Lezione III - L'arte paleocristiana e bizantina - Francesco Ridolfi
Lezione III - L'arte paleocristiana e bizantina - Francesco Ridolfi
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L’arte <strong>paleocristiana</strong> e <strong>bizantina</strong><br />
La vita dei primi cristiani si svolse in mezzo a quella dei pagani, senza<br />
apprezzabili diversità esteriori, tranne l’astensione da certe attività e il rifiuto di<br />
manifestazioni letterarie, artistiche e filosofiche contrarie alla loro fede e alla loro<br />
morale. Tolto questo, essi continuarono ad esercitare gli stessi mestieri, ad<br />
abitare nelle stesse case, ad obbedire alle stesse leggi e alle stesse consuetudini<br />
dei pagani. Una differenziazione, prima che nelle forme di vita, sopraggiunge<br />
negli usi sepolcrali; il nuovo credo, inoltre, si esprime in campo artistico con la<br />
celebrazione e l’esaltazione della vita e delle parole di Cristo.<br />
In campo architettonico, a Roma più che in ogni altro centro del mondo cristiano<br />
antico è possibile individuare e seguire il processo di occupazione fisica dello<br />
spazio urbano e suburbano, giungendo così a riconoscere nel secolo VI l’avvenuta<br />
trasformazione dell’Urbs in città a forte e incisiva presenza cristiana.<br />
L’occupazione di uno spazio “cristiano” ha inizio nell’area suburbana e in chiave<br />
funeraria; con la deposizione nei cimiteri (catacombe) dei corpi dei martiri; con<br />
l’inizio del culto a loro tributato si assiste ad un’opera di monumentalizzazione<br />
delle sepolture venerate. Da questa prima trasformazione (dalla tomba alla<br />
formazione dei santuari) si passa alla seconda fase (formazione degli spazi<br />
fortificati). Dalla memoria di Pietro, e dal trofeo di Gaio si arriva alla fondazione<br />
della basilica costantiniana in Vaticano, sulla via Cornelia, secoli dopo circondata<br />
da mura. Anche sulla tomba di Paolo in via Ostiense sorse la prima basilica<br />
(costantiniana), poi ingrandita, e secoli dopo fortificata; a Costantino si deve la<br />
prima basilica presso la tomba di san Lorenzo, zona in seguito fortificata, sulla via<br />
Tiburtina; altri luoghi sacri sorsero intorno a Roma presso le catacombe. Infine<br />
nei secoli V e VI numerose chiese furono edificate all’interno della città; lo spazio<br />
cristiano cominciò a comprendere ormai tutta la sua antica parte monumentale.<br />
L’arte <strong>paleocristiana</strong> va dal periodo delle catacombe fino a Giustiniano (VI sec.);<br />
dal punto di vista architettonico e iconografico appare evidente la diretta eredità<br />
romana; l’arte cristiana sbocciò direttamente dalla corrente artistica propria del<br />
mondo pagano. Il Cristianesimo operò una sintesi delle due tendenze dominanti;<br />
da un lato mise l’accento sull’invisibile (di tipo orientale) e, proclamando la<br />
priorità del Bene sul Male, gli donò un contenuto, considerandolo un attributo<br />
divino; dall’altro non rifiutò il visibile (concezione classica, ellenistica dell’arte),<br />
ma lo vide in una luce nuova, perché il Cristianesimo si proclamava la religione di<br />
Dio incarnato che è sceso in terra e ha creato la Chiesa.<br />
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La venerazione della comunità cristiana verso chi aveva sacrificato la vita per la<br />
propria fede in Cristo fece sì che l’appellativo di martire divenisse nella Chiesa il<br />
massimo titolo di gloria e diede origine ad atti di culto. A partire dall’età<br />
costantiniana furono eretti edifici in onore dei martiri e propriamente sulle loro<br />
tombe; i primi sorsero in Roma che nel IV secolo cessava di essere la capitale<br />
dell’impero. Costantino decise di fondare una nuova Roma che si opponesse<br />
all’ostinato paganesimo della vecchia e fondò la sua capitale nel 330,<br />
Costantinopoli, sovrapponendola alla cittadella di Bisanzio; nonostante ciò, a<br />
Roma sorsero i primi e più importanti edifici per il nuovo culto.<br />
Dopo la libertà di culto proclamata nel 313 da Costantino, la Chiesa potè prendere<br />
in esame tutto il suo atteggiamento verso l’arte; per contenere l’intera comunità<br />
radunata per l’ufficio divino, le aule per il culto non vennero costruite sul modello<br />
dei templi pagani, ma sullo schema delle basiliche, grandi “sale regie” adibite a<br />
tribunali.<br />
L’origine della basilica cristiana ha dato luogo a molte dispute; si è scomodato<br />
tutto l’Oriente per trovare in edifici di culto misteriosi il prototipo sicuro della<br />
stessa. Ma è a Roma che dobbiamo rivolgerci; non mancano nella sua architettura<br />
esempi antichi come l’edificio sotterraneo di via Prenestina, dei primi anni<br />
dell’Impero, diviso da sei pilastri in tre navate e provvisto di abside centrale, o<br />
come la vasta aula con navate, divise in due piani, nei Mercati traianei, opere che<br />
presentano grandi analogie con il tipo della basilica cristiana.<br />
Questa è un edificio rettangolare, diviso da file di colonne e di pilastri in più<br />
navate, tre o cinque; uno dei lati brevi porta gli ingressi; l’altro, opposto, si<br />
incurva in tre o cinque nicchioni semicircolari che si dicono absidi. L’aula interna<br />
della basilica è preceduta da un vestibolo, detto nartece; la navata centrale è più<br />
alta delle laterali, nei suoi muri sono aperte le finestre. Talora le navate laterali<br />
hanno un piano interno superiore (che si affaccia su quella mediana) frequentato<br />
dalle donne e detto matroneo. Sul diametro del semicerchio dell’abside è posto<br />
l’altare per la celebrazione eucaristica, lungo la curva absidale sono i banchi degli<br />
ecclesiastici e al vertice del semicerchio la cattedra del vescovo che dirige la<br />
riunione dei fedeli. Davanti all’altare è un’area di rispetto, con la schola cantorum,<br />
chiusa da transenne di marmo alle cui estremità sono due pulpiti o amboni per la<br />
lettura del vangelo e dell’epistola. Spesso tutto questo spazio per il clero, detto<br />
presbiterio, è separato dal resto dell’aula da un grande arco che si eleva fino al<br />
tetto e si dice arco trionfale. Davanti alla basilica può sorgere un atrio<br />
quadrangolare con al centro la vasca per i catecumeni.<br />
La tradizione attribuisce a Costantino la prima basilica, sorta in Roma (S.Giovanni<br />
in Laterano, 311-314),in origine dedicata al Salvatore: la forma basilicale, pur<br />
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attraverso le più svariate trasformazioni, è rimasta fino ad oggi la più consueta<br />
nelle costruzioni religiose cristiane; nei primi secoli essa si identificò in Italia,<br />
come in Gallia, in Egitto, in Asia Minore, a Costantinopoli.<br />
Accanto al grande edificio per la riunione di tutti i fedeli, la basilica cristiana ebbe<br />
bisogno di un locale per somministrare il battesimo; gli edifici termali,<br />
diffusissimi, offrivano nelle loro sale facili esempi; si prescelsero per lo più, come<br />
modelli, sale rotonde od ottagone. L’esempio forse più antico è il battistero<br />
lateranense, sala da bagno del palazzo dei Laterani, ereditato da Costantino,<br />
ricostruito da Sisto <strong>III</strong>.<br />
Degli edifici costruiti per onorare le tombe dei martiri (martyria), i modelli furono<br />
tratti dall’architettura funeraria classica, da edifici a pianta circolare (mausolei).<br />
Queste forme architettoniche, sviluppandosi, dettero origine al secondo tipo di<br />
chiesa cristiana, quello detto a pianta centrale, ordinariamente circolare o<br />
poligonale. Martyria e chiese a pianta centrale si diffusero in special modo in Asia<br />
Minore e in Siria, senza che per altro questo autorizzi in nessun modo ad asserire<br />
che questa forma architettonica sia dovuta a quell’area dell’impero, esistendo<br />
tombe romane, in quelle province, che si rifanno ai templi circolari (per esempio al<br />
Pantheon).<br />
I tipi primordiali della basilica costantiniana ebbero ampliamenti e trasformazioni;<br />
troviamo basiliche a forma di croce (greca e latina), quando una navata trasversale<br />
taglia ad angolo retto le navate longitudinali all’altezza dell’arco di trionfo<br />
(transetto). L’uso della cripta, un sotterraneo del presbiterio, cominciò a<br />
diffondersi nel secolo VI, dopo il primo esempio realizzato in una chiesa di<br />
Ravenna.<br />
Anche in pittura e in scultura il passaggio stilistico tra l’arte romana e quella<br />
<strong>paleocristiana</strong> è stato diretto. La prova evidente che nella prima fase di tensione<br />
tra arte pagana e arte cristiana sono solamente i “motivi” che cambiano, che si<br />
hanno cioè contenuti nuovi immessi nelle forme consuete, è dimostrata con alcuni<br />
esempi: la statuaria attinse per le sue espressioni al simbolismo funerario pagano<br />
(il Buon Pastore, l’Orante); al secolo IV appartiene la maggior parte dei sarcofagi<br />
noti, produzione per lo più di laboratori romani, di gusto ellenistico, con scene<br />
tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento.<br />
Per quanto riguarda la suppellettile, la pisside romana, di uso esplicitamente<br />
mondano, decorata con scene di gioco e di caccia, diviene un oggetto sacro,<br />
ecclesiastico, per conservare il Sacramento. Il dittico che i consoli presentavano<br />
all’imperatore in occasione dell’investitura è ora tavoletta per scrivere, e il nome<br />
del magistrato è sostituito da quello del vescovo.<br />
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Un medesimo discorso vale per la pittura nelle basiliche e nelle catacombe. Essa<br />
si presenta come un vero e proprio capitolo a se stante del divenire dell’arte<br />
occidentale e quasi un’introduzione allo studio dell’arte medioevale; mostra,<br />
nell’avanzata età imperiale romana in rapporto alle correnti figurative ufficiali<br />
(dello stile romano-aulico) e popolari (del tipo italico-romano), i riflessi immediati<br />
o mediati del nuovo contenuto cristiano, quale verrà a poco a poco affermandosi<br />
negli sviluppi artistici della tarda antichità e del primo Medioevo. I cristiani si<br />
avvalsero del linguaggio figurativo del tempo in cui vissero; essi usarono in<br />
prevalenza due forme, una tonale-disegnativa, l’altra compendiarla. Mentre alla<br />
base della prima si trova una spiccata tendenza naturalistica, vicina alle eleganti<br />
pitture romane contemporanee, a fondamento invece della forma compendiarla<br />
sta un fare rapido e sommario, così che la visione pittorica si attua per mezzo di<br />
un mutevole gioco di luci e ombre, date da macchie di colore. In un primo tempo<br />
la decorazione pittorica delle catacombe si manifesta con motivi ornamentali e<br />
simbolici tratti dalla contemporanea arte pagana, ma ai quali i cristiani poterono<br />
anche attribuire un loro particolare significato, come Amore e Psiche, Orfeo che<br />
ammansisce le belve, gli amorini, i genî, e poi paesaggi, vasi, candelabri,<br />
ghirlande, tralci di vite, ecc.<br />
Anche in altre parti d’Italia l’arte cristiana ha espresso opere di notevole<br />
importanza; la basilica di S. Lorenzo in Milano, eretta nella seconda metà del IV<br />
secolo, presenta un’immensa struttura quadrilobata a doppio guscio con quattro<br />
grandi esedre a semicupola; un deambulatorio con galleria anima il guscio<br />
esterno. L’articolazione spaziale solenne e vasta è sufficiente a fare di S. Lorenzo<br />
una delle più straordinarie creazioni cristiane dell’Occidente.<br />
L’insegnante ha quindi parlato brevemente dell’arte <strong>paleocristiana</strong> ravennate.<br />
Quando Teodosio il grande morì nel 395, l’impero romano andò diviso tra i figli<br />
Arcadio (Oriente) e Onorio (Occidente); questi trasportò la capitale a Ravenna. Alla<br />
sua morte, la sorella Galla Placidia si rifugiò a Costantinopoli presso il nipote<br />
Teodosio II, cui richiese aiuto; a Ravenna venne posto a morte l’usurpatore<br />
Giovanni e Valentiniano fu proclamato imperatore sotto la tutela della madre;<br />
nella stessa città il mausoleo di Galla Placidia ha l’interno interamente ricoperto di<br />
mosaici; essi manifestano quanto fosse fortemente sentita la tradizione<br />
ellenistica. Se i soggetti sono simbolici, le figure, le piante, gli animali o<br />
l’immagine del Buon Pastore sono trattati veristicamente con la freschezza della<br />
tecnica propria della pittura compendiarla; è perciò giusto riavvicinare quest’opera<br />
musiva ai più importanti mosaici di Roma, ricollegandosi a quelli di S. Pudenziana,<br />
e di S. Costanza (IV sec.), a quelli della navata mediana di S. Maria Maggiore (V<br />
sec.), dei SS. Cosma e Damiano (VI sec.). Caratteri ellenistici hanno la tecnica del<br />
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panneggio e la fattura dei volti, mossa e vivace, propria della pittura<br />
impressionistica del tempo.<br />
La stessa imperatrice eresse la basilica di S. Giovanni Evangelista, sul tipo di<br />
quelle costantiniane, con abside a due ordini di logge. Il battistero del vescovo<br />
Neone, anch’esso della metà del V secolo, è adattato entro la sala ottagona di un<br />
edificio termale romano e ha la cupola adorna di mosaici col battesimo di Gesù e<br />
con gli apostoli, figure ancora statuarie e monumentali.<br />
Di Teodorico restano a Ravenna la chiesa di S. Apollinare (già di S. Martino), di<br />
tipo basilicale costantiniano, e il mausoleo, simile a molti edifici sepolcrali romani,<br />
con una falsa cupola costituita da un solo blocco di calcare d’Istria, del peso di<br />
circa 300 tonnellate. L’influenza ravennate, prima ancora che <strong>bizantina</strong>, si sente<br />
su tutte le sponde dell’Adriatico settentrionale fino a Pola (qui si nota nei mosaici<br />
pavimentali della Cattedrale e di S. Maria del Canneto).<br />
La decorazione delle basiliche cristiane fu un problema arduo e serio perché si<br />
presentò, e fu causa di dispute, la questione delle immagini sacre; benché tutti i<br />
fedeli avversassero le grandi statue di proporzioni umane, le loro idee circa le<br />
pitture differivano alquanto e vi erano alcuni che le ritenevano utili in quanto<br />
aiutavano la comunità a ricordare gli insegnamenti ricevuti e a mantenere desto il<br />
ricordo della storia sacra. Questo fu il punto di vista adottato nelle regioni<br />
occidentali latine dell’impero, e questa fu la direttiva di papa Gregorio Magno; egli<br />
ricordò a quanti avversavano ogni pittura che molti membri della Chiesa non<br />
sapevano leggere né scrivere e che, per indottrinarli, i dipinti erano utili quanto ai<br />
fanciulli le immagini di un libro illustrato. Il soggetto doveva essere rappresentato<br />
nel modo più chiaro e semplice possibile; questo fu un avvenimento di immensa<br />
portata nella storia dell’arte.<br />
Per quanto riguarda l’architettura cristiana nelle province orientali dell’impero, il<br />
tipo della basilica a cinque navate, il cui primo esempio è quello di S. Giovanni in<br />
Laterano, si diffonde dalla Tingitania fino alla Siria; nel IV secolo sorgono in<br />
Terrasanta combinazioni di basiliche a cinque navate con edifici a pianta centrale,<br />
come la grandiosa chiesa della Natività a Betlemme, fondata da Costantino e da<br />
sua madre Elena, e quella del S. Sepolcro a Gerusalemme, complesso costituito da<br />
tre monumenti: a) martyrion, basilica costruita sulla cripta dell’Invenzione della<br />
Croce, b) chiostro del Calvario, c) anastasis, edificio circolare sul tipo dei mausolei<br />
principeschi romani, al cui centro era la tomba di Cristo. S. Elena fece costruire a<br />
Gerusalemme anche la basilica dell’ ”Eleona”, a tre navate. A pianta ottagonale con<br />
il matroneo è la chiesa principale di Antiochia, fondata da Costantino; della fine<br />
del IV secolo in questa stessa città è il “martyrion” cruciforme di S. Babila con<br />
edicola centrale a cupola e quattro navate.<br />
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Contemporaneo è il complesso forse più importante dell’Africa, a Theveste in<br />
Numidia, una basilica a tre navate absidate, preceduta da un atrio ed eretta su un<br />
alto podio, con cella tricora e battistero Tra il IV e il V secolo fu edificata a<br />
Cartagine la grande basilica di Damous el Karita, amplissima, con ben nove<br />
navate, di cui la centrale più larga delle altre e absidata; nella stessa città è da<br />
ricordare anche la basilica di S. Cipriano a sette navate. Altri esempi di edifici<br />
paleocristiani che si rifanno alle strutture architettoniche romane sono le basiliche<br />
di Ippona in Tunisia, di Tipasa e di Cuicul in Algeria, di Gaza e Sichem in Palestina,<br />
il complesso di Abu Mina (San Mena) in Egitto (V-VI sec.), i”martyria” ottagonali<br />
con ambulacro e strutture satelliti a Bosra e a Hierapolis in Siria.<br />
Alla scuola architettonica palatina del periodo teodosiano si deve il primo S.<br />
Giovanni ad Efeso, ” martyrion”, al cui vano centrale si innestano i quattro bracci,<br />
costituiti, anziché da aule a una sola navata, da altrettante basiliche a più navate<br />
ipostile.<br />
In Grecia e in Macedonia il mondo paleocristiano ha continuato a servirsi degli<br />
stessi luoghi cari al mondo antico, per erigervi le sue chiese e i suoi conventi;<br />
degne di menzione sono la basilica di Epidauro del IV secolo, le due grandi<br />
basiliche di Salonicco del V secolo, riccamente decorate. Per ordine di Teodosio si<br />
cominciano a trasformare i templi pagani in chiese cristiane; della scuola<br />
teodosiana è la ”Panaghia” nello Stoa di Adriano in Atene. A Nikopolis in Epiro<br />
furono edificate quattro imponenti basiliche, tre a Corinto nel Peloponneso, tra le<br />
più importanti della Grecia.<br />
Trattiamo ora dell’arte <strong>paleocristiana</strong> nelle province occidentali dell’impero.<br />
In Gallia durante il V e il VI secolo sorsero i primi grandi edifici cristiani,<br />
specialmente fitti nel Mezzogiorno, cioè nelle zone maggiormente romanizzate:<br />
battisteri ad Aix, Angers, Cimiez, Frèjus, Marsiglia, Melas, Nevers, Poitiers, Riez,<br />
Saint Remy, Valence, Venasque; chiese episcopali (che prendono il posto di quelle<br />
situate in abitazioni private) ad Angers, Clermond Ferrand, Lione, Marsiglia, Metz,<br />
Nantes, Orlèans, St.Bertrand de Comminges, Tolosa, Tours, Vaison la Romaine,<br />
Vienne, ecc.<br />
Sidonio Apollonio (V sec.), tipico esponente della cultura e della civiltà latina in<br />
Gallia, vescovo e scrittore, così descrive la basilica di St. Jean a Lione, derivata dal<br />
tipo delle basiliche costantiniane di Roma: ”Una selva di colonne separa le navate,<br />
un soffitto a cassettoni dorati risplende quando è illuminato dal sole, marmi<br />
variegati rivestono i pavimenti e i muri, in alto vi è un mosaico…”; la basilica aveva<br />
anche doppio portico e atrio. Lo stesso schema presentavano le basiliche di S.<br />
Victor di Marsiglia e S. Bertrand de Comminges, un transetto era in quelle di<br />
Clermond Ferrand, Nantes e Vaison la Romaine.<br />
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Anche la pittura in Gallia si rifà alla tradizione classica e all’iconografia<br />
<strong>paleocristiana</strong> di Roma ( mosaici di St. Jean di Lione, di Nantes, di Tolosa, ecc.); lo<br />
stesso si può dire per i sarcofagi di Aquitania, Borgogna e Poitou; grande<br />
importanza hanno quelli di Arles (in queste regioni fiorirà la grande scultura<br />
romanica e gotica). A Treviri, nella Gallia belgica, fu innalzata la basilica doppia<br />
costantiniana, opera della scuola architettonica di S. Simpliciano a Milano; da<br />
questo tipo derivarono S. Pietro a Metz e S. Pantaleone a Colonia; qui è importante<br />
anche il “martyrion” di S. Gereone (IV sec.), edificio a pianta ellittica, con otto<br />
nicchie disposte attorno a un vano centrale, schema risalente ai modelli tipici di<br />
Roma.<br />
In Spagna sono notevoli testimonianze di arte <strong>paleocristiana</strong> il mausoleo di<br />
Centcelles con cupola decorata a mosaico e il “martyrion”di La Alberga, entrambi<br />
del IV secolo; basiliche di tipo costantiniano sono ad Alcantara, nelle Baleari, a<br />
Burgos, a Elche, a Jàtiva, a Merida, a Palencia, a Tarragona, a Tarrasa, ecc. (tutte<br />
del periodo V-VII sec.). A queste architetture si affianca una serie di sculture<br />
eseguite da botteghe tardo-romane; scuole locali traggono origine dal cospicuo<br />
complesso di sarcofagi antichi; a Merida si afferma una ricchissima<br />
ornamentazione di origine romana che influenzerà anche l’arte aulica di Toledo.<br />
L’insegnante ha quindi parlato dell’arte <strong>paleocristiana</strong> nell’impero romano<br />
d’Oriente; quando per le invasioni di Odoacre e di Teodorico non si nominò più<br />
l’imperatore d’Occidente, rimase Costantinopoli sede unica dell’impero e Ravenna<br />
sede del rappresentante imperiale in Italia, fosse egli un re dei Goti come<br />
Teodorico o un magistrato bizantino. Costantinopoli poteva, molto più di Roma,<br />
sentire influenze di quelle regioni d’Oriente che avevano avuto proprie visioni e<br />
tradizioni artistiche, e poteva sentirle specialmente in questo tempo in cui l’arte<br />
greco-romana universalmente accettata nell’impero non rispondeva più così<br />
pienamente alle nuove concezioni della vita, della religione, dell’autorità<br />
imperiale, dello stato, ecc.<br />
Ed era naturale che, quanto più quella forma d’arte scadeva, tanto più facilmente<br />
ripigliassero vita concezioni e tecniche delle antiche arti orientali non mai del<br />
tutto spente, alcune delle quali parevano rispondere meglio alle esigenze e alle<br />
idee del tempo. Per esempio, alla concezione quasi mistica del “basileus”<br />
bizantino carico d’oro e di gemme, invisibile negli splendori del suo palazzo al<br />
quale si accede solo prosternandosi, meglio si adatta la divina rigidità impassibile<br />
di un faraone egizio o di un re assiro che non le immagini della colonna traiana<br />
con l’imperatore che precede a piedi le sue truppe o che traversa il Danubio,<br />
reggendo il timone della propria barca. Queste influenze si avvertono soprattutto<br />
nelle arti figurative in cui si ha l’innesto, sulla tradizione ellenistico-romana, di<br />
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elementi stilistici di origine orientale (mesopotamici, persiani, armeni, siriani); ad<br />
essi richiamano l’esuberanza delle decorazioni, il gusto del policromo, il senso di<br />
frontalità e di ieraticità delle figure, molto allungate, le pose ritmiche, lo sfondo<br />
quasi interamente dorato, il nuovo simbolismo.<br />
La pittura si realizza essenzialmente attraverso la tecnica del mosaico che viene<br />
adottata come la più idonea ad esprimere l’assolutezza trascendente delle<br />
figurazioni sacre dei personaggi della corte imperiale. All’Occidente latino la<br />
pittura <strong>bizantina</strong> deve alcuni caratteri, come la persistenza di soggetti mitologici<br />
ed allegorici e la costante ricerca di equilibrio compositivo.<br />
La netta separazione nell’ambito dell’impero di un’arte <strong>bizantina</strong> già a partire dal<br />
330 (quando Costantino fece dell’antica Bisanzio la capitale dell’impero romano,<br />
dandole il proprio nome e edificando la prima S. Sofia e l’Apostoleion a pianta<br />
cruciforme) e addirittura di un’arte pre<strong>bizantina</strong> di più lontana origine nel tardo<br />
ellenismo, non è giustificata nel periodo precedente il regno giustinianeo (518-<br />
565), ricordando che fino a Giustiniano gli imperatori, eccetto Zenone, sono tutti<br />
di stirpe latina o latinizzata, e ribadiamo che fino al secolo VII la lingua ufficiale in<br />
Oriente era il latino; possiamo dire che il mondo bizantino ebbe anche forma<br />
romana dello stato e fede cristiana, oltre che cultura greca (lo stesso Giustiniano<br />
può definirsi cesaro-papista, e i sudditi un’aristocrazia romanizzata).<br />
Scartando l’ambiguo termine di “bizantino”, per tutto il periodo che va dal IV alla<br />
metà del VI secolo riserviamo la più propria definizione di romaico, cioè<br />
pertinente all’impero romano d’Oriente, mentre sarà adoperato il termine<br />
”bizantino” per la produzione seguente, quando avvenimenti politici staccano in<br />
modo definitivo l’Oriente dall’Occidente e gli imperatori di Bisanzio cessano di<br />
rivendicare l’imperium sull’Occidente e restaurare l’universalità romana. Questa<br />
distinzione si oppone così alle tesi storiografiche che in vari tempi hanno cercato<br />
di isolare uno specifico stile bizantino contrapposto a uno romano, cercandone le<br />
origini e le precedenze determinanti nell’Oriente ellenistico e cristiano.<br />
Alcuni punti fermi possono meglio precisare le ragioni di questa impostazione<br />
antischematica; ricordiamo prima di tutto che quando Costantino volle fare di<br />
Bisanzio la capitale imperiale, impiegò i migliori architetti, scultori e marmorari<br />
chiamati dall’Italia, e che ai suoi editti seguirono quelli di Costanzo II e di<br />
Costante, per reclutare valenti operatori, che erano scarsi fuori d’Italia, ad<br />
eccezione delle province d’Africa; si sa perfino che un portico di Costantinopoli fu<br />
fatto da artefici di Napoli e Pozzuoli.<br />
Si concretò lo sforzo degli imperatori, teso a continuare la tradizione romana e a<br />
creare sulle rive del Bosforo una seconda Urbe. Archi onorari, colonne celebrative,<br />
statue, monumenti vengono eretti nella città; grandi colonnati ne adornano le vie<br />
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principali, mentre gli edifici pubblici cercano di rivaleggiare con quelli famosi che<br />
si specchiano nel Tevere. Le statue adornano anche le prime chiese cristiane,<br />
legate alla più viva tradizione classica, allo stesso modo delle numerose statue<br />
marmoree di magistrati del V secolo, rinvenute ad Efeso e ad Afrodisia, del<br />
colosso bronzeo di Barletta, ecc.<br />
A Costantinopoli l’imperatore Valente costruì l’acquedotto; Arcadio ( IV-V sec.)<br />
dette alla città un nuovo foro in periferia; Teodosio II promosse un nuovo<br />
ampliamento e costruì un nuovo, fortissimo giro di mura e fossati (fino al 1204<br />
questo baluardo, creato con profonda nozione della scienza militare, rimase<br />
imprendibile, a difesa non solo della capitale ma di tutto l’impero d’Oriente),<br />
edificò il Palazzo, ricostruì la grande chiesa, incendiata sotto Arcadio, innalzò i<br />
propilei con colonne di marmo verde, reggenti architravi con arco al centro.<br />
La chiesa dei SS. Sergio e Bacco, del periodo giustinianeo, ha un vano centrale<br />
coperto da cupola a spicchi che sembra derivare da prototipi dell’età adrianea,<br />
come quella della villa dell’imperatore a Tivoli, contornata da nicchie<br />
alternativamente curve e rette; la stessa chiesa di S. Sofia è costruita secondo<br />
sistemi romani con una grande cupola emisferica del diametro di 31 metri, in cui<br />
le spinte laterali di questa grande massa di copertura sono ricevute e sostenute da<br />
altre semicupole che determinano enormi nicchie; ne furono architetti Antemio e<br />
Isidoro che chiamano se stessi “romani di Tralle e di Mileto” (Un altro grande<br />
architetto, molto più orientale di loro, Apollodoro di Damasco, aveva quattro<br />
secoli prima diretto le costruzioni di Traiano, restando nelle linee di un’assoluta e<br />
perfetta romanità).<br />
Frontalità e bidimensionalità, altri attributi del “bizantino”, discendono<br />
dall’Oriente antico, ma il fattore orientale ha precedenti in Roma fin dal I secolo.<br />
Il Dawson, a proposito dell’asserita origine orientale della pittura romana e<br />
pompeiana di paesaggio illusionistico, ha mostrato che la stessa non ebbe<br />
precedenti nemmeno ellenici ma fu l’effetto di un’innovazione stilistica. Il caso<br />
limite è forse quello del rivestimento marmoreo policromo che è stato definito<br />
“peculiarità orientale esotica”; il gusto dell’impiego di marmi colorati in colonne,<br />
pilastri, pareti e pavimenti ad opus sectile è romano dal secolo I a.C.; molti marmi<br />
pregiati sono stati estratti da cave imperiali dello stesso periodo. L’oro è il<br />
simbolo della luce divina e dell’infinito mistico della concezione cristiana<br />
orientale; a parte l’uso, per il fondo dorato dei mosaici, delle tessere vitree auree<br />
già diffuse all’inizio del secolo IV, ci si deve chiedere se la stessa assegnazione di<br />
significato religioso-trascendente si dovrà dare alla “domus aurea“ di Nerone e<br />
alla “domus augustana” rinnovata da Domiziano e celebrata da Plinio e Plutarco<br />
per lo splendore dell’oro. Inoltre già a Pompei si usavano decorazioni parietali a<br />
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specchi geometrici colorati prima degli esempi in Egitto e in Crimea. Così<br />
respingiamo la fittizia subordinazione a fonti ”prebizantine orientali” dell’arte in<br />
Italia fino dal IV secolo.<br />
A Ravenna il nuovo stile si avverte principalmente nella concezione decorativa,<br />
plastica e pittorica; del periodo giustinianeo è la chiesa di S. Vitale, elegantissimo<br />
edificio ottagono che ha all’interno otto grandi pilastri a sostenere la cupola; la<br />
singolarità della pianta, i problemi costruttivi che essa induce e gli espedienti<br />
usati per risolverli (per esempio la cupola costruita in materiali leggeri con<br />
nervature di tubi di terracotta vuota) trovano tutti dei precedenti nell’architettura<br />
romana classica (edifici della villa Adriana a Tivoli, ninfeo degli “horti liciniani”,<br />
detto di Minerva Medica, a Roma). Le influenze di Bisanzio si avvertono invece<br />
nelle decorazioni architettoniche (forma dei capitelli a pulvino, intagli minuziosi,<br />
trafori in luogo del rilievo sporgente), nei mosaici dalle figure lunghe, rigide,<br />
frontali, quasi irreali, opere in cui Bisanzio esprime tutto il suo splendore artistico.<br />
L’insegnante ha concluso la lezione parlando brevemente dell‘influenza della<br />
architettura romana su quella islamica. La moschea di Omar, detta cupola della<br />
roccia, eretta a Gerusalemme nel 691 come reliquiario per proteggere la roccia<br />
sacra, a forma ottagonale, con doppio ambulacro interno e cupola poggiante su<br />
alto tamburo, ricalca il tipo architettonico dei grandi “martyria” di età<br />
costantiniana. I palazzi-castello, residenza degli Omayyadi, derivano dagli<br />
accampamenti del limes, generalmente a pianta quadrata, rinforzati da torri; lo<br />
schema assiale del tipo di Spalato, ricorre nella Darù l-Imara di Merv, nel palazzo<br />
del califfo di Al-Mu’Tasim a Samarra e in quello di Dar-Al-Bahr (Algeria, sec. X).<br />
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