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B_solo_zgibanke male new_1 - Filozofska fakulteta

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il secondo importante insieme di parametri di cui tener conto è invece l’aspetto<br />

narratologico-retorico: per raccontare situazioni passate nella tradizione narrativa<br />

(chiamiamola «occidentale») si sono sviluppati diversi modi espressivi, divenuti<br />

ormai collaudati espedienti retorici a disposizione del parlante. Così, prima di tutto,<br />

chi desideri narrare può scegliere tra due set paralleli di paradigmi (ma potrà anche<br />

combinarli) come tra due registri per variare l’immagine espressiva del proprio testo<br />

(procedimenti narrativi) (2.1). D’altra parte, il tipo di rapporto tra l’ordine delle azioni<br />

(o di intere parti) del mondo testuale (storia) e l’ordine dei predicati che a loro si<br />

riferiscono (elementi linguistici del racconto), nonché la diversa messa in rilievo dei<br />

fatti raccontati (la messa in primo piano o sullo sfondo; nel fuoco narrativo o fuori<br />

da esso) hanno portato alla cristallizzazione di veri e propri moduli narrativi<br />

(flash-back, preludio, flash-forward ecc.) che si esternano spesso, anch’essi, in scelte<br />

particolari della forma verbale appropriata (2.2–2.5). anche il più specifico dei modi<br />

di inserimento dei discorsi dei protagonisti nel corpo del racconto (diegesi), cioè il<br />

discorso indiretto libero (DiL), è caratterizzato, oltre che da particolarità di tipo<br />

semantico-retorico, da particolarità a livello for<strong>male</strong> (2.6). Dette funzioni narrative<br />

(acronie, voce e messa in rilievo, DiL) 5 vengono regolarmente sfruttate in diverse<br />

comunità linguistiche e, eccezion fatta forse per il DiL – non sono assolutamente<br />

limitate né alla lingua letteraria né al racconto fittizio bensì si ritrovano in testi<br />

narrativi in generale (di storia, di storia dell’arte ecc.). 6 La loro realizzazione<br />

concreta, la loro veste linguistica, però, può variare anche sensibilmente da lingua a<br />

lingua, 7 per cui questi espedienti espositivi, se non trattati in modo esplicito e<br />

adeguato, si prestano bene a ostacolare ulteriormente l’apprendimento da parte dei<br />

parlanti non nativi. andiamo quindi per ordine.<br />

1 aSPetti PRaGMatiCi NeL DiSCORSO iNDiRettO<br />

Nella classe d’italiano L2, la scelta delle forme verbali nel discorso indiretto viene<br />

presentata per lo più sotto forma di un’insieme di regole automatiche, dove in<br />

dipendenza da un «tempo passato» anche nella dipendente completiva andrebbe<br />

usato un «tempo passato». 8 D’altro canto, un’osservazione attenta di conversazioni<br />

<strong>solo</strong> alla scelta tra il Passato Prossimo e il Passato Remoto (nelle frequenti situazioni, cioè, in cui<br />

i due paradigmi sono teoreticamente intercambiabili) (cfr. Bertinetto/Squartini 1996 e Centineo<br />

1991). Similmente può dirsi della scelta tra le forme del congiuntivo e quelle dell’indicativo,<br />

soprattutto nelle dipendenti completive e quelle relative (cfr. Wandruszka 1991; Guitart 1991).<br />

5 Si confronti soprattutto Genette 1976, in particolare i capitoli su teMPO e vOCe.<br />

6 Cfr. Leech/Short 1981, Lavinio 1984, Fleischman 1985, toolan 1988, engel 1990, Miklič 1997,<br />

Rimmon-kenan 2002.<br />

7 Ciò accade a causa delle diverse caratteristiche delle unità linguistiche e dei diversi meccanismi<br />

della loro combinabilità: la situazione nell’italiano e nello sloveno (si veda avanti) ne è una<br />

prova convincente.<br />

8 La dipendenza sintattica da un «tempo passato» non è del resto una condizione né necessaria<br />

né sufficiente per la scelta del paradigma passato (prescindiamo da casi particolari di tipo credevo<br />

che, vorrei che ecc.). Nel discorso indiretto libero, ad es., almeno nella variante prototipica,<br />

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