R. FRANCOVICH, C. TRONTI, Lo scavo del castello - BibAr
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LO SCAVO DEL CASTELLO DI<br />
MONTEFIESOLE (PONTASSIEVE, FI)<br />
di<br />
RICCARDO <strong>FRANCOVICH</strong>, CARLO <strong>TRONTI</strong><br />
<strong>Lo</strong> <strong>scavo</strong> <strong>del</strong> <strong>castello</strong> vescovile di Montefiesole rientra<br />
in un più ampio progetto di studio degli insediamenti fortificati<br />
medievali presenti nel territorio di Pontassieve (Firenze),<br />
fortemente voluto dalla stessa amministrazione comunale.<br />
Le ricerche sul campo vengono portate avanti dal<br />
2000 dal Dipartimento di Archeologia e Storia <strong>del</strong>le Arti<br />
<strong>del</strong>l’Università di Siena. Oltre allo <strong>scavo</strong> sono stati realizzati:<br />
una documentazione fotografica e filmata <strong>del</strong>le emergenze<br />
in elevato; uno studio stratigrafico <strong>del</strong>le murature; il<br />
rilievo e la georeferenziazione, tramite stazione totale, <strong>del</strong>la<br />
collina e degli edifici individuati.<br />
PROFILO STORICO<br />
Il sito di Montefiesole è ricordato dalle fonti scritte fin<br />
dagli inizi <strong>del</strong> XII secolo, quando sono attestati possessi<br />
fondiari <strong>del</strong>la curia vescovile fiorentina nel plebato omonimo,<br />
provenienti per lo più da pie donazioni.<br />
Nel 1159 Uguccione di Orlandino di Serafino, appartenente<br />
alla famiglia detta dei “nipoti di Ranieri”, dona al<br />
vescovato fiorentino tutti i suoi beni immobili e tutti i suoi<br />
fe<strong>del</strong>i e coloni, una parte dei quali si trovano a Montefiesole<br />
(BOGLIONE, MORETTI 1988, p. 208).<br />
Per tutta la seconda metà <strong>del</strong> XII secolo il vescovo di<br />
Firenze cerca di aumentare il suo patrimonio fondiario in<br />
questa zona attraverso atti di compravendita; le notizie però<br />
non sono così frequenti da far pensare ad una presenza significativa:<br />
nel 1179 Lamberto di Giannello e i suoi figli<br />
pagano un censo al vescovo e si dichiarano suoi “fe<strong>del</strong>i”;<br />
nel 1183 un altro “fe<strong>del</strong>e”, Cerrettiere, rimette nelle mani<br />
<strong>del</strong> vescovo tutte le sue terre poste nel plebato di<br />
Montefiesole; nel 1193 e nel 1197 il vescovo compra alcuni<br />
appezzamenti di terra posti nel territorio direttamente da<br />
privati (NELLI 1988, p. 244).<br />
La più antica attestazione <strong>del</strong> <strong>castello</strong> è <strong>del</strong> 1196: il vescovo<br />
di Firenze affitta in perpetuo ad Arduino di Macello<br />
alcuni beni posti «in castro et curia Montis Fesulis»<br />
(BOGLIONE, MORETTI 1988, p. 208).<br />
Solo con il sopraggiungere <strong>del</strong> XIII secolo, la Chiesa fiorentina<br />
incrementa massicciamente i propri interessi nel <strong>castello</strong><br />
e nel trentennio che va dal 1203 al 1237 si moltiplicano<br />
gli acquisti di terre e diritti. Nel 1208 Sassolino da<br />
Cappiano vende «alcuni suoi fe<strong>del</strong>i, possedimenti e terre»;<br />
nel 1209 Ardingone di Ugolino ed il fratello cedono «certi<br />
fe<strong>del</strong>i e possessi e terre nella curia di Montefiesole»; nel 1212<br />
Aldobrandino di Romeo vende al vescovato «il suo uomo e<br />
colono Piccolo di Azzo da Tassinaia con tutto il suo resedio».<br />
Nel 1217 alcuni individui qualificati come “nobili” vendono<br />
alla Chiesa fiorentina i diritti da loro vantati sul territorio di<br />
Montefiesole e in certe gualchiere poste sulla Sieve; nel 1230<br />
ancora Aldobrandino di Romeo cede al vescovo Giovanni da<br />
Velletri «tutte le case, possedimenti, terre, uomini e coloni,<br />
fitti e albergarie che possiede nei castelli di Montefiesole,<br />
Vico, Monte di Croce, Quona e nei rispettivi distretti» (tutte<br />
queste notizie sono riportate in NELLI 1988, pp. 244-245). In<br />
questa fase l’espansione vescovile avviene non solo a spese<br />
<strong>del</strong>la semplice proprietà contadina, ma anche <strong>del</strong>la feudalità<br />
locale; questi nobili, come attestano le fonti scritte, avevano<br />
proprietà fondiarie di una certa consistenza, legami con i coltivatori<br />
con vincoli di dipendenza feudale o signorile ed esercitavano<br />
diritti di giurisdizioni per quanto minori sul territorio<br />
e sui suoi abitanti.<br />
Il distretto di Montefiesole era amministrato dal vescovo,<br />
il quale nel 1229 nominava un podestà, Guido di Aldo-<br />
299<br />
brandino, la cui giurisdizione si estendeva anche sui vicini<br />
insediamenti di Vico e Pievecchia.<br />
Nel 1251 erano 71 i «fittuari e coloni» <strong>del</strong> distretto che<br />
giuravano fe<strong>del</strong>tà al vescovo fiorentino (REPETTI 1833-1846,<br />
vol. II, p. 125). Durante la permanenza di Arrigo VII in<br />
Toscana nel 1312, ventidue membri <strong>del</strong> “popolo” di<br />
Montefiesole fanno atto di sottomissione all’imperatore e<br />
affermano di essere più dei due terzi degli uomini <strong>del</strong>la comunità<br />
(BONAINI 1877, n. 150).<br />
Tuttavia il <strong>castello</strong> deve aver perso le sue caratteristiche<br />
di centro fortificato già alla fine <strong>del</strong> XIII secolo: in un<br />
elenco di beni vescovili <strong>del</strong>la prima metà <strong>del</strong> secolo XIV<br />
compare come «castellare cum podio Montis Fesulis cum<br />
certis muris et apenditiis».<br />
Infine, nel 1338 viene citato un appezzamento di terra<br />
ubicata presso il «castrum vetere de Monte Fesulis» e nel<br />
1340 due casolari in «loco dicto Montefiesole» confinanti<br />
con la «via sive muri castri de Monte Fesulis» (PIRILLO 1988,<br />
pp. 263-264).<br />
LE INDAGINI ARCHEOLOGICHE<br />
Sulla cima <strong>del</strong> poggio di Montefiesole, nei pressi <strong>del</strong>la<br />
frazione omonima, nel comune di Pontassieve (tav. 106, II<br />
N.E. -499 m s.l.m.) a circa 2 km dalla Sieve, sono ancora<br />
visibili i resti <strong>del</strong> <strong>castello</strong> attestato dalla documentazione<br />
scritta (<strong>FRANCOVICH</strong> 1973, pp. 108-109).<br />
Ai piedi <strong>del</strong>l’altura (477 m s.l.m.), a sud-ovest, si trova<br />
la pieve di S. <strong>Lo</strong>renzo a Montefiesole, che già dal 1260<br />
aveva sotto di sé i “popoli” di S. Lucia a Pievecchia e<br />
S. Nicola a Vico (PAOLI 1889); la composizione <strong>del</strong> plebato<br />
è confermata dagli elenchi <strong>del</strong>la Decima <strong>del</strong> 1302-1303<br />
(GIUSTI, GUIDI 1942) e dalla costituzione <strong>del</strong>le Leghe di Rignano,<br />
Diacceto e Monteloro <strong>del</strong> 1332 (MORETTI 1988,<br />
pp. 296-298). Durante il Medioevo ebbe giurisdizione territoriale<br />
anche aldilà <strong>del</strong>la Sieve: curava, infatti, le comunicazioni<br />
con i plebati <strong>del</strong> versante orientale <strong>del</strong>la valle e svolgeva<br />
probabilmente una funzione “pontificia” (FERRET-<br />
TI 1988, pp. 103, 137-138; per la funzione pontificia di alcune<br />
pievi si veda PLESNER 1938). La pieve di S. <strong>Lo</strong>renzo<br />
era quindi strettamente legata al ponte di Vico, posto all’inizio<br />
<strong>del</strong>la val di Sieve, ed alla strada che dal fiume, risalendo<br />
le colline, si dirigeva a Fiesole passando per le pievi<br />
di S. Andrea a Doccia e di SS. Gervasio e Martino a <strong>Lo</strong>baco.<br />
Appare evidente che sulla collina esisteva già in tempi<br />
antichissimi un nucleo insediativo di un certo rilievo: al di<br />
sotto <strong>del</strong> perimetro occidentale <strong>del</strong> poggio, nel punto in cui<br />
durante la seconda guerra mondiale venne costruito un rifugio<br />
sotterraneo, si è verificato uno smottamento <strong>del</strong> terreno<br />
(la segnalazione <strong>del</strong>la Soprintendenza Archeologica è<br />
datata 3 maggio 1984) che ha portato alla luce un consistente<br />
strato archeologico ricco di reperti. L’attribuzione al<br />
periodo ellenistico dei materiali rinvenuti è data da alcuni<br />
orli e fondi di ceramiche a vernice nera e da frammenti di<br />
grandi contenitori ad impasto molto grezzo (FERRINI 1988,<br />
scheda n. 37, p. 117).<br />
Le indagini archeologiche sono iniziate nel 2001: sono<br />
stati ripuliti e rilevati, nell’area a sud, i resti di una torre,<br />
posta all’ingresso <strong>del</strong> <strong>castello</strong>, ed un tratto <strong>del</strong> circuito murario<br />
difensivo che cingeva la sommità <strong>del</strong>la collina. A nord,<br />
asportando un sottile strato di humus, è stato evidenziato<br />
un muro di dimensioni molto grandi (1,80 di spessore), individuato<br />
per circa 20-22 m, orientato est-ovest, costituito<br />
da conci sommariamente squadrati e spianati, asportato in<br />
parte da alcune buche moderne.<br />
La prima campagna di <strong>scavo</strong> nel <strong>castello</strong> di Montefiesole<br />
è stata portata a termine nel 2002; l’intervento archeologico<br />
ha interessato due aree di <strong>scavo</strong>.<br />
L’Area 1 è posta nell’estremità nord <strong>del</strong>la collina, in una<br />
zona leggermente rialzata rispetto al resto <strong>del</strong> poggio, ed occupa<br />
uno spazio di circa 35×11,5 m circa. L’Area 2 è ubicata<br />
a sud e presenta dimensioni molto limitate (11×6 m circa).
Fig. 1 – Mo<strong>del</strong>lo tridimensionale (TIN) <strong>del</strong> territorio comunale di<br />
Pontassieve (elaborazione GIS: Federico Salzotti).<br />
Fig. 3 – Il muro di fortificazione <strong>del</strong> XIII secolo.<br />
Purtroppo la piantumazione di pini neri di alto fusto,<br />
effettuata all’inizio degli anni ’50, non ha permesso lo <strong>scavo</strong><br />
completo <strong>del</strong>le aree prescelte: sono stati lasciati infatti<br />
risparmi di stratigrafie archeologiche (alti ca. 0,50 m) al di<br />
sotto degli alberi.<br />
Nell’Area 1 è stato completato lo <strong>scavo</strong> <strong>del</strong> muro di<br />
fortificazione nord <strong>del</strong> <strong>castello</strong>; il circuito murario <strong>del</strong>imitava<br />
l’estremità nord <strong>del</strong> poggio e si adattava alla sua conformazione<br />
naturale. Il muro ha un andamento vagamente<br />
ellissoidale e paramenti costituiti da conci sommariamente<br />
squadrati di calcare alberese di grandi e medie dimensioni,<br />
spianati a picconcello; periodicamente si notano pietre di<br />
pezzatura minore poste a regolarizzare i giunti ed i letti di<br />
posa. La muratura, organizzata su filari orizzontali e paralleli,<br />
presenta un nucleo costituito da ciottoli, bozze e scaglie<br />
di lavorazione <strong>del</strong>l’alberese, legati con abbondante<br />
malta di colore grigio chiaro e coesione generalmente abbastanza<br />
tenace. Il muro si appoggiava sia a nord-est che a<br />
nord-ovest ad un muro di cinta precedente, diverso nelle<br />
dimensioni e nell’orientamento.<br />
Il circuito più recente potrebbe corrispondere ad una<br />
ristrutturazione <strong>del</strong>le fortificazioni <strong>del</strong> sito, avvenuta molto<br />
probabilmente in un periodo compreso tra la fine <strong>del</strong> XII e<br />
il XIII secolo; è ipotizzabile che l’edificazione <strong>del</strong>la seconda<br />
cinta muraria sia avvenuta nel periodo in cui il <strong>castello</strong>,<br />
menzionato con maggiore frequenza dalle fonti scritte, risulta<br />
tra i possedimenti <strong>del</strong> vescovo di Firenze. Nel corso<br />
<strong>del</strong> XIII secolo, il rafforzamento <strong>del</strong>le proprietà ecclesiastiche<br />
in quest’area avrebbe quindi comportato un complessivo<br />
potenziamento <strong>del</strong>le difese <strong>del</strong> <strong>castello</strong> di Montefiesole.<br />
Uno strato di crollo si estendeva su tutta l’area di <strong>scavo</strong><br />
e presentava materiale ceramico di vario tipo: ceramica a<br />
vernice nera di epoca etrusco-ellenistica, ceramica a vetrina<br />
pesante di età altomedievale e maiolica arcaica trecentesca.<br />
<strong>Lo</strong> strato copriva una struttura muraria conservata in<br />
elevato (1,40 m di spessore), con orientamento est-ovest e<br />
lunghezza pari a 35 m, che nell’angolo nord-ovest e in quello<br />
300<br />
Fig. 2 – Foto aerea <strong>del</strong> poggio di Montefiesole.<br />
Fig. 4 – Il paramento murario <strong>del</strong>la torre appartenente al primo<br />
circuito murario.<br />
nord-est si legava a due muri, orientati perpendicolarmente,<br />
con i quali formava una fortificazione di forma rettangolare.<br />
Le murature appartenenti a questa fase presentano<br />
caratteristiche simili: i paramenti sono organizzati in corsi<br />
sub orizzontali e sub paralleli, con frequenti zeppature in<br />
giunti e letti di posa e tessitura muraria irregolare; le bozze<br />
utilizzate sono spaccate e non risultano lavorate. Il nucleo è<br />
formato da ciottoli e pietre legate da malta di colore grigio,<br />
dilavata. Le angolate sono gerarchizzate, realizzate in conci<br />
squadrati e sommariamente spianati.<br />
Questa prima cinta muraria è databile con sicurezza ad un<br />
periodo anteriore alla fine <strong>del</strong> XII secolo: ad essa si appoggiava<br />
infatti la fortificazione duecentesca. L’assenza di una simile<br />
apparecchiatura muraria negli edifici ecclesiastici e civili di<br />
XI e XII secolo, presenti nell’area compresa tra la val di Sieve<br />
ed il Valdarno di sopra (in particolar modo nei territori comunali<br />
di Pontassieve, Bagno a Ripoli, Rufina e Pelago) fa propendere<br />
per una datazione anteriore all’età romanica. Sebbene<br />
i dati archeologici a nostra disposizione siano ancora relativamente<br />
pochi, si può tuttavia ipotizzare che la costruzione <strong>del</strong>la<br />
prima fortificazione <strong>del</strong> poggio sia avvenuta in un periodo<br />
antecedente all’XI secolo. Il ritrovamento di due frammenti di<br />
beccuccio di un boccale di ceramica a vetrina pesante (“Forum<br />
ware”) di colore verde oliva, databile tra IX e X secolo, sembra<br />
confermare, allo stato attuale <strong>del</strong>le indagini, questa datazione.<br />
Sebbene i frammenti siano stati rinvenuti negli strati di<br />
abbandono bassomedievali, quindi fuori <strong>del</strong> loro contesto originario,<br />
è possibile stabilire grazie a questi reperti una frequentazione<br />
<strong>del</strong>la collina già in età altomedievale.<br />
La fortificazione si legava nella parte centrale <strong>del</strong> muro<br />
nord ad una torre a pianta quadrata (6 m di lato) con tre
Fig. 5 – I frammenti di beccuccio di Forum Ware (IX-X secolo).<br />
ingressi (1 m di larghezza), dei quali due furono tamponati<br />
in un secondo momento. All’interno <strong>del</strong>la torre sono stati<br />
asportati strati di crollo, costituiti da terra mista a pietre di<br />
varie dimensioni e da piccole lastre di arenaria. I livelli di<br />
abbandono coprivano una pavimentazione in malta e gesso<br />
di colore grigio chiaro.<br />
In questa prima campagna di <strong>scavo</strong>, l’indagine stratigrafica<br />
ha evidenziato solo la parte superficiale <strong>del</strong>le murature,<br />
ad eccezione <strong>del</strong>l’area immediatamente ad ovest <strong>del</strong>la<br />
torre, dove è stato fatto un saggio (4×3 m ca.) in profondità<br />
per verificare la complessità e la diacronia <strong>del</strong> deposito.<br />
All’interno di questo saggio sono stati messi in luce piani<br />
di calpestio, costituiti da terra mista a malta, che si appoggiavano<br />
al muro ovest <strong>del</strong>la torre, databili all’età bassomedievale<br />
(XIII-XIV secolo). Queste pavimentazioni erano<br />
provviste di due piani di preparazione in pietre di piccola<br />
pezzatura. Tutti gli strati di questa fase risultavano fortemente<br />
asportati nella parte centrale da una fossa di forma<br />
vagamente circolare, di età moderna.<br />
Coperti dai livelli bassomedievali, sono stati rinvenuti<br />
due muri che formavano un angolo retto, costituiti da pietre<br />
di grandissime dimensioni (90×40 cm ca.); <strong>del</strong>imitavano<br />
un piano di calpestio interno, in terra e malta. Queste strutture<br />
murarie, per la forma e la composizione degli elevati,<br />
per la presenza di ceramica a vernice nera e di orli di grandi<br />
contenitori con impasti molto grezzi, sono databili orientativamente<br />
all’età etrusca (VI-IV secolo a.C.).<br />
Ad ovest è stata identificata la fossa di fondazione dei<br />
muri perimetrali <strong>del</strong>la torre, che tagliava i livelli di frequentazione<br />
preromani; era riempita da terra friabile mista a pietrisco<br />
e conteneva ceramica acroma grezza <strong>del</strong>lo stesso tipo<br />
di quella rinvenuta negli strati soprastanti. Sembra che il<br />
muro ovest <strong>del</strong>la torre abbia in parte sfruttato la fondazione<br />
di uno dei muri precedenti.<br />
Nella zona est <strong>del</strong>l’Area 1 erano visibili la parete orientale<br />
<strong>del</strong>la torre, completamente crollata e adagiata al suolo<br />
ed un breve tratto di muro di medio spessore (0,8-1 m),<br />
orientato nord-sud e posto perpendicolarmente alla fortificazione<br />
più antica; i due muri sembrano essere riferibili alla<br />
stessa fase costruttiva.<br />
Un blocco compatto di muratura, facente parte probabilmente<br />
<strong>del</strong>la parete occidentale <strong>del</strong>la torre, è stato individuato<br />
invece nella zona ovest <strong>del</strong>l’Area 1. In uno strato riferibile<br />
all’abbandono <strong>del</strong> sito è stato rinvenuto un “grosso”<br />
senese in argento, datato preliminarmente alla prima<br />
metà <strong>del</strong> XIII secolo.<br />
Nell’Area 2 i limitati sondaggi di <strong>scavo</strong> hanno cercato<br />
di evidenziare i rapporti stratigrafici dei muri in elevato.<br />
Alla prima fase in muratura <strong>del</strong>la torre sud si legava un muro<br />
di fortificazione, che presentava un orientamento est-ovest.<br />
A questo muro si appoggiava un secondo circuito murario<br />
301<br />
Fig. 6 – Tracciato ipotetico <strong>del</strong> primo circuito di fortificazione,<br />
precedente all’XI secolo.<br />
Fig. 7 – Tracciato <strong>del</strong>la fortificazione di XIII secolo.<br />
con orientamento leggermente diverso e andamento curvilineo<br />
(spesso 1,80 m), interrotto ad est da una spoliazione<br />
moderna. Nello stesso momento (probabilmente tra fine XII<br />
e XIII secolo) venne ricostruito il muro settentrionale di<br />
questa torre, in bozze di calcare alberese di medie dimensioni,<br />
spianate a picconcello e poste in opera su corsi orizzontali<br />
e paralleli. Le limitate dimensioni <strong>del</strong>l’area di <strong>scavo</strong><br />
non hanno consentito di indagare il proseguimento dei due<br />
muri di fortificazione verso est e verso ovest.<br />
CONCLUSIONI<br />
Le prime tracce di insediamento sulla collina si possono<br />
far riferire ad un periodo molto antico, sicuramente precedente<br />
all’età romana, visto il materiale ceramico rinvenuto<br />
nelle stratigrafie, tagliate e obliterate dalle strutture murarie<br />
medievali. Un edificio costituito da almeno due muri che formano<br />
un angolo retto, con due piani di calpestio, uno interno<br />
ed uno esterno è posto nella parte nord <strong>del</strong> poggio. Le dimen-
sioni limitate dei saggi di <strong>scavo</strong> non permettono di fare ipotesi<br />
sulla forma e le dimensioni di questo insediamento; è<br />
però probabile che l’insediamento si estendesse su tutta la<br />
collina, dato che altre tracce di frequentazione etrusca sono<br />
state individuate lungo il fianco occidentale.<br />
Le strutture murarie medievali più antiche sono riferibili<br />
ad una prima fortificazione <strong>del</strong>la collina; hanno un notevole<br />
spessore (1,40 m) e costituiscono un circuito di forma<br />
quadrangolare. Ad esso si legano, a nord, una torre a<br />
pianta quadrata (6,30 m di lato) con almeno due ingressi<br />
(uno dà verso l’esterno <strong>del</strong>la cinta) ed un muro di minore<br />
spessore, con orientamento nord-sud. La stessa situazione<br />
si ripete nell’area sud <strong>del</strong> <strong>castello</strong>: una struttura quadrangolare<br />
(6×8,5 m) con un ingresso a sud, verso l’esterno, si<br />
lega perpendicolarmente al muro di fortificazione.<br />
La prima fortificazione medievale aveva quindi una<br />
forma rettangolare (35×47,5 m ca.); al centro dei lati corti<br />
sud e nord si trovavano rispettivamente due torri, che presentavano<br />
entrambe un ingresso sul lato esterno. La tecnica<br />
muraria riscontrata nella cinta muraria e nella torre, assente<br />
nell’edilizia civile e religiosa di XI e XII secolo presente<br />
nel territorio, sembra essere databile, in fase preliminare,<br />
ad un periodo antecedente all’XI secolo; il ritrovamento di<br />
due frammenti di vetrina pesante (“Forum ware”) negli strati<br />
di abbandono <strong>del</strong> <strong>castello</strong> fa ipotizzare una prima frequentazione<br />
<strong>del</strong> poggio tra il IX ed il X secolo.<br />
Non sappiamo a chi appartenesse l’insediamento in questo<br />
periodo; la presenza vescovile nel plebato di Montefiesole<br />
è attestata soltanto dalla metà <strong>del</strong>l’XI secolo (NELLI 1988, p.<br />
243). Si può solo affermare che molte donazioni fatte nella<br />
zona al vescovo di Firenze, tra XI e XII secolo, provengono<br />
da alcuni discendenti <strong>del</strong>la famiglia dei «nipoti di Ranieri»<br />
(CORTESE c.s.; BOGLIONE 1988, pp. 169-187, in cui viene ricostruito<br />
anche l’albero genealogico).<br />
La seconda fortificazione individuata presenta una forma<br />
curvilinea, adattandosi alla conformazione <strong>del</strong>la collina; il muro<br />
si appoggia, sia a nord che a sud, alla precedente cinta muraria,<br />
estendendo di poco lo spazio interno e consolidando notevolmente<br />
le difese castellane. Probabilmente nello stesso momento<br />
gli ingressi <strong>del</strong>le due torri furono tamponati e l’angolo<br />
sud-est <strong>del</strong>la torre nord fu contraffortato. Gli unici piani di calpestio<br />
individuati appartengono a questa seconda fase edilizia,<br />
da riferire probabilmente alla presenza <strong>del</strong> vescovo di Firenze<br />
nel <strong>castello</strong> tra la fine <strong>del</strong> XII ed il XIII secolo.<br />
Quest’opera di ristrutturazione avveniva nel momento<br />
in cui il vescovo diventava il più grande proprietario di terre<br />
nel contado fiorentino: nel 1227 acquistava, con l’aiuto<br />
finanziario <strong>del</strong> comune di Firenze, tutto il distretto guidingo<br />
di Monte di Croce, Galiga e Monterotondo e controllava in<br />
pratica tutto il territorio attuale di Pontassieve; nel 1229<br />
nominava un podestà che doveva controllare la zona di<br />
Montefiesole, Vico e Pievecchia (CONTI 1985, pp. XI-XLIII;<br />
NELLI 1988, pp. 243-245).<br />
In questo periodo il comune di Firenze mirava infatti ad<br />
un indebolimento <strong>del</strong>la presenza <strong>del</strong>la signoria laica nel contado,<br />
giudicata più pericolosa rispetto alla feudalità vescovile.<br />
302<br />
L’abbandono <strong>del</strong> <strong>castello</strong> nel corso <strong>del</strong> XIV secolo, è<br />
confermato dal ritrovamento di maiolica arcaica negli strati<br />
di crollo; non ci sono tracce di ceramica più tarda. Il collasso<br />
<strong>del</strong>le fortificazioni duecentesche potrebbe essere dovuto<br />
a cause naturali, come sembrano testimoniare il crollo <strong>del</strong>la<br />
parete occidentale <strong>del</strong>la torre e le profonde lesioni visibili<br />
nell’angolo nord-est <strong>del</strong>la fortificazione di XIII secolo.<br />
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