Si muore generalmente perché si è soli o perché si ... - Progetto Melo
Si muore generalmente perché si è soli o perché si ... - Progetto Melo
Si muore generalmente perché si è soli o perché si ... - Progetto Melo
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Durante il maxiprocesso, Luciano Leggio, che Conosce bene la ripugnanza degli uomini<br />
d'onore per le <strong>si</strong>tuazioni irregolari, ha lanciato contro di lui un'accusa infamante: in Bra<strong>si</strong>le Buscetta<br />
aveva tentato di violentare la moglie di un uomo d'onore che era anche il suo migliore amico... E gli<br />
avvocati dei boss, nel tentativo di svalutare la credibilità di Buscetta, hanno posto l'accento a loro<br />
volta sulla sua inquietudine sentimentale.<br />
Lo stesso conservatorismo anima la mafia americana. Un informatore dello Fbi, mafioso<br />
pentito, mi raccontava che la prima cosa che gli avevano imposto, dopo aver prestato giuramento di<br />
fedeltà a Cosa Nostra, era stato di andare da un barbiere per tagliar<strong>si</strong> barba e capelli e da un sarto<br />
per acquistare un abito « serio ».<strong>Si</strong> tratta di un conformismo interessato, <strong>perché</strong>, lasciando<strong>si</strong> andare<br />
ai divertimenti appariscenti o alle stravaganze, <strong>si</strong> rischia di venire « posati » o eliminati.<br />
Il fatto che il palermitano Alfredo Bono giocasse forti somme di denaro nei ca<strong>si</strong>nò del Nord<br />
non era affatto ben visto. La mafia ha sempre nutrito una profonda diffidenza verso l'ostentazione<br />
del libertinaggio e della ricchezza. Non per moralismo, ma in quanto <strong>si</strong>ntomi di inaffidabilità. Il<br />
pentito milanese Angelo Epaminonda <strong>si</strong> divertiva a descrivere l'imbarazzo che provocò quando<br />
portò con sé a Palermo due belle ballerine che aveva presentato a due mafio<strong>si</strong> <strong>si</strong>ciliani decisamente<br />
tradizionalisti, Carmelo Zanca e Salvatore La Rosa: chiaramente a disagio, non sapendo come<br />
comportar<strong>si</strong> con le ragazze e non osando rivolgere loro la parola, i due boss le osservavano con un<br />
certo interesse, ma di sottecchi, senza mai guardarle in faccia direttamente, da veri provinciali.<br />
Non bisogna però pensare che i mafio<strong>si</strong> conducano una vita francescana. Svolgono un<br />
lavoro duro che richiede costanza, coraggio e crudeltà, ma ciò non impedisce loro di godere dei<br />
vantaggi della ricchezza , e dei piaceri del sesso. Dirò anzi che la maggior parte dei mafio<strong>si</strong> da me<br />
conosciuti sono sommer<strong>si</strong> da problemi extraconiugali. Una cosa sono le regole, che vanno<br />
formalmente rispettate, un'altra la loro applicazione pratica. E quindi soprattutto una questione di<br />
stile. Importante <strong>è</strong> che la moglie legittima non venga umiliata nel suo ambiente sociale. Se le cose<br />
vengono fatte con discrezione, a sua insaputa, evitando le maldicenze, non c'<strong>è</strong> problema né per lei<br />
né per l'uomo d'onore né per la mafia. Anzi: le prodezze sessuali, fino a quando conservano un<br />
relativo grado di segretezza e non sono ostentate, possono anche accrescere l'autorità «<br />
profes<strong>si</strong>onale » del mafioso.<br />
Negli ultimi tempi <strong>si</strong> sono registrati alcuni mutamenti negli uomini d'onore. Il vecchio<br />
mafioso contadino aveva costumi austeri consoni al suo contesto. Il mafioso urbano di oggi ha<br />
as<strong>si</strong>milato la cultura del consumismo e <strong>si</strong> <strong>è</strong> adeguato ai canoni del mondo moderno, diventando<br />
funzionale a esso.<br />
Conserva però qualcosa di cui gli altri membri della collettività sono privi: la cultura della<br />
appartenenza e la fedeltà a valori fondamentali. In un mondo privo di punti di riferimento, i mafio<strong>si</strong><br />
tendono a conservare la loro identità.<br />
La vita degli uomini d'onore <strong>è</strong> condizionata da tali valori. La dignità, per esempio, rimane<br />
molto importante. Un mafioso che tenta di impiccar<strong>si</strong> nella cella del carcere <strong>è</strong> destinato a essere<br />
eliminato, poiché ha dimostrato di non essere capace di sopportare la durezza della vita carceraria e<br />
quindi, in generale, una qual<strong>si</strong>a<strong>si</strong> <strong>si</strong>tuazione difficile. Un mafioso che lascia trapelare dei segni di<br />
disagio p<strong>si</strong>cologico e quindi dimostra mancanza di <strong>si</strong>curezza, rischia di essere messo a tacere per<br />
sempre.<br />
Lo stesso meccanismo di espul<strong>si</strong>one, praticamente, che <strong>si</strong> ritrova tra gli eschime<strong>si</strong> e presso<br />
altri popoli che abbandonano i vecchi, i malati gravi, i feriti <strong>perché</strong> intralciano il loro cammino in<br />
una terra ostile, mettendo in pericolo la sopravvivenza di tutti. In un gruppo come la mafia, che<br />
deve difender<strong>si</strong> dai nemici, chi <strong>è</strong> debole o malato deve essere eliminato.<br />
Tanto ci aiuta a capire <strong>perché</strong> il mafioso non parla, non lascia mai trapelare una emozione o<br />
un sentimento. Antonino Calderone mi ha raccontato che Tommaso Buscetta <strong>è</strong> rimasto per tre anni<br />
rinchiuso nella stessa cella con il mafioso Giuseppe <strong>Si</strong>rchia che gli aveva ucciso un caris<strong>si</strong>mo<br />
amico, Bernardo Diana. Per tre lunghi anni non ha mai manifestato nei suoi confronti alcuna<br />
animo<strong>si</strong>tà, alcun risentimento, non gli ha detto niente né gli ha fatto niente. Straordinario, no?<br />
Buscetta sapeva che <strong>Si</strong>rchia era stato condannato da Cosa Nostra, che sarebbe stato certamente