio mai si<br />

stancherebbe <strong>di</strong> spaziare davanti alle<br />

bellezze sorprendenti del paesaggio. Anche<br />

il forestiero <strong>di</strong> <strong>tra</strong>nsito davanti a tanto<br />

ameno angolo suggestivo è costretto a<br />

fermarsi, estasiato e rapito come da un<br />

miracolo. E il vento che gioca con erbe e fiori<br />

su per le balze e i valloncelli invita<br />

insistentemente ed alletta a una <strong>di</strong>mora<br />

riposante in questo lembo <strong>di</strong> nuova Eden. E’<br />

questo il luogo ideale, il posto incantevole,<br />

che merita a punto l’epiteto <strong>di</strong> “Balcone<br />

della Puglia”.<br />

20


Premessa<br />

<strong>Volturino</strong> è uno dei più alti Comuni ( mt.735 s.l.m.) su l’ultimo con<strong>tra</strong>fforte dello schienale<br />

dei Monti del Sub-Appennino Pugliese.<br />

Adagiato sullo schienale del monte, in senso orizzontale, presenta il caseggiato che si<br />

<strong>di</strong>stende parallelo all’<strong>arte</strong>ria principale (<strong>La</strong> Piazza) e si riversa sui pen<strong>di</strong>i orientali e<br />

occidentali.<br />

Da qui, gli orizzonti sconfinati danno il senso dell’immenso e ti fanno andare con la mente<br />

in paesi, isole e mari lontani.<br />

Il borgo antico <strong>di</strong> <strong>Volturino</strong> è un saliscen<strong>di</strong> <strong>di</strong> s<strong>tra</strong><strong>di</strong>ne strette e pietrose, lo percorri<br />

at<strong>tra</strong>verso il profumo <strong>di</strong> una <strong>tra</strong><strong>di</strong>zione che, a <strong>di</strong>spetto degli anni che scorrono, non passa<br />

mai: il ragù della domenica, il ceppo nei camini, e il maiale che si <strong>tra</strong>sforma in salsicce,<br />

prosciutti, capocolli. E per chi ama <strong>di</strong>stendere lo sguardo all’infinito, non può esservi<br />

dubbio alcuno, è dal Belvedere, dal Muraglione <strong>di</strong> Sotto, dal Toppo della Guar<strong>di</strong>a e dal<br />

Piano dei Galli che l’occhio può spaziare nella chiarezza azzurrina dell’atmosfera e nei<br />

panorami immensi tanto da deliziare lo spirito e il corpo.<br />

21


Premessa<br />

Perchè fermarsi !! : perchè una sosta, un soggiorno in questo luogo, si può saggiare stili <strong>di</strong><br />

vita alternativi a quelli dominanti. Qui da noi, la <strong>natura</strong> è ancora un capitale. Il verde, la<br />

<strong>tra</strong>nquillità, i mille orizzonti <strong>natura</strong>li, le Chiese, il Santuario, le <strong>tra</strong>cce del me<strong>di</strong>oevo<br />

baronale, l’ambiente, il paesaggio, i piatti tipici <strong>di</strong> una cucina semplice e povera e insieme<br />

ricca <strong>di</strong> gusti e variata, può essere una opportunità ricorrente per imparare a godere<br />

spesso delle piccole gran<strong>di</strong> cose che ci circondano e conoscere la <strong>storia</strong> dei luoghi e degli<br />

uomini.<br />

E perchè no un pic-nic alla Fontana a Monte, la fontana della passeggiata romantica e<br />

incantevole; o alla Fontana della Villanella poco <strong>di</strong>stante<br />

dal paese <strong>tra</strong> un folto gruppo <strong>di</strong> pioppi; o al Pozzo del Bosco un angolo pulito con<br />

panchine e alberi, insomma un posticino ameno e salutare; o verso ponente sulla maggiore<br />

montagna, Piano dei Galli, dove si schiude un illimitato orizzonte a 360 gra<strong>di</strong>: la <strong>di</strong>stesa<br />

del Tavoliere, il Gargano,<br />

lo scenario del mare Adriatico, le isole Tremiti, le vette bianche della Maiella, ecc....<br />

22


Capitolo 1<br />

Il termine <strong>Volturino</strong> deriva da "voltur" che vuol <strong>di</strong>re avvoltoio a causa della sua posizione<br />

ortografica. L’esistenza <strong>di</strong> <strong>Volturino</strong> è storicamente accertata nel primo quarto del secolo<br />

XIII, al tempo dell’ imperatore Federico II.<br />

Faceva p<strong>arte</strong> del territorio della Città <strong>di</strong> Montecorvino ed era uno dei cinque<br />

Casali creati sullo schienale dei Monti del Sub - Appennino Pugliese schienale a protezione<br />

della stessa Città. Dei cinque Casali semplicemente <strong>Volturino</strong> esiste, <strong>tra</strong>sformatosi poi in<br />

comune autonomo.<br />

Gli altri quattro furono <strong>di</strong>strutti. I cinque Casali costituivano un vero sistema <strong>di</strong> fortezza<br />

per la sicurezza della Madre Patria Montecorvino contro le invasioni provenienti dal<br />

Sannio e dagli Abruzzi, per la preistorica “S<strong>tra</strong>da Tractoria”, cioè il Tratturo.<br />

L’Imperatore Federico II poi pensò a <strong>tra</strong>sformarli in poderose fortezze. Con la <strong>di</strong>sfatta<br />

<strong>di</strong> Manfre<strong>di</strong> nel 1266, la Città <strong>di</strong> Montecorvino insieme ai suoi Casali, fu attribuita al<br />

milite Pietro De Marmurant. Alla morte <strong>di</strong> costui senza ere<strong>di</strong>, ne fu designato feudatario<br />

il milite Pietro D’ Angincourt. E’ precisamente un documento <strong>di</strong> questo tempo che ci fa<br />

conoscere l’ esistenza storica <strong>di</strong> <strong>Volturino</strong>. <strong>La</strong> Chiesa ne era stata “injust et indebite”<br />

spogliata sin dal tempo <strong>di</strong> Federico II. Poiché il regno <strong>di</strong> Federico II va dall’ anno 1196 al<br />

1250, registriamo<br />

l’ esistenza <strong>di</strong> <strong>Volturino</strong> in questo periodo se non agli anni imme<strong>di</strong>atamente anteriori.<br />

24


Capitolo II<br />

Col nome <strong>di</strong> Università vennero designati, al tempo degli Angioini, tutte le città<br />

e i paesi del Regno, aventi popolazione stabile e territorio determinato.<br />

Il fisco si interessava <strong>di</strong> allibrarli nei registri della Sovvenzione Generale e delle<br />

Collette per la riscossione delle tasse e dei contributi.<br />

Prima, tali paesi si definivano Comuni, ma il Re Carlo I D’ Angiò abolì il termine<br />

sostituendolo con quello <strong>di</strong> Università. Un documento del 1401 appare evidente<br />

che <strong>Volturino</strong> ha già una consistenza propria, nettamente separate e<br />

in<strong>di</strong>pendente dalla città madre Montecorvino, pur facendo p<strong>arte</strong> della stessa<br />

Baronia. Infatti mentre nei registri Angioini e nelle cedole della Sovvenzione<br />

Generale del secolo XIV, la Baronia <strong>di</strong> Montecorvino è designata col nome <strong>di</strong> tre<br />

località completamente <strong>di</strong>stinte:Montecorvino, <strong>Volturino</strong> e Motta.<br />

Ciò è criterio sicuro per affermare che il Casale <strong>di</strong> <strong>Volturino</strong> ha conquistato la<br />

sua autonomia<br />

ed è <strong>di</strong>ventato cioè una Università del Regno.<br />

25


Capitolo I<br />

Il paese è essenzialmente <strong>tra</strong>nquillo, con abitanti laboriosi e legati ai lavori dei campi<br />

costituenti la preminente risorsa economica, ma tutte vocate al rispetto delle ra<strong>di</strong>ci e<br />

gelosi delle loro <strong>tra</strong><strong>di</strong>zioni. Davvero caratteristico è lo svolgersi delle strette s<strong>tra</strong><strong>di</strong>ne a<br />

scalinate, "rue", che si snodano in un sali e scen<strong>di</strong> fino a comporre una spina <strong>di</strong> pesce,<br />

rimanendo così riparate dal forte vento che per quasi tutto l’anno sferza i profili <strong>di</strong><br />

<strong>Volturino</strong>. Camminando per il dedalo <strong>di</strong> viuzze si possono ammirare anche <strong>tra</strong>cce<br />

dell’antica funzione <strong>di</strong>fensiva del paese, si <strong>tra</strong>tta degli "sporti", architetture che, in caso<br />

<strong>di</strong> attacco, permettevano <strong>di</strong> passare da una casa all’al<strong>tra</strong> senza essere visti. All’ingresso<br />

del paese in <strong>La</strong>rgo Airella, quasi a dare il benvenuto cristiano troviamo una Grotta con<br />

la Madonnina <strong>di</strong> Lourdes e un artistico Crocifisso.<br />

Accanto alla villetta, spicca il Monumento all’ Emigrante per ricordare chi una volta ha<br />

oltrepassato gli oceani, poi i confini e poi la Regione.<br />

27


<strong>La</strong> Fontana Vecchia<br />

con la pila-abbeveratoio, si trova<br />

nell’omonima via, ed è certamente la<br />

più antica e la più bella e, rappresenta<br />

un pregio artistico <strong>di</strong> notevole entità<br />

storico-paesistico..<br />

<strong>La</strong> poderosa Croce in ferro,<br />

avanzi dell’antica Ba<strong>di</strong>ale, a pochi<br />

metri dalla Fontana Vecchia, narra<br />

memorie <strong>di</strong> genti e <strong>di</strong> epoche remote.<br />

28


Anche <strong>Volturino</strong> nel conflitto della<br />

prima guerra mon<strong>di</strong>ale ha dato il<br />

sangue dei suoi figli. Il 7 settembre<br />

1929 venne<br />

murata sulla facciata della Chiesa<br />

Madre la lapide marmorea<br />

sormontata dall’aquila imperiale con<br />

ascritti i nomi dei caduti in guerra<br />

(1915-1918). Il 4 novembre 2008<br />

sono state inaugurate due nuove<br />

lapi<strong>di</strong> poste ai lati <strong>di</strong> quella<br />

esistente, in memoria<br />

dei militari morti in Africa<br />

Orientale (1935-36); in Spagna<br />

(1936-38)<br />

e durante la II Guerra Mon<strong>di</strong>ale<br />

(1940-45).<br />

29


Capitolo II<br />

Sorge nel 1904 ed è de<strong>di</strong>cata a Santa Maria<br />

Assunta in Cielo e ha il suo titolo antichissimo <strong>di</strong><br />

Ba<strong>di</strong>ale. Sorge sul Corso Vittorio Emanuele, al<br />

<strong>La</strong>rgo della Chiesa. E’ un e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> stile<br />

romanico, dalla mole robusta con artistica<br />

facciata e imponente torre campanaria. Ha una<br />

pianta a croce latina, consta <strong>di</strong> tre navate con<br />

otto massicci pilastri e il suo campanile è alto 25<br />

metri. E’ costruita dove un tempo sorgeva la<br />

Chiesa Matrice fondata nel 1500, <strong>di</strong> cui ne<br />

restano un archi<strong>tra</strong>ve con la raffigurazione dei<br />

Do<strong>di</strong>ci Apostoli e un occhio lapideo sul muro a<br />

ponente. Nel 1710 il car<strong>di</strong>nale Orsini ne or<strong>di</strong>nò la<br />

parziale demolizione della Chiesa a causa delle<br />

con<strong>di</strong>zioni precarie in cui si trovava, e<br />

sottoposta negli anni successivi a <strong>di</strong>versi lavori a<br />

causa delle <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni climatiche e ai<br />

vari terremoti. Di recente è stata restaurata.<br />

30


All’ interno della Chiesa al centro del soffitto vi è incastonato il meraviglioso quadro su<br />

tela dell’ Assunta in Cielo. Diverse statue in legno e in ceramica, opere <strong>di</strong> valenti scultori<br />

popolano le nicchie laterali.<br />

Nel presbiterio si può ammirare il colossale Crocifisso che domina tutta la sua ampiezza.<br />

L’altare risale al 1882 ricavato dall’ antico altare della Chiesa Ba<strong>di</strong>ale ed è costituito da<br />

un blocco cen<strong>tra</strong>le che presenta decorazioni scure e circondato da due colonne più sottili<br />

<strong>di</strong> marmo. Al centro della las<strong>tra</strong> cen<strong>tra</strong>le è scolpita una croce e l’iscrizione ci in<strong>di</strong>ca che<br />

l’opera è stata commissionata da un fedele.<br />

31


Passiamo alla volta del Pulpito.<br />

<strong>La</strong> sua datazione risale al 1921 ed<br />

è innalzato da quattro colonne <strong>di</strong><br />

marmo in stile dorico che<br />

sorreggono la loggetta anch’essa<br />

decorata da fregi votivi.<br />

Di interessante valore artistico, il<br />

crocifisso <strong>di</strong> legno che sporge dalla<br />

loggia.<br />

In buono stato <strong>di</strong> conservazione,<br />

ormai non viene più usata per lo<br />

scopo a cui era destinata.<br />

32


Poniamo infine l’attenzione sull’esterno della Chiesa<br />

in particolare al campanile parallelepipedo dalla mole<br />

svelta e dominante, con le bifore finestre centinate,<br />

<strong>di</strong>vise da colonnette in pie<strong>tra</strong> lavorata.<br />

Sul pinnacolo svetta la croce a banderuola.<br />

<strong>La</strong> cella campanaria è raggiungibile me<strong>di</strong>ante una<br />

scalinata interna a varie tese ed ha quattro aperture<br />

per ospitare i sacri bronzi.<br />

Nel vano sonoro vi alloggiano tre campane <strong>di</strong> accordo:<br />

il campanone (1886) e due <strong>di</strong> modeste <strong>di</strong>mensioni<br />

(1793-1886).<br />

Vi trovano posto infine le due campanelle dell’orologio<br />

pubblico installato nel 1910.<br />

Posto sull’en<strong>tra</strong>ta laterale della Chiesa Ba<strong>di</strong>ale<br />

rappresenta la Madonna <strong>di</strong> Serritella ed è uno dei<br />

pochi resti dell’antica chiesa.<br />

I <strong>tra</strong>tti del volto, la veste, il Bambino e le immagini<br />

degli Apostoli sono resi in maniera quasi stilizzata,<br />

mancando quasi del senso <strong>di</strong> prospettiva, questo ad<br />

in<strong>di</strong>care l’antichità della rappresentazione.<br />

33


Posta ai pie<strong>di</strong> della Chiesa Madre lateralmente troviamo la pie<strong>tra</strong> tonda che nel<br />

<strong>di</strong>aletto volturinese chiamiamo a “preta tonn”.<br />

<strong>La</strong> sua datazione è ignota.<br />

E’ decorata con un fregio rappresentante una ghirlanda.<br />

E’ ormai corrosa dal tempo e dagli agenti atmosferici.<br />

Veniva usata in passato come piccola tribuna pretoria, ma sicuramente faceva<br />

p<strong>arte</strong> <strong>di</strong> una celletta o <strong>di</strong> un tempietto pagano.<br />

34


.<br />

Capitolo III<br />

<strong>La</strong> sua datazione è ignota ed è de<strong>di</strong>cata<br />

a San Domenico <strong>di</strong> Guzman.<br />

Sorge <strong>tra</strong> l’angolo dell’omonima via e<br />

l’attuale corso Vittorio Emanuele<br />

denominato un tempo Piazza Maes<strong>tra</strong>,<br />

nel cuore del centro del paese, nei<br />

pressi del palazzo Ducale.<br />

Attualmente non riflette più la primitiva<br />

struttura decorativa architettonica ma<br />

restano preziose testimonianze sotto il<br />

profilo artistico storico: l’altare in<br />

pie<strong>tra</strong> risalente al secolo XII, un’acqua<br />

santiera e arre<strong>di</strong> sacri, il portale con<br />

uno stemma a foglie gran<strong>di</strong>,ecc..<br />

L’interno, costituito da un’unica navata<br />

presenta stucchi, pitture, ve<strong>tra</strong>te in<br />

mosaico.<br />

35


Dietro l’altare troviamo la<br />

statua dell’Addolorata<br />

e nelle nicchie laterali<br />

troviamo le statue <strong>di</strong> S.<br />

Domenico e S. Agnese.<br />

36


All’ en<strong>tra</strong>ta in una piccola grotta è posta la Statua della Vergine <strong>di</strong> Lourdes e<br />

<strong>di</strong> Santa Bernardette erette nel 1954. L ‘origine <strong>di</strong> questa chiesa è legata alla<br />

scomparsa <strong>di</strong> altre due chiesette; Santa Caterina da Siena e San Marco<br />

Evangelista.<br />

In origine era de<strong>di</strong>cata a San Domenico Abate mi in seguito fu intitolata a<br />

San Domenico <strong>di</strong> Guzman. Tra gli anni 1712-1717 la chiesa fu a<strong>di</strong>bita ad uso<br />

Cimitero e l’opposizione del popolo fu decisiva da venire riaperta al culto.<br />

.<br />

Nel 1924, nelle elezioni che dettero la fiducia a Mussolini fu indegnamente<br />

a<strong>di</strong>bita a seggio elettorale.<br />

<strong>La</strong> <strong>storia</strong> <strong>di</strong> questa chiesa è un po’ la <strong>storia</strong> <strong>di</strong> tutta <strong>Volturino</strong>.<br />

37


.<br />

Capitolo IV<br />

<strong>La</strong> sua costruzione si deve alla fondazione nel<br />

paese della "Congregazione del Terzo or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

S. Francesco D’Assisi" nel 1896. In realtà si<br />

<strong>tra</strong>tta <strong>di</strong> una casa acquistata ed adattata a<br />

chiesa nel 1898.<br />

Il locale fu benedetto dal Primicerio della<br />

Ba<strong>di</strong>ale, Can. D. Giacomo D’Antini senior per<br />

delegazione del Vescovo Consenti.<br />

Sin dal 1900 si fece voto per la costruzione per<br />

gli ascritti Congregazione <strong>di</strong> una cappella<br />

funebre ultimata nel 1933. <strong>La</strong> chiesa presenta<br />

una navata ed un unico altare in marmo<br />

sovrastato dalla statua <strong>di</strong> S. Francesco d’Assisi<br />

risalente al 1905. Il pavimento è <strong>di</strong> marmette <strong>di</strong><br />

cemento. All’interno sono presenti le statue <strong>di</strong><br />

S. Francesco, S. Giuseppe e S. Pietro Apostolo.<br />

Di grande interesse artistico sono i due pilastri<br />

<strong>di</strong> pie<strong>tra</strong> <strong>di</strong> roseto dell’en<strong>tra</strong>ta principale che<br />

costituivano un tempo il portale dell’antica<br />

Chiesa Ba<strong>di</strong>ale.<br />

38


Nel 1926 i lavori non erano ancora<br />

terminati ma <strong>tra</strong>mite una delibera del<br />

comune si a<strong>di</strong>bì la nuova costruzione ad<br />

asilo infantile. Al termine dei lavori, nel<br />

1930 la struttura fu destinata ad<br />

ammasso <strong>di</strong> cereali e sarà proprio questa<br />

la causa del crollo. Nel 1988 fu ritrovata<br />

al suo interno una las<strong>tra</strong> lapidea e delle<br />

ossa <strong>tra</strong>sportate nell’attuale cimitero.<br />

Capitolo V<br />

Sorge in <strong>La</strong>rgo Croce, ma non riveste più la<br />

funzione <strong>di</strong> chiesa. All’interno si trova solo<br />

vegetazione incolta. Il suo nome è dovuto alla<br />

vicinanza con il cimitero. <strong>La</strong> chiesa rimase<br />

aperta al pubblico sino 1845 quando una frana<br />

ne fece crollare le mura e fu rasa nel 1851 per<br />

or<strong>di</strong>nanza municipale. Nel 1899 per iniziativa<br />

del Can. D. Luigi Jorio si iniziò la costruzione<br />

<strong>di</strong> una nuova chiesa sui resti della precedente.<br />

39


Di fronte tale chiesa sorge una villetta<br />

in cui erge il Monumento de<strong>di</strong>cato a<br />

Padre Pio da Pietrelcina.<br />

.<br />

Poco <strong>di</strong>stante è posto il capitello<br />

crociato che probabilmente era la fonte<br />

battesimale dell’ antica Chiesa Ba<strong>di</strong>ale<br />

ed è posto nella villa comunale del paese<br />

come simbolo del cimitero che<br />

anticamente giaceva in quel territorio.<br />

Il capitello sormontato da una croce <strong>di</strong><br />

pie<strong>tra</strong> presenta delle decorazioni su<br />

tutto il perimetro.<br />

Ormai rovinato dagli agenti atmosferici.<br />

40


Capitolo VI<br />

<strong>La</strong> sua datazione risale al X secolo. Rappresenta l’unico resto dell’ antico borgo me<strong>di</strong>evale<br />

<strong>di</strong> Serritella.<strong>La</strong> sua esistenza è testimoniata da alcune notizie della vita <strong>di</strong> S. Alberto <strong>di</strong><br />

Montecorvino.<br />

Dalle notizie presenti negli Archivi della Chiesa Ba<strong>di</strong>ale sappiamo che è app<strong>arte</strong>nuta<br />

all’or<strong>di</strong>ne dei Cavalieri Templari fino alla loro soppressione, quando il borgo <strong>di</strong>venne luogo<br />

<strong>di</strong> incursioni e saccheggi.<br />

Nel XV secolo la chiesa affidata . all’opera dei Frati Domenicani che ne attuarono i<br />

restauro e se ne occuparono fino al 1653.<br />

41


Seguì un lungo periodo <strong>di</strong> decadenza.<br />

Nel 1711 il Card. Orsini la inter<strong>di</strong>sse perché<br />

pericolante, ne or<strong>di</strong>nò il restauro e cambiò la<br />

<strong>di</strong>sposizione dell’altare e dell’ingresso.<br />

Finita <strong>di</strong> restaurare nel 1713, la Chiesa fu<br />

riaperta al culto solo nel 1719.<br />

<strong>La</strong> chiesa de<strong>di</strong>cata alla natività <strong>di</strong> Maria,<br />

consta <strong>di</strong> un’unica navata.<br />

Nel muro orientale ci sono due finestre che<br />

illuminano la chiesa e un rosone sorge sulla<br />

parete d’ingresso.<br />

Alla sommità dell’antico altare <strong>di</strong> marmo<br />

app<strong>arte</strong>nuto alla chiesa <strong>di</strong> S. Domenico <strong>di</strong><br />

<strong>Volturino</strong> è posta l’antica statua della<br />

Madonna della Serritella circondata da angeli<br />

<strong>di</strong> gesso e decorazioni floreali.<br />

Le volte a botte sono decorate a stucco con<br />

motivi dorati.<br />

.<br />

42


Capitolo VII<br />

Si trova nel Borgo <strong>di</strong> Serritella.<br />

Oggi è completamente abbandonata.<br />

Consta <strong>di</strong> due piani e <strong>di</strong> circa cinque<br />

stanze.<br />

Nel piano inferiore si trovano due piccole<br />

stanze che conservano ancora le<br />

caratteristiche delle camere <strong>di</strong> una volta.<br />

E’ possibile accedere al piano superiore<br />

grazie ad una piccola scalinata.<br />

Le camere al secondo piano, ormai<br />

pericolanti, presentano la volta alta e<br />

tondeggiante.<br />

43


Capitolo VIII<br />

Tra le antiche architetture che raccontano la <strong>storia</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Volturino</strong> si può ammirare il Palazzo Baronale con un<br />

prezioso portale. Palazzo app<strong>arte</strong>nuto alla<br />

nobile famiglia dei Montalto, la cui presenza<br />

è testimoniata dai molteplici stemmi che arricchiscono<br />

archi<strong>tra</strong>vi dei portali e delle architetture interne. Il<br />

castello aveva la forma <strong>di</strong> un quadrilatero irregolare, i<br />

cui lati maggiori si estendevano dal Muraglione al<br />

Pozzillo. Due erano le porte del castello: la principale si<br />

trovava alla “con<strong>tra</strong>da del forno” ora <strong>La</strong>rgo San Marco;<br />

l’al<strong>tra</strong> si trovava nelle imme<strong>di</strong>ate a<strong>di</strong>acenze della<br />

fortezza alle spalle della chiesa Via Roma.<br />

All’interno il castello era provvisto <strong>di</strong> tutti i servizi<br />

necessari alla vita. Il castello fu più volte restaurato,<br />

adeguandolo sempre più ad una grande casa signorile. Era<br />

la residenza del feudatario e delle milizie, oggi è più<br />

modestamente inteso come Palazzo Baronale o Palazzo.<br />

Dopo perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> bassa decadenza, il palazzo passò da un<br />

nobile all’altro, <strong>tra</strong>sformandosi in abitazione civile; oggi<br />

ospita alcune famiglie , la biblioteca civica, un bar,<br />

l’associazione <strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong> e l’ AVIS.<br />

44


Capitolo IX<br />

• Giacomo Melillo (n. 1892): Si addottorò in Letteratura antica e Moderna<br />

all’Università <strong>di</strong> Pisa. Libero Docente <strong>di</strong> Dialettologia. Autore <strong>di</strong> varie<br />

opere sui <strong>di</strong>aletti (<strong>di</strong> <strong>Volturino</strong>, del Gargano…)<br />

• Padre Lorenzo De Nigris (n. 1824): Fece gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Filosofia e Teologia.<br />

Fu Lettore Generale <strong>di</strong> Sacra Eloquenza dal Ministro Generale e<br />

insegnante <strong>di</strong> lettere latine, greche ed ebraiche. Autore <strong>di</strong> varie opere <strong>tra</strong><br />

cui Ispirazioni oratorie , Grammatica latina, greca, ecc……<br />

• Michele Melillo (m. 04/2004): Docente <strong>di</strong> Glottologia all’Università <strong>di</strong><br />

Bari e Direttore del Centro Residenziale Stu<strong>di</strong> Pugliesi <strong>di</strong> Siponto (Fg).<br />

Autore <strong>di</strong> varie opere <strong>tra</strong> cui I <strong>di</strong>aletti <strong>di</strong> Puglia, Sciamboli, Lingua e<br />

Storia <strong>di</strong> Puglia (I Quaderni della Regione), ecc…<br />

45


Capitolo I<br />

Piatti Tipici :<br />

Cicatelli al ragù: <strong>La</strong> pasta fresca esiste da tempo immemorabile e non c’è paese in Italia che<br />

non ne possiede una versione originale. E’ancora il semplice impasto <strong>di</strong> acqua, farina e uova. È<br />

la portata tipica dei giorni <strong>di</strong> festa.<br />

U spezzate: Spezzatino <strong>di</strong> cicoria <strong>di</strong> campagna con carne <strong>di</strong> agnello e uova principalmente<br />

consumato nei pranzi nuziali fino agli anni sessanta.<br />

Dolci Tra<strong>di</strong>zionali :<br />

Molti sono i dolci che riempono le tavole <strong>di</strong> noi volturinesi <strong>tra</strong> cui biscotti all’uovo, puparète<br />

(biscotti al vin santo), sfringele (frittelle), rescharole (c<strong>arte</strong>llate), cauzune (calzoni),<br />

casciatelle (calzoni ripieni <strong>di</strong> ricotta).<br />

I Ciciottl :<br />

A <strong>Volturino</strong> il culto dei morti è molto sentito, fino agli inizi del 1900 vigeva l’usanza etrusca<br />

<strong>di</strong> lasciare un posto a tavola, adornato <strong>di</strong> ceri, stoviglie pregiate e rifornita <strong>di</strong> pane, acqua,<br />

vino, per i cari defunti che si credeva tornassero a visitare i parenti dall'al<strong>di</strong>là, e a infatti è<br />

credenza comune che nel giorno della befana, i morti debbano ritornare nell'al<strong>di</strong>là...<br />

Il viaggio che li separa dal mondo dei vivi è impervio, lungo, tortuoso e faticoso.<br />

47


I morti vanno ristorati e nutriti dai propri cari, per renderli benevoli verso i giorni che<br />

verranno. Nasce così la <strong>tra</strong><strong>di</strong>zione culinaria della festa dei morti e dei "CICIOTTELE" <strong>di</strong><br />

<strong>Volturino</strong>.<br />

I ragazzi erano soliti costruirsi dei teschi con ZUCCHE intarsiate ponendo, all’interno,<br />

una lampada ad olio prima e un cero poi. <strong>La</strong> candela accesa all'interno della zucca,<br />

rappresenta cristianamente l'idea della resurrezione. Giravano per le case, all’imbrunire,<br />

per chiedere<br />

“I MORTI” che erano melocotogne, chiamate appunto “cocce de morte” o qualche<br />

scodella <strong>di</strong>“ciciottele” (grano cotto con<strong>di</strong>to con mosto cotto, zucchero o miele),<br />

recitando <strong>di</strong> porta in porta<br />

Olio Ex<strong>tra</strong>vergine D’oliva:<br />

ha il colore dell’oro ed il profumo dei campi coltivati secondo le antiche <strong>tra</strong><strong>di</strong>zioni. Il<br />

suo gusto è morbido e sembra dare a qualsiasi piatto, quel tocco che<br />

gli infonde un sapore genuino e gustoso. Nasce dalla pressatura <strong>di</strong> olive <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa<br />

qualità: maggiormente olive nere locali, leccesi e coratine ecc., una miscela che lo rende<br />

insostituibile nella buona cucina.<br />

È possibile acquistarlo da privati, <strong>di</strong>rettamente al frantoio o in punti ven<strong>di</strong>ta<br />

specializzati.<br />

48


Capitolo II<br />

•Fuoco <strong>di</strong> Sant’Antonio: Fino agli anni sessanta si accendevano <strong>di</strong>versi falò,<br />

uno per quartiere. Da alcuni anni la <strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong> rievoca la frenetica preparazione<br />

del falò nel centro storico ricreando così quella fede <strong>tra</strong><strong>di</strong>zione che rischiava<br />

<strong>di</strong> finire nel <strong>di</strong>menticatoio.<br />

• Quarantana: Oggi se ne vede una sola. Un evento che la <strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong> ha voluto<br />

restituire alla <strong>storia</strong> <strong>di</strong> <strong>Volturino</strong>.<br />

• <strong>Volturino</strong> Estate (luglio/agosto): Contenitore <strong>di</strong> manifestazioni culturali,<br />

musicali, sportivi, gastronomici ( Sagra dei Cicatelli, Sagra della bruschetta,<br />

ecc..) nonché giochi,convegni, ecc….<br />

• Presepe vivente: Il centro storico si <strong>tra</strong>sforma in un paesaggi fiabesco in<br />

cui la mente si immerge in un passato remoto rivivendo emozioni dell’anno<br />

zero. Oltre venti gli ambienti ricavati nei bassi ancora intatti del centro<br />

storico del paese.<br />

49


Capitolo III<br />

Festa <strong>di</strong> Maria SS. della Serritella, Patrona <strong>di</strong> <strong>Volturino</strong>, con la <strong>tra</strong><strong>di</strong>zionale<br />

<strong>tra</strong>slazione del venerato Simulacro dal Santuario <strong>di</strong> Serritella (Km. 7 dal<br />

paese) alla Ba<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> <strong>Volturino</strong> preceduta, una volta dalla cavalcata degli<br />

Angioli (lunga teoria <strong>di</strong> cavalli, muli, buoi, ecc.. recanti sul dorso bimbi vestiti<br />

da angeli, santi, ecc…), ora dai suggestivi carri allegorici.<br />

50


<strong>La</strong> festa si celebra con la massima solennità (fiera merceologica e del bestiame e corteo<br />

religioso con la Vergine <strong>Pro</strong>tettrice e molti Santi per le vie del paese) che richiama un<br />

forte concorso <strong>di</strong> popolo. <strong>La</strong> domenica dopo l’8 settembre il Venerato Simulacro <strong>di</strong> Maria<br />

SS. si riporta alla Sua Cappella <strong>di</strong> Serritella.<br />

Festa <strong>di</strong> San Matteo (21 settembre): Fino agli anni 60 si bene<strong>di</strong>cevano gli animali da<br />

soma. Conserva l’importante fiera merceologica e del bestiame.<br />

51


Capitolo I<br />

Il termine "Alberona" significa<br />

"pioppaia" ed è composto da<br />

"albero" (appunto pioppo) con<br />

l'aggiunta del sufisso -one o -<br />

ona.<br />

53


Alberona sorge nel Subappennino Dauno sulle pen<strong>di</strong>ci del monte Stilo che domina<br />

il Tavoliere delle Puglie. Il territorio comunale, in gran p<strong>arte</strong> boschivo, è at<strong>tra</strong>versato<br />

da torrenti e rivoli <strong>di</strong> acqua come il canale dei Tigli, interrotto a <strong>tra</strong>tti da piccole<br />

cascate.<br />

Le origini <strong>di</strong> Alberona si fanno risalire a prima dell'anno 1000,quando nella sua zona<br />

cominciarono ad arrivare i primi esuli calabresi in cerca <strong>di</strong> un rifugio per sot<strong>tra</strong>rsi alle<br />

violente incursioni dei pirati saraceni, che continuamente assalivano le coste della<br />

Calabria. In seguito, quando Federico II conquistò la Puglia nel 1220 alleandosi con<br />

i Saraceni creò a Lucera una roccaforte <strong>di</strong> musulmani e concesse a questi ampi <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong><br />

legnatico nei boschi del territorio <strong>di</strong> Alberona. Nel 1239, con la confisca dei beni degli<br />

or<strong>di</strong>ni cavallereschi operata da Federico II in lotta con il papato, fu avocato il controllo<br />

<strong>di</strong> Alberona sino ad allora esercitato dai Templari. Alla morte <strong>di</strong> Federico II,<br />

re Manfre<strong>di</strong> donò Alberona ad Amelio de Molisio durante una permanenza a Berletta<br />

Durante la dominazione angioina, nel 1297, Carlo II d’Angiò con una lettera or<strong>di</strong>nò al<br />

Capitano <strong>di</strong> Lucera <strong>di</strong> far riconoscere il possesso dei Templari su Alberona. Nel 1312con<br />

la soppressione dell'or<strong>di</strong>ne dei cavalieri Templari, il feudo <strong>di</strong> Alberona fu affidato<br />

all'or<strong>di</strong>ne cavalleresco dei Cavalieri <strong>di</strong> Malta con sede a Barletta che lo avrebbe<br />

controllato fino alla soppressione dei <strong>di</strong>rittifeudali (1806). Alberona si trovò quin<strong>di</strong><br />

coinvolta in tutte le lotte sanguinose che avvennero nel Regno <strong>di</strong> Napoli fino al 1418<br />

54


Sotto il regno <strong>di</strong> Alfonso V D’ Aragona (1442-1458), furono <strong>di</strong>strutte molte<br />

fortificazioni del Subappennino Dauno, e <strong>tra</strong> queste Alberona, per snidare i rivoltosi che<br />

si opponevano alle sue riforme. Nei secoli XVI e XVII Alberona fu funestata da gravi<br />

<strong>di</strong>sagi e calamità a cui si aggiunse l'esosità del fisco del Regno <strong>di</strong> Napoli , impegnato<br />

nelle guerre contro la Francia e i pirati dell'Adriatico. Negli anni successivi, a causa dei<br />

frequenti conflitti <strong>tra</strong> gli or<strong>di</strong>ni religiosi cavallereschi e il potere clericale, Alberona<br />

passò da una giuris<strong>di</strong>zione vescovile all'al<strong>tra</strong> finché monsignor Pisanelli scomunicò gli<br />

alberonesi. Nel 1656 fu colpita dalla peste che fece 384 morti <strong>tra</strong> il9 agosto e il 10<br />

novembre. I cadaveri furono sepolti nelle fosse funerarie delle 4 chiese esistenti<br />

all'epoca e nel suolo antistante la chiesa parrocchiale. Nel 1808 ebbe termine la lunga e<br />

benefica presenza dei Cavalieri <strong>di</strong> Malta ad Alberona. Con la fine del regno murattiano<br />

<strong>di</strong> Napoli, il brigantaggio <strong>di</strong>lagante provocò ad Alberona 66 vittime. Dopo la<br />

proclamazione dell’Unità d’ Italia «la questione ecclesiastica» che ha <strong>tra</strong>vagliato la vita<br />

<strong>di</strong> Alberona per molto tempo si è risolta prima col passaggio alla <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Volturara e<br />

poi a quella <strong>di</strong> Lucera. A partire dalla fine del XIX secolo e per tutto<br />

il NovecentoAlberona è stata interessata da un intenso fenomeno migratorio, tanto<br />

verso le Americhe quanto verso il nord Italia e i comuni del Tavoliere.<br />

Da visitare la Chiesa Madre, con la vicina Torre detta del Gran Priore risalente quasi<br />

agli albori del paese e l’al<strong>tra</strong> chiesa, quella intitolata a San Rocco, del 1500.<br />

55


Museo Antiquarium; Canale dei Tigli; Torre del Priore.<br />

56


Capitolo II<br />

E' un composto <strong>di</strong> "motta" che<br />

in<strong>di</strong>ca un "rialzo <strong>di</strong> terreno" e il<br />

termine montecorvino che è un<br />

composto <strong>di</strong> "monte"<br />

ecorvino che deriva da corvo.<br />

Questa seconda p<strong>arte</strong> del nome<br />

si riferisce all'antica città<br />

<strong>di</strong>strutta nel 1456.<br />

57


Motta Montecorvino è situata nel Subappennino Dauno sulla sommità <strong>di</strong> una collina a 662<br />

m sul livello del mare, <strong>di</strong> fronte a Monte Sambuco. Dista 42 km da <strong>Foggia</strong> e 24 km<br />

da Lucera.<br />

Il paese è sorto dalle ceneri dell'abitato <strong>di</strong> Montecorvino, caduto in rovina nel XIV<br />

secolo e abbandonato dagli abitanti attorno al 1375, che si <strong>di</strong>spersero sulle colline<br />

circostanti, fondando gli abitati <strong>di</strong> <strong>Volturino</strong>, Pie<strong>tra</strong> Montecorvino e Motta.<br />

Il toponimo potrebbe derivare dall'avverbio latino "mox", con significato <strong>di</strong> più vicino.<br />

Secondo altre fonti la parola Motta potrebbe derivare da "roccia o scoscen<strong>di</strong>menti del<br />

5<br />

terreno".<br />

Motta <strong>di</strong>venne presto università, ossia centro abitato a sé stante e venne circondato da<br />

mura. Nel1627un violento terremoto causò numerosi danni alle costruzioni.<br />

Nel 1657 la peste bubbonica provocò la morte dei due terzi della popolazione. Le epidemie<br />

si susseguirono fino al tardo Ottocento.<br />

Nel corso dell'Ottocento, <strong>di</strong>versi mottesi si unirono alle bande <strong>di</strong> briganti che<br />

imperversavano nelle aree collinari dell'Italia meri<strong>di</strong>onale. Ciò preservò il paese dalle<br />

spoliazioni che interessarono alcuni dei centri vicini.<br />

58


Da vedere la Chiesa <strong>di</strong> San Giovanni Battista con il campanile gotico; la<br />

caratteristica quercia <strong>di</strong> San Luca (un albero <strong>di</strong> notevoli <strong>di</strong>mensioni); nelle<br />

vicinanze del paese è anche possibile visitare la cosiddetta Se<strong>di</strong>a del Diavolo<br />

i resti cioè <strong>di</strong> un’antica torre la cui struttura mo<strong>di</strong>ficatasi nei secoli a causa<br />

<strong>di</strong> crolli è andata via via assumendo le sembianze <strong>di</strong> una se<strong>di</strong>a.<br />

Chiesa <strong>di</strong> San Giovanni Battista; Museo Civico Etnografico; Monte Sambuco;<br />

Quercia <strong>di</strong> San Luca; Se<strong>di</strong>a del <strong>di</strong>avolo.<br />

59


Capitolo III<br />

Deriva da Vulturariam, dal<br />

latino vultur, ossia avvoltoio<br />

con l'aggiunta del suffisso -<br />

aria. <strong>La</strong> specifica deriva dal<br />

latino Apulia, ossia Puglia.<br />

60


Volturara Appula è un comune italiano <strong>di</strong> 510 abitanti della <strong>provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Foggia</strong> in Puglia.<br />

Secondo alcune fonti storiche la città venne fondata col nome <strong>di</strong> Uluria nel I secolo a.C. da<br />

popolazioni in<strong>di</strong>gene, gli Uluri, che successivamente vennero sottomessi dagli Apuli prima<br />

che la zona en<strong>tra</strong>sse nella sfera <strong>di</strong> influenza romana.<br />

<strong>La</strong> citta<strong>di</strong>na fu alleata <strong>di</strong> Roma nelle guerre sannitiche. Sede vescovile dal 969 al 1818, il<br />

paese e il suo contado furono amminis<strong>tra</strong>ti dai vescovi locali sinché non ne <strong>di</strong>vennero<br />

feudatari i Caracciolo<br />

Retta poi dai De Molisio, la città fu ceduta per dote ad Alberico Carafa prima <strong>di</strong> essere<br />

restituita al regio demanio nel 1532.<br />

Fu concessa quin<strong>di</strong> a Ferrante Gonzaga per passare più volte <strong>di</strong> mano, da Francesco<br />

Antonio Villani a Vincenzo Carafa e da Bartolomeo Caracciolo ai Pignatelli.<br />

Una visita non affrettata merita varie soste fra cui una alla bellissima Cattedrale,<br />

risalente al 1200, il cui impianto originale era in stile romanico pugliese; da vedere anche il<br />

Palazzo Ducale che fu dei Caracciolo. Tra gli appuntamenti più interessanti, nel corso delle<br />

manifestazioni della Fiera <strong>di</strong> San Luca(18 ottobre) segnaliamo la Sagra dell’ Anguilla.<br />

questa specialità proviene dalla <strong>La</strong>guna <strong>di</strong> Lesina.<br />

61


Cattedrale; Palazzo Ducale; centro storico; Bosco <strong>di</strong> Volturara.<br />

62


Capitolo IV<br />

E' formato<br />

da pie<strong>tra</strong> (roccia)<br />

e montecorvino che la<br />

<strong>tra</strong><strong>di</strong>zione identifica con<br />

una torre su cui i corvi<br />

crearono un nido.<br />

63


Pie<strong>tra</strong> Montecorvino è un comune italiano <strong>di</strong> 2.778 abitanti della <strong>provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Foggia</strong>,<br />

in Puglia. Fa p<strong>arte</strong> del circuito I borghi più belli d’Italia ed è Ban<strong>di</strong>era<br />

arancione del Touring Club Italiano.<br />

Secondo la <strong>tra</strong><strong>di</strong>zione, l'abitato <strong>tra</strong>e origine dal quello <strong>di</strong> Montecorvino, un piccolo centro<br />

<strong>di</strong> probabile origine bizantina, attestato quale sede vescovile nel 1018.<br />

Dopo un periodo <strong>di</strong> relativa floridezza, nel 1137 Montecorvino fu <strong>di</strong>strutta da Ruggero il<br />

Normanno ed allora una p<strong>arte</strong> degli abitanti si stanziarono in località Pie<strong>tra</strong>, dove<br />

trovarono rifugio in alcune grotte poste su uno sperone roccioso.<br />

Nel 1195 Pie<strong>tra</strong>, nota allora come Castel <strong>di</strong> Pie<strong>tra</strong> o Pie<strong>tra</strong> <strong>di</strong> Monte Corvino, era feudo ei<br />

normanni Guglielmo e Ruggero de Parisio. Alla fine del XIII secolo , in pochi anni la<br />

baronia <strong>di</strong> Pie<strong>tra</strong> passò <strong>tra</strong> le mani <strong>di</strong> Giovanni Bertaldo (1274), Leonardo Cancellario<br />

(1274), Enrico Vademont (1283), fino a che, nel 1290 il feudo venne ceduto al principe <strong>di</strong><br />

Salerno Carlo M<strong>arte</strong>llo, primogenito <strong>di</strong> Carlo II D’ Angiò e <strong>di</strong> Maria d’ Ungheria , che due<br />

anni dopo lo cedette al conte <strong>di</strong> Belmonte.<br />

Il conte <strong>di</strong> Telese Bartolomeo Siginulfo, eminente personaggio della corte angioina, fu<br />

feudatario <strong>di</strong> Pie<strong>tra</strong> dal 1306 al 1309 quando, accusato <strong>di</strong> adulterio con la moglie <strong>di</strong><br />

Filippo della Capitanata, fratello del re, il feudo venne confiscato e passò fra i<br />

posse<strong>di</strong>menti della corona.<br />

64


Nel 1337 <strong>di</strong>venne signore <strong>di</strong> Pie<strong>tra</strong> Carlo de Cabannis, figlio <strong>di</strong> uno schiavo moro della<br />

corte napoletana che emancipatosi <strong>di</strong>venne vice siniscalco del Regno. Nel 1345, Carlo de<br />

Cabannis fu accusato <strong>di</strong> aver or<strong>di</strong>to l'assassinio <strong>di</strong> Andrea , marito della regina Giovanna I<br />

<strong>di</strong> Napoli e venne condannato a morte. <strong>La</strong> baronia passò quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> mano in mano fra<br />

numerosi altri feudatari.<br />

Nel 1433 la piccola <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Montecorvino venne soppressa e nel 1441 l'abitato venne<br />

saccheggiato e dagli aragonesi, impegnati nella guerra contro gli angioini per la<br />

successione al trono <strong>di</strong> Napoli . Il 5 <strong>di</strong>cembre 1456 un violentissimo terremoto completò<br />

la <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> Montecorvino, che alcuni anni dopo risultava completamente <strong>di</strong>sabitata.<br />

Nel 1580 ebbe inizio la dominazione feudale <strong>di</strong> Pie<strong>tra</strong> (la Preta) ad opera dei duchi <strong>di</strong><br />

Montalto <strong>di</strong> Tocco, che detennero il feudo sino all'eversione della feudalità, nel 1806.<br />

Nel 1862 la denominazione ufficiale del paese fu stabilita in Pie<strong>tra</strong>montecorvino.<br />

Oggi Pie<strong>tra</strong> Montecorvino è un pese che ha saputo fare della cultura una delle voci<br />

portanti della sua battaglia per lo sviluppo. Il suo s<strong>tra</strong>or<strong>di</strong>nario centro chiamato “Terra<br />

vecchia” è uno spettacolo per i visitatori ricco <strong>di</strong> fascino e splendore. Dell’antica Chiesa <strong>di</strong><br />

San Biagio, purtroppo resta solo un bel arco. Bella da vedere è anche la Chiesa del SS<br />

Rosario che presenta un interessante altare barocco e soprattutto un bel altera a<br />

cassettoni.<br />

65


Sant’Alberto è il patrono <strong>di</strong> questo magnifico paesino. Come per gli altri paesini<br />

del Subappennino anche Pie<strong>tra</strong> Montecorvino presenta luoghi <strong>di</strong> interesse<br />

<strong>natura</strong>listico e ambientale, infatti non mancano i boschi e il suo territorio è<br />

intersecato da piccoli torrenti.<br />

Palazzo del Duca; Chiesa <strong>di</strong> Sant’Alberto; Chiesa <strong>di</strong> S.M. Assunta; Torre Normanna.<br />

66


Capitolo V<br />

Esistono svariate ipotesi<br />

riguardanti l'etimologia del nome.<br />

Secondo alcuni il che deriva<br />

dall'unione <strong>di</strong> luc, bosco<br />

ed eri sacro nome si riferisce ad<br />

una tribù serviana:Luceres. Altri<br />

credono risalga al nome del re<br />

dauno Lucius, altri ancora da Lux<br />

Cereris, riferendosi alla presenza in<br />

passato <strong>di</strong> un tempio de<strong>di</strong>cato alla<br />

dea Cerere. Un'ipotesi racconta<br />

che il nome si riferisce<br />

all'etrusco luceri.<br />

In passato il paese era chiamato<br />

Nuceria.<br />

67


<strong>La</strong> <strong>storia</strong> <strong>di</strong> Lucera è la <strong>storia</strong> <strong>di</strong> tutta la <strong>provincia</strong> e non <strong>di</strong> essa soltanto. Essa ha ra<strong>di</strong>ci<br />

molto antiche, più <strong>di</strong> quelle della stessa Roma.<br />

Certo è che oggi controversa è la spiegazione del suo nome : “lux cereris” per la<br />

fecon<strong>di</strong>tà dei campi o da Lucio, prenome del mitico Dauno, o ancora, dall’ etrusco “luceres”<br />

in riferimento ai boschi sacri che un tempo circondavano la città.<br />

Fedelissima a Roma, specie durante le guerre sannitiche, Lucera ebbe l’ onore <strong>di</strong><br />

governarsi con magis<strong>tra</strong>ture simili a quelle romane ed ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> battere moneta.<br />

Anche durante la decadenza imperiale, Lucera ebbe un ruolo importante nell’<br />

organizzazione politica dello Stato : Costantino il Grande la fece capoluogo <strong>di</strong> Puglia e <strong>di</strong><br />

Calabria. Per la sua posizione interme<strong>di</strong>ana <strong>tra</strong> Roma e Bisanzio, Occidente ed Oriente,<br />

fu attaccata da Bizantini, Franchi e Longobar<strong>di</strong>. Sotto gli Svevi, Lucera visse il periodo<br />

più felice: Manfre<strong>di</strong>, figlio <strong>natura</strong>le <strong>di</strong> Federico II, fece <strong>di</strong> Lucera la sua base principale<br />

d’ appoggio per la realizzazione del suo <strong>di</strong>segno politico in Puglia, prima che questo<br />

venisse infranto nella battaglia <strong>di</strong> Benevento del 1266.<br />

Ancor prima, il grande Federico II aveva <strong>tra</strong>sformato Lucera in una piazzaforte,<br />

<strong>tra</strong>sferendovi numerosi Saraceni, <strong>di</strong>venuti, dopo la ribellione, a lui fedelissimi.<br />

Lucera <strong>di</strong>venne così città saracena e fu chiamata da allora " Luceria Saracenorum ".<br />

68


.<br />

Gli Angioini, <strong>di</strong>fensori del Cristianesimo, ma soprattutto del Papato, installatisi nel<br />

Meri<strong>di</strong>one, organizzarono nell’ agosto del 1300 un massacro <strong>di</strong> circa 20.000 saraceni,<br />

<strong>di</strong>struggendo moschee e quanto app<strong>arte</strong>nesse alla <strong>tra</strong><strong>di</strong>zione araba. Al loro posto<br />

eressero chiese e riconsacrarono luoghi : Pino da Barletta, valoroso guerriero <strong>di</strong> Carlo II<br />

d’Angiò, fece costruire, per sciogliere un voto, la bellissima Cattedrale, sulle rovine <strong>di</strong> una<br />

moschea.<br />

Gli Angioini eressero Lucera, che, nonostante tutto non aveva perso l’ antica <strong>di</strong>gnità, a<br />

“città demaniale”, cioè app<strong>arte</strong>nente al sovrano e non ce<strong>di</strong>bile a feudatari o privati<br />

citta<strong>di</strong>ni, rinominandola "Città <strong>di</strong> S. Maria", nome andato presto in <strong>di</strong>suso.<br />

E' <strong>di</strong> questo periodo il completamento della maestosa fortezza iniziata dagli Svevi.<br />

Sotto gli Aragonesi, Lucera mantenne la supremazia nella <strong>provincia</strong> <strong>di</strong> Capitanata,<br />

ottenendo il più alto grado <strong>di</strong> amminis<strong>tra</strong>zione della Giustizia nell’ ambito della <strong>Pro</strong>vincia.<br />

Decaduta rapidamente e tristemente sotto la dominazione spagnola per quanto riguarda<br />

le sue funzioni politiche, Lucera, <strong>tra</strong> il 1600 ed il 1700, assunse il ruolo <strong>di</strong> città illustre<br />

per la dottrina e per gli stu<strong>di</strong>, continuando questa funzione anche sotto i Borboni e nel<br />

successivo Risorgimento italiano.<br />

Agli inizi del 1900, la popolazione acquistò maggiore sensibilità politica e fu teatro <strong>di</strong><br />

memorabili scontri elettorali fra i protagonisti del collegio Lucerino : Ruggero Bonghi ed<br />

Antonio Salandra.<br />

69


Negli anni della presenza federiciana Lucera si arricchì <strong>di</strong> <strong>arte</strong> musulmana <strong>tra</strong><br />

cui palazzi, moschee, harem.<br />

<strong>La</strong> stessa Basilica Cattedrale è sorta agli inizi del 300 sui resti <strong>di</strong> una moschea<br />

musulmana de<strong>di</strong>cata a Santa Maria, patrona della città, mentre Carlo d’Angiò<br />

fece costruire la Chiesa <strong>di</strong> San Francesco, oggi Santuario al cui interno sono<br />

custo<strong>di</strong>te le spoglie del “Padre Maestro” San Francesco Antonio Fasani il Santo<br />

<strong>di</strong> Lucera.<br />

Di grande bellezza risultano anche le altre chiese <strong>tra</strong> cui quella <strong>di</strong> San<br />

Domenico, S. Antonio Abeta, Santa Caterina, del Carmine ecc…<br />

Nelle epoche successive Lucera si arricchì <strong>di</strong> nuove istituzioni come<br />

l’Università, il Tribunale, la Biblioteca, il Teatro Garibal<strong>di</strong>.<br />

Anche Palazzo De Troia, in pieno centro storico accoglie <strong>di</strong>versi uffici comunali,<br />

<strong>tra</strong> cui il Centro Informazione Turistica.<br />

Il centro è ricco <strong>di</strong> cortili, piazzette e palazzi nobiliari. Di fronte alla<br />

Cattedrale c’è il Palazzo Vescovile, che ospita il Museo Diocesano.<br />

70


Fortezza Svevo-Angioina; Anfiteatro Romano Augusteo; Centro Storico;<br />

Cattedrale; Basilica Santuario <strong>di</strong> San Francesco; Museo Civico “Fiorelli”;<br />

Teatro Civico “Garibal<strong>di</strong>”; Biblioteca Comunale; Museo Diocesano; Chiese <strong>di</strong> San<br />

Domenico, del Carmine, <strong>di</strong> Santa Caterina, <strong>di</strong> Sant’Antonio Abate, <strong>di</strong> San<br />

Leonardo; Torretta Saracena; Casetta Merlata; Stretta della “Cicianella”;<br />

Palazzi nobiliari del Centro Storico; Tribunale; Convitto Nazionale Bonghi.<br />

71


PRIMA PARTE: <strong>La</strong> <strong>Pro</strong>vincia Di <strong>Foggia</strong><br />

<strong>La</strong> Daunia<br />

Il Tavoliere Delle Puglie<br />

Il Gargano<br />

Il Subappennino<br />

Seconda P<strong>arte</strong>: <strong>Volturino</strong><br />

Premessa: <strong>Volturino</strong><br />

Terza P<strong>arte</strong> :Notizie Storiche<br />

Le Origini<br />

L’universita’ Di <strong>Volturino</strong><br />

Quarta P<strong>arte</strong>: Un'occhiata Su <strong>Volturino</strong><br />

I Monumenti<br />

<strong>La</strong> Chiesa Ba<strong>di</strong>ale<br />

<strong>La</strong> Chiesa Di S. Domenico Di Guzman<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

Pag. 2<br />

Pag. 3<br />

Pag. 4<br />

Pag. 7<br />

Pag. 12<br />

Pag. 18<br />

Pag. 21<br />

Pag. 23<br />

Pag. 24<br />

Pag. 25<br />

Pag. 26<br />

Pag. 27<br />

Pag. 30<br />

Pag. 35<br />

71


<strong>La</strong> Chiesa Di S. Domenico Di Guzman<br />

<strong>La</strong> Chiesa Di S. Francesco<br />

<strong>La</strong> Chiesa Del Purgatorio<br />

Il Borgo Di Serritella<br />

L’ Antico Ospizio<br />

Il Castello<br />

I Personaggi Illustri Di <strong>Volturino</strong><br />

Quinta P<strong>arte</strong>: Tra<strong>di</strong>zioni e Folklore<br />

Tipicità<br />

Eventi<br />

Tra<strong>di</strong>zioni<br />

Sesta P<strong>arte</strong>: I Comuni confinanti con <strong>Volturino</strong><br />

Alberona<br />

Motta Montecorvino<br />

Volturara Appula<br />

Pie<strong>tra</strong> Montecorvino<br />

Lucera<br />

Pag. 38<br />

Pag. 39<br />

Pag. 41<br />

Pag. 43<br />

Pag. 44<br />

Pag. 45<br />

Pag. 46<br />

Pag. 47<br />

Pag. 49<br />

Pag. 50<br />

Pag. 51<br />

Pag. 52<br />

Pag. 53<br />

Pag. 57<br />

Pag. 60<br />

Pag. 63<br />

Pag. 67<br />

71

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!