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Si muore generalmente perché si è soli o perché si ... - Progetto Melo

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delle radio a tutto volume. Insopportabile. Chiamo uno degli agenti di guardia e gli espongo il<br />

problema. Risponde che cercherà di convincere i colleghi ad abbassare il volume. Ma non succede<br />

niente. Allora Buscetta <strong>si</strong> alza e chiude la finestra. Chiedo <strong>perché</strong>. Risponde: «Perché, <strong>si</strong>gnor<br />

giudice, se gli agenti continuano a far rumore, lei dovrà intervenire in modo più energico e magari<br />

far punire qualcuno. Se chiudo la finestra, non sentiamo più il rumore e lei non deve intervenire ».<br />

Ragionamento tipicamente mafioso e tipicamente <strong>si</strong>ciliano: mai metter<strong>si</strong> nella condizione di dover<br />

mostrare apertamente la propria forza e il proprio potere.<br />

Altra abitudine <strong>si</strong>ciliana: i regali. E incredibile quanti regali <strong>si</strong> fanno in <strong>Si</strong>cilia. Perché il<br />

regalo <strong>è</strong> segno tangibile di rispetto: più se ne ricevono più <strong>si</strong> <strong>è</strong> certi di essere un personaggio<br />

importante, ammirato, venerato.<br />

Mannoia diceva volentieri: « Lavorare nella droga <strong>è</strong> un bu<strong>si</strong>ness, un bu<strong>si</strong>ness che paga, e io<br />

che raffino morfina-base per miliardi non devo fare un regalo di cinquanta milioni al mio capo<br />

famiglia? ». Il regalo rientra nelle normali attestazioni di stima. Se un uomo d'onore di Santa Maria<br />

di Gesù vuole comprare una casa a Ciaculli, nel territorio dei Greco, non solo chiederà<br />

l'autorizzazione al capo di questa famiglia, ma gli farà anche un dono degno della sua po<strong>si</strong>zione.<br />

Ancora: quando Giuseppe Calderone, della famiglia di Catania, protettore dei costruttori<br />

immobiliari Costanzo, riceve i capimafia dei territori dove i Costanzo devono costruire, discute con<br />

loro i regali che verranno fatti alla locale famiglia di Cosa Nostra.<br />

<strong>Si</strong> possono fare regali anche a persone al di sotto di sé sulla scala sociale. <strong>Si</strong> può regalare<br />

una Mercedes o un Rolex ai quadri di grado inferiore dell'organizzazione. <strong>Si</strong> può dimostrare una<br />

certa genero<strong>si</strong>tà nei confronti della famiglia del taldeitali che <strong>è</strong> in prigione o fare un versamento sul<br />

suo libretto di risparmio.<br />

Il regalo, al di là del suo aspetto munifico, riflette preci<strong>si</strong> rapporti economici e di potere. Se<br />

l'avvocato taldeitali accetta di assumere la mia difesa in un processo e poi rifiuta per rispetto o per<br />

amicizia di essere pagato dicendo: « Mi farà un regalo », non solo gli farò dei regali, ma resterò<br />

comunque suo debitore. Un modo come un altro per creare amicizie durature. Nella mafia e al di<br />

fuori di essa.<br />

La rilevanza di una tale « promiscuità » tra mafia e società <strong>si</strong>ciliana non <strong>è</strong> sempre chiara.<br />

Palermo <strong>è</strong> al riguardo un tipico esempio. Io vi ho vissuto fino all'età di venticinque anni e<br />

conoscevo a fondo la città. Abitavo nel centro storico, in piazza Magione, in un edificio di nostra<br />

proprietà. Accanto c'erano i catoi, locali umidi abitati da proletari e sottoproletari. Era uno<br />

spettacolo la domenica vederli uscire da quei buchi, belli, puliti, eleganti, i capelli impomatati, le<br />

scarpe lucide, lo sguardo fiero.<br />

Dopo tredici anni di assenza, sono tornato a Palermo nel 1978 e ho trovato una città che<br />

aveva cambiato faccia. Il centro storico era stato qua<strong>si</strong> abbandonato. E nella Palermo liberty 1 le<br />

ultime splendide ville erano state demolite per far posto a brutti casermoni. Ho trovato quindi una<br />

città deturpata, involgarita, che in parte aveva perso la propria identità. Sono andato ad abitare in<br />

via Notarbartolo, una strada che scende verso via della Libertà, il cuore di Palermo.<br />

L'amministratore dello stabile per prima cosa mi ha spedito una lettera ufficiale che in relazione alla<br />

mia presenza in quell'immobile e nel timore di attentati ammoniva: « L'amministrazione declina<br />

ogni responsabilità per i danni che potrebbero essere recati alle parti comuni dell'edificio... ». Un<br />

giorno, arrivato davanti a casa, con il mio <strong>soli</strong>to seguito di <strong>si</strong>rene spiegate, purtroppo, di auto della<br />

polizia e di agenti con le armi in pugno, ho avuto il tempo di sentire un passante sussurrare: «Certo<br />

che per essere protetto in questo modo, deve aver commesso qualcosa di malvagio! ».<br />

Ma sto divagando su Palermo. Ne ho parlato per evocare la straordinaria contiguità<br />

economica, ideologica, morale tra mafia e non-mafia e la commistione inevitabile tra valori <strong>si</strong>ciliani<br />

e valori mafio<strong>si</strong>, tra appartenenti all'organizzazione e cittadini comuni. Mi viene in mente una mia<br />

compagna di scuola. Avevamo entrambi quattordici anni e tutti la corteggiavano. Anch'io, ma senza<br />

successo. L'ho rivista a quarant'anni. Suo marito era stato arrestato con dieci chilogrammi di eroina.<br />

1 Zona di Palermo costruita tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, ricca di edifici tipici dell’epoca.

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