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SICILY

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che ci convivono, domina uno dei territori<br />

siciliani nel cuore del Mediterraneo, che<br />

grazie al fascino della sua storia, alla forza<br />

dei suoi paesaggi e al calore della sua<br />

gente, ha incantato i viaggiatori di ogni<br />

tempo. Viaggiatori rapiti da quelli che sono<br />

i frutti di questa generosa isola.<br />

Uno di questi frutti è il vino, che,<br />

alle pendici dell'Etna, trova una delle sue<br />

massime espressioni.<br />

Il Vulcano è un padre padrone: concede<br />

molto dal punto di vista della ricchezza<br />

dei terreni e della variabilità del clima,<br />

elementi fondamentali all’elaborazione di<br />

vini di prestigio, ma in una notte sola ti può<br />

togliere tutto, come accadde nel 1981,<br />

con la lava che lambì le soglie del paese di<br />

Randazzo, falciando in un colpo solo, ettari<br />

ed ettari di vigne.<br />

La vite e la produzione del vino sono<br />

presenti in questa zona da tempi remoti e<br />

celebrati dalla storia, basti pensare al vino<br />

con cui Ulisse ubriacò Polifemo.<br />

L'Etna è stata tra le prime Denominazioni<br />

di origine controllata ad ottenere il<br />

riconoscimento, nel 1968, ma in questi<br />

ultimi 50 anni la viticoltura si è contratta,<br />

riducendosi a 442 ettari di superficie Dop<br />

Etna certificata nel 2007.<br />

La viticoltura etnea è molto parcellizzata,<br />

come d’altronde le attività di montagna,<br />

se si pensa che quasi il 60%delle aziende<br />

vitivinicole provinciali sono situate in<br />

montagna, il 39% in collina e meno dell’1%<br />

in pianura. Quasi i 2/3 delle aziende vinicole<br />

hanno superfici inferiori all’ettaro e l’80%<br />

non supera i 2 ha.<br />

Un paesaggio viticolo unico al mondo<br />

fatto di terrazze, alberelli, palmenti e case<br />

coloniche, affascinante per i forti contrasti<br />

di una terra inondata di luce quasi tutti i<br />

giorni dell'anno, bagnata dalle acque del<br />

Mar Jonio e solcata dalle incandescenti<br />

e spettacolari lave dell'Etna, tanto che<br />

questo territorio ambisce a diventare<br />

il quarantottesimo sito italiano (sesto<br />

in Sicilia) ad annoverarsi nell’albo dei<br />

“Patrimoni dell’umanità”.<br />

Nella zona etnea si trovano rappresentati,<br />

nel giro di alcune decine di chilometri,<br />

paesaggi naturalistici ed agricoli,<br />

che vanno dal sub-tropicale a quelli<br />

prettamente montani.<br />

I vigneti sono per lo più coltivati ad alberello<br />

e contenuti in terrazzamenti, data la ripidità<br />

56<br />

Abstract<br />

del terreno. Un paesaggio mozzafiato!<br />

La vendemmia è alquanto tardiva. Durante<br />

l’ultima vendemmia, le uve sono state<br />

raccolte dal 5 al 14 ottobre.<br />

I vitigni autoctoni, selezionati dal viticoltore<br />

nei secoli per i diversi ambienti dell’Etna,<br />

tranne nel caso del Nerello Mascalese<br />

diffusosi nel resto della Sicilia, sono coltivati<br />

esclusivamente nel territorio etneo o<br />

addirittura solo in alcune contrade di esso.<br />

Intorno all’800 le varietà di viti coltivate<br />

sotto il vulcano erano oltre 40, la situazione<br />

viticola post-fillosserica (terribile malattia<br />

della vite) cambiò drasticamente per<br />

quantità e per qualità. Rimasero il Nerello<br />

Mascalese, il Carricante, il Grenache<br />

(Alicante) e in percentuale minore la<br />

Minnella e il Nerello Cappuccio.<br />

La viticoltura etnea oggi è la punta di<br />

diamante dell’enologia catanese ed è<br />

proprio alle pendici dell’Etna, che in questi<br />

ultimi 20 anni è partito il rinascimento<br />

della viticoltura provinciale, grazie alla<br />

lungimiranza di alcune aziende siciliane<br />

affermate, che hanno investito in nuovi<br />

vigneti e cantine in questo territorio.<br />

Tutto partì forse dal fiuto di Giacomo Tachis,<br />

quando comprese le possibilità di questo<br />

terroir a produrre ad esempio Pinot nero,<br />

ma altri ricercatori intuirono la vocazione.<br />

Numerosi ed eterogeni gli itinerari nell’area<br />

etnea, si può partire da Fiumefreddo:<br />

all’uscita dell’autostrada salendo verso<br />

Piedimonte, dove è stato aperto un<br />

moderno Museo della vite e del vino che<br />

organizza anche corsi di degustazione e<br />

assaggi su prenotazione, si gode di un<br />

paesaggio meraviglioso a picco sul mare<br />

caratterizzato da centinaia di terrazze in<br />

pietra lavica sulle quali, specie in primavera<br />

spicca brillante, il verde delle viti di Nerello<br />

Mascalese o Cappuccio e di Carricante.<br />

Se si opta per la maremonti salendo da<br />

Riposto verso Sant’Alfio, i frutteti e gli oliveti<br />

vi proietteranno in un’atmosfera rigenerante<br />

fuori dallo stress della quotidianità cittadina<br />

per poi concedervi una sosta gaudente alle<br />

Cantine di Viagrande e Trecastagni.<br />

Per degustare oltre al vino anche un sorso<br />

di Etna si può prendere la funivia al Rifugio<br />

Sapienza e assaggiate il vino del vulcano<br />

proprio accanto ai crateri. Riscendendo<br />

dal Rifugio Sapienza la strada di Zafferana<br />

Etnea, verso Linguaglossa, apre a numerose<br />

cantine con i loro straordinari vigneti.<br />

Non solo vino e prelibatezze, ma anche<br />

arte e storia come il Castello di Castiglione<br />

di Sicilia e della Cuba dalla quale si può<br />

ammirare il vulcano in tutta la sua maestosità,<br />

troneggiante su vigneti, noccioleti e i<br />

campanili delle chiese di Randazzo.<br />

Dulcis in fundo il tour gourmand si conclude<br />

nella patria del pistacchio, a Bronte, dove<br />

si può visitare il Castello Nelson o scattare<br />

una foto alla più bella visuale dell’Etna<br />

vale a dire quella che si apre da Maletto.<br />

Doverosa, prima di ripartire, una scorta di<br />

crema, dolci, torroni e pesto al pistacchio.<br />

I prodotti di Origine garantita<br />

Relativamente alle Dop e Igp, l’Etna si<br />

colloca in un contesto d’eccellenza con la<br />

Doc Etna del vino Bianco, Rosso, Rosato<br />

e Bianco Superiore, la Dop Monte Etna<br />

dell’olio d’oliva extravergine, la Dop del<br />

Ficodindia dell’Etna, l’IGP della Ciliegia<br />

dell’Etna, la Dop del Pecorino Siciliano e con<br />

alcuni presidi “Slow Food”, che segnalano<br />

alcuni prodotti meritevoli di salvaguardia e<br />

promozione, come il Pistacchio di Bronte e la<br />

Pesca tabacchiera dell’Etna.<br />

Tipicità dal Vulcano<br />

I prodotti di origine che nascono nell’area<br />

intorno al vulcano sono numerosi ed<br />

eterogeni, dando luogo ad un delizioso<br />

cocktail di sapori: dai funghi di Nicolosi, alle<br />

mele di Pedara, al miele di Zafferana Etnea,<br />

alle salsicce di Linguaglossa, alle fragole di<br />

Maletto, al pistacchio di Bronte, alle insalate<br />

di Adrano, ai torroncini di Belpasso, all’olio<br />

di Ragalna.<br />

Nascono in un territorio oggi più fruibile,<br />

grazie alle organizzazioni regionali, come<br />

il Parco dell’Etna, che ha intrapreso un<br />

percorso di approfondimento finalizzato alla<br />

valorizzazione dei prodotti agroalimentari<br />

tipici e prodotti enogastronomici, frutto<br />

sempre più di un’agricoltura biologica e<br />

della produzione integrata.<br />

Il Pistacchio di Bronte<br />

Il Pistacchio Verde di Bronte ha un area<br />

di produzione circoscritto ai soli comuni<br />

di Adrano, Bronte, Biancavilla e Ragalna,<br />

nei quali viene coltivato quasi il 100 % del<br />

pistacchio italiano. Viene anche designato<br />

oro verde e ciò si deve al suo particolare<br />

colore verde brillante, cui si associa il<br />

profumo intenso e la consistenza resinosa<br />

Tasting Sicily n.01/2013

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