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Si muore generalmente perché si è soli o perché si ... - Progetto Melo

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lavoro di decifrazione di segnali. E’ un'attività intellettuale appas<strong>si</strong>onante, che dimostra la vacuità di<br />

lunghe digres<strong>si</strong>oni e incoraggia a risparmiare parole: il verbo ha una tale carica di den<strong>si</strong>tà da<br />

corrispondere all'azione più plateale.<br />

<strong>Si</strong>amo <strong>si</strong>curi che Giovanni Falcone non voglia darci una lezione? Durante le venti interviste<br />

che costituiscono l'ossatura di questo libro, la <strong>soli</strong>tudine di questo magistrato fuori del comune mi <strong>è</strong><br />

apparsa ancora più evidente che non a Palermo. Ma la certezza della vittoria finale non l'ha mai<br />

abbandonato. L'opacità di un grosso ministero, le logiche della politica « politicante «, il<br />

machiavellismo dei « palazzi» romani non l'hanno tuttora distolto dalla sua idea fissa: lo Stato ha i<br />

mezzi per sconfiggere la mafia.<br />

Falcone costituisce ancora oggi un'anomalia nel panorama della magistratura italiana. E’ di<br />

famiglia borghese e conservatrice, re<strong>si</strong>dente nel centro di Palermo: padre funzionario alla provincia,<br />

madre molto religiosa che lo fa partecipare alla vita della chiesa. Da piccolo serve messa. Divenuto<br />

più grande, nutre una rispettosa nostalgia per la fede. Adolescente, <strong>si</strong> appas<strong>si</strong>ona al canottaggio,<br />

prima di interrogar<strong>si</strong> sul proprio avenire: sarà medico o magistrato? In questo periodo <strong>si</strong> infiamma<br />

per uno scritto gonfio di retorica di Giuseppe Mazzini che più o meno recita: « La vita <strong>è</strong> mis<strong>si</strong>one<br />

ed il dovere <strong>è</strong> la sua legge suprema ». Quando parla oggi del padre, Falcone ne sottolinea la grande<br />

austerità: « <strong>Si</strong> vantava di non aver mai messo piede in un bar in tutta la vita ».<br />

Accantonata la medicina, Falcone pensa a una carriera di ufficiale di Marina; fa domanda di<br />

iscrizione all'Accademia navale e, contemporaneamente, alla facoltà di giurisprudenza<br />

dell'Univer<strong>si</strong>tà di Palermo. Alla fine il diritto avrà la meglio e nel 1964 Falcone supera il concorso<br />

per entrare in magistratura. Ricorda i sentimenti che provava e che in certa misura rimangono<br />

ancora oggi gli stes<strong>si</strong>: « Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba<br />

essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma<br />

solo come affrontarlo».<br />

Nutrito di princìpi spartani, non poteva accontentar<strong>si</strong> del diritto civile, cui <strong>si</strong> dedicò nei<br />

primi anni della sua carriera. La sua vocazione era per quello penale. O meglio: per i proces<strong>si</strong><br />

contro la mafia. E come può essere altrimenti, in <strong>Si</strong>cilia, per chi <strong>è</strong> coerente con se stesso? I<br />

giornalisti di passaggio a Palermo hanno più volte cercato di scoprire come viveva, qual era<br />

l'inten<strong>si</strong>tà della sua paura quotidiana, se la vicinanza del pericolo gli procurava angoscia. Falcone ha<br />

sempre risposto con serenità: «Il pen<strong>si</strong>ero della morte mi accompagna ovunque. Ma, come dice<br />

Montagnie, diventa presto una seconda natura. Certo, <strong>si</strong> sta sul chi vive, <strong>si</strong> calcola, <strong>si</strong> osserva, ci <strong>si</strong><br />

organizza, <strong>si</strong> evitano le abitudini ripetitive, <strong>si</strong> sta lontano dagli assembramenti e da qual<strong>si</strong>a<strong>si</strong><br />

<strong>si</strong>tuazione che non possa essere tenuta sotto controllo. Ma <strong>si</strong> acquista anche una buona dose di<br />

fatalismo; in fondo <strong>si</strong> <strong>muore</strong> per tanti motivi, un incidente stradale, un aereo che esplode in volo,<br />

una overdose, il cancro e anche per nessuna ragione particolare ».<br />

L'ironia sulla morte fa parte del retaggio culturale <strong>si</strong>ciliano. Leonardo Sciascia ne era<br />

maestro. Falcone da parte sua racconta con un certo divertito compiacimento le battute del tempo<br />

del maxiprocesso. « Mi viene a trovare a casa il collega Paolo Borsellino. "Giovanni," mi dice devi<br />

darmi immediatamente la combinazione della cassaforte del tuo ufficio. E <strong>perché</strong>? Sennò quando ti<br />

ammazzano come l'apriamo? . » E ancora sorride se ripensa agli umidi pomeriggi afo<strong>si</strong> trascor<strong>si</strong> con<br />

i colleghi del pool antimafia a scrivere i propri necrologi truculenti da pubblicare sul « Giornale di<br />

<strong>Si</strong>cilia ».<br />

Falcone diventerà un magistrato da manuale, un servitore dello Stato che dà per scontato che<br />

lo Stato debba essere rispettato --- non uno Stato ideale e immaginario, ma questo Stato, così com'<strong>è</strong>.<br />

Paradossalmente, cercando solo di applicare la legge, <strong>si</strong> <strong>è</strong> trasformato in un personaggio disturbante,<br />

un giudice che dà fastidio, un eroe scomodo. Dotato di una straordinaria capacità di lavoro e di una<br />

memoria da elefante, ha saputo sfruttare in modo intelligente la polizia, ha organizzato<br />

efficacemente la propria <strong>si</strong>curezza personale. <strong>Si</strong> <strong>è</strong> circondato di persone qualificate. <strong>Si</strong> <strong>è</strong> dimostrato<br />

rigoroso all'estremo nell'esercizio del suo mestiere di inquirente: senza mai colpire obiettivi vaghi;<br />

senza mai imbarcar<strong>si</strong> in alcuna iniziativa di cui non <strong>si</strong> fosse as<strong>si</strong>curato il successo; senza mai entrare<br />

in polemica personale con un presunto mafioso. Le operazioni «Pizza Connection», «IronTower » e

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