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1<br />
Giudice<br />
e notaio<br />
L’esiLio<br />
in Francia<br />
La RettoRica:<br />
un manuaLe<br />
per i poLitici<br />
iL tResoR:<br />
un’encicLopedia<br />
“civiLe”<br />
iL tesoRetto:<br />
un’opera<br />
incompiuta<br />
Le origini e il Duecento La nascita della prosa in volgare <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong><br />
<strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong><br />
Appartenente all’Arte dei giudici e dei notai, <strong>Brunetto</strong> nasce verso il 1220 e muore nel<br />
1294: l’intero arco della sua vita coincide con decenni tormentati per la vita politica fiorentina<br />
e italiana, segnata dalle lotte tra Papato e Impero svevo, tra guelfi e ghibellini.<br />
Nel 1260, a seguito della battaglia di Montaperti che segna la sconfitta dei guelfi, <strong>Brunetto</strong><br />
è condannato all’esilio.<br />
Si reca allora in Francia, dove, tra Parigi, Arras e Bar-sur-Aube, frequenta come notaio<br />
l’ambiente dei mercanti e dei finanzieri suoi concittadini. È questo il periodo di maggior<br />
impegno letterario: scrive la Rettorica, si dedica al Tresor e lavora contemporaneamente<br />
al Tesoretto, opere differenti e che in modi diversi influenzano la letteratura non<br />
solo italiana del periodo.<br />
Con la Rettorica, <strong>Brunetto</strong> diventa il primo traduttore di Cicerone in una lingua volgare<br />
europea. L’opera traduce dal latino in volgare italiano i capitoli iniziali del De inventione<br />
di Cicerone, considerato un “classico” della retorica antica, il testo su cui si basava<br />
da sempre lo studio di quella disciplina. Nella nuova veste linguistica, il manuale introduce<br />
allo studio dell’eloquenza tutti coloro che si dedicano all’attività politica nel Comune,<br />
anche coloro che non sono cultori della lingua latina.<br />
Il Tresor è un’enciclopedia in prosa, scritta in volgare francese. All’autore interessa scrivere<br />
un’enciclopedia utile alla formazione etico-politica dei lettori: non una silloge dello<br />
scibile umano del suo tempo, ma un insieme di informazioni e di conoscenze finalizzato<br />
all’azione, dunque alquanto selettivo. Pertanto il Tresor non veicola un sapere fine a<br />
se stesso ma, come nel caso della Rettorica, rivolto a uno scopo “civile”: «la trattazione<br />
della politica (che è quella dei Comuni italiani)» (Cesare Segre).<br />
Il Tesoretto è un poema costituito di 2944 settenari a rima baciata, a cui <strong>Brunetto</strong> con<br />
ogni verosimiglianza lavora nella stessa epoca in cui si dedica al Tresor. Il poema è una<br />
sintesi di filosofia naturale e di filosofia morale. Si interrompe nel momento in cui è appena<br />
cominciata la trattazione delle arti liberali. La parte dedicata alla filosofia naturale<br />
è preceduta da considerazioni teologiche e da una sintetica storia della creazione, con<br />
l’aggiunta di materiali di natura cosmologica e geografica. Il fatto che l’opera sia scritta<br />
in versi non è il risultato di una scelta stilistico-formale: in versi erano scritte molte opere<br />
didattiche per facilitare l’apprendimento mnemonico.<br />
LA VITA E LE OPERE<br />
1220
2<br />
Le origini e il Duecento La nascita della prosa in volgare <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong><br />
Rettorica<br />
Eloquenza e politica<br />
Rettorica ■ 1, 1-10<br />
Che cos’è<br />
la retorica<br />
Come si è detto, la Rettorica è il volgarizzamento dei primi diciassette capitoli del De inventione<br />
di Cicerone. Il testo è incompiuto, forse perché, lavorando al Tresor, <strong>Brunetto</strong> decide di inserire<br />
nell’enciclopedia la versione in francese dell’opera latina. La Rettorica è costituita dalla traduzione<br />
della fonte (Cicerone) e da un commento ad opera dello “sponitore”, cioè dello stesso <strong>Latini</strong>,<br />
nel quale, anche con l’ausilio di altri testi, è spiegato il dettato ciceroniano.<br />
5<br />
10<br />
15<br />
La prosa del Duecento,<br />
a cura di M. Marti, C. Segre,<br />
Ricciardi, Milano-Napoli 1959.<br />
1. la copia del dicere: ‘traduce l’espressione<br />
latina copia dicendi, la facondia’.<br />
2. hae: ‘ha’.<br />
3. però che: ‘perciò’.<br />
4. dannaggii: ‘danni, avversità’.<br />
5. Comune: sta per ‘stato’, ‘res publica’.<br />
6. raccolgo nell’animo: ‘medito’.<br />
7. aversitadi: ‘avversità’.<br />
8. non … sanza sapienza: ‘non pochi<br />
problemi sono causati da uomini eloquenti<br />
ma incompetenti’.<br />
9. Tulio nel suo libro: ‘Cicerone nella<br />
Sovente e molto ho io pensato in me medesimo se la copia del dicere 1 e lo sommo<br />
studio della eloquenzia hae 2 fatto più bene o più male agli uomini e alle cittadi;<br />
però che 3 quando io considero li dannaggii 4 del nostro Comune 5 , e raccolgo<br />
nell’animo 6 l’antiche aversitadi 7 delle grandissime cittadi, veggio che non picciola<br />
parte di danni v’è messa per uomini molto parlanti sanza sapienza 8 .<br />
Qui parla lo sponitore<br />
[1] Rettorica èe scienzia di due maniere: una la quale insegna dire, e di questa<br />
tratta Tulio nel suo libro 9 ; l’altra insegna dittare 10 , e di questa, perciò che esso non<br />
ne trattò così del tutto apertamente 11 , si ne tratterà lo sponitore nel processo del<br />
libro 12 , in suo luogo e tempo come si converrà.<br />
[2] Rettorica s’insegna in due modi, altressì come l’altre scienzie, cioè di fuori<br />
e dentro 13 . Verbigrazia 14 : di fuori s’insegna dimostrando che è rettorica e di che generazione<br />
15 , e quale sua materia e lo suo officio e le sue parti e lo suo propio strumento<br />
e la fine e lo suo artefice 16 ; et in questo modo trattò Boezio nel quarto della<br />
Topica 17 . Dentro s’insegna questa arte quando si dimostra che sia da fare sopra la<br />
materia del dire e del dittare 18 , ciò viene a dire 19 come si debbia fare lo esordio 20 e<br />
sua opera’, il De inventione.<br />
10. l’altra insegna dittare: ‘a scrivere<br />
epistole secondo le norme della retorica’.<br />
«Dittare» è un vocabolo tecnico derivante<br />
dal latino dictare, qui nel senso<br />
di ‘comporre lettere e documenti’.<br />
11. così del tutto apertamente: ‘poiché<br />
Cicerone non ne trattò in modo del<br />
tutto esauriente’.<br />
12. si ne tratterà … del libro: ‘ne tratterà<br />
<strong>Brunetto</strong> nel corso dell’esposizione’.<br />
13. Rettorica … di fuori e dentro: ‘la<br />
retorica si insegna in due modi, dal di<br />
fuori, cioè dal punto di vista esterno<br />
della forma e della definizione, e dal di<br />
dentro, cioè nella sua sostanza’.<br />
14. Verbigrazia: ‘per esempio’.<br />
15. che è rettorica e di che generazione:<br />
‘che cos’è la rettorica e qual è la<br />
sua origine’.<br />
16. quale … lo suo artefice: ‘quali i<br />
suoi contenuti, le sue partizioni, il suo<br />
linguaggio, gli scopi e chi è il suo artefice,<br />
cioè il retore, colui che possiede ed<br />
esercita quest’arte’.<br />
17. Boezio nel quarto della Topica: si<br />
riferisce all’opera di Boezio intitolata<br />
De differentiis topicis.<br />
18. che sia … del dittare: ‘cosa si debba<br />
fare riguardo alla materia del dire e<br />
del comporre epistole’.<br />
19. ciò viene a dire: ‘cioè’.<br />
20. lo esordio: ‘il prologo, la parte iniziale’.<br />
© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme
3<br />
Utilità<br />
della retorica<br />
nella vita<br />
Le origini e il Duecento La nascita della prosa in volgare <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong><br />
20<br />
25<br />
30<br />
21. la narrazione: ‘la narratio, cioè la<br />
parte centrale, dedicata ai contenuti<br />
dell’epistola’.<br />
22. dicieria: ‘orazione’.<br />
23. della pìstola, cioè d’una lettera<br />
dittata: ‘dell’epistola’.<br />
24. ’l: ‘il’.<br />
25. più … altro: ‘per rendere ancor più<br />
chiaro il testo occorre spiegare l’una e<br />
l’altra cosa, cioè cosa sia la rettorica e<br />
chi sia il retore’.<br />
26. sapemo: ‘sappiamo’.<br />
27. dittare: v. la nota 10.<br />
28. In altra guisa è così diffinita: ‘in un<br />
altro modo si può così definire’.<br />
29. ornatamente: ‘dire ornatamente’<br />
ANALISI DEL TESTO<br />
la narrazione 21 e l’altre parti della dicieria 22 o della pìstola, cioè d’una lettera dittata<br />
23 ; e in ciascuno di questi due modi ne tratta Tulio in questo suo libro.<br />
[3] Ma imperciò che Tulio non dimostrò che sia rettorica né quale è ’l 24 suo<br />
artefice, sì vuole lo sponitore, per più chiarire l’opera, dicere l’uno e l’altro 25 .<br />
[4] Ed èe rettorica una scienzia di bene dire, ciò è rettorica quella scienzia per<br />
la quale noi sapemo 26 ornatamente dire e dittare 27 . In altra guisa è così diffinita 28 :<br />
rettorica è scienzia di ben dire sopra la causa proposta, cioè per la quale noi sapemo<br />
ornatamente 29 dire sopra la quistione aposta 30 .<br />
Anco hae una più piena diffinizione 31 in questo modo: rettorica è scienza<br />
d’usare piena e perfetta eloquenzia nelle publiche cause e nelle private; ciò viene<br />
a dire scienzia per la quale noi sapemo parlare pienamente e perfettamente nelle<br />
publiche e nelle private questioni – e certo quelli parla pienamente e perfettamente<br />
che nella sua diceria mette parole adorne, piene di buone sentenzie 32 .<br />
Publiche questioni son quelle nelle quali si tratta il convenentre 33 d’alcuna cittade<br />
o comunanza 34 di genti. Private sono quelle nelle quali si tratta il convenentre<br />
d’alcuna spiciale persona 35 . E tutta volta è lo ’ntendimento dello sponitore che<br />
queste parole sopra ’l dittare altressì come sopra ’l dire siano 36 , advegna che 37 tal<br />
puote sapere bene dittare che non hae ardimento o scienzia di profferere le sue<br />
parole davanti alle genti 38 ; ma chi bene sa dire puote bene sapere dittare.<br />
Struttura e contenuto<br />
Il brano presenta due livelli stratificati: il testo volgarizzato<br />
di Cicerone e il commento dello “sponitore”,<br />
introdotto da una rubrica. Il secondo costituisce<br />
la componente più ampia e ricca di contenuti.<br />
Il testo tradotto esprime una riflessione sul valore<br />
della retorica. Cicerone si chiede se nel corso<br />
della storia degli uomini essa abbia causato effetti<br />
positivi o negativi. Riflettendo sui momenti<br />
tormentati della storia di Roma e sulle vicende<br />
significa ‘comporre secondo le regole<br />
dell’ornatus’. Nelle arti retoriche si<br />
definisce ornatus l’insieme degli artifici<br />
verbali che rendono più elegante<br />
l’espressione linguistica; l’ornatus può<br />
essere facilis o difficilis a seconda del<br />
grado di complessità delle figure retoriche<br />
impiegate.<br />
30. la quistione aposta: ‘la questione<br />
proposta’.<br />
31. Anco … diffinizione: ‘si può anche<br />
avere una più completa definizione’.<br />
32. quelli parla … sentenzie: ‘si esprime<br />
in un modo adeguato e perfetto<br />
colui che nel suo discorso usa “parole<br />
adorne”, cioè scelte tenendo conto<br />
delle regole dell’ornatus’, v. la nota 29.<br />
33. il convenentre: ‘la condizione’.<br />
34. cittade o comunanza: ‘città o comune’,<br />
v. la nota 5.<br />
35. d’alcuna spiciale persona: ‘di un<br />
privato’.<br />
36. E tutta volta … siano: ‘e tuttavia<br />
è intento del volgarizzatore che questi<br />
precetti valgano per comporre sia le<br />
epistole sia le orazioni’.<br />
37. advegna che: ‘poiché’.<br />
38. tal puote … genti: ‘può accadere<br />
che qualcuno capace di comporre epistole<br />
non abbia coraggio o capacità di<br />
dire discorsi in pubblico’.<br />
delle città antiche, conclude che molti tragici fatti<br />
sono stati provocati da uomini incapaci di parlare<br />
in modo sapiente.<br />
Lo “sponitore” parte dal dettato del volgarizzamento<br />
per argomentare i seguenti punti:<br />
– che cos’è la Rettorica, come si insegna, qual è<br />
il senso delle sue spiegazioni (paragrafi 1-3);<br />
– altre definizioni della Rettorica; le questioni<br />
pubbliche e private nelle quali può essere utile<br />
quest’arte (paragrafo 4).<br />
© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme
4<br />
Le origini e il Duecento La nascita della prosa in volgare <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong><br />
Tesoretto<br />
Natura ancella di Dio<br />
Tesoretto ■ vv. 171-208<br />
Natura<br />
vede <strong>Brunetto</strong><br />
e comincia<br />
a parlargli<br />
Natura<br />
si presenta<br />
come opera<br />
di Dio<br />
Dio è eterno<br />
La Natura<br />
è come<br />
una fiamma<br />
in perpetuo<br />
movimento<br />
Nei versi iniziali del Tesoretto <strong>Brunetto</strong> racconta come, di ritorno da una missione diplomatica alla<br />
corte di Alfonso X di Castiglia, gli sia capitato di incontrare uno studente bolognese, dal quale<br />
apprende della sconfitta dei guelfi a Montaperti. Capisce allora che non potrà più tornare in patria.<br />
Annebbiato dal pianto e dal dolore, perde la strada maestra e, come accadrà poi a Dante, si<br />
inoltra in una selva spaventosa dove si smarrisce. Arrivato alle falde di una montagna, incontra la<br />
Natura, che ha l’aspetto di una donna di straordinaria bellezza, le cui forme cambiano continuamente:<br />
Natura personificata è mutevole come la natura stessa, il cui ciclo fluisce nel tempo, nel<br />
continuo alternarsi delle stagioni. Nel brano che segue Natura si presenta come colei che mette<br />
in opera i desideri di Dio, suo creatore.<br />
Ma puoi ch’ella 1 mi vide,<br />
la sua cera 2 che ride<br />
inver’ di me si volse,<br />
e puoi a sé m’acolse<br />
5 molto covertamente 3 ,<br />
e disse immantenente 4 :<br />
«Io sono la Natura<br />
e sono una fattura<br />
de lo sovran Fattore 5 .<br />
10 Elli è mio creatore:<br />
io son da Lui creata<br />
e fui incominciata 6 ;<br />
ma la Sua gran possanza<br />
fue sanza comincianza 7 .<br />
15 E’ non fina né more 8 ;<br />
ma tutto mio labore 9 ,<br />
quanto che io l’alumi 10 ,<br />
convien che si consumi 11 .<br />
La prosa del Duecento,<br />
ed. a cura di M. Marti, C. Segre, cit.<br />
1. ella: ‘la Natura’.<br />
2. la sua cera: ‘il suo volto (fr. chiere)’.<br />
3. covertamente: ‘sotto la sua protezione’.<br />
4. immantenente: ‘subito’.<br />
5. sono … Fattore: ‘sono un essere<br />
creato («fattura») da Colui che ha fatto<br />
tutte le cose («Fattore»)’.<br />
6. e fui incominciata: ‘creata’.<br />
7. la Sua … comincianza: ‘la sua grande<br />
potenza «possanza» non ha avuto<br />
inizio, «comincianza»’; egli non ha a sua<br />
volta un creatore.<br />
8. E’ non fina né more: ‘Egli non finisce<br />
METRO<br />
settenari a rima baciata.<br />
né muore’; “finire” e “morire” costituiscono<br />
una dittologia sinonimica.<br />
9. labore: ‘travaglio’.<br />
10. quanto che io l’alumi: ‘nella misura<br />
in cui io lo alimento come una fiamma’.<br />
11. convien che si consumi: ‘ma tutto<br />
il mio perpetuo travaglio, che è come<br />
una fiamma sempre viva, conviene che<br />
continui senza mai esaurirsi’.<br />
© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme
5<br />
Dio è<br />
onnipotente;<br />
Natura può<br />
solo eseguire<br />
i suoi ordini<br />
Dio conosce<br />
il tempo<br />
in tutte<br />
le sue forme<br />
Natura<br />
sa solo ciò<br />
che Dio vuole<br />
Natura<br />
dispone<br />
il mondo<br />
secondo<br />
il desiderio<br />
di Dio<br />
Le origini e il Duecento La nascita della prosa in volgare <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong><br />
Esso è onipotente;<br />
20 ma io non pos’ neente<br />
se non quanto concede 12 .<br />
Esso tanto provede<br />
e è in ogne lato<br />
e sa ciò ch’è passato<br />
25 e ’l futuro e ’l presente 13 ;<br />
ma io non son saccente<br />
se non di quel che vuole 14 :<br />
mostrami, come suole,<br />
quello che vuol ch’i’ faccia<br />
30 e che vol ch’io disfaccia 15 ,<br />
ond’io son Sua ovrera<br />
di ciò ch’Esso m’impera 16 .<br />
Così in terra e in aria<br />
m’ha fatta sua vicaria 17 :<br />
35 Esso dispose il mondo,<br />
e io poscia 18 secondo<br />
lo Suo comandamento<br />
lo guido a Suo talento 19 .<br />
12. Esso … concede: ‘Dio è onnipotente;<br />
io non ho alcun potere che non dipenda<br />
da Lui’.<br />
13. Esso … presente: ‘Egli sa tutto:<br />
presente, passato e futuro’.<br />
14. io non son saccente … vuole: ‘io<br />
ANALISI DEL TESTO<br />
Dio e Natura<br />
Nel brano Natura si presenta come una creazione<br />
di Dio, come colei che fa le veci di Dio stesso<br />
nel mondo. Il susseguirsi delle argomentazioni è<br />
abbastanza serrato, ma allo stesso tempo lineare<br />
e chiaro:<br />
– Natura vede <strong>Brunetto</strong> e comincia a parlargli<br />
(vv. 170-176);<br />
– Natura si presenta come opera («fattura») di<br />
Dio («Fattore»), come creatura forgiata dal<br />
Creatore (vv. 177-182);<br />
– Dio è eterno, non ha inizio né fine; la Natura è<br />
come una fiamma in perpetuo movimento (vv.<br />
183-188);<br />
– Dio è onnipotente; Natura può solo eseguire i<br />
suoi ordini (vv. 189-191);<br />
so soltanto quello che egli vuole io sappia’.<br />
15. faccia /… disfaccia: rima derivativa.<br />
16. ovrera / di … m’impera: ‘io sono<br />
colei che mette in opera («ovrera») ciò<br />
che Egli comanda’; «ovrera» è un fran-<br />
cesismo.<br />
17. vicaria: ‘sua espressione’.<br />
18. poscia: ‘poi’.<br />
19. secondo … talento: ‘io guido il<br />
mondo secondo il desiderio («talento»)<br />
e il comando di Dio’.<br />
– Dio conosce il tempo in tutte le sue forme:<br />
passato, presente e futuro; Natura sa solo ciò<br />
che Dio vuole (vv. 192-197);<br />
– Natura dispone il mondo secondo il desiderio<br />
di Dio (vv. 198-208).<br />
Natura è descritta in relazione al suo Fattore<br />
(Dio), attraverso una serie di opposizioni binarie<br />
che possiamo rappresentare con questo schema:<br />
Natura Dio<br />
fattura fattore<br />
creata creatore<br />
ha avuto un inizio non ha inizio né fine<br />
può solo ciò che Dio ordina onnipotente<br />
© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme