Is Pregadorias antigas: su signo de sa devozioni - Provincia del ...

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IS PREGADORIAS ANTIGAS - SU SIGNU DE SA DEVOTZIONI
tata. Così per S. Gavino abbiamo i cogius de Nostra Sennora de su Rosariu, i cogius
de su mesi de Maria 19 e sa Pregadoria po sa recita de su Rosariu, la quale dedicava
i Misteri Gaudiosi al Lunedì e Giovedì, quelli Dolorosi al martedì e venerdì e quelli
Gloriosi al mercoledì, sabato e domenica 20 . Si specifica in più come doveva eseguirsi:
iniziavano gli uomini fino alla metà dell’Ave Maria, mentre concludevano le donne
con la seconda metà. Questo avveniva anche altrove (si veda Ussaramanna) e in
genere in tutto il campidano di Cagliari 21 .
Importa tuttavia sottolineare come la presente raccolta includa anche invocazioni,
scongiuri, filastrocche, che se per lo più si riferiscono all’ambito devozionale, a volte
se ne allontanano, ma avendo pur sempre come loro comune denominatore quello di
riferirsi o a diversi momenti della giornata o a circostanze particolari della vita. Ecco
quindi fra le prime la preghiera del mattino, sa pregadoria de su mengianu (Barumini),
altrove detta Babbunostedhu pitiu pitiu (Sanluri, Collinas) o Gesucristedhu pitiu pitiu
(Segariu), conosciuta anche in molte altre parti dell’isola 22 , e quella della sera, su
esperu, quando il giorno termina con lo scandire delle campane del vespro appunto,
ossia col suono dell’Ave Maria, prima per i vivi e poi per i defunti 23 , ai quali in quel
momento si augurava di uscire da ogni pena, donnia anima batiada/siat isciolta e
perdonada (Collinas, Furtei ma anche Serramanna, Villamar, Villanovafranca e altri
centri). Parole che non erano esenti da una certa paura dei fantasmi, il cui incontro si
voleva evitare e che in un certo senso si volevano esorcizzare, così come d’altra parte
esistevano is brebus po is cogas, ossia le streghe (Sardara, Pabillonis). Siamo qui in
un ambito che molti studiosi designano come ambiguità del sacro, non estraneo a
certe figure di santi come, almeno in Sardegna, S. Pietro 24 e S. Giacomo. Si veda in
riferimento a quest’ultimo, che viene chiamato in causa insieme con S. Barbara, la
preghiera contro is istracias, che si recitava in occasione di tempeste o più semplicemente
quando pioveva intensamente, a istracia appunto. Veniva indicata con diverse
denominazioni, po cando tronat e lampat (Furtei), po candu fadiat tempu
malu (S. Gavino) o con le parole iniziali Santa Brabara e Santu Jacu Samassi,
Villacidro, Villamar. È soprattutto uno scongiuro contro i fulmini e un’invocazione ai
due santi suddetti, ma per il fatto che nell’adagio si dica no toccheis a fillu allenu fa
pensare che in quanto detentori del potere sui fulmini possano usarlo anche contro gli
19 Gogius po su mesi marianu o de Maria li abbiamo anche a Genuri, Lunamatrona e Pauli Arbarei.
20 Troviamo s’arrosariu cantau anche a Barumimi e Collinas, s’arrosariu samassesu a Samassi, cui dobbiamo
aggiungere Serramanna, Villanovaforru e Villanovafranca.
21 A Quartu nelle processioni l’Ave Maria veniva parimenti cantata allo stesso modo, la prima metà
dagli uomini e la seconda dalle donne. Cfr. C.PILAI, Il culto di S.Elena nella tradizione quartese, in
Sant’Elena imperatrice nella fede e nell’arte, Quartu S.Elena, aprile 2000, p. 26.
22 La si veda anche in CHERCHI, Devozionario…cit., p. 36.
23 Come sintetizzò Monsignor Cariñena nelle sue Costituzioni sinodali del 1715 l’Ave Maria veniva
suonata nelle Chiese tre volte al giorno, al mattino, a mezzogiorno e all’imbrunire. Cfr. Carlo PILLAI,
Campane, Confraternite e riti funebri nella Sardegna del passato, in Campanas e sonazzos, Grafica
del Parteolla, Dolianova 1998, p. 55.
24 Si veda il capitolo dedicato a S. Pietro nel mio volume Il tempo dei santi…cit., p. 131 e segg.